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Autore: Lunaticalene    17/03/2017    4 recensioni
Forse per questo mi sarei dovuto innamorare di te. Avrei avuto un amore egoista e sarei stato felice. Avrei ferito, certo che lo sarei stato a mia volta.
Ma come si sopravvive all'amore?
Le mie mani affondano in tasca mentre sorrido a chi mi accompagna.
« Ancora una volta Chris? » mi domandano.
« Ancora una volta. » Rispondo.
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Christophe Giacometti, Victor Nikiforov
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Once more Chris? Once more.
 

Non era la prima volta e di certo non sarebbe stata l'ultima.
Era solo una noiosa serata come tante. Di quelle in cui, ad un certo punto tu, come Cenerentola, ti annoiavi della tua medaglia d'oro al collo e semplicemente guardavi nella mia direzione. Potevi anche avermi parlato fino all'attimo prima, ma quello sguardo aveva un senso particolare.
Sapevo di doverlo aspettare, come sapevo che un giorno sarebbe semplicemente sparito.
Quella sera, il tuo sguardo per me non era diverso dal solito.
Non c'era niente di diverso nel tuo modo di salire le scale, con bicchiere in mano e gli occhi appena socchiusi. Le tue labbra appena aperte, intente a raccontare qualcosa. Stanco di lutz. Stanco dei riflessi dei calici sulla tua medaglia. Era la sola cosa che ti lasciavo addosso.
Sapevo esattamente quanti minuti mi erano necessari a spogliarti. Quanti minuti servivano a te a spogliarmi. Quante bestemmie mi avresti tirato contro al mattino dopo, se eri più ubriaco del solito.
In principio ci avevamo creduto entrambi – che fosse unicamente colpa dell'alcol. Poi, crescendo, abbiamo capito che non avevamo bisogno di scuse. Forse servivano agli altri, ma non a noi.
A me bastava sentirti respirare contro il mio collo. Vederti muovere nello spazio ovattato di bianco di un letto. In quel momento, quella medaglia d'oro, non era altro che un niente, ritagliato nello spazio di un tutto.
A volte cercavo di ricordarmi quella prima volta. Quando in un semplice rivale avevo trovato qualcosa di completamente diverso. Quando avevo visto, dietro un volto così diverso dal mio, quella scintilla di similitudine che, inevitabilmente, attira le persone le une verso le altre. Avevo qualche anno in più da quando mi avevi, involontariamente forse, regalato una rosa. Forse quel gesto per te non significava altro che un generico “Davai” - o come accidenti dite voi in russo. Per me voleva dire che dall'Olimpo un dio era sceso a dirmi che potevo anche provare a toccarlo. Ho capito che non eri un dio quando sei diventato come me.
Era una sera, come ogni sera. Una sera con la tua medaglia d'oro al collo. Il mio primo bronzo. Mi sorridevi. Mi parlavi. Mi facevi i complimenti per un salto. Ti sorridevo. Ti parlavo. Collezionavo i tuoi occhi su di me.
«Questa serata è davvero noiosa» solo un sussurro e i tuoi occhi hanno cambiato colore. Una sfumatura di scuro in tutte le tue ombre chiare. Hai allungato semplicemente una mano verso di me, senza bisogno che io la stringessi davvero.
