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Autore: Old Fashioned    13/04/2017    6 recensioni
È una fase della mia vita in cui ho bisogno di cose demenziali e ludiche.
Queste sono le avventure tragicomiche (molto più comiche che tragiche) di un capitano della flotta imperiale di nome Roy Veers (nipote degenere del più famoso Maximilian Veers - eroe di Hoth).
Il capitano viene mandato in missione al seguito di un colonnello affetto da demenza senile, con il poco invidiabile compito di recuperare uno psicopatico omicida che si è sottratto al controllo dell'Impero e ha instaurato un regno del terrore su un pianeta coperto di giungle inospitali e abitato da indigeni ostili.
"Riuscirà il nostro eroe a ritrovare Kurtz?" sarebbe una frase troppo abusata. Noi, più semplicemente, potremmo dire: "riuscirà il nostro eroe (si fa per dire), nonostante il gruppo di devastati e cerebrolesi che ha con sè, a riportare a casa la pelle?"
Lo saprete solo leggendo.
(ATTENZIONE: la storia contiene linguaggio molto volgare - chi è disturbato dal turpiloquio non legga per favore)
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Giorno 12 – Kurtz!

Durante la notte dev’essere piovuto, perché a un certo punto ho sentito provenire dalla terrazza panoramica, dove la Du Bal stava per così dire ammirando le stelle con Tani Du, un tramestio che non aveva nulla a che fare con accoppiamenti interspecie, ma ricordava piuttosto passi precipitosi lungo le scale.
Peraltro, per non farci perdere l’abitudine alle brutture e ai fastidi, il cielo è coperto. Il malefico venticello umido che ormai ben conosciamo si infila negli interstizi.
Come al solito, non c’è nessuno. Passano ogni tanto degli ahiwa sulla linea dell’orizzonte, con tristi battiti d’ala.
Mi appoggio alla murata e lascio vagare lo sguardo sulla desolazione che mi circonda, chiedendomi perché mai ci sia gente disposta a pagare fior di crediti per venire in vacanza in questo posto senza birra e con questo tempo merdoso. Chissà che cazzo gli è preso, a Kurtz. Posto che sia lui, ovviamente.
Poi alle volte ci sarà anche il sole, non lo metto in dubbio, ma la birra continua a mancare.
Mentre sono assorto nella contemplazione, un muggito del wookiee turba la calma. Mi volto e vedo spalancarsi la porta della cabina di Waxen. Dall’interno si sente la voce dell’ottuagenario che fa: “Pussa via, bestiaccia! Sciò, sciò!”
Lothar, che non ha ancora ben capito il concetto di demenza senile, come capita una mattina sì e una no non si capacita di venire cacciato e si lamenta in modo straziante. Il problema è che lo fa in shriiwook, visto che come tutti i membri della sua specie è geneticamente incapace di parlare altro. Emette barriti di intensità proporzionale al suo scoramento, che in questo frangente è enorme.
Dopo un po’ tutti sono in coperta, compreso Hyaskon. “Quest’affare peloso ha già rotto le palle,” proferisce scocciato il capitano medico.
Io mi volto verso la twi’lek, ma dopo la somministrazione di una dose massiccia di Nontromb la sua libido è scomparsa forse per sempre, facendo di lei una cretina con tette enormi ma spregiatrice di qualsiasi approccio sessuale. Visto che ormai le passa un barlume di vita negli occhi solo quando c’è da prendere il sole, non possiamo sperare in lei per calmare il wookiee.
Waxen intanto ha serrato la porta e da dentro inveisce. “Veers!” si sente sbraitare, “mi tolga di torno questa specie di grosso tappeto ambulante!”
Nel frattempo arriva la Du Bal, il cui cervello, al pari della libido di Fjo’ona, sembra essere finito nello scarico del cesso in maniera irreversibile. Vede il wookiee che sbraita e batte contro la porta e per qualche misterioso motivo comincia a imitarlo, col risultato che dopo un po’ abbiamo un coro di ululati.
Il colonnello assediato inveisce più che mai, promettendo corti marziali ed esecuzioni sommarie.
Massaggiandosi il mento con fare pensoso, Hyaskon studia la faccenda e ogni tanto alza le sopracciglia dicendo: “Ma pensa un po’. Curioso...”
Lei non è un ufficiale medico?” gli chiedo esasperato dopo un po’.
Fra le altre cose,” risponde lui con fare sibillino.
Allora trovi il modo di sedare questi due!”
Hyaskon estrae il blaster e toglie la sicura. Lo punta verso gli urlatori.
Ma che cazzo sta facendo?” esclamo, afferrandogli il braccio appena in tempo. Il colpo buca la bandiera imperiale issata sul pennone.
