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Autore: Nono23    29/03/2017    1 recensioni
Può una telefonata sconvolgerti a tal punto da non riuscire a pensare ad altro? Eppure non è durata più di cinque minuti.
Yuri si scoprirà cambiato dopo aver riattaccato la cornetta. Più vulnerabile, più esposto.
Ma sarà davvero un male?
~*~*~
Pairing: JJ xYurio, accenni Viktuuri.
Genere: Comico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jean Jacques Leroy, Otabek Altin, Victor Nikiforov, Yuri Plisetsky, Yuuri Katsuki
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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~One-shot comica, sentimentale, introspettiva;
~Possibile OOC;
~Accenni di sexting.

 
Buona lettura (^.^)/
 
~*~*~
 
Yurio stava eseguendo il suo stretching mattutino mentre controllava le ultime notifiche di Instagram. Otabek si dilettava ai fornelli, intento a preparare una ricca colazione per lui e il suo coinquilino.
 
In marzo l'aria era ancora piuttosto fredda in Russia, perciò il biondo grugnì annoiato di fronte alle immagini che ritraevano alcuni pattinori, suoi ex rivali, in costume, spiaggiati chissà dove in mezzo all'Oceano. Anche a lui sarebbe piaciuta tanto una vacanza su qualche isola tropicale, ma doveva allenarsi per migliorare alcuni salti complicati.
 
Suonarono alla porta e la Tigre Russa, ridestandosi dalle sue fantasticherie, andò a vedere chi fosse con un sonoro sbuffo seguito da un'imprecazione.
 
"Hey" esclamò Viktor e "Ohayou" il suo compagno.
 
"E voi che ci fate qui? Avete idea di che ore siano?"
 
"Sì, sono le 07.50 del mattino e siamo venuti a trovarvi. Voi non vi fate mai vedere in Giappone!" disse la stella del pattinaggio russa con un lieve broncio.
 
Yurio ebbe la forte tentazione di chiudere la porta in faccia a quei due, ma poi Otabek gli avrebbe fatto una ramanzina di cui ne bastava la metà.
 
Li fece passare e il suo coinquilino chiese: "Chi è arrivato?"
 
"Cotoletto e Viktor" li annunciò con un'espressione corrucciata, andandosi a sedere scompostamente a capotavola.
 
Otabek si palesò ai due con un grazioso grembiulino nero ornato di volants e Yuuri e il suo fidanzato dovettero fare un grande sforzo per trattenere una risata.
 
"Oh, ciao ragazzi! Immagino non abbiate ancora mangiato. Aspettate, cucino subito qualcosa!" 
 
La Fata Russa lo guardò stralunato. Da quando in qua il suo coinquilino fosse così aperto e disponibile proprio non lo avrebbe saputo dire.
 
Dopo una decina di minuti in cui il silenzio fece da padrone nella sala, Otabek arrivò con due vassoi pieni di cibo: frittata, bacon, brioches, latte, cereali...
 
"Ot, quando avresti fatto i croissant, scusa?"
 
"Ehm... Sono confezionati quelli..."
 
"Ah" 
 
Viktor ridacchiò e iniziò a servirsi, preparando il piatto anche a Yuuri, che insisteva nel dire di essere in grado di farselo da solo, invano.
 
"Buon appetito!" esclamarono i quattro in coro.
 
"Mmh... Ma è delizioso! Complimenti Otabek, ci sai proprio fare con i fornelli!" mormorò Nikiforov.
 
Yuri addentò una brioche e domandò: "Quindi cosa siete venuti a dirci?"
 
"Ooh, come siamo impazienti, Yurio" rispose Viktor.
 
"Non chiamarmi così!" scattò in piedi l'altro, con cipiglio guerriero.
 
In quell'esatto momento squillò il telefono di casa e Otabek ordinò al quindicenne di andare a rispondere.
 
"Perché io?"
 
"Perché sei già in piedi" 
 
Il russo sbuffò sonoramente, ma si lasciò convincere dallo sguardo dell'altro: severo, ma vagamente "da cucciolo".
 
