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Autore: Old Fashioned    23/03/2017    7 recensioni
È una fase della mia vita in cui ho bisogno di cose demenziali e ludiche.
Queste sono le avventure tragicomiche (molto più comiche che tragiche) di un capitano della flotta imperiale di nome Roy Veers (nipote degenere del più famoso Maximilian Veers - eroe di Hoth).
Il capitano viene mandato in missione al seguito di un colonnello affetto da demenza senile, con il poco invidiabile compito di recuperare uno psicopatico omicida che si è sottratto al controllo dell'Impero e ha instaurato un regno del terrore su un pianeta coperto di giungle inospitali e abitato da indigeni ostili.
"Riuscirà il nostro eroe a ritrovare Kurtz?" sarebbe una frase troppo abusata. Noi, più semplicemente, potremmo dire: "riuscirà il nostro eroe (si fa per dire), nonostante il gruppo di devastati e cerebrolesi che ha con sè, a riportare a casa la pelle?"
Lo saprete solo leggendo.
(ATTENZIONE: la storia contiene linguaggio molto volgare - chi è disturbato dal turpiloquio non legga per favore)
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Giorno 9 – E il gioco ricomincia…

Secondo l’ora locale dovrebbero essere le sette di mattina. Pur senza l’ausilio di alcol (e soggiungerei purtroppo), ieri sera ero talmente steso che non ho fatto molto caso a come si sono sistemate le eroiche truppe a bordo della nostra nave.
Poco male, farò un controllo più tardi.
Ora ho un momento di beatitudine da assaporare: nessuno che mi rompe le palle con ginnastiche naturiste o biancherie da rassettare. Pace. Penombra. Vago sciabordio di onde proveniente dall’esterno. Mi stiro pigramente e mi rigiro fra le coltri. Ora ci vorrebbe qualcosa da bere e poi potremmo quasi rasentare la perfezione.
Sono in questa piacevole fase della mia esistenza quando mi rendo conto che da fuori proviene anche un altro rumore: è qualcosa di simile ad alcune ventose sturalavandini utilizzate contemporaneamente e con veemenza. In contrappunto a tale orribile suono si odono gemiti e lamenti. Colgo un flebile ma inconfondibile ‘voglio la mia mamma...’
Proferisco un’orrenda sequela di imprecazioni, poi scendo cautamente dal letto a castello, che essendo kaminoano è a tre metri da terra, mi rendo presentabile ed esco in coperta: di traverso sulla murata, stesi come pelli di ewok, ci sono i tre soldatini, fortunatamente con la faccia rivolta dalla parte dell’acqua, che vomitano come dei posseduti.
Problemi?” mi informo cortesemente.
Tra un conato e l’altro, Wolfen riesce a balbettare: “La nave...”
Felsen, che dei tre è il più devastato, soggiunge: “Il movi...” ma si deve interrompere precipitosamente. Il mare di Kamino accoglie un altro po’ dei suoi più intimi contenuti.
Lawrence non dice niente, è solo collassato sulla ringhiera che singulta e ogni tanto ripete con voce flebile che vuole la sua mamma.
E non simo nemmeno salpati.
Mi guardo intorno: le onde sono di un’accattivante tonalità azzurro-cartolina, ma il cielo è grigio e piatto come l’esistenza di un monaco B’omarr.
A parte me e i tre sfigati, in coperta non si vede nessuno. Parimenti, il molo al quale siamo tuttora attraccati è vuoto come lo scroto di un eunuco.
Dove sono le vostre cabine?” chiedo genericamente ai tre.
Uno alza un braccio tremulo e mi indica una scala che scende verso il basso.
C’è anche il capitano medico là sotto?”
Conati. Mi sa che dovrò scoprirlo da solo.
Scendo sottocoperta e subito mi imbatto in Hyaskon, che sta correndo fuori con l’occhio pallato e una mano sulla bocca. Ho come l’idea che dovrò tentare di risolvere il problema dei tre soldatini autonomamente.
A questo punto si apre un’altra porta e ne esce Fjo’ona, costume da bagno di lamè, sandali con zeppa di plastica trasparente, telo da bagno, flacone di crema, occhiali scuri e cappello di paglia fucsia largo un metro. “Vado a prendere il sole,” mi annuncia, e scompare su per le scale.
Si spalanca una terza porta. Ne esce la Bu Dal, che mi addita e strilla: “Lei!”
Lui, veramente,” mi sento in dovere di correggerla.
Ma la docente sembra non aver neppure sentito. “Lei è un delinquente!” bercia, “Avevo già capito che era un depravato senza moralità e senza educazione, ma non avrei mai creduto che riuscisse ad arrivare a questi livelli!”
Io faccio la faccia a punto interrogativo. “Prego?”
Le e-sa-la-zio-ni!” sillaba la professoressa, probabilmente pensando di avere a che fare con qualche alieno che ha difficoltà con il galattico base. “Esalazioni di carburante, mio caro. Tutta la notte ho dovuto subire le esalazioni. Lei voleva uccidermi!”
