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Autore: eli_s    11/04/2017    3 recensioni
Talvolta dobbiamo camminare sulla propria strada sfiorando inconsapevolmente ciò a cui siamo destinati.
Piccolo tentativo Delena di raccontare come si sono girati attorno per un po' prima di trovarsi davvero.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Giuseppe Salvatore, Stefan Salvatore, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Let’s Hurt tonight

 

When, when we came home

Worn to the bones

I told myself, "this could get rough"

And when, when I was off, which happened a lot

You came to me and said, "that's enough"

(Quando siamo tornati a casa,

logori fino alle ossa

Dicevo a me stesso: potrebbe essere dura

E quando ero spento, il che accadeva spesso,

Tu venivi da me e dicevi: basta)

 

La musica copre i pensieri fattisi liquidi tra alcool e balli, qualche risata coi compagni di corso e uno shot di troppo che annebbia la vista, al punto che Stefan pensa di avere le allucinazioni quando scorge una criniera bionda appuntata di lato in un’acconciatura retrò ad incorniciare un volto diafano e due occhi chiari persi ad attenderlo tra la folla. Solo la stretta fraterna di un amico che gli avvolge le spalle bisbigliando curioso la domanda “ehi chi è quello schianto che ti fissa?” lo riporta coi piedi per terra e gli consente di riconnettersi con la realtà circostante.

 

Stefan sbatte le ciglia più volte e si libera dal ragazzo con un non curante “torno subito” per dirigersi, attraverso la folla, verso la versione più sexy di una Jackie Kennedy. Si inumidisce istintivamente le labbra, infila le mani nelle tasche e prova a reprimere un sorriso orgoglioso mentre si ferma a pochi passi dalla biondina e la osserva stranamente imbarazzato.

Perché un po’ le era mancata Rebeka; non che si scambino considerazioni su chissà quale argomento profondo o si rivolga a lei per consigli o quant’altro, ma hanno stabilito una sorta di contatto, un legame che Stefan fatica a recidere. Lascia scorrere le iridi chiare lungo la figura di lei per esaminare il tailleur confetto nella quale si è avvolta, con le mani unite in grembo a tenere una borsetta rettangolare e reclina la testa per sollevarla di nuovo.

 

-Beh…come decennio ci siamo-

-Mm forse tu sei un po’ più vecchio-

-Dipende…sei la Jackie prima o dopo la Presidenza?-

 

Lei rotea lo sguardo liquido meditando la risposta.

 

-E’ più interessante se sei l’amante segreto della Fist Lady, non credi?-

 

Lei fa un altro passo sorridendogli provocatoria, perché Rebeka sta investendo più emozioni del previsto su quel ragazzo e non finirà bene. Lo sa, ma per adesso le va bene così.

Stefan la ascolta, le da spazio e non finisce per rimanere sfocata come nel grande caos della sua numerosa famiglia, dove per ciascun figlio è difficile emergere ed avere le giuste attenzioni.

 

-Allora…lasci che le offra da bere, lontano dagli sguardi di curiosi e giornalisti-

 

Le allunga il braccio strizzandole l’occhio e Rebeka lo afferra con una finta noncuranza, provando a celare quel tiepido calore che si irradia al centro del suo petto adesso che si stringe a lui e nulla sembra avere più importanza.

 

 

Oh I know that this love is pain

But we can't cut it from out these veins, no”

(Oh, lo so che questo amore è sofferenza

ma non lo possiamo tirare via dalle vene, no)

 

Caroline sente la pelle del polso scottare per il contatto recente con la mano di Klaus, intento a trascinarla via dalla festa; adesso stanno passeggiando lontano dal frastuono festoso e dagli sguardi indiscreti di amici e conoscenti. Non ha avuto il tempo di pensare a niente, di cercare Stefan o chiamare Bonnie perché Klaus ancora una volta ha plasmato l’aria, cambiandone il sapore, la percezione. Potrebbe essere qualunque ora o giorno, lei non saprebbe dirlo.

Buttando al vento la sua maniacale organizzazione.