Si avviò velocemente, più per far smettere quel fastidioso trillo che per la reale voglia di conoscere l'interlocutore. Se fosse stata della pubblicità, non avrebbe esitato a mostrare le sue grandi doti linguistiche, mandandoli gentilmente a quel paese.
 
"Pronto?"
 
"Yuri? Sono JJ!"
 
"Che cazzo vuoi?" sussurrò per non farsi sentire dai commensali. Otabek aveva una bassa sopportazione del suo linguaggio colorito.
 
"Se dovessi rispondere il tuo, mi prenderesti per maniaco?"
 
Il ragazzo in Russia si ammutolì, arrossendo sconcertato. Leroy, non sentendo più nessuno dall'altra parte della cornetta, si premurò di chiedere: "Hey, ci sei? Ti ho traumatizzato? Figurati se dovessi vedere il mio-" Yuri lo bloccò.
 
"Senti, non so che strane idee tu abbia in testa, ma io non ne voglio far parte, chiaro?"
 
"Ma... Per fare sesso ci vogliono almeno due persone! E poi da solo è noioso!" piagnucolò JJ.
 
"Non sono affari miei!" urlò imbarazzatissimo il più piccolo.
 
Riattaccò la cornetta e, prima di tornare dagli altri, fece tappa al bagno, dove si lavò la faccia arrossata.
 
Non appena mise piede in sala da pranzo, Otabek gli chiese subito chi fosse.
 
"Solita pubblicità insistente" rispose con tono di voce piatto, coprendo perfettamente il miscuglio che aveva dentro.
 
Non capiva come mai una simile telefonata fosse riuscita a mandargli il cuore a mille a più riprese; in alcuni momenti, invece, aveva trattenuto il respiro perché non sapeva cosa rispondere. Rimase distratto per tutta la colazione.
 
Quando Otabek disse ai due ospiti di accomodarsi in salotto, Plisetsky li guidò come se fosse un automa.
Iniziarono a conversare animatamente, ma lui non li ascoltava, aveva la testa completamente altrove.
 
"Allora? Accetti, vero?" domandò di nuovo Viktor.
 
Altin, che si era seduto in quel preciso istante, aveva udito tutta la conversazione dalla cucina e si chiese come mai il ragazzino non avesse fatto lo stesso. Cioè, sapeva del suo brutto caratteraccio, ma normalmente Yuri ascoltava anche se non lo dava a vedere.
 
"Eh? Ce l'hai con me?" rispose il biondino riprendendosi dal suo stato di catalessi.
 
"Sì, ce l'ho con te, Yurio" Viktor disse di proposito quel nomigliolo, ben sapendo quanto l'avrebbe irritato, ma non ottenne nessuna reazione, il che lo stranì parecchio.
 
"Ti stavamo chiedendo se volessi essere il nostro testimone alle nozze" si intromise Yuuri, vedendo il suo fidanzato non proseguire.
 
"Perché proprio a me?" chiese interdetto il russo, senza però traccia di aggressività nella voce. Ora anche il giapponese si preoccupò per il suo atteggiamento del tutto anomalo per lui.
 
"Yuri-chan, c'è qualcosa che non va?"
 
"No, perché?"
 
Viktor, che fino a quel momento era rimasto in silenzio a pensare, esclamò sicuro:
 
"Yuri, ti sei innamorato!" 
 
"Cos-? NO! Io-" venne bloccato da due braccia forti che lo stritolarono. Poco dopo se ne aggiunse un altro paio, insieme a urletti di gioia e frasi sconclusionate.
 
"Oh, il nostro Yurio si sta facendo grande così in fretta! Guardarlo!"
 
"Hai ragione Vitya, presto lascerà il nido!"
 
"RAGAZZI! STACCATEVI E TACETE!" gridò il biondo liberandosi dalla morsa di quei due.
 
"Chi è?" chiesero in coro Nikiforov e Katsuki.
 
Otabek si mise sull'attenti.
 
"Non è nessuno! Chi vi ha mai detto qualcosa? Smettetela di trarre conclusioni al mio posto!" non appena si accorse di ciò che aveva detto, piantò una mano sulla bocca, ma rimase immobile.
 
-Merda!- pensò il ragazzino.
 
