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Autore: DeaPotteriana    12/04/2017    1 recensioni
Questa fanfiction era già stata postata, ma ho deciso di riscriverla completamente, in quanto non mi sembrava...mia. Quindi questa è la Re-edizione de "L'Ultima Black".
E se Sirius Black avesse avuto una figlia?
Questa è una raccolta di avvenimenti della vita di Helena Kaitlyn Black, una vita difficile, passata nella rabbia, nel dolore e nella solitudine. Una vita passata senza genitori, con una famiglia dura e razzista e un padrino troppo buono per riuscire a gestire la figlioccia.
Questa storia narra di questo e di molto altro. Narra di un'amicizia eterna, una scuola che fa da casa e una Casa che non sembra adatta a Kait; parla di una guerra in arrivo, di lacrime trattenute a stento e di lutti strazianti. È solo una fanfiction, ma immaginate come sarebbe stata la vita della figlia di Sirius Black, se solo fosse esistita.
Non siete curiosi?
Vorrei dimostrare, in questa storia, che a volte il dolore toglie il fiato, che l'amore spesso non basta e che essere un eroe ha sempre il suo prezzo. Spero di riuscirci.
EDIT: STORIA INCOMPIUTA, NEGLI ULTIMI 2 CAPITOLI SPIEGO COME FINISCE.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Famiglia Black, I fondatori, Il trio protagonista | Coppie: Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Isn't that what a great story does? Makes you feel?'
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Ho sempre promesso - a voi, a me stessa, - che sarei riuscita a finire questa fanfiction, in un modo o nell’altro. Che dovessi portarla avanti ancora per mesi o anni. 
Le cose, però, sono cambiate. E non lo dico perché non ami Kait, Jackson & company, visto che non ho mai amato nessuno personaggio creato da me quanto amo Kaitlyn, ma piuttosto perché devo concentrarmi su altro. Ho scritto un libro, sto lavorando a quello dopo, e penso all’ultima Black almeno una o due volte al giorno - che è assurdo, se si pensa che non metto mano a questa storia da mesi. 
Eppure, per qualche ragione, la mente torna sempre lì… E non dovrebbe. Tra i libri, l’università - che mi toglie parecchio tempo - e una vita che non posso permettermi di dimenticare di vivere, sto lasciando che questa fanfiction sprofondi nel baratro dell’indifferenza.
E preferisco chiuderla qui, piuttosto che continuare a guardarla cadere.
Non smetterò di pensarci, perché sono fatta così, ma almeno avrò la certezza di avervi dato una sorta di chiusura, sebbene fittizia, e di non avervi lasciati ad aspettare un capitolo che non arriverà mai.
Perciò ecco ogni minima frase che io abbia mai scritto su come dovrebbe continuare, a cui affiancherò più di una spiegazione; ho sempre avuto più di una strada percorribile, più di un’idea, quindi avrete la possibilità di decidere quale avreste preferito.
 
Prima di cominciare, però, lasciate che vi dica grazie. Grazie a chi ha solo letto, ma ha continuato a farlo, e chi, soprattutto, ha dedicato qualche minuto per scrivermi un commento - siete stati la mia gioia in molti brutti giorni.
Kait e questa storia in generale non muoiono, oggi; smettono di vivere su carta, per continuare nella vostra, se vorrete, mente - e sicuramente nella mia.
 
 
(Forse, e dico forse, nei prossimi giorni aggiungerò le idee che avevo avuto per una fanfiction di questa fanfiction ahah ma vedremo. Vi avviso che già solo questo file è bello lungo.)
> Questo doveva essere l’inizio del prossimo capitolo:
 
“Penso che Tonks abbia una cotta per te,” sospirò Kaitlyn nascondendo un braccio sotto il cuscino e sollevando così la testa quel tanto che bastava a guardare Remus. L’uomo stava segnando magicamente alcune date sul calendario che teneva accanto allo specchio della propria camera; si lasciò quasi scivolare la bacchetta nell’udire le parole della figlioccia.
“Non fare quella faccia,” rise lei. “Hai visto come ti guarda? O come diventa impacciata quando le sei vicino?”
“Tonks è sempre impacciata. Sa a malapena camminare.”
“Come vuoi,” mormorò a quel punto Kait, alzandosi dal letto con un’espressione malandrina. “Resta pure nella fase della negazione.”
Lo superò, dirigendosi verso la porta, che aprì. “Io ti appoggerei, però. Spero che su questo non ci siano dubbi.”
Dopodiché si dileguò, ridendo internamente alla voglia che provava ogni tanto di uscirsene con frasi ad effetto - doveva averlo preso da suo padre, quella grande regina del dramma.
Stava ancora pensando a lui quando andò a sbattere contro qualcuno… E non una persona qualsiasi. Era Harry, gli occhi verdi sgranati dalla sorpresa e le labbra schiuse.
“Ciao,” la salutò.
“Ciao,” rispose Kait, tornando per un secondo l’undicenne confusa e a disagio in qualsiasi Casa Hogwarts le proponesse. La ragazzina che Harry aveva tenuto stretta, dandole coraggio e amicizia e amore.
Il petto le mandò una fitta fastidiosa e Kaitlyn abbassò lo sguardo, accennando un sorriso completamente forzato.
“Come stai?” mormorò.
“Oh, ehm… Bene. Tutto bene,” le sorrise lui a sua volta. “Vorrei mi venisse detto un po’ di più, ma per il resto… Bene. Sì, bene. Tu?”
Quanto imbarazzo, pensò Kait. Quanto imbarazzo dove prima esisteva solo calore.
“Sto bene,” annuì.
“Jackson?”
“Bene anche lui.”
Si scambiarono un altro sorriso impacciato e si superarono, entrambi rilasciando il fiato che avevano trattenuto senza volere.
 
A cui sarebbe seguita una missione; una di quelle brutte brutte, piene di sangue e di urla e dello schifo che la guerra porta con sé - quello schifo che nei libri di storia, alla fine, non entra mai.
Ci sarebbe stato un altro litigio Remus-Sirius:
 
“Pensavo che Kait potrebbe venire a vivere qui. Insomma, ha già una camera.”
“Kaitlyn vive con me, Sirius. Ha tutte le sue cose a casa nostra. Sì, ogni tanto dorme qui per comodità, ma non ci vive.”
“Sì, lo so, è sempre stata con te e ti sono immensamente grato per esserti preso cura di lei. Però sono qui, Remus, cioè… Ora sono qui. Posso prendermi cura di lei.”
“Sirius…”
“Puoi venire anche tu. Ovvio. Solo…”
“È tua figlia?”
“Sì, Remus. È mia figlia. La voglio con me.”
“Non sei neanche in grado di prenderti cura di te stesso, pensi davvero di poterlo fare con lei?!”
“FUORI! Mi hai sentito, Remus? Fuori!”
“BENE! Ma Kait viene con me!”
“No, lei resta qui!”
“Io ho la sua custodia e comunque non sei tu, a dover decidere!”
“Ben detto, facciamo scegliere a lei!”
Sirius si preparò ad urlare per chiamare la figlia, ma prima che potesse farlo, lei era già entrata. Remus si portò le mani alla bocca, capendo che aveva ascoltato ogni cosa.
“Kait...”
“Io me ne vado. Non ho intenzione di scegliere.”
___
“Jackson, posso dormire da te?”
“Certo, Kay, ogni volta che vuoi.”
 
 
 
L’estate sarebbe finita a breve e - facciamo così, scrivo al presente ahah 
Kait comincia a svolgere una doppia vita: metà a scuola, in aperto conflitto con la Umbridge, e metà con l’Ordine e, ovviamente, con Sirius (con alcuni scontri).
 