L’altro si volta piccato verso di me: “Insomma, vuole che li faccia smettere o no?”
Non così!”
E come faccio, gli canto la ninna-nanna?”
Veda lei, ma si ricordi che per abbatterli ha bisogno dell’autorizzazione imperiale, e in questo momento non l’abbiamo.”
Hyaskon rimette via il blaster brontolando qualcosa di incomprensibile.
Gli ululati però continuano. Dopo un po’ si apre la porta della cabina e nel riquadro compare il vegliardo inferocito, con il blaster in mano e lo sguardo omicida.
Ora basta, ignobile bestiaccia!” strilla. Vista la mala parata, il wookiee si gira di centottanta gradi e se la dà a gambe. La Du Bal, non si sa se per qualche residuo barlume di facoltà cognitive o per spirito di emulazione, lo imita.
L’ottuagenario li insegue sparacchiando.
Incrocio lo sguardo di Hyaskon. “A lui non dice niente, però,” protesta offeso. “Lui può inseguire la gente col blaster finché vuole.”
Le ricordo che Waxen è mio – e anche suo, fra l’altro – superiore.”
E siccome è un superiore può fare quel che vuole?”
Io lo fisso con riprovazione. “Senta un po’, per caso ha trovato i gradi nelle sorprese delle patatine?”
Accademia di Geona a pieni voti.”
E là c’erano capitani che davano ordini ai colonnelli?”
Brontola di nuovo cose incomprensibili ma indubbiamente poco gentili, poi si disinteressa del dramma, mi volge le terga e torna nelle profondità della sua cabina.
La traiettoria dei due fuggitivi, frattanto, incrocia quella di Atama So. Il kaminoano paga cara la sua flemma: in un attimo viene investito dal wookiee, carambola in aria, ricade sul colonnello e i due rotolano per qualche metro prima che l’inerzia si esaurisca.
Seguono alcuni secondi di immobilità assoluta, nel corso dei quali formulo le più ottimistiche ipotesi sul destino del colonnello. È vecchio, è incartapecorito, ha le ossa fragili, l’alieno è alto due metri e mezzo…
Si può sapere cosa credeva di fare, specie di maldestro spilungone?”
Niente. Neanche stavolta ho fortuna.
Il kaminoano, per contro, è steso a pelle di dewback.
Mi avvicino, sollevo un arto di Atama So e lo lascio ricadere: fa il rumore di una bistecca buttata sul tagliere. Lo chiamo, ma l’indigeno non dà segni di vita. “Qualcuno mi porti qui il capitano medico,” dico.
Fjo’ona parte alla ricerca.
Il colonnello frattanto, già in piedi e più vispo di prima, con la caduta si è resettato e sta cercando ovunque il suo cameriere. “Dove sarà quella specie di fannullone?” si chiede, guardandosi intorno con le mani a brocca sui fianchi.
Torna la twi’lek, che era andata a chiamare Hyaskon, e desolata fa: “Ha detto che non viene.”
Cosa?”
Ha detto che visto che i suoi metodi non ti vanno bene, puoi fare da solo.”
Perfetto, il capitano medico permaloso mi mancava. Mi guardo in giro alla ricerca di ispirazione e vedo i tre soldatini, che come loro abitudine mi stanno fissando perplessi. “Voi! Andate a chiamare il dottor Hyaskon!” ordino.
I tre si guardano, poi Wolfen balbetta: “Ma… dobbiamo proprio, signore?”
Respiro profondamente. “Soldato, lascia che ti chiarisca il concetto di ordine: un superiore ti dice di fare una cosa e tu la fai. Ora, una domanda difficile: tra un soldato semplice e un capitano, chi è superiore?”
Il capitano, signore,” risponde diligente Lawrence.
Molto bene, vedo che sei preparato. Io sono un capitano e ordino a voi soldati di fare una cosa. Questo non vi suggerisce niente?”
Prende la parola Felsen: “Che dobbiamo farla?”
Perfetto. Con soldati così l’Impero non avrà mai nulla da temere. Ora vi ripeto l’ordine, e vediamo se questa volta andrà meglio: andate a chiamare il capitano Hyaskon.”
Vanno. È già qualcosa.
Dopo un po’ arriva il capitano medico. “E adesso che c’è?”
Abbiamo un problema con Atama So. Gli è arrivato addosso Lothar di corsa, poi è caduto addosso a Waxen ed è rimasto così.”
L’ufficiale si china e lo osserva. Ripete l’esperimento dell’arto, che una volta mollato fa di nuovo rumore di bistecca buttata sul tagliere.
D’accordo,” dice dopo aver concluso la visita, “mi dia una mano a tirarlo su.”
Lo portiamo nella sua cabina?”
No, lo buttiamo a mare.”
Hyaskon!”
