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Autore: Old Fashioned    06/04/2017    6 recensioni
È una fase della mia vita in cui ho bisogno di cose demenziali e ludiche.
Queste sono le avventure tragicomiche (molto più comiche che tragiche) di un capitano della flotta imperiale di nome Roy Veers (nipote degenere del più famoso Maximilian Veers - eroe di Hoth).
Il capitano viene mandato in missione al seguito di un colonnello affetto da demenza senile, con il poco invidiabile compito di recuperare uno psicopatico omicida che si è sottratto al controllo dell'Impero e ha instaurato un regno del terrore su un pianeta coperto di giungle inospitali e abitato da indigeni ostili.
"Riuscirà il nostro eroe a ritrovare Kurtz?" sarebbe una frase troppo abusata. Noi, più semplicemente, potremmo dire: "riuscirà il nostro eroe (si fa per dire), nonostante il gruppo di devastati e cerebrolesi che ha con sè, a riportare a casa la pelle?"
Lo saprete solo leggendo.
(ATTENZIONE: la storia contiene linguaggio molto volgare - chi è disturbato dal turpiloquio non legga per favore)
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Giorno 11 – Finalmente qualche notizia

Una scoperta interessante che ho fatto nel corso della notte: con la schiena ustionata e un caldo bastardo in cabina è impossibile dormire il sonno dei giusti. Si dorme quello degli sfigati, al massimo, a periodi di circa trenta minuti intervallati da lunghe ore di veglia a pancia in giù e bestemmie.
Forte di questa consapevolezza, mi calo con circospezione giù dal letto, mi rendo operativo e mi affaccio all’esterno.
Fuori c’è Fjo’ona, che appoggiata al parapetto guarda l’orizzonte con l’espressione del dewback che pascola.
La saluto e le chiedo come mai si è alzata così presto.
Lei aggrotta le curatissime sopracciglia e fa: “Non lo so, è da quando siamo su questa nave che non sto bene, sono sempre intontita...”
Sto per rispondere quando ad un tratto comincia a risuonare nell’aria una strana nenia: somiglia alle cadenze che ci facevano cantare in Accademia durante gli allenamenti. Rimango perplesso in ascolto e le mie incolpevoli orecchie sono aggredite da quanto segue:

Sesso alieno, sesso alieno
non ne posso fare a meno!

Della twi’lek la foresta
mi fa perdere la testa!

E del gungan la gran mazza
mi fa scender la sbavazza!

Fjo’ona si volta basita verso di me. L’unica cosa che dice, con tono indignato, è: “Io non ce l’ho la foresta!” E poi si alza la minigonna, sotto la quale ovviamente è nuda come una lumaca acquatica di Merakai, per dimostrarmi che non sta mentendo. Io constato e le faccio cenno di riabbassare l’indumento.
Intanto il ritmo della cadenza cambia, e ci viene elargita un’altra strofa:

Su e giù, su e giù!
Dammene sempre di più!

La voce che canta è femminile. Ora, considerato che a bordo ci sono solo due femmine e una è di fianco a me, il cerchio si restringe.
La canzone frattanto riprende col ritmo di prima:

Se il gamorreano è brutto,
il suo cazzo sfonda tutto!

Niente sesso oral col wookiee
con lui faccio altri giochi.

Di Kamin non dico niente,
ma il sorriso mio non mente!

Mi viene un orrendo sospetto: cos’ha combinato la Du Bal nella cabina di Tani Du?
Mentre sto cercando di non pensarci, mi raggiunge anche Hyaskon, che mi chiede: “Veers, per caso c’è un artigliere ubriaco a bordo?”
Non che io sappia,” gli rispondo.
E allora chi è che fa questo casino?”
Ci spostiamo con cautela verso la provenienza degli orrendi vocalizzi e scorgiamo la professoressa, non più bianca ma ancora decisamente squinternata, che sta facendo ginnastica a tette nude e nel frattempo canta a squarciagola.
A ogni passaggio di Tani Du, la docente si interrompe e gli rivolge apprezzamenti di inaudita grevità, peraltro ricambiati con calore dall’altrimenti compassato indigeno.
Fjo’ona ascolta per un po’ e poi mettendosi le mani sui fianchi proclama scandalizzata: “Io con quella sporcacciona non voglio avere più niente a che fare!”
Il proverbio dice: se anche la bagascia twi’lek chiama qualcuno sporcaccione, è segno che stiamo annaspando nella volgarità più becera.
Persino il sole, di fronte a questa scena ignominiosa, sceglie di scomparire dietro una coltre di nubi e il cielo si fa come di consueto grigiastro.
Mi domando cosa possano trovarci i kaminoani (o chiunque altro) nella Du Bal, ma la voce della Coscienza interviene ancora una volta comunicandomi perentoria che non lo voglio sapere.
Rinuncio alla mia curiosità, ma rimango comunque a chiedermi che cazzo di problema abbiano questi repellenti antropoidi astemi e biancastri, estimatori di vecchie carampane, a loro agio su un pianeta la cui disgustosa umidità è seconda solo all’odio per la vita che riesce ad instillare in qualsiasi creatura senziente dopo soli tre giorni di permanenza.
A questo punto, un urlo belluino fa tremare l’aria: “Veers!”
La voce è quella del fossile. Ci spostiamo a poppa, sperando che l’ottuagenario stia urlando perché la cima del canotto si è rotta e il suddetto sta andando alla deriva.
