Summary: È il compleanno dell'Ispettore Lestrade e una macchina nera governativa l'aspetta all'uscita da lavoro: Mycroft ha un regalo per lui, ma è quest'ultimo che gli regala un legame di cui il maggiore degli Holmes ne ha sempre fatto a meno.
Il Mare È Pieno Di Pesci
Le
lancette dell'orologio posto sul muro bianco riverniciato da poco
segnavano le ventuno e qualche minuto: fermarsi in centrale
più
del richiesto era ormai da prassi per l'ispettore Lestrade, ma non
tutte le serate passate in quell'ufficio dalla fastidiosa luce a neon
nelle ore più buie erano state tranquillamente piacevoli
come
quella per l'uomo. Non c'era stato alcun omicidio degno di nota,
qualche rapporto da compilare e alcuni sopralluoghi di prassi certo,
ma niente di più. La divisione H¹ aveva chiamato al
centralino e Greg aveva fatto rispondere Sally all'ennesimo
schiamazzo dei dedective di White Chapel; lui non ne avrebbe voluto
sapere nulla almeno fino all'indomani.
Era
un giovedì monotono, quanto di più lontano dalla
normale amministrazione potesse esserci nella centrale di NSY, pur
comunque accompagnato dal ricorrente chiacchiericcio dei colleghi,
gli ormai noti passi frettolosi e strusciati dell'agente nuovo e i
sempre fissi e chiassosi ordinari telefoni che non la smettevano di
squillare neanche per la pausa pranzo; Lestrade stava contando i
soldi rimastigli nel portafoglio, chiuso e seduto nel suo ufficio con
la schiena leggermente chinata in avanti e una macchia di
caffè
sulla camicia, ricordo di uno dei bicchieri di Starbucks che s'era
ingurgitato solo poche ore prima e di cui rimanevano in un angolo
della scrivania tre bicchieri di carta vuoti e qualche bustina di
zucchero strappata.
I
colleghi gli avevano fatto gli auguri appena era giunto in centrale
quel giorno, regalandogli un biglietto in posizione ottima per il
Derby di calcio che si sarebbe giocato la settimana prossima e una
camicia celeste scuro dal taglio improponibile che non avrebbe messo
mai, ma contava il pensiero; la giornata era trascorsa senza nessun
intoppo, piatta a tal punto che verso le sette del pomeriggio molti
poliziotti avevano lasciato la sede finite le ore di servizio senza
aver fatto alcunché. Greg si era fermato più del
necessario in centrale nell'aspettare un orario consono per andare ad
un pub a brindare al suo anno in più sulle spalle, per nulla
infastidito nel rimanere ancora qualche ora rinchiuso nel suo ufficio
personale, con meno rapporti da firmare del solito e un inguaribile
senso di beatitudine sul volto stanco. Si ritrovò a pensare
a
quanto fosse stato graziato per quel giorno e a ridacchiare pensando
a Sherlock Holmes e a come lo avrebbe rimproverato di star battendo
la fiacca.
Si
alzò pigramente dalla sedia, prese la scatola contenente la
camicia sotto braccio, il biglietto del Derby se lo infilò
in
tasca, s'infilò la giacca nera e salutò gli
agenti che
stavano prendendo servizio in quel momento prima di lasciarsi alle
spalle Scotland Yard. Fuori di lì la quiete ovattata che
sembrava circondare la sua sezione si piegò su se stessa
dinanzi alla moltitudine di taxi che sfrecciavano sull'asfalto e auto
in doppia fila, clacson e turisti concitati che camminavano e
discutevano animatamente prendendo il bus notturno, colori sgargianti
delle insegne ad intermittenza e semafori impazziti che facevano
correre a perdifiato l'agglomerato di persone poste sul marciapiede
in attesa di attraversare. Greg pensò quanto Londra fosse
uno
spasso, così adrenalinica e sfuggente e piena di vita a
qualsiasi ora del giorno. Ricordava ancora quando aveva dovuto
lasciarla per fare servizio obbligatorio fuori dalla sua residenza e
quanto gli era mancata, così come ricordava, e tutt'ora
glielo
ricordavano le sue occhiaie e l'esaurimento nervoso, come fosse
rimasto impressionato dall'alto tasso di crimini brutali accertati
nella capitale, una volta divenuto a capo della sezione di crimini
violenti di NSY; col tempo non si era comunque mai stancato di
apprezzare il suo lavoro né quella città che alle
volte
lo aveva semplicemente schiacciato sotto il peso degli eventi.