Non dico di non averci pensato, prof, ma se mai decidessi di farlo userei senza dubbio un sistema più sicuro.”
La Du Bal mi sorpassa indignata e se ne va a culo dritto. “Mi dispiace per lei, ma io là dentro non ci dormo!” la sento inveire mentre a sua volta scompare su per le scale. Come se ce l’avessi mandata io, peraltro. Dovrò informarmi di cosa è successo ieri sera, mi sa che è capitato un po’ di casino con l’assegnazione delle cuccette.
Ad ogni buon conto mi affaccio nella cabina della professoressa, ma le uniche esalazioni che contiene sono quelle da lei stessa prodotte, in effetti piuttosto impegnative.
Torno in coperta anch’io. Incontro per prima cosa la twi’lek, che sta piangendo come se l’avessero buttata nella fossa di un rangkor. “Non c’è il sole!” si lamenta.
Il che è sacrosantamente vero. Il cielo si è ulteriormente incupito. Un venticello umido si insinua negli interstizi.
I vomitanti nel frattempo sono diventati quattro, sembra che nemmeno al capitano medico piaccia il movimento della nave, e la professoressa, tuttora convinta (non del tutto a torto) che io la voglia uccidere, è a prua con le braccia conserte e mi gira sdegnosamente le terga.
In questo sfacelo, si apre la porta della cabina di fianco alla mia e ne esce il colonnello scortato dalla sua fedele montagna di pelo. Indossa come unico indumento una tutina da bagno a righe orizzontali bianche e nere con tanto di simbolo imperiale sul petto e ha un asciugamano sul collo.
Eccola qui, giovane capitano!” mi accoglie ginnico e scattante. “Ottima idea questo periodo di addestramento natatorio su Aquaris, le truppe ne saranno entusiaste. Vogliamo fare il primo tuffo della giornata?”
Un brivido di orrore mi percorre la schiena. Per quanto azzurra, ad un’osservazione più attenta l’acqua del porto è piuttosto torbida e ricoperta da chiazze di schiuma marroncina. Qua e là galleggia qualche rifiuto. Senza contare i quattro che ci stanno vomitando dentro da mezz’ora. Il tempo, poi, invoglia ancora meno.
Veramente dovremmo salpare, signore,” tento.
Sciocchezze, giovane e apprensivo capitano!” ribatte il fossile, “un po’ di sano e corroborante nuoto non rallenterà di certo le operazioni. Anzi, dica agli uomini di prepararsi, mi aspetto che entro due minuti siano tutti in coperta con l’equipaggiamento adeguato.”
Io immagino i tre sfigati e Hyaskon, ma soprattutto me stesso, in quest’acqua e con questo clima, e di colpo gli interrogatori dei ribelli cominciano a non sembrarmi poi così terribili.
Per mia fortuna, mentre sto pensando a un sistema che mi consenta di buttare a mare il mio superiore senza essere visto, si palesa con movenze dinoccolate un kaminoano. Questi si avvicina, squadra perplesso il colonnello in tenuta balneare, quindi si rivolge a me e con voce soave annuncia: “Io sono Tani Du, secondo di bordo.”
Non appena il mio superiore realizza l’affronto, i mustacchi fremono di fiero sdegno ed egli si erge in tutta la sua statura, arrivando più o meno all’ombelico del nuovo arrivato. “Senta un po’, lei, specie di molleggiato spilungone!” lo apostrofa, “Non le hanno insegnato che ci si presenta al più alto in grado?”
Il kaminoano non batte ciglio. Si guarda intorno come chi ha tutto il tempo dell’universo e poi fa: “Chiedo scusa. Dov’è?”
Dov’è chi?” replica il vegliardo.
Il più alto in grado. Di nuovo chiedo scusa per l’errore.”
Waxen mette le mani a brocca sui fianchi. “Sono io, maledizione! Non vede che sono un colonnello?”
Tani Du si piega per osservarlo meglio. “Veramente no,” conclude infine. “Sono desolato.”


Ponendomi strategicamente tra i due, mi rivolgo al mio superiore e gli ricordo discretamente che non è in uniforme.
Come sarebbe a dire che non sono in uniforme?” strilla Waxen. “E questa che ho addosso cosa sarebbe allora?”
Ehm… un costume da bagno, signore?”
Maximilian, le ho già detto che nonostante sia un ottimo aiutante di campo, non gradisco che lei si prenda certe libertà nei miei confronti!”
Nel bel mezzo di questo scambio, attirata dai clamori, si presenta con sussiego la Du Bal, che infastidita ci redarguisce: “Abbassate la voce, per favore. Sto cercando di rilassarmi.”
