Let’s Hurt tonight
“When, when we came home
Worn to the bones
I told myself, "this could get rough"
And when, when I was off, which happened a lot
You came to me and said, "that's enough"
(Quando siamo tornati a casa,
logori fino alle ossa
Dicevo a me stesso: potrebbe
essere dura
E quando ero spento, il che
accadeva spesso,
Tu venivi da me e dicevi: basta)
La musica copre i pensieri fattisi liquidi tra alcool e balli,
qualche risata coi compagni di corso e uno shot di
troppo che annebbia la vista, al punto che Stefan pensa di avere le
allucinazioni quando scorge una criniera bionda appuntata di lato in un’acconciatura
retrò ad incorniciare un volto diafano e due occhi chiari persi ad attenderlo
tra la folla. Solo la stretta fraterna di un amico che gli avvolge le spalle
bisbigliando curioso la domanda “ehi chi
è quello schianto che ti fissa?” lo riporta coi piedi per terra e gli
consente di riconnettersi con la realtà circostante.
Stefan sbatte le ciglia più volte e si libera dal ragazzo con un
non curante “torno subito” per
dirigersi, attraverso la folla, verso la versione più sexy di una Jackie Kennedy.
Si inumidisce istintivamente le labbra, infila le mani nelle tasche e prova a
reprimere un sorriso orgoglioso mentre si ferma a pochi passi dalla biondina e
la osserva stranamente imbarazzato.
Perché un po’ le era mancata Rebeka; non che si scambino considerazioni
su chissà quale argomento profondo o si rivolga a lei per consigli o
quant’altro, ma hanno stabilito una sorta di contatto, un legame che Stefan
fatica a recidere. Lascia scorrere le iridi chiare lungo la figura di lei per
esaminare il tailleur confetto nella quale si è avvolta, con le mani unite in
grembo a tenere una borsetta rettangolare e reclina la testa per sollevarla di
nuovo.
-Beh…come
decennio ci siamo-
-Mm
forse tu sei un po’ più vecchio-
-Dipende…sei
la Jackie prima o dopo la Presidenza?-
Lei
rotea lo sguardo liquido meditando la risposta.
-E’
più interessante se sei l’amante segreto della Fist Lady, non credi?-
Lei fa un altro passo sorridendogli provocatoria, perché Rebeka
sta investendo più emozioni del previsto su quel ragazzo e non finirà bene. Lo
sa, ma per adesso le va bene così.
Stefan la ascolta, le da spazio e non finisce per rimanere sfocata
come nel grande caos della sua numerosa famiglia, dove per ciascun figlio è
difficile emergere ed avere le giuste attenzioni.
-Allora…lasci
che le offra da bere, lontano dagli sguardi di curiosi e giornalisti-
Le allunga il braccio strizzandole l’occhio e Rebeka lo afferra
con una finta noncuranza, provando a celare quel tiepido calore che si irradia
al centro del suo petto adesso che si stringe a lui e nulla sembra avere più
importanza.
“Oh I know that this love is pain
But we can't cut it from out these veins, no”
(Oh, lo so che questo amore è
sofferenza
ma non lo possiamo tirare via
dalle vene, no)
Caroline sente la pelle del polso scottare per il contatto recente
con la mano di Klaus, intento a trascinarla via dalla festa; adesso stanno
passeggiando lontano dal frastuono festoso e dagli sguardi indiscreti di amici
e conoscenti. Non ha avuto il tempo di pensare a niente, di cercare Stefan o
chiamare Bonnie perché Klaus ancora una volta ha plasmato l’aria, cambiandone
il sapore, la percezione. Potrebbe essere qualunque ora o giorno, lei non
saprebbe dirlo.
Buttando al vento la sua maniacale organizzazione.
L’umido della sera di fine ottobre la costringe a raccogliersi in
un brivido trattenuto, non ha avuto nemmeno modo di prendere la propria giacca
di pelle che chissà se ritroverà mai e lui prontamente si toglie la propria per
posargliela sulle spalle, rubandole un sospiro imbarazzato.
