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Autore: Princess_of_Erebor    12/03/2017    17 recensioni
May è una giovane donna che vive nel XXI secolo. Un giorno si ritrova magicamente nella Terra di Mezzo, vedendo così realizzato il suo sogno più grande. Si unirà alla Compagnia dei Nani di Thorin Scudodiquercia e combatterà al loro fianco; vivrà esperienze uniche e incontrerà l'amore della sua vita.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Fili, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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CAPITOLO III

Il segno
 





May sedette sul letto: il materasso era comodo, di quelli non troppo soffici su cui amava riposare.
Di dormire, comunque, non c’era verso. Se possibile, era anche più sveglia di quando aveva messo piede nella dimora di Bilbo. Avrebbe voluto gridare, esultare, ballare… Si sentiva scoppiare di felicità. Inondò il cuscino di lacrime e fu costretta a soffocare i singhiozzi, per non disturbare il silenzio.
Casa Baggins dal vivo era leggermente diversa da come l’aveva immaginata, ma diversa in meglio. Tutto, in quel posto, le era familiare: oggetti, suoni, volti. E quella cameretta, così accogliente e arredata con squisito gusto hobbit… Le lenzuola profumavano di cannella!
Si guardò intorno e notò un quadro appeso al muro; si alzò per dare un’occhiata e, alla luce della candela, riconobbe la mappa di Gran Burrone.
“Dovrei fare un ritratto a Bilbo”, pensò. “Farebbe bella mostra di sé, sulla parete del salotto!”.
Sfortunatamente non aveva matite con sé, né fogli di carta… Niente. Avrebbe dovuto fare a meno di comodità e tecnologia per qualche tempo, ma la cosa bella è che non le importava. Avrebbe solo desiderato condividere questa immensa gioia con qualcuno e il pensiero volò ai suoi amici, ormai talmente distanti da sembrare un lontano ricordo… Si domandava se avrebbe mai fatto ritorno nel mondo reale, sebbene qualcosa le dicesse che non sarebbe accaduto tanto presto, almeno non prima dell’adempimento della missione.
Ma qual era il suo ruolo, in questa missione? Non aveva idea di cosa Gandalf si aspettasse da lei.
Non aveva più visto lo stregone da quando egli si era ritirato in salotto con Bilbo, o meglio, l’aveva incrociato nel corridoio mentre lo hobbit la accompagnava in camera, ma soltanto per pochi secondi ed un “buonanotte May” era stata l’unica risposta allo sguardo ansioso che ella gli aveva indirizzato.

La bianca luce della luna penetrava attraverso la finestrella tonda che dava sul laghetto di Lungacque.
May spense la candela con un soffio e si avvicinò al largo davanzale; aprì la finestra, ma la richiuse in fretta a causa di un colpo d’aria fredda che la fece starnutire, quindi infilò la vestaglia che Bilbo le aveva prestato per la notte – un tantino corta, ma non stretta – e suoi occhi vagarono tra le stelle, in cerca di risposte. Sospirò. “Che devo fare?”.
Il contratto che Balin le aveva consegnato era posato sul comodino: doveva firmarlo? C’erano buone probabilità che non avrebbe fatto ritorno, se si fosse unita alla compagnia. L’espressione di Thorin era stata eloquente e le era bastata per capire che il pensiero di lui non differiva dal suo: di quale aiuto poteva essere, una donna che non aveva mai tenuto una spada in mano? Forse avrebbe trovato il modo di difendersi dai pericoli e con un pò di fortuna sarebbe sopravvissuta nelle terre selvagge, ma di fatto non era una guerriera. Sarebbe stata un peso, per sé e per gli altri.
Eppure, quali alternative aveva? Rimanere di guardia a Casa Baggins?
“Domattina Bilbo raggiungerà gli altri ed io farò una bella figura da codarda restando qui!”, pensò.
May si sentiva in trappola: non poteva partire e non poteva nemmeno restare. Avrebbe potuto chiedere a Gandalf di riportarla nel suo mondo, sempre che lui fosse disposto ad aiutarla…
Ma era davvero questo che voleva?