"Quindi... Sei così distratto perché qualcuno ti ha rivelato i suoi sentimenti e tu sei confuso?" ragionò ad alta voce Viktor.
 
Il no di Yurio fu così flebile e tremulo che i presenti pensarono di esserselo solo immaginato. Proprio come un felino, il biondo scattò e imboccò la porta di uscita, senza curarsi di prendere una felpa quantomeno più pesante di quella che aveva nel momento in cui lasciò l'abitazione.
 
"Ma... Yuri..." esclamò dispiaciuto Katsuki allungando una mano verso il punto in cui vide il ragazzino l'ultima volta.
 
Viktor gli diede delle pacche sulla schiena rassicuranti.
 
"Amore, Yuratcha è in piena adolescenza. I suoi sbalzi d'umore sono normali. Non preoccuparti, tornerà non appena si sarà schiarito le idee" gli scoccò un bacio in fronte e il ragazzo arrossì sorridendo.
 
"Allora... Tu vuoi essere nostro testimone?" si rivolse quindi a Otabek, rimasto immobile dall'uscita della Tigre Russa.
 
"Beh... Va bene" accettò dopo una breve riflessione "Anche Yuri accetta" aggiunse.
 
I due fidanzati si sorrisero e lo ringraziarono, poi virarono il discorso sugli allenamenti e si persero in chiacchiere e pettegolezzi.
 
Camminò un buon quarto d'ora prima di rendersi conto di aver fatto un'enorme cazzata. Ora che il freddo gli aveva schiarito le idee, capiva che scappare come aveva fatto lui significava dare ragione a quel vecchiaccio. Strinse i pugni così forte da sbiancarsi le nocche arrossate per il freddo. A proposito, un brivido lo scosse e capì che doveva tornare indietro. Non c'era altra soluzione. Ma l'orgoglio gli impedì di muoversi e si disse che piuttosto sarebbe morto congelato.
 
Mosse qualche passo, giusto per non assiderarsi completamente in quel punto, poi venne colto da un'improvvisa illuminazione. Suo nonno. Poteva andare da lui, ma certo! Si avviò quasi correndo per le strade ghiacciate di San Pietroburgo con il rischio di scivolare e rompersi una caviglia, ma a lui non importò in quel momento. 
 
Fortunatamente l'abitazione del suo adorato nonno non era molto distante e la raggiunse in una decina di minuti.
Suonò il campanello e un gracchiante "Chi è?" gli rispose.
 
"Sono io, nonno!"
 
"Ah, Yuratcha, vieni!" lo accolse l'uomo facendo scattare il cancelletto e aprendogli la porta.
 
Il biondo non se lo fece ripetere due volte e si gettò tra le sue braccia, scordandosi del leggero mal di schiena del nonno.
 
"Ah" si lamentò infatti l'anziano e Yuri ripeté a macchinetta "Scusa, scusa, scusa!"
 
Una volta sedutosi sul divano di fronte al camino acceso, il nonno tornò con un vassoio di the e pirozhki.
 
"Ma... Nonno... Ho appena fatto colazione..." tentò una debole protesta, anche se in realtà aveva già l'acquolina in bocca.
 
Sin da quando era piccolo, era solito sfogare i suoi dubbi e il suo malessere nel cibo e il nonno accondiscendeva, preparandogli tutti i suoi piatti preferiti. Yurio si era sempre sentito al sicuro nella casa dell'anziano, per questo anche quella volta si era rifugiato da lui.
 
Il nonno gli tirò un'occhiata obliqua e il biondo, preso alla sprovvista, agguantò rapido un pirozhki, addentandolo.
 
"È ancora caldo! Fantastico!"
 
Il vecchio aspettò che suo nipote si gustasse fino all'ultima briciola dei suoi preparati, poi gli domandò: "Yuratcha, cosa ti porta qui?"
 
Il viso del ragazzo, che aveva ripreso un tono di colore adeguato -bianco cadaverico- si imporporò nuovamente, lasciandolo con le mani a mezz'aria.
 
"Ehm... In realtà..." tentò di temporeggiare lui, ma era perfettamente conscio del fatto che prima o poi avrebbe dovuto sputare il rospo.
 