Tirò
giù un sospiro e non appena il semaforo divenne verde
guardò
prima a sinistra e poi a destra prima di attraversare e raggiungere
il marciapiede dall'altro lato della strada, andando nella direzione
opposta agli autobus e ai pullman del concitato gruppetto di turisti.
Neanche il tempo di fare cinquanta metri che riconobbe una macchina
decisamente a lui familiare che a quanto pareva lo stava aspettando,
poiché l'autista proprio in quel momento si decise ad aprire
lo sportello posteriore per far uscire l'elegante figura di Mycroft
Holmes fortemente illuminata dall'insegna blu di un fish & cips
e
dal lampione dalla luce alogena.
L'ispettore
Lestrade si fermò lì sul marciapiede e un sorriso
spontaneo piuttosto curioso gli spuntò sul volto:
«Che
fai ora mi aspetti dopo il lavoro?- Fece un cenno col capo in segno
di saluto, il sorriso ad ammorbidirgli i tratti del viso.- A quando
il primo appuntamento?» E qui lo oltrepassò mentre
un
accenno di risata gli gorgogliò nella gola.
Mycroft
si girò a guardarlo senza fiatare, solo dopo un paio di
secondi in silenzio fece un cenno con la mano all'autista che gli
consegnò prontamente una busta color argento opaco prima di
sparire nuovamente nel sedile riservato all'autista: «Il
caffè
è una cosa importante per te.» Affermò
il
maggiore degli Holmes con una tonalità perentoria.
Greg
si grattò la testa con la mano che non stringeva la scatola
sottobraccio, un po' spaesato da quella affermazione e un po'
perplesso dal tono di voce serioso con cui Mycroft s'era presentato:
«Il caffè? Non più di tanto...
cioè... è
una bevanda di cui abuso, perché mi tiene sveglio, mi piace
e... beh...-
«Sei
disposto ad averlo freddo, pur di averne uno di qualità
migliore a quello della macchinetta nella sede di Scotland Yard,
quando è chiaro che preferisci il caffè caldo con
mezza
bustina di zucchero, come lo hai preso al Diogenes Club questo
martedì. Hai smesso di fumare per poi avere una ricaduta
durata tre anni, ad ora sei pulito dalla nicotina, ma il vizio del
caffè ti sembra accettabile e ti aiuta nel lavoro invece che
rallentarti. Così ne bevi in quantità maggiore a
quanto
dovresti perché ti è rimasta la consuetudine di
berne
uno prima delle tue sei-... no, sette sigarette durante l'arco della
giornata. Quindi la mattina hai preso l'abitudine di andare dallo
Starbucks e di farti dare due bicchieri “tall”,
più
un altro nella pausa pranzo che consumi durante le successive ore
lavorative. -Il politico ciondolò appena, senza il solito
supporto dell'ombrello; poi lo indicò brevemente. -La prova
del nove è quella chiazza che hai sulla camicia che
s'intravede sotto la giacca: è recente, fredda,
poiché
se fosse stata bollente non te ne saresti accorto dopo un paio d'ore,
avresti invece provato a smacchiarla subito e avresti avuto un alone;
ma anche senza il tuo goffo tentativo di bere caffè mentre
tenti di chiamare il sergente Donovan per non rispondere alla polizia
della sezione H avrei comunque costatato un dato di fatto. Tutto
questo infatti è...-
«D'accordo,
perché mi stai deducendo a voce alta? -Greg tornò
indietro di qualche passo, incrociò le braccia per quanto
gli
era possibile con la scatola e puntò gli occhi nocciola
verso
il maggiore degli Holmes, incespicando appena nel continuare. -Tu non
sei Sherlock e il suo ostentare le sue deduzioni. Tu sei quello che
ha già risolto tutto nella sua testa e sorridi irriverente a
chi t'è davanti per quanto sia sciocco a non stare al tuo
passo. Insomma, lo hai- lo hai fatto innumerevoli volte con me!
