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Autore: clif    05/04/2017    3 recensioni
Harry, Ron ed Hermione partono per trovare e distruggere gli Horcrux del signore oscuro.
Con loro ci sarà anche l’aiuto inatteso di una quarta persona.
Da soli e in fuga, i quattro amici devono fare affidamento ora più che mai uno sull’altro…
Ma non sarà affatto facile, soprattutto per il prescelto.
Oltre il signore oscuro, la causa di ogni male, dovrà tenersi pronto ad affrontare anche sua sorella.
Passata anche lei al lato oscuro della magia.
Nel frattempo, il mondo dei maghi è caduto sotto il controllo dei Mangiamorte .
Il ministero della magia e persino Hogwarts sono ora tenuti sotto scacco da Voldemort.
E mentre Harry (ormai diventato il ricercato numero uno da tutto il mondo magico) combatte
senza sosta dalla parte della luce, Heather decide di affrontare Voldemort traendo forza dal buio.
Il momento della battaglia finale si avvicina, ma Harry ancora non sa chi sarà il suo nemico.
Sequel di "Harry e Heather Potter: il principe mezzosangue"
Ambientazione: 2006-2007... Epilogo: 1 settembre 2022
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Harry Potter, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Harry e Heather Potter'
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Dieci figure avvolte in lunghi e sgualciti mantelli rossi circondarono in un istante la Potter. Heather, ancora provata dai vari duelli e dal processo di recupero dei frammenti della sua anima, non ebbe il tempo di reagire, prima che dieci maledizioni la colpirono in pieno petto. Poi fu il buio più totale.    

Heather, in tutta tranquillità e per nulla turbata, era intenta a leggere l’edizione del giorno della gazzetta del profeta. Era stato Harry, quando le aveva fatto visita pochi minuti prima, a portarglielo. Intorno a lei si sentivano i lamenti e le grida, ma la ragazza non se ne curò: era tutta concentrata sull’articolo in prima pagina.  

La guerra era finita soltanto da una settimana, e il mondo stava lentamente cercando di tornare alla normalità. In quel momento, centinaia di maghi, accusati di essere Mangiamorte, aspettavano la propria sentenza: lei era una di essi. Dopo la conclusione della battaglia di Hogwarts, era stata schiantata da quei maghi vestiti di rosso (auror) e portata ad Azkaban.

Era durato un’intera settimana il suo processo, a breve (entro pochi minuti) sarebbe stata chiamata e portata al ministero per il verdetto. A differenza di tutti gli altri maghi rinchiusi nella zona più buia e protetta della prigione, lei non subiva minimamente i poteri negativi dei dissennatori. Grazie ai suoi scudi di occlumanzia, riusciva a respingerli senza problemi.

Il rumore metallico del chiavistello attirò la sua attenzione, facendole posare il giornale: due auror erano venuti per scortarla in tribunale. In quella settimana aveva ricevuto le visite di solo due persone. Suo fratello era venuto  a trovarla (accompagnato da Samuel, ancora in forma umana) tre volte. Le aveva detto che l’avrebbe aiutata ad uscirne pulita. In realtà, era fiduciosa su questo punto.

La seconda persona che era venuta a trovarla era, ovviamente, Caroline. Avevano parlato a lungo, anche se la Potter avrebbe preferito fare altro… pazienza, avrebbe avuto tutto il tempo una volta assolta. Una volta fuori dalle mura della prigione, con sua grande sorpresa (anche se non lo diede a vedere) c’era ad aspettarla Harry.

-Il ministro mi ha permesso di accompagnarti e di starti accanto durante il verdetto- Le spiegò, prima di smaterializzarsi tutti insieme al ministero. Una volta dentro, Heather si guardò intorno: c’erano più persone dell’ultima volta, ma l’unica di cui le importasse era in prima fila. Caroline la stava fissando con preoccupazione e amore.

Dopo aver fatto un cenno di saluto al fratello, andò a sedersi sulla sedia (la stessa utilizzata da Harry due anni prima), e aspettò l’arrivo del giudice “supremo”. Harry si mise al suo fianco per farle sentire il suo appoggio. Quando vide la sua guancia, però non potè trattenere una smorfia. Il suo zigomo aveva ancora la cicatrice lasciatale dal suo SECTUSEMPRA dell’anno precedente.