L’altro mi rivolge un’espressione esasperata. “Allora, la bestia pelosa no, questo qui no, la twi’lek no. Ma che cazzo, siamo in una fottuta oasi faunistica? È diventato un esperto di biodiversità? Si interessa di specie protette?”
Oggi dev’essere il giorno delle domande pleonastiche. “Hyaskon,” gli chiedo soavemente, “lei sa portare una nave kaminoana?”
Lui mi fissa quasi offeso dalla richiesta. “Certo che no.”
Le dirò una cosa interessante, allora,” proseguo con sempre maggiore soavità, “non so farlo nemmeno io. Adesso comincia a capire perché mi interessa che questo tizio si rialzi sulle sue molleggiate gambe e continui a svolgere i suoi doveri?”
Il collega ci medita un po’ su. “Non avevo considerato questo punto di vista,” conclude alla fine. Poi, a voce più alta: “Tu, Zuccherino! Vammi a prendere la borsa.”
Si fa avanti Wolfen. Hyaskon scuote la testa. “Ma no, tu sei Biscottino. Zuccherino è il biondo.”
Mi scusi, signore,” dice Biscottino contrito.
Non preoccuparti, caro. Sta qui con Pasticcino mentre papà rimette in piedi questa seppia troppo cresciuta.”
Sì, signore.”
Io fisso Hyaskon, che mi rimanda un’espressione di perfetta tranquillità. “Chissà che graziosi organi interni devono avere...” mormora. Poi, tornando alla normalità (per così dire, naturalmente): “Va bene, mi faccia vedere questo kaminoano incidentato.”
Si china di nuovo sul caduto, stavolta con aria professionale.

Rimesso in piedi alla meglio Atama So, andiamo tutti a fare colazione. La Du Bal si è appropriata di un trancio di blutfish e se lo sta rosicchiando in un angolo. Tani Du cerca di stanarla, ma l’unica risposta che ottiene è il lancio di una ciabatta nella sua direzione.
Waxen sta spiegando al suo peloso cameriere che stamattina si è trovato un estraneo in camera e l’ha dovuto cacciare a colpi di blaster perché l’importuno scocciatore non voleva saperne di lasciarlo in pace. “Probabilmente era uno di quei tizi che vendono le enciclopedie porta a porta,” conclude. “Davvero fastidioso, lui e la sua assistente. Certo che avresti anche potuto intervenire e mandarlo via, un cameriere personale deve saper fare anche e soprattutto queste cose.”
Il wookiee è contrito.
Mentre stiamo finendo di alimentarci, le nuvole si disperdono ed esce il sole. Immediatamente la twi’lek molla qualsiasi cosa, salta in piedi e si dirige come un fulmine nella sua cabina. Ne esce poco dopo con la consueta bardatura da spiaggia, e poiché non ci sono isolotti in vista si fionda sulla terrazza panoramica.
Pur squinternata, nemmeno la Du Bal riesce a resistere al richiamo dell’abbronzatura, quindi segue Fjo’ona, butta via tutti i vestiti e si sdraia sul nudo pavimento a pancia in su. Per farsi ombra alla faccia agguanta il primo indumento che le viene a portata di mano, ovvero le mutande, e se lo mette in testa. Comincia a russare subito dopo.
Come al solito, tette e trippa oscillano spinte dal rollio.
Mentre le signore si rosolano, io penso alla missione. Oggi dovremmo arrivare dal famoso Kurtz. Nulla di questo apparentemente inoffensivo Jerec Kurtz sceso allo spazioporto di Addu corrisponde a quello che ho letto sul Kurtz che spaventava persino gentaglia come le guardie del corpo di Randall. Sarà un omonimo? Sarà lo stesso ritiratosi a vita privata? Arriverò sull’isola e troverò bande di tagliagole che i bravi kaminoani hanno interpretato come un avvicendarsi di gite scolastiche?
Capacissimi, del resto, questi alieni gommosi e ignari dell’universo, di arrivare nel covo di Kurtz e scambiarlo per un centro benessere dove si fanno fanghi e ginnastica correttiva. O magari pensano che sia l’ultima edizione di Giochi Senza Frontiere Galattico.
Mi pongo anche il problema, visto che sono in argomento, di cosa fare se mai il tizio dell’isoletta fosse veramente quel Kurtz.
Perché se lo fosse, e io putacaso arrivassi a disturbarlo in un momento sbagliato, quello mi prenderebbe, mi farebbe a cubetti e mi metterebbe in un secchio per usarmi come pastura la prossima volta che va a pesca.
Ora, io capisco che chi muore per l’Impero vissuto è assai, ma proprio schiattare così, senza neanche un’ultima birra, mi darebbe un po’ noia.
Una voce mi distrae: “Signore...”