 

L’umido della sera di fine ottobre la costringe a raccogliersi in un brivido trattenuto, non ha avuto nemmeno modo di prendere la propria giacca di pelle che chissà se ritroverà mai e lui prontamente si toglie la propria per posargliela sulle spalle, rubandole un sospiro imbarazzato.

 

-Grazie-

-E’ il minimo…visto come ti ho trascinata via-

-Che ci fai qui Klaus?-

 

Le sono occorsi alcuni minuti per riprendere possesso di se stessa e rifugiarsi nella fortezza di controllo da cui l’aveva tirata fuori.  E adesso sta rimettendo quelle distanze che si era imposta perché nell’estate passata si era sentita molto, troppo coinvolta da Klaus, ma qualcosa  le aveva impedito di lasciar crescere e dar frutto a quei sentimenti indefiniti.

 

-Un viaggio di lavoro da queste parti…e ho pensato di venire a farti un saluto-

-Beh ..non era necessario-

-Sono poche…le cose necessarie Caroline, l’ho fatto perché volevo-

 

Hanno rallentato il passo attraverso le vie del campus e gli occhi azzurrissimi di lei si sono persi per istanti infiniti dentro il mare misterioso e inquieto che le toglie il respiro. Deglutisce la saliva sbattendo le ciglia scure, distanze che crollano, certezze che si sgretolano.

 

-Bene, grazie per la visita-

 

Si sfila la giacca per restituirgliela in un gesto stizzito e poi si volta di scatto verso la notte che li avvolge per scappare da lui che, di contro, la trattiene senza sfiorarla.

 

-Voglio te Caroline, voglio quello che avevamo questa estate….questi mesi sono stati…insopportabili….-

 

Un sospiro che la inchioda.

 

-Klaus-

-E so che è la stessa cosa per te-

 

Lui le si avvicina di un passo senza mai abbandonare quei mari caldi di cui ha sentito la mancanza.

 

-Io…-

-So che la distanza è un problema, che tu sei al college…che hai tante esperienze da vivere davanti…-

 

La iridi si accendono illuminate da questo fuoco sconosciuto e familiare che sì, deve ammetterlo, le era mancato. Le era mancato il timbro profondo e marcato della sua voce, quel palpabile desiderio di intrufolarsi tra le sue cose, nella sua vita in modo differente da come potrebbe fare un amico, le loro lunghe camminate notturne fatte di racconti, confidenze, volte  a costruire una intimità che fosse solo loro.

 

Fa un altro passo accorciando le distanze e respirare il suo inconfondibile profumo zuccherino che lo avrebbe nauseato in ogni altra circostanza, se non si fosse trattato di lei.

 

 

“So I'll hit the lights and you lock the doors

We ain't leaving this room 'til we bust the mold

Don't walk away, don't roll your eyes

They say love is pain, well darling, let's hurt tonight”

(Allora io accenderò le luci e tu chiuderai le porte

Non lasceremo questa stanza finché non avremo rimosso la muffa

Non andartene, non roteare gli occhi,

dicono che l’amore sia sofferenza, beh cara, feriamoci stanotte)

 

 

-Ma sono disposto a rischiare…se tu lo sei-

 

Un alito di vento leggero si porta con se i profumi dell’autunno accarezzando i capelli cotonati Caroline, ma quel brivido elettrico lungo la schiena è dovuto al calore degli occhi di Klaus.

 

 

“When, when you came home

Worn to the bones

I told myself, "this could be rough"

(Quando tornavamo a casa,

logoro fino alle ossa

Dicevo a me stesso: potrebbe essere dura)

 

Damon.

 

-Scusa io…non è la stanza di Elena Gilbert?-

 

Quando Elena ha riconosciuto il timbro di voce di Damon si è svegliata di colpo tirandosi seduta così in fretta che la testa ha cominciato a girarle, accompagnata da un senso forte di nausea con la bocca impastata ed un disorientante cerchio a trafiggerle i sensi ancora offuscati dai postumi degli eccessi della sera precedente. Si è alzata di fretta, sussultando per il contatto dei piedi nudi col pavimento freddo e non si è data il tempo di constatare con orrore che fosse ancora vestita come la sera precedente.