(Sirius: “È assurdo pensare che ho passato più tempo ad Azkaban che con James.”
Kait: “È assurdo pensare che ho passato più tempo con Piton che con te.”
////////
Una sera, dopo una missione particolarmente cruenta: “Lo so, lo so, lo so. Non sono il figlio di James,” risata amara ma, soprattutto, tremante, “e solo guardarmi ti ferisce perché ti ricorda ciò che hai perso. Lo so. Ma Remus è di ronda e i-io,” si guarda le mani coperte di sangue, e sussurra: “io ho davvero bisogno del mio papà.”
Abbraccio.
/////
“Non riesci neanche a guardarmi?!”
“Non è colpa tua, Kait. È che… È che assomigli così tanto a Dorcas… E mi ricordi così tanto i miei bambini…”
“Non ti conoscevano neanche!”
“Questo non vuol dire che non li abbia persi!”
“Li ho persi anch’io! Ed ero io, lì, non tu! Io sono stata da sola nel bosco, coperta di sangue, senza sapere se sarei sopravvissuta o meno. Io ho abbracciato Hannah e le ho cantato una ninna nanna, io ho visto Nathan per l’ultima volta. Io, Sirius, io! E tu non riesci neanche a guardarmi!”
“Da quando mi chiami Sirius?”
Da quando hai smesso di farmi da padre! O forse dovrei dire che non hai mai cominciato.”
/////////
“Mi dispiace, se non sono un padre migliore.”
“No, di-dispiace a me. Vorrei essere una figlia migliore.”
//////
Kait e Narcissa litigano.
“Aspetta che arrivi tuo padre e...”
“Mio padre? Forse intendi mio zio.”
///////
Scena a casissimo che però avevo scritto: Daphne: “Non credevo che la perfezione esistesse, poi ho guardato nello specchio...”
Pansy: “E hai visto Kait dietro di te?”
 
Harry crea l’Esercito di Silente - con l’approvazione di Kait, perché con il passare dei mesi tornano lentamente a un livello di amicizia piuttosto profondo (anche se litigano perché lei non lo aiuta a insegnare all’ES, nonostante lei gli spieghi di essere impegnata nella guerra in ben altro modo)… C’è anche qualche confusione: Kait vede Harry e Cho e sente un po’ di gelosia e non riesce a spiegarselo, mentre Harry continua a non sopportare Jackson perché - e lui lo ammette - non ha mai veramente dimenticato Kait. Ad ogni modo, rimangono soltanto amici.
Kait è innamorata di Jackson e una sera va a dormire da lui e da cosa nasce cosa. Continua a non sentirsi completamente a suo agio con questo tipo di contatto fisico, ma si fida di lui e sente di dover fare qualcosa per tranquillizzarlo del fatto che ci tiene, e che Harry è nel passato. 
Quando arriva Natale, Kait soffre ancor di più la palese facilità con cui Harry e Sirius hanno stretto, anche se si sforza di essere contenta per entrambi. Jackson è sempre teso per l’interesse che Kait prova verso l’ex, però la loro relazione regge.
Ed ecco che arriva la fine del quinto anno.
Ed è qua che accade il casino.
Perché Harry ha la visione e, preso dal dover salvare Sirius e fare un po’ l’eroe, parte per il Ministero senza fermarsi ad avvisare Kait, che in quanto Black avrebbe potuto costringere Kretcher a dire la verità. In quel momento lei è con i Serpeverde - Draco ha sofferto la poca attenzione della cugina per tutto l’anno, e fa un po’ il capriccioso.
Quando Kait esce dai sotterranei, va a sbattere contro Piton, che le spiega la situazione - pur senza apprezzarla molto, lui l’ha accettata come membro dell’Ordine/una dei pupilli di Moody. Quando capiscono che Harry è andato al Ministero, l’Ordine accorre.
Quando Sirius finisce oltre il velo a causa di Bellatrix, Remus è più vicino a Harry e quindi trattiene lui. A trattenere Kait, che all’inizio cade in ginocchio, senza voce, e poi comincia a urlare e a scalciare come un’ossessa, ci pensa Malocchio. Appena Harry si libera, Kait dà una testata a Moody - gesto infelice, ma giustificato - e gli corre dietro. Harry non è capace di mantenere la Cruciatus su Bellatrix; quando lo fa Kait, invece, è proprio lui a doverla fermare, perché ha paura finirà per ucciderla - non che non se lo meritasse, eh.
A quel punto arriva Voldemort, a cui dell’ennesima Black traditrice non potrebbe fregare di meno. La fa volare contro un muro senza troppe cerimonie.
Quando rinviene, Jackson è accanto a lei; la tira in piedi e si ritrova accanto a Harry e a Silente. È pieno di fotografi. 
Kait si fa guidare fuori dal Ministero, poi si gira verso Harry. Si fissano.
“È tutta colpa tua,” gli dice.
Poi si attacca a Remus e insieme si Smaterializzano. Harry e Silente tornano a scuola.
Jackson, zoppicante e pieno di tagli, non sa neanche cosa fare o dire - Moody gli prende la mano e entrambi spariscono in una nuvola di fumo bianco.
 
Nel buio della notte illuminata solo dalla tenue luce delle stelle, la ragazza sfiorò con mano tremante l’arazzo dei Black. Dopodiché entrò in cucina e si mise alla finestra. 
C'era la luna nuova, quella sera, e ciò non fece altro che incrementare la sua inquietudine. Alzò il volto verso il cielo, in una silenziosa richiesta di aiuto. 
Con gli occhi socchiusi pieni di lacrime non ancora versate, Kaitlyn fissò una stella, una stella in particolare. La stava contemplando da qualche minuto, quando udì dei passi. Poi, una voce: “tesoro?"
Con un cupo sorriso, la ragazzina attese che il padrino le venisse vicino. Si sentì cingere da forti braccia: Remus appoggiò il viso sulla testa di Kait, annusandone i capelli, che sapevano di un buon odore di pesca.
"Perché sei qui?" domandò la Black in sussurro perso nell’aria umida che entrava dalla finestra spalancata. 
“Pensavi ti avrei lasciata sola?” rispose lui. "Come stai?" chiese dopo qualche secondo, sciogliendo l'abbraccio e posizionandosi al suo fianco.
"Ha importanza?" 
La voce di Kaitlyn fu talmente flebile, talmente addolorata e piena di angoscia, che Remus si sentì percorrere da un brivido. Non osò dire niente; l'unica cosa che fece fu mettere una mano sulla spalla della ragazza e trarla a sé. Riusciva a percepire le ondate di dolore di cui lei era sommersa. Kait stava annegando nel malessere e nella sofferenza, e stava a lui tentare di portarla in salvo, sulla terra ferma. 
Ci sarebbe riuscito: sarebbe bastato circondarla, come un salvagente, e donarle più amore possibile. Doveva farlo - o vivere non avrebbe più avuto senso. Senza sua figlia - e si sentì uno schifo, a pensarlo, perché Sirius era morto solo poche ore prima - nulla aveva senso.
Kaitlyn si scostò leggermente da lui e alzò il volto verso le stelle. Ne indicò una in particolare, quella che brillava più di tutte in assoluto. "Vedi quella?" domandò tentando inutilmente di ricacciare indietro le lacrime. 
Remus annuì; sembrava aver capito dove la Black volesse andare a parare, ma rimase in silenzio, forse per lasciarle dire quelle parole ad alta voce, forse perché aveva capito che lei ne aveva bisogno, o forse semplicemente per non spezzare la magia della notte, di cui Kait sembrava far parte.
"La vedi? Quella è Sirio."
Dopodiché, Kait non riuscì a far altro che scoppiare a piangere, nascosta nell'incavo della su spalla. 
"Shhh... Kait, shhh. Va tutto bene. Shhh..." le parole del lupo mannaro arrivavano attutite alle orecchie dell'Unità, che non riusciva a smettere di singhiozzare.
"Aveva giurato!" cominciò a dire con voce sempre crescente. Arrivò perfino ad urlare, ad un certo punto. 
"Aveva giurato!" 
Anche qui Remus parve capire, perché la strinse ancor più forte, mentre lei gridava sul suo petto. "Aveva giurato che non mi avrebbe lasciata mai più!”
///Qualche ora dopo:
“È anche colpa mia, s-se è morto.”
“No, Kait…”
“Sì. Ron stava combattendo dall’altra parte della sala rispetto a me. Lo riuscivo a vedere, anche se Bellatrix mi teneva piuttosto occupata. L’ho visto quando quel Mangiamorte lo ha disarmato. L’ho visto. E ho avuto un secondo, un solo secondo, per decidere. Io o lui. Io o lui, io o lui.”
Remus si sporse in avanti, la bocca schiusa in un’espressione di improvvisa comprensione.
“E ho scelto me. Ho scelto me, tra noi due sarei morta io! Così ho lanciato un Protego su di lui e-e ho visto Bellatrix sorridere. Ma anziché colpire me, ha approfittato del momento di pausa pe-per… Per colpire mio padre.”
Un respiro. “Io ho scelto me. Lei non ha fatto altrettanto.”
Strinse i pugni fino a ferirsi, facendo uscire il sangue. Osservò le varie gocce per qualche secondo, disgustata da quella purezza di cui la sua famiglia tanto si vantava. “E ora lui è morto. Non che sia strano,” rise, sconfiggendo l’apatia con il suo lato fuori di testa. “Tutti quelli che amo finiscono per morire. Immagino fosse una questione di tempo.”
Si alzò, sorridendo a Remus un’ultima volta. “Fossi in te scapperei a gambe levate. Non sia mai che tu sia il prossimo.”
//////
 
Segue una delle peggiori estati della vita di Kait - e non solo per il lutto, ma perché dopo qualche giorno si dirige, senza dire niente a nessuno, al cimitero dov’è sepolta tutta la sua famiglia. Moody la prenderebbe a scappellotti, lo sapesse, perché è il luogo più banale dove tenderle un agguato.
Lì, infatti, Kait ci trova tre Mangiamorte.
Ma anziché combattere, abbassa la bacchetta.
 
