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Autore: Trixilla    07/06/2009    5 recensioni
Un amore a senso unico, un'amicizia, una fuga. Per chi spera sempre di vedere un happy ending e per chi perdona tutto per amore. Per quelli che sono sempre pronti ad accogliere a braccia aperte ciò che il destino ha preparato per loro e che non se ne pentono mai. Hope you like it (:
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buongiorno (:

Buongiorno (:

Premetto subito che questa storia l’ho scritta millenni fa e che non mi entusiasma particolarmente ora, dopo quasi un paio d’anni, in cui è rimasta chiusa in una cartella di Word piena di schifezze che prima o poi vedranno la fine.

Questa è per chi non è in grado di staccarsi completamente da una persona, nonostante ci si provi in tutti i modi, nonostante ci abbia fatto male.

Scritta di getto, chiedo perdono già ora per gli errori.

Un commento, di qualsiasi genere, è sempre gradito, grazie (:

Trix

 

 

 

~ Never Gone

 

Sono qui. Sdraiata sul banco a guardare fuori dalla finestra mentre un vecchio professore spiega la casa dinastica britannica. Perché da quando non ci sei più ti ho quasi sempre in testa. Le amiche mi dicono che non dovrei pensarti, che ormai sperare in un tuo ritorno è solo farsi del male e forse hanno ragione.

Stavamo bene insieme, lo siamo sempre stati. Ti devo forse ricordare che siamo cresciuti insieme? Io, te e gli altri. Ma poi pian piano le distanze tra noi aumentavano sempre di più.
Tu che eri diverso, tu che non c’eri mai.
Ma infondo seguivi il tuo sogno ed ero felice per te perché dopotutto l’importante era che tu fossi felice. Poi trovasti il modo di coinvolgermi nel tuo sogno, mi dicevi che ero la tua migliore amica e che non potevi immaginarti senza di me. Bugiardo.
Tu suonavi ed io lì ad ascoltarti, ad ascoltarvi. Loro che sono parte di te, della tua vita. Una vita della quale non facevo parte io. Perché anche io avevo la mia lo sai, ho dovuto mollare tutto, non avevo il tempo di stare dietro a te ed anche ai miei sogni. Si caro. Anche io avevo dei sogni, dei progetti.

Ad un certo punto sei tornato, lo ricordo bene.
Sei tornato da me col cuore in mano, a scusarti.
A parlarmi dei tuoi errori, dei tuoi insuccessi.
A dirmi che ti dovevo aiutare, che avevi bisogno di me. Ero o no la tua migliore amica?
Ti guardavo negli occhi e mentivo a me stessa dicendomi che l’importante era che fossi tornato da me, ancora una volta.
Una voce dentro la testa mi ricordava i mesi in cui non ti eri fatto sentire, non un messaggio, una telefonata. Niente.

Ma mi bastava il fatto di vederti davanti a me, quasi in lacrime a chiedere perdono. Ricordo quei giorni come fosse ieri, passavi le ore abbracciandomi e facendomi sentire la regina del tuo mondo. Ed è stato in quei giorni che mi sono resa conto di essere innamorata di te, del mio migliore amico.
Certo non te lo potevo dire, figurarsi, avevi già abbastanza problemi per la testa. Poi venne fuori lei. Già, lei. A ripensarci mi viene da ridere. Ne parlavi allegro, dicevi che già l’amavi anche se non vi eravate ancora messi insieme, ti eri innamorato per davvero, te lo vedevo negli occhi. Quegli stessi occhi che mi facevano tanto piangere, che mi avevano rinchiuso in una gabbia dorata. Cercavo di non pensare a voi e mi dicevo che infondo passavi il tuo tempo con me e non con lei. Ma il tempo corre veloce e i nostri giorni stavano per finire, un giorno venisti dicendomi che dovevi andare via ma che ti saresti fatto sentire, che ero troppo importante per te. Altre bugie.
I minuti, le ore, i giorni e le settimane passavano ma quel telefono non suonava mai.

Stavo male quando la tv passava le vostre interviste, i video, la tua immagine.

Ma quello che vedevo non era il ragazzo semplice che era cresciuto con me. Era un fantasma, nascosto sotto una maschera.
C’erano giorni in cui non mangiavo, altri in cui non uscivo di casa, stavo male per qualcosa che non riuscivo a definire. Poteva un amore così utopistico ed irreale farmi soffrire tanto?