Mi volto. “Tu devi essere Zuccherino, giusto?”
Felsen mi fissa imbarazzato e non proferisce verbo.
Dopo un po’ decido di incoraggiarlo: “Ebbene, soldato, dovevi dirmi qualcosa?”
Ecco… perché il signor capitano medico ci chiama così, signore?”
Da giovane faceva il pasticcere. Altre domande?”
Nossignore.”
Congedo il dolcetto e torno alle mie elucubrazioni.
Mentre sto amabilmente ponderando, con la piacevolezza che lo contraddistingue, il clima di Kamino subisce una brusca variazione, e da sole orribile passa nell’arco di tre minuti a pioggia torrenziale con vento di uragano.
La nave comincia a ballare mentre le signore, sorprese nel bel mezzo della elioterapia, strillano a pieni polmoni raccattando gli effetti personali.
Si sentono i passi precipitosi giù per la scaletta, poi il ponte di coperta rimane deserto e silenzioso. Dalla mia cabina guardo la distesa di acqua grigio-piombo e impreco.
Passa una buona oretta e le precipitazioni si mantengono sul livello ‘doccia dimenticata aperta’, che non è ‘tubo dell’acquedotto bombardato’, ma ci si avvicina. Nemmeno i kaminoani, specie notoriamente poco sensibile alla pioggia, si avventurano fuori.
Dopo un po’ compare all’orizzonte una macchia grigiastra. Sulle prime lucido l’oblò scambiandola per una ditata di qualcosa, poi mi rendo conto che si tratta di un’isola.
Sfidando il monsone, mi metto una cerata addosso e raggiungo la plancia. “Eccola qui, capitano,” mi accoglie il flemmatico Atama So.
Mi stava aspettando?”
No, eccola qui MAL-47, l’isola che stava cercando.” Mi indica con gesto ieratico dapprima l’isolotto all’orizzonte, poi qualche sua immagine satellitare che ha in memoria.
Sebbene siamo ancora a rispettosa distanza dal luogo, sono colto da un certo scoramento: là c’è un Kurtz, resta solo da vedere se è il mio o no.
Ecco che nella mia mente lo scurrier del Senso del Dovere si trova a dover fronteggiare il rangkor della Cialtronaggine.
Munita di pop corn e bibita, la mia Coscienza siede in prima fila decisa a non perdersi una sola mossa dell’epico scontro.
La vocettina dello scurrier pigola: “Dobbiamo portare a termine la missione, dobbiamo controllare se quel Kurtz è il vero colonnello Jerec Kurtz, e poi dobbiamo fare rapporto e chiedere ordini.”
Risponde il vocione del rangkor: “Ma sei scemo? Quello ci mette nel tritacarne a partire dai piedi. E poi me ne voglio andare da questo posto di merda senza birra e pieno di stronzi.”
Ma non possiamo! Siamo ufficiali imperiali!”
Vuoi un cazzotto, specie di mostriciattolo?”
Siamo a questo punto della contesa quando del tutto casualmente passa per di lì il Senso Pratico, che si ferma ad ascoltare le ragioni dei due e infine dice: “Lo sapete cosa succede se torniamo senza Kurtz, vero? Niente birra e veniamo rispediti qui a cercarlo finché non salta fuori.”
Ma dai, ci inventiamo una balla qualsiasi!” protesta il rangkor.
E poi quando viene scoperta finiamo tutti alle miniere di Kessel.”
Ma figurati. Abbiamo combinato di tutto e non ci siamo ancora finiti. Noi siamo nipoti di Maximilian Veers, e questa è una cosa che ha il suo peso.”
Anche Maximilian Veers si romperà le palle di pararci il culo, prima o poi,” ammonisce il Senso Pratico. Fissa con aria grave il rangkor della Cialtronaggine, che ritira la testa fra le spalle.
È meglio andare, date retta a me.”
Io l’avevo detto da subito!” interviene con la sua vocetta a sega da ferro lo scurrier del Senso del Dovere.
Tu sta zitto, 3P.”
3P?” fa eco lo scurrier.
Piccolo pitale peloso,” grugnisce il rangkor prima di andarsene brontolando.
La Coscienza annuisce sobriamente.

Al concludersi della contesa, il sottoscritto è a bordo di un canotto argentato che sacramenta e si chiede per quale cazzo di motivo sia lì e non nelle asciutte comodità della sua cabina.
Questa volta sono da solo, Hyaskon oggi mi dà poco affidamento e ho deciso di lasciarlo a importunare le reclute. A onor del vero, Biscottino ha cercato in extremis di salire sul canotto, al grido di ‘meglio Kurtz del capitano medico’, ma gli ho risposto che questa non è una gita adatta ai pargoli e l’ho lasciato a bordo.
