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Autore: Lola1991    27/03/2017    2 recensioni
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« Tornerai da me stanotte? » chiese raggiante, guardandolo negli occhi.
« E tu mi aspetterai? » disse lui, perdendosi nel mare verde dei suoi.
« Io ti aspetterò sempre. »
« E io tornerò sempre da te. »
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia, Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Era una bella giornata primaverile, la prima dopo molte settimane di freddo gelido e di forti venti. Laswynn si era recata nei prati accanto al villaggio, per la sua passeggiata quotidiana.
La testa le girava e un fremito corse in tutto il corpo, seguito da una fortissima ondata di nausea. Dopo qualche esitazione e nuove scosse di malore, decise di far ritorno a casa, accanto al fuoco, temendo di essersi ammalata e di aver preso freddo.
Thorin si era diretto molto presto alle fucine, e Laswynn si stese sul letto vuoto. Dormì a lungo e profondamente; quando si svegliò, tuttavia, fu assalita da una nuova ondata di nausea e uscì barcollando nel cortile, dove vomitò. Quando rialzò la testa, si trovò accanto Dìs, che le portò indietro i capelli e le asciugò la fronte. La fece rientrare e accomodare su una sedia poco distante dal fuoco. Era ancora molto pallida e, nonostante avesse dormito molto, cerchi scuri le circondavano gli occhi.
Dìs le avvicinò una coppa di vino.
« No, non la voglio. Mi farà vomitare di nuovo! ».
« Bevi » insistette Dìs, con tono dolce, « e sforzati di mangiare qualche tozzo di pane. Ti farà bene, nelle tue condizioni ».
Laswynn la guardò con occhi sbarrati, buttando giù a piccoli sorsi e controvoglia il vino che le aveva messo tra le mani.
« Non dirmi che non l’avevi ancora capito ».
La giovane nana rimase immobile, osservando la cognata sorridente davanti a sé. Mentalmente rifletté: la luna era cambiata già due volte, e non aveva avuto i suoi corsi. La consapevolezza la inondò all’improvviso, ed ebbe molta paura.
« Non temere, Laswynn. E’ una notizia meravigliosa! » esclamò Dìs, abbracciandola.
« Ho già perso un figlio prima ancora che nascesse, Dìs… se dovessi perdere anche questo, ne morirei… ».
« Sono sicura che Mahal proteggerà questo bambino fino alla nascita e anche oltre… dopotutto, è l’erede di Durin! ».
 
*
 
Laswynn attese qualche giorno prima di comunicare la notizia a Thorin. Il timore iniziale aveva lasciato lentamente il posto alla gioia, e la sera si ritrovava ad accarezzare il proprio ventre ancora piatto, sussurrando dolci parole nella speranza che – in un modo o in altro – fossero udite.
 
Thorin rientrò tardi quella sera, e fu stupito di vedere la moglie ancora sveglia, intenta a districare i capelli dall’elaborata treccia che aveva portato tutto il giorno. Le si avvicinò e le posò un bacio sulla spalla nuda, prima di avvicinarsi alla cassapanca e togliersi i vestiti.
Laswynn si voltò verso di lui sorridente, senza smettere di pettinarsi.
« Com’è andata la giornata? »
Lui lasciò cadere i pantaloni a terra, calciandoli poco distanti in malo modo.
« Bene » risposte, calmo. « Fili e Kili mi hanno fatto impazzire... Sempre in giro a combinare guai. In effetti mi ricordano qualcuno che una volta faceva lo stesso, a Erebor! », esclamò con una strizzatina d’occhio.
Laswynn rise, poggiando il pettine e alzandosi.
« Saranno anche due pesti, ma io so per certo che li ami molto… » disse lei, ponendosi di fronte al nano e aiutandolo a levare la casacca.
« Si è vero. Li amo molto. » ammise Thorin, guardando la moglie e meravigliandosi ancora una volta delle sensazioni che provava quando le stava accanto.
 