Ciancicato e spettinato, i baffi più frementi che mai, Waxen è in piedi a gambe larghe, con le consuete mani a brocca sui fianchi. “Maledetto pirata!” mi apostrofa non appena entro nel suo campo visivo, “Specie di delinquente di infimo livello, le garantisco che questo ammutinamento le costerà caro!”
Io lo guardo esterrefatto. “Prego?”
Non faccia finta di non capire, ignobile canaglia! Lei si è ammutinato e mi ha confinato per tutta la notte su questo ridicolo natante, senza cibo, esposto al freddo e agli assalti delle creature marine! Ma non finisce qui, sa? Questa storia andrà a finire dall’Imperatore in persona!”
Emetto un sospiro esasperato. Naturalmente non avrebbe alcun senso ricordare al colonnello che si è rifugiato lui stesso nel canotto per sfuggire al cosiddetto morbo bianco.
Ora mi faccia tornare a bordo!” sbraita il vecchiaccio, “E perlomeno pretendo una cella degna di questo nome, visto che sono un ufficiale superiore!”
Scambio un’occhiata con Hyaskon e capisco che anche lui sta pensando quello che penso io: ma sai che non sarebbe per niente male tenerlo in cella fino alla fine della missione?
Il capitano medico raffredda subito il mio entusiasmo. “Non servirebbe a niente,” dice in tono cupo, “tanto fra mezz’ora si sarà già dimenticato del cosiddetto ammutinamento.”
Non potremmo ricordarglielo di tanto in tanto? Giusto per tenerlo fuori dalle palle?”
Non servirebbe.”
Veers!” sbraita frattanto il fossile, sempre in piedi e con le mani a brocca, “Infame pirata, disonore della sua famiglia! Esigo di tornare a bordo!”
Dopo un po’, ovviamente, i clamori attirano i tre soldati, che si presentano scortati dal wookiee. Alla vista del fossile che sacramenta, tutti rimangono basiti.
Sottovoce dico a Lothar: “Sta al gioco.” Poi, con tono di comando, alle perplesse reclute: “Tirate qui il canotto.”
Alla buon’ora!” esclama Waxen, dando prova di un equilibrio da surfista mentre il suo natante viene trainato dagli imbranati.
Appena arriva sottobordo, ordino al wookiee di tirarlo su. Waxen si ritrae inorridito e strilla: “Che cos’è questo ammasso di pelo?”
Con gran cortesia gli spiego: “È il mio secondo, che ha ordine di staccarle le braccia se lei non collabora.”
Cedo alla violenza,” replica allora l’ottuagenario, sempre fremendo di fiero sdegno, e si lascia issare.
Fatto questo, lo scortiamo alla sua cabina ricordandogli che è agli arresti e facendogli presente che il wookiee, noto appassionato dell’amputazione traumatica di arti altrui, è sempre in giro per la coperta.
Una volta conclusa la scenetta, comincio ad avvertire il pizzicore di sguardi intensi sulla nuca. Mi volto e ci sono le tre reclute che mi stanno fissando con una via di mezzo tra sbalordimento e terrore.
Beh?” li apostrofo.
I tre fanno un passo indietro.
Ma dai, non ci avrete mica creduto?”
Silenzio assoluto da parte dei tre sfigati.
Sospiro. “Ragazzi, era una recita. Non c’è nessun ammutinamento.”
I soldatini non sono molto convinti, ma hanno evidentemente paura di contraddirmi, per cui rimangono in silenzio a parte un flebile sissignore mormorato da Wolfen, che ricordiamo essere dei tre quello dotato di indomito coraggio.
Io a questo punto mi rivolgo a Hyaskon e noto una cosa che nel casino di Waxen mi era sfuggita: non ha più la twi’lek appesa agli attributi. Gli chiedo il motivo del misterioso fenomeno.
Lui mi rivolge un ghigno diabolico. “Nontromb Forte,” mi spiega, “Per fortuna che ce l’avevo con me. Lo usano per sedare i maschi di gundark quando le femmine vanno in calore. Una fiala e ti viene voglia di scopare dopo un mese. Io per sicurezza gliene ho fatte tre.”
Chi è in grado di intendere e di volere va a fare colazione, il che significa che la Du Bal rimane a strisciare lungo le pareti facendo finta di essere un Ysalamiri e Waxen se ne sta pervicacemente confinato nella sua cabina convinto di essere agli arresti.
Noi superstiti ci alimentiamo con tristezza kaminoana, serviti da un assonnato Tani Du.
Fjo’ona guarda fuori speranzosa, ma la coltre di nubi si è addirittura ispessita e spira l’ormai consueto venticello umido. Ci fissa come se fosse tutta colpa nostra, quindi imbronciata proclama che andrà nella sua cabina ad applicarsi una maschera rilassante. Si alza e si allontana beccheggiando sulle zeppe dorate.
Lothar bramisce qualcosa che nella sua lingua potrebbe corrispondere a ‘che palle’, quindi raccoglie nel suo piatto tutto ciò che è rimasto di commestibile, compreso quello che noi abbiamo lasciato lì, e comincia a mangiare dimentico di tutto il resto.
Io raggiungo Atama So in plancia e gli suggerisco che forse non sarebbe una cattiva idea salpare per lo spazioporto di Addu.