 

-Sì è la sua stanza…ma adesso lei-

 

Kai non fa in tempo a finire la frase che la porta semi aperta,  che sta tenendo con una mano, si spalanca rendendo visibile una scombussolata Elena coi capelli arruffati, il mascara ad annerirle le occhiate e una vestaglia troppo grande a coprirla. Il ragazzo le fa spazio osservandola in tutta la sua fragilità mentre gli occhi si allargano imbarazzati verso lo sconosciuto piantato immobile in corridoio.

E con quel gesto dentro di sé sa già di aver mollato la sua posizione ferma di odio verso il proprio ragazzo, facendo un passo per un chiarimento.

 

-Damon…-

 

La voce scappa tremante dalle labbra secche facendo sussultare lo stesso Kai il cui sguardo confuso sembra distendersi in un punto esclamativo adesso che ha ricollegato un nome ad un volto. I due sembrano essersi dimenticati di lui;  Damon fissa Elena lasciando che un torrente di emozioni confuse lo tirino sott’acqua, dallo stupore e calore iniziali ad un più serrato amaro senso di tradimento e gelosia più che la guarda tutta scomposta e realizza che deve aver passato la notte con un altro verso cui curva lo sguardo ferito. Ed infine la colpa, perché tutta questa orribile situazione l’ha creata lui e se ne vergogna al punto da voler sparire e piangere.

 

-Cosa ci fai qui...quando sei tornato-

-Adesso…ma improvvisamente non importa più-

 

Elena ci mette qualche secondo a ricollegare il tono incrinato alla presenza del ragazzo al suo fianco e sbarra gli occhi indolenziti in sua difesa.

 

-Io-

-Divertitevi-

 

Il tono sprezzante le sega la gola e fa per uscire dalla camera col volto impallidito, il cuore a mille e un senso di nausea ad attanagliarle lo stomaco adesso che lo vede fare un passo indietro e voltarsi per riprendere il corridoio.

E le muore quel briciolo di coraggio sulle labbra, gli occhi inumiditi e l’avvilente umiliazione di essere mollata ancora una volta senza nemmeno la possibilità di parlare, di spiegare, di avere una qualche voce in capitolo. Lui che l’ha trattata così male e lei che stava già calpestando il proprio orgoglio pur di riaverlo tra le sue braccia, adesso si sente così piccola e senza significato di fronte a quel mare gelido che l’ha trafitta.

 

Kai è rimasto in silenzio, tentato per un attimo, pur di non vederla piangere e in quello stato pietoso, di chiamare quell’idiota del suo ragazzo e picchiarlo, ma il singhiozzo mal trattenuto che è scappato dalle labbra di lei lo ha bloccato sul posto obbligandolo a volgere la sua attenzione all’amica e offrirle una spalla su cui piangere.

 

Più tardi lo stesso Kai, dopo mille telefonate, è riuscito a svegliare una scocciata Bonnie che in men che non si dica, all’udire il racconto surreale di quella mattina, si è precipitata al dormitorio con una faccia sconvolta, seguita di un Kol altrettanto frastornato per il brusco risveglio.

 

-Ok io lo picchio, lo ammazzo….gli voglio bene ma…adesso lo sto odiando-

 

Elena se ne sta a fissare il vuoto mentre tampona i propri capelli con un asciugamano; si è fatta una doccia dopo aver tranquillizzato Kai ed averlo convinto a tornare al suo dormitorio finché non è arrivata Bonnie a dar voce ai suoi stessi pensieri.

Dopo lo sfogo di un quarto d’ora con la brunetta infervorata che ha lasciato un messaggio in segreteria a Caroline, diventata stranamente irreperibile da ieri sera, Kol ha provato a prendere la parola.

 

-Io avrei da dire una cosa-

-Adesso non è davvero il momento-

-Beh se mi permetti….-

 

Volge lo sguardo scuro su Elena.

