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Autore: Lunaticalene    12/04/2017    3 recensioni
Cosa accadrebbe se una sera, per caso, Victor Nikiforov urtasse la spalla di una vecchietta e questa, anzichè prendere l'urto come una svista decidesse di insegnare al piccolo Zar una lezione davvero importante?
«Una fata non sarebbe così magnanima da concederti l'opportunità di imparare.»
« Imparare che cosa?» deglutisce, il sapore aspro e secco del gelo della steppa che si condensa all'interno della trachea.
« Che le apparenze sono capaci di nascondere anche la persona che più amiamo. Da questo momento l'amore della tua vita non sarà più al tuo fianco. Da adesso vivrà in un regno d'incanto e se tu desideri riaverlo dovrai trovarlo. Cercarlo. E forse perderlo di nuovo. »
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Michele Crispino, Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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The old woman and the little Zar

«Dovresti prestare più attenzione alle persone che incontri, ragazzo» è la voce appena gracchiante di una donna, quella che si rivolge alla spalla giovane che l'ha sfiorata. Si volta lo Zar dagli occhi di ghiaccio e abbassa lo sguardo nei centimetri che occorrono a raggiungere la figura che indossa i medesimi capelli d'argento. Fuggiti alle stelle i suoi. Tessuti dai ragni e dal tempo quelli di lei. Un volto di rughe, che si solleva, in palese attesa di una qualche parola di scuse che non giunge.
Il sopracciglio cisposo si solleva e l'espressione si tinge di una qualche regalità ben nascosta.
« E così non sono nemmeno degna delle tue scuse giovanotto? »
« Ehm... no. Cioè non mi ero nemmeno accorto di averla urtata a dire il vero» un sorriso, fin troppo consapevole di essere perfettamente sufficiente a se stesso. Un velo di denti bianchi si mostra, capace di catturare attenzioni e giustificazioni. Un sorriso, privo di un dente, quello che ritorna in cambio e per un attimo, perfora la carne.
« Victor, vedo hai avuto modo di conoscere direttamente la signora Belousova » il capo che si abbassa mentre Lilia porge il proprio saluto a quella donna il cui nome, comunque, non sortisce alcun riscontro nella memoria del pattinatore.
«Ehm...a quanto pare»
« Sembra che il vostro campione, Baranovskaya, sia decisamente sprovvisto di un vocabolario decente. È la seconda volta che inizia una frase con “ehm”. Questo, o la sua capacità di reazione deve essersi congelata come il mio femore» parole che forse pretendono di essere ironiche ma che rimbalzano nel cervello del giovane come una provocazione.
«Semplicemente significa che il suo nome non mi dice niente signora...era Belqualcosa giusto? »
« Victor!» lo riprende Lilia, con uno sguardo che sembra pronto a metterlo in guardia, con una lieve minaccia e un senso di disciplina quasi più militare che da danzatrice. Una mano, degna compagna delle rughe del viso della vecchia, si poggia contro il sottile cachemire beige dell'abito di Lilia. «Oh, non preoccuparti Baranovskaya. È il peccato dei giovani quello di credersi al di sopra di un nome. Se poi sono belli, sono condannati a scontare la loro bellezza in qualche modo.» quel sorriso, che appare quasi magnanimo, si vela di un sottofondo scuro. «E tu sai di essere bello, non è vero giovane Nikiforov? » domanda direttamente ai suoi occhi.
Un battito di palpebre, quasi una fuga involontaria dallo sguardo fermo dell'anziana. La sensazione di aver commesso un errore che scivola sotto la lingua, in un retrogusto quasi aspro.
«Che accade mio piccolo Zar? Hai forse capito qualcosa? » la densità della stanza che aumenta. L'aria che si tinge di un acre odore di bosco e resina. I contorni dello stesso ambiente che sembrano sfumare radicalmente. La stessa presenza di Lilia che sembra congelarsi nel tempo e svanire nello spazio.
« Tu...tu chi sei?» le palpebre spalancate davanti a qualcosa che si fa incomprensione. Un brivido gelido che percorre la schiena e una goccia di sudore che solca la tempia, lentamente.