Il colonnello si accorge della professoressa e subito un sorriso gli si allarga sulla faccia rugosa. “Ma chi è questa affascinante signora?” chiede rivolgendole un galante inchino. “Se avessi saputo che a bordo c’erano dame così graziose, di certo mi sarei organizzato per riceverle in modo adeguato.” Poi prende familiarmente sottobraccio la Du Bal e dice: “Ma venga con me, mia cara. Venga, le voglio mostrare tutte le particolarità di questa potente nave imperiale. Le ho mai raccontato di quando mi trovai a comandare un incrociatore stellare perché tutti gli ufficiali in comando erano caduti in combattimento? Si trattava della battaglia di Soth… o era quella di Tal’hai? Beh, fa lo stesso. Allora, stavamo dicendo...” scompare nei recessi del natante con la professoressa a braccetto.
I kaminoani non sono famosi per la ricchezza e la complessità delle loro espressioni facciali, ma questo qui ha l’aria totalmente basita.
Il signor colonnello ha qualche problema di demenza senile,” gli spiego.
Ma...” comincia Tani Du, poi si interrompe. Come succede puntualmente di fronte a certi spettacoli, l’interlocutore non riesce a stabilire la priorità delle domande da rivolgermi e va in confusione.
Ci sono basi imperiali qui?” gli chiedo per riportarlo alla realtà contingente.
Sì, una.”
Bene, andiamoci. Quando possiamo salpare?”
Il kaminoano, che nel frattempo ha recuperato la sua compostezza, mi risponde: “Quando arriverà il comandante.”
E quando arriverà il comandante?”
Presto.”
Senta, su Kamino non avete sistemi per misurare il tempo?”
Ci pensa. “Sì, li abbiamo.”
Non saprò mai quali sono. All’improvviso comincia a piovere furiosamente e non volendo infradiciarmi per l’ennesima volta mi fiondo nella mia cabina.
Da lì guardo fuori attraverso l’oblò mentre l’inferno idrico si abbatte sul ponte di coperta. I vomitanti in qualche modo sono riusciti a portarsi al riparo, la twi’lek passa stillando e si infila giù per le scale che portano alle cabine, il secondo di bordo svolge le sue faccende con la massima tranquillità. Nel cielo plumbeo volano con lenti battiti d’ala degli aiwha con dei kaminoani in groppa.
In questa tristezza sconfinata tiro fuori dai recessi del mio equipaggiamento il palmare con i dati e comincio a spulciarlo alla ricerca dell’identificativo della base di Kamino. Dopo un po’ trovo solo un vecchio codice e qualche scarna informazione.
Sfidando le intemperie raggiungo la plancia e convinco il secondo di bordo a mandare una comunicazione alla base, ma non riceviamo alcuna risposta.
Nel frattempo sale a bordo un secondo kaminoano, che scopro essere Atama So, il comandante. Facciamo le debite presentazioni, poi si scusa per il ritardo: “Un commerciante Toydariano ci doveva consegnare trenta bottiglie di Tusken-Cola pagate in anticipo e si era reso irreperibile.”
Tusken-cola, bleah. Poco male se non arriva.
E a birra come siamo messi?” mi informo.
Il comandante è addirittura stupefatto. “Ma perché vuole bere acqua sporca?” mi chiede.
Lo sgomento si impadronisce di me. “Niente birra?”
Una missione con la pioggia, su una nave galleggiante, con la gente che ho al seguito, alla ricerca di Kurtz e niente birra? Vi prego, uccidetemi subito.
Niente birra?” ripeto, col tono di ‘dai, non scherziamo’.
Noi siamo devoti della regola B’omarr,” mi informa Atama So, col tono di voce soave tipico della sua specie.
La notizia mi getta in una mestizia sconfinata, e se mai rende ancora più imperativo portare a termine questa missione nel più breve tempo possibile.
Approfittando del fatto che il mio ottuagenario superiore è ancora chissà dove con la Du Bal, spiego ai due il motivo della mia presenza sul loro umido pianeta.
La prima cosa che noto è una totale indifferenza all’esecrato nome di Kurtz. I due si guardano perplessi, poi guardano me come a dire ‘e quindi?’
La seconda è che i kaminoani esibiscono una flemma che fa sembrare iperattivi persino i torpidi sullustiani che ci hanno accompagnati per la prima parte della missione.
Possiamo salpare?” sollecito i miei interlocutori.
Gentilissimo, il comandante mi chiede: “Per dove?”
Penso a cose molto rilassanti. “Per la base imperiale.”
Oh, lei vuole andare là.”
Già. Sì. È quello che avrei intenzione di fare.”
Ma certo, naturalmente.” China la testa in segno di assenso. “Ora facciamo arrivare la nave cisterna per il carburante, poi pranziamo e poi salperemo per la base.”
Non si potrebbe salpare subito?”
Mi guarda come se gli avessi chiesto se sua sorella esercita la professione di meretrice.

Mentre vengono compiute le lunghe operazioni preparatorie alla partenza, vado alla ricerca dei sofferenti di chinetosi, giusto per controllare che siano ancora vivi.