 

-Ti porto a Mystic Falls e ci parli, festa finita-

 

Bonnie ancora rossa in volto per l’agitazione, fissa enigmatica il proprio fidanzato calibrando il senso delle sue parole. Vorrebbe controbattere mille cose, ma infondo lui ha ragione. Così si volta di scatto verso Elena addolcendo lo sguardo e svestendo i panni di una qualunque Caroline in preda a una crisi di nervi.

 

-Sai, ha stranamente ragione…pur essendo un uomo-

 

Scappa a tutti e tre un sorriso ed anche un’occhiata di gratitudine di Bonnie verso il suo ragazzo.

 

-Ma Bonnie domani abbiamo lezione e-

-Che vuoi che succeda, dirò a Kai di prendere appunti per noi…ora asciugati i capelli e partiamo-

-Kai….dovrei chiamarlo per ringraziarlo-

-No non chiami proprio nessuno, lo sa che gli sei grata….su-

 

Bonnie frena quella sua malsana idea, non è nata ieri, ha capito che il ragazzo si sta un po’ troppo coinvolgendo ed è bene che mantenga le distanze; ringraziarlo lo renderebbe ancora più vicino verso un confine che non deve superare dato che sanno tutti che Elena ama troppo Damon e lui finirebbe per farsi male.

 

-D’accordo-

 

La moretta annuisce non del tutto convinta di quel tentativo finale, anche perché è talmente ferita e devastata interiormente che non sa dove trovare la voglia e la forza di affrontare Damon. Al tempo stesso deve a se stessa la possibilità di dire la sua in quella storia.

 

 

****

 

“Oh, I know you're feeling insane

Tell me something that I can explain, oh”

(Oh, so che ti senti di impazzire

Dimmi qualcosa che possa spiegare, oh)

 

Damon che, di contro, ha guidato preda di una furia ceca lasciandosi dietro tutto il suo malessere. Aveva calcolato tutto, tornato dall’aeroporto era passato a lasciare Lily a casa da suo padre ed era corso, stanco morto, da Elena per parlarle, per scusarsi, voleva raccontarle di quei giorni in Inghilterra, della difficoltà di aprirsi, darle la lettera di Rose.

Farle capire che ci sarebbe stato, davvero stavolta.

 

E invece, invece lei aveva fatto presto a dimenticarlo, ma come biasimarla? Elena è una ragazzina di 19 anni lo sa bene che ha una vita davanti per divertirsi, di cosa si stupisce, e anche se non fosse successo niente chi diavolo era quel tipo? Lui non ne sapeva niente, da dove sbucava? Quante cose lei gli aveva nascosto? E poi quello sguardo, le condizioni devastate. Era così a causa sua? Come era stata senza di lui?

Una sequela assurda di ragionamenti gli offuscano il cervello e stringono il cuore al punto tale che è costretto ad accostare e, per la prima volta dopo tanto tempo, rompersi in un pianto carico di dolore e frustrazione. Un pianto che non si era mai concesso.

 

Più tardi a casa si è chiuso in camera nel suo solito silenzio, rifiutando di parlare con chiunque e di rispondere alle mille telefonate di suo fratello e di suo zio, poi piombato a casa pronto a metterlo alla gogna.

 

-Ti ha detto come è andata in Inghilterra?-

 

Ric sta giocando in salotto con la piccola Lily mentre Giuseppe gli porge una tazza di tè. Non tocca più alcool da quando c’è la piccola in giro per casa.