«Stavi per chiedermi scusa, lo so. Lo avresti fatto davvero. Ma vedi mio piccolo Zar, quelli come te non imparano mai davvero» il capo che viene scosso «Per questo occorre dare una lezione a quelli che si incontrano. Forse un poco mi dispiace che sia toccato in sorte a te. Tu alla fine hai un cuore buono... Non stai forse per dirmi questo? »
« Che cosa hai intenzione di farmi?» una piccola pausa in cui le mani si portano alle palpebre, a stropicciarle. «é un sogno vero? Oppure ho bevuto troppo e sono talmente ubriaco da avere le visioni»
« Oh. In effetti temo che aver bevuto questa sera ti sia costato quel piccolo gesto screanzato di poco prima. Non ti eri accorto di avermi urtato vero? In effetti è stata quasi più un'impressione che il fatto in sé. Mi avresti domandato scusa subito altrimenti, non è così piccolo Zar? »
« Certamente che lo avrei fatto ma...perchè continui a chiamarmi piccolo Zar? »
« Non è forse così che ti chiamano tutti, Victor Nikiforov? E poi quale storia inizierebbe con “C'era una volta un giovane ragazzo russo unicamente capace di pattinare sul ghiaccio?”» una pausa nella voce che ha assunto una tonalità quasi meno sgraziata, appena più melodica e figlia di una nenia più antica «“C'era una volta un piccolo Zar che nell'attraversare il bosco della sua vita d'un tratto smarri per sempre il suo unico grande amore”. Possiede già un suono migliore, non credi piccolo Zar? »
« Hai...hai fatto qualcosa a Yuuri?» una domanda, mentre ricerca quella figura oltre la soglia di un nero che lo circonda.
« Oh. Non ancora piccolo Zar. Ma vedi, dovresti prestare più attenzione alle persone che incontri. Non sai mai, davvero, chi si nasconde dietro il volto di una povera vecchina»
« Sei una fata? Una di quelle delle fiabe? »
« Non sono una fata piccolo Zar» scuote il capo «Una fata non sarebbe così magnanima da concederti l'opportunità di imparare.»
« Imparare che cosa?» deglutisce, il sapore aspro e secco del gelo della steppa che si condensa all'interno della trachea.
« Che le apparenze sono capaci di nascondere anche la persona che più amiamo. Da questo momento l'amore della tua vita non sarà più al tuo fianco. Da adesso vivrà in un regno d'incanto e se tu desideri riaverlo dovrai trovarlo. Cercarlo. E forse perderlo di nuovo. »
« È un sogno. È necessariamente un sogno»
« Prova a svegliarti allora piccolo Zar. Apri gli occhi e verifica con essi stessi il colore della verità ma ricorda: il tuo unico amore esiste ancora, in un altro luogo. In un'altra storia. In un'altra forma»

« Victor sant'iddio riprenditi. Fate spazio o non respira» delle braccia lo sostengono, tenendo la testa sollevata dal pavimento che avverte, freddo e marmoreo, sotto le gambe. Le dita calde e gentili di Sara Crispino picchiettano un poco le guance, tentando di farlo rivenire. Il gemello di lei tiene le gambe sollevate mentre Lilia è semplicemente chinata in sua direzione bianca come la luce che dal soffitto taglia lo sguardo.
«Io...»
« Ti sei ripreso. Mi hai fatto prendere un colpo!» replica la ballerina.
« Lo hai fatto prendere a tutti» ribatte l'italiana guardandolo con allarmati occhi viola «stavi fissando il muro e di colpo sei caduto a terra. Ho avuto paura che avessi battuto la testa. »
« Dov'è? »
Fronti aggrottate che si modellano in semicerchio.
«Dov’è chi Victor? »
« La donna con cui parlavi Lilia. Quella a cui ho toccato la spalla»
« Victor...io non stavo parlando con nessuno»
« Si. Ha necessariamente battuto forte la testa» commenta un ironico Michele, osservandolo oltre la punta delle sue scarpe scure.
La mano si porta alla fronte, massaggiandola all'altezza delle tempie.
«Sto bene, davvero. Yuuri dov'è?» domanda, cercando di cambiare approccio. Sondando una situazione che non si definisce da sola.
« Con suo nonno, ricordi? Non si è sentito bene e quindi Yuri ha preferito rimanere con lui e non partecipare questa sera al...»
« Non quello Yuri. L'altro.» insiste, ricordando perfettamente le cause dell'assenza di Yurio da quella banale serata di gala.
« Quale altro Yuri scusa? »
« Katsuki » e lo sguardo che Sara e Lilia gli rivolgono è gemello del suo. Quello di chi si rivolge a qualcuno che ha appena, completamente, smarrito il senno.
«Victor, adesso ti portiamo in ospedale. Miky, tu aspetta qui con lui mentre io vado a chiamare l’ambulanza»
« No. Ma quale ambulanza non ho bisogno di niente solo di sapere dov'è...» lentamente si porta a sedere nel parlare. Spaesato dai contorni che tornano esattamente alla posizione in cui si devono trovare. Michele lascia le gambe libere di tornare a terra ma le mani dell'italiano si portano a stringere le sue spalle.
« Ehi, andrà anche tutto bene campione ma abbiamo un problema: hai appena nominato due persone che non esistono»
« Cosa? »
« Lilia non stava parlando con nessuno e non esiste nessuno Yuri Kastu...tatsto...o come accidenti hai detto tu. Cioè magari è un qualche tuo amico eh, ci sta, ma non ce lo hai presentato. Victor...Victor, parlami o adesso fai prendere a me un infarto. Sembra che tu abbia appena visto un fantasma e in quel caso siamo alla terza cosa inesistente che vedi»
« Non era un sogno»
« Victor? »