Trovo le tre reclute ammucchiate nella stessa cabina, evidentemente la sofferenza ama la compagnia. I poveretti hanno vomitato fuori bordo anche le interiora e adesso giacciono allo stremo delle forze buttati alla rinfusa nell’enorme ammontare dei loro bagagli.
Come va, ragazzi?” chiedo.
Dal mucchio sale un coro di lamenti. Con voce flebile, Felsen invoca la sua mamma.
Wolfen alza lo sguardo spento su di me e mormora: “Signor capitano, moriremo?”
Nessuno è mai morto per un po’ di mal di mare,” gli assicuro, anche se a vedere lo stato pietoso dei tre qualche dubbio mi viene.
Lawrence è direttamente collassato e giace floscio e verdognolo, con ancora il peluche di ewok sottobraccio.
Vado alla ricerca del capitano medico e lo trovo qualche cabina dopo, più o meno nelle stesse condizioni.
Lo chiamo: “Hyaskon?”
Attendo serenamente la morte,” è la pacata risposta.
Prego?”
Sì, sono rassegnato. Ma non sia triste per me, sono in pace con me stesso. Peccato solo che non potrò vedere il mio cadavere. Sia gentile, mi prenda la fiala di morte istantanea che ho in tasca, io non ho nemmeno la forza di alzare un braccio.”
Hyaskon, in quella borsa piena di intrugli che si porta sempre dietro avrà qualcosa per il mal di mare, no?”
Nessuna risposta.
Afferro la suddetta borsa e la apro. Dentro c’è un assortimento di roba misteriosa, che io osservo perplesso mentre il mio collega giace inerte sul pavimento.
Tiro fuori una fiala e gliela mostro. “Questo potrebbe andare bene?”
Apre un occhio. “No.”
La metto da una parte.
Questo?”
No.”
Questo?”
No.”
Questo?”
No.”
Andiamo avanti così per un po’, poi finalmente Hyaskon mormora qualcosa di inintelligibile.
Prego?” chiedo cortesemente.
Bantha.”
Sulle prime temo che abbia un attacco della malattia che aveva colpito Wolfen, poi mi viene l’ispirazione: “Quello che mi ha iniettato quando eravamo inseguiti dai bantha? Il farmaco sperimentale che brucia i neuroni peggio della fiamma ossidrica ma fa fare cose spettacolari?”
Sì.”
Perfetto.” Spero che fare le punture non sia troppo difficile.
Tiro fuori una siringa, aspiro la fiala e gliela inietto nella prima parte molle che trovo.
La reazione è immediata. Hyaskon salta in piedi con sguardo spiritato, poi mi rivolge un’occhiata lasciva e fa: “Ehi, biondino...”
Orrore e raccapriccio. “No, no, no, calma un attimo!” rispondo indietreggiando. Ci manca solo che in piena fattanza il capitano medico tenti di saltarmi addosso.
Lui mi rivolge un ghigno predatorio. “Perché fai tutte queste storie? È un semplice sfogo tra commilitoni. È normale.” E avanza inesorabile.
Io mi sposto strategicamente verso la porta. “Hyaskon, se vuole sfogarsi c’è la twi’lek!” dico precipitosamente.
La cosa sembra interessarlo. “La twi’lek?” ripete.
Fjo’ona. È zoccolissima, puttanissima, ha appetiti sessuali insaziabili! È lei la persona giusta.”
Dov’è?” mi chiede con sguardo iniettato di sangue.
Rinculo rapidamente in corridoio e gli indico una porta. “Lì dentro.”
Hyaskon parte soffiando a testa bassa tipo reek che carica, entra nella cabina di Fjo’ona e si chiude la porta alle spalle con un tonfo.
Da dentro giunge dapprima uno strillo, poi clamori che sarebbero considerati indecenti persino in un bordello di Mos Eisley.
Sospiro di sollievo.
Dopo un bel po’ il capitano medico esce sudato, spettinato e con gli abiti discinti, fumando una sigaretta. “Se sono vive è molto più divertente,” proclama convinto.
Adesso che ha fatto questa bella scoperta, collega, ci sarebbero le tre reclute.”
No, grazie, sono già a posto,” mi risponde con aria appagata.
Non li deve scopare, li deve curare. Sono stesi come tavole, non hanno nemmeno la forza di stare in piedi.”
Hyaskon recupera una parvenza di compostezza. “Ah, certo. Naturalmente. Mi porti da loro, capitano.”
Se non altro, non mi ha chiamato ‘biondino’, mi sembra un buon segno.
Lo spedisco a occuparsi dei tre sfigati e vado alla ricerca di Waxen, sperando di scoprire che lui e la Du Bal sono stati divorati da qualche mostro marino.
Incontro nel corso della mia esplorazione Tani Du, il quale mi informa cortesemente che il pranzo è servito e mi conduce in una sala con una tavola apparecchiata.
Lì ci sono già l’ottuagenario, la docente e il wookiee, tutti seduti intorno al desco. Arriva dopo un po’ anche Fjo’ona canticchiando una nenia nella sua lingua. Mi vede e fa: “Dov’è Evan?”