Il kaminoano pondera attentamente la faccenda, quindi con la massima calma risponde: “C’è mare grosso.”
Ottimo, così non ci annoieremo.”
Ma i suoi soldati soffrono il mal di mare.”
Sono guariti.”
Non c’è il sole.”
Ce ne faremo una ragione.”
Quando Atama So ha esaurito la lista delle scuse, io sono ancora inamovibile nel mio proponimento di salpare per Addu. Rassegnato, il comandante chiama il secondo per le manovre, ma esso risulta irreperibile. Dopo vari tentativi, Tani Du arriva trascinando i piedi e con vistose borse sotto gli occhi. Dietro di lui compare per un attimo nel vano della porta la Du Bal a quattro zampe, ci soffia facendo il gesto di graffiare e poi si allontana sghignazzando.
Spero che la neurotossicità delle medicine kaminoane sia irreversibile, sai le risate quando la riporterò sulla Morte Nera?
La nave, comunque, nonostante la tenace resistenza passiva dell’equipaggio, si mette alla fine in movimento alla volta dello spazioporto.
Ci sono in effetti delle onde piuttosto alte, ma Hyaskon deve aver somministrato a se stesso e ai tre imbranati qualche intruglio bello potente, perché li vedo tutti tranquilli e impegnati nelle loro faccende.
Quello che non trova pace è il wookiee. Si aggira muggendo per la coperta e non sta fermo un secondo. Dopo un po’ che si agita, gli chiedo qual è il problema.
La risposta mi giunge immediata, ed è di disarmante semplicità: albero. Va bene anche una palma. Anche un bastone piantato per terra.
I wookiee non la fanno spesso, la possono tenere anche un paio di giorni, ma quando scappa, scappa.
Espongo la questione al comandante.
Atama So la pondera attentamente mentre Lothar saltella da un piede all’altro come una versione pelosa e alta due metri e venti di Fjo’ona.
Ma se la flemma dei kaminoani irrita me, si può immaginare quanto riesca a esasperare uno che si sta pisciando addosso e sente ovunque rumore di acqua sciabordante. Lothar si appropinqua ruggendo al mio serafico interlocutore e ciò lo convince ben più di qualsiasi mia argomentazione a trovare una lingua di sabbia con palme in tempi possibilmente brevi.
Dopo poco, in effetti, compare all’orizzonte il tipico profilo di palmizi. L’acqua si fa più chiara, segno che il fondale si sta alzando.
Non appena arriviamo nei pressi dell’atollo, Lothar comincia a mugolare come un forsennato, sperimentando sulla sua pelle, o meglio sul suo pelo, quanto sia lungo un minuto quando devi disperatamente pisciare.
L’equipaggio sta ancora ultimando le manovre per calare i canotti, ma il wookiee, con decine di palme fruscianti sotto gli occhi, non ha alcuna intenzione di aspettare. Salta in acqua come un blutfish e si dirige a nuoto verso la battigia.
Una volta arrivato a terra si scuote vigorosamente e corre come un razzo verso la macchia di vegetazione, dalla quale sentiamo salire dopo un po’ il tipico ululato di sollievo del wookiee che è riuscito finalmente a trovare un albero.
Io penso già alla puzza di dewback morto che farà asciugandosi.
Mentre sono immerso in queste meditazioni, la Du Bal parte a testa bassa, si butta in acqua con il tipico stile ‘hutt obeso’ e pagaiando scompostamente arriva in qualche modo a terra. Muovendosi più o meno a quattro zampe si dà alla macchia.
Io rimango basito a osservare gli arbusti nei quali la docente si è infilata e come al solito non so se proseguire dimenticandomi che l’abbiamo persa da qualche parte o raccattarla perché se no mi troverei a dover uccidere troppi testimoni.
Non si preoccupi, è un’isola,” mi rassicura dall’alto la voce soave di Atama So.
Mi guardo intorno: tutti in coperta, maledizione, compresa Fjo’ona che si chiede perché Ophelia sia andata sulla spiaggia, visto che non c’è il sole*.
A questo punto schizza fuori dalla vegetazione, correndo come se avesse un sigaro acceso nel culo, il nostro wookiee, che muggendo e bramendo si butta in acqua, brucia tutti i record galattici di cento metri stile libero e salta a bordo. Sotto gli strati di pelo ha l’occhio totalmente pallato.
Lo fisso con aria interrogativa.
Lothar si scuote energicamente, facendo sì che chiunque sia nel raggio di cinque metri imprechi con la stessa energia, poi mugola qualcosa che nella sua lingua significa: “Quella là ha cercato di saltarmi addosso!”
Può solo peggiorare,” è il costruttivo commento di Hyaskon, sopraggiunto nel frattempo.
Lo fisso inorridito: “Sarebbe a dire?”
Bisognerà abbatterla.”
Non dico che mi dispiacerebbe,” gli rispondo, “ma poi cosa mi invento con i miei superiori?”
In una missione militare possono succedere un sacco di cose, no?”
In effetti...”
A questo punto però interviene Tani Du, che con tutto l’entusiasmo che la sua specie gli consente, ovvero quello che per noi corrisponderebbe ad una tiepida approvazione, mi dice: “Vado a prendere la signora.”
Salta nel canotto argentato e parte a razzo verso la spiaggia.
Mi volto verso il capitano medico e sospiro: “Per questa volta pazienza, aspetteremo un’occasione buona.”