“Aspetterò un segno, qualcosa che mi aiuti a decidere”, si disse. “In fondo, ho tempo fino a domattina per firmare e il consiglio di Balin mi sembra buono. Troppe emozioni, per oggi: se non riesco a dormire, posso sempre riposare!”.
In quel momento, uno strano rumore le fece tendere l’orecchio: sembrava provenire dalla stanza accanto alla sua. Incuriosita, andò alla porta e l’aprì piano per ascoltare. Spinse il naso fuori e le venne da ridere: era uno dei nani che russava, forse più di uno. Stava per rientrare, quando attraverso il buio pesto del corridoio vide una fiammella che avanzava lenta, a pochi passi da lei; chiunque fosse si era senz’altro accorto della sua presenza e voltargli le spalle sarebbe stato scortese.
May sperò che si trattasse di Gandalf… Attese impaziente e finalmente la figura misteriosa di fermò di fronte a lei.

“Mia signora!”.

“Fili…”.

Lui. L’ultima persona che May si aspettava di vedere e l’ultima da cui avrebbe voluto farsi vedere! Aveva indosso una vestaglia hobbit, per non parlare dei capelli in disordine e degli occhi arrossati dal pianto. Sarebbe fuggita, se avesse potuto!

“Che ci fai ancora sveglia? E’ tardi!”.

“Ho provato a dormire, ma i miei occhi non vogliono saperne di chiudersi…”.
Fili la scrutò: alla fioca luce della candela notò che aveva pianto, ma non disse nulla.

“Dovresti comunque metterti a letto e cercare di riposare, mia signora…”.
“Puoi chiamarmi May”.
“Come preferisci, May”.
Il cuore di lei saltò un battito, nel sentire la voce di Fili pronunciare il suo nome.

Egli sorrise. “Giornata lunga, vero May?”.
“Più lunga del solito!” replicò lei, ricambiando il sorriso.
In quell’attimo, un breve gorgoglio risuonò lungo il corridoio e Fili si coprì la bocca con la mano libera, per non lasciarsi sfuggire una risata: lo stomaco di May brontolava impietoso. La povera fanciulla ringraziò il buio che le nascondeva le guance, ora in fiamme; non consumava un pasto decente da ore e all’improvviso si sentì affamata.

“Ti consiglio di mandare giù un boccone, se non vuoi che questi tuoni sveglino Casa Baggins al completo!” disse Fili, ridendo. “Ho un’idea: vieni con me!”.

Attraversarono il buio corridoio, debolmente illuminato dalla candela. May seguiva Fili camminando in punta di piedi e non si chiedeva dove stessero andando; era con lui e non le interessava nient’altro. Passando dal soggiorno ella vide Bilbo, che dormiva beato su un giaciglio di cuscini; le fece tenerezza. Era stata una giornata lunga anche per lui, pensò. Poco distante, due o tre nani respiravano rumorosamente nel sonno, chi su una sedia accanto al camino spento, chi sulla poltrona.
Fili entrò in cucina e posò la candela sul tavolo, prima di mettersi a frugare nella dispensa.
“Dolce o salato? Vediamo… Qui c’è del pasticcio di maiale: una misera porzione, ma suppongo sia meglio di niente… Le uova purtroppo sono terminate, in compenso è rimasta della crostata di mele… Oh, aspetta! Marmellata di lamponi! E caffè! E birra!”.

May sedette al piccolo tavolo, seguendo con lo sguardo ogni movimento di Fili.
“Pasticcio di maiale e crostata, grazie. Niente caffè, per l’amor del cielo… Accetto invece la birra!”.

“Come desideri, mia signor… Ehm… May!”.

Signor May?!”

Erano sul punto di scoppiare a ridere, ma si trattennero; parlavano sottovoce ed entrambi trovavano la situazione alquanto divertente.
“Te la cavi piuttosto bene nel fare le veci del padrone di casa…” bisbigliò May con ironia. “Sarò lieta di non trovarmi nei tuoi panni, quando il povero Bilbo si accorgerà che la sua dispensa è stata definitivamente saccheggiata!”.

“Tu non farai il mio nome, vero?”.

“Questo dipende da te…”.
Era bello scherzare con lui... May avrebbe continuato per tutta la notte.

“Ecco qua: può bastare, per il tuo silenzio?”.

Con un occhiolino, il giovane nano sistemò il cibo in tavola e versò la birra; nel porgere il boccale alla fanciulla, le loro mani si toccarono ed egli la sentì tremare. Un’insolita tenerezza gli riempì il cuore; Fili guardò May negli occhi e gli parve che il tempo si fosse fermato.
Chi era, quella giovane straniera dalla chioma corvina sulla quale indugiava così spesso il suo sguardo?
Una strana creatura che sembrava giunta fin lì cavalcando sulle ali di antiche leggende. Un misterioso essere che riuniva in sé la raffinata fragilità del cristallo e la consistenza della roccia.
Il suo sorriso riluceva come un diamante al sole… I suoi occhi erano come smeraldi incastonati nel cuore della terra… La sua voce soave sembrava custodire i più reconditi segreti del tempo.