Il tempo passato tra la sala del ricevimento e la tua camera d'albergo credo di essermelo perso. In quel momento un po' mi batteva il cuore, come sono sicuro battesse anche a te. Da cosa avevi capito che eravamo simili io non lo so. Che cosa ti ha suggerito di rischiare con me, nemmeno.
Che siano state solo battute idiote o il mio comprovato stile da flirt non mi è mai importato.
Non eri il primo, come non lo ero io. O sarebbe stata una scena talmente surreale e trash da volerla dimenticare. E invece posso ricordarmi tutto senza particolari drammi. Tra me e te, il tempo dei drammi non c'è stato. E quando il dramma ci è passato accanto io ero vicino a te. Tu eri vicino a me. Siamo cresciuti insieme, ho visto il tuo corpo cambiare sotto le mie mani. Ho visto i tuoi capelli accorciarsi e ricrescere. Hai visto il mio menisco andare a farsi un giro per mezza stagione europea. Ti ho visto declinare inviti. Ti ho visto accettarne altri.
Questa sera è una sera come quella.
Dove non hai più addosso la tua camicia bianca e dove la mia cravatta rossa la rigiri adesso tra le dita. Guardo il rosso contro il chiaro e mi viene voglia di morderti. Mi perdo nel tuo profilo illuminato dalla luce elettrica che, in una città, impedisce alla notte di essere veramente notte. Il buio non mi piace. Non con te. Allungo la mano, per accendere la luce e rivelare quanto di te è vivo sotto le lenzuola. Per un attimo mi appoggio alla tua spalla e mi perdo tra le tue dita.
«A volte penso che dovrei arrendermi»
«Arrenderti?» sollevi il sopracciglio destro, guardarmi a metà, tra il curioso e il perplesso.
«Si. Dovrei lasciarmi andare e innamorarmi perdutamente di te. Ma so esattamente cosa significherebbe.» Osservo la tua reazione. Le tue dita che si fermano rendendo quel filo rosso immobile. So che è qualcosa a cui hai pensato anche tu nel momento in cui ti vedo in attesa. Freddo come il ghiaccio e altrettanto segnato da linee d'acciaio.
«Cosa?» domani, abbassando la voce.
«Significherebbe poter già contare ogni volta che ti tradisco. Ogni volta che mi tradisci. Conoscerlo già da questo momento. Fare il conto di ogni mancata gelosia fino al momento in cui arriverai a rinfacciarmi un compleanno mancato. Fino a quando io non ti rinfaccerò un anniversario che hai passato con l'amante invece che con me.» ti guardo, sollevando il capo verso di te. Come dichiarazione d'amore fa un po' schifo e di fatto non ha la pretesa di esserlo. Ma tu sorridi piano. Mi tendi di nuovo la mano, davanti a quel bivio che disegno io stesso.
«E quindi? »
« Quindi preferisco aspettare fino al momento in cui mi innamorerò di qualcuno che non sei tu. Fino a quando non ti vedrò innamorarti di qualcuno che non sia così simile a te come lo sono io.»
Tu semplicemente mi abbracci. Abbandoni il filo rosso della seta senza curarti di dove sia destinato a cadere. Il materasso o il pavimento non fanno differenza.
«E fino ad allora? » Domandi, cercando piano la mia fronte con le labbra.
« Fino ad allora terrò tutto questo come un ricordo felice per il prossimo giorno di pioggia.»