E lui: “Peccato, ci avrei tenuto a sezionare il suo cervello. Chissà che danni ha fatto la neurotossina kaminoana sul suo sistema nervoso...” Si lecca le labbra come io farei di fronte a un boccale da un litro colmo di bionda e spumeggiante Imperial Lager.
Passa un po’ di tempo, poi il Tani Du esce dalla vegetazione con la docente attaccata addosso tipo balano. Tornano a bordo con il canotto come se fossero sulla barchetta dell’amore dei luna park. Vista l’espressione di entrambi, direi che manca solo la sigaretta.
L’appagamento delle libidini ci consente comunque di ripartire e per un po’ mette anche tranquilla la rincoglionita professoressa, quindi la navigazione procede senza altri ostacoli fino allo spazioporto di Addu.
Già da lontano vediamo che è un posticino molto più dimesso di Derem: la struttura è piccola e non ha nulla di minimal chic, dà anzi l’idea di una costruzione tirata su alla meglio con i tronchi delle palme.
Ci sono alcune piazzole di atterraggio piccole e medie nei dintorni, una sola per grossi cargo, e qualche molo per i natanti. Ci sono pochissimi mezzi parcheggiati, praticamente tutti locali.
Il posto ha un’aria sonnolenta, quasi dimenticata.
Ethnic chic,” osserva il capitano medico, “caruccio.”
Attracchiamo senza difficoltà, vista la penuria di traffico, quindi scendo a terra portandomi dietro Atama So.
All’interno dell’edificio c’è la solita triste mescita di succhi, frequentata perlopiù da kaminoani. Qualche alieno di altri pianeti siede avvilito in compagnia di orrendi bicchieroni di frullato.
Stavolta non perdo tempo a interrogare il cosiddetto barista, vado direttamente all’ufficio informazioni chiedendo notizie del famigerato J. Kurtz che dovrebbe essere atterrato qui alcune settimane fa.
Solita storia, missione a priorità uno, Tarkin incazzato, l’Impero in tutta la sua sinistra potenza, indegnamente rappresentato dal sottoscritto.
Veniamo a sapere che il nostro J. Kurtz è in effetti atterrato, col volo settimanale da Sullust, due mesi fa, che aveva con sé vestiti e attrezzature da pesca e che non ha avuto nessun tipo di comportamento strano per tutta la sua permanenza all’interno dello spazioporto. Siamo al punto di prima.
Qualcuno ha parlato con costui?” chiedo al droide dell’ufficio informazioni.
Si ode il consueto rumore di criceti, poi giunge la risposta: “Un funzionario doganale ha controllato il suo bagaglio.”
Perfetto! Aveva armi di distruzione di massa e feticci confezionati con organi interni?”
Il droide accoglie la domanda con distacco. Controlla i suoi database e risponde: “No, il funzionario voleva controllare che non avesse con sé bevande proibite.”
E le aveva?”
Una, ma gliel’ha prontamente sequestrata.”
Mentre io e Atama So ci allontaniamo per andare a conferire con il funzionario, penso che non vorrei essere nei panni di un doganiere che va a sequestrare una bottiglia di birra a Kurtz. Non può trattarsi del nostro Kurtz, perché quello l’avrebbe come minimo scuoiato vivo e si sarebbe fatto una valigia con la sua pelle, per riempirla poi di birre.
Con la mia solita fortuna, sarà un banale turista che ha lo stesso cognome, e io mi dovrò passare la vita a girare su e giù per questo pianeta deprimente e privo di alcol, dal quale magari il vero Kurtz se ne sarà andato con disgusto dopo tre giorni.
Arriviamo finalmente dal doganiere, che ci accoglie con la consueta flemma kaminoana. Parla il galattico base, e questa è già una gran cosa. Gli chiedo di Kurtz.
Si ricorda l’episodio, anche perché da queste parti arrivano pochi umani. Una tenue luce di speranza comincia a brillare nel deserto della mia mestizia.
Me lo può descrivere?” gli chiedo.
Apodittica, giunge la risposta: “Era un umano.”
D’accordo, un umano come?”
Lei distingue i kaminoani uno dall’altro?”
Solo dal colore dei vestiti.”
Ecco, appunto. Se le interessa, posso dirle che il Kurtz in questione indossava una camicia dai colori molto sgargianti.”
Il deserto della mia mestizia ripiomba inesorabilmente nell’oscurità.
Faccio un ultimo tentativo: “Sa dov’è andato dopo?”
Lui annuisce. “Sì, anche perché vanno tutti lì. È andato da Ko Paini.”
Chi o cosa sarebbe Ko Paini?”
Un’agenzia turistica.”
Ringrazio e me ne vado. Sono avvilito come un toydariano che riesce a vendere uno sprinter di sottomarca taroccato e appena l’acquirente è sparito scopre di essere stato pagato con crediti falsi.
Andiamo da Ko Paini?” mi propone Atama So incoraggiante.
Emetto un sospiro da rangkor morente. “Proviamo anche questa.”
L’agenzia turistica, sempre in stile ethnic chic, ci accoglie nella persona di una graziosa hostess kaminoana, che ci saluta e ci chiede su quale atollo di sogno vogliamo trascorrere la nostra luna di miele.
Ci sono rimaste poche cose in grado di imbarazzarmi nella Galassia, ma mi sono appena imbattuto in una di esse.