 

-Beh, no, avrei detto bene visto che aveva una faccia sollevata e mi ha lasciato Lilian dicendo che doveva fare una cosa…è andato via…onestamente ho pensato fosse andato da Elena-

-Si vede che il tentativo di riappacificazione non è andato a buon fine-

-Con me non parla molto…se vuoi tentare tu…-

-Adesso vado…ah tra l’altro ieri ho incontrato Miranda Gilbert, dice che possiamo organizzare una cena a casa loro in settimana per parlare del Consiglio-

-Mi ha chiamato Liz, mi ha detto che in via confidenziale sta richiedendo i tabulati telefonici di Fell-

-E’ molto rischioso…-

-Già ma senza aprire una vera indagine non può averli e questo vorrebbe dire…sollevare sospetti su di lui e anche lei è nel Consiglio-

-Speriamo che serva a qualcosa-

-Dillo anche a lei di questa cena-

-Assolutamente-

 

Ric posa la tazza sul tavolino mentre Lily si ciondola per il sonno, le ci vorrà un po’ a riprendersi dal fuso orario. Si alza pronto per dirigersi da Damon quando suonano al campanello e dopo essersi scambiato un’occhiata perplessa con Giuseppe, si dirige ad aprire trovando una piccola e indifesa Elena che lo guarda come se avesse visto un fantasma.

 

-Elena….ciao-

 

Non si aspettava certo di vederla. Lei si tortura l’orlo della manica con quella faccia troppo pallida che esita a trovare le parole.

 

-Lui...lui c’è?-

 

Ric sospira, capendo che non è il momento per i convenevoli ed annuisce facendole spazio per entrare.

 

-E’ di sopra-

-Grazie-

 

Annuisce timidamente e attraversa il corridoio lanciando un esile saluto a Giuseppe, intento a sollevare una Lily ormai addormentata. Si dilegua su per le scale lasciando i due giù ed arriva alla porta di quella camera che l’ha ospitata in tanti momenti della loro storia, esitando per un attimo sul da farsi. Coraggio Elena.

Bussa in attesa che arrivi una risposta da dentro, ma nessuna voce si pronuncia così deglutisce fissando la maniglia per trovare il coraggio di aprirla quando la porta si spalanca facendola sussultare e due occhi stupiti la trovano ad attenderla.

 

E di nuovo Damon, quando incontra gli occhi da cerbiatta ferita ad una zampa, non può che sentirsi sprofondare.

Trattiene il respiro osservandola molleggiare sul posto mentre stringe forte i lembi della pashmina; così si sposta di lato lasciandole libero il passaggio ed invitandola ad entrare.

 

La guarda girare impacciata per la stanza allentandosi il collo per respirare e passano secondi lunghissimi di imbarazzo in cui nessuno dei due sa da dove cominciare. Elena prende un respiro profondo facendo scorrere le iridi scure fino a trovare le pozze azzurre in attesa di lei.

 

-Non è successo niente-

 

Lui serra la mascella provando a non colpire niente.

 

-Kai è un amico…un compagno di corso e….beh mi ha fatto da …da baby sitter in assenza di Bonnie…lui non…-

-Non mi devi spiegazioni-

-Te le voglio dare, perché non è successo proprio niente e non voglio che ti fai strane idee e…-

 

Sente la pelle avvamparle più che ripercorre con la mente le immagini offuscate della sera precedente e rabbrividisce al pensiero di lei che si ubriaca e abbrutisce davanti a Kai. E poi ripensa al perché si sia ridotta in quello stato, cosa l’abbia portata a vagare come una derelitta e la rabbia affievolitasi rimonta tutta insieme.

 

-E sai che c’è sei tu che dovresti darmi delle spiegazioni, non dovrei essere quella che si giustifica o…o si sente in colpa e …e deve stare qui a convincerti che non ha combinato nulla!-

 

Il repentino cambiamento di umore lo destabilizza un attimo, portandolo ad arcuare le sopracciglia folte e nere esprimendo il suo stupore. La gelosia si trasforma lentamente in vergogna e disappunto, mentre il febbrile desiderio di stringerla comincia ad ustionargli la pelle delle mani.

 

-Tu mi devi delle scuse, cosa cavolo ti è passato per la testa??? Non c’è un solo motivo sensato…e c’ho pensato a lungo, mi sono logorata a cercare di capire per quale folle ragione avessi deciso di tenermi nascosto questo tuo viaggio, piantandomi come una scema da sola!!!-

 

La rabbia serpeggiante le esplode in volto e si sbriga a sganciarsi il giubbotto di pelle per respirare. Le iridi fiammeggianti iniziano a bruciare come ferite cosparse di sale.