Prendo terra su una spiaggia battuta dalle onde e tiro in secca il mio grazioso natante, poi lo occulto alla meglio sotto un cespuglio.
Attraverso un breve tratto di foresta e arrivo a un giardino ben curato, con pareti di rampicanti, aiuole bordate di sassi bianchi e ghiaia per terra. Più avanti c’è una casetta assai graziosa, fresca di vernice, con le tendine alle finestre e il tetto di paglia. Arrischio uno sguardo all’interno e vedo cimeli di pesca e arredamento in bambù. Alle pareti c’è qualche foto di tramonti tropicali che indubbiamente, visto il tempo che c’è di solito qui, verranno da un altro pianeta.
C’è anche un molo con un attracco per una barca da pesca e una rimessa per gli attrezzi. La porta del magazzino è socchiusa, quindi do un’occhiata all’interno: mi aspettavo di trovare feticci, strumenti di tortura e altre porcherie, ma rimango estremamente deluso. Dentro ci sono solo una canoa, un banco degli attrezzi, reti e galleggianti da pesca.
Poi vedo qualcosa che mi fa letteralmente mancare il respiro: dietro un pannello di legno, nascoste agli indiscreti occhi kaminoani, ci sono svariate casse di birra.
Festaaaaaa!!!!’ grida nel mio cervello il rangkor della Cialtronaggine, e coinvolge in una conga sfrenata lo Scurrier del Senso del Dovere, il Senso Pratico, la Coscienza e altri ammennicoli come la Diplomazia, il Senso dell’Opportunità e l’Horror Vacui che passava per di lì.
Le mie strutture psichiche sono messe a trenino e stanno cantando ‘Peppé peppeppeppé!’ quando alle mie spalle una voce profonda chiede: “E lei chi è, giovanotto?”
Mi giro di scatto e mi trovo davanti l’incarnazione di tutti gli incubi che mi hanno devastato la mente nelle ultime dieci notti: in piedi nel riquadro della porta c’è un uomo erculeo col cranio completamente rasato, grondante di pioggia e con la faccia coperta di tinta mimetica verde.
Kurtz.
Ma non un impiegato del catasto di Coruscant che si chiama uguale. Proprio il nostro Kurtz, quello vero.
Mi faccio precipitosamente indietro, inciampo in qualche suppellettile, rovino a terra in mezzo a canne da pesca e galleggianti. Da lì rimango a fissare con occhi pallati il terribile Kurtz, ancora più incombente adesso che lo sto guardando dal basso.
Mentre sono in questa scomoda situazione mi passa tutta la vita davanti agli occhi: la prima sbronza, l’Accademia di Carida, quando ho messo i dadi da brodo nel liquido di raffreddamento del laser della Morte Nera, quando ho distrutto il TIE-Fighter di Baron Fel cercando di pilotare un AT-AT da ubriaco…
Ha perso la lingua, giovanotto?” mi apostrofa il nuovo arrivato.
Sussulto. “Signorsì! Cioè, no… ma non si senta in dovere di strapparmela per questo...”
Via, che esagerazione. Vuole una birra?”
Io… veramente...” Il terrore travalica a tal punto le mie capacità raziocinanti che nemmeno la parola magica riesce a riscuotermi. Mi rialzo adagio.
Lei è il garzone del droghiere?” chiede allora pazientemente Kurtz. “È venuto per incassare i sospesi?”
Signornò. Io sono un ufficiale imperiale.”
Mi scruta più attentamente, piegandosi appena verso di me. “Ah, già. È vero. Avrei dovuto capirlo dall’uniforme.” Poi, dopo una pausa: “Anch’io sono un ufficiale Imperiale: Colonnello Jerec Kurtz.” Mi afferra la mano con una stretta poderosa e me la scuote.
Capitano Roy Veers della flotta imperiale,” mi presento a mia volta mentre mi sta ancora shakerando.
Allora, questa birra?”
Sissignore.” Una birra non si rifiuta nemmeno in punto di morte.
Ah, molto bene. Venga in casa, così le prendo dal frigorifero.”
Fa strada con l’aria più tranquilla dell’universo.
Io lo seguo senza ribattere. Dopo lo shock iniziale sto cominciando a rendermi contro che non sono in immediato pericolo di vita, o perlomeno non rischio sevizie, mutilazioni o altre angherie. Mi guardo intorno: una tipica casetta da vacanze, piccola e accogliente.
Si sieda, Veers,” mi giunge la voce di Kurtz dalla cucina.
Prendo posto su un divano con l’aria di accomodarmi su una fresatrice in funzione. L’altro ricompare con due bottiglie in mano e porgendomene una mi chiede: “E cosa ci fa un ufficiale della flotta imperiale qui?”