Mi giro basito verso il mio accompagnatore, che si stringe nelle spalle e spiega: “Questo è un posto dove vengono spesso le coppie in viaggio di nozze.”
Capisco.”
Chiarisco l’equivoco alla solerte hostess, che ovviamente si scusa innumerevoli volte rendendo ancora più profondo e cupo l’imbarazzo, poi spiego il vero motivo della mia presenza lì.
Ansiosa di riparare alla gaffe di poco prima, la nostra simpatica interlocutrice si appropria di uno dei terminali e lo consulta.
Ma certo,” risponde dopo un po’, “il signor Jerec Kurtz. Me lo ricordo perché era da solo.”
Il nome corrisponde.
Da solo?” ripeto perplesso, “Non c’era nessuno con lui? Sullustiani? Umani brutti, grossi e tatuati?”
La hostess scuote la testa. “Ha affittato una piccola isola a Pheli Doo.”
Sono sempre più perplesso. “Un’isola intera?”
Ha detto che gli piaceva la tranquillità. Ha noleggiato anche una barca per andare a pescare.”
Ci facciamo dare tutti gli estremi del caso. L’isola è assolutamente sperduta, a ore di navigazione da qualsiasi cosa. Non c’è neppure una misera piazzola d’atterraggio, a malapena un molo per i natanti.
Approfitto dell’agenzia turistica per mandare la solita cartolina a Tarkin e poi torno a bordo nel più cupo sconforto.
Questo non può essere il nostro Kurtz, penso frattanto, sarà un Kurtz qualsiasi, che per qualche strano caso si chiama esattamente come il nostro. Arriverò a Pheli Doo dopo essermi frantumato le gonadi su questa maledetta bagnarola e mi troverò davanti un impiegato del catasto di Coruscant che si vuole godere le meritate ferie in pace. Dovrò ricominciare tutto da capo, senza indizi e senza birra.

Durante la nostra assenza, Tani Du ha preparato da mangiare. Ha fatto un po’ come poteva, perché con la Du Bal costantemente attaccata a un arto ha avuto qualche difficoltà logistica, ma più o meno riusciamo ad alimentarci.
Mentre stiamo tristemente pranzando, il sole ha la cattiva idea di fare capolino tra le nubi. Immediatamente, la twi’lek molla le posate, salta in piedi come un mandaloriano che ha azionato il jetpack e si fionda in cabina. Prima ancora che possiamo realizzare cosa sta succedendo, torna fuori con una bracciata di armamentario da spiaggia, zompa giù dalla nave e traballando sui sabot corre a stendere l’asciugamano sulla derelitta lingua di sabbia che circonda lo spazioporto, incurante di rottami e meduse morte.
È andata,” dice Hyaskon.
Appena finito di mangiare ripartiamo,” replico, cercando di mostrare il tipico cipiglio del rigido ufficiale imperiale.
Sa cosa mi piace di lei, Veers? Che è un ottimista.”
Credevo di piacerle per il mio fascino.”
Adesso non si allarghi troppo. Primo, è ancora caldo, e poi…”
Non sapremo mai cos’altro mi manca per far colpo sul capitano medico. La porta della cabina di Waxen si spalanca e sentiamo l’aborrita voce esclamare: “Che magnifica dormita! E che splendido sole!”
L’ottuagenario esce con il consueto molleggio ginnico, si affaccia alla murata e soggiunge: “E chi è quella vezzosa signorina dal delicato colore celeste che ci sta mostrando le sue grazie?”
Nella mestizia che mi affligge, ho appena deciso di rinunciare alle spiegazioni. “Secondo lei chi è, signor colonnello?” gli domando, ben deciso a dargli ragione qualunque cosa dirà.
E lui: “Ma per tutti i bantha, è chiaramente una povera fanciulla sperduta che ha bisogno del nostro aiuto! Veers, dia ordine di approntare la scala, devo scendere a terra per salvarla!”
Perché in una scosciata che prende il sole Waxen veda una fanciulla bisognosa di aiuto è un mistero che solo Hyaskon, se ne avesse voglia, potrebbe chiarire. Io, più prosaicamente, chiamo Atama So e gli espongo il problema.
La scaletta viene abbassata in men che non si dica e il fossile la discende con altrettanta rapidità.
C’è da fare a questo punto un’altra precisazione sulla convoluta psiche twi’lek: prendere il sole in spiaggia con costumini ridicoli è un’improrogabile esigenza della loro specie, un po’ come per i wookiee fare la pipì contro un supporto solido. Ogni tentativo di distogliere la twi’lek da tale attività comporta gravissimi rischi per l’incolumità personale.
Io rimango a seguire le mosse del colonnello per vedere se questa è la volta buona che riesco a prendere due bog-wing con uno scurrier.
Waxen scende sul molo. Per prima cosa si arriccia i baffi, poi si sistema il costume a righe orizzontali bianche e nere e tira in dentro la pancia. “Gentile signorina!” proclama, raggiungendo la scosciata con passo aitante.
Fjo’ona, tanga a filo interdentale, reggipetto inesistente e occhiali da sole da Mon Calamari, unta come un gamorreano sudato, non gli dà udienza.
Mi chiedevo, graziosa fanciulla, se avesse bisogno d’aiuto, tutta sola su questa spiaggia ostile.”
La twi’lek finalmente si volta verso di lui. Si abbassa gli occhiali da sole per poterlo guardare in faccia. “Cos’avrebbe che non va il mio stile?” ringhia, ignorando che nel galattico base esistano vocaboli complessi come ‘ostile’.