Fili ne era incantato.

May abbassò gli occhi, mentre prendeva il boccale dalle mani di lui.
“S-sì, direi che può bastare, grazie!” rispose, rompendo un silenzio che parve interminabile. Non riusciva a reggere lo sguardo di Fili senza avvampare dall’imbarazzo e dall’emozione.
“E tu, come mai ancora in piedi?”. Ritenne opportuno cambiare argomento, prima di addentare il suo pasticcio di carne.

“Oh, sono rotolato giù dal letto grazie ad un calcio sferratomi nel sonno dal mio caro fratellino...”.

May portò una mano alle labbra per trattenere una risata; aveva la sensazione che Fili si stesse burlando di lei per evitare di rispondere alla domanda, ma non le importava.
“Parli seriamente?”.
“Oh, sì! Quand’eravamo piccoli dormivamo sempre insieme e, sai, capitava spesso che lui sferrasse calci durante la notte… Era molto vivace, persino nel sonno!”.
“Un pò ti invidio… Ho sempre desiderato avere un fratello! Sembrate molto uniti, voi due”.
“Lo siamo davvero. Devo ammettere che Kili ha il suo bel caratterino, ma sa come farsi voler bene. Credo che imparerai a conoscerlo, durante il viaggio!”.

Il viaggio.
May l’aveva quasi dimenticato! All’improvviso le tornò in mente il contratto e un’ombra offuscò i suoi pensieri; tacque.
Fili notò il cambiamento. “May, stai bene?”.
”S-sì… Credo di aver bisogno di dormire”.
“Certo… Andiamo, ti accompagno”.

Quando furono di fronte alla porta della camera, May lo ringraziò di nuovo.
“Oh, beh, non potevo lasciarti a pancia vuota per una notte intera! Ora và e riposa: domani ci aspetta una giornata dura. La prima di una lunga serie, suppongo!”. Mentre parlava, Fili la fissava negli occhi e sorrideva.
“Veramente, io…” May distolse lo sguardo e lui capì immediatamente.
“T-tu… Non hai intenzione di venire con noi?”.
“Non… Non ho ancora firmato il contratto”.
Il sorriso di Fili svanì e lei si sentì morire dentro. Cadde un silenzio penoso.

“Capisco”, disse lui infine. “Non temere: la notte ti porterà consiglio e sono certo che saprai prendere la giusta decisione. Buonanotte!”.
“Buonanotte, Fili…”.

La giovane donna rientrò in camera e si buttò sul letto. “Complimenti, May: hai rovinato il tuo primo appuntamento col nano dei tuoi sogni!” si disse, coprendosi il volto con le mani.


-s-s-s-


May aprì gli occhi; non sapeva che ora fosse, ma l’alba era passata da un pezzo, a giudicare dalla luce che inondava la stanza. Quante ore aveva dormito? Quattro, cinque? Forse anche di più.
Sollevò la testa dal cuscino e vide il contratto, piegato sul comodino; le tornò in mente quanto era accaduto poche ore prima e, ancora una volta, provò una fitta di dolore nel cuore. Aveva trascorso dei momenti magici in compagnia di Fili, momenti che avevano contribuito a far luce sulla natura dei suoi reali sentimenti per lui; quella notte, May si era resa conto di provare per Fili qualcosa che andava oltre la sua stessa comprensione. Non riusciva a perdonarsi il fatto di averlo deluso; tutti i nani contavano su di lei per la spedizione, incluso lui.
Già, lui
Improvvisamente, come un raggio di sole che squarcia le nubi nere, May non ebbe più dubbi.
Il segno era arrivato!

Tu devi andare!”… Come un’eco, la voce di Gandalf la raggiunse ed ella finalmente capì il vero significato di quelle parole che l’avevano tormentata per notti e notti: doveva partire per aiutare i nani a rivendicare Erebor. Doveva combattere al fianco di Fili.
Forse, alla fine non avrebbe potuto salvarlo, tuttavia avrebbe tentato. Lo avrebbe difeso in ogni modo possibile… A qualunque costo.

May si alzò: andò al comodino, intinse la penna nel calamaio e firmò il contratto.






 
  
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