Sospirò, cercando di raccogliere i pensieri in un discorso di senso compiuto, ma tutto ciò che venne fuori fu: "... Una persona mi ha telefonato, però mi ha detto cose strane e io non so cosa fare"
 
Il nonno si allarmò e, stringendo i pugni sulla poltrona di fronte a quella del nipote, masticò: "Un tuo fan ha scoperto il tuo numero e ora ti vuole ricattare?!"
 
Yuri mise velocemente le mani in avanti, negando con la testa.
 
"No, no..."
 
"Allora... Cosa?" domandò dopo qualche secondo in cui cercò di formulare un'altra possibile ipotesi dalle parole strascicate del ragazzo.
 
"Ecco... È difficile da spiegare..."
 
"Parti dall'inizio, ti sarà più semplice"
 
Il biondo si guardò intorno, come se cercasse nell'ambiente circostante l'imbocco al discorso che stava per fare. Alla fine puntò i suoi smeraldi sulle proprie mani in grembo.
 
Cominciò a parlare flebile, tant'è vero che il nonno dovette sporgersi dalla seduta e chiedergli di alzare il tono della voce. Gli raccontò tutta la telefonata con Leroy, senza scendere nei particolari, ai quali arrossì ripensandoci, e aggiunse anche come i due ospiti avessero tirato le loro conclusioni.
 
Il nonno tacque alla fine della confessione e Yurio sentì la fronte imperlarsi di piccole goccioline di sudore freddo. A cinque anni aveva provato la stessa sensazione, dopo aver rotto una statuina alla quale l'anziano era molto legato. Non l'aveva fatto di proposito e si era sentito veramente in colpa sinché l'uomo non l'aveva carezzato sulla testa, dicendogli che alla fine stonava persino con l'arredamento.
 
Tirò su con il naso, dopo aver lanciato uno starnuto che ruppe il silenzio teso e pesante. Si strofinò l'estremità arrossata e si rannicchiò sulla poltrona, appoggiando la fronte sul ginocchio destro, volgendo lo sguardo al fuoco scoppiettante nel camino.
 
"Leroy... era quel giovane che a una competizione ti lanciò un cerchietto con le orecchie da gatto?" proruppe all'improvviso il nonno con una mano a massaggiarsi il mento ispido dalla barba incolta e uno sguardo pensieroso.
 
Il quindicenne sussultò, rialzando la testa, ma non seppe se per l'inaspettata uscita del vecchio o per il ricordo che andò a rivangare in lui. In quell'occasione aveva provato una fortissima scarica di adrenalina quando aveva posato lo sguardo su Jean, ma gli diede il nome di odio. Non lo sopportava proprio, sempre con quel sorrisino strafottente sulle labbra e le sue manie di megalomania, che lo portavano a definirsi re JJ. 
 
Annuì tenendo gli occhi puntati sulle ginocchia e un delizioso color fragola si impadronì delle sue guance.
 
"Mah, secondo me Viktor e Yuuri hanno ragione" 
 
Il ragazzo alzò così velocemente il viso verso suo nonno che pensò di essersi spezzato il collo nel movimento. Aveva uno sguardo così perso, smarrito, quasi vitreo che fece subito correggere il tiro all'uomo dinanzi a lui.
 
"Voglio dire... Da quello che mi hai raccontato, questo emerge... E poi perché una telefonata ti avrebbe dovuto sconvolgere tanto? Se fosse stato solo un amico, gli avresti detto che non lo ricambiavi, no? Eppure sei addirittura scappato di casa per questa "Solita pubblicità insistente". Inoltre il tuo continuo rossore è innaturale, se non fosse che continuano a tornarti alla mente le sue parole, che, giacché non hai voluto riportarmele, mi fanno presupporre a qualcosa che scotta. Ho ragione o ho ragione?" concluse, così, con un sorrisetto sfacciato e divertito sulla faccia.
 
Yuri lo guardò con gli occhi sgranati e la bocca socchiusa in sorpresa. Come diavolo aveva fatto a capire tutte quelle cose? 
 
"Ma che... Cosa..." sussurrò allibito, incapace di comporre una frase di senso compiuto.
 