Poi quella notte. Erano passati quasi sei mesi dall’ultima volta che ci eravamo visti, tu sempre in tour e io che ero tornata alla mia vita di sempre, noiosa ma stabile. Ero in casa sola, mio fratello in ritiro con la squadra, i miei via per il loro anniversario.
Tre di notte. Dormivo poco e male all’epoca, ero in tensione da esami, l’università si stava dimostrando davvero tosta.
Tre di notte e il campanello suonava, qualcuno bussava alla porta con forza.
In pigiama scesi le scale e andai alla porta dicendomi che forse avrei anche fatto meglio a restarmene a letto. Aprii la porta e mi trovai davanti te. Inutile dire che la sorpresa era davvero tanta. Eri palesemente ubriaco, barcollavi un po’ e faticavi a parlare. Riuscii a capire che ti aveva mollato e che tu non ci volevi credere, dicevi che non te lo meritavi, che le avevi dato tutto. Guardavi per terra e parlavi a macchinetta, io che ti guardavo incredula. Poi alzasti gli occhi e mi fissasti. Quello sguardo non l’ho ancora dimenticato sai? Sembravi chiedere scusa ancora una volta. Mi abbracciasti e piangesti per un sacco, ogni tanto sussurravi un “perdonami” e mi stringevi un altro po’. Piangevo con te e mi chiedevo per quale motivo mi ostinavo a perdonarti tutto. Ti feci entrare in casa, ricordo bene che finimmo a dormire abbracciati ed esausti dopo molte lacrime.
Ho ricordi sfuocati della mattina seguente, mi svegliai che te ne stavi andando ancora, tu mi guardasti e senza una parola uscisti dalla mia camera diretto alla porta. Ti rincorsi e ti bloccai,, pretendevo delle spiegazioni che ancora una volta non mi avresti dato. Per contro mi baciasti. Un bacio dolce, che sapeva di te, di noi. Tuttora non so perché l’hai fatto e me lo domando spesso.

Cinque giorni dopo quell’episodio, cinque giorni in cui avevo mangiato e dormito poco o niente, arrivò un’amica, un giornale in mano. Una foto fresca di stampa, di un paio di giorni prima. Tu e lei, felici ed abbracciati, insieme. Rimasi sconvolta ma decisi che era ora di metterci una pietra sopra e dirti addio per davvero.

 

Accettai la borsa di studio a Londra e ti scrissi una lettera che lasciai ai miei, te l’avrebbero data se mai fossi tornato a cercarmi.
Partii d’inverno lasciandomi alle spalle ogni tuo ricordo, ogni nostro momento.
Londra è fantastica sai? C’è tutto quello che serve per divertirsi e non pensare. Anche se non posso non ammettere che il caso mi ha tirato un brutto scherzo, infondo era qui che avevamo sempre sognato di farci una vacanza.
E pian piano mi sto dimenticando di te, qui voi non esistete neanche e spero sinceramente non esisterete ancora per un bel pezzo. Passo metà del mio tempo a scuola, sto studiando tanto e presto se tutto va bene sarò laureata, una bella soddisfazione a 25 anni. Lavoro in un piccolo pub di Soho per mantenermi dignitosamente e la sera esco, teatro o concerto che sia. Il cinema tendo ad evitarlo, costa e mi ricorda te. Perché anche se ho avuto un paio di ragazzi nessuno è mai in grado di farmi sentire come quando stavo con te.

Tra pochi giorni è Natale. È passato tanto tempo da quando sono partita ed è da allora che non ho tue notizie. Non torno a casa queste vacanze, ho troppa paura che ci sia la possibilità di rivederti. Ed è per questo che me ne resto sola soletta al campus, la neve rende tutto un po’ più magico, sembra di stare in una fiaba.

È la notte di Natale, ho passato la vigilia con un’amica e stanotte mi sono vista Nightmare Before Christmas, adoro questo film. La mia compagna di appartamento è spagnola ed è tornata di corsa a casa per stare con i suoi e con il suo ragazzo. Prima di partire mi ha chiesto come mai perseveravo nel non voler tornare a casa.
Le ho risposto che faceva troppo male tornare e che ci sono cose che è meglio non sapere. Perché magari tornando ti vedrei circondato da un mondo che non è il mio, da un mondo a cui appartieni ora. Perché tu non mi hai mai voluto e io sto ancora male.
Nevica. Seduta sul mio letto con lo stereo acceso. Le note dei Blink si diffondono nella stanza, il riscaldamento acceso fa in modo che ci sia uno strano tepore, sto qui in pieno dicembre con una misera magliettona e un paio di pantaloni di una vecchia tuta che mi fanno da pigiama. Ai piedi i miei amati calzettoni. Lo sguardo si posa fuori dalla finestra, il cielo è scuro e la neve scende lenta a coprire tutto con il suo candore.

Apro i regali delle mie amiche, cianfrusaglie e vestiti, ognuna mi ha regalato quello che le pareva più giusto. Sorrido agli anfibi nuovi.
Poi l’occhio mi cade sul pacco che arriva dall’italia, me l’hanno mandato i miei genitori. Lo apro e scarto pian piano i regali, qualche lacrima scende involontaria e non mi preoccupo di asciugarla. Una lettera di mia madre.
ciao piccolina mia! Qui manchi a tutti e speriamo di poterti venire a trovare prestissimo! Non capisco ancora la tua decisione ma ormai sei grande e la rispetto. Siamo tutti molto fieri di te!  Tuo fratello si è trovato una ragazza finalmente, si spera sia quella giusta!
Un paio di giorni fa è passato. Non c’è bisogno che ti dica chi. Come mi avevi chiesto tempo fa gli ho dato la tua lettera, mi sono sempre chiesta cosa ci avevi scritto e credo che rimarrà per me un mistero. L’ho visto guardarmi incredulo e andare via, lettera in mano e coda tra le gambe. Vi ho visti crescere tesoro, a te e a lui, e vi vedo ora così grandi e cambiati che mi chiedo come vi siete ridotti in questo modo. Spero davvero che un giorno o l’altro le cose tra voi si sistemino. Chiudo qui perché qualche lacrimuccia sta scendendo anche a me. Buon Natale tesoro, torna a casa presto! Con affetto, mamma”
Chiudo la lettera decisamente in lacrime.
Non posso impedirmi di pensare a te dopo aver letto questo. Ricordo poco e male ciò che avevo scritto in quella lettera, certo è che ti avevo scritto quello che provavo, e infondo provo tuttora, per te.