Si sta occupando dei soldati.”
Vado ad aiutarlo, avrà sicuramente bisogno di un’infermiera.” Fa dietro-front e scompare.
Quando dicevo che le twi’lek poi diventano appiccicose…
Qui su Kamino ci sono dei rangkor?” chiedo a Tani Du, che si sta avvicinando con un vassoio.
Il dinoccolato alieno scuote la testa. “Sono desolato, non abbiamo animali così feroci qui.” Appoggia al centro del tavolo quello che teoricamente sarebbe il pranzo, e che con il suo solo aspetto è in grado di farmi rimpiangere la pur ignobile cucina sullustiana. Questa è roba che dovrebbe uscire dal mio corpo, non entrarci.
Ci serviamo comunque, pur senza capire cosa stiamo per mangiare, e il primo assaggio conferma senz’altro che i kaminoani sono degli esperti di manipolazione genetica ma decisamente non di cucina.
E il tutto senza nemmeno l’ombra di una birra. Solo lurida e dolciastra Tusken-Cola. La vita a volte sa essere veramente ingrata.
L’unico lato positivo di tutto ciò è che appena terminato il tristo desinare finalmente salpiamo.
Il nostro imperturbabile equipaggio, composto a quanto pare solo dal comandante e dal suo secondo, molla gli ormeggi e la nave si mette in movimento.

Arriviamo dopo un paio d’ore in vista di un atollo da cartolina, con tanto di palme e sabbia candida. Ci sono alcune costruzioni e un traliccio con delle antenne. Non si vedono altri movimenti a parte quelli delle foglie agitate dal vento, visto che c’è in corso una specie di fortunale.
Dalla plancia controllo con un binocolo, ma non riesco a vedere nessuno.
Mentre sto osservando la base, compare Waxen alle mie spalle. “Che sta facendo, Maximilian?” si informa.
Io, compunto, rispondo: “Signore, sto ispezionando il territorio prima di sbarcare.”
Qui su Mon Cala non è decisamente consigliabile sbarcare al di fuori delle basi imperiali, giovane e avventato capitano. Non lo sa che i mon calamari e i quarren sono ostili all’Impero? Vuole forse ritrovarsi ostaggio di quei mascalzoni?”
Quella che sto osservando è una base imperiale, signore,” rispondo, sperando che ciò sia sufficiente a placare il mio squinternato superiore.
Waxen si fa consegnare il binocolo, osserva a sua volta. “Impossibile,” sentenzia infine. “Quello è un covo di ribelli. Avvisi gli artiglieri di tenersi pronti, faremo loro una sorpresa che non dimenticheranno tanto facilmente.”
Perfetto. E adesso chi glielo spiega che le uniche armi presenti a bordo sono i nostri blaster e le flatulenze della Du Bal?
Infastidito dalla mia scarsa prontezza, il fossile mi sollecita: “Allora, capitano, devo forse ricordarle che stiamo combattendo una guerra?”
Signore,” ritento, “forse è meglio fare prima una ricognizione.” Poi, con tono eroico: “Mi offro volontario.”
L’ottuagenario emette un sospiro. “Se non ci fossi io a starle dietro, giovane e irruente capitano, non so davvero che fine farebbe. Faccia cannoneggiare quella base di ribelli, non c’è nessun bisogno di ricognizioni rischiose e tatticamente inutili.”
Mi guardo intorno alla ricerca di ispirazione, ma non c’è neanche la Du Bal nei paraggi, per cui sono abbandonato a me stesso.
Nel frattempo piove furiosamente, rivoli d’acqua scorrono lungo i vetri. Alzate dal vento, le onde fanno ballare la nostra pur robusta nave come Samyra la danzatrice dei ventri quando è particolarmente ubriaca.
Allora, vogliamo allertare questi artiglieri?” mi richiama il colonnello con voce perentoria.
Mi viene l’ispirazione: “Intende usare la stessa tattica di cui si servì nella battaglia della Miniera di Troniium?”
Il vegliardo ha un attimo di smarrimento. “Miniera di Troniium?” mormora fra sé e sé. Poi, illuminandosi in viso: “Ma certo! Quella sì che fu una battaglia. Da una parte c’eravamo noi imperiali, con tre compagnie di Stormtrooper,” raggiunge il tavolo del comandante e comincia disinvoltamente ad allinearvi oggetti per riprodurre la situazione tattica, “dall’altra c’erano i cosi… come si chiamavano? Ah, ecco: i ribelli. c’erano i ribelli con dei cosi… quelli coi cingoli… Ricordo che quello che all’epoca era il mio comandante, lo stimatissimo generale Maxir Tane, aveva uno scurrier ammaestrato, al quale aveva insegnato a fare il saluto militare e… di cosa stavamo parlando, Maximilian?”
Con la massima disinvoltura rispondo: “Mi ha appena ordinato di scendere su quell’isola e fare una ricognizione, signore.”