Tutti penseranno ho combattuto, ragionò. Avranno qualche dubbio, ma alla fine si convinceranno che sia stata una brutta sfortuna. Si sforzeranno di crederci per poter dormire la notte, e andrà tutto bene.
Abbassò la bacchetta e sorrise. Bellatrix sorrise a sua volta, negli occhi la luce della follia. 
“Dai, zia Bella. Non ho paura di morire.”
“Oh, tesoro,” sussurrò Lestrange. “Eppure pensavo ormai lo sapessi.”
Kait sentì dei passi alle proprie spalle, dopodiché un forte colpo alla testa.
Come un’eco, la voce di Bellatrix cantò: “ci sono cose ben peggiori della morte.”
 
Viene presa e portata nei sotterranei del Manor di una qualche famiglia purosangue (non Malfoy Manor), dov’è poi torturata. Sul braccio Bellatrix le incide a sangue “Toujours pur”, perché ricordi sempre che chi nasce Black muore Black. Poi la marchia a fuoco con lo stemma dei Black. 
Kait, nonostante pensasse di reggere di più grazie agli allenamenti di Moody, dopo due settimane non ce la fa più. Comincia a considerare di rispondere alle domande dei Mangiamorte riguardo l’Ordine. È a quel punto che l’Ordine stesso prende il controllo del Manor. Quasi tutti i Mangiamorte scappano, ma l’importante è che Jackson la trova e la porta via. 
La distinzione versione 1 e 2 saranno fondamentali dopo, tuttavia già adesso c’è una differenza - e anche abbastanza importante: 
  • nella 1, quella verso cui tendevo, è che Jackson ha sfruttato ogni tipo di collegamento e favore che aveva con gente poco per bene e ha ottenuto abbastanza informazioni da capire dove trovare Kait. Si scoprirà in seguito che Draco sapeva ciò che stava accadendo e non ha detto nulla, non ha mosso un dito per aiutarla (e qua si aprono altre due strade. a) era troppo spaventato b) (verso cui tendevo) Narcissa lo ha implorato di non fare niente, perché già stava perdendo una quasi-figlia, non poteva perdere anche lui. Nonostante non si sia schierato, il fallimento di Lucius con la Profezia farà sì che Draco prenda il Marchio.
  • Nella 2, che però non mi ha mai convinta molto, è stato Draco ad avvisare Jackson. Come ripercussione, prenderà il Marchio.
 
(Non so quando: Kait: “Credo che non ti sia chiara una cosa: non mi hanno piegato i Mangiamorte, non mi piegheranno i Black. Per quanto bastardi possano essere…”)
 
Il resto dell’estate, Jackson e Kait saranno legati come non mai. Solo verso la fine il peso dei loro cambiamenti - lei si è chiusa molto, dopo l’esperienza con i Mangiamorte, mentre lui è diventato quasi troppo protettivo - comincia a dare qualche problema.
La loro relazione, comunque, regge.
Kait scopre del Marchio di Draco verso ottobre, dopo che Harry le ha messo la pulce nell’orecchio - ha ricominciato a parlare con lui grazie a Hermione e Ron (che poco gentilmente li hanno chiusi in una stanza finché non hanno accettato di passare oltre gli avvenimenti dell’estate. Impossibile dimenticare, facile fingere). 
Kait affronta Draco, scioccata e nauseata dall’idea che sia un Mangiamorte.
 
"Avevi promesso!" 
Con quelle parole dense di dolore, Draco riuscì a bloccare la Black, alla quale tremarono le mani. "Questo..." e indicò il Marchio tatuato sul braccio "questo cambia qualcosa? Cambia forse il tuo affetto per me?" 
Kait si voltò, trattenendo le lacrime. "Ti voglio bene, Draco. Ma pensaci: quando indosserai la maschera bianca e il mantello, e ti ritroverai di fronte a me, ad un Auror, cosa farai? Dirai al tuo Signore "Scusa, ma lei no, abbiamo promesso quand'eravamo bambini!"? Eh, Draco? Riceverai l'ordine di uccidermi, e cosa farai?”
/////
“Possiamo aiutarti. Se tu ti fidassi d-”
“Di chi?! Dell’Ordine?! Quante famiglie ha provato a proteggere, Kait? E quante, di loro, sono morte?! Inclusa la tua.”
Kait trasalì, facendo un passo indietro senza neanche rendersene conto.
/////
“Voglio che tu metta un segno sul tuo mantello, Draco. Qualsiasi cosa. Qualsiasi cosa mi permetta di sapere che non devo colpire te.”
/////
 
Harry, che si è messo con Ginny a settembre (sì, ho affrettato i tempi, facendo che durante l’estate leghino molto), a un certo punto parla con Kait di Sirius, spiegando cosa è successo.
 
“Io lo capisco, Harry, però…”
“Era tutta la famiglia che mi era rimasta!”
Kait alzò di scatto la testa, immediatamente nervosa. “Era mio padre, non dimenticarlo mai.”
“Lo so, ma…”
“No, Harry, quello che devi sapere è che non mi hai neanche chiamata. Non come tua amica, non come figlia di Sirius, non come membro dell’Ordine! Mi hai tenuta fuori quando avrei potuto ordinare a Kretcher di dirmi la verità, o avrei potuto usare lo specchio che ci aveva dato mio papà,” Harry sbiancò, realizzando che non ci aveva pensato, “o chiamare l’Ordine. Qualsiasi cosa, Harry. Ma l’avremmo fatta insieme.”
//////
Jackson li vede abbracciati, dopo quel litigio (Jackson fa su e giù tutto l’anno, per parlare o con Kait o con Silente).
 
"Kay, c'è solo una cosa che mi distrugge di più che vederti stare male. Ed è vederti stare male per colpa sua, tra le sue braccia, mentre dimostri quanto lo ami e quanto io, invece, sia insignificante.”
“Non è così. Te lo giuro, Harry è- tu sei diverso. Io ti amo, Jackson!”
 
Ma le cose durano poco, dopo quel momento.
Kait lo lascia a febbraio, odiandosi perché lo ama davvero, lo ha sempre amato e una parte di lei lo amerà sempre.
È solo che ama più Harry - e un giorno va da lui e glielo dice, anche se sta con Ginny.
 
"Non ho mai smesso di amarti!" urlò, sull'orlo delle lacrime. Harry si bloccò, continuando a darle le spalle, incerto se crederle o meno. 
Il vento sferzò duramente i loro visi. "Non ho mai smesso di amarti... solo di dimostrartelo!"
//////////////////
 
Entrata in Sala Grande, Kait si sedette accanto a Hermione, che stava facendo colazione in tranquillità. La riccia fissò l’amica, porgendole un muffin con una mano e del latte con l’altra. Kaitlyn lanciò un’occhiata sospettosa al bicchiere che Hermione le stava offrendo, ebbe un attimo di esitazione e poi lo afferrò di scatto, bevendolo in pochi e grandi sorsi. La Granger le intimò di mangiare qualcosa - non avrebbe accettato un “no” come risposta - e Kait sorrise.
Fu allora che la porta della Sala Grande si aprì per far entrare Harry e Ron, e subito il sorriso di Kaitlyn si fece immediatamente più teso.
Hermione represse un sospiro e appoggiò il muffin, facendo spazio sulla panca ai due migliori amici, ma la porta della Sala Grande si aprì di nuovo e lei sentì la bile salire. Il sorriso di Kait si spense definitivamente.
Afferrò un frutto, tanto per mangiare qualcosa e far contenta la Granger; si alzò e in meno di un secondo si congedò. Nel momento stesso in cui Kaitlyn chiudeva la porta della Sala dietro di sé, Ginny si sedette al posto dell’Unità delle Case, accanto a Herm, che si sentì terribilmente a disagio. Ginny era sua amica, ma vedersela vicino, a chiacchierare con Harry e punzecchiarsi con Ron, non le piaceva per niente.
Hermione ingoiò la bile e si costrinse a essere gentile.
...Almeno finché Lav-Lav non fosse arrivata.
 
