6.
Fui
l’ultimo ad uscire dalla mensa al termine della cena.
L’ultimo, prima di Yori.
Dopo aver rimesso a posto il disastro che avevo combinato per colpa di
Iwao mi
ero anche offerto di aiutarla a sparecchiare tutti i tavoli, giusto per
rendermi utile, ma lei mi aveva scacciato in malo modo senza nemmeno
ringraziarmi, spiegando che preferiva lavorare da sola.
Se le premesse sono queste, mi aspettano
tempi decisamente duri, pensai, mentre mi richiudevo la porta
alle spalle. E pensare che, se sapessero chi
sono
veramente e cosa sono capace di fare, Iwao e i suoi
“complici” la smetterebbero
subito con le loro prepotenze! ...ma non posso dimenticarmi della mia
missione.
Purtroppo devo continuare a recitare la mia parte. Se solo... Se solo
riuscissi
a trovare un amico qui dentro, qualcuno di cui mi possa fidare al cento
per cento,
sarebbe tutto più facile... A proposito, dove sono finiti
tutti?
Perso
nei miei pensieri non mi ero accorto di star camminando in un corridoio
vuoto e
silenzioso. Tornai di corsa all’atrio, deserto pure quello, e
mi affacciai al
portone principale. Non c’era nessuno nemmeno in cortile.
Salii allora al primo
piano, ma i risultati non cambiarono.
Possibile che si siano tutti rintanati
nelle aule?
Feci appena qualche passo verso l’aula più vicina,
ma la voce della Signorina
Hiromi mi fece voltare di scatto.
-Ti sei perso, mio caro?
-N-no, anzi forse un pochino... Ma dove sono andati tutti?
-Di sopra, nei dormitori! Non ti ricordi più dove si trovano?
Dormitori? -M-ma sì che
lo so, è solo
che...
-Oh, povero piccino! Devi sentirti ancora scosso ed impaurito, per
questo sei
confuso! Ma non preoccuparti, col tempo ti passerà! Vieni,
ti accompagno!
-Non ce n’è bisogno, davv...- provai a dire, ma la
Signorina Hiromi mi aveva
già preso a braccetto per accompagnarmi un passo dopo
l’altro su per le scale.
Di sopra ritrovai finalmente gli orfani, tutti in pigiama, che come
formichine
ordinate uscivano dai bagni ed entravano nei dormitori.
-Cosa stanno facendo?- domandai. Sapevo già la risposta, ma
mi sembrava tutto
così assurdo...
-Si lavano i denti e poi vanno a dormire, naturalmente!
-Dormire? A quest’ora?! Ma abbiamo appena cenato!
-Per l’appunto. Quando cala la notte i bambini devono essere
al sicuro nei loro
letti, dove niente può fare loro del male! A proposito,
questo è tuo!
La Signorina Hiromi mi mise in mano uno spazzolino, quindi, senza
badare più di
tanto alla mia faccia dubbiosa e anche un po’ sconvolta, se
ne andò per la
scala a chiocciola che conduceva alle sue stanze.
-Buonanotte, amorini miei!
-Buonanotte, Signorina Hiromi- risposero tutti in coro, meccanicamente.
Mi parve di sentire un leggero tono di esasperazione nelle voci di
alcuni
ragazzi. Un po’ mi dispiaceva per quella donna... ma non me
la sentivo proprio
di biasimarli!
Così
andai a lavarmi i denti per ultimo. Feci poi per entrare nel
dormitorio, ma la
mia mano si fermò sulla maniglia senza abbassarla.
Venticinque
bambini e ragazzi, confinati in quella stanza troppo piccola per
ospitarli
tutti, in un’ora del giorno in cui era impossibile avere
sonno... Che cosa
potevo aspettarmi, se non caos, fortini costruiti con i materassi e
cuscini che
volano da tutte le parti?
Avrei
dovuto essere più rapido,
accidenti! Se avessi raggiunto il mio letto molto prima forse sarei
potuto
scampare al “massacro”!... Coraggio. Un bel respiro
profondo...
Aprii
la porta.
E
rimasi di sasso per la terza o quarta volta in quel giorno. Tutti gli
orfani
erano distesi nei rispettivi letti e accoccolati sotto le coperte.
Alcuni di
essi stavano ancora chiacchierando fra di loro sottovoce, ma la maggior
parte
era già addormentata e stava anche russando della grossa.