« Bhè, spero che ti avanzi un po’ d’amore… » continuò Laswynn, piegando meticolosamente l’abito del marito e appoggiandolo sulla sedia poco distante.
« Cosa? » chiese distrattamente lui, togliendosi l’anello.
Laswynn sorrise ancora e afferrò le mani del nano, che la guardava confusa. Poi, lentamente, dolcemente, le fece appoggiare sul suo ventre, attendendo che capisse.
A Thorin servirono molti minuti; la consapevolezza di quella notizia si fece strada gradualmente sul suo volto, facendolo dapprima impallidire e poi sorridere euforico.
« Attendo un figlio » confermò Laswynn, rispondendo alla tacita domanda degli occhi di lui.
La prese in braccio sollevandola da terra e le fece fare una piroetta tra le sue braccia, mentre questa rideva ad alta voce.
« Un figlio… un figlio » ripeteva lui con gli occhi sbarrati, incapace di spiegarsi quanta gioia il suo cuore potesse contenere in quel momento.
« Si, e ti assicuro che è già un gran birbante, considerando che da tre giorni a questa parte mi ha fatto vomitare qualsiasi cosa io abbia ingerito… ».
Ma Thorin non la ascoltava, perché quel giorno gli sarebbe rimasto impresso nella memoria fino alla fine della sua vita: il momento in cui scoprì la felicità vera.
 
Prima di coricarsi accanto alla moglie le pose una mano sul ventre piatto, eppure così pieno di vita, e sussurrò dolci parole.
« Vivrai una lunga vita felice e spensierata. Non vedo l’ora di conoscerti ». E si addormentò così, una mano sull’addome di Laswynn e bellissime immagini già impresse nelle sua mente.
 
**
Qualche mese più tardi
 
« Thorin datti una calmata, il bambino non arriverà certo la prossima settimana! » sbottò secca Laswynn, mettendo alla rinfusa qualche abito nella sacca del marito.
Avevano ricevuto altre voci riguardo a dove si trovasse Thráin in quel momento, e la giovane nana – seppure molto incinta – aveva convinto il marito a partire per l’ennesimo viaggio alla ricerca del padre.
« E se invece decidesse di nascere? » rispose lui, afferrandole il braccio preoccupato.
« Allora vorrà dire che avrai un buon motivo per tornare presto a casa da me! »
Thorin la guardò malinconico, abbassando lo sguardo. Laswynn gli prese il volto tra le mani, sorridendogli dolcemente: « Thorin, devi partire. Se questa volta le voci sono vere, potresti trovare davvero tuo padre! Non ti puoi permettere di lasciar perdere! ».
Era fin troppo vero, e Thorin lo sapeva… eppure fino a quel momento le notizie sulla sorte di Thráin si erano sempre rivelate infondate, e non voleva allontanarsi ora che la moglie era così prossima al parto.
Aprì la bocca per ribattere, ma lei parlò prima: « Vai. Io starò bene. Noi staremo bene! ».
Thorin rispose finalmente al suo sorriso, baciandole dolcemente la bocca.
 
*
 
« Staremo via dieci giorni al massimo! »
« Fate attenzione! » aveva supplicato Laswynn, osservando il marito e il giovane Fili salire sui rispettivi pony. Anche Dìs era accorsa a salutarli, infilando nelle loro bisacce altri viveri.
« Dov’è Kili? » chiese perplesso Fili, sistemandosi meglio in groppa all’animale.
« E’ ancora immusonito… » rispose la madre, inclinando il volto con disappunto.
Thorin non aveva voluto che Kili partisse, ritenendo che fosse troppo inesperto per un viaggio del genere e per le condizioni in cui avrebbero trovato Thráin… se fossero riusciti a rintracciarlo.
Finalmente i due partirono e Dìs prese la mano di Laswynn, che le appoggiò la testa sulla spalla.
« Siamo ancora io e te » aveva affermato tristemente, stringendola più forte.
 
*
 
Laswynn leggeva tranquilla un libro vicino al focolare, facendo scorrere ogni tanto lo sguardo fuori dalla finestra, godendosi i raggi di quel debole sole d’inverno. La notte prima aveva nevicato copiosamente, e le strade del villaggio erano candide e immacolate. Si alzò delicatamente, premendosi una mano contro l’addome gonfio, e aprì appena la finestra per godersi un po’ di aria fresca.
 