I due si diressero per il cortile del castello, ma quando furono ad una decina di metri dall’esterno delle barriere anti materializzazione (proprio accanto alla capanna di Hagrid) un Sectusempra sfiorò la guancia sinistra di Heather. Un lieve fiotto di sangue fuoriuscì dal taglio e andò a macchiare la sua divisa. La ragazza non ebbe bisogno di voltarsi per capire chi fosse.

Solo fino a poco tempo prima aveva tentato di uccidere la propria gemella. La persona che (insieme ad Astoria) amava di più al mondo. Non se lo sarebbe mai perdonato. Nonostante tutto ciò che aveva fatto, non se lo sarebbe mai perdonato. Mise da parte i suoi pensieri, all’arrivo del giudice per il verdetto finale.

-Heather Potter. Sei stata chiamata a processo, per l’accusa di omicidio, uso di maledizione imperdonabile e incantesimi oscuri, affiliazione ai Mangiamorte e tradimento…- Cominciò a dire l’uomo, tenendo in mano il suo martelletto. Heather non fece una piega: era tranquilla riguardo l’esito del giudice.

-Valutando i ricordi di Albus Silente, portatici da Harry Potter, l’assenza del marchio nero sul suo braccio, l’indubbio aiuto offertoci in questa guerra e la decisione del signor Potter di farle da garante… la corte la assolve da tutte le imputazioni- Detto questo, batté il martelletto e dichiarò concluso il processo.

Heather, seppur, ovviamente, non lo diede a vedere, rimase sbalordita. Non tanto per essere stata assolta (la maggior parte dei suoi crimini erano rimasti nell’ombra, mentre gli altri erano tutti “giustificati”), ma per il fatto che Harry si fosse offerto di farle da garante. Quell’incosciente. Gli lanciò un occhiata omicida, prima di allontanarsi in mezzo alla folla di curiosi.

Nello stesso momento, a diversi chilometri di distanza, più precisamente nella villa dei Malfoy, una concentrata Hermione Granger stava ascoltando cosa Ronald Weasley le diceva attraverso le fiamme verdi del cammino.  Dopo aver concluso la conversazione, il ragazzo scomparve tra le fiamme verdi, lasciando Hermione ai suoi pensieri.

La giovane strega aveva trascorso l’ultima settimana in una delle ville di Draco, uscendo soltanto ogni tanto per andare ad Hogwarts a controllare Grattastinchi, il suo gatto. A quanto pare il felino (mentre era stato lasciato alle cure di Ginny), aveva avuto una cucciolata con Mrs. Purr, una mezza Kneazle come lui. Fu una fatica indescrivibile scendere a patti con mastro Gazza per il “mantenimento”.

-Era Ron, mi ha appena informato che Heather è stata assolta da tutte le accuse. Ne sono felice, sul serio. Harry non merita di perdere l’unico membro della sua famiglia che ancora gli rimane- Affermò la strega nata babbana. Non provava alcuna forma di affetto verso la Potter, le stava anche abbastanza antipatica, ma sapeva benissimo che il suo migliore amico non avrebbe mai sopportato se le fosse successo qualcosa.

-Mi fa piacere- Rispose Draco. Per alcuni istanti cadde il silenzio. I due si guardavano negli occhi, senza sapere come affrontare il discorso che tenevano in sospeso da tempo. Entrambi si amavano, e gli avvenimenti della guerra avevano dimostrato quanto il sentimento fosse ampiamente ricambiato. Ma c’erano ancora molte incognite di cui tener conto.

Probabilmente i genitori di Draco non sarebbero stati un grande problema, si sarebbero lamentati un po’ di avere un figlio legato ad una natababbana. Ma entrambi, persino il gelido e calcolatore Lucius Malfoy, avrebbero messo la felicità del figlio davanti a tutto. Il problema era il resto della società magica: non avrebbero visto di buon occhio la loro unione.