Dopo
qualche istante di smarrimento, però, capii da solo che non
era un fatto poi
così straordinario. Loro vivevano
nell’orfanotrofio da molto più tempo di me,
era normale che fossero abituati ad addormentarsi a quell’ora.
...beh,
meglio così!
Mi
cambiai, spensi la luce e salii sul mio letto. Per un attimo, pensai di
uscire
di nuovo e andare ad esplorare l’ala ovest alla ricerca di
indizi, mentre tutti
dormivano. ...poi però mi tornò in mente il modo
in cui la Signorina Azumi,
quel pomeriggio, mi aveva sconsigliato di andare a ficcanasare in
quella zona,
e anche il modo in cui aveva parlato con Yori poco dopo, senza smettere
di
fissarmi.
Forse
sospettano che io sia curioso di
vedere i “ratti” rinchiusi nella palestra...
È meglio che non mi avventuri là,
almeno per i primi giorni. Non voglio rischiare di essere scoperto e
mettermi
inutilmente nei guai. Ma allora cosa posso fare nel frattempo, prima
che mi
venga sonno? ...ah, giusto! Il rapporto!
Affondai
le mani nel mio borsone, e a tentoni trovai quello che mi occorreva: un
foglio
di pergamena, una penna e una piccola torcia elettrica. Quindi, mi
ficcai a
pancia in giù sotto le coperte e il cuscino, accesi la
torcia e, anche se molto
scomodamente, cominciai a scrivere.
...sì,
ma da dove comincio? Beh, dal
titolo! “Rapporto giornaliero di Akimichi Choji, primo giorno
della missione di
ricerca del Mascheratore...”
Quando
riaprii gli occhi rischiai subito di rimanere accecato,
poiché la torcia era
rotolata proprio davanti al mio naso.
Trattenendo
un'imprecazione ripuntai il fascio di luce sul foglio, e scoprii che
dopo
"Mascheratore" non avevo più scritto una parola.
Devo
essermi assopito un attimo,
accidenti. Dunque, cos'è che stavo per scrivere?...
-Sveglia,
Choji! SVEGLIA!
Qualcuno
mi levò le coperte di dosso con un colpo secco. Veloce tirai
fuori la testa da
sotto il cuscino stando molto attento a tenere nascoste la pergamena e
la
torcia. Fortunatamente Nao, il mio vicino di letto e colui che mi aveva
svegliato, sembrò non averle notate.
-C-che
succede?- gli domandai -un'emergenza?!
-Ma
quale emergenza? A quest'ora ci si sveglia e si va a fare colazione! In
che
mondo hai vissuto finora?
Passai
il dormitorio con lo sguardo. Quasi tutti i letti erano vuoti e
disordinati, e
i pochi bambini rimasti stavano finendo di rivestirsi per uscire.
-Forse
sto per fare una domanda stupida, Nao, ma... che ore sono?
-Le
otto e mezza. Del mattino, s'intende.
-Le
otto e... No, non è possibile...
-Come
dici?
-...niente,
lascia perdere!
Iniziai
anch'io a rivestirmi, ma non lasciai ancora il mio letto. Aspettai che
fossero
usciti tutti, prima di assestare un pugno al cuscino per sfogarmi.
Che
cavolo mi sta succedendo?!? Ho
dormito... ho dormito per dodici ore! Anzi, tredici, se contiamo il
pisolino
che ho fatto nel pomeriggio! Tredici ore di indagine buttate al vento!
Inspirai
ed espirai, mi diedi un ceffone con entrambe le mani, inspirai ed
espirai
ancora, fino a che non mi fui calmato.
Devo
darmi una regolata, in tutti i
sensi! Ora di colazione, uh? Perfetto, è l'occasione ideale
per riprendere la
mia indagine come si deve! Rifiuterò categoricamente
l'invito di Iwao a sedermi
vicino a lui su quel maledetto bordo, e ne approfitterò per
conoscere altra
gente e farmi un'idea di chi può o non può essere
il Mascheratore! Coraggio, al
lavoro!
Uscii
in corridoio, caricato come una molla pronta a scattare.
Dovetti
però darmi subito un tono, quando mi accorsi che dalle scale
a chiocciola in
fondo al corridoio stava scendendo la Signorina Azumi.
-Buongiorno,
Choji. Sei riuscito a dormire bene nel tuo nuovo letto?
-Fin
troppo bene, ho dormito come un sasso!