Cerco di tergiversare, almeno fino alla fine della birra. “Sono in missione segreta.”
Mi scruta con lo sguardo grifagno che tante volte è comparso nei miei incubi astemi. “Ma adesso non è più tanto segreta, non le pare?”
Mi hanno inviato dalla Morte Nera. Dicono che lei usa metodi malsani.”
Usavo, al massimo,” mi corregge Kurtz. Beve un lungo sorso.
Lo fisso basito, mi sembra di essere Biscottino che guarda Hyaskon. “Cosa?”
Mi sono ritirato a vita privata,” risponde tranquillamente. “Alla fine essere adorato come un dio è piuttosto stancante, sa? Le urla delle torture non conciliano certo il sonno, non le dico il fumo dei roghi che effetto faceva sulla mia allergia. E poi tutti quei sacrifici umani… uno alle volte ha anche voglia di mangiare un piatto di pastasciutta, no? E invece fegati e cuori tutti i giorni. Dopo un po' vengono a noia, mi creda.”
Mi affretto ad annuire.
Quindi mi sono creato questo piccolo rifugio,” prosegue, sempre con il tono dell’impiegato che racconta cos’ha fatto dopo il pensionamento. “Tranquillità, solitudine, una barchetta per pescare, qualche birra...”
Le birre,” vuole sapere il rangkor della Cialtroneria, e lo chiede per bocca mia. “Come fa a procurarsele?”
Un bravo toydariano me le recapita ogni settimana in un punto convenuto dell’oceano. Io vado lì a pescare, lui emerge con il suo mezzo e il gioco è fatto.” Si interrompe un attimo, poi mi fa: “Ma dica, Veers, come mai ha quella faccia? Non le piace la birra, per caso?”
Io mi berrei tutta la sua riserva in meno di dodici minuti, signore, ma ecco… sono un po’ turbato dalla sua fama.”
Capisco. Le hanno detto che quando comincio a parlare non smetto più, vero?”
Deglutisco. “Non esattamente.”
Kurtz aggrotta le sopracciglia. “Senta, se è quella stupida storia delle scoregge silenziose, le dico subito che è una balla messa in giro da Tarkin. È lui che molla le loffe durante i consigli di guerra, non certo il sottoscritto.”
Ora mi sento molto più tranquillo, signore,” rispondo.
Passa un po’ di tempo, poi il colonnello mi chiede: “È qui da solo, Veers?”
Signornò. Sono arrivato con una nave kaminoana. La spedizione imperiale è composta da nove membri tra militari e civili. In più c’è l’equipaggio locale.”
Beh, li faccia venire qui, forza! Questa sera facciamo una bella grigliata sulla spiaggia!” Prende il com-link e chiama qualcuno, cominciando a ordinare ogni ben di dio da cucinare in graticola. Almeno sembra che l’intenzione non sia quella di fare alla griglia il sottoscritto.
Una bella grigliata!” ripete dopo aver chiuso la comunicazione. La prospettiva sembra rallegrarlo alquanto.
Si alza e annuncia che andrà a lavarsi la faccia. Mi abbandona lì con la mia birra.
Io la bevo, perlomeno se devo crepare accadrà con una birra in pancia, poi passo in rassegna con orrore i membri della mia spedizione e li immagino nell’interazione con Kurtz.

Mezz’ora dopo sono di nuovo a bordo della nave kaminoana. Pensavo che il resoconto del mio incontro con il famigerato Kurtz avrebbe scatenato episodi di isteria collettiva, ma mi sbagliavo di grosso.
I due indigeni si limitano ad alzare un sopracciglio. Waxen fa la faccia assorta poi dice: “Kurtz… Kurtz… dove ho già sentito questo nome? Ah, ma certo! Era un impiegato civile della base di Kaloo che sapeva fare il ventriloquo. Alla fine del servizio ci facevamo di certe risate! Peccato che poi fu centrato in pieno dal piede di un AT-AT e fu ridotto peggio di una frittella. Facemmo una bella fatica a scrostarlo, sa? Tutto negli interstizi, una faccenda davvero complicata.”
La Du Bal e Fjo’ona, visto che nel frattempo è tornato il sole, sono a rosolarsi e la faccenda di Kurtz non fa alzare loro nemmeno un sopracciglio, i tre sfigati e la montagna di pelo fanno la faccia del dewback che pascola.
L’unico vagamente interessato è Hyaskon, che ascolta attentamente, si fa scuro in viso e dice: “Che delusione.”
Le dispiace che non mi abbia fatto secco, collega?”
Tutto quel talento, quell’arte...” continua, apparentemente senza neppure prestarmi attenzione. “Tutto sprecato, rovinato per sempre. Che tristezza.” Poi, col tono di chi prende una decisione drastica e irremovibile: “Non verrò a terra con voi. Preferisco ricordarlo com’era.”
