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Autore: Elsker    28/03/2017    0 recensioni
Il pianeta EXO, in seguito a quello che era sembrato la fine del mondo, si è completamente trasformato. Tutti i continenti e le isole che prima erano lontani tra loro si sono avvicinati fino a formare un unico continente.
La maggior parte dei sopravvissuti è rimasta nella propria terra per sfruttare tutte le risorse che essa
ha da offrire, abbracciando la speranza di trovare l'armonia e la quiete di un tempo.
Diciotto anni dopo, ritorna il disordine anche nell'ordine che erano riusciti a stabilire dopo la catastrofe e dodici ragazzi, provenienti da diversi luoghi, scoprono di avere dei poteri e il dovere di salvare l'albero della vita.
Dodici ragazzi, dodici destini intrecciati, uniranno le loro forze per compiere un lungo viaggio, combattendo i demoni che infestano quel mondo come dei fantasmi e le tenebre che si annidano nella loro anima per raggiungere un traguardo che tutti loro dovranno desiderare perché venga compiuto.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Chanyeol, Chanyeol, Lu Han, Lu Han, Nuovo personaggio, Sehun, Sehun, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Terra delle paludi

 

«Shhh» il ragazzo intimava al fratello accanto a lui di zittirsi, poiché si era accorto che la loro sorella si era addormenta.

«Com’è buffa su quell'amaca...» commentò l'altro, osservando una figura snella completamente abbandonata in quella rete con un braccio a penzoloni, poco sopra un libro che probabilmente stava leggendo prima di addormentarsi.

«Potremmo farle uno scherzo...» proponendo ciò, il ragazzo non poté far a meno di sghignazzare al solo pensiero.

«Di che genere?»

«Prova a immaginare... siamo in un cortile, è ormai tardi e fra poco farà completamente buio.»

«Legarle i lacci delle scarpe?» propose il fratello minore, entusiasmato dall'idea.

«Troppo classico!»

«Nasconderle il libro?»

«E tu lo consideri uno scherzo?» domandò incredulo, guardando perplesso quel ragazzo che non poteva credere così ingenuo e privo di originalità.

«Mi illumini, grande maestro dei scherzi» sussurrò l'altro con fare solenne, arrendendosi.

Sorteggiarono, perché nessuno dei due voleva travestirsi e fare la parte del lavoro sporco, e alla fine l'ideatore fu costretto a mascherarsi, con tutto il suo disappunto e le sue proteste.

Dubitava molto sulle capacità di recitazione di suo fratello minore, ma non poteva far altro che fidarsi se voleva la sua collaborazione.

«Ehi! Ehi! Svegliati!» il ragazzo, nascosto dietro a un tronco, osservò suo fratello scrollare con forza la sorella come se fosse veramente nel panico e avesse una terribile fretta. «Presto! C'è un mostro! Ha già preso Baekhyun! Se non andiamo via in tempo prenderà anche noi!» doveva ricordarsi di fargli i complimenti più tardi, perché anche il tono della voce era modulato davvero bene. La sorella, però, sembrava capire davvero poco o non credergli affatto, ma alla fine, seppur lentamente, si alzò in seguito a delle parole sussurrate nelle orecchie dal persuasore.

Okay, doveva solo comparire al momento giusto... lui era uno zombie che era stato infettato, il cui obbiettivo era di contagiare anche loro due. Quando vide che ormai si era avvicinata abbastanza, saltò fuori dal suo nascondiglio e si avvicinò a lei con fare minaccioso, emettendo ringhi degni di un vero mostro.

La ragazza ebbe un sussulto quando vide comparire all'improvviso un'ombra avanti a sé, e non poté far a meno di emettere un urlo quando vide in che stato era messo quello che sembrava un cadavere... aveva tutta la pelle verdastra, che sembrava continuamente cadere a pezzi, e puzzava proprio di marcio, senza contare che non aveva neanche più le pupille e il naso era completamente storto. Come primo impulso, gli lanciò il libro in testa per tranciargli il collo, in modo che la smettesse di oscillare da destra a sinistra e da sinistra a destra in quel modo così inquietante. Sentendolo emettere un grido di dolore, riprese il libro per usarlo come arma per picchiarlo, schifata da tutta quella melma verdastra di cui si stava imbrattando.

«Ahia, ahia, smettila! Sono tuo fratello!» implorò debolmente lui, mentre cercava di proteggere la faccia con le braccia.