 

Tre di notte. Bussano alla porta.
Sembra una storia già vissuta, mi alzo e mi dirigo alla porta.
La apro e mi ritrovo davanti te.

Sei cresciuto, cambiato ma quei tuoi occhi sono sempre gli stessi.
Restiamo entrambi in silenzio. Troppo tempo è passato e troppa acqua sotto i ponti.
Piango ma piangi anche tu. Siamo due idioti e lo siamo sempre stati.
Mi abbracci così forte che sembri volermi soffocare, ti abbraccio singhiozzando.
Mi prendi il viso tra le mani e ancora non parli. Tante emozioni dentro me si accavallano, vorrei dirti che ti odio e vorrei dirti che ti amo.
E mi baci.
Perché sei sempre stato imprevedibile. Perché sei speciale.
Ti bacio come fosse l’unica cosa al mondo che mi resta da fare.
Ti stringo a me perché stavolta non ti lascio andare via.
Senza una parola ti tiro nella stanza.
Inutili i preliminari, le spiegazioni futili.
Io e te che diventiamo noi.
Mi stringi a te e mi baci la fronte.

-Ti amo-

Ti guardo stupita, non puoi averlo detto veramente. Ho passato troppo tempo sperando di sentirtelo dire che adesso non ci credo. Sussurri piano tutti i tuoi peccati, mi dici che non hai mai capito niente, che mi davi per scontata quando invece non lo ero. Mi dici che ho fatto bene ad andarmene, che avrei visto una persona che non mi sarebbe piaciuta, che sbagliavi troppo spesso. Chiedi perdono per ogni errore, ogni sbaglio, ogni volta che non c’eri.
Sorrido triste ascoltandoti, finisci in lacrime e lo sai, non sono mai stata capace di resisterti.
Ti perdono di tutto, come ho sempre fatto. Perché tu sei sempre stato ciò che desideravo.

-Ti amo anch’io-

Te lo dico perché è la verità, perché è sempre stato così e sempre sarà.
Perché sembra impossibile ma non riesco a stare senza te. Senza il tuo profumo, le tue scemate, le tue braccia che mi stringono, il tuo respiro sul mio collo, le ore passate insieme e si, anche senza le tue stronzate.
Ma sai, tutti sbagliano e tutti meritano una seconda possibilità, tu come tutti.
Ho sbagliato anch’io, sono scappata quando avrei dovuto affrontarti e ho cercato di mettermi in salvo. Ma non mi sono resa conto che facendo così precipitavo solo più in basso.

-Sposami-

Mi sconvolgi così.
Non puoi dire certe cose. Non puoi e basta.
Ma tu sei tu.
E sei sempre andato controcorrente. Ma questo è tanto, forse troppo.
Mi parli sempre piano, sottovoce, dici di sapere che è affrettato, che non ha senso, che dovresti imparare a stare zitto in certi casi. Però mi dici che vuoi davvero sposarmi, che vuoi avere una famiglia, dei figli, che vuoi passare la tua vita con me.
Dici che hai sempre saputo che ero quella giusta, che se tornavi da me era perché sapevi di poter contare su di me, che eri stato così cieco davanti all’evidenza. Vorrei chiederti di più ma non me ne lasci il tempo. La cosa evidente, sussurri piano, era che mi amavi ma avevi troppa paura di ammetterlo con te stesso. Sorrido. Non posso farne a meno. E sai perché? Perché se sei pazzo tu sono pazza anch’io.
Ed è per questo che la mattina di Natale, trovati due testimoni al volo ci siamo sposati nella chiesetta del campus, avevi già con te gli anelli. E adesso siamo marito e moglie.
La gente ci guarda e non capisce, magari nessuno capirà. Ma io e te sappiamo.
Stiamo tornando in Italia per dare la notizia, siamo talmente sorridenti che non sembriamo neanche noi, non oso immaginare la faccia dei miei, dei tuoi o dei ragazzi.
Hai detto che non ti interessa quello che pensano gli altri, che l’unica cosa che conta adesso sono io. Non posso fare a meno di essere d’accordo con te. Se non capiscono è perché non ci conoscono.
Mano nella mano scendiamo dall’aereo. Sono a casa finalmente.
Qui finisce la nostra storia. Anche se questo in realtà, è solo il nostro inizio.

Fine

 

 

 

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Trix

  
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