-Grazie-
-E’ il minimo…visto come ti ho trascinata via-
-Che ci fai qui Klaus?-
Le sono occorsi alcuni minuti per riprendere possesso di se stessa
e rifugiarsi nella fortezza di controllo da cui l’aveva tirata fuori. E adesso sta rimettendo quelle distanze che
si era imposta perché nell’estate passata si era sentita molto, troppo
coinvolta da Klaus, ma qualcosa le aveva
impedito di lasciar crescere e dar frutto a quei sentimenti indefiniti.
-Un viaggio di lavoro da queste parti…e ho pensato di venire a
farti un saluto-
-Beh ..non era necessario-
-Sono poche…le cose necessarie Caroline, l’ho fatto perché volevo-
Hanno rallentato il passo attraverso le vie del campus e gli occhi
azzurrissimi di lei si sono persi per istanti infiniti dentro il mare
misterioso e inquieto che le toglie il respiro. Deglutisce la saliva sbattendo
le ciglia scure, distanze che crollano, certezze che si sgretolano.
-Bene, grazie per la visita-
Si sfila la giacca per restituirgliela in un gesto stizzito e poi
si volta di scatto verso la notte che li avvolge per scappare da lui che, di
contro, la trattiene senza sfiorarla.
-Voglio te Caroline, voglio quello che avevamo questa
estate….questi mesi sono stati…insopportabili….-
Un sospiro che la inchioda.
-Klaus-
-E so che è la stessa cosa per te-
Lui le si avvicina di un passo senza mai abbandonare quei mari
caldi di cui ha sentito la mancanza.
-Io…-
-So che la distanza è un problema, che tu sei al college…che hai
tante esperienze da vivere davanti…-
La iridi si accendono illuminate da questo fuoco sconosciuto e
familiare che sì, deve ammetterlo, le era mancato. Le era mancato il timbro
profondo e marcato della sua voce, quel palpabile desiderio di intrufolarsi tra
le sue cose, nella sua vita in modo differente da come potrebbe fare un amico,
le loro lunghe camminate notturne fatte di racconti, confidenze, volte a costruire una intimità che fosse solo loro.
Fa un altro passo accorciando le distanze e respirare il suo
inconfondibile profumo zuccherino che lo avrebbe nauseato in ogni altra
circostanza, se non si fosse trattato di lei.
“So I'll hit the lights and you lock the doors
We ain't leaving this room
'til we bust the mold
Don't walk away, don't roll your eyes
They say love is pain, well darling, let's hurt
tonight”
(Allora io accenderò le luci e tu
chiuderai le porte
Non lasceremo questa stanza
finché non avremo rimosso la muffa
Non andartene, non roteare gli
occhi,
dicono che l’amore sia
sofferenza, beh cara, feriamoci stanotte)
-Ma
sono disposto a rischiare…se tu lo sei-
Un
alito di vento leggero si porta con se i profumi dell’autunno accarezzando i
capelli cotonati Caroline, ma quel brivido elettrico lungo la schiena è dovuto
al calore degli occhi di Klaus.
“When, when you came home
Worn to the bones
I told myself, "this could be rough"
(Quando tornavamo a casa,
logoro fino alle ossa
Dicevo a me stesso: potrebbe
essere dura)
Damon.
-Scusa io…non è la stanza di
Elena Gilbert?-
Quando Elena ha riconosciuto il timbro di voce di Damon si è
svegliata di colpo tirandosi seduta così in fretta che la testa ha cominciato a
girarle, accompagnata da un senso forte di nausea con la bocca impastata ed un
disorientante cerchio a trafiggerle i sensi ancora offuscati dai postumi degli
eccessi della sera precedente. Si è alzata di fretta, sussultando per il
contatto dei piedi nudi col pavimento freddo e non si è data il tempo di
constatare con orrore che fosse ancora vestita come la sera precedente.