-È
un buon segno, significa che il tuo fisico si è
già abituato a vivere nella tua
nuova casa. Puoi già scendere in sala mensa e prendere
posto, se ti va. A
differenza del pranzo e della cena, per la colazione i miei ospiti non
sono
obbligati ad aspettare in piedi nell'atrio.
Ottima
notizia! Se faccio in fretta,
potrò sedermi prima ancora che Iwao abbia il tempo di aprire
bocca!
-Oh, bene! Vado subito, allora!
Mi
voltai, e cominciai a correre.
Per
due o tre metri, poi mi fermai.
Se
era vero che non avevo intenzione di lasciarmi distrarre da Iwao, era
anche
vero che non potevo ignorare i problemi che stava causando. A costo di
fare la
figura dello spione tornai indietro, per parlarne con la direttrice.
-Signorina
Azumi, mi sono ricordato che volevo parlarle di una cosa.
-Parla
pure, ti ascolto.
-Grazie.
Dunque, da dove comincio... Ecco, ieri pomeriggio ho visto un bambino
che
veniva... preso in giro...
-Ah,
stai parlando di Isoka!
Il
modo così semplice con cui mi diede quella risposta mi
lasciò a bocca
semiaperta.
-E
ho capito cosa intendi dire con "preso in giro". È stato
Iwao,
giusto?
Annuii.
-Lo
sospettavo, quei due sono gli unici qui all'orfanotrofio che si rendono
protagonisti di tali... scenate. Ma non devi avere paura, Choji. Le
monellerie
di Iwao e dei suoi amici non sono pericolose e non sono fatte con
cattiveria.
Nessuno dei tuoi nuovi fratelli e sorelle è mai ricorso alla
violenza. Su questo
puoi stare tranquillo.
Ripensai
a quanto avevo visto l'altro giorno. In effetti Iwao non aveva fatto
male
fisicamente ad Isoka... ma tra il picchiarlo e l'appenderlo a testa in
giù come
aveva fatto, per me non c'era molta differenza.
-Io
sono tranquillo, Signorina Azumi, davvero! ...ma non mi è
sembrato che Isoka lo
fosse. Qualcuno dovrebbe dire a Iwao di lasciarlo in pace...
-Isoka
non fa altro che disobbedire alle regole dell'orfanotrofio e recare
fastidio ai
suoi compagni, quello che subisce da parte di Iwao è
perciò meritato. Gradirei
che non mi facessi altre domande su questo argomento, Choji.
La
Signorina Azumi mi lanciò un'occhiata penetrante. Il suo
messaggio mi era
arrivato forte e chiaro.
-C'è
altro di cui vuoi parlarmi, Choji?- mi chiese poi, sorridendo di nuovo.
-No,
per adesso è tutto. La ringrazio del tempo che mi ha
concesso.
-A
proposito di tempo... adesso sarà davvero ora che tu corra
in mensa, o il
caffelatte si raffredderà.
-Non
posso permetterlo! Vado, e... grazie ancora per la chiacchierata.
Scesi
nell'atrio, dove incontrai alcuni ragazzi che chiacchieravano fra loro
in
attesa della colazione. Forse uno di loro mi salutò, ma non
me ne accorsi
nemmeno. Le risposte della Signorina Azumi non avevano fatto altro che
generare
nuove domande a proposito di Isoka.
Non c’entrerà nulla con
la mia indagine,
ma ho intenzione di scoprire cosa c'è dietro questa storia.
Anche a costo di
finire io stesso in punizio... Oh no. Oh no! oh NO!
In
quell'istante, mi ricordai che Isoka non era stato l'unico a salire su
un
albero il giorno prima. Anch'io l'avevo fatto. E avevo lasciato in
piena vista
una prova evidente del mio passaggio.
-Ehi, dove vai così di fretta?- mi sentii dire da qualcuno,
a cui il mio improvviso
scatto verso l'uscita non era passato inosservato.
-A lavarmi le mani, torno subito!
Saltati a piedi uniti i gradini all'ingresso, feci di corsa il giro
dell'edificio e andai sul retro, dove ritrovai subito il famigerato
albero. Era
l'unico fra tutti ad aver perso uno dei rami più bassi e
più grossi, ed era
impossibile non notare il ramo in questione che giaceva ancora ai suoi
piedi.
-Non posso certo riattaccarlo... quindi non mi resta che nasconderlo.
Ma dove?
-Dobbiamo
buttarlo nel fiume. Dammi una mano.