-Ti amo- Dissero in coro i due, rompendo così il silenzio. Dopo un attimo di stupore, i due scoppiarono a ridere, per poi scambiarsi un tenero ma intenso bacio. Forse non sarebbe stato facile affrontare le sfide future, ma entrambi erano sicuri che ne sarebbero usciti sempre vincitori: l’importante era che le avrebbero affrontate insieme.

A diversi chilometri di  distanza, più precisamente sulla strada di Grimmauld Place, due figure comparvero all’improvviso in uno dei vicoli più bui. Harry Potter e Astoria Greengrass, senza farsi notare dai pochi babbani che giravano li intorno, raggiunsero il punto tra l’abitazione numero 11 e l’abitazione numero 13.

-Prego, Milady, prima le signore- Disse Harry, in un goffo tentativo di imitare un gentiluomo. La giovane Greengrass rise, divertita dalle sue buffonate,  per poi fare un passo avanti e concentrarsi sul punto di fronte a lei. In pochi secondi, davanti a lei comparve un buio corridoio con in fondo l’accesso all’appartamento numero dodici: l’ex casa della famiglia Black.

-Meno male che questi processi sono finiti. Sono felice che la regi… cioè, tua sorella  sia stata assolta- Disse la strega al ragazzo. Mentre parlavano, i due iniziarono a percorrere il lungo e polveroso corridoio. Nonostante i lavori effettuati dai membri dell’Ordine, il posto era ancora ben lontano dal suo vecchio splendore andato.

-Anche io. Sarò troppo soggettivo, ma in fondo Heather ha contribuito più di tutti, seppur nell’ombra, a far concludere questa guerra. Spero che chi se lo merita veramente finisca ad Azkaban- Disse il ragazzo sopravvissuto. Astoria annuì appena. Non poteva fare a meno che pensare ai suoi genitori e a ciò che le avevano fatto.

-Tu sposerai il figlio di Lucius, Draco Malfoy. Questa è la mia decisione- Disse con un tono che non permetteva repliche, sicuro che la figlia non si sarebbe azzardata a controbattere. Daphne probabilmente no, ma Astoria era tutta un’altra cosa. Infatti, senza la minima traccia di paura, rispose al tono.

-Mi rifiuto di sposare Draco Malfoy, dato che sono già impegnata con un altro ragazzo. Questa è la MIA decisione- Disse lei, calcando bene sulla parola “mia”. Astoria non era una sciocca Grifondoro. Sapeva benissimo cosa sarebbe successo di lì a poco. Suo padre l’avrebbe torturata con la maledizione Cruciatus.

Ma in quel momento non le interessava. Non aveva alcuna intenzione di sposare Draco, e non intendeva separarsi da Harry (scacciò dalla sua mente il fatto che tecnicamente i due non stessero più insieme). E avrebbe fatto di tutto pur di non chinare il capo. Le sue previsioni purtroppo non furono errate.

Il padre, preso dalla fredda ira per essere stato contraddetto, la torturò con la maledizione Cruciatus per quasi un’ora. Se fosse stato abile quanto Bellatrix Lestrange, probabilmente  Astoria avrebbe rischiato di passare il resto della sua vita insieme ai coniugi Paciock: nell’ospedale Sanbuco, nel reparto psichiatrico.

Una volta che la più piccola della famiglia fu a terra agonizzante, l’uomo spalancò la porta e chiamò a gran voce la sua primogenita. Daphne corse velocemente, appena sentito il  richiamo paterno, rimanendo apparentemente impassibile quando, una volta entrata nel salotto, vide lo stato in cui riversava la sorella.

Harry strinse forte il proprio pugno, bloccando a malapena le contrazioni scaturite dalla rabbia: anche lui ricordava quella terribile situazione. Cercò con tutte le sue forze di scacciare via quel pensiero. Dopo pochi secondi, i due ragazzi arrivarono di fronte alla casa numero 12 di Grimmauld Place.

-Eccoci arrivati a casa- Disse Harry, una volta entrato in casa. Cercò di tenere un tono basso, nel tentativo di non svegliare il quadro della signora Black. Astoria esitò davanti all’affermazione del suo compagno: aveva capito ci fosse un senso più profondo nella sua affermazione. Ricordava ancora perfettamente la conversazione che avevano avuto sulla questione mesi prima.