Hyaskon, non faccia il melodrammatico.”
È inutile che insista, Veers. Sarebbe troppo doloroso assistere al degradante spettacolo di un Kurtz bolso e imborghesito che fa grigliate sulla spiaggia.”
D’accordo,” rispondo con distacco. “Allora lei ci aspetterà qui, giusto?”
Lo spettacolo sarebbe di una tristezza assoluta.”
E questo l’ho capito. Io invece ho scoperto che in quell’isola c’è birra, quindi vado finalmente a berne un bel po’.”
Non è turbato dalla caduta del titano?” s’informa Hyaskon ancora incredulo.
Francamente no. Anzi, direi che mi fa quasi piacere sapere che non rischierò di essere la portata principale del banchetto.”
Dopo una mezz’ora siamo tutti pronti per scendere a terra. Torvo, le braccia incrociate sul petto, Hyaskon ci guarda passare con disapprovazione.
Per l’occasione il colonnello si è messo la sua migliore uniforme, Lothar gli ha arricciato i baffi e per farli stare a posto glieli ha fissati con un po’ di supercolla resistente a qualsiasi solvente conosciuto, col risultato che sono diventati simili alle zanne dei gamorreani.
Se Waxen si gira troppo in fretta rischia di fare seriamente male a qualcuno.
La Du Bal è nella fase balano e Tani Du se la porta in giro come un arto affetto da elefantiasi, cosa che perlomeno la rende abbastanza inoffensiva.
I tre sfigati sembrano al primo giorno di scuola. Sono convinto che non abbiano nemmeno ben capito dove stiamo andando e a fare cosa. Il solito Biscottino mi chiede se c’è pericolo.
Al massimo di indigestione,” gli rispondo. “Andiamo a cena sulla spiaggia.”
I tre sono assaliti dal terrore al pensiero delle innumerevoli forme di vita che sono in grado di formicolare su una spiaggia dopo il tramonto.
Avendo sentito le parole ‘festa’ e ‘spiaggia’, Fjo’ona ha tirato fuori il meglio dal suo guardaroba, col risultato che ha un pareo di lamè che manda riflessi abbacinanti e un push-up che le fa arrivare le tette sotto il mento. Per l’occasione ha indossato un paio di elegantissimi sabot in finto pelo di nexu con finiture in oro.
Prima di scendere con il gruppo di squinternati cerco Hyaskon e gli dico: “Nel caso succedesse qualcosa, comunichi lei con la Morte Nera. Il codice della trasmissione è Onnipotente.”
Il capitano medico alza un sopracciglio. “Onnipotente mi sembra banale,” replica. “Che ne direbbe di Apodittico?”
Scuoto la testa. “Il codice è ‘Onnipotente’, se ne faccia una ragione.”
Io credo che non renda adeguatamente la drammaticità del momento. Capisce, se devo fare quella chiamata significa che contrariamente alle aspettative Kurtz vi ha uccisi e fatti a pezzi (espressione sognante), quindi ci vorrebbe qualcosa di più tragico. Apoplessia?”
Hyaskon...”
Va bene, va bene. Onnipotente. Qui la borghesia impera, vedo. Ci siamo ridotti a dei miseri passacarte senza un minimo di iniziativa personale, senza fantasia. Pensi a quel Kurtz, per esempio: una volta era adorato come un dio, e adesso...”
Lascia cadere la frase e se ne va scuotendo la testa.
Onnipotente!” gli grido dietro, tanto per essere sicuro che abbia recepito il concetto.
Siete dei borghesucci!” fa in tempo a replicare Hyaskon, prima di scomparire nelle profondità della sua cabina.
Scendiamo finalmente a terra. Kurtz ci viene ad accogliere sul pontile, che per l’occasione è stato decorato con fiaccole e composizioni floreali. Sono comparsi anche dei sullustiani grossi e tatuati, ma probabilmente devono essere pensionati come lui, perché non ci degnano di un’occhiata.
Veniamo condotti nel giardino, anch’esso illuminato da fiaccole e da un bel fuoco centrale, sul quale sono già pronte le graticole in attesa che si formino le braci.
Con il sicuro intuito per l’alcol etilico che mi caratterizza, individuo subito il secchio con le birre in fresco.
Presento la forza al colonnello, che osserva basito il gruppo di squinternati e mi fa: “Non mi aveva parlato di una spedizione militare?”
Ecco, non proprio,” cerco di spiegare, ma il colonnello Waxen salta su e a pieni polmoni fa: “Ma guarda chi si rivede: ‘Polpetta’ Kurtz!”
Maggiore Paul Waxen?”