-Sì
è la sua stanza…ma adesso lei-
Kai
non fa in tempo a finire la frase che la porta semi aperta, che sta tenendo con una mano, si spalanca
rendendo visibile una scombussolata Elena coi capelli arruffati, il mascara ad
annerirle le occhiate e una vestaglia troppo grande a coprirla. Il ragazzo le
fa spazio osservandola in tutta la sua fragilità mentre gli occhi si allargano
imbarazzati verso lo sconosciuto piantato immobile in corridoio.
E con quel gesto dentro di sé sa già di aver mollato la sua
posizione ferma di odio verso il proprio ragazzo, facendo un passo per un
chiarimento.
-Damon…-
La voce scappa tremante dalle labbra secche facendo sussultare lo
stesso Kai il cui sguardo confuso sembra distendersi
in un punto esclamativo adesso che ha ricollegato un nome ad un volto. I due
sembrano essersi dimenticati di lui;
Damon fissa Elena lasciando che un torrente di emozioni confuse lo tirino
sott’acqua, dallo stupore e calore iniziali ad un più serrato amaro senso di
tradimento e gelosia più che la guarda tutta scomposta e realizza che deve aver
passato la notte con un altro verso cui curva lo sguardo ferito. Ed infine la
colpa, perché tutta questa orribile situazione l’ha creata lui e se ne vergogna
al punto da voler sparire e piangere.
-Cosa
ci fai qui...quando sei tornato-
-Adesso…ma
improvvisamente non importa più-
Elena
ci mette qualche secondo a ricollegare il tono incrinato alla presenza del
ragazzo al suo fianco e sbarra gli occhi indolenziti in sua difesa.
-Io-
-Divertitevi-
Il tono sprezzante le sega la gola e fa per uscire dalla camera
col volto impallidito, il cuore a mille e un senso di nausea ad attanagliarle
lo stomaco adesso che lo vede fare un passo indietro e voltarsi per riprendere
il corridoio.
E le muore quel briciolo di coraggio sulle labbra, gli occhi
inumiditi e l’avvilente umiliazione di essere mollata ancora una volta senza
nemmeno la possibilità di parlare, di spiegare, di avere una qualche voce in
capitolo. Lui che l’ha trattata così male e lei che stava già calpestando il
proprio orgoglio pur di riaverlo tra le sue braccia, adesso si sente così
piccola e senza significato di fronte a quel mare gelido che l’ha trafitta.
Kai
è rimasto in silenzio, tentato per un attimo, pur di non vederla piangere e in
quello stato pietoso, di chiamare quell’idiota del suo ragazzo e picchiarlo, ma
il singhiozzo mal trattenuto che è scappato dalle labbra di lei lo ha bloccato
sul posto obbligandolo a volgere la sua attenzione all’amica e offrirle una
spalla su cui piangere.
Più tardi lo stesso Kai, dopo mille
telefonate, è riuscito a svegliare una scocciata Bonnie che in men che non si
dica, all’udire il racconto surreale di quella mattina, si è precipitata al
dormitorio con una faccia sconvolta, seguita di un Kol altrettanto frastornato
per il brusco risveglio.
-Ok
io lo picchio, lo ammazzo….gli voglio bene ma…adesso lo sto odiando-
Elena se ne sta a fissare il vuoto mentre tampona i propri capelli
con un asciugamano; si è fatta una doccia dopo aver tranquillizzato Kai ed averlo convinto a tornare al suo dormitorio finché
non è arrivata Bonnie a dar voce ai suoi stessi pensieri.
Dopo lo sfogo di un quarto d’ora con la brunetta infervorata che
ha lasciato un messaggio in segreteria a Caroline, diventata stranamente
irreperibile da ieri sera, Kol ha provato a prendere la parola.
-Io
avrei da dire una cosa-
-Adesso
non è davvero il momento-
-Beh
se mi permetti….-
Volge
lo sguardo scuro su Elena.
