Anime & Manga > Yuri on Ice
Ricorda la storia  |      
Autore: erenaya29    11/04/2017    4 recensioni
Sento il suo cuore battere. Il suo respiro pizzicarmi il collo. "Questo è un sogno, vero?"
Yuri mi stringe i capelli sulla nuca. Il suo naso sfiora il mio.
"Solo se tu vuoi che lo sia." [...] Mi paralizzo. La mia testa comincia a rielaborare. Lui mi sorride.
Non mi sono dimenticato di te, Yuri, non potrei. Ora sono pronto. Partiamo.
Genere: Angst, Dark, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

22 dicembre, San Pietroburgo, 7:25

La sveglia è appena suonata e sento ancora la testa ovattata. Nel cielo il sole non è ancora alto, la giornata è grigia. Ricostruisco i pezzi di ieri sera: sono andato ad uno di quegli eventi stressanti in cui gli intervistatori riescono a farti venire un gran mal di testa nel giro di 20 secondi. Ad un certo punto devo essermene andato perchè ho 13 chiamate perse da Yakov sul telefono, che si sarà chiesto dove sia finito. "Queste cose mi annoiano", gli ho detto semplicemente. 
Mi alzo e mi avvio verso il bagno, guidato da Makkachin. Non ho mai sentito tanto dolore alla schiena. 8:02. L'orologio si illumina ad intermittenza ed io so di dover uscire.
La pista di pattinaggio è vicino casa mia, a più o meno 10 metri. I miei genitori hanno appositamente deciso di prenderla lì per farmi andare agli allenamenti più facilmente, il che da un lato potrebbe essere positivo, dall'altro mi chiedo se non pensino che la mia vita sia finalizzata solo a questo.
"Vitya..." trilla Yakov, non appena metto piede in pista. "Si può sapere dove sei finito ieri sera? Mi avevi promesso che non saresti scappato."
Mi armo del migliore sorriso che so fare, sentendo immediatamente i gridolini delle ragazze in fondo agli spalti. "Lo so, lo so" dico, non sentendomi per niente colpevole di qualcosa. "Il fatto è che... Avevo sonno." 
"Vitya..."
Prima che possa gridare all'improvviso, scivolo in pista per continuare il programma che stavo preparando. Lo so che in realtà non è arrabbiato: non è mai realmente arrabbiato con me.
La giornata passa incredibilmente lenta e sono le 19:36. Di solito rimango fino alle 20, ma approfitterò dell'assenza di Yakov per filarmela prima e tornare a casa. L'aria fuori la pista è gelida.
Non che a me non piaccia fare pattinaggio. Il pattinaggio è tutta la mia vita, l'ispirazione che riesce a suscitarmi è maggiore di qualsiasi altra cosa: è questo quello che penso mentre corro verso casa.
"Victor! Ti prego, facciamo una foto assieme!" 
È solo che a volte non vorrei essere Victor Nikiforov. 

Mi guardo attorno e a stento riesco a rimanere in piedi. Non capisco dove sono, e mi sento incredibilmente leggero: sarei capace di volare. Sono in un ampio salone da ballo costeggiato da finestre enormi e luminose, di cui non riesco la fine. Di fronte a me c'è una grande scala e dopo il buio. Con sorpresa noto che non c'è neanche una porta, e che ogni cosa non ha colore: è semplicemente bianca oppure nera.
"Victor? Sei già arrivato?"
Una voce maschile dietro mi fa sussultare. Prima che io possa girarmi, si para davanti a me. Dovrei esserne spaventato, eppure mi sento quasi sollevato per la prima volta dopo mesi. L'uomo che ha parlato è un ragazzo, i capelli neri scuri, di poco più basso di me. Ha un'espressione curiosa stampata sul viso ed io non posso fare a meno di perdermi nei suoi dettagli. Il suo abbigliamento è estremamente formale, se lo vedessi in circostanze normali direi... Quasi un principe.
Sembra cercare qualcosa in me che immediatamente trova e la sua espressione si distende in un sorriso. "Non ti aspettavo così presto." Afferma, la voce impastata da un accento asiatico.
"Chi sei?" Sussurro, la mia voce incerta. 
Il ragazzo si sistema meglio i grandi occhiali dietro le orecchie, come se dovesse fare qualcosa di importante. "Sono Yuri, Victor."
Dice semplicemente. 
"Dove siamo? Tutto è... In bianco e nero." Insisto, girandomi attorno. 
Yuri sembra non capire. Si sporge sui fianchi, avvicinandosi a me. "Mh?" Continua a guardarmi.
"Ah, capisco. Forse è solo il tuo modo di vedere le cose."