Quale isola?”
Gliela indico. “Quella là.”
Waxen osserva col binocolo e fa: “Ah, perbacco. Sembra una base imperiale. Beh, scenda subito a terra e dica ai nostri che li raggiungeremo in men che non si dica. Giusto il tempo di far virare questo cacciatorpediniere e portarlo verso il molo!”
Certo, signore.”
In realtà ho più di un motivo per scendere a terra. Anche se, poniamo, il personale presente non fosse in grado di darci un trasporto per raggiungere Kurtz, nelle basi imperiali non si segue ovviamente la regola B’omarr, ci mancherebbe altro. Ci sono gli spacci e negli spacci c’è la birra. Ne compro una cassa e me la porto a bordo, e se Atama So ha qualcosa da dire lo butto a mare assieme al suo tirapiedi.
Vado alla ricerca di qualcuno che mi possa accompagnare. Il wookiee non lo voglio perché poi si bagna e puzza di tappeto marcio, la Du Bal me la porto dietro solo se poi la posso lasciare là, le tre reclute sono stese come stuoini da cesso e Fjo’ona ha l’utilità di un droide guasto. Come al solito, il meno peggio è Hyaskon.
Scendo sottocoperta a chiamarlo.
Lo trovo nella sua cabina che sta cercando di riordinare la borsa dei medicinali che io avevo disinvoltamente sparso sul pavimento per salvarlo. Ha la twi’lek in braccio, e mentre lui lavora la procace aliena giocherella coi suoi capelli, gli dà bacetti e fa risatine idiote.
Collega, dobbiamo scendere a terra,” gli dico.
Fjo’ona mi fissa sbattendo le ciglia e fa: “A terra? Ma certo, ho un completino perfetto. Ora lo indosso.”
Prima che io possa ribattere scompare nella sua cabina. Ne torna poco dopo con top e minigonna a disegni mimetici tutti di paillettes. “Sono pronta!” annuncia.
Faccio un lungo sospiro. “Fjo’ona, tu non scendi a terra. Tu rimani qui coi civili.”
Oh, no, no. Io vengo con Evan.” Prende il capitano medico sottobraccio. “Prometto che me ne sto buona buona.”
Tu rimani qui.”
La twi’lek fa il broncio. Senza abbandonare il braccio di Hyaskon protesta: “Voglio venire anch’io! Perché non mi fate venire? Cosa c’è laggiù? Delle ragazze? Volete fare qualcosa fra di voi e non mi volete fra i piedi? Che schifo!”
L’ho riconosciuta: è la tipica sindrome da adesività twi’lek. Te le scopi una volta e ti si appiccicano addosso tipo zecche kaminoane. E sfortunatamente non abbiamo nemmeno un rangkor a cui buttarla…
Nel frattempo la scosciata si rivolge sensuale al capitano medico: “Lascialo andare. Rimaniamo qui noi due, soli soli, a guardare la pioggia che cade...”
Hyaskon, le ricordo che lei è un ufficiale,” dico al mio collega, tanto per ristabilire le gerarchie.
Dopo un po’ di insistenze riesco finalmente a scollare la pitonata dal braccio del capitano medico e mi trascino il collega in coperta.
Piove e tira vento. Alla faccia del clima tropicale, c’è un freddo che sembra di essere su Hoth, solo che è più umido.
La prospettiva è quella di calare una scialuppa e arrivare alla spiaggia. Da lì, dopo esserci destreggiati dapprima tra i frangenti e poi sulla sabbia fradicia, attraversare una fangosa e grondante giungla e raggiungere la base. E poi naturalmente conferire col solito devastato psichico dimenticato dall’Impero che mi troverò davanti. Pensando alle casse di birra che mi procurerò, stoicamente do ordine che venga approntato il necessario.
Con movimenti ieratici, i nostri due kaminoani calano lentamente una specie di canotto argentato. Io lo guardo con disgusto: le onde lo stanno già riempiendo d’acqua e ha la stabilità di un gungan ubriaco. “Chi lo porta?” chiedo, fissando alternativamente il comandante e il secondo.
Gentilissimo, Atama So mi spiega: “Ci sono i comandi su quel pannello,” cortesemente me lo indica. “È molto semplice.”
Quindi andiamo da soli?”
Certo.”
Mi viene un dubbio atroce. “Lothar!” chiamo.
Il cameriere di Waxen si fa avanti con un grugnito.
Lothar, non mi interessa se poi puzzi di tappeto marcio. Sta qui e accertati che non ripartano mentre noi siamo a terra.” Faccio una pausa cercando di fissarlo negli occhi attraverso gli strati di pelo, poi lentamente aggiungo: “Nemmeno se lo ordina il fos… ehm… il colonnello.”
Capace che il vecchiaccio in una botta di Alzheimer dia l’ordine di proseguire e noi rimaniamo qua come due cretini.