"Oh... Nulla di che... È che ho iniziato a guardare Sherlock e non posso fare a meno di provare a imitarlo!" esclamò su di giri.
 
"Nonno... Hai quasi settant'anni! Contieniti!" ribatté sconcertato il nipote, ma non riuscì a trattenere un sorrisetto divertito.
 
"Ragazzino ingrato! Guarda che sono giovane dentro, io!" si finse offeso l'anziano, ma sotto sotto era contento di essere riuscito a tirar su di morale il biondo.
 
"Comunque, penso che la tua fuga sia durata abbastanza. Dovresti tornare a casa, gli altri si staranno preoccupando per te" disse serio l'uomo dopo qualche secondo.
 
Yuri sospirò, ma acconsentì alle sue parole. Aveva ragione, ma la cosa peggiore era che doveva scusarsi per il suo gesto avventato. 
 
Il nonno si alzò e sparì in cucina con il vassoio di pirozhki avanzati in mano, mentre il ragazzino andò a rimettersi le scarpe nell'atrio. Poco dopo il vecchio ritornó con due sacchetti nelle mani e glieli consegnò dicendo che erano per lui e i suoi amici. Prima di lasciarlo andare, però, lo fermò, abbracciandolo. Il biondo rimase immobile, non aspettandosi certo un simil gesto da parte di quell'uomo, non perché fosse cattivo, ma per il semplice fatto che non era mai stato molto fisico, però alla fine ricambiò. In quella stretta, l'anziano sussurrò all'orecchio di suo nipote: "Qualsiasi scelta tu faccia, io sarò con te, Yuratcha, ma non dovrai mai avere rimorsi o pentimenti di non aver fatto qualcosa" gli accarezzò la testa, come fece tanti anni addietro quando aveva rotto quella statuina, e lo sciolse dall'abbraccio.
 
"Ah, un'altra cosa!" disse nel mentre in cui Yuri posava la mano sulla maniglia del portone. Gli lanciò addosso un suo giaccone.
 
"Così hai la scusa per tornare e raccontarmi com'è andata" gli fece l'occhiolino e tutto ciò che vide fu un viso rosso dall'imbarazzo uscire e correre via.
 
///
 
Non appena mise piede in casa, un piacevole tepore lo avvolse. Nonostante la sua camminata non era durata più di mezz'ora, sentiva le punte dei piedi e il suo naso congelati. Si tolse il cappotto con un brivido e lo appese all'attaccapanni all'ingresso. Tentò di fare il meno rumore possibile mentre si levava le scarpe, inumidite dal sottile strato di neve che si era depositato durante la sua permanenza dal nonno. Un chiacchiericcio animato in inglese gli fece ricordare che non era solo in casa. Sbuffò, passandosi una mano sul viso.
 
Mise piede in salotto e trovò Otabek discutere con Viktor dei loro piatti preferiti, mentre il Cotoletto controllava l'orologio con un'espressione preoccupata.
 
Si schiarì la voce con un colpo di tosse e disse un semplice: "Sono tornato" che attirò l'attenzione dei presenti.
 
"Yuri-chan, finalmente! Eravamo tutti preoccupatissimi! Ci dispiace moltissimo essere stati invadenti, scusaci" si tirò in piedi il giapponese e fece per abbracciarlo, ma il biondo gli mise tra le mani i due sacchetti con i pirozhki, dicendo "Sono andato dal nonno, ha detto che sono per noi".
 
"Graz-" Katsuki venne interrotto dall'entrata in scena di una voce maschile con cadenza francese, che disse ancora sugli ultimi gradini delle scale "Ah, avete un bagno delizioso, oui, oui!"
 
Yuri pensò fosse uno scherzo, ma quando si voltò verso il corridoio vide spuntare la figura di Leroy, con il suo consueto sorrisetto stampato in faccia, che non perse nemmeno alla vista del biondino.
 
"Oh, oh, la signorina ci concede la sua presenza?" scherzò, ma non ottenendo neanche un cenno di risposta, osservò il giovane pattinatore russo di fronte a lui.
 