Il suo stile è perfetto, mia cara,” le assicura Waxen, facendo un altro passo nella sua direzione. Nel movimento proietta la sua ombra sulla pancia della pitonata.
Fjo’ona afferra d’acchito la prima cosa che si trova a portata di mano, ovvero una medusa morta, e la lancia contro l’importuno colonnello. “Vada via, brutto sporcaccione!” strilla. “Non vede che sto prendendo il sole?”
Il colonnello, i cui circuiti inibitori assomigliano allo spirito d’iniziativa dei kaminoani, così brutalmente respinto nelle sue avances si inalbera immediatamente. “Come ti permetti, specie di meretrice da cinque crediti?”
Recupera la medusa morta e gliela restituisce con gli interessi. Il celenterato si spiaccica su una tetta della twi’lek con il rumore di un suicida dal terzo piano.
Brutalmente distolta dalla sua attività elioterapica e convinta che si stia mettendo in dubbio il suo stile, Fjo’ona si inalbera a sua volta. “Vattene subito, sto prendendo il sole!” strilla, quindi recupera un paio di meduse, manciate di sabbia, un pezzo di legno e probabilmente una cacca di worrt e tira tutto all’ottuagenario, che a sua volta si improvvisa artigliere e bersaglia la scosciata con altrettanto pattume.
Io seguo la scena appoggiato alla murata, guardandomi bene dall’intervenire.
Prima o poi si stancheranno,” fa Hyaskon, appoggiato di fianco a me.
È quello che penso anch’io.”
Rimaniamo assorti nella contemplazione, pensando ai massimi sistemi, ai motori primi e ai fini ultimi. Manca solo una birra.
Man mano che la lite procede, sempre più gente si appoggia alla murata per seguire la scena. Il wookiee dopo un po’ comincia a fare il tifo per il colonnello, sottolineando con lunghi barriti e un gran mulinare di braccia ogni colpo che va a segno. Ci spostiamo per evitare di beccarci qualche sberla.
I tre imbranati seguono la rissa con espressione stupefatta.
La Du Bal si affaccia per un attimo, poi miagola qualcosa e gattona via sghignazzando.
Alla fine, la pur tenace tempra dei due contendenti deve cedere alla stanchezza. Ansanti, sporchi e sudati, i due si fissano torvi, ma l’incazzatura ormai è sbollita e non hanno più la forza di riprendere a lanciarsi roba. Ostentando sussiegosa indifferenza, la twi’lek recupera il suo telo da bagno, lo scuote per liberarlo dalla sabbia e lo stende con cura. Fa per sdraiarsi di nuovo, ma miracolosamente il sole scompare. “Guarda che cosa hai fatto!” protesta esasperata, ma probabilmente è l’unica situazione da quando siamo partiti in cui il colonnello non ha assolutamente alcuna colpa.
Reputandolo vincitore della contesa, il wookiee dapprima lo acclama, poi lo raggiunge festante e lo solleva di peso, portandolo a bordo in trionfo. Waxen si dimena e sacramenta urlando di togliergli di dosso il tappeto ambulante.
Il sole è rimasto fuori mezz’ora scarsa, che però è stata largamente sufficiente per ustionarmi ogni centimetro di pelle non protetto dai vestiti.
Hyaskon mi fissa con interesse e mi propone: “Che ne direbbe di darsi anche lei la crema kaminoana? Così posso studiare il fenomeno della neurotossicità su due campioni invece che su uno solo.”
E lei che ne dice di un cazzotto, Hyaskon?”
Il capitano medico pondera la faccenda. “Dipende dove,” dice poi.
Prego?”
Farsi colpire i genitali in condizioni di moderata ipossia è molto eccitante. Sono lusingato dalla sua offerta. Poi se ci tiene lo faccio provare anche a lei.”
Mi ritraggo un passo per volta, senza dargli le spalle. “Come se avessi accettato, eh?” gli dico quando sono a distanza di sicurezza, poi vado alla ricerca di Atama So per far ripartire la maledetta bagnarola alla volta di Pheli Doo.
Quando arriviamo in mare aperto, si comincia a ballare parecchio. Nemmeno i più potenti farmaci di Hyaskon riescono a contrastare un moto ondoso così violento, con il risultato che lui e i tre soldati scompaiono nelle rispettive cabine.
Fjo’ona, che si trova su un atollo tropicale ma non può prendere il sole, stabilisce che la sua vita è un orribile abisso di sofferenza. Annuncia che andrà a cambiarsi d’abito e a truccarsi per suicidarsi con stile e scompare a sua volta in cabina.
Il colonnello mi racconta una complicata storia su una battaglia in cui avrebbe combattuto contro un branco di gundark inferociti col solo ausilio di qualche medusa morta e di un pezzo di legno trasportato dalle correnti. Essendo completamente spossato dalla lunga lotta, mi spiega, se ne andrà a dormire un po’. Mi cede il comando suggerendomi di chiamarlo in caso di bisogno. Gli assicuro che non mancherò di farlo e penso frattanto se ci sia qualche sistema per inchiodare la porta della sua cabina una volta che è dentro.
Il wookiee è alla ricerca di un corpo contundente. Scendendo a recuperare Waxen ha trovato in un mucchio di pattume una noce di cocco e ha tutte le intenzioni di mangiarsela.