 

-Posso parlare adesso?-

 

Elena serra le labbra reprimendo quel sospiro agognato dai polmoni scossi e ferma nella sua posizione, con le braccia incrociate per proteggersi dalle schegge azzurre; annuisce con un gesto secco della testa in attesa che lui prenda la parola.

 

Nessuno dei due ha intenzione di lasciare la stanza, riconciliati o dilaniati, non se ne andranno finché non si saranno detti tutto.

 

 

“I'll hit the lights and you lock the doors

Tell me all of the things that you couldn't before”

(Accenderò le luci e tu chiuderai le porte

Dimmi tutte le cose che non potevi dirmi prima)

 

Lo osserva lentamente, calibrando quei suoi impercettibili gesti, segno di titubanza, che solo lei potrebbe riconoscere, come il modo in cui si inumidisce le labbra increspate, o il particolare taglio riflessivo della fronte crucciata, solcata da sottili rughe a rimarcare quel dolore trattenuto così duramente dentro di sé, gli occhi che si fanno d’acqua, nostalgici come il mare d’inverno.

Dio, quanto lo ama anche adesso, carica di rabbia e frustrazione.

Finalmente trova il coraggio di portare lo sguardo ferito dentro il suo, che lo accoglie sussultando.

 

-Non ho pensato Elena, non ho riflettuto. Ho solo agito, per non…per non sentire il dolore…io dovevo andare-

-Questo lo so-

-Dovevo affrontarlo da solo-

-Ma perché non dirmelo….avrei capito!-

-Lo so Elena, so che avresti capito, che mi avresti lasciato andare senza farmi storie perché sei una persona straordinaria, sei la migliore versione di me ed io…-

 

Iniziano ad alzare i toni incrinati dal troppo non detto, incupire gli sguardi e scaldare l’aria. Elena è confusa, non riesce ad orientarsi nel labirinto dei tormenti di Damon e si sente sopraffatta da tutto questo.

 

-Smettila di…di trattarmi come se fossi perfetta!!-

 

Le esce quasi disgustata, come se il solo pensiero di essere messa su di un piedistallo lontana da lui la terrorizzasse.

 

-Io non sono un uomo degno di te e vedere come ti ho ridotta…non sono scappato perché temessi il tradimento, ma perché mi vergognavo per averti spezzata…non è questo che meriti, non meriti uno come me-

 

Le lacrime si riempiono d’improvviso negli occhi scuri angosciati, con le labbra strette che tremano nello sforzo di contenere un singhiozzo.

 

-Damon no…-

-Non posso cambiare quello che sono-

 

Lei d’istinto fa un passo verso di lui, presagendo il muro che si sta alzando violentemente per chiuderla fuori.

 

-Non te lo sto chiedendo…perché è questo l’uomo che amo…-

 

“Don't walk away, don't roll your eyes

They say love is pain, well darling, let's hurt tonight

If this love is pain, well darling, let's hurt, oh tonight”

(Non andartene, non ruotare lo sguardo

Dicono che l’amore sia sofferenza, beh cara, allora feriamoci stanotte,

Se questo l’amore è sofferenza, beh cara, feriamoci, oh stanotte)

 

-E non ti permetterò di nasconderti dietro queste scuse, se vuoi…-

 

Ferma un singhiozzo carico di rabbia. Non le importa, non smetterà di lottare per loro.

 

-Se vuoi lasciarmi dovrai farlo tu, non userai me o….o le tue difficoltà per andartene-

 

La fierezza di quegli occhi sconfinati, supplicanti di un amore che non sa come donarle gli stringono il cuore in una fitta amara al punto da rendere insopportabile anche l’aria che li divide.

 

-Se vuoi essere così codardo allora vattene, ma io non andrò da nessuna parte-

 

La paura asfissiante le assale il volto, chiude lo stomaco, secca la gola; la paura terribile che lui possa davvero lasciarla, ma è disposta a rischiare tutto pur di fargli capire quanto disperatamente lo ami.

