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Autore: Padmini    24/03/2017    2 recensioni
Sono trascorsi diciannove anni dalla fine della guerra ... ma è davvero finita per tutti?
Dopo tutta la distruzione molti sono riusciti a rinascere dalle ceneri, altri sono rimasti ancorati al passato e, tra rabbia e risentimento, cercheranno di riportare le cose come un tempo, quando la paura regnava sovrana ed era legittimo odiare ...
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Una delle cose che la guerra aveva insegnato a Harry era che il pregiudizio era qualcosa di sbagliato, sempre, da qualsiasi parte provenisse.
Dopo la sconfitta definitiva di Tom Riddle tutti avevano reclamato un pezzetto dell'eroe, un po' della sua preziosa attenzione, un sorriso, un abbraccio, una pacca sulla spalla, anche solo uno sguardo, qualcosa che gli facesse sentire importanti e gli desse speranza per ripartire.
Lui aveva accolto tutti, non aveva potuto fare altrimenti, prigioniero di un ruolo che ormai gli stava stretto, perché nessuno sembrava aver capito che, prima di tutto, anche lui aveva bisogno di ricostruire la sua vita.
Tutti si avvicinavano a lui per chiedergli qualcosa … tutti tranne due persone.
Genere: Angst, Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Malfoy, Famiglia Potter, Famiglia Weasley, Harry Potter | Coppie: Draco/Astoria, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Grifone e Serpente'
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Ciao ciao ciao!!

Ormai siamo giunti alla fine! Questo sarà il penultimo capitolo, almeno spero, così come spero che vi sia piaciuta questa storia e i vari colpi di scena vi abbiano tenuto sulle spine! Anche qui ci sarà da divertirsi … vedrete!!

Buona lettura!

Mini

 

 

 

 

La Fine

 

 

 

 

Harry correva disperatamente, schivando gli alberi e le radici sporgenti. Sentiva la stretta di Hermione, gli cingeva il collo fino quasi a strozzarlo, ma poteva capire da dove provenisse tutta quella tensione. Finalmente raggiunsero i confini della scuola e lì si fermò per farla scendere e trasformarsi in umano.

“Sei pronta?” le chiese “Ci materializzeremo a Edimburgo. Affronteremo Ron.”

Hermione esitò, ma fu solo per un istante. I suoi occhi erano rossi e gonfi, doveva aver approfittato della galoppata per sfogare tutte le sue lacrime.
“Sono pronta.” confermò “Andiamo.”

Si presero per mano e svanirono.

 

Il cielo di Edimburgo era coperto di nuvole, grigie portatrici di pioggia. Harry aveva cercato di materializzarsi il più vicino possibile all'abitazione di Mary Brown e, osservando alcuni cartelli, posti accanto a delle panchine, capì di avercela fatta.

“Perché ci hai portati in un parco?” chiese Hermione, guardandosi in giro.
“Mary abita qui vicino. Queen Street Gardens. Lei abita nella via qui di fronte. Siamo arrivati.”

Con cautela raggiunsero il confine del parco e da lì videro la casa di Mary.

“Sei sicuro che sia quella?” domandò Hermione.

“Sì … certo.” rispose lui, e indicò in alto, sopra il tetto della casa.
“No! Non siamo arrivati in tempo!” gridò Hermione.

Il Marchio Nero quasi si confondeva tra le nuvole, ma i suoi contorni si rifletterono sugli occhi spaventati dei due maghi.

“Dobbiamo sbrigarci!” la incoraggiò Harry “Non possiamo fare più nulla per Mary, dobbiamo andare da Jane!”

Senza attendere, afferrò Hermione per un braccio e si materializzò con lei direttamente dentro l'appartamento della seconda vittima.

“Avada ...”

Ron stava puntando la bacchetta della donna sulla sua proprietaria, che giaceva terrorizzata in un angolo della stanza. Rapidamente Harry estrasse la sua e disarmò l'amico.

“Expelliarmus!” gridò.

La bacchetta che Ron teneva in mano volò lontano e lui l'afferrò al volo. Entrambi si voltarono e per un istante il tempo parve congelarsi. Harry, che ancora teneva sotto tiro Ron, gridò ancora.
“Accio bacchetta!” gridò, in preda alla disperazione e all'urgenza, facendo quindi volare la bacchetta di Ron sulla sua mano.

