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Autore: VelenoDolce    18/04/2017    4 recensioni
Dopo anni separati Yiri incontra sua madre.
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Victor Nikiforov, Yakov Feltsman, Yuri Plisetsky
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il palazzetto del ghiaccio è quasi vuoto, solo alcune fan erano riuscite a intrufolarsi all'interno e ora guardano i loro patinatori preferiti facendo piccoli urletti ad ogni salto e ogni volta che qualcuno si gira verso gli spalti. Tra loro c'è anche una donna silenziosa, ha lunghi capelli neri mossi e gli occhi azzurri, lei sta in disparte, seduta su una sedia a rotelle, lo sguardo fisso su un unico pattinatore, il più piccolo del gruppo, il più ribelle.

Yuri pattina arrabbiato con tutto il mondo. Quella gara per lui è qualcosa di superfluo ormai, ma vuole vincere. Victor gli aveva detto che poteva rilassarsi, quella cotoletta ambulante aveva anche riso, senza che lui capisse cosa ci fosse di divertente. Quindi doveva vincere. Per farlo è disposto a rischiare, come sempre. È sicuro di poter fare tutti i salti, tutti i passi, tutto quello che gli darà punti preziosi per arrivare al gradino più alto del podio.

Ormai quasi tutti hanno finito gli allenamenti, resta solo lui e l'italiano. Vuole provare ancora i salti, quell' Axel che prima gli ha dato problemi. Inizia con il rilassarsi, fa un giro esterno della pista, deve prendere velocità, deve concentrarsi. Il suo sguardo cade sulle fan che lo salutano, poi su un paio di occhi chiari.

Yuri cade e si rialza. Non sbagliava un salto in quel modo da tanto. Si volta di scatto, lei lo guarda spaventata. Non si sta confondendo? È proprio lei? Se lo domanda spazzolandosi la maglia, poi riprende lo slancio, fa il salto, perfetto.

Ha sbagliato. Davanti a lei. Stringe i pugni, arriva al bordo della pista, trema dalla tensione. Guarda le gradinate, ma lei non c'è, l'ha forse solo immaginata? In fondo non la vede da dieci anni. L'ultima volta era solo un bambino e lei gli sembrava così bella e dolce, un angelo. Si è immaginato di vederla perchè lei abita lì, in quella città americana così lontana da lui. Qualcuno gli parla, lui non alza la testa dal pavimento, riesce a mettere i parafilo ai pattini. Non era lei e lui cerca di eliminare la delusione che non può impedirsi di provare. Si da dello stupido quando entra nello spogliatoio.

“Cosa ti è preso? Cadere in quel modo.” Yakov guarda il suo promettente allievo cercando di capire cosa stia passando per quella testolina arrogante e problematica. Non riceve risposta.

“Non te ne andare in giro, domani c'è la gara.” Urla mentre Yuri esce agitando una mano più per fastidio che per saluto.




Due giorni dopo


Il palazzetto è pieno, l'urlo della folla si sente anche con gli auricolari e la musica a palla. Yurio cerca di concentrarsi, il primo posto è quasi suo, gli basta non sbagliare, seguire il programma. Guarda il suo riflesso nel vetro della finestra. Di lei ricorda gli occhi, uguali ai suoi. Non deve pensarci, deve concentrarsi solo sull'esecuzione di salti e passi. Sistema il colletto, sorride al suo riflesso, deve imparare meglio ad interpretare il gatto della sua coreografia. Odia quelle orecchiette bianche e rosa che è costretto ad indossare, odia il costumino con la codina. Dove diamine l'avrà scovato quel coso Victor? Si era lasciato fregare dalle parole dell'altro. Dalla proposta di quella coreografia ideata appositamente per lui dal pluri campione. Ed eccolo lì. Con le orecchiette da gatto e la coda. La coda!