Dovette subire molte altre librate prima che lei si riprendesse dallo shock e la smettesse di picchiarlo, mentre l'altro si spanciava dalle risate.

«Davvero originale come scherzo: farci rimettere di più l'ideatore» sentì commentare alla fine dal fratello, una volta che l'assassina se ne fu andata. Dopo avergli dato un ultimo colpo per ripicca, pestando pesantemente i piedi, sua sorella si era chiusa con forza la porta alle spalle in un chiaro segno di non volerlo tra i piedi per, come minimo, il resto della vita.

«Sta' zitto, tu! Almeno gli spettatori avrebbero riso!» protestò, inchinandosi più volte dinanzi a un pubblico invisibile, nonostante il dolore pulsante alla spalla.

 

 

 

***

 

 

 

Terra delle paludi

 

“Devo studiare, devo impegnarmi: non voglio assolutamente deludere i miei genitori e non voglio pentirmi per poi avere dei rimpianti e avere ancora più cose da fare.”

«Devo studiare!» ripeté più volte a voce alta, come se dirlo lo avrebbe effettivamente fatto impegnare. Guardò la pila di libri che aveva davanti a sé e subito si rassegnò, sospirando profondamente. Lui era sempre stato uno di quelli a cui la vita aveva sorriso fin troppo, e si sentiva un po' in colpa per questo... perciò cercava di impegnarsi il più possibile in tutto ciò che faceva, come per meritarsi ciò che avrebbe ottenuto. Se uno si allenava per un'ora, lui lo faceva il doppio o il triplo per un'abitudine che aveva fin da quando era piccolo. Non sapendo come impiegare il tanto tempo libero che aveva, continuava ad esercitarsi in una cosa fino a diventare bravissimo. Non perché avesse la mania della perfezione, almeno questo si ripeteva spesso, per poi aggiungere poco dopo che un po' effettivamente l’aveva.

Anche se era il primo della classe, per rimanere a MAMA doveva continuare a studiare, perché avevano criteri davvero molto alti: non bastavano i soldi e lui voleva assolutamente rimanere lì, perché tra quelle mura, in qualche modo, si sentiva veramente bene. Non perché non avesse un buon rapporto con i suoi genitori o non gli piacesse la sua terra natia, dove pioveva praticamente ogni giorno, ma lì si sentiva a casa, anche se in quegli anni non aveva legato in modo particolare con nessuno. Forse lì c'era qualcosa che lo teneva saldamente ancorato alla scuola. Forse gli piaceva l'alternarsi delle stagioni: crescita, fioritura, appassimento e sepoltura... quattro periodi dell'anno in cui bisognava vestirsi in quattro modi diversi, in cui il numero di ore di luce di una giornata variava; oppure quell'aria fresca e frizzante che sentiva solo lì...

“Chissà cos'è che mi spinge a impegnarmi tanto per rimanere qua...” si chiese, prima di addormentarsi con il viso appoggiato sul libro di storia su cui prima stava ripassando le ultime cose.

 

 

 

***

 

 

 

Terra delle paludi

 

Guardò fuori dalla finestra. Non si era affatto sbagliato: stava nevicando come aveva previsto già dal giorno prima.

Si alzò dalla scrivania, poggiando la biro sul testo di un quadernino ancora completamente immacolato che aveva l'aria di essere destinato a qualcosa di molto importante. Gli piacevano molto l'inverno e i fiocchi di neve, che sembravano apparire all'improvviso dal nulla, danzando armoniosamente nell'aria prima di posarsi su qualcosa di solido. Se il fiocco era uno dei primi ad arrivare, cioè un esploratore, era molto probabile che venisse annientato, che si trasformasse in acqua. La sua metamorfosi non era affatto una fine, ma un sacrificio, perché quando un suo fratello arrivava nel suo stesso punto aveva più possibilità di mantenere il suo stato solido. Per quelli che arrivavano dopo la situazione era ancora migliore, perché si adagiavano delicatamente su un morbido tappeto bianco. Impiegavano molto tempo: erano in molti, e a volte erano anche molto lenti, ma alla fine riuscivano sempre a creare quello spettacolo mozzafiato, a cambiare completamente il paesaggio, a renderlo monocromatico e incantevole.

“Mi piacerebbe essere come voi, mi piacerebbe essere come un fiocco di neve che danza allegramente nel cielo senza alcun pensiero, volare di qua e volare di là... osservare un po' ovunque dall'alto, avere una visione del tutto e decidere alla fine dove andare a poggiarsi...”