Adesso sono colonnello, ragazzo mio. Ma mi dica un po’, cos’ha fatto dopo che l’hanno trasferita alla guarnigione di Brettna?”
Oh, le solite cose. Qualche missione operativa, qualche rastrellamento quando gli indigeni non volevano collaborare...”
Si scambiano aneddoti, si stringono calorosamente la mano, si danno pacche sulle spalle. Infine Waxen scuote la testa e dice: “Il vecchio ‘Polpetta’, chi se lo immaginava di trovarlo qui?”
Domando scusa, signore,” gli chiedo, “lei conosce il colonnello Kurtz?”
Si capisce,” risponde il vegliardo, con l’aria di dirmi la cosa più ovvia dell’universo. “Era uno dei miei ufficiali durante la battaglia di… aspetti, ce l’ho sulla punta della lingua… quando ero comandante della guarnigione di...”
In quel momento gli passa di fianco la twi’lek scosciata e lui dimentica immediatamente di cosa stava parlando. “Insomma, fu una bellissima festa,” conclude, “ci ubriacammo dal primo all’ultimo con il vino semovente di Koria.”
Annuisco con fare consapevole, ho già capito che è l’unico sistema per interagire con il vecchio fossile.
Ci accomodiamo tutti intorno a leggiadri tavolini illuminati da candele. La cena è a base di creature marine locali, ma per fortuna il cuoco non è un indigeno e le portate sono commestibili. Poi c’è anche la birra, quindi io ho risolto la totalità dei miei problemi alimentari.
Rimango a considerare che è davvero strano che la prima birra che ho bevuto su questo ignobile pianeta me l’abbia offerta proprio Kurtz.
Dopo aver formulato questo pensiero cerco il padrone di casa, ma non lo vedo da nessuna parte. Mi guardo intorno mentre la mai sopita diffidenza comincia a paventarmi scenari dei più terribili. La cenetta, il lume di candela, la birra… sta a vedere che tra un po’ i sullustiani smettono la veste da camerieri e ritirano fuori quella da scherani ammazzatori di inermi.
Sono immerso in queste ansiogene elucubrazioni quando vedo Kurtz in persona avvicinarsi al tavolo dove io e le birre ci stiamo godendo la serata. Si sta trascinando dietro qualcuno per la collottola.
Veers, questo deve essere un suo collega,” mi fa, poi butta Hyaskon su una sedia.
Io guardo perplesso il capitano medico, poi guardo lui. “Ma...” comincio, non sapendo bene cosa chiedere.
La timidezza va combattuta. Anch’io ero timido da giovane, sa? Me ne stavo sempre per conto mio, nessuno mi chiamava alle feste.” Si rivolge a Hyaskon: “Non si preoccupi, so cosa si prova.”
Il capitano medico, che dev’essere stato convinto a vincere la sua fobia sociale con metodi piuttosto energici, si limita ad annuire. Si siede più comodo e con aria sognante fa: “Che classe...”
Di cosa sta parlando?”
È salito su, mi ha agguantato e mi ha portato qui. Capisce?” Pausa densa di rimembranze. “Magnifico!”
Abbandono Hyaskon alle sue innominabili fantasie erotiche e faccio scorrere lo sguardo sulle eroiche truppe. Depauperata delle sue libidini, la twi’lek guarda le lune, ma non sa più perché. Ha la confusa idea che una volta questa cosa avesse uno scopo, ma adesso l’unico effetto che ha è farle venire male al collo.
In vena di trasgressioni, i tre sfigati si sono spartiti una bottiglia di birra, con il risultato che si sono ubriacati ignobilmente. Pendono dalle rispettive sedie come le vittime di un attacco col gas nervino, serenamente ignari di tutto ciò che li circonda.
Il wookiee è nella tipica ‘fase pattume’, un tratto distintivo della specie: raccoglie qualsiasi cosa gli sembri commestibile, compresi gli scarti lasciati dagli altri commensali, e felice la ingerisce.
Il nostro colonnello si è addormentato. Per fortuna mentre crollava uno dei baffi gli si è agganciato a qualcosa, conferendogli l’inconfondibile aspetto di uno strofinaccio da cucina appeso a un gancio.
Nè la Du Bal né Tani Du sono in vista, ma i clamori che si odono fanno chiaramente capire in che genere di attività siano impegnati.
Io e Hyaskon, seduti a lume di candela, meditiamo in silenzio, lui perché si aspettava di trovare il parco giochi dei simpatici torturatori e invece è stato accolto da un tranquillo pensionato che si è anche preso cura della sua timidezza, io perché ho davanti un bel po’ di bottiglie di birra e sto mentalmente dialogando con loro.
La notte kaminoana, con le sue lune sovrabbondanti, veglia su di noi.







   
 
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