La guarda nel riflesso, si muove con lui, come se fosse parte del suo corpo. Ha provato a prenderla una volta, ad afferrare il campanellino alla fine, cotoletto era presente, si era vergognato da morire quando si era reso conto di non riuscirci e di sembrare davvero uno stupido gatto. Passa le mani sul tessuto, una via di mezzo tra pelliccia e velluto, morbido, bello. Gli piace, ma cerca di fingere anche con se stesso che lo odia. Si sposta di scatto, guardando nel riflesso la coda che si muove, i capelli che sbattono, le orecchiette. Manca solo che faccia davvero Miao ed è apposto. Quasi ride.

Entra in pista, fa un profondo respiro. La musica è strana, sinuosa e imprevedibile. Lenta, veloce, capricciosa come un gatto. Lui fa i passi, muove le mani come fossero zampine, la folla ride, si diverte, poi la musica diventa veloce, lui prende velocità. Salto. Trottola. Stop. Due secondi, il tempo di far pensare a qualche problema, poi la musica riprende, veloce, lenta, trottola e riparte veloce. Lui ansima, quasi allo stremo. Salto. Salto. Combinazione perfetta. Può quasi immaginarsi davvero come un piccolo gattino che gioca per la casa. Ormai il programma è quasi finito, deve accucciarsi e dormire. La trottola si trasforma in un elemento di figura, diventa lenta fino a fermarsi, a terra, la testa nascosta sotto al braccio, posa rilassata. Musica finita.

“Il mio gattino ha sonno?” La voce di lei arriva pochi secondi prima dell'applauso della folla, togliendogli il respiro. Non se lo ricordava più. Lui era il suo gattino, il suo tigrottino. Si alza, non sa se vorrebbe piangere o urlare. Perchè se ne era dimenticato? Scivola sul ghiaccio, va dal suo allenatore, poi si siede. Ha vinto, ma non ci da peso. Cos'altro ha dimenticato di lei? Vorrebbe essere felice di dimenticare, ma qualcosa gli fa male al cuore. Lei non voleva abbandonarlo, il nonno lo ripeteva spesso quando lui era più piccolo. Lei era malata, doveva vivere al caldo. Non era in grado di accudirlo quando era piccolo e poi lui era diventato un pattinatore e doveva allenarsi. Nessuno gli aveva mai detto dove lei vivesse realmente, se avesse altri figli, se l'avesse dimenticato.

Viene spinto sul podio, tutto gli sembra strano, si sente un po' sfasato. Le foto sembrano non finire mai, poi si volta. Intravede Victor tra la folla, non capisce cosa ci faccia lì. Si avvicina, la vede.

Yuliana è in piedi, poggiata contro lo stipite di una porta. Trema appena, come reagirà il suo gattino? L'averla intravista lo ha fatto cadere, lei si era spaventata e le era venuto un attacco d'asma. Come se non le bastasse già tutto quello che ha. Sorride a Victor, lui è convinto che Yuri sarà felice di vederla, di scoprire che è stata lei a cucire il vestito che apertamente dice di odiare, ma che non vede l'ora di mettere. Sospira, non riuscirà a stare in piedi ancora per molto, si sente già sfinita. Ma non voleva farsi vedere sulla sedia a rotelle dal suo bambino. Si volta, incontra gli occhi chiari del suo piccolo e sorride, il cuore le batte forte nel petto. Il suo piccolo gattino, il suo cucciolino è lì, davanti a lei. Dopo dieci lunghissimi anni può vederlo di persona, ed è più bello che nelle foto o nei video che gli passa l'ex suocero. Tende le mani, cerca di fare un passo avanti, ma le gambe non la reggono, solo Victor le impedisce di cadere a terra. Ma non importa. Yuri è corso da lei, lo può stringere a se come quando era bambino.

“Yuri” “Mamma”

La voce di lei è dolce, la voce di lui piena di lacrime. Piangono insieme, seduti a terra, abbracciati stretti, come se non ci fosse nessun altro al mondo. Finalmente insieme dopo tanti anni forzatamente divisi.



-.-.-.-.-




Piccola storia fluff che non so se avrà un seguito o meno ^.^ Yuri è troppo cucciolo, un perfetto gattino arrabbiato e arruffato, lo adoro.

Vi ringrazio per averla letta, do biscottini a chi recensisce <3

A presto

Veleno



   
 
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