23 dicembre, San Pietroburgo, 7:25


Mi alzo di soppiatto. Il suono della sveglia insiste fastidioso nelle orecchie. Era un sogno, era solo uno stupido sogno. Mi sono addormentato ieri sera dopo l'allenamento e dovevo essere davvero stanco per aver sognato una cosa tanto strana.
Corro verso il bagno, ritrovandomi sorprendentemente sudato. Per un attimo avrei potuto immaginare che quel ragazzo esistesse nella realtà. Il suo ricordo è talmente vivido in me che riesco a ricreare esattamente i dettagli del suo volto.
Corro verso la pista da pattinaggio. 8:11. Oggi ho fatto tardi, ma Yakov non sembra esserne infastidito. In realtà, ha ben altre cose più importanti a cui pensare.
Alle 20:30 il mio allenamento si conclude. Sono troppo stanco per trattenermi ulteriormente, e non mi impegnerei come dovrei. Questa volta corro sulla strada di casa più velocemente, con un pensiero che mi ronza nella testa. Dopo una veloce doccia mi infilo sotto le coperte. E poi il vuoto.

Non avevo notato di avere gli stessi vestiti che indossa anche Yuri. Ieri sera non ho avuto il tempo di guardarmi, troppo concentrato nell'osservare il luogo in cui mi trovavo.
Alzo gli occhi e il ragazzo mi dà le spalle, di fronte alla scala. Sembra particolarmente concentrato su qualcosa. Incuriosito, lo raggiungo.
"Yuri" lo chiamo, richiamando la sua attenzione su di me. "Cosa stai guardando?" 
Dopo avermi concesso un veloce sguardo, torna a fissare di fronte a sè. 
"Il tempo." Spiega, la voce completamente rilassata. "Sai, a volte le giornate qui si ripetono tutte uguali. Non che mi dispiaccia stare qui, è sempre stato il mio sogno vivere in un castello. È solo che a volte non vorrei essere io."
Lo guardo, rapito dalla sua postura perfettamente eretta. 
"Capisco." Mi limito a dire. 
Si gira verso di me, prendendo le mie mani e stringendole nelle sue. Yuri è freddo. Sembra sia fatto di porcellana.
"Ma ora che sei qui, le cose diventeranno divertenti, Victor." Il sorriso gli illumina la bocca, rendendolo improvvisamente caldo. Dopodichè mi lascia. Lo vedo salire le scale, senza guardarsi dietro.
"Dove vai, Yuri?" Gli grido, incapace di poterlo fermare.
"Scusami. Ora devo andare." 
"Qui dentro non esiste neanche una porta!"
Alza le spalle, come sconsolato. "Certo. Non puoi uscire da te stesso."


24 dicembre, San Pietroburgo, 7:25

Ho sognato di nuovo quel ragazzo. Forse sto impazzendo. E sembrava tutto così reale.
Mi alzo dal letto, mentre Makkachin con uno sbuffo mi avverte che non ha apprezzato i miei movimenti. Ho bisogno di risposte. E ne ho bisogno ora.
Esco di casa, pronto a raggiungere la pista. E se esistesse davvero? Come farei io a trovarlo? Ci saranno milioni di persone con quel nome. Sarebbe come cercare un ago in un pagliaio.
Probabilmente ci sto pensando solo troppo.
"Ehy, vecchio" mi apostrofa Yurio, nei nostri 10 minuti di pausa dall'allenamento. "Oggi mi sembri molto allegro."
Lo guardo sorpreso, come se non capissi il senso della frase. Poi qualcosa in me sembra realizzare.
"Hai ragione. Forse lo sono." Sorrido, mentre proietto nella mente il momento finale della giornata in cui mi addormenterò.