“Cosa ci fate qui?” mormorò quest'ultimo, come se ritornasse in sé “Cosa … cosa volete? Hermione ...” mormorò, guardando la moglie “Non è come pensi!”

Hermione lo ignorò e andò da Jane, ancora tremante.
“Non preoccuparti.” le sussurrò “Va tutto bene, va tutto bene, è finita.”

“HERMIONE!” gridò ancora “Sono tuo marito! Mi ami! Come puoi pensare che io possa …”

“Zitto, Ron. Zitto.” disse lei, stringendo Jane tra le sue braccia “. James, Albus e Scorpius ci hanno raccontato cosa hai fatto loro. Ho sentito cosa stavi per fare. Ti abbiamo fermato appena in tempo.”

“No! Non … non è possibile! Non ho fatto nulla!” protestò lui “Quei tre dovrebbero essere ...”

“Morti?” chiese Harry, furioso “Per tua fortuna sono stati salvati da Fanny e, grazie al frammento di specchio, ci hanno detto dove si trovavano. Stanno bene. Sono ovviamente sconvolti per aver scoperto in modo così triste la verità su di te.”

“Non c'è nessuna verità! Non ho fatto nulla di male!”

Ron era disperato, il suo viso era rosso per l'agitazione. Era disarmato, ma nei suoi occhi si intravedeva ancora una scintilla di follia. Harry gli si avvicinò con cautela. Lo aveva già privato della bacchetta, non voleva umiliarlo con qualche incantesimo che gli avrebbe impedito di muoversi.

“Verrai con noi, Ron.” disse “Pagherai per quello che hai fatto. Hai ucciso cinque donne e tentato di uccidere tre ragazzi.”

Ron aprì la bocca per parlare, ma sembrava troppo sconvolto per mettere insieme due parole.

“Perché lo hai fatto, Ron?” chiese Hermione, trattenendo disperatamente le lacrime “Dacci una buona ragione! Una sola!”

Il rosso puntò l'indice tremante verso Harry.

“Tutto questo è stato solo colpa sua!” lo accusò “Non avrei mai fatto nulla se lui non fosse impazzito!”

Hermione guardò prima Ron, poi Harry e anche lui ricambiò lo sguardo.

“Non capisco … di cosa parli?” domandò.

“Non voglio ripetermi. Ho già spiegato tutto a quei tre ragazzini!” sbottò lui “Dovresti capirlo, però! Sei tanto intelligente!”

Hermione esitò, ma questa volta fu Harry ad avere la risposta.

“Hai sempre serbato rancore verso Draco e tutti quelli come lui, vero?” chiese, ma non aspettò la risposta e continuò “Quando hai scoperto che era mio amico, la rabbia ha preso il sopravvento e si è trasformata in desiderio di vendetta. Hai deciso di punire lui e impartire una lezione a me, facendomi capire che uomo era in realtà, anche se per fare questo hai dovuto commettere degli omicidi, facendomi credere che fosse lui l'assassino. Non hai pensato che potessi che era innocente?”

“Sarà anche innocente per questi crimini” lo interruppe Ron “ma la sostanza non cambia. Sai chi è. Lo so io, lo sa Hermione. Lo sanno e dovranno saperlo tutti!”

“Avanti, chi è?” chiese Hermione con rabbia “Dimmi chi è!”

“Lui … lui ...” iniziò Ron, esitando “Lui è un Serpeverde! È un Mangiamorte! È un assassino! Come fate a non vederlo?!”

“Lui non è un assassino, Ron.” disse Harry, con la massima calma “Lui non ha mai ucciso. Ci è andato vicino, e non per sua volontà, ma non ha mai fatto del male a nessuno. Tu lo hai fatto, Ron.”

“Per farti vedere ciò che lui avrebbe potuto fare!” gridò.

“Non lo ha fatto e non lo farà mai. Hai cercato di farmelo vedere e, quando hai capito che non avrei mai accettato la tua tesi, hai deciso di punire anche me?”

Ron non rispose, ma il suo sguardo carico d'odio esprimeva molto più di quello che avrebbero potuto fare le parole.

Hermione era ancora troppo sconvolta, ancor più della donna che stava cercando di calmare, e non era chiaro chi consolasse chi. Harry e Ron si fissavano, in piedi al centro della stanza.

“Non avrei dovuto uccidere anche quell'elfa” borbottò Ron “Mi sarebbe tornata utile, ora ...”