Indossava una felpa maculata con il disegno di una tigre sul petto e un paio di pantaloni da tuta larghi ma stretti in un'arricciatura sul fondo. Aveva un'espressione di puro stupore, ma i suoi smeraldi celavano un sacco di emozioni, delle quali decifrò rabbia e imbarazzo, di cui l'ultima lasciava tracce anche sulle sue guanciotte rosse. Era adorabile, il suo chaton. 
 
Gli si avvicinò a passo lento e sensuale, dimenticandosi degli sguardi dei ragazzi puntati su di loro, alla stessa velocità con cui il biondino arretrava incerto.
 
Normalmente lo avrebbe riempito di parole per averlo chiamato in quel modo, eppure in quel momento non riusciva neanche a sputare una sillaba come sì o no.
 
"L-Leroy" pronunciò, ma si rese conto di aver balbettato e, tentando di darsi un contegno, provò di nuovo "Che diavolo ci fai qui?"
 
Meglio, gli era venuto meglio rispetto al primo tentativo. Sorrise compiaciuto tra sé.
 
"Principessa, se tu mi avessi lasciato parlare al telefono, lo sapresti"
 
Il sangue gli schizzò alle gote, sentendo il respiro corto alle sue parole.
 
Cazzo.
 
"Dopo la rottura con Isabella, avevo bisogno di cambiare aria, così sono venuto qui. Beh, ho preso due piccioni con una fava visto che sono riuscito a passare a trovarvi"
 
Aspetta... Cosa? 
Ha rotto con Isabella?
 
"Perché?" non lo pensò soltanto, ma lo disse anche ad alta voce. Vedendo lo sguardo spaesato di Jean, riprovò "Perché vi siete lasciati?"
 
Leroy incurvò nuovamente le labbra all'insù, nel suo consueto ghigno di superiorità.
 
"Nella vita ci si lascia per due motivi: i soldi o il tradimento. In questo caso, beh, mi sono accorto di non provare più nulla per lei. I miei occhi sono stati catturati da altre gemme sfuggenti" accentuò il sorrisetto quando notò Yurio distogliere lo sguardo.
 
Una tosse li riportò alla realtà, seguita da un'esclamazione di dolore.
 
"Altin, zitto!" sussurrò Viktor dopo avergli mollato un pizzicotto sul braccio.
 
Leroy, che nel frattempo si era avvicinato moltissimo al giovane russo, venne spinto via dallo stesso, ma il canadese, con un gesto rapido, gli intrappolò i polsi tra le mani in una morsa gentile ma decisa.
 
"Continueremo dopo" gli sussurrò a un soffio dal viso.
 
"Potete farlo anche adesso, eh, non ci offendiamo" disse Nikiforov, che per poco non saltava dall'entusiasmo, tenuto a freno solo dalla mano del sul fidanzato sul braccio sinistro.
 
"Cazzo dici, razza di deficiente?!" si lasciò sfuggire Yurio, frustrato.
 
"Dice che noi adesso ce ne andiamo e voi ne discutete con calma" sistemò il colpo il giapponese, trascinando il suo ragazzo in cucina, seguiti da Otabek che chiuse la porta alle sue spalle, sospirando.
 
"Che c'è?" domandarono in coro Katsuki e Nikiforov.
 
"Nulla... Spero riescano a chiarirsi... Senza distruggere il salotto" aggiunse conoscendo la furia del suo migliore amico.
 
"Già... Sono sicuro che una relazione amorosa possa portare svolte positive in lui"
 
"Tu lo sapevi?" sgranò gli occhioni castani Yuuri verso Viktor.
 
"No... Ma ho avuto la conferma di qualche dubbio" gli sorrise gentile e in quel modo chiusero la conversazione. 
 
Camminarono in punta di piedi fino alla porta e poi appoggiarono l'orecchio contro, nel tentativo di captare le parole che i due si stavano scambiando in salotto.
 
Il silenzio era padrone incontrastato della stanza in quel momento. Yurio si era andato a sedere sul sofà e aveva indicato con un cenno della testa a JJ di fare lo stesso, su quello opposto.
 
Attese che dicesse qualcosa, giocherellando con il bordo della sua felpa teso come non mai. Persino per una competizione era più rilassato e sicuro di sé.
 