Sobbalzai dallo spavento. Mi girai di scatto, appena in tempo per
vedermi
passare davanti proprio lui, Isoka, che senza perdere tempo si
caricò in spalla
l'estremità più grossa e pesante del ramo.
-...sì, ti aiuto!
Presi l'altra estremità sotto braccio e lo seguii fino ad un
corso d'acqua, che
non avevo proprio notato il giorno prima, nascosto fra gli alberi.
-A
quanto pare abbiamo avuto la stessa idea- dissi, dopo che ci fummo
sbarazzati
del ramo compromettente.
-Io
l’ho avuta già dal momento in cui lo hai sfondato.
Purtroppo questo è l’unico
momento della giornata in cui posso agire senza che qualcuno mi veda.
Ciao.
Così
com’era arrivato, Isoka fece già per andarsene.
-E-ehi,
aspetta! Posso scambiare due parole con te?
-No.
Per favore, lasciami stare. Non voglio che capitino altri guai.
Isoka
cominciò a correre. Così feci anch’io,
e stavolta mi concessi il lusso di usare
un po’ più di forza nelle gambe: con un tuffo solo
lo raggiunsi, lo placcai, ed
entrambi cademmo sull’erba.
-Ti
ho fatto male? Scusami, ma questo era l’unico modo per non
farti scappare di
nuovo. ...insomma, perché continui a nasconderti? Io voglio
solo parlare, e
basta! E ti ho già promesso che non ti causerò
mai più dei guai, perché non mi
credi?
Isoka
riuscì a divincolarsi dalla mia presa, ma non
fuggì. Sembrava essersi calmato,
anche se non completamente.
-Non
mi sono spiegato bene. Choji, io non voglio che capitino altri guai a
te.
-A
me?
-Hai
visto come mi trattano Iwao e gli altri, no? Se ti vedessero in mia
compagnia… Per
favore, lasciami perdere.
Non ti piacerebbe avere Iwao come nemico.
-…e
a te, invece, non piacerebbe avere un amico?
Isoka
si era appena rialzato per scappare ancora, ma quelle mie ultime parole
riuscirono a fermarlo meglio di quanto avesse fatto il mio placcaggio.
-C-Choji... N-non sei obbligato ad essere ancora gentile con me... Mi
hai già
chiesto scusa per il pranzo ieri, non c'è bisogno che...
-Infatti io non mi sento obbligato. Voglio essere gentile con te
perché... Beh,
perché lo voglio e basta!
Isoka distolse lo sguardo da me, e per un po' non disse nulla. Non
sembrava
triste, ma nemmeno felice. Forse... Forse aveva paura che lo stessi
solo
prendendo in giro.
Ma io ero sincero al cento per cento. Volevo conoscerlo davvero. Non
era
semplice curiosità, la mia: quale che fosse il motivo per
cui ce l'avessero con
lui, non avrei sopportato l'idea di vederlo triste senza fare nulla per
aiutarlo.
-Choji,
hai detto che volevi... scambiare due parole con me?
-L'ho detto, e lo ribadisco!
-Allora...
Isoka si avvicinò, per bisbigliarmi qualcosa in un orecchio.
-...dopo colazione, vieni nella casetta di legno vicino agli scivoli.
Ma
aspetta fino a che tutti siano usciti dalla mensa, e Yori si sia chiusa
in
cucina per lavare i piatti, altrimenti c'è il rischio che ti
vedano dalle
finestre.
-Ho capito. A dopo, allora!
La
campanella della colazione trillò in quel momento, e Isoka
tornò di corsa
all'orfanotrofio. Lo seguii, a passo più lento.
Ormai
era troppo tardi per scegliere un posto dove sedermi, ma non mi
dispiaceva più
di tanto. Le cose, in un modo o nell'altro, si stavano muovendo.
...forse
usai un passo un po’ troppo lento. Quando tornai
all'ingresso, trovai una Yori
particolarmente innervosita in piedi in cima alle scale. Stava
aspettando me,
di sicuro!
Attesi che si voltasse dall'altra parte, quindi sgattaiolai fino alla
fontanella per lavarmi le mani.
-Ma si può sapere quanto tempo ci metti?- gridò,
non appena si accorse di me.
-S-scusami, Yori, arrivo subito! è che... sono inciampato
proprio dopo aver
finito di lavarmi le mani, per questo mi sono attardato!...
-Puoi anche usare i bagni al piano terra per lavarti, sai? Non
è obbligatorio
usare la fontanella ogni santa volta.