"Yuri!"
Lo vedo da lontano, accanto ad una finestra, e corro ad abbracciarlo. Ho aspettato questo momento da quando mi sono svegliato: forse riesco a stare bene solo qui. Yuri mi guarda, ricambiando il mio abbraccio.
"Sei andato a dormire presto, stasera" nota, guardandomi negli occhi. "Sei stanco? Forse sono gli allenamenti?" 
Gli sorrido. "Volevo vederti."
Yuri sembra imbarazzarsi oltremodo, agitando le braccia in maniera disordinata. "D-davvero? Io non... Voglio dire, i-io sono..."
Scoppio a ridere, sentendomi del tutto leggero. Saranno mesi che non rido sul serio. Lui mi guarda in difficoltà, dopodichè ride assieme a me. Non avevo notato fosse così bello.
Ricomponendoci, ci guardiamo negli occhi, non sapendo cosa dire. Dopodichè sono io a parlare.
"Questa è una sala da ballo, giusto? Allora perchè non ti ho mai visto ballare?" Chiedo, facendogli l'occhiolino. Yuri si irrigidisce sul posto.
"Uhm, ecco, non che io sia bravo. E poi non vedo ballare nessuno qui da secoli" ammette, torturando il gilet nero pece che gli cade sulle spalle. 
Senza pensarci due volte, gli trattengo la vita con una mano, mentre con l'altra afferro la sua per poggiarla sulla mia spalla. Lui mi guarda senza capire. 
Faccio un passo in avanti, invitandolo ad indietreggiare. Sembra irrigidirsi molto quando è con me. Senza musica sarà difficile ballare, ma mi diverte.
Ho tutto il tempo di guardare nei suoi occhi tutto ciò che riesco a scorgervi.
"Yuri... Abbiamo un tempo limite?" Gli chiedo, la voce rotta.
"Appena ti sveglierai, io scomparirò." 
Inarco appena le sopracciglia. "Non voglio che tu scompaia. Questo è il mio posto preferito."
Yuri sorride, stringendomi la mano ancora di più. Poi guarda per terra.
"Tu sei il mio posto preferito."

25 dicembre, San Pietroburgo, 7:25


Apro gli occhi nella luce soffusa della stanza. Mi sento stanco. Le parole di Yuri che mi fischiano nella testa.
Mi alzo, vestendomi velocemente. Oggi sarà diverso, perchè è un giorno speciale per me.
Raggiungo la pista di pattinaggio, dove tutti già hanno cominciato l'allenamento. Entro con un sorriso smagliante, mentre un pizzico di allegria mi strofina lo stomaco.
"Buon compleanno, Vitya" mugola Yakov, che stamattina mi sembra leggermente infastidito. Ma se n'è ricordato. "Per ora è meglio continuare col programma, e stasera festeggeremo. Siamo troppo indietro."
Sorrido, fingendo che quelle parole non mi abbiano ferito.
La giornata scorre uguale a tutte le altre tranne per gli auguri di qualcuno. Sono le 20:00 e quando l'allenamento termina non c'è nessun festeggiamento. Yakov si è scusato con me, ma è troppo indaffarato.
Quando torno, casa mia è vuota. Non c'è nessuno che mi sta aspettando. Il buio nella mia stanza mi sembra incredibilmente opprimente. 
Mi stendo sul letto, i pugni chiusi. Non posso trattenere due lacrime che mi pizzicano gli occhi. E poi mi addormento.

"Perchè piangi, Victor?" 
La mano fredda sulla mia spalla mi crea un al contrario un calore rassicurante. Yuri sembra sinceramente preoccupato. 
Lo guardo, lasciando da parte i miei sentimenti. "Non ti capita mai di sentirti solo?" gli chiedo, la voce in un sussurro.
Yuri sembra pensarci attentamente. Poi sorride. 
"Vieni, c'è una cosa che voglio mostrarti."
Stringe la mia mano portandomi di fronte ad una di quelle finestre altissime. Non avevo mai notato che questa era coperta da una tenda. Yuri con un gesto veloce la apre, creando un piacevole spiffero di vento che mi fa inevitabilmente chiudere gli occhi per un attimo.
Aperta la finestra, di fronte a me c'è un immenso balcone, costeggiato dal cielo notturno ricoperto di stelle. Accanto a Yuri c'è un piccolo tavolo, su cui sembra essere poggiata una torta. C'è una frase sopra, scritta con la glassa.
Buon compleanno Victor.
Mi giro verso il ragazzo, che è leggermente arrossito. Sembra voler aprire la bocca per dire qualcosa, ma prima che possa farlo mi butto tra le sue braccia, stringendo il suo petto a me.
Sento il suo cuore battere. Il suo respiro pizzicarmi il collo.
"Questo è un sogno, vero?"
Yuri mi stringe i capelli sulla nuca. Il suo naso sfiora il mio.
"Solo se tu vuoi che lo sia." 