Quindi mi chiedo, cosa è cambiato? Cosa ti innervosisce dal
voler svelare le tue doti blaterando come tuo fratello?» Greg
mise le mani avanti, quasi in segno di scuse per poi far scorrere una
mano sulla radice del naso strizzando gli occhi, come quasi ogni
volta che si trovava a discutere con Sherlock Holmes sulla scena di
un crimine di cui aveva compreso un quarto di quello che era
accaduto.
A
Mycroft non piaceva essere interrotto: solitamente era lui che
interrompeva gli altri per esporre i suoi ordini senza ulteriori
seccature da parte di qualche pesce più piccolo. L'ispettore
Lestrade allo stesso tempo però non lo faceva con
cattiveria,
bensì con quell'urgenza tipica di un poliziotto che vuole la
confessione del sospettato in meno tempo possibile e non per la poca
pazienza, ma per la soddisfazione di comprendere il perché
del
misfatto.
Il
politico quindi storse appena la bocca in una smorfia, poi
depositò
di getto nelle mani di Gregory la busta che teneva saldamente fino ad
un momento prima. Stette nuovamente in silenzio, in attesa che l'uomo
davanti a lui aprisse l'argentata carta e scoprisse il contenuto; al
contrario di suo fratello, con cui sin da bambini facevano a gara a
chi prima deduceva cosa si erano donati senza neppure degnare di uno
sguardo il corrispettivo pacchetto regalo -oh perché era
tutto
lì il divertimento e non lo stupido dono-, con l'ispettore
Mycroft doveva portare pazienza per costatare la sua reazione,
positiva o negativa che fosse.
Greg
non comprese immediatamente in verità, tutto quel passare di
mano in mano di quella busta anonima l'aveva confuso; poteva
contenere, per quanto lo riguardava, pure un pacco bomba, tanto
sembrava misterioso e senza uno straccio di spiegazione verbale tutta
quella pantomima.
Ma
del resto di tante cose poteva nutrire dei dubbi, non di certo
però
dimenticarsi di chi avesse davanti e quanto ogni azione di quell'uomo
avesse sempre un chiaro disegno e un meticoloso senso.
Perciò
si disse che, se quella busta adesso era riposta nelle sue mani e non
stava forse pensando troppo scioccamente, poteva significare che era
per lui.
«Cos'è?»
Azzardò a chiedere il poliziotto.
«Aprilo.»
Concesse l'altro guardandolo negli occhi mentre Lestrade puntava lo
sguardo sull'argento opaco della busta.
«Non
contiene rapporti, né fascicoli.- Scartò l'ovvio,
giusto per essere certo di non essersi fatto un'idea sbagliata. La
sua voce aveva assunto un tono altamente interrogativo:-E fa
rumore?!» Con una mano scosse la carta argentata,
più
pesante di una qualsiasi dispensa di carta a4.
«È
un regalo Gregory, non farmi pentire di avertene fatto uno proprio
adesso.» Incrociò le dita in grembo con un certo
nervosismo celato dal solito sorriso irritante e mellifluo. Il
sorriso da “uomo con un piccolo incarico
governativo” che
tanto urtava l'ispettore.
«Lo
sospettavo.- Soppesò le parole Greg, stringendo d'istinto il
braccio al corpo per non far scivolare la scatola della camicia
celeste. Gli occhi concentrati a scartare il pacchetto mentre la luce
del lampione aveva iniziato ad illuminare la via ad intervalli sempre
meno regolari, segno che si stesse fulminando. -Ma un regalo per
me... fatto da te...- Sbuffò
stranito.- Permettimi
di essere restio a credere che te ne freghi qualcosa.»
«Al
contrario di mio fratello so cosa siano le buone maniere e le
consuetudini. Poi che io le ritenga prive di qualsivoglia significato
è un altro-
«Sono
capsule per il caffè! Capsule originali, di marca... e sono
più di settanta, Buon Dio Mycroft!- Interruppe Greg, con la
faccia più straordinariamente sbalordita che potesse fare.
-Ma
quanto diamine hai speso! Hanno... che razza di nomi sono questi?!
Fortissio lungo, Vivalto lungo, Envivo
lungo
e Linizio lungo.» Elencò con
tono stupito e
gradevolmente colpito, leggendo ciò che era scritto in
sovrimpressione sulle quattro scatole, concedendosi di rimanere
sgomento ancora per un po'. Era un povero poliziotto ignorante su
qualità e marchi di fabbrica, l'unica accortezza che si
premeva di fare era quella d'andare allo Starbucks per non morire
avvelenato dalle cialde sottomarca stagnanti della macchinetta del
caffè di NSY.