Non avendo Lothar trovato nulla di compatibile con le sue esigenze, lo sorprendo mentre con tipica delicatezza wookiee sta sbattendo la noce di cocco sulla capottatura del navigatore. Lo cazzio orribilmente e lui se ne va mugolando.
In tutto questo, rimane irreperibile la Du Bal, pur essendoci Tani Du nei paraggi.
Stabilisco che non me ne può fregare di meno e salgo sulla terrazza panoramica per vedere se Pheli Doo compare all’orizzonte.
Non appena sporgo con la testa sulla terrazza, si para dinnanzi ai miei occhi una visione a dir poco raccapricciante: l’orrenda Du Bal si è appropriata di una sdraio e ci si è abbandonata sopra a pancia in su, lasciando pendere braccia e gambe. È vestita come Fjo’ona quando è scesa sulla spiaggia, ma con molto più lardo. Per ripararsi dal sole tiene un telo sul viso tipo cadavere.
Trippa e tette dondolano a seconda del moto ondoso.
Torno immediatamente sul ponte facendo finta di non aver visto nulla.
Non sapendo bene che fare (la navigazione di superficie, soprattutto se il veicolo è portato da qualcun altro, è noiosissima), scendo sottocoperta a controllare come stanno le varie vittime del clima di Kamino.
Hyaskon è di nuovo steso a terra in posizione anatomica, sembra che aspetti l’autopsia. Mi accoglie con l’ormai consueta frase: “Attendo serenamente la morte.” Poi di nuovo, con tono rassicurante, soggiunge: “Ma non si preoccupi, non ho paura.”
E io: “Peccato solo che non potrà vedere il suo cadavere, non è vero, doc?”
Lui sospira. “È quello che mi cruccia di più.” Fa una pausa densa di fantasie che non voglio indagare, quindi con tono sognante fa: “Chissà come sarebbe scopare con se stessi da morti? Ma se scopassi con me stesso morto, sarei morto anch’io?” Si gratta la testa. “Eh sì, perché se no come farebbe ad esserci il mio cadavere, se non fossi morto? Ma se sono morto, come faccio a scopare? E come faccio a rendermene conto?” Si volta verso di me con l’aria di chiedermi consiglio.
Non guardi me, Hyaskon,” gli rispondo, “più che ammazzarla non posso fare. Al resto deve pensare da solo.”
Sarebbe già qualcosa.”
Sto per rispondere quando con la consueta andatura gommosa si appropinqua Atama So. “Siamo in vista di Pheli Doo, capitano,” mi annuncia con tono da hostess.
Finalmente!”
Salgo in coperta, dove nel frattempo le nubi hanno ceduto il posto a un sole spaccapietre. La mia già rosolata carnagione mi comunica che stare all’aperto è una pessima idea, e lo fa virando verso il rosso bandiera. Premuroso, Atama So mi chiede se ho bisogno di crema, e per la prima volta mi sento di dover ringraziare la Du Bal, che con il suo eroico sacrificio mi ha evitato di finire fuori di testa come un dewback in calore.
In tutto ciò, cominciano a susseguirsi atolli da agenzia di viaggi, quelli con palme, sabbia bianca, acqua turchese, cazzi e mazzi.
Attirata dalla ricomparsa dell’astro, Fjo’ona rinuncia ai suoi propositi autolesivi e si fionda in coperta con tutto l’armamentario da spiaggia. Comincia a saltellare e a indicare le spiagge dicendo: “Voglio quella! Voglio quella là! No, voglio questa!”
I clamori attirano anche la professoressa, che senza fare né tanto né quanto scende dalla terrazza panoramica, vede una lingua di sabbia a distanza compatibile e salta direttamente in acqua per raggiungerla.
Dovrò ricordarmi di legarla per un piede,” dico fra me e me seguendola con lo sguardo mentre approda sulla secca.
La twi’lek la vede e considera che sul nudo isolotto non c’è nulla che potrebbe proiettare ombra su di lei. “Voglio andare anch’io con Ophelia!” esclama.
Viene calata giù.
A questo punto, visto che comunque siamo già a Pheli Doo, stabilisco che possiamo anche fermarci un po’ in un’isoletta. Ne scelgo una con palme e sedie a sdraio e faccio dirigere là il natante.
Scendiamo tutti, compreso Waxen in tenuta balneare, che immediatamente comincia a rompere i coglioni con le esercitazioni in acqua.
Siccome stavolta c’è anche Hyaskon, che non ama che gli si rompano le gonadi quando vuole rilassarsi, in men che non si dica l’ottuagenario ronfa della grossa sotto una palma.
Passa del tempo, cazzeggiamo, ci facciamo portare della Tusken-cola fresca, che è schifosa ma pur sempre meglio dell’acqua.
Il sole si avvia lento verso il tramonto.
A un certo punto Lawrence, con la voce dell’innocenza, chiede: signor capitano, dove sono Fjo’ona e la signora Du Bal?
Mi batto la mano sulla fronte come la nonna della barzelletta quando la nipotina le chiede cos’è un amante.
Facendomi ombra con la mano guardo in direzione dell’isolotto e vedo due zecche kaminoane che saltano come matte. Poi guardo meglio e mi accorgo che sono Fjo’ona e la Du Bal, in preda a un attacco isterico.