Si chiese se doveva essere penoso per un fiocco rimanere intrappolato tra i suoi fratelli, o se era anche una bella fine... Per lui, la parte più bella era certamente il librarsi in cielo, prima di toccare terra, prima di dover per forza entrare in contatto con qualcosa di diverso da sé, o anche uguale, per rimanervi intrappolato sino alla fine.

L'inverno gli era sempre piaciuto moltissimo. Fuori era freddo, era del tutto inospitale per chiunque, e il clima induceva a cercare o comunque a tornare in quel piccolo luogo che avrebbe riscaldato sempre... e quel luogo, fisicamente parlando, era piccolo rispetto al resto del mondo, ma comunque significativo... una casa tutta ricoperta di neve sembra fredda da fuori, ma dentro, nel tuo cuore, sai che, se provi a bussare o ad entrare, potrebbe essere il luogo ideale in cui rifugiarti.

 

 

 

***

 

 

 

Terra dei fulmini

 

“Forse è una stupidata” pensò il ragazzo, guardando il fondo che era troppo in basso rispetto a lui per poi arretrare istintivamente di un passo.

Ogni volta che poteva essere stato minimamente in pericolo lei era sempre accorsa, ma ora che certezza poteva avere, visto che non aveva scorto neanche la sua ombra durante quella lunga scalata sulla cima di quella torre di ferro? Sapeva che questa volta si era arrabbiata sul serio e che aveva l'orgoglio ferito, sapeva di essere solo un stupido ragazzino e che avrebbe dovuto ascoltarla, evitando così di mettere in pericolo la vita di tutti e due. Sapeva che quel che diceva era sempre giusto e che faceva tutto per il suo bene… allora perché l'aveva ferita?

“Perché non ho capito prima che lei è il mio tutto e che io sono il suo tutto? Perché ho sempre cercato calore altrove, quando lei mi ha sempre protetto con le sue ali, dandomi tutto ciò di cui ho bisogno?”

Poteva davvero rischiare la propria vita, sperando che lei tornasse? Buttarsi era davvero l'unico modo? E se fosse finito tutto con un tonfo al suolo? E se lei in quel momento fosse stata da tutt'altra parte?

“Su, forza, basta chiudere gli occhi e fare un passo avanti” si disse ancora una volta. “Sarà finito prima che tu te ne accorga...” si rese conto proprio in quell'istante di aver sempre avuto paura di agire, e che forse era una cosa scontata per tutti, non solo per lui. Sono l'attesa e l'incertezza che fanno paura: spesso, una volta compiuto il passo, non si avrà neanche il tempo di avere ripensamenti o pentimenti.

Nella sua vita c'era stata sempre e solo lei... se l'avesse davvero abbandonato, che senso aveva continuare ad andare avanti? E per quale motivo non rischiare? Dal momento in cui aveva iniziato a scalare la torre aveva già deciso di lasciare la decisione completamente a lei, e il fatto che fosse lì a vegliarlo oppure no, anche in quell'istante, era già una risposta parziale. Anche se aveva imparato a padroneggiare meglio i suoi poteri, anche se la nuova tecnica che stava imparando in quel periodo avrebbe potuto forse salvarlo anche nell'ultimo istante, decise che non gli importava, che non l'avrebbe usata.

Aveva scelto il punto più alto della città, per darsi il maggior tempo possibile di decidere e di arrivare quando sarebbe stato ancora salvabile, e perché ne aveva bisogno un poco per prepararsi mentalmente a ciò che avrebbe dovuto fare, ma adesso il panorama desolato che vedeva davanti a sé lo intristiva ancora di più. Le poche abitazioni isolate che c'erano in quel luogo assomigliavano a delle ombre fantasma alla ricerca di qualcosa, in quella debole luce notturna. Lui altro non era che una di quelle ombre solitarie che cercava di trovare qualcuno sulla propria strada: un compagno di viaggio, un amico, un maestro e un confidente e tutte queste figure si identificavano in una sola creatura. Doveva solo sperare che la sua metà tornasse indietro.

«Ah!» gridò, mettendosi le mani fra i capelli scompigliandoli.

“Che cos'ho da rimuginare, ancora?!”.

Un passo in avanti.

Le palpebre abbassate.

Uno leggero slancio e poi giù, con le braccia strette al corpo.

Il vuoto.

   
 
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