Mycroft
si decise a fare un passo indietro dinanzi all'entusiasmo stravagante
dell'ispettore che, e se l'era annotato, l'aveva interrotto una
seconda volta nel giro di pochi minuti: «Ovviamente non hanno
niente a che spartire con un ottimo caffè di specie Arabica
o
Canephora, allo stesso tempo però queste capsule potranno
essere un discreto rimpiazzo, usandole nella macchinetta del
caffè
che hai nella tua sezione. Unirai così l'utile col
dilettevole: avrai il tuo vizio, ma potrai risparmiare tempo,
restando in sede senza andartene in giro, rimanendo alla scrivania a
lavorare.» E un'occhiata eloquente fu tutto quello
che
ottenne Lestrade prima che lo sguardo guardingo del politico non si
posasse su altri lidi.
«Non
ti troverò sgradevole per la tua ultima insinuazione
Mycroft.
Non ti darò questa soddisfazione. -Dichiarò Greg
per
niente irato, anzi con una vibrante risata a scaldargli il cuore ed
ad imporporargli le guance. -Non dopo che mi hai fatto questo regalo!
Grazie, davvero.- Poi alzò il braccio destro per stringergli
la mano che non ricevette immediatamente e che si premurò di
allacciare con forza una volta ottenuta. -Non credevo che un Holmes
potesse ricordarsi il mio compleanno. E perdonami se faccio paragoni,
penso sia ingiusto da parte mia, però Sherlock da poco
ricorda
il mio nome... e tu mi fai questo bel gesto... umano.
C'è
qualcosa di inquietante- ma ehi, va benissimo così,
eh!»
Scherzò l'ispettore piegando appena la testa in avanti
stringendo fortemente fra le mani il dono ricevuto.
Mycroft
Holmes dovette far capo a tutte le sue buone intenzioni per non
scoppiargli a ridere in faccia per quanto quell'ispettore gli
sembrasse ridicolo e patetico dinanzi ad una stupida convenzione
sociale che a quanto pareva tanto gli premeva: un uomo grande e
grosso, ferito dalla sua vita familiare, sfibrato dal lavoro che
aveva scelto in gioventù che riusciva ancora a sorprendersi
per un gesto così abitudinario, così dozzinale.
Però
fu anche per quella banale gratitudine genuina e profonda, quella
sorpresa sincera che gli lesse in volto senza alcuna
difficoltà,
fu proprio per quella grama emozionalità che gli
ricambiò
la stretta di mano, lui così intollerante ai contatti
fisici,
e si sentì sereno con se stesso per aver deciso di fargli un
regalo e di aver trovato un po' di tempo libero per consegnarglielo
di persona. Non era più solo uno sdebitarsi per la piacevole
compagnia farneticante e senza scopi lavorativi che Gregory gli
offriva, non più solo uno scambio di favori, un prezzo da
pagare, un risarcimento per quel volenteroso poliziotto di Scotland
Yard che aveva cercato di tenergli testa negli anni passati
dichiarandogli quanto non apprezzasse la sua facciata da politico
cortese e manovratore di folle, ma che dopo il tracollo di
Sherrinford gli aveva alleggerito la mente porgendogli un aiuto, no.
Era... era perché lo riteneva corretto. Non stava pagando
l'idiozia comunicativa di un uomo con un dono, bensì aveva
comprato un dono perché trovava sempre più
indispensabile quella comunicazione.
Ovviamente
erano solo fugaci pensieri di un uomo che forse dopo Eurus, dopo
Sherrinford aveva rigurgitato una dose di autocommiserazione non
indifferente che gli giocava brutti scherzi sull'empatia e
l'emotività; pensieri decisamente puerili seppur sempre
più
insistenti. Mycroft decise dunque di congedarsi poiché il
motivo per cui era giunto sulla strada ad est di Scotland Yard dove
Gregory aveva parcheggiato l'auto l'aveva adempiuto e si era
trattenuto anche oltre quello che aveva stabilito nel dover compiere
quell'azione.