Gli occhi di ghiaccio del Piccolo Zar si scontrano con quelli dell'italiano mentre le dita si avvolgono a colletto della sua camicia.
«Ho visto una donna. Una donna vecchia che sosteneva l'avessi colpita. Io non le ho chiesto immediatamente scusa allora lei ha detto...ha detto che mi avrebbe tolto la persona che amavo»
« Che sarebbe questo Yuri?» il sopracciglio sinistro sollevato contro di lui.
« Pensi che io sia matto? »
Le labbra vengono appena umettate prima di una replica «Credo che questa sia la storia più assurda che io abbia mai sentito. Fatto salvo per quella dell'uomo che veniva inseguito dalla Paura. O delle streghe chiamate a veglio sui monti»
« Eh? »
« Intendo dire Victor Nikiforov che vengo da una terra in cui a volte le cose assurde hanno un senso. Raccontami tutto dal principio e al massimo dirò a Sara di chiamare direttamente il reparto di sanità mentale invece che il primo soccorso.»

 

 

Le sedie del pronto soccorso sono scomode. Da qualunque angolo di mondo le si viva. Il referto medico certifica che non ha subito un trauma cranico e dopo il racconto nel dettaglio a Michele ha omesso riferimenti a vecchiette e Yuuri del caso. Sta semplicemente aspettando che qualcuno lo riporti a casa, un qualcuno che appunto corrisponde alla descrizione dell'italiano che adesso lo raggiunge, le mani nelle tasche di un cappotto nero.
«A quanto parte sei sano, con tutte le parti del cervello attaccate. »
« Così pare»
« Questo significa che la tua storia è verosimilmente vera e che da qualche parte c'è questo tuo Yuuri»
« Già. In un altro posto, con un altro aspetto e senza nemmeno sapere chi sono»
« In pratica una causa persa quanto far vincere l'oro del gran prix a uno dei tre porcellini»
« Come hai detto? »
« Che un maiale non può vincere l'oro del gran prix? »
« Infatti ha vinto l’argento»
« Ma chi, il maiale? »
« No, Yuri»
« Yuri è un maiale? No aspetta. Questa cosa non la voglio sapere. Se hai una tendenza alla zoofilia me ne tiro fuori. »
« Stupido non è quello; è che Yurio lo ha sempre chiamato circa così»
« Maiale.» un accenno di riflessione sul volto abbronzato dell'italiano «Fammi capire. Stiamo per andare non so bene dove a cercare un cesso cosmico? Non per cattiveria Victor, ma se devo andare in capo al mondo per un cesso a pedali, ti voglio anche bene ma no. »
« Michele. Stai delirando»
« Disse quello che sostiene di aver incontrato Baba Yaga»
« Come hai detto?»

«Di quello che vuoi ma per me la testa l'hai battuta davvero o sei scemo. Non la chiamate così in Russia? La strega delle storie, quella che incasina la vita della gente, che guida i cavalieri e roba del genere? »
« Ma quindi mi credi davvero?» gli occhi di ghiaccio si spalancano, increduli.
« Abbastanza da aver cercato un presunto luogo di manifestazione delle fate qui, a Mosca. In Italia li avrei trovati più facilmente, qui devo andare a idea. Ma in linea di massima tra un paio d'ore la caccia selvaggia dovrebbe passare sopra la cattedrale di San Basilio»
« ...la caccia Selvaggia? »
« Si. Un' insieme di fate, per farla breve. E non fare quella faccia. Se esiste la tua strega il modo migliore per capirci qualcosa è scomodare almeno una fata. »
« E tu come sai come si chiamano le fate?»
« Sei decisamente di legno. Conosco la mia fata madrina, genio. »
« ...tutto questo ha sempre meno senso»
« Disse sempre quello che vuole andare alla ricerca di non si sa bene chi non si sa bene dove»
« Smetto di fare domande? »
« Sarebbe decisamente gradito»

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Si. Non aspettatevi niente di particolare. 
Siamo nel mezzo dell'assurdo e del leggerissimo trash.
A differenza del solito inizio a pubblicare a testo non terminato. TRAGGGGEDIA.
Tutto questo perchè voglio obbligarmi ad avere l'ultima parte. 
Per farmi perdonare (?) pubblico di seguito i primi due capitoli anche perchè, questo, deve avere il solo e semplice scopo di un'introduzione!

   
 
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