-Ti
porto a Mystic Falls e ci parli, festa finita-
Bonnie ancora rossa in volto per l’agitazione, fissa enigmatica il
proprio fidanzato calibrando il senso delle sue parole. Vorrebbe controbattere
mille cose, ma infondo lui ha ragione. Così si volta di scatto verso Elena addolcendo
lo sguardo e svestendo i panni di una qualunque Caroline in preda a una crisi
di nervi.
-Sai,
ha stranamente ragione…pur essendo un uomo-
Scappa a tutti e tre un sorriso ed anche un’occhiata di
gratitudine di Bonnie verso il suo ragazzo.
-Ma
Bonnie domani abbiamo lezione e-
-Che
vuoi che succeda, dirò a Kai di prendere appunti per
noi…ora asciugati i capelli e partiamo-
-Kai….dovrei chiamarlo per ringraziarlo-
-No
non chiami proprio nessuno, lo sa che gli sei grata….su-
Bonnie frena quella sua malsana idea, non è nata ieri, ha capito
che il ragazzo si sta un po’ troppo coinvolgendo ed è bene che mantenga le
distanze; ringraziarlo lo renderebbe ancora più vicino verso un confine che non
deve superare dato che sanno tutti che Elena ama troppo Damon e lui finirebbe
per farsi male.
-D’accordo-
La moretta annuisce non del tutto convinta di quel tentativo
finale, anche perché è talmente ferita e devastata interiormente che non sa
dove trovare la voglia e la forza di affrontare Damon. Al tempo stesso deve a
se stessa la possibilità di dire la sua in quella storia.
****
“Oh, I know you're feeling insane
Tell me something that I can explain, oh”
(Oh, so che ti senti di impazzire
Dimmi qualcosa che possa
spiegare, oh)
Damon che, di contro, ha guidato preda di una furia ceca
lasciandosi dietro tutto il suo malessere. Aveva calcolato tutto, tornato
dall’aeroporto era passato a lasciare Lily a casa da suo padre ed era corso,
stanco morto, da Elena per parlarle, per scusarsi, voleva raccontarle di quei
giorni in Inghilterra, della difficoltà di aprirsi, darle la lettera di Rose.
Farle capire che ci sarebbe stato, davvero stavolta.
E invece, invece lei aveva fatto presto a dimenticarlo, ma come
biasimarla? Elena è una ragazzina di 19 anni lo sa bene che ha una vita davanti
per divertirsi, di cosa si stupisce, e anche se non fosse successo niente chi
diavolo era quel tipo? Lui non ne sapeva niente, da dove sbucava? Quante cose
lei gli aveva nascosto? E poi quello sguardo, le condizioni devastate. Era così
a causa sua? Come era stata senza di lui?
Una sequela assurda di ragionamenti gli offuscano il cervello e
stringono il cuore al punto tale che è costretto ad accostare e, per la prima
volta dopo tanto tempo, rompersi in un pianto carico di dolore e frustrazione.
Un pianto che non si era mai concesso.
Più tardi a casa si è chiuso in camera nel suo solito silenzio,
rifiutando di parlare con chiunque e di rispondere alle mille telefonate di suo
fratello e di suo zio, poi piombato a casa pronto a metterlo alla gogna.
-Ti
ha detto come è andata in Inghilterra?-
Ric
sta giocando in salotto con la piccola Lily mentre Giuseppe gli porge una tazza
di tè. Non tocca più alcool da quando c’è la piccola in giro per casa.