«Allora
auguri e arrivederci Gregory. E fai attenzione con la Tequila, domani
non hai il giorno libero.» Si congedò con,
più
che una raccomandazione, una vera e propria ammonizione, infilando le
mani nelle tasche dei pantaloni color grigio ardensia.
«Aspetta.-
Indugiò Greg, il lampione smise di far luce ed entrambi gli
uomini si ritrovano ad una penombra ancor più fitta,
colorata
solo dai riflessi di luci più lontane. -Aspetta.- Ripetette
e
fece un passo avanti sul marciapiede. -Vieni, ti offro una birra. Una
birra- una birra o qualsiasi altra bevanda vendano a The Old
Star².»
E il tono di voce non ammetteva un rifiuto, seppur contornato da una
bonaria inflessione, così comune quando parlava con
Sherlock,
ma decisamente poco avvezza a venir fuori quando c'era di mezzo il
maggiore.
Greg
aspettò però che l'altro annuisse, invece Mycroft
Holmes lo sorpassò in due falcate con un'espressione
abbastanza esplicativa e procedette in direzione del locale.
L'ispettore rimase perplesso per una manciata di secondi di troppo,
poi accelerando il passo lo raggiunse.
«Non
puoi dire sì solo nella tua testa e
sperare che gli
altri lo capiscano!»
«Il
mondo è pieno di pesci rossi, Gregory...»
«
“Il mare è pieno di pesci, Greg.”
Diceva
mio padre. “Il mare è pieno di pesci, fai
le tue
esperienze e cresci.” Ho bisogno di una pinta. E di
salatini!» Il senso della frase poteva definirsi quasi
l'opposto rispetto a quello che aveva affermato Mycroft, ma
semplicemente non aveva voglia di sentirsi dire ancor più
chiaramente quanto fosse un uomo nella media o giù di
lì.
Aveva preferito per questo deviare il dialogo e poi accantonarlo non
appena giunti di fronte al pub al 66 di Broadway.
Mycroft
ammutolì e arricciò appena il naso, entrando dopo
Greg
nel locale, abbastanza affollato e angusto. Di certo non si aspettava
quelle parole dall'ispettore: deviare la discussione certamente,
sentendosi attaccato, ma non quelle parole. Traviare una frase
negativa con un corrispettivo molto più piacevole eppur
adeguato al contesto... scacco alla sua logica veritiera e altezzosa.
«Beh,
buon compleanno a me.- Sussurrò Lestrade accostando il
boccale
di birra vicino al lato destro del labbro senza berne il contenuto.
-Non avrei scommesso una sterlina che saresti mai andato a bere
qualcosa con me, sai.»
«Perché?»
Si allarmò l'altro uomo, alzando il capo che, fino ad un
momento prima, era impegnato nell'osservare il movimento della sua
mano che roteava il liquido dello Jägermeister
nel bicchiere di seconda mano.
«Le
persone, il popolo...- calcò mentre sventolava appena una
mano
in un gesto teatrale. -Il rumore!»
Mycroft
annuì e bevve un sorso del suo amaro:
«È vero.
Allo stesso tempo però avrei potuto accettare non per
l'ambiente, ma per la differente compagnia.»
«Disse
colui che è cliente abituale del Diogenes Club!»
Dovette
rispondere d'impeto Greg perché le gote gli si erano
leggermente imporporate di rosso per il velato complimento, o almeno
lui lo aveva interpretato come tale; ma con Mycroft Holmes non si
sapeva mai e forse quello era stato solo un furbo escamotage per
togliersi dall'impasse di una scelta su cui si era già
pentito.
«Co-fondatore.»
Corresse l'altro.
«Come?»
E finì la seconda pinta che aveva ordinato.
«Sono
co-fondatore del Diogenes Club, non un cliente.» Tenne a
precisare alzando le sopracciglia e stirando le labbra in un sorriso
eloquente.
«...»
Greg smise di rispondere affogando i suoi pensieri nella prima
Tequila della serata. Una grande dote che avevano entrambi i fratelli
Holmes era quello di lasciarlo troppe volte senza parole e...
intimidito. Lui, un ispettore di Scotland Yard con la rassegnazione
nel cuore solo nella sua vita familiare...
«Ero
quasi certo che non avresti più preso la Tequila dopo le due
birre chiare, visto che mi avevi invitato e volevi fare buona
impressione perché ti mette ancora in soggezione la mia
carica
governativa.» Mycroft aveva notato immediatamente come il
dialogo si
era spento ancor prima che si sfiorasse la sciatteria delle
chiacchiere da bar. Avrebbe dovuto esserne contento, ma non lo era
mai con Gregory.