Ci caliamo dunque con qualche difficoltà nell’instabile scialuppa e partiamo verso la terraferma. Il capitano medico, particolarmente cupo per i postumi del punturone, brontola funesto: “Ci rovesceremo e annegheremo, vedrà.”
Io non rispondo e calcolo mentalmente quante casse di birra si possono caricare su questo malfermo natante.
Sono ancora impegnato nei miei calcoli quando tocchiamo la spiaggia, ovviamente fradici, infreddoliti e imprecanti. Tiriamo in secca il canotto argentato e ci guardiamo intorno. “Non c’è nessuno,” constata Hyaskon.
Già.”
Senta, io sono un capitano medico e non mi intendo molto di protocolli di sorveglianza, ma mi sembra una cosa piuttosto strana.”
In effetti lo è.”
Attivo i sensori di movimento, attività bioelettrica, cazzi e mazzi, ma nessuno di essi mi dà una lettura positiva.
A parte il sibilo del vento e lo scrosciare delle onde, c’è un silenzio siderale.
Io e Hyaskon ci guardiamo perplessi.
C’è un sentiero che si addentra nella vegetazione, stretto e ingombro di erbacce. Lo percorriamo sfidando fango e sterpi e sbuchiamo in uno spiazzo occupato da una serie di edifici circondati da un recinto.
Scopro a questo punto perché nessuno aveva mai risposto alle mie chiamate: la base è desolatamente abbandonata.
Niente birra,” è la prima cosa che mi viene in mente.
Dopo questa avvilente constatazione, osservo meglio ciò che ci troviamo davanti: il traliccio dell’antenna, visto da vicino, è arrugginito e danneggiato in più punti. Una parabolica è caduta e si trova a qualche metro di distanza. L’asta della bandiera è tristemente vuota e il vento fa sbattere la sagola contro il palo di metallo producendo un tintinnio irregolare.
Gli edifici portano i segni delle intemperie, qualcuno sta venendo lentamente ricoperto dalla vegetazione.
Notando che il cancello è socchiuso, propongo: “Andiamo a dare un’occhiata.”
E se c’è Kurtz?”
Se i miei strumenti leggono correttamente, qui non c’è nemmeno una scimmia-lucertola kowakiana.”
Sono attendibili?”
Di solito sì.”
È quel ‘di solito’ che mi preoccupa. Vuole una fiala di morte istantanea? Ne ho un paio in tasca.”
Grazie, sto cercando di smettere,” gli rispondo, toccandomi con discrezione gli attributi.
A una prima osservazione, sembra che la base sia stata abbandonata in modo marziale, efficiente e organizzato. Non ci sono tracce di devastazioni, rituali demoniaci ed esecuzioni sommarie, né troviamo feticci, pezzi di corpi o altre porcherie.
Tutto è stato portato via con ordine, apparentemente senza fretta. A ogni buon conto faccio un giro nelle cucine per vedere se fosse mai rimasta una cassa di birra, ma ovviamente non sono così fortunato.
Entriamo nell’edificio del Comando, ma anche lì c’è il vuoto totale: vecchi schedari, cartacce sparse, una sedia rotta.
Raccolgo qualche documento, ma non è nulla che abbia a che fare con Kurtz.
Dà l’idea che qui non sapessero nemmeno della sua esistenza,” dico.
È possibile che arrivi uno che si mette a fare esecuzioni sommarie e sacrifici umani e l’Impero non ne sappia niente?” mi chiede Hyaskon.
Tenga conto che nell’Impero c’è anche gente come me, non sono tutti soldati massicci come mio zio.”
Già, è vero.”
Gironzoliamo un altro po’, ma invano. La base è vuota, tutto ciò che poteva avere un valore è stato portato via e le strutture rimaste stanno lentamente disfacendosi.
A un certo punto, Hyaskon mi chiede: “Senta Veers, ma secondo lei perché tutt’a un tratto la twi’lek mi sta così appiccicata?”
Lo fisso stupito. “Ma come, non si ricorda?”
Cosa?”
Gli faccio un riassunto: mal di mare, punturone, proposte a me, dirottamento verso la scosciata. “Mi ha persino detto che se sono vive è molto più divertente,” concludo.
Dovevo essere proprio fuori di me,” è la risposta.

Torniamo a bordo avviliti come wampa su Tatooine. Nel frattempo ha smesso di piovere e il nefasto Waxen si sta aggirando su e giù sul ponte di coperta. Quando mi vede arrivare si mette le mani a brocca sui fianchi e fa: “Credevo di averla persa, giovane capitano. Qui su Cholganna le giungle sono infestate di nexu, non lo sa?” Poi si guarda intorno e soggiunge: “Certo che dev’essere piovuto un bel po’ ultimamente. Non mi ricordavo che ci fosse tutta quest’acqua quando facevamo le battute di caccia con il generale Kelen.”
Ovviamente non avrebbe alcun senso cercare di spiegargli che non siamo su Cholganna e che su tutto Kamino non c’è neppure un nexu che non sia frutto di esperimenti genetici, per cui mi limito a rispondere “Sissignore” e vado nella mia cabina a togliermi i vestiti bagnati.