 

E sono istanti fatti di vetro che taglia e ferisce quelli in cui Damon tentenna sul posto, quasi indeciso sul da farsi, infinitesimali frazioni di secondo capaci di lacerare la carne fin quando solo pochi passi gli consentono di bruciare tutto e riempire i lori spazi vuoti trovando le labbra di Elena ad attenderlo.

 

Affoga in lei, senza rabbia, ma con quel bisogno terribile capace di fargli vibrare le pareti interne dello stomaco.

Un bacio che cresce e assale la pelle, infiamma, esplodere nei loro sospiri, nelle mani che si cercano ripercorrendosi dopo troppo tempo di distanze e silenzi, di paure taciute; un misto di baci, lacrime, abbracci con quel febbrile desiderio di fondersi nell’altro totalmente.

Ed è come la pioggia d’estate, dopo una torrida e soffocante giornata che torna a rinfrescare ed ossigenare.

In attesa che torni ancora una volta il sereno.

 

 

“So you hit the lights and I'll lock the doors

Let's say all of the things that we couldn't before

Won't walk away, won't roll my eyes

They say love is pain, well darling, let's hurt tonight

If this love is pain, then honey let's love tonight”

(Così tu spegni le luci e io chiuderò le porte

Diciamoci tutte quelle cose che non potevamo dirci prima

Non voglio andarmene, non roteo gli occhi

Dicono che l’amore sia sofferenza, beh cara, feriamoci stanotte

Se l’amore è sofferenza, allora tesoro amiamoci stanotte)

 

 

 

 

 

 

Inutile chiedervi scusa. Ho avuto un periodo folle a lavoro con una media di 5 ore a notte se andava bene, ora sto rallentando e posso riprendere un po’ a scrivere.

 

Eccomi qua, non ho nemmeno voglia di commentare la pietosa fine di TVD perché comunque è un telefilm che mi ha dato molto, che ho amato e come si fa con un  buon amico quando fa le stronzate, lo si perdona e si prende per come è.

Sorvolo su Ian, sulla pietosa recitazione, sul fatto che gli venisse bene infamare Kathrine ma peggio di una purga baciare la Dobrev (che poi fosse un cesso a pedali….ma è la dobrev) Sono diventata Stelena l’ultimo episodio ragazze…un addio commovente, dolce, un Paul sinceramente commosso e una scena toccante.

Non che tra i delena ci fosse molto da dire, intendiamoci, si erano sicuramente detti tutto ma DOPO DUE ANNI di attesa un bacio DECENTE ce lo meritavamo. Lo abbiamo mandato avanti noi questo show.

Ovviamente gli Steroline mi sono piaciuti esattamente al matrimonio, un attimo prima che me li rovinassero….sono proprio una shipper del #mainagioia.

 

Sorvolo sul fatto che mi hanno dato uno screen time di 50 mila minuti ai DONOVAN che manco si fosse stati a C’è posta per te, sorvolo sulle interviste post finale dove Julie sarebbe stata da prendere a male parole oltre che manate e perché no per farle un torto iscriverla a un campo estivo per bambini obesi, perché come DIAVOLO ti viene in mente (Kevin incluso) di dirmi che: 1. Se avessi avuto Nina per tutta l’ottava mi avresti ridato lo stelena, ma io ti verso una colata di cemento; 2. Che avete girato la proposta di matrimonio Delena ma non avevate abbastanza screen riempito con inutilissime scene Donovan e quant’altro…ma dai.

Ma state zitti fate meglio.

 

Venendo al capitolo, finalmente i nostri delena si ritrovano per un confronto e le note di Let’s Hurt tonight degli One Republic mi sembravano più che adeguate.

Vediamo anche l’arrivo dei nostri Mikaelson preferiti e vedremo la loro presenza come sarà gestita da Care e Stefan.

 

Che ne pensate?

Mi odiate molto?

 

Passo e chiudo a non so quando

Baci

Eli

   
 
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