Accadeva
sempre più raramente ormai, certo, e negli anni inizialmente
si era divertito a osservare le sue reazioni così colorite
dopo essere stato messo a tacere con troppa facilità.
Ma
Mycroft non era Sherlock, non parlava quasi mai a sproposito turbando
involontariamente, ne valeva il suo mestiere. E che quindi qualcosa
sfuggisse al suo controllo e che non ne avesse il pieno potere non lo
arrabbiava... gli dispiaceva. Non voleva il silenzio di Gregory e non
aveva il minimo senso che lui avesse troncato così il
discorso
buttando giù un bicchiere di Tequila in pochi secondi.
Lestrade
si morse appena la parete interna della guancia sospirando su quanto
ci vedesse lungo il politico, ma si disse che non era il caso di
essere troppo assoggettati e inquieti solo perché Mycroft
Holmes l'aveva lasciato senza argomentazioni il giorno del suo
compleanno, perciò rispose sincero con una scrollata di
spalle: «Non mi impressiona più da anni la tua
figura,
Mycroft. Al massimo mi incupisce... La Tequila è stata
un'emergenza dove pararmi prima che rimanessi a fissarti a bocca
aperta come uno dei tuoi dannati pesci rossi. -E qui sorrise, ma non
era un sorriso d'accusa, bensì un sorriso genuino. -Puoi
biasimarmi?» Fece tintinnare il bicchiere con quello di
Mycroft
con poca convinzione.
Mycroft
si mosse leggermente a disagio sulla sedia e incrociò solo
dopo un po' lo sguardo dell'ispettore: «Dammi le chiavi della
macchina, le darò al mio autista che parcheggerà
la tua
auto davanti a casa tua pronta per domani mattina. Se vuoi
andarte-»
«Ehi,
ehi non correre! Senti, come prima uscita fra amici in un luogo che
ti mette a disagio... direi che va bene.- Greg marcò ancor
di
più il concetto di rimanere togliendosi finalmente la giacca
e
poggiandola sullo sgabello accanto.- E accetto ben volentieri il mio
stato d'animo perché son fatto così: guardo
partite,
urlo ai miei uomini e mi dà fastidio quando rimango a corto
di
parole. Ma tu non lo fai per offendermi, non negli ultimi tempi
almeno, lo fai perché sei fatto così: autoritario
e
disastroso nei rapporti con i comuni mortali. E se tu accetti il mio
essere... uhm... che dire, un po' scontato... allora io brindo alla
salute del mio pescatore!»
«Sì.»
Questa volta Mycroft si premurò di rispondere prima di
ordinare anch'egli una Tequila. Questa volta Mycroft sentì
per
la prima volta il termine 'amici' riferito alla sua persona senza che
gli procurasse noia.
Sherlock
avrebbe avuto qualcos'altro su cui sogghignare, ma in cuor suo lui ne
era immensamente soddisfatto.
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1: La divisione H in realtà non so se in data odierna esista ancora. Era la famosa divisione piena di guai e rocamboleschi crimini di White Chapel, dove Jack lo squartatore operava. Adorando Ripper Street non potevo non citarla.
2: È un pub che si trova a neanche 10 minuti da Scotland Yard. È carinissimo, ma angusto e i prezzi sono più che decenti. Certo non è uno squallido pub londinese, ma se ce lo vedo Greg da solo a bere alcolici in una bettola, questo non posso dire di Mycroft(!)
Buona
sera!
Ve
n'eravate accorti? Ebbene sì, non ho mai scritto il termine
'amico/amici/amicizia'
nei capitoli scorsi, perché volevo
dare
finalmente la terza tappa: stranieri, colleghi/conoscenti, amici. In
realtà forse lo sono da un bel po', ma semplicemente ora
Mycroft tende ad accettarlo.
Sapete
qual è l'ultima tappa? Yo. Bene, benissimo ♥
Spero di
rendere il tutto più naturale possibile. Come vi
è
sembrato questo capitolo? Vi ringrazio per i consigli e le belle
parole delle scorse recensioni e spero ne riceva altre SE vi piace
questa one shot.