« Chiudi immediatamente la finestra! Vuoi trasformarci tutti in pezzi di ghiaccio? ». Laswynn alzò gli occhi al cielo, voltandosi verso Dwalin, appena entrato nell’abitazione.
« Volevo soltanto prendere un po’ d’aria! » rispose lei scocciata, ritornando accanto al fuoco. « Mi manca sentire il calore del sole sulla pelle! ».
Dwalin la guardò perplesso, osservandola mentre prendeva posto.
« Cosa ci fai qui, Dwalin? Dìs ti ha mandato a controllarmi? »
Lui fece finta di nulla, con un’alzata di spalle. Da quando Thorin era partito con Fili – appena tre giorni prima – non aveva mai passato un momento da sola e tutti la osservavano come se potesse svenire e partorire da un momento all’altro.
Dwalin rimase in piedi accanto al fuoco, fingendo di interessarsi agli oggetti e ai libri presenti nella casa. Laswynn ghignò tra sé: quel nano era senza dubbio la persona meno indicata per controllare la salute sua e quella del bambino, perché ogni qualvolta qualcuno affrontava l’argomento “parto”, diventava immediatamente rosso in volto e farfugliava cose indistinte su appuntamenti imminenti e asce da lucidare.
« Mi duole molto la schiena » affermò lei dopo un momento, alzandosi dalla poltrona, « sono rimasta seduta troppo a lungo ». Prese a camminare avanti e indietro, premendosi le mani sui reni. Dwalin la osservò attento, pronto a intervenire in caso di necessità.
 
Poi, all’improvviso Laswynn si piegò, come colpita da un crampo. Respirò a fondo e tornò in piedi, sforzandosi di sorridere. Dwalin le corse incontro e le prese immediatamente il gomito.
« Non è niente, non è niente… » disse incerta, continuando a camminare.
Lo sguardò del nano indugiò terrorizzato sulla nana, e la sua smorfia peggiorò quando vide la gonna di lei macchiarsi di scuro.
« Cosa…? » domandò senza fiato, mentre Laswynn si immobilizzava.
« Dwalin… credo di essere in travaglio! ».
 
Il nano rimase immobile dove si trovava, impacciato e troppo impaurito per fare o dire qualsiasi cosa.
« Aiutami a sedermi… » disse lei infine, aggrappandosi con più forza al braccio di lui. « Corri ad avvisare Dìs, è al villaggio degli uomini… Dwalin… fai in fretta! ».
Dwalin non se lo fece ripetere due volte, e corse a perdifiato lungo la strada che conduceva al villaggio, sperando di trovare Dìs il più presto possibile. Quando tornò con la donna, trovarono Laswynn ancora in piedi, intenta a camminare avanti e indietro, il volto contratto a causa del dolore. Dìs e Dwalin la aiutarono a salire le scale e a raggiungere la camera da letto.
La cognata le fece indossare una tunica più larga e le sciolse i capelli, poiché per tradizione la partoriente non doveva avere addosso nulla di legato o intrecciato.
« Vieni, continua a camminare con me. Dwalin, cerca Roud, è la levatrice… dille di venire il prima possibile! »
 
Le ore si trascinarono lente, e in breve giunse la notte. Laswynn era così stanca che si reggeva a stento, ma Dìs insistette affinché continuasse a camminare e a stare in piedi per velocizzare il travaglio.
« Sono così stanca… » ripeteva lei, la fronte madida di sudore e i capelli appiccicati al volto pallido.
Dìs le stringeva la mano infondendole coraggio, mentre la levatrice preparava le fasce per il nascituro.
 
Poco dopo l’alba, quando videro aumentare il dolore e quando la nana non poté più camminare, la fecero stendere supina sul letto. Dìs la sostenne e la sentì sussultare e singhiozzare ad ogni contrazione; chiamò spesso il nome di Thorin, piangendo disperata.
Poi, con un ultimo terribile urlo, Laswynn si lasciò cadere all’indietro; nella stanza c’era un acre tanfo di sangue, e la levatrice teneva tra le mani un esserino minuscolo e grinzoso che si divincolava piangendo a pieni polmoni.
   
 
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