A un certo punto Kait crolla, accettando di aver perso Harry, ormai.
 
"Weasley!" gridò Kait, avvicinandosi al gruppo delle Grifondoro del quarto anno amiche della rossa. Questa avanzò di qualche passo, la fronte corrugata per la preoccupazione - sentimento che però scomparì quasi immediatamente, lasciando spazio all'astio. 
"Che vuoi, Black,” imperativa arrivò l'esclamazione di Ginny, la quale incrociò le braccia al petto e, con stizza, si sistemò un ciuffo fuori posto. 
"È tuo."
La rossa restò senza fiato, congelata dalle parole della lontana cugina. 
"Chi?" domandò confusa, temendo (e allo stesso tempo sperando) la risposta. 
"Harry. E' tuo, mi tiro indietro, lascio il colpo,” rispose con voce cupa Kaitlyn, gli occhi azzurri impenetrabili.
Dentro stava soffrendo come un cane, ma non voleva darlo vedere. Non voleva certo che Ginevra conoscesse questa sua debolezza! Anche perché stava con Harry, ci stava lei! Non Kait.
Non io, pensò con una fitta al petto.
"Perché?!" domandò insicura la Weasley, che ormai si era abituata a dover sempre combattere, metaforicamente parlando, con la cugina. E ora... si tirava indietro? "La gente muore. Ragazzi orfani e genitori che perdono i figli, bambini che si vedono portare via i propri fratelli, nonni che accudiscono i nipoti perché i veri genitori sono stati uccisi… La gente muore! Per sete di potere, stupide litigate, incidenti, per Maghi Oscuri e errori di calcolo. La gente muore e non ci si può fare niente, come non si può fare niente per fermare questa guerra."
Kait prese fiato, gli occhi lucidi.
"Non voglio che Harry debba affrontare la guerra fuori Hogwarts, ma non ci posso fare niente, è il suo Destino. Ma almeno posso evitare che affronti questa, di guerra. La lotta tra la sua migliore amica e la sua ragazza. Sta già male per tutto ciò che sta succedendo, non serve aggiungere noi due. Perciò..." riprese nuovamente fiato, distogliendo lo sguardo dalla ragazzina dai capelli rossi parecchio più bassa di lei. 
Quando parlò, il tono di voce fece indietreggiare le amiche della "Stracciona", come la chiamava Draco. 
Quando parlò, lo fece con decisione, fissando la lontana cugina dritto negli occhi azzurri. 
Quando parlò, il volto non tradì il suo dolore, la voce non le si incrinò. 
Quando parlò, il gelo di ciò che disse le raggiunse il petto, facendolo congelare e, sotto il peso dei suoi sentimenti, il cuore si incrinò.
Quando parlò, la Weasley capì, finalmente, che persona fosse in realtà Kait.
"Hai vinto. Mi arrendo, mi tiro indietro."
Quindi si girò e in silenzio, lo sguardo vuoto e del tutto privo di gioia, se ne andò. Ma non andò molto lontano, perché la rossa le chiese la cosa più stupida del mondo, a suo parere. “Cos’è, non lo ami abbastanza?!" 
Fu forse una presa in giro, quella domanda, o semplicemente una risposta astiosa; sta di fatto che Kait si voltò, improvvisamente più viva, e con due falcate coprì la distanza che la separava dalla cugina. 
"Lo amo più della mia stessa vita, lo amo talmente tanto da anteporre la sua felicità alla mia. Io lo amo. E tu, Ginevra?"
La Wesley sentì i capelli della Black sferzarle il volto.
Pochi secondi dopo l'Unità si era dileguata.
 
Dopo una corsa senza sosta, Kait arrivò alla Torre Grifondoro, disse la parola d'ordine alla Signora Grassa ed entrò nella Sala Comune. Harry, Hermione e - stranamente - Ron, stavano studiando, chini sui libri. 
Appena la vide, Potter saltò in piedi e le andò incontro, nervoso. "Kait!" la chiamò, vedendo che lei aveva tirato dritto senza nemmeno degnarlo di uno sguardo. 
Si voltò verso l'amico, - che poi tanto amico non era - disperata. Tutti i sentimenti di sconforto e dolore che prima aveva represso scivolarono fuori, rendendo inutile il suo lavoro.
"Ha vinto,” le tremò la voce. “È finito. È tutto finito."
Con una mano a coprirle il viso, la ragazza corse nel suo dormitorio, lasciando Ron di stucco, Harry confuso e Hermione indecisa. Doveva andare dalla sua amica? Non aveva nemmeno finito il tema di trasfigurazione! Fece correre lo sguardo dai libri alle scale, più e più volte, prima di incontrare lo sguardo sofferente di Harry, che andò a confidarsi con Ron. 
Con uno sbuffo, Herm corse dietro a Kait.
////////
 
“Ma perché gli sbavi dietro in questo modo?!”
“Lui è diverso. È spiritoso, forte, impulsivo, testardo... coraggioso... Ha... lui ha carisma.”
Draco la guardò, un sopracciglio inarcato.
“Draco, lui non è un semplice mezzosangue che si è messo tra Voldemort e i suoi piani...”
“Oh, lo so. Credimi, lo so. Lui è il mezzosangue per cui hai tradito definitivamente la nostra famiglia. Lui è il mezzosangue che tu e i tuoi amichetti, che tutti voi, state seguendo in guerra, neanche fosse Merlino in persona.”
Kait lo fissò, immobile.
“So che non è uno qualunque, Kait. Lui è il mezzosangue che ti ha portata via da me.”
///////
Non so bene quando:
“Scusa, dicevi? Ho avuto un black-out " disse Harry, fissando distrattamente l'amico. 
“Sì, un Kaitlyn Black-out,” rispose Ron. Si guardarono qualche secondo, poi scoppiarono a ridere.
 
A questo punto, due importanti strade si aprono.
  1. Come accade nel libro, Draco fa entrare i Mangiamorte a Hogwarts; quando, staccandosi dal gruppo, incontra Kait, le chiede perdono. (“Sapevi che sarebbe successo?!” - “Ti prego, ti prego, perdonami!” - “Qui ci sono dei bambini, dei bambini! Tu non sei mio cugino, tu non sei più… Sei come tutti gli altri.” - “No, ti preg-” - “Per me sei morto.”). Kait, sebbene forse troppo duramente, alza ogni tipo di barriera emotiva e finge di non provare più niente, per lui. Silente muore, Draco segue Piton verso la sua nuova vita. Kait, appena uscita dal portone d’ingresso, lo osserva scappare con orrore. Solo Silente muore, quella notte. Kait vede Harry piangere in una parte del cortile. Lo raggiunge.
  2. Quando Draco fa entrare i Mangiamorte a Hogwarts, Jackson è lì per parlare e chiarire una volta per tutti con Kait (le aveva mandato una lettera, dicendo “preferisco averti come amica che non averti affatto”). Purtroppo, si imbatte nei Mangiamorte. Kait, ignara di tutto ciò, viene avvertita da dei bambini che i Mangiamorte sono nella scuola; correndo si imbatte in Draco, staccatosi dal gruppo. Quando la vede, scoppia a piangere e le chiede perdono. (Di nuovo: “Sapevi che sarebbe successo?!” - “Ti prego, ti prego, perdonami!” - “Qui ci sono dei bambini, dei bambini! Tu non sei mio cugino, tu non sei più… Sei come tutti gli altri.” - “No, ti preg-” - “Per me sei morto.”). Kait, di nuovo, alza ogni tipo di barriera emotiva e finge di non provare più niente, per lui. (“Mi dispiace,” è l’ultima cosa che lei gli sente dire. “Anche per il tuo amico.”). Non capendo, Kait comincia a cercare per la scuola, finché non sente delle urla di bambini riecheggiare per il corridoio - è quindi distratta, gira l’angolo guardandosi alle spalle, è così facendo inciampa su qualcosa. È il corpo di Jackson, gli occhi spalancati e la bacchetta ancora nella mano rigida. Kait rimane ferma, senza fiato, per diversi secondi, dopodiché lo stringe tra le braccia e lo culla come si farebbe con un bambino. È solo quando una Tassorosso e un Serpeverde del primo anno, spaventati, le chiedono di accompagnarli in giardino dove tutti sono riuniti, che Kait si riprende. Lo lascia in disparte, in un angolo di un’aula, con sopra una tenda strappata da una finestra. Conduce i bambini fuori e si fa forte per Harry, che vede piangere in una parte del cortile. Lo raggiunge.

