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Autore: Sarasvati    09/04/2017    2 recensioni
Hermione ha scelto, ed ha scelto di vivere una vita accanto a lui.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Severus Piton | Coppie: Hermione/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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Ascoltavo le sue grida.
Urlava dolore, disperazione, rimpianto per non essere morto, rabbia nei confronti del destino che ancora una volta gli aveva impedito di abbandonare la sua vita solitaria.
Non si sarebbe mai perdonato il fatto di essersi sbagliato e di aver permesso a qualcuno di vedere i suoi ricordi, nella convinzione di non sopravvivere abbastanza per poter vedere negli occhi della gente la pena che suscitava.
Eppure eccolo lì, chiuso nella stanza di un ospedale, con le infermiere che gli infliggevano torture quasi in ogni istante della giornata. Sì, per lui era una vera e propria tortura mostrarsi debole, ferito, farsi toccare da qualcuno e permettere loro di curare il corpo martoriato dai morsi del serpente.

E io, seduta appena fuori dalla porta chiusa, ascoltavo straziata ogni singolo lamento, ogni urlo, fosse esso contro i medimaghi oppure dovuto alla sofferenza, per poi entrare e sedermi accanto a lui non appena aveva un attimo di riposo.
Non parlavo, ma gli prendevo la mano e percepivo i suoi muscoli distendersi.
Le lacrime mi sfuggivano senza volerlo, nonostante non volessi farmi vedere in quelle condizioni, né da lui né da chiunque altro, e allora mi rintanavo nel pensiero che se lui mi aveva accanto riusciva a trovare un po’ di serenità.

Noi eravamo così, taciturni.
Sapevamo perfettamente cosa provavamo, senza bisogno di grandi discorsi ed era una delle cose che più amavo. Bastava un gesto, un’occhiata, un sorriso accennato, per capire che il suo cuore ormai apparteneva a me.
Avevamo affrontato molti ostacoli, che via via si erano fatti sempre più ostili.
Avevo rinunciato alla mia vita per lui, ero fuggita dalla scuola che avevo sempre chiamato seconda casa e l’avevo guardato torturare degli innocenti pur di non far crollare la parte che recitava da anni.
Solamente io sapevo quanto questa vita lo stesse lacerando, ed io ero la sola ragione che lo spingeva a lottare.
Di giorno indossava la maschera di un mostro, di sera trovava rifugio tra le nostre lenzuola, tra le mie mani, nel mio corpo, per poi lasciare spazio ai sensi di colpa che lo divoravano di notte.
Così sono stati i nostri ultimi due anni.
Poi è successo, e in quel momento la paura si è impossessata interamente di me.
Avevo servito il signore oscuro in persona, rischiando che ogni mia esitazione mi tradisse, avevo vissuto con degli assassini per due lunghi anni, ma mai avevo provato lo stesso terrore di quando quel lurido serpente l’aveva lasciato esanime a terra.
Finché lui era al mio fianco sentivo in me la forza di battermi, ma l’idea di perderlo mi aveva gettato in uno stato di angoscia e mi aveva spezzata.
Ma era ancora lì con me. Il fato aveva giocato un brutto scherzo a lui, ma aveva protetto me, lasciandomi l’unica persona nelle cui mani avevo messo la mia intera vita, perché se fosse morto lui, sarei morta io.
 
 
 
I giorni passavano lenti, ma le sue urla non si affievolivano.
I medimaghi mi avevano detto che la guarigione sarebbe stata lenta e dolorosa, ma vederlo soffrire non faceva altro che aumentare il mio strazio.
Qualche volta, mentre ero seduta accanto a lui, affondavo il viso nel suo petto e ascoltavo battere il suo cuore come fosse la musica più intensa del mondo, la melodia della vita.
Quando trovava la forza di muoversi mi accarezzava i capelli o mi stringeva la mano.
Quando nessuno mi vedeva lo baciavo. Baci salati, al sapore di lacrime.
Pregavo non so nemmeno io quale Dio, affinché guarisse.
Il fato non avrebbe potuto essere davvero così beffardo e crudele da lasciarlo al mio fianco per poi portarmelo via in un lento delirio, tra atroci sofferenze.


Lo guardo.
I suoi occhi neri si posano su di me.
È ancora con me e siamo partiti per andare via, lontano da tutti i brutti ricordi, lontano dal resto del mondo.
Siamo solo io e lui e non abbiamo più nulla da temere.
 
Mi chiamo Hermione Jean Granger e porto sul braccio sinistro il marchio nero, marchio dell’amore che ho scelto di vivere con lui.
 
   
 
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