-D-davvero? Ehm... Ops! Eh eh eh, che stupido che sono, non ci avevo
proprio
pensAHIA!
Per nulla contagiata dalla mia risatina, Yori mi attanagliò
il lobo di un
orecchio e mi portò in mensa, dove mi indicò il
posto libero a sedere più
vicino.
-Siediti qui al mio posto, così posso tenerti d'occhio.
Non
nel modo che speravo io, ma almeno ero riuscito ad evitare Iwao...
Finalmente, potei godermi la colazione: caffelatte bollente servito in
ciotole,
riempite direttamente da Yori che passava fra i tavoli portandosi in
spalla una
grande e pesantissima caffettiera; e biscotti al cioccolato o alla
marmellata,
distribuiti dalla Signorina Hiromi, che invece si spostava con un
carrellino.
Dopo aver servito tutti, Yori si riempì per ultima una
ciotola, prese uno
sgabello pieghevole e si sedette accanto a me a capotavola. Non
scherzava, con
la storia di volermi tenere d'occhio: anche se stava bevendo come tutti
gli
altri, vidi chiaramente i suoi occhi fissarmi intensamente da sopra la
sua
ciotola.
D'accordo,
non avevo fatto una buonissima impressione di me in questi primi due
giorni, ma
non mi sembrava un motivo valido per trattarmi come un sospettato.
Un sospettato... e se avesse capito che
in realtà non sono chi dico di essere?
Scacciai quel pensiero e guardai da tutt'altra parte. Solo in quel
momento mi
accorsi di una stranezza.
-Ehi, non l'avevo notato prima!
-Notato cosa?-mi chiese Yori, con un tono annoiato.
-Dov'è andata la Signorina Hiromi? E la Signorina Azumi,
come mai non è scesa a
far colazione con noi?
-Perché ti interessa?
-Perché... beh, mi sembra strano.
-Non c'è nulla di strano. Le Signorine Azumi e Hiromi non
mangiano mai con noi.
Stanno nelle loro stanze.
-Ah... Come mai?
-Perché a loro va bene così. Quante domande hai
ancora?
-N-Nessuna...
-E allora zitto e finisci di bere.
Era
ormai chiaro che, se volevo ottenere informazioni importanti, Yori non
sarebbe
stata la persona adatta a cui chiederle.
Un'oretta
dopo, Yori si alzò dalla tavola per suonare di nuovo la
campanella, ovvero il
segnale che permetteva a chi aveva finito la colazione di uscire dalla
mensa.
Isoka fu il primo a scappare fuori, e dopo che la mensa si fu svuotata
mi fu
chiaro il perché aveva scelto proprio quel momento per
farlo. Tutti gli ospiti,
specialmente i più piccoli, erano ancora troppo assonnati,
oltre che sazi, per
uscire all'aperto e giocare con gli scivoli, le altalene e la casetta
di legno:
in quell'ora, Isoka aveva il cortile tutto per sé.
Non
mi tornava una cosa, però. Com'era possibile che un
nascondiglio così banale
non fosse mai stato scoperto?
Ad
ogni modo, avrei avuto la risposta tra pochi istanti. Dopo essermi
riaffacciato
in mensa per assicurami che Yori fosse davvero tornata in cucina, mi
recai al
luogo dell'appuntamento.
La
casetta in questione non era altro che un grosso cubo di legno, sulle
cui facce
qualcuno aveva dipinto delle finestre e una porticina. Isoka non era
ancora
arrivato, cosi mi sedetti per aspettarlo.
Lo
aspettai per un minuto o due, fino a che cominciai a spazientirsi.
Dove sarà finito? Non ditemi che
anche lui
mi sta prendendo in giro... Un attimo. Lui non aveva detto "davanti"
alla casetta, ma "dentro". Devo controllare meglio.
Mi
sentivo ridicolo, ma provai ugualmente a spingere la porta disegnata.
...si muove?!
In realtà, tutto il pannello si era mosso. Si trattava
infatti di una specie di
gattaiola, unita alla parte superiore del cubo con dei cardini. La
sollevai
verso di me ed entrai strisciando sulle ginocchia. Fortunatamente,
l'interno
della casetta era grande abbastanza da contenermi...
Isoka non è nemmeno qui dentro. E
io
continuo a non capire cosa ci sia di speciale in questo nascondig...
Improvvisamente,
mi sentii mancare la terra da sotto il sedere. Una botola.
Caddi
a gambe all'aria in una fossa.