Rideva, ma era evidente che era nervoso. Hermione ed Harry si guardarono per un istante, poi lui tornò a guardare Ron.

“Non puoi scappare, Ron. Rassegnati.” disse.

Hermione sciolse l'abbraccio e, aiutata Jane a rialzarsi, raggiunse l'amico. Il suo sguardo era vuoto, privo di vita, secco come una pianta recisa e morta. L'uomo che amava l'aveva tradita. Se il pensiero di quel tradimento era stato devastante, vederlo negli occhi e scoprire quanto in là fosse andata la sua pazzia l'aveva uccisa dentro. Lei però era una donna razionale, non poteva permettere nemmeno a lui di offuscare la sua mente. I sentimenti erano importanti, ma non era il momento di lasciarli sfogare. Harry aveva bisogno di lei, Jane aveva bisogno di lei, tutte le donne che erano morte rivendicavano giustizia.

“Per piacere, Ron … vieni con noi.” lo supplicò “Non costringerci ad usare la violenza.”

L'uomo non la degnò di uno sguardo né fece intendere di aver sentito la sua voce. I suo occhi erano puntati su Harry, che stava in guardia, puntandogli contro entrambe le bacchette. Ron si leccò le labbra e impercettibilmente si preparò ad attaccare. Sembrava un predatore sul punto di assalire la sua preda.

Accadde tutto in un attimo.

Ron corse verso di lui e con pochi rapidi passi annullò la distanza che li separava, ma solo all'ultimo momento estrasse dall'abito un pugnale, che scintillò sotto la luce della lampada prima di conficcarsi nel ventre di Harry, che cadde in ginocchio e poi steso sul pavimento.

Hermione urlò e cercò di reagire, ma ormai il sangue si stava rapidamente allargando sulla ferita. Ron estrasse bruscamente il pugnale e, afferrò la sua bacchetta.

Hermione, pallida per lo spavento, capì di essere di fronte a una scelta cruciale. Da una parte c'era Harry, ferito gravemente … dall'altra c'era Ron, che stava per materializzarsi chissà dove, pronto a continuare quel massacro inutile. Cosa doveva fare? Restare con Harry o inseguire Ron? Il primo rischiava di morire, ma c'era Jane con lui. Il secondo stava scappando e lei stessa rischiava di non poterlo più ritrovare.

Questi pensieri impiegarono pochi istanti ad attraversare la sua mente, e quando Ron stava per materializzarsi, lei aveva già preso la sua decisione. Si mosse velocemente e con un balzo gli afferrò il braccio prima che potesse scomparire, chiedendo mentalmente scusa a Harry per averlo abbandonato.

 

Si materializzarono in una stanza poco illuminata. Il pavimento di marmo rifletteva le fiammelle delle poche candele che lo rischiaravano, ma il bagliore più forte era dato dal fuoco che scoppiettava nel caminetto.

Una figura proiettava la sua ombra su di loro ed Hermione non ci mise molto a riconoscere Narcissa Malfoy. La donna, che fino a quel momento aveva passeggiato incessantemente di fronte al focolare, tormentata dalla paura, si era fermata e li fissava inorridita. Ron, resosi conto della presenza della moglie, la scacciò malamente, spingendola via con una gomitata.

“Cosa … cosa è successo?” chiese Narcissa, notando il sangue sugli abiti dell'uomo “S-sei ferito?”

Ron si guardò e notò le macchie vermiglie.

“Ah … no, questo sangue non è mio.”

“Non sarà … non sarà ...” chiese lei, gemendo.

“Cosa pensi che sia?” domandò lui invece di rispondere, tanto per dare forza alle sue paure.

“Non è sangue di Scorpius” si intromise Hermione, che non voleva farla soffrire inutilmente “Ha ucciso una donna e pugnalato Harry, il sangue è il loro.” spiegò.

“Impicciona!” la sgridò Ron “Hai rovinato la suspance!” scoppiò a ridere, ma quell'istante di distrazione bastò alle donne per approfittarne.

Entrambe erano state forgiate dal dolore e, sebbene avessero vissuto esperienze diametralmente diverse, avevano imparato a non permettere a niente e a nessuno, soprattutto alla paura, di decidere per loro. Non si guardarono, i loro sguardi non si incrociarono, ma agirono nello stesso istante. Puntarono la bacchetta contro quell'uomo malvagio e gridarono.
“Expelliarmus!”