 


 

L'ho capito prima di te. Forse era logico. Quasi fisiologico.
Nonostante tutto non sono mai stato capace di toglierti davvero gli occhi di dosso. Era inevitabile che io, per primo, comprendessi che il tuo momento era arrivato. È stato il momento esatto in cui ho visto le sue braccia attorno al tuo collo. Il tuo sguardo tingersi di una meraviglia che non saresti mai stato capace di spiegare.
Dimmi quello che vuoi Victor. Ma io so meglio di te che ti sei innamorato di lui in quel momento. Gli egoisti si innamorano così: quando qualcosa, nella moltitudine, è capace di colpirli. Quando anche solo per una frazione di secondo una meteora è capace di attirare tutta la loro luce. Basta un istante, così difficile da notare ma sufficiente a cambiare radicalmente il corso di una vita.
Forse mi sarei dovuto arrabbiare. Avrei dovuto avere una qualche reazione. E invece ho solo guardo un po' stupito quel corpo attaccato al tuo e, nemmeno per un momento, ho pensato che potesse esserci il mio.
Al posto tuo, sarei stato terrorizzato. Gli occhi con cui quel patinatore apparentemente privo di qualità ti guardava erano gli occhi di chi guarda a Dio, una volta che questo ha assunto una forma mortale. Conoscevo quegli occhi, perchè anche io ti guardavo così. Non erano cambiato gli addendi ma tu avevi addosso una nuova sfumatura di colore. Al posto tuo avrei avuto paura. Una paura folle di vedermelo svanire davanti. Forse era logico che tu ti saresti innamorato prima di me.
Poco importano gli anni di differenza. Tra noi, sei sempre stato quello con meno paura del vuoto.
Io ho sempre guardato oltre la soglia di me in punta di piedi, togliendo gli occhiali per sfumare i contorni, per renderli opachi. Mai una volta con te. Sempre quando avevo accanto qualcun altro.
E se fosse arrivato il giorno in cui fossi caduto davanti a quegli occhi? Io non sarei mai stato capace di reggere una qualche delusione in quello sguardo.
Credo che sia successo almeno una volta. Al diavolo, sei la persona meno perfetta che io conosca. E conosco me stesso e anche quella è una gara in cui ci contendiamo l'oro. Lui è sopravvissuto alla tua caduta. Tu sei sopravvissuto a quella caduta. È cambiato qualcosa nei suoi occhi in quel momento?
Me lo domando, e non ottengo risposta. Mi domando se anche di te qualcosa si è rotto quando avete infranto quella linea sottile che divide un idolo dalla realtà. Avrei voluto esserci. Tenderti una mano.
La stessa che ho visto brillare al tuo dito quella notte a Barcellona.
Lo stesso anello. Un fidanzamento hai detto. Mi sono domandato se almeno in quel momento lo avevi capito. Se avevi saputo finalmente attribuire il giusto peso a quello che era accaduto in te.
Non potevo essere io a dirtelo. Potevo solo guardarti e aspettare. E capire che ad una parte di me era sufficiente saperti innamorato di qualcuno. Non aveva importanza che fossi io.
Non ho mai avuto paura di perderti perchè non ho mai desiderato vantare il diritto di possederti. Agli egoisti è necessario l'amore di persone come Yuuri. Capaci di trovare oltre loro stessi ciò che gli occorre. Gli hai insegnato ad amarti o lui ha insegnato a te ad amare Vitya?
Vorrei provare gelosia, ma non ci riesco. Non quando vedo la medaglia d'argento che gli pende dal collo. Non quando lo vedo lanciarsi sopra di te.
Tornerai sul ghiaccio. E allora farò quello che ho sempre fatto.
Starò al tuo passo, continuando a guardare te. Guardando voi.
Continuo ad avere paura Vitya. Paura di innamorarmi davvero.
Forse per questo mi sarei dovuto innamorare di te. Avrei avuto un amore egoista e sarei stato felice. Avrei ferito, certo che lo sarei stato a mia volta.
Ma come si sopravvive all'amore?
Le mie mani affondano in tasca mentre sorrido a chi mi accompagna.
« Ancora una volta Chris? » mi domandano.
« Ancora una volta. » Rispondo.

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Rieccomi. Poi spero per un po' di lasciarvi stare o finirò per annoiarvi.
Quando ho deciso di scrivere una FF su YOI semplicemente volevo scrivere una Chris x Victor perchè io faccio parte di quella categoria che definisce Chris - in maniera discutibile - l'uomo della sua vita. Se avete letto Masquerade sicuramente avete colto quanto per me sia un personaggio adorabile e di come, comunque, veda una rapporto profondo tra lui e Vic. 
Ovviamente la ChrisxVic non ne voleva sapere di venire alla luce. Prima una Victurii. Poi l'Otayuri. 
Alla fine ce l'ho fatta, in una declinazione che non mi aspettavo nemmeno io. 
Quindi...eccomi di nuovo qui.
Grazie a tutti quelli che mi hanno seguito fino ad ora <3
Davvero, non mi aspettavo i vostri commenti e sono onoratissima di averli ricevuti!

   
 
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