-Beh,
no, avrei detto bene visto che aveva una faccia sollevata e mi ha lasciato
Lilian dicendo che doveva fare una cosa…è andato via…onestamente ho pensato
fosse andato da Elena-
-Si
vede che il tentativo di riappacificazione non è andato a buon fine-
-Con
me non parla molto…se vuoi tentare tu…-
-Adesso
vado…ah tra l’altro ieri ho incontrato Miranda Gilbert, dice che possiamo
organizzare una cena a casa loro in settimana per parlare del Consiglio-
-Mi
ha chiamato Liz, mi ha detto che in via confidenziale
sta richiedendo i tabulati telefonici di Fell-
-E’
molto rischioso…-
-Già
ma senza aprire una vera indagine non può averli e questo vorrebbe
dire…sollevare sospetti su di lui e anche lei è nel Consiglio-
-Speriamo
che serva a qualcosa-
-Dillo
anche a lei di questa cena-
-Assolutamente-
Ric posa la tazza sul tavolino mentre Lily si ciondola per il
sonno, le ci vorrà un po’ a riprendersi dal fuso orario. Si alza pronto per
dirigersi da Damon quando suonano al campanello e dopo essersi scambiato
un’occhiata perplessa con Giuseppe, si dirige ad aprire trovando una piccola e
indifesa Elena che lo guarda come se avesse visto un fantasma.
-Elena….ciao-
Non si aspettava certo di vederla. Lei si tortura l’orlo della
manica con quella faccia troppo pallida che esita a trovare le parole.
-Lui...lui
c’è?-
Ric
sospira, capendo che non è il momento per i convenevoli ed annuisce facendole
spazio per entrare.
-E’
di sopra-
-Grazie-
Annuisce timidamente e attraversa il corridoio lanciando un esile
saluto a Giuseppe, intento a sollevare una Lily ormai addormentata. Si dilegua
su per le scale lasciando i due giù ed arriva alla porta di quella camera che
l’ha ospitata in tanti momenti della loro storia, esitando per un attimo sul da
farsi. Coraggio Elena.
Bussa in attesa che arrivi una risposta da dentro, ma nessuna voce
si pronuncia così deglutisce fissando la maniglia per trovare il coraggio di
aprirla quando la porta si spalanca facendola sussultare e due occhi stupiti la
trovano ad attenderla.
E di nuovo Damon, quando incontra gli occhi da cerbiatta ferita ad
una zampa, non può che sentirsi sprofondare.
Trattiene il respiro osservandola molleggiare sul posto mentre
stringe forte i lembi della pashmina; così si sposta di lato lasciandole libero
il passaggio ed invitandola ad entrare.
La guarda girare impacciata per la stanza allentandosi il collo
per respirare e passano secondi lunghissimi di imbarazzo in cui nessuno dei due
sa da dove cominciare. Elena prende un respiro profondo facendo scorrere le
iridi scure fino a trovare le pozze azzurre in attesa di lei.
-Non
è successo niente-
Lui
serra la mascella provando a non colpire niente.
-Kai è un amico…un compagno di corso e….beh mi ha fatto da …da
baby sitter in assenza di Bonnie…lui non…-
-Non
mi devi spiegazioni-
-Te
le voglio dare, perché non è successo proprio niente e non voglio che ti fai
strane idee e…-
Sente la pelle avvamparle più che ripercorre con la mente le
immagini offuscate della sera precedente e rabbrividisce al pensiero di lei che
si ubriaca e abbrutisce davanti a Kai. E poi ripensa
al perché si sia ridotta in quello stato, cosa l’abbia portata a vagare come
una derelitta e la rabbia affievolitasi rimonta tutta insieme.
-E
sai che c’è sei tu che dovresti darmi delle spiegazioni, non dovrei essere
quella che si giustifica o…o si sente in colpa e …e deve stare qui a
convincerti che non ha combinato nulla!-
Il repentino cambiamento di umore lo destabilizza un attimo,
portandolo ad arcuare le sopracciglia folte e nere esprimendo il suo stupore.
La gelosia si trasforma lentamente in vergogna e disappunto, mentre il febbrile
desiderio di stringerla comincia ad ustionargli la pelle delle mani.
-Tu mi devi delle scuse, cosa cavolo ti è passato per la testa???
Non c’è un solo motivo sensato…e c’ho pensato a lungo, mi sono logorata a cercare
di capire per quale folle ragione avessi deciso di tenermi nascosto questo tuo
viaggio, piantandomi come una scema da sola!!!-
La rabbia serpeggiante le esplode in volto e si sbriga a
sganciarsi il giubbotto di pelle per respirare. Le iridi fiammeggianti iniziano
a bruciare come ferite cosparse di sale.