Ginny scattò in avanti, pronta a fornire sostegno al ragazzo che aveva rapito il suo cuore e che singhiozzava istericamente, ancorato al corpo del preside. Ron alzò appena gli occhi su di lei, troppo preso dal suo dolore e da quello dell’amico, e  Hermione la fissò senza vederla. Ginny fece un passo in avanti, ma si bloccò immediatamente quando vide Kait posizionarsi accanto ad Harry. 
E Ginny allora capì, vedendo il Prescelto voltarsi verso Kait e abbracciarla di slancio, piangendo e stringendosi a lei come se ne andasse della sua vita, capì. Ginny capì, mentre sul suo cuore si appoggiava il peso della consapevolezza, capì che in un modo o nell’altro, Harry aveva fatto la sua scelta.
Va tutto bene, si disse, le mani strette alla bacchetta che tremavano. Va bene scegliere.
Poi si voltò e si allontanò, in un turbine di capelli rossi, il volto ricoperto di lacrime.
 
> Nella versione 1), Jackson stringe Kait a sé, quella sera, e le dice che è contento che si sia rimessa insieme a Harry, e che lui abbia lasciato Ginny per lei. “Sarebbe stato un idiota a scegliere lei,” sorride. Il suo cuore piange, ma le guance sono asciutte.
La versione 2) segue con Moody che tira Kait di lato e le chiede dove sia finito Jackson. Quando lei glielo mostra, lui crolla in ginocchio e non parla per le successive quattro ore. Dalla signora Everdeen vanno entrambi, ma non c’è bisogno di dire una parola. Basta l’espressione sui loro visi perché lei cominci a urlare.
 
> Harry e Kait stanno di nuovo insieme, ma lui sa di dover partire alla ricerca degli Horcrux. Lei decide che farà su e giù, un po’ con loro e un po’ con l’Ordine, e di tenersi in contatto attraverso le monete dell’Esercito di Silente.
È a quel punto che muore Moody.
 
Con la coda dell’occhio, Kaitlyn vide Mundungus smaterializzarsi: un istante dopo, Voldemort colpì Moody, già stato disarmato. 
Kait lo vide cadere da un’altezza di poco meno di trecento metri e si sentì morire.
Ancora una volta, era lei quella sopravvissuta.
 
Versione 1) 
“Sto facendo violenza fisica su me stessa, ma non piangerò.”
“Perché piangere è da deboli?” <---Jackson
“No. Perché le lacrime mi impedirebbero di vedere. Ricorda, Jackson. Vigilanza costante.”
Jackson e Kait si fanno forza l’un l’altra, alla morte di Moody. Il leader dell’Ordine e il suo vice sono entrambi morti nel giro di due mesi; quando i membri devono decidere il nuovo leader, optano per mettere entrambi al comando. Jackson accetta l’incarico al volo, Kait prima guarda Harry con preoccupazione, poi annuisce comunque. La McGrannitt si offre di fare da vice.
 
Versione 2)
“Dobbiamo trovare un nuovo leader,” mormorò Arthur Weasley da un angolo del salotto, lo sguardo stanco e le mani ancora coperte del sangue del figlio.
“Io propongo Kait,” esclamò Remus dopo un secondo di esitazione. La ragazza in questione alzò di scatto la testa e lanciò un’occhiata al gruppo. Tutti stavano annuendo.
Fissò Harry.
Annuì anche lui.
Allora si mise in piedi, pensando che quella stessa notte il suo mentore era morto, e che non era pronta e che la gente sarebbe continuata a morire.
“Accetto,” disse.
Sorrise, ma quella stessa notte morse il cuscino e urlò con tutta la forza che aveva.
 
A questo punto, in entrambe le versioni se ne aprono due.
Versione A): Draco continua a essere un Mangiamorte, la sua storia va più o meno avanti come il libro.
Versione B): un Mangiamorte riesce a rubare dei documenti importanti da una nuova recluta dell’Ordine, incaricata di tenerli al sicuro. Kait e Tonks, arrivate sulla scena, si lanciano all’inseguimento. È tutto molto caotico, ma Kait riesce a colpire il Mangiamorte - tuttavia, lo colpisce mortalmente. Tonks afferra i documenti e insieme spariscono, lasciando il corpo lì perché non hanno tempo per chiamare gli Auror - che tanto sarebbero stati corrotti, probabilmente. La mattina dopo Kait riceve una lettera da Narcissa, che chiede di incontrarla e che promette di non tenderle una trappola. Dopo una serie di scambi per essere sicuri a parlare non sia Bellatrix, Kait accetta e fissa per quel pomeriggio. Narcissa è lì per darle la notizia della morte di Draco (che, al “per me sei morto”, aveva tolto il segno che permetteva a Kait di individuarlo tra i Mangiamorte). (“Cissy…” - “Non voglio saperlo. Se sei stata tu, intendo, Kaitlyn. Non voglio perdere anche te, quindi non voglio saperlo. Non dirmelo mai.” - queste sono le sue parole, ma lo sguardo sa di accusa). Quella sera, Kait si ubriaca tanto da non ricordare più il proprio nome. È Remus, a rimetterla in sesto. Quando capisce il motivo di tutto quell’alcol la stringe per ore e le ripete più volte che andrà tutto bene. Kait ride. Tanto lo sapeva, che tutti quelli che amava finivano per morire - anche se, e questo lo doveva concedere al destino, perché ancora trovava modi per sorprenderla, mai avrebbe pensato sarebbe stata lei stessa, l’assassina.
 
> Siparietto che devo essere stata ubriaca per aver scritto (momento: ignoto):
“Harry, per quanto ne so alcuni Babbani credono in qualcosa di... superiore. Sono... religiosi. Credono in questo Dio, che dovrebbe aiutare e salvare il culo a tutti.”
Harry corrugò le sopracciglia, forse per le parole di Kait  o forse perché non capiva dove volesse arrivare, ma non la interruppe, così la moretta continuò.
“E in alcune di queste... religioni, si crede che prima o poi debba comparire un uomo, inviato da Dio, per... rendere il mondo un posto migliore. Hermione dice che nel Cristianesimo - credo si chiami così - Lui è già arrivato, mentre gli... Ebrei lo stanno ancora aspettando. Non lo so, non mi interessano gli affari dei Babbani, ma so per certo che tu renderai il mondo un posto migliore. Forse non ti ha inviato Dio, Harry, ma qualcuno lo deve aver fatto, perché altrimenti non so spiegarmelo. Avendo te, siamo le persone più fortunate della Terra!”
Kaitlyn prese un bel respiro, posando la mano sul petto del ragazzo, dove era situato il cuore.
“Tu sei il nostro Messia.”
(WTF? Vero? Ahaha)
 
La ricerca degli Horcrux va più o meno come nel libro, perché tanto Kait è più concentrata sull’Ordine - in entrambe le versioni. L’unico momento veramente importante è quando nasce Ted. Harry diventa il padrino, Kait la madrina.
Anche la scena a Malfoy Manor accade più o meno come nel libro, perché Kait è con l’Ordine; l’unica differenza è che nella versione B) Draco è morto e si chiede di identificare Harry a Narcissa, che ha visto più di una sua foto grazie a Kait. Il resto va nello stesso modo.
Il giorno della battaglia, nella versione 1) Jackson e Kait si dividono il perimetro da coprire, gestendo l’Ordine al meglio possibile, mentre nella 2) Kait cerca in tutti i modi di gestirlo da sola.
Sappiamo tutti, a quel punto, cosa succede. 
Kait entra in Sala Grande (al fianco di Jackson o da sola, dipende dalla versione) e in lontananza vede Ron e i Weasley piangere attorno al corpo di Fred. Le viene la nausea e si costringe a distogliere lo sguardo.
A quel punto, qua si aprono 4 possibili strade ahah scusate se è un casino.
Nella seguente scena se Jackson è vivo, ci pensa lui. Se lo è Draco, c’è lui. Se sono entrambi vivi c’è Jackson. Se sono entrambi morti c’è Hermione (che tira fuori più forza di quanto gli altri pensino possibile).
 
