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Autore: Robin Stylinson    31/03/2017    1 recensioni
«Sei un'incendiaria, Allen. Ed io il tuo protettore.»
Il Demonium era segnato dalla "Diciannovesima" profezia. Tutto era nelle mie mani e avrei fatto il possibile per salvarmi da Enkeli ma soprattutto da Harry perché quando ti innamori di qualcosa di cui hai paura, capisci che niente e nessuno potrà salvarti all'infuori di te stessa.
Genere: Sentimentale, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ci addentrammo nel bosco. Sembrava così buio e cupo quando spuntarono delle lucciole. Sembravano delle piccole stelle fluttuanti.
Ero completamente incollata a Louis. Non riuscivo a lasciarlo andare. La paura di incontrare qualcosa di strano o di mostruoso era tanta.
Una folata di vento mi scompigliò i capelli e mi fece rabbrividire. Stavamo camminando in mezzo al terriccio leggermente umido. Non c'era un vero e proprio sentiero. Sembrava quasi che stessimo vagando senza una meta precisa. L'odore di erba bagnata mi pervase le narici e, senza rendermene conto, strofinai il braccio contro la corteccia di un albero. Era piuttosto ruvida e sulla pelle potei sentire la muffa bagnata per l'umidità. 
«Dove stiamo andando?» chiesi cercando di non pensare a quale insetto avrei potuto ritrovarmi sul braccio una volta alla luce.
Nessuno rispose.
Continuammo a camminare e iniziai a sentire dell'acqua scorrere, come se lì a pochi metri ci fosse una piccola cascata o un fiumiciattolo.
Sentii un clic ma solo dopo che un bagliore fioco si accese, capii che era la torcia di Eileen. Con la luce era decisamente più facile camminare.
Anche Louis accese quella strana lampadina appena tirata fuori dalla tasca. Cercavamo di fare lo slalom tra le radici secche degli alberi per non cadere. 
 Inciampai in un qualche rametto ma per fortuna l'amico di Harry mi sostenne. Ormai la figuraccia era fatta e la mia migliore amica sogghignava sotto i baffi cercando di non farsi sentire.
«Andate avanti voi.» disse Louis spostandosi di lato, trascinandoci anche me, per far passare la coppia dei fratelli. 
Strizzai gli occhi per vedere meglio ciò che stava combinando Harry. Stava armeggiando con delle foglie mentre la sorella gli teneva la torcia per fare luce. 
Stava creando una specie di varco per passare, anche se non avevo ancora capito dove volevano portarmi. La cosa iniziava a preoccuparmi.
Non appena Eileen e Harry si spostarono, davanti a me comparve uno stupendo spettacolo. La prima cosa che notai era una casetta di legno ben illuminata posta su un piccolo rialzo di terra. Per arrivarci c'erano almeno una trentina di scalini. Subito dopo la mia attenzione ricadde su un piccolo laghetto. Feci qualche passo per varcare la soglia di quell'apertura appena fatta. Mi staccai dal biondo e mi avvicina alla riva dello specchio d'acqua. 
«Ma che…» ero leggermente confusa. Come faceva a esserci un lago?
Mi girai per guardare gli altri. Mi accorsi che Eileen stava trafficando vicino a un paletto quando, con un colpo sordo, si accesero le luci poste sul fondo sassoso di quel piccolo bacino. Mi rigirai verso l'acqua. Era limpida e cristallina. 
La mia idea di lago fangoso e verde scomparve all'istante. Mi abbassai per bagnarmi le mani e sentire la temperatura. Non era molto fredda. 
Alzai lo sguardo e mi accorsi che, verso il fondo, sulla parete rocciosa più lontana, c'era una cascata che si riversava nel lago facendo poco rumore.
Sentii i ragazzi correre ma non potevo immaginare che lo stessero facendo verso di me. Con un grande salto si gettarono in acqua schizzando ovunque. Mi allontanai velocemente mentre Harry e Louis si bagnavano l'un l'altro. Era la prima volta che vedevo quel ragazzo strano e tanto misterioso lasciarsi andare. Durante la cena era rimasto lì, seduto, senza aprire bocca e rimanendo distaccato da tutto e da tutti.
Andai a sedermi vicino alla mia migliore amica che trovò un posto discretamente comodo su un masso grande quanto una panchina.
«Di chi è quella casetta?» le chiesi girandomi verso essa e indicandola.
«È sempre dei miei genitori.» annuii senza fiatare «Domani a pranzo verremo qua a fare un pic-nic, non so se Louis te l’ha già detto.» mi fece l'occhiolino come se nulla fosse.
«So a cosa stai pensando!» sorrisi leggermente «Tra me e l'amico di tuo fratello non c'è niente, nemmeno ci conosciamo.» dissi per mettere le cose in chiaro.
«Ma eravate così carini prima.» mi schioccò un bacio sulla guancia. 
«Non credo proprio.» scoppiammo a ridere entrambe. 
Vidi Louis dirigersi verso di noi nuotando. Arrivato verso la riva si alzò toccandosi i capelli e sistemando il ciuffo all'indietro. Mi guardo negli occhi e sorrise. Quando vide che non ricambiai il sorriso si alzò la maglietta per poi togliersela definitivamente lasciando scoperti gli addominali appena accennati. Continuò a camminare verso di noi con un’aria di sfida. Non capivo il perché di quello sguardo.