Sospiro. So che appena andrò a recuperarle cominceranno a far su un casino tremendo. Non si accontenteranno di scuoiarmi vivo e bollirmi nell’olio motore come farebbe Kurtz. No, andranno avanti con un estenuante lavoro di lima genitale per ore, e ore, e ore… fino a che io non mi trasformerò in un mandaloriano incazzato e cercherò di strozzarle, o finché non sarò costretto al suicidio.
Pondero seriamente l’eventualità di lasciarle lì.
In fin dei conti, a chi interessa nella Galassia se quelle due squinzie rimangono lì qualche ora in più? Noi intanto andiamo da quel simpaticone di Kurtz, si fanno due chiacchiere e poi mando qualcuno a prenderle. Non sono mica una bestia. Quasi mai, almeno. Il problema è che adesso sono troppo sobrio.
Ma naturalmente non avevo fatto i conti con Tani Du, che vedendo la procace docente e quella racchia della pitonata blu che strillano e si agitano, parte immediatamente al salvataggio.
Torniamo a bordo rassegnati.
Si cominciano a sentire le strida quando il canotto è a circa cento metri di distanza. Divise in tutto nella vita, pitonata e professoressa sono finalmente unite nelle rampogne al sottoscritto e a chiunque abbia la sfortuna di attraversare il loro campo visivo. Persino le tre reclute vengono ricoperte di insulti e tacciate di ogni nefandezza.
L’incolpevole wookiee viene inviato in posti irriferibili, così come il colonnello, che prova a inveire di rimando, ma deve battere in ritirata davanti al fronte compatto delle signore.
Io spero che decidano di punirci con la loro assenza e si ritirino nelle rispettive cabine, o in alternativa spero che almeno la Du Bal decida di ripetere un’applicazione di crema kaminoana, ma purtroppo in nessuno dei due casi sono fortunato. La scosciata e la più o meno rinsavita docente continuano a rompere i coglioni con alacrità.
Data la situazione, prendo una decisione drastica. Fermo le lamentazioni con un gesto autorevole e dico: “Ragazze, adesso avete esaurito il bonus.” Giro il culo e me ne vado nella mia cabina, chiudendomi la porta alle spalle.
Da fuori si sente ancora qualche bercio, ma poiché tutti imitano il mio buon esempio, dopo un po’ il ponte di coperta assomiglia al deserto dello Jundland e le due simpatiche amiche, se vogliono litigare, devono fare come i carcerati, ovvero arrangiarsi fra di loro.
Sulla bagnarola cala un silenzio celestiale, rotto solo dal lieve sciabordio delle onde e dal tintinnare lieve delle sagole sui pali delle bandiere.
Mi concedo un gustoso sonnellino.
Al mio risveglio, la cena è pronta e non devo fare altro che sedermi al mio posto. Noto che ci siamo tutti, compresa l’oltraggiata Fjo’ona, ma manca la Du Bal. Sto per chiedere dov’è quando la vedo comparire con andatura più o meno quadrupede. Si siede al suo posto e comincia a leccare le posate, senza peraltro fare troppa distinzione tra le sue e quelle degli altri. Con aria da nulla, faccio discretamente sparire le mie sotto la tavola.
Poi Atama So porta un piatto con sopra un intero blutfish. Io, che credevo di aver già visto il peggio della squinternata docente con l’imitazione dell’ysalamiri e le cadenze sconce, devo assolutamente ricredermi: la nostra ex-sussiegosa, rigida e scostante professoressa afferra la testa del pesce a due mani e comincia a succhiarla come un gelato, emettendo rumori che fanno pallare l’occhio anche al wookiee.
Che classe...” mormora Fjo’ona, ascoltando rapita.
Ma non è tutto qui. Una volta succhiato il succhiabile, la docente fa il dito indice a rampino e comincia a scavare all’interno della testa del pesce, tirando fuori e mangiando ogni frustulo che riesce a raccattare.
Il tocco di classe ce l’ha estraendo un occhio del blutfish, lanciandolo in aria e ingoiandolo al volo.
Poi si pulisce alla meglio le mani, un po’ sul vestito e un po’ sul tovagliolo, che le rimane attaccato alle dita. Lei lo guarda, ride e trionfante esclama: “Colla di pesce!”
E scappa ridacchiando.
In un silenzio da obitorio, i superstiti si lanciano occhiate intorno alla tavola. Colgo il ghigno di Hyaskon e mi viene un dubbio. “Mi sembrava che la Du Bal fosse meno squinternata oggi pomeriggio...” butto lì.
Infatti,” mi risponde il capitano medico.
Ma non era irreversibile l’azione neurotossica dei farmaci kaminoani?”
Lui si stringe nelle spalle. “Lo credevo anch’io. Quando l’ho vista migliorare ho sostituito la sua crema doposole con quella kaminoana, così ha ripetuto l’applicazione. Sono proprio curioso di vedere come reagirà il suo sistema nervoso.”
Lo fisso basito. “Hyaskon, ha avvelenato deliberatamente la Du Bal?” Non so se ridere o essere spaventato.
Lui, tranquillo come pochi, mi risponde: “La Scienza esige dei sacrifici.”
Dalla terrazza panoramica, la squinternata docente ulula alle lune (intorno a Kamino ne girano un certo numero) come se non ci fosse un domani.








* Nella psiche Twi’lek la spiaggia ha la sola e unica funzione di fornire un supporto per prendere l’abbronzatura.
   
 
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