"Yuri" chiamò a un certo punto e il ragazzo rialzò lo sguardo velocemente, puntando il verde nel blu.
 
L'aveva chiamato per nome, non un vezzeggiativo o altro. Era serio, ora, nonostante il suo sempieterno sorriso, e il biondino poteva vederlo da come gli tremavano le mani.
 
"Yuri" ripeté, deglutendo.
 
Non continuò, probabilmente voleva un segnale di avere la sua completa attenzione, così il ragazzino gli fece cenno.
 
"Sono stanco di girarci attorno e voglio essere completamente sincero con te" prese un respiro profondo "Mi sono accorto di amarti. Non saprei dire quando o come. È successo e basta. A un certo punto ho immaginato di stringenti tra le mie braccia e sembrava una cosa così giusta, così piacevole, così bella. Da allora ho iniziato a pensare a quanto dovesse essere bello fare insieme a te tutte quelle cose che facevo con Isabella, tant'è vero che una volta mi sono lasciato sfuggire il tuo nome e lei mi ha guardato come se fossi impazzito. Poi, beh, abbiamo discusso e ci siamo lasciati. Alla fine non eravamo la coppia solida che i social declamavano, ma sono stato comunque felice, perché così avrei potuto pensare a te più liberamente" prese fiato, poi disse le ultime due parole con una luce negli occhi che Plisetsky avrebbe giurato di non avergli mai visto "Ti amo".
 
I zaffiri che lo fissavano si erano fatti luminosi, speranzosi e il sorriso che li accompagnava era diverso dal solito ghigno, aveva una sfumatura dolce.
 
Yuri era davvero combattuto. Era spaventato dall'idea di avere una relazione, i sentimenti non erano per nulla il suo campo, anzi. Allo stesso tempo, però, pensava che un'occasione del genere non gli sarebbe capitata mai più e da una parte voleva tentare. Ma la paura di cadere e farsi male era davvero forte.
In un istante si rivide a poco più di dieci anni prima, quando metteva piede sulla pista per la prima volta. Le sue gambette tremavano e non voleva lasciare andare la mano di suo nonno, ma alla fine, una volta presa confidenza, era stata un'impresa portarlo a casa. Ora era il vincitore dell'oro al Gran Prix.
 
Si riebbe dal suo flashback e trovò un paio di occhi azzurri puntati ancora nei suoi smeraldi, ora un po' meno speranzosi di prima. Sembravano... Preoccupati?
 
" Ehm... Io..." balbettò il russo.
 
'Qualsiasi scelta tu faccia, io sarò con te, Yuratcha, ma non dovrai mai avere rimorsi o pentimenti di non aver fatto qualcosa'
 
"N-Non sei malaccio..." esclamò tutto d'un fiato strizzando gli occhi imbarazzato.
 
Non poté fare a meno di sgranarli quando un paio di braccia calde e possenti lo strinsero delicatamente, come se fosse il tesoro più grande che esistesse. Appoggiò incerto una mano sulla schiena dell'altro, che aumentò leggermente la stretta, senza però fargli male.
 
Prima di sciogliere quell'intreccio di braccia, JJ posò velocissimo le proprie labbra sulla guancia, già di per sé rossa, di Yurio.
 
Quando gli altri tre ragazzi dietro la porta non sentirono più nulla, decisero che era il caso di andare a vedere.
 
"O si sono chiariti, o si sono ammazzati" dichiarò Otabek.
 
Socchiusero piano e osservarono la scena trattenendo un urlo di gioia. Jean stava accarezzando la guancia dove prima aveva lasciato un leggero bacio e il biondo se lo stava lasciando fare.
 
"Questo... È l'inizio di una grande storia d'amore!" sussurrò tutto eccitato Viktor, stringendo Yuuri a sé, gioioso.
 
~*~*~
 
N/a:
Heyaaaa! Come state?
 
Questa è la prima One-shot che scrivo su questo Anime spettacolare, ma ne ho in mente molte altre! 
Sì, come avrete ormai capito shippo Jurio Pliroy (zorry Otayurine(?)).
 
Spero vi sia piaciuta e di non aver ecceduto con l'OOC.
 
A presto!
 
IT'S... PLIROY STYLE!
 
   
 
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