-Posso
parlare adesso?-
Elena serra le labbra reprimendo quel sospiro agognato dai polmoni
scossi e ferma nella sua posizione, con le braccia incrociate per proteggersi
dalle schegge azzurre; annuisce con un gesto secco della testa in attesa che
lui prenda la parola.
Nessuno
dei due ha intenzione di lasciare la stanza, riconciliati o dilaniati, non se
ne andranno finché non si saranno detti tutto.
“I'll hit the lights and you lock the doors
Tell me all of the things that you couldn't before”
(Accenderò le
luci e tu chiuderai le porte
Dimmi tutte le cose che non
potevi dirmi prima)
Lo osserva lentamente, calibrando quei suoi impercettibili gesti, segno
di titubanza, che solo lei potrebbe riconoscere, come il modo in cui si inumidisce
le labbra increspate, o il particolare taglio riflessivo della fronte crucciata,
solcata da sottili rughe a rimarcare quel dolore trattenuto così duramente
dentro di sé, gli occhi che si fanno d’acqua, nostalgici come il mare
d’inverno.
Dio, quanto lo ama anche adesso, carica di rabbia e frustrazione.
Finalmente trova il coraggio di portare lo sguardo ferito dentro
il suo, che lo accoglie sussultando.
-Non ho pensato Elena, non ho riflettuto. Ho solo agito, per
non…per non sentire il dolore…io dovevo andare-
-Questo lo so-
-Dovevo affrontarlo da solo-
-Ma perché non dirmelo….avrei capito!-
-Lo so Elena, so che avresti capito, che mi avresti lasciato
andare senza farmi storie perché sei una persona straordinaria, sei la migliore
versione di me ed io…-
Iniziano ad alzare i toni incrinati dal troppo non detto, incupire
gli sguardi e scaldare l’aria. Elena è confusa, non riesce ad orientarsi nel
labirinto dei tormenti di Damon e si sente sopraffatta da tutto questo.
-Smettila di…di trattarmi come se fossi perfetta!!-
Le esce quasi disgustata, come se il solo pensiero di essere messa
su di un piedistallo lontana da lui la terrorizzasse.
-Io non sono un uomo degno di te e vedere come ti ho ridotta…non
sono scappato perché temessi il tradimento, ma perché mi vergognavo per averti
spezzata…non è questo che meriti, non meriti uno come me-
Le lacrime si riempiono d’improvviso negli occhi scuri angosciati,
con le labbra strette che tremano nello sforzo di contenere un singhiozzo.
-Damon no…-
-Non posso cambiare quello che sono-
Lei d’istinto fa un passo verso di lui, presagendo il muro che si
sta alzando violentemente per chiuderla fuori.
-Non te lo sto chiedendo…perché è questo l’uomo che amo…-
“Don't walk away, don't roll your eyes
They say love is pain, well darling, let's hurt
tonight
If this love is pain, well darling, let's hurt, oh
tonight”
(Non andartene, non ruotare lo
sguardo
Dicono che l’amore sia sofferenza,
beh cara, allora feriamoci stanotte,
Se questo l’amore è sofferenza,
beh cara, feriamoci, oh stanotte)
-E non ti permetterò di nasconderti dietro queste scuse, se vuoi…-
Ferma un singhiozzo carico di rabbia. Non le importa, non smetterà
di lottare per loro.
-Se vuoi lasciarmi dovrai farlo tu, non userai me o….o le tue
difficoltà per andartene-
La fierezza di quegli occhi sconfinati, supplicanti di un amore
che non sa come donarle gli stringono il cuore in una fitta amara al punto da
rendere insopportabile anche l’aria che li divide.
-Se vuoi essere così codardo allora vattene, ma io non andrò da
nessuna parte-
La paura asfissiante le assale il volto, chiude lo stomaco, secca
la gola; la paura terribile che lui possa davvero lasciarla, ma è disposta a
rischiare tutto pur di fargli capire quanto disperatamente lo ami.