-Benvenuto nel mio rifugio, Choji. Mettiti comodo... per quel che puoi.
La voce era quella di Isoka, ma sottosopra com'ero e con quel buio non
riuscii
a vederlo subito. Solo quando mi fui raddrizzato e i miei occhi si
fossero
abituati all'oscurità, scoprii di essere caduto in una buca,
profonda
all'incirca due metri e rivestita con del cellophane. Isoka era in
piedi
davanti a me, e in mano teneva un'asticella con cui probabilmente aveva
aperto
la botola.
-E così, è questo il tuo nascondiglio. Non
l'avrei mai trovato!- borbottai,
mentre mi massaggiavo la schiena -...a proposito, scusa se ti ho fatto
aspettare un po'. Perché non mi hai spiegato subito come si
faceva ad entrare?
-Perché, ecco... Volevo essere sicuro che tu ci tenessi
davvero, davvero, a
parlare con me. Insomma, ti ho messo alla prova, ecco. Mi dispiace.
Scossi la testa, e gli sorrisi.
-Non devi scusarti, un po' di prudenza non fa mai male! E poi,
l'importante è
che ora siamo qui e possiamo chiacchierare in santa pace! ...ehm...
Da dove potevo cominciare? Non mi sembrava educato chiedergli su due
piedi
quello che mi interessava maggiormente, così pensai di
divagare un po'.
-Wow, una botola proprio sotto all'area giochi... Dimmi un po' Isoka,
come hai
fatto a trovarla?
-Non l'ho trovata. L'ho costruita io.
-Tu?!
-E ho anche scavato la buca. Ho fatto tutto durante la notte, mentre
gli altri
dormivano. Ho perso il conto dei giorni che ho impiegato, ma ne
è valsa la
pena.
Alzai la testa per osservare di nuovo l'interno della fossa. Era poca
cosa, in
confronto a quella che avevo scavato io per allestire la trappola di
Shikamaru
destinata a quel porco dell'Akatsuki, ma dovetti ammettere che si
trattava
comunque di un lavoro ben fatto.
-E hai fatto tutto questo da solo? Beh, complimenti! ...ma
perché l'hai fatto?
-Per nascondermi, che altro. Tranne che in rare occasioni, quando non
ho voglia
di farmi vedere in giro mi chiudo qui dentro per tutto il giorno, tutti
i
giorni, ed esco solo durante i pasti.
-Ieri però te ne stavi seduto su un albero, come ma... Ah
già, ti ho fatto
perdere tempo io.
Isoka mi picchiettò sulla spalla, come per dirmi che
quell'incidente era acqua
passata. Ne fui rincuorato.
-Per
fortuna quello che mi ha fatto Iwao ieri è stato breve ed
indolore- continuò -
ormai dovrei essere abituato a quello che mi fa... Ma non lo sono. Non
ci
riesco. Ecco perché vengo sempre qui, per evitarlo
più che posso.
-Ma insomma, perché ce l'ha tanto con te?- chiesi tutto d'un
fiato, ora che
eravamo entrati in argomento -e come mai la Signorina Azumi gli
permette di
fare quello che vuole, senza intervenire?
Isoka
sospirò, abbassando lo sguardo.
-...come
lo sai, quello che pensa la Signorina Azumi?- sussurrò.
-Io...
D’accordo, lo ammetto. Poco fa, le ho parlato di come Iwao ti
tratta... Per
saperne di più, ecco.
-Ah.
E lei che ti ha detto?
-Che...
Che dai fastidio agli altri orfani e disobbedisci alle regole. ...e
che...
-Mi
merito i dispetti, giusto?
Annuii,
nascondendo un certo sollievo. Non ce l’avrei mai fatta a
dire quella frase
orribile a un bambino.
-Beh-
continuò lui, sbuffando -la Signorina Azumi ha ragione a
pensarlo. Ho
disobbedito alla regola più importante
dell’orfanotrofio: “È vietato rimuginare
sul passato. Dimenticare il passato e la tristezza è la
chiave per vivere
felici”.
Mi
sembra una regola un po’ difficile
da seguire. Lo so per esperienza. -...in
che modo hai
disobbedito, esattamente?
Isoka
si nascose il volto tra le mani.
-Ho
pianto davanti a tutti una volta di troppo. Forse è per
questo che la Signorina
Azumi non ha mosso un dito quando Iwao, per farmi smettere di
piangere... ha
strappato gli unici ricordi che avevo di mia mamma.