Spuntato/a da chissà dove, Draco/Jackson/Hermione la teneva. Con le braccia le circondava la vita, o meglio il petto, comprimendolo e facendo sì che lei stesse, in qualche modo sconosciuto, meglio. Aveva sempre fatto così, quando Kait andava a dormire da lui (con Hermione: quando condividevano il dormitorio) e si svegliava in preda agli incubi sulla sua famiglia. Erano passati anni da quelle notti, eppure Draco/Jackson/Hermione era ancora lì, a stringerla di nuovo. Perché lui/lei sapeva che c'era solo una cosa peggiore di Kaitlyn Black arrabbiata o ferita moralmente. Ed era Kaitlyn Black addolorata.
La strinse maggiormente a sé, mentre lei cercava invano di smettere di essere in iper-ventilazione. Dall'altra parte della Sala, la professoressa McGrannitt la vide scalciare con i piedi, il resto del corpo immobilizzato. Fu lì per andare dai due e liberare Kait, ma poi capì. Capì, guardando la ragazza appoggiare il capo sulla spalla del cugino/dell’amico/a e piangere senza suono, con solo tante e tante amare lacrime, il volto contrito dal dispiacere - vedendo Kaitlyn fissare con sguardo spento il corpo a terra, capì che la povera Black aveva riconosciuto quello che era l'ennesimo caduto in battaglia. 
Anche Kait, vicino al cadavere di Remus, tra le urla di dolore e disperazione, fu sopraffatta dal solito pensiero. Un pensiero fondamentale e veritiero. 
Tutti quelli che amava erano destinati a morire.
 
"Andrà tutto bene. Te lo assicuro, te lo giuro su tutto ciò che ho. Ti prometto che andrà tutto bene. Tu starai bene."
La voce di Draco/Jackson/Hermione non era mai sembrata così falsa.
 
 
Nella versione in cui Draco è vivo:
 
"Sono stata un'egoista, Draco, e ti chiedo di perdonarmi, per questo,” sussurrò la mora, stremata. Erano seduti su una delle poche panche miracolosamente rimaste in piedi; Kait, con il busto piegato in avanti, i gomiti appoggiati alle ginocchia e il volto seppellito tra le mani, si sentiva tremendamente in colpa. Suo cugino - di secondo grado - se ne stava stravaccato sulla panca, i gomiti appoggiati al muro dietro di sé, una mano posata sulla schiena della ragazza. 
"Cosa Merlino stai dicendo?" rispose Draco corrugando le sopracciglia e notando, quasi distrattamente, che una ciocca dei suoi perfetti capelli biondi ricadutagli sugli occhi era nera, piena di sporco dovuta alla battaglia e a tutte le macerie. 
"Ho pianto, ho urlato e mi sono disperata perché il mio padrino è morto. Ma anche il tuo è morto stanotte. E sei qui a consolarmi, quando dovresti essere a... Piangere..." 
Kait si voltò verso il cugino, facendo tacere immediatamente ogni tentativo di dire “i Malfoy non piangono". Perché se un Black poteva piangere, urlare e disperarsi, allora un Malfoy poteva permettersi di far scendere qualche lacrima in pubblico.
 
Kait è troppo presa dal proprio dolore e dal cercare in modo disperato di organizzare chi, nell’Ordine, è ancora vivo e capace di combattere.
Quando Voldemort parla nelle loro teste e lei capisce cosa Harry farà, comincia a correre più veloce che riesce - ma quando raggiunge Ron e Hermione, lui si è già consegnato.
Le cose seguono come nel libro, anche se è Kait a uccidere Bellatrix, e non Molly, e nella versione B), dove Draco è morto, il tradimento di Narcissa la porta a essere uccisa da un Mangiamorte.
Con la morte di Voldemort la guerra finisce. La Sala Grande è colma di feriti e cadaveri, così Harry e Kait si sistemano fuori, accanto a un muro semi distrutto, e parlano di ciò che è successo. 
 
“Voldemort ha minacciato la vita/è stato la causa della morte di Draco. E’ per questo che Narcissa ha tradito. Nessuna madre starebbe con le mani in mano mentre il figlio muore.”
////////
“Li ho visti, tutti quanti. Remus mi ha detto… Remus mi ha detto di dirti che non smetterà mai di vegliare su di te.”
"Hanno un bambino. Avevano un bambino," sussurrò Kaitlyn, appoggiandosi a quello che, da quel momento in avanti, sarebbe stato chiamato "il Salvatore del Mondo Magico". Lui la lasciò parlare, capendo il suo bisogno di sfogare le proprie angosce. "Credo sia questo ciò che mi fa più male. Hanno lasciato un bimbo orfano." 
Dopo la scenata in Sala Grande (o in quel che ne restava), Kait si era ripromessa di non piangere più, ma anzi di festeggiare il fatto che la guerra fosse finita e che il suo padrino fosse di nuovo con i Malandrini. Se l'era ripromessa, però calde lacrime le stavano già rigando le guance.
"Devo dare la notizia ad Andromeda. Ma non credo di riuscire a farlo da sola. Vieni con me?" 
"Sempre. Non ti lascio sola, né lo farò mai.”
“Ti amo.”
“Ti amo anch’io,” e si baciarono con una dolcezza stravolta.
“Sei sicuro di non volerti tirare indietro?” gli domandò dopo qualche istante. “Ginny sarebbe ben più facile, no?”
“Basta,” le intimò Harry. “Ti amo. E non intendo perderti per nessuna ragione al mondo.”
Si scostò un attimo. “E tu sei sicura di non volere un matrimonio con un buon partito purosangue?" domandò curioso e spaventato all'idea della risposta. 
”Che provino solo a portarmi all'altare e vedranno.”
"E se all'altare ti ci porto io?"
Kait rimase qualche secondo interdetta. "Mi stai..."
"Vuoi sposarmi?"
Ron e Hermione, che si erano avvicinati in silenzio, si fissarono increduli.
"E me lo chiedi? Sì!
Si abbracciarono e Harry la sollevò, girando su se stesso e ridendo di gioia. 
“…Ma con calma, okay?"
“Sì, Kait. Con calma.”
////////
Quando rimase sola, Kait andò a cercare una persona in particolare. Sentiva di doverle parlare, di dover provare a farla sentire meglio.
“George,” lo chiamò quando finalmente lo trovò.
“Ehi.”
Il suo sguardo era tanto perso e pieno di dolore da toglierle il respiro.
“Ho tolto tutti gli specchi che ho trovato, quando ho perso Hannah.”
George sorrise in modo vuoto, causandole brividi lungo la schiena. “Passa mai? Questo dolore.”
Kait valutò solo per un secondo come rispondere, se essere onesta o meno, se dargli speranza o sincerità. Optò per la seconda. “No. No, rimane sempre con te.”
George abbassò lo sguardo pieno di lacrime.
“Ma è meglio così, credimi. A un certo punto la sorpresa del distacco scemerà e tu ti appiglierai a qualsiasi cosa per ricordarti di chi hai perso. Ben venga il dolore, perché il vuoto è persino peggio.”
“Non posso vivere in un mondo in cui lui non esiste.”
Kait lo abbracciò. Avrebbe voluto dire: “e invece sì. È questo che fa schifo.”
Ma rimase in silenzio e lo strinse più forte.
 
Viene eretta una stata per i “Salvatori del Mondo Magico”, al Ministero - Harry al centro, con alla sua destra Hermione, Ron e Neville, e alla sua sinistra Kaitlyn, Jackson, Ginny e Luna.
La ricostruzione della scuola comincia.
 