“Stupeficium!”

Ron, colpito da entrambi gli incantesimi, balzò via e andò a sbattere contro la parete, perdendo i sensi.

Narcissa, padrona di sé, si avvicinò a lui e gli sottrasse la bacchetta e frugò tra le tasche per cercare il pugnale, finendo di disarmarlo.

Hermione, resasi conto che la battaglia era finita, cadde in ginocchio e, liberata del peso della tensione, scoppiò in lacrime.

La sua vita era stata distrutta e le stava scivolando tra le dita come sabbia. Narcissa le si avvicinò e si inginocchiò accanto per abbracciarla. Lei si lasciò stringere.

“So che non hai una grande considerazione di me, Hermione. So che in passato ho fatto cose di cui mi biasimi e di cui io stessa non vado fiera … ma ora è diverso, ora ...”

“Lo so.”

Hermione alzò lo sguardo. Il suo viso era arrossato e gli occhi erano gonfi e lucidi di pianto. Si voltò verso il marito, steso privo di sensi sul marmo del pavimento.

“Ciò che ha fatto Ron è sintomo dell'odio che provavamo. La guerra è finita, ma lui non ha mai davvero voluto la pace. Lui stava bene, quando eravamo in guerra, quando era legittimo odiare. Anch'io ho odiato … ma non ho mai desiderato farlo. Odiare non porta alla felicità, l'odio è qualcosa che ci logora dentro. Abbiamo ottenuto la pace, finalmente, ma Ron … e temo altri come lui … loro … non possono accettare ciò che hanno subito in guerra, per loro non è mai finita, non ancora. Ron voleva la sua vendetta, per Fred prima di tutti, poi per gli altri. Lui non cercava la pace, cercava la vendetta ...”

Altri singhiozzi la scossero.

“Io sono stata cieca … avrei dovuto accorgermi del suo cambiamento, del modo in cui mi parlava di Harry … lui sì che ha superato la guerra, l'ha attraversata, l'ha vissuta sulla sua pelle, ancor più di noi, ma è andato oltre, ha perdonato, ha capito che l'unico modo per mantenere la pace è dimenticare il rancore, superarlo, rendersi conto che è la divisione che genera l'odio. Lui ha capito tutto questo … e io ...”

Hermione si bloccò. Il viso di Harry, il suo sorriso, la sua voce, entrarono prepotentemente nella sua testa.

“HARRY!!” gridò “Lui è ferito! Ho dovuto seguire Ron, ma lui è ancora a Edimburgo, in quella casa!”

Hermione si alzò e si avvicinò al marito, puntò la bacchetta su di lui.

“Pietrificus totalus!” gridò.

Il corpo di Ron fu scosso da un breve movimento, poi si irrigidì.

“Lascialo così. Presto arriveranno altri Auror.” disse, rivolgendosi alla donna, poi puntò la bacchetta contro la finestra.

“Expecto patronum!”

Una lontra argentea comparve, e lei gli sussurrò un messaggio. Restò ad osservarla per un istante, fino a quando non la vide volare via e scomparire oltre le mura. Lanciò un'ultima occhiata a Ron, salutò Narcissa con un cenno del capo e si materializzò, per tornare da Harry.

 

Nella stanza di Jane Bones si sentiva ancora l'odore pungente e sgradevole del sangue, ma non c'era nessuno. A terra, con orrore, vide una larga macchia scarlatta. Tremando, cercò dappertutto una traccia, un biglietto, qualcosa che le potesse dire dove Jane avesse portato Harry, ma non trovò nulla.

“Ragiona, Hermione, ragiona. Non possono essere andati lontani. Lei deve averlo portato in ospedale. Sarà lì. Anche a Edimburgo c'è un ospedale per maghi. Sarà lì. Deve essere lì. Deve essere vivo. Deve!”

Pensando ciò aveva iniziato a passeggiare per la stanza e quando si fermò vide il proprio riflesso sullo specchio posto sopra il caminetto.

Era spettinata, pallida, gli occhi rossi e gonfi, gli abiti le ricadevano stropicciati e madidi di sudore e sangue. Abbassò lo sguardo sulla mano che brandiva la bacchetta e vide che tremava.

“Non ancora, Hermione. Non puoi cedere ora. Ce la puoi fare. Avanti, vecchia mia! Ancora uno sforzo!”

Si impose la calma e si materializzò per cercare Harry.

   
 
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