-Mi piace particolarmente questa casa. un giorno potremmo venirci a vivere- Disse lei con aria distratta, come se avesse aperto quell’argomento casualmente. Harry spalancò un secondo gli occhi, preso in contropiede: non aveva affatto pensato  a quel particolare, lui amava la ragazza, e la cosa sembrava pienamente corrisposta. 

Il pensiero che avrebbero potuto, in un prossimo futuro, vivere insieme, non lo preoccupava affatto. Anzi, era un pensiero bellissimo. Con un piccolo sorriso, poggiò il capo sul letto, seguito a ruota dalla ragazza. Ne era sicuro: se fosse uscito vivo da questa guerra, sarebbe venuto a vivere con lei a Grimmauld Place. 

-Chissà se i colori verde e rosso, e oro e argento si intonano? In fondo sono i colori degli alberi di natale- Constatò Harry, mentre Astoria sorrideva compiaciuta dall’idea. Non sarebbe stato affatto male. Ma una domanda le sorse nella mente: cos’era un albero di natale? Dopo pochi minuti, i due ragazzi so addormentarono, stretti l’uno all’altro. Per la prima volta, dopo tanti mesi, il sonno di Harry fu tranquillo e privo di incubi. 

-La nostra casa- Puntualizzò Astoria, facendo nascere un piccolo sorriso sulle labbra del ragazzo sopravvissuto. Quella sarebbe stata la loro futura casa. il loro inizio… Certo che però, i colori rosso e verde non si intonavano proprio tra di loro… magari verde e oro?... Si, perché no?

Caroline Prince era la personificazione della felicità. Dopo giorni, anzi, mesi passati lontano dalla sua amata, finalmente erano di nuovo insieme. Niente guerra e nessun Signore Oscuro tra le scatole. Solo lei e la sua amata Heather, insieme per sempre. Eppure, nonostante la gioia di aver appena passato una magnifica notte insieme, negli occhi di Heather persisteva una traccia di dubbio.

-Qualcosa non va?- Domandò la Prince, districandosi tra le coperte. Questo suo mutismo la stava agitando non poco: questa situazione le era troppo famigliare per non preoccuparsi. Era successa la stessa identica cosa diversi mesi prima. Non poteva dimenticare quel suo risveglio al Prince Manor. Così bello, ma allo stesso tempo così nuovo e imprevedibile.

Caroline si svegliò di soprassalto. Aveva avuto un incubo. Aveva sognato Heather allontanarsi per sempre da lei. Poteva sembrare una cosa stupida, ma il suo cuore ancora batteva per lo spavento. Sicuramente quello sarebbe stato il suo incubo peggiore. Ormai aveva superato persino la sua fobia per i cani.

Si guardò lentamente intorno: dove diavolo era? Ma quando vide i suoi vestiti sparsi per terra e un grosso succhiotto all’altezza del collo, ricordò tutto. Il colore del suo viso assunse un colore da far invidia allo stemma dei Grifondoro. Ricordava tutto ciò che era successo con Heather… ed era stata una sensazione a dir poco favolosa.

La preoccupazione non fece che aumentare, quando scorse nei suoi occhi un lampo di esitazione. Se c’era una cosa che la Prince sapeva, era che Heather non esitava mai. Mai. Neanche di fronte a figure come Albus Silente o il Signore Oscuro. Dopo alcuni secondi di silenzio, la regina si decise a risponderle.

-Tu lo sai, vero, che io sono fatta così? Nonostante mi sia prodigata nella sconfitta di Tom, io non sono diversa. Sono sempre una strega fredda e oscura. Sei davvero disposta a passare tu, così solare e positiva, il resto della tua vita con me?- Le domandò, Heather. Caroline non esitò neanche un attimo, prima di mettersi a cavalcioni sulla ragazza e darle un bacio tutt’altro che casto.

-Questo dovrebbe bastare come risposta, giusto? Non mi importa. Ho sempre saputo come fossi, ed proprio per questo che mi sono innamorata di te. Rimarrò con te per sempre, se tu lo vorrai- Le disse. Non ci fu bisogno neanche di rispondere. Heather ricambiò il bacio senza esitazione. Il loro si prospettava un futuro veramente radioso. 
  
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