“Temo, miei cari ragazzi, che Hogwarts non riaprirà.”
Le parole della professoressa McGrannitt arrivarono come una cruciatus ai ragazzi comodamente seduti di fronte a lei. Kait scattò in piedi, stringendo i pugni, e Harry la imitò quasi immediatamente. Subito cominciarono le lamentele, le urla indignate e la rabbia a stento contenuta. 
“Ragazzi, per favore, calmatevi,” esordì la preside alzando le mani in segno di resa. “Non abbiamo abbastanza fondi per ricostruire completamente la scuola. Per non parlare dei soldi che Hogwarts garantisce ai meno fortunati per comprare il corredo. Non posso certo lasciare indietro i più poveri!” 
“Lei non può chiudere la scuola! Silente giurò... Silente giurò solennemente che Hogwarts sarebbe sempre stata qui a darci il bentornato a casa!” esclamò Harry tremando dalla rabbia e frustrazione, oltre che immensa tristezza. 
L’anziana strega chiuse gli occhi.
Sembrava che la questione provocasse dolore alla professoressa, perché si toccava il petto, - nel punto dov’era il cuore - una brutta smorfia sul volto. 
Fu a quel punto che Kaitlyn capì. La McGrannitt odiava l’idea di dover chiudere Hogwarts. Di essere la preside che si dava per vinta. 
Così decise di proporle una scappatoia. Si avvicinò alla sedia su cui aveva posato la borsetta e ne tirò fuori il comodo blocchetto per gli assegni che da poco la Gringott aveva adottato, imitando i Babbani. 
“Bene, professoressa. Mi dica la cifra. Dopotutto, cosa saranno qualche milione di Galeoni!”
La donna la fissò come se fosse l’incarnazione di Voldemort, negando nel frattempo con la testa. Harry si strozzò con la saliva, ricadendo seduto e pensando ai soldi che Kait era pronta a spendere e che, inevitabilmente, i loro futuri figli non avrebbero avuto. Quasi come se gli avesse letto nel pensiero, la purosangue si voltò verso di lui, schioccando la lingua infastidita. “Resto comunque molto ricca!” volle specificare. Non che fosse necessario - anche lui navigava nell’oro!
“Sì, sì,” sorrise Harry infatti. “Posso donare anch’io!”
La professoressa McGrannitt scosse la testa. “Mi rifiuto di accettare l’elemosina,” sbottò con tono offeso, dando la schiena ai due ragazzi. Kaitlyn allora finì col dire ciò che le premeva di più, il vero motivo per cui si trovava nell’ufficio della preside quel pomeriggio.
“Sarà uno scambio. Lei farà un favore a me e io ne farò uno a lei,” mormorò tirando fuori una pergamena accuratamente piegata. La distese sulla cattedra e la girò, facendola così vedere alla preside. 
Leggendo, la strega deglutì più volte: l’intero viso dimostrava la sua titubanza. 
“Io le pagherò la bellezza di nove milioni di galeoni per la ricostruzione e la messa a nuovo della scuola, oltre alla sostituzione dei professori che andranno in pensione quest’anno e la creazione di fondi per i ragazzi poveri. In cambio le chiedo questo, preside. Le chiedo di permettere l’entrata ad Hogwarts di tutti i maghi undicenni affetti dal morbo della licantropia.” 
Harry trattenne il fiato, una mano istintivamente corsa alla bacchetta. La McGrannitt, invece, sospirò, togliendosi gli occhiali e poggiandosi la mano sugli occhi; sembravano entrambi desiderosi di ignorare la sua proposta, far finta di niente. Ma Kaitlyn era risoluta.
Per Remus, doveva farlo. Per lui.
“Accetto.”
Con un sorriso vittorioso, Kait firmò l’assegno, scrivendo la cifra sul blocchetto.
A quel punto, l’unica questione rimasta in sospeso era Ted Remus Lupin.
Ma Kait sapeva che ce l’avrebbe fatta anche con lui. In un modo o nell’altro avrebbe vinto anche quella volta. Avrebbe ottenuto la tutela del bambino: l’avrebbe adottato e si sarebbe occupata di lui. Con o senza aiuto da parte degli altri.
////////
“Pensavi di parlarmene, prima o poi?” sospirò Harry, appoggiato con una spalla sullo stipite della porta.
“Lo adotterò con o senza di te. Dopo tutto quello che Rem ha fatto per me…”
“Lo so. E sono d’accordo. Voglio iniziare con te quest’avventura, e aiutarti. Prendermi cura di lui insieme a te. Basta che non mi respingi.”
“Scusa. E sì, lo prometto. Basta respingerti.”
 
Nella versione 1) (verso cui tendevo, visto che adoro Jackson e nella 1 è vivo), Jackson riceve l’opportunità di occupare un ruolo di grande rilievo tra gli Auror di New York. Si trasferisce lì la sera stessa del matrimonio di Kait e Harry. Una parte di lui sarà sempre innamorata di lei, ma spera che la lontananza e il tempo affievolisca il sentimento. Si trasferisce di nuovo in Inghilterra appena cinque anni dopo, quando la madre si ammala. È in quel periodo che si avvicina a Ginny. Un anno e mezzo dopo lei aspetta il loro primo e unico figlio, Alan (soprannominato Al, in ricordo di Alastor). 
Nella versione 2) non sono mai andata così avanti a pensare.
Ma facciamo un passo indietro.
 
“Facciamoci un tatuaggio!” esclamò Harry, lanciandosi in una spiegazione che Kait fermò sul nascere. Sapeva cos’erano, grazie tante.
“Ma sei pazzo?” 
Harry le si avvicinò, stringendola contro un muro; le prese il volto e glielo alzò, facendo scontrare le loro labbra. 
“Sono pazzo d’amore per te,” sussurrò e a Kait venne voglia di urlare al mondo intero che quell’uomo era suo, che l’avrebbe avuto per sempre, e che anche lei lo amava da impazzire. Invece, annuì soltanto. 
E così, i due si ritrovarono a farsi un tatuaggio. Harry scelse il braccio destro, dove si fece disegnare un piccolo treno che ricordava particolarmente l’Espresso per Hogwarts. Quando Kait gli chiese il motivo, lui sorrise con dolcezza e mormorò: “ero a King Kross con Silente. Potevo passare avanti, in pace, ma ho voluto prendere il treno per tornare da te.” 
Kait, invece, si fece tatuare sotto il seno sinistro la parola “survivor”, sopravvissuta, accettando finalmente di essersi meritata quella vita che tanto aveva disprezzato durante gli anni. 
Erano bellissimi, anche perché la magia fece in modo che si muovessero. Bastò un piccolissimo incantesimo non verbale per evitare di sentire dolore - non perché non fossero in grado di sopportarlo, ma piuttosto perché ne avevano già provato troppo.
“E ora sposami,” disse Harry, appropriandosi delle labbra della sua futura moglie, che sorrise e annuì.
“Ti ho già detto di sì,” sorrise.
“Questa settimana. Sposiamoci questa settimana.”
“Sei pazzo!” rise. “Ma, . Sposiamoci questa settimana.”
Una fitta poco sopra all’ombelico prese i due innamorati, che avevano tempestivamente deciso di smaterializzarsi. Era bastata un’occhiata, per decidere. Quando però si ritrovarono alla Tana, davanti a tutta la famiglia Weasley più Andromeda e Teddy, Kait arrossì e sussurrò, all’orecchio di Harry, parole come “Io avevo pensato ad un letto!”
Harry James Potter si ritrovò a ridere, mentre Molly guardava incredula il tatuaggio sul braccio e Ted correva loro incontro.
“Gente, mi sposo!” urlò il Grifodoro, nella sua ormai conosciuta impulsività.
Ted, dal bambino sempre allegro che era, rise e batté le mani.
 
Nella versione A), in cui Draco e Narcissa sono vivi, entrambi cercano di frenarla dallo sposarsi. Kait li apostrofa con un “se volete essere felici per me, venite, altrimenti restatevene a casa, non ho bisogno di voi!”.
Il giorno del matrimonio, che si tiene nel giardino di una Hogwarts completamente ricostruita e che ha fin troppi invitati, Kait è chiusa in un’aula - al momento adibita a camerino. Ha un vestito bianco con una fascia nera in vita, e i capelli sono perfetti e così il trucco e davvero, non è mai stata più bella. 
Ma le mani tremano e gli occhi sono umidi di lacrime mal celate.
Nella versione 1), che a questo punto è l’unica a cui ho pensato perché, ripeto, con la 2) non mi sono spinta così in là: quindi Jackson entra nella stanza, pronto a svolgere il suo compito di compare, di testimone (di certo non damigella) d’onore.
(Harry ha Ron e Hermione. Kait ha Jackson e, in teoria, Draco, che però non è lì perché non approva il matrimonio).
 