Hyaskon mi tiene dietro. Ho un attimo di terrore pensando che voglia ritirare fuori la storia del biondino, ma il capitano medico si limita a chiedermi: “E adesso cosa pensa di fare, Veers?”
Sospiro. “Temevo questa domanda. Al momento non lo so.”
Si potrebbe rientrare,” propone. “Kurtz non c’è, fine della storia.” Poi, dopo una pausa: “Così almeno mi scollo di dosso quella là.”
Non è così semplice. Io verrei rimandato a cercare Kurtz senza avere nemmeno il tempo di bere un paio di birre in pace, e lei se non trova un rangkor affamato o qualche gamorreano superdotato può scordarsi di togliersi di torno la twi’lek.”
Come a confermare la mia funesta previsione, sentiamo una vocetta argentina che canticchia: “Tesoooro! Dove sei? Ho messo la biancheria intima sexy per te.”
Poi si affaccia Fjo’ona. La pitonata ha un baby doll di pizzo e niente sotto, una tenuta che sarebbe in grado di far rimpiangere a un monaco B’omarr di essersi liberato del corpo fisico.
Facciamo una cosa a tre?” propone vedendomi mezzo spogliato.
Questa è una missione militare, Fjo’ona!” la riprendo severamente.
E Lei: “Ah, certo.” Pausa. “Vado a mettermi il completino mimetico di prima?”
Io assumo l’espressione di un vecchio maestro Jedi che ha a che fare con venti padawan di otto anni urlanti e scalmanati.
Rintuzzo comunque in qualche modo le libidini dell’aliena, la chiudo fuori assieme a Hyaskon e mi raccolgo in meditazione. Punto primo: questo pianeta non mi piace, i miei compagni di missione non mi piacciono, voglio tornare al circolo ufficiali a bere birra. Punto secondo: per ottenere ciò devo trovare Kurtz. Punto terzo: se Kurtz sta facendo su Kamino quello che ha fatto su Sullust, qualcuno da qualche parte deve essersene accorto.
Forte di questa consapevolezza, vado alla ricerca del comandante della nave.
Atama So mi accoglie come sempre cortesissimo. Mi fa accomodare su uno sgabello di dimensioni kaminoane, quindi mi trovo appollaiato con le gambe penzoloni come un bambino di sette anni, e tanto per aumentare la somiglianza col suddetto infante mi offre un bicchiere di lurida Tusken-Cola. Fatto questo, si siede leggiadramente di fronte a me.
Gli chiedo se ha mai sentito dire che su Kamino siano state instaurate monarchie teocratiche basate sul terrore, effettuati sacrifici umani (o kaminoani, in questo caso), praticato cannibalismo, ordinate esecuzioni sommarie e cose del genere, ma ogni volta il mio interlocutore scuote la testa.
Neanche qualche rituale demoniaco?” chiedo speranzoso.
Altro cenno di diniego.
Gli rivolgo lo sguardo del cucciolo di ewok morente.
Il fatto che io non ne sappia nulla non significa che non possa essere accaduto,” mi suggerisce incoraggiante.
Chi può saperlo?”
Atama So pondera con grande flemma la faccenda, infine suggerisce: “Si potrebbe andare a Derem. Lì si incontrano i piloti commerciali di tutto il pianeta e c’è un grande ufficio informazioni.”
Proviamo anche questa,” sospiro.
Nel frattempo si è fatta ora di cena, per cui Tani Du ci fa accomodare nel locale adibito a mensa. Trovo la Du Bal sussiegosamente seduta a capotavola e Waxen che per l’ennesima volta le sta assicurando che mai avrebbe immaginato di incontrare una signora tanto elegante e sofisticata su una nave di contrabbandieri corelliani. Il wookiee è lì di fianco che mugola.
Si presentano a questo punto le tre reclute, pallide e barcollanti, ma non appena vedono arrivare le pur tristi vivande fanno l’occhio pallato ed escono precipitosamente con una mano sulla bocca.
Buon ultimo sopraggiunge il capitano medico, si accomoda tranquillamente e si mette persino il tovagliolo sulle ginocchia. Mi siedo accanto a lui e gli chiedo: “Dov’è Fjo’ona?”
Dorme,” è la laconica risposta.
E Io, ingenuamente: “Non viene a cena?”
Non credo proprio.”
Mal di mare?”
Hyaskon fa un ghigno diabolico e risponde: “Ha presente la vaccinazione che ho fatto al colonnello il primo giorno?”
Capisco.”
Stava diventando eccessivamente appiccicosa.”
Io annuisco e mi annoto mentalmente che non è il caso di dare le spalle a Hyaskon con troppa disinvoltura.
Nel frattempo sta di nuovo piovendo con impegno e il moto ondoso fa rotolare qua e là tutto ciò che non è fissato a superfici solide.



   
 
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