E sono istanti fatti di vetro che taglia e ferisce quelli in cui
Damon tentenna sul posto, quasi indeciso sul da farsi, infinitesimali frazioni
di secondo capaci di lacerare la carne fin quando solo pochi passi gli
consentono di bruciare tutto e riempire i lori spazi vuoti trovando le labbra
di Elena ad attenderlo.
Affoga in lei, senza rabbia, ma con quel bisogno terribile capace
di fargli vibrare le pareti interne dello stomaco.
Un bacio che cresce e assale la pelle, infiamma, esplodere nei
loro sospiri, nelle mani che si cercano ripercorrendosi dopo troppo tempo di
distanze e silenzi, di paure taciute; un misto di baci, lacrime, abbracci con
quel febbrile desiderio di fondersi nell’altro totalmente.
Ed è come la pioggia d’estate, dopo una torrida e soffocante
giornata che torna a rinfrescare ed ossigenare.
In attesa che torni ancora una volta il sereno.
“So you hit the lights and I'll lock the doors
Let's say all of the things that we couldn't before
Won't walk away, won't roll my eyes
They say love is pain, well darling, let's hurt
tonight
If this love is pain, then honey let's love tonight”
(Così tu spegni
le luci e io chiuderò le porte
Diciamoci tutte quelle cose che
non potevamo dirci prima
Non voglio andarmene, non roteo
gli occhi
Dicono che l’amore sia
sofferenza, beh cara, feriamoci stanotte
Se l’amore è sofferenza, allora
tesoro amiamoci stanotte)
Inutile chiedervi scusa. Ho avuto un periodo folle a lavoro con
una media di 5 ore a notte se andava bene, ora sto rallentando e posso
riprendere un po’ a scrivere.
Eccomi qua, non ho nemmeno voglia di commentare la pietosa fine di
TVD perché comunque è un telefilm che mi ha dato molto, che ho amato e come si
fa con un buon amico quando fa le
stronzate, lo si perdona e si prende per come è.
Sorvolo su Ian, sulla pietosa recitazione, sul fatto che gli
venisse bene infamare Kathrine ma peggio di una purga baciare la Dobrev (che
poi fosse un cesso a pedali….ma è la dobrev) Sono diventata
Stelena l’ultimo episodio ragazze…un addio
commovente, dolce, un Paul sinceramente commosso e una scena toccante.
Non che tra i delena ci fosse molto da
dire, intendiamoci, si erano sicuramente detti tutto ma DOPO DUE ANNI di attesa
un bacio DECENTE ce lo meritavamo. Lo abbiamo mandato avanti noi questo show.
Ovviamente gli Steroline mi sono
piaciuti esattamente al matrimonio, un attimo prima che me li rovinassero….sono
proprio una shipper del #mainagioia.
Sorvolo sul fatto che mi hanno dato uno screen time di 50 mila
minuti ai DONOVAN che manco si fosse stati a C’è posta per te, sorvolo sulle
interviste post finale dove Julie sarebbe stata da prendere a male parole oltre
che manate e perché no per farle un torto iscriverla a un campo estivo per
bambini obesi, perché come DIAVOLO ti viene in mente (Kevin incluso) di dirmi
che: 1. Se avessi avuto Nina per tutta l’ottava mi avresti ridato lo stelena, ma io ti verso una colata di cemento; 2. Che avete
girato la proposta di matrimonio Delena ma non
avevate abbastanza screen riempito con inutilissime scene Donovan e quant’altro…ma
dai.
Ma state zitti fate meglio.
Venendo al capitolo, finalmente i nostri delena
si ritrovano per un confronto e le note di Let’s Hurt tonight degli One Republic mi sembravano più che adeguate.
Vediamo anche l’arrivo dei nostri Mikaelson preferiti e vedremo la
loro presenza come sarà gestita da Care e Stefan.
Che ne pensate?
Mi odiate molto?
Passo e chiudo a non so quando
Baci
Eli