26 dicembre, San Pietroburgo, 7:25


Ho deciso che oggi non lascerò casa mia. E a cosa servirebbe? Non c'è niente che mi aspetta lì fuori. Ho solo bisogno di vedere Yuri. Solo per oggi. Solo per oggi.
Spengo il telefono, aspettando che mi coglia il sonno.

Corro verso Yuri, che è ancora lontano. Si gira sorpreso, quasi spaventato.
"Victor? Cosa ci fai già qui?" mi chiede, inclinando la testa.
Il suo viso riesce ad illuminarmi. "Non potevo aspettare di vederti."
Yuri mi dà le spalle, come per non farsi vedere. Capisco immediatamente che qualcosa non va. 
Lo trattengo per i fianchi, lasciando che il mio corpo aderisca al suo. Sembra paralizzato. E dopo qualche minuto riesce a parlare.
"Nel sonno REM, le sostanze chimiche necessarie affinchè il ricordo possa rimanere, vengono disattivate." La sua voce è ridotta ad un sussurro.
Mi stacco da lui, costringendolo a guardarmi negli occhi.
"Cosa significa questo? Cosa mi vuoi dire?" Lo tengo fermo per le spalle. Non riesce a guardarmi negli occhi.
"Se ti costringi a dormire, la fase del sonno in cui..."
"Yuri, cosa mi vuoi dire?"
Gli occhi del ragazzo si fanno lucidi. Sento le sue spalle tremare appena.
"Victor, quando ti sveglierai, non ti ricorderai di me." 
Tutto si ferma. La tenda sulla finestra cade. La scala comincia a cedere. Non vedo niente. Non capisco niente.
Stringo i capelli sulla nuca di Yuri, cercando di avvicinarlo a me quanto posso. 
"Non voglio dimenticarmi di te. Yuri, non voglio dimenticarmi di te." 
Il pavimento sotto di noi trema, mentre ogni cosa cade.
"Ti prego" grido, "Vieni con me."
Yuri mi guarda.
"Non vedi? Non posso."
Le sue labbra premono sulle mie, ma non riesco già a sentirle più. 


26 dicembre, San Pietroburgo, 10:04
Mi sveglio improvvisamente, a malapena stordito. Con orrore mi accorgo dell'orario. Cosa è successo esattamente? Forse non ho sentito la sveglia, ed è per questo che sono tornato a dormire.
Mi alzo dal letto, guardando il calendario. Oggi è 26 dicembre. I giorni mi sembrano essere così confusi, come se mi fossi appena svegliato da un lungo sonno. Forse sono solo troppo stanco per questi continui allenamenti.
Esco di casa, pronto per un'altra lunga giornata. Ce l'ho ancora con Yakov perchè ieri nessuno ha festeggiato con me, o almeno mi ha comprato una torta. E oggi non mancherò di farglielo notare.
Volto l'angolo, ritrovandomi davanti l'ingresso. Sto già pensando alla prossima finale del Gran Prix quando sul muro noto un ragazzo dai capelli neri pece, gli occhiali grandi, di poco più basso di me.
Mi paralizzo. La mia testa comincia a rielaborare.
Lui mi sorride.
Non mi sono dimenticato di te, Yuri, non potrei. Ora sono pronto. Partiamo. 



 




***Angolo dell'autrice*** 

Avevo quest'idea in mente da tantissimo tempo e finalmente l'ho finita. Eheh. Non sono soddisfatta al 100% ma va bene così. Volevo aggiungere: mi sono documentata sul sonno REM, usando la tesi di una studiosa che quando il sonno non è stimolato "naturalmente", si tende a dimenticare i sogni che si fanno. Ovviamente è solo una tesi, ma l'ho usata per questa fan fiction perchè mi interessava particolarmente - 

Ringrazio infinitamente chi ha letto fin qui! Spero vi sia piaciuta! Grazie ancora, alla prossima! <3

   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Yuri on Ice / Vai alla pagina dell'autore: erenaya29