Continuava ad avvicinarsi sempre di più. L'acqua gli scendeva ovunque e i vestiti erano impregnati di essa. Lanciò la t-shirt alla mia amica. Si chinò su di me e, mettendomi un braccio sotto le ginocchia e uno dietro la schiena, mi sollevò.
«Che cosa stai facendo?! » chiesi io senza avere risposta.
Lo sguardo mi cadde su Harry. Sembrava quasi che volesse tenermi d'occhio.
Il ragazzo che mi teneva in braccio si avviò verso lo specchio d'acqua incurante delle mie richieste di non farlo. Quando l'acqua fu abbastanza alta da arrivagli appena sotto l'ombelico mi lasciò andare. Cadetti come una pera in acqua.
Tornai in superficie molto velocemente, mi strofinai gli occhi per vedere meglio e feci un bel respiro.
Vedevo lui davanti a me con le braccia sui fianchi che rideva.
«Ma sei scemo?! Cosa ti è saltato in mente?» presi a urlagli in faccia. Quando si accorse che ero seria chiuse la bocca e sgranò gli occhi. «Ti avevo detto di lasciarmi, ma non in acqua! Cos'hai al posto del cervello? Un criceto in prognosi riservata?» ero fuori di me. Non sopportavo di essere bagnata in quel modo. Soprattutto se era sera. Eileen se ne stava vicino alla riva incredula dell'accaduto.
Con la coda dell'occhio vidi arrivare Harry. In meno di un secondo lo ritrovai in parte all'amico. Iniziò a spingerlo con delle gomitate mentre io abbassavo lo sguardo verso l’acqua.
«Levati.» gli disse con un tono autoritario. Non mi staccava gli occhi di dosso. Continuava a farli muovere su e giù per l’intera lunghezza del mio corpo. «Hai già fatto abbastanza.» il suo sguardo scrutò a fondo, scrupolosamente, il mio corpo.
«Mi dispiace» mi disse Louis incurante dell'amico.
Harry gli poggiò entrambe le mani sul petto e con una spinta veloce lo fece cadere, facendolo finire sott’acqua per l’ennesima volta.
«Tutto bene?» mise la sua mano destra sul mio braccio sinistro. Aveva la pelle così morbida e calda. Sembra come vellutata.
Il cuore prese a battermi all'impazzata e affondai i miei occhi nei suoi senza riuscire a dire nulla. L’unica cosa a cui riuscivo a pensare era al suo tocco. La mia bocca si aprì leggermente mentre una stretta mi chiuse lo stomaco. Agitai la testa in un no appena accennato.
«Andiamo a casa, adesso.» la sua voce era cambiata.
 Mi passò una mano sul viso ancora grondante d’acqua. La mia pelle sotto il suo tocco arrossì molto velocemente lasciando spazio all’imbarazzo. Fece scivolare lentamente le sue dita sul mio corpo. Dalla guancia al collo, dalla scapola alla spalla, dal braccio alla mia mano. Era come se volesse tracciare un percorso. Intrecciò le sue dita con le mie.
Mi portò fuori dal laghetto lanciando un’ultima occhiata all’amico e cercò di fulminarlo con lo sguardo. Vidi Eileen guardarci. Harry non aprì bocca e con un passo non molto lento si avviò tra gli alberi per tornare alla villetta bianca.
Avevo un freddo inimmaginabile, volevo tornare a casa il più veloce possibile. 
Sentivo delle voci lontane. Erano quelle della mia migliore amica e di Louis. Sembravano così lievi, come dei sussurri appena accennati. Non capivo che dicevano ma sentii Eileen alzare la voce. Pronunciò un "corri!" a mo' di ordine. Mi accorsi che anche il ragazzo che mi teneva per mano sentì la sorella. Di colpo accelerò il passo stringendomi più forte la mano. Ero sicura che quel comando non fosse indirizzato a lui ma, senza nemmeno assicurarsi che io stessi bene, iniziò ad affrettarsi.
Il cielo diventava sempre più scuro man mano che ci allontanavamo dal laghetto, le luci diventavano sempre più soffuse e le pupille lentamente si dilatavano. 
Regnava il silenzio.
Al di fuori dei nostri passi e del respiro affannato, non si udiva nulla. Finalmente eravamo usciti da quell'immensa boscaglia, così fitta e così scura. Mi girai all'indietro per guardare gli alberi, per vedere se anche gli altri ci stavano raggiungendo, ma nessuno arrivava. La foresta appariva così buia, nera come la pece. Metteva paura, terrore. Era come si mi volesse intimidire.
Mi girai di scatto, eravamo arrivati a casa. Stavo ancora tremando e mi battevano i denti.
«Ora puoi lasciarmi la mano.» le parole pronunciate da Harry sembravano quasi una supplica.
Avevo il fiatone, non ero abituata a camminare in quel modo.
Risposi con un mugugno. Ero stanca, non afferravo subito ciò che mi diceva, anche perché ero troppo impegnata a congelare. «Oh!» abbassai lo sguardo sulle nostre dita e mi accorsi che le mie stringevano un po' troppo saldamente le sue, come a fagli mancare il sangue. Senza aggiungere una parola gli lasciai la mano e con un colpo di tosse per smorzare l'imbarazzo, mi avviai molto velocemente verso la porta d'entrata.
  
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