“Tutto okay?” domandò Jackson con un filo di voce. “Perché sei ancora in tempo per scappare.”
Kait rise senza allegria. “Non c’è altro luogo in cui vorrei essere.”
“Lo so,” rispose lui. “E so anche che oggi mancano molte persone che vorresti qui.”
Kait annuì e le sfuggì un singhiozzo, perché Hannah e Nathan e le sue due madri erano morte, e così qualsiasi uomo avesse considerato un padre. Remus, Alastor, Sirius… Tutti morti.
“Mi sono appena resa conto,” mormorò in un moto di isteria, “che non ho nessuno che mi porti all’altare.”
“Ci sono io,” la fece sobbalzare una voce e anche prima di voltarsi Kait sorrise. L’avrebbe riconosciuta tra mille.
“Stai dicendo che mi sostieni, ora?” sussurrò mentre Jackson usciva con passo felpato.
“Noi ci guardiamo le spalle, vero?” sorrise Draco, le mani in tasca e l’aria più sana che avesse avuto dal quinto anno.
“Vero.”
Si abbracciarono e tutto sembrò migliore, per Kait. Più facile da sopportare.
“Mia madre voleva che tu avessi questo,” le disse tirando fuori dalla tasca un braccialetto di diamanti e zaffiri. “Ha detto che avresti avuto bisogno di qualcosa di blu e di prestato.”
Commossa, Kait lo indossò. “Dov’è?”
“Dove dovrebbe essere,” sorrise Draco. “In prima fila.”
 
Quella sera, Jackson si trasferisce, mentre Harry e Kait partono per una luna di miele più che meritata - due settimane su un’isola tropicale.
Quando tornano, a Kait offrono la carica di Capo Auror, che accetta con piacere. Harry comincia subito a lavorare lì a sua volta, ma nel giro di qualche mese si rende conto che non è ciò che vuole fare per il resto della vita. Quando la McGrannitt glielo offre, accetta subito il ruolo di nuovo professore di Difesa Contro le Arti Oscure.
Lui e Kait (e Ted) prendono una villa poco fuori Hogsmade, non troppo isolati ma senza vicini, con un grande parco annesso. Ogni membro dell’Ordine e dell’Esercito di Silente contribuisce a piazzare incantesimi di difesa e trappole, perché Harry e Kait hanno un po’ di stress post traumatico e non si fidano di dormire in un posto non protetto (soprattutto visto che c’è anche Ted). Inoltre, viene subito deciso che in caso di una nuova guerra sarà il loro Quartier Generale.
La vicinanza con Hogwarts fa sì che Ted possa arrivarci con poco sforzo, ma quando compie undici anni e deve andare a scuola Harry insiste per portarlo a King Kross.
 
"Ted!" lo chiamò un'ultima volta Kait. 
"Sì?" l'undicenne si voltò speranzoso, mentre il treno mano a mano si riempiva. Stringendo la mano di Harry, la Black parlò. 
"Si prenderanno cura di te,” disse sorridendo emozionata.
Ted parve confuso. "I professori?" chiese dubbioso. 
La madrina scosse lentamente la testa, poi volse lo sguardo a qualcuno alle spalle del figlioccio, e sorrise. "Si prenderanno cura di te,” mormorò ancora, un groppo in gola, mentre Ted Lupin veniva spinto sul treno. 
Lei e Harry lo salutarono un'ultimissima volta, quindi il treno partì, portando l'undicenne ad Hogwarts e facendogli cominciare la sua più grande avventura. 
La scuola.
"Si prenderanno cura di te,” mormorò Kaitlyn al vento, prima indietreggiando e poi girandosi e allontanandosi dalla stazione, il marito accanto. Nel vuoto del binario 9 e ¾, quattro persone salutarono la giovane donna, senza che lei li potesse vedere. Kaitlyn era stata la loro Unità delle Case per anni e sarebbe mancata loro parecchio, ma ora bisognava trovare qualcun altro che prendesse il suo posto.
"Prima di lei però abbiamo aspettato tanto... Non possiamo prenderci una pausa?" domandò Priscilla, esponendo i dubbi di tutti. 
Godric scosse la testa. 
Un altro bambino degno aveva il diritto di ottenere il loro aiuto.
Una lacrima solcò il volto dei quattro. 
"Nessuno sarà come lei,” mormorò Salazar. Lui, Godric e Priscilla sparirono subito dopo quelle parole, comparendo in una cittadina sperduta, in mezzo alle montagne, dove un bambino li aspettava.
Una Fondatrice rimase al binario, immobile, a piangere. Lacrime si aggiungevano a quelle già versate: sembrava un pianto infinito. "Lo prometto,” sussurrò al vento, con la strana consapevolezza che Kait l'avrebbe sentita. 
"Mi prenderò cura di lui. Lo prometto."
Quello stesso giorno Ted Lupin fu smistato a Tassorosso.
 
Ecco come la vedo io: essendo l’Unità delle Case, Kait ha quattro figli, uno per ogni Casa, di cui due gemelle. Ted, sebbene lei lo consideri suo figlio (pur raccontandogli sempre dei suoi veri genitori) non lo è davvero.
Il primo a nascere è James Sirius Potter, un Grifondoro ( -> L’ostetrica li guardò con un sorriso. “Avete deciso il nome?” domandò. “James,” esclamò Harry mentre Kait mormorava “Sirius”. Si fissarono per qualche secondo, gli occhi sgranati. “James Sirius Potter, quindi?” chiese conferma l’ostetrica. “Perfetto,” risposero in coro. Poi, in un sussurro, Kait aggiunse: “La McGrannitt avrà un infarto.”). È un James Potter con i capelli neri e il ghigno tipico dei Black, e gli occhi azzurri dei Meadowes. A diciott'anni ha una moto e una sfilza di ragazze ai suoi piedi, così come un lavoro da cercatore professionista e modello part-time (solo a ventidue anni troverà il coraggio di fare coming out. Ted, per festeggiare il suo coraggio, lo bacerà davanti a tutti). 
Il secondo, un Corvonero, porta con sé qualche litigio (“col cazzo che chiamo mio figlio Albus Severus! Lo vuoi marchiare a vita?!”), in cui nessuno dei due vince davvero. Il bambino si chiama Prince - in ricordo del Principe Mezzosangue - Nathaniel Potter. Il rimando a suo fratello rende Kait fiera e addolorata al tempo stesso, ma con tre figli e una carica di Capo Auror ha poco tempo per pensarci. È identico a Harry da piccolo, se non fosse per la vista - che di certo non ha preso da lui, visto che, beh, ci vede. (Nella versione in cui Draco sopravvive, Scorpius finisce a Corvonero a sua volta - diventano migliori amici nel giro di due giorni). Da grande diventa pozionista; un incidente con un esperimento gli porta via l’udito dall’orecchio destro, ma gestisce la cosa con estrema maturità e già dopo poco insiste per tornare al lavoro. Starà per un po’ con Alexis Nott, la figlia di Theodore, per poi innamorarsi perdutamente della pazza, piena di vita Roxanne Weasley.
Le gemelle arrivano in modo più o meno inaspettato, perché veramente avrebbero bisogno di una giornata di 48 ore per gestire tutto - eppure reggono, chiedendo aiuto ad Andromeda (e, nella versione in cui vive, anche a Narcissa, molto più rilassata in fatto di purezza di sangue) più di una volta.
Chiamano la prima bambina Lillian (Lily e Gillian insieme) Luna Potter, perché Kait conosce l’italiano e le piace questo rimando a Remus, e perché anche Harry gli voleva un bene dell’anima e quindi è più che contento della scelta. Diventa poi una ragazzina sfrontata, dai capelli rosso fiamma rasati da un lato e lunghi dall’altro, gli occhi ghiaccio dei Black e lo stesso carattere difficile. Viene smistata a Serpeverde il secondo stesso in cui il Cappello Parlante le sfiora la testa - e Lils non smette di ghignare un secondo. Al terzo anno comincia a fare coppia fissa con Scorpius e una volta adulta diventa uno dei migliori Auror d’Inghilterra.
L’ultima arrivata si chiama Cassidy (da Dorcas -> Cas -> Cassidy) Hannah Potter, e in casa nessuno dice mai il suo secondo nome. Ha i capelli castani dei Meadowes e gli occhi cioccolato di James Potter, le lentiggini di Lily Evans e un sorriso dolcissimo che non si sa bene da chi abbia preso; è una Tassorosso e una Metaphormagus come Ted Lupin-Potter, che è un po’ il suo idolo. Arriva quasi a essere ingenua, da tanto buona è, e spesso alle sue spalle si può notare Lillian minacciare con lo sguardo chi osa trattarla con poca gentilezza. Da grande le danno la possibilità di lavorare come Medimago al San Mungo, ma decide invece di diventare assistente sociale (specializzata in bambini affetti da licantropia). Si innamora di Alan Everdeen con ogni fibra del suo essere - meno male, perché aveva il cuore di lui tra le mani ormai da anni.


 
Questa è la storia, questa è la fine.
Grazie di essere stati al mio - al nostro - fianco per tutti questi anni.
 
 
See you later, alligator!
 
 
Dea Potteriana
  
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