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Autore: GioTanner    18/04/2017    3 recensioni
Dalla prima one shot: [...]«Oh.- Recepì allora mentre l'uomo gli toglieva la mano dalla giacca un momento prima che potesse lui stesso distaccarsi. -È stato tanto tempo fa.» Confessò.
«E io faccio sempre lo stesso errore con te.»
«Quando si sottovaluta una persona succede questo, sai.»
[...]
- - -
Non si poggia su solide basi, ma su telefonate criptiche e incontri mai alla luce del sole: il legame fra Mycroft e Greg è difficilmente poco classificabile. Più che conoscenti, meno che amici, sicuramente non colleghi, ma intenzionalmente vicini.
Mycroft mente se sorride, ma Greg non aveva compreso quanto ciò che lo facesse innervosire fosse un privilegio.
[Ripubblicata perché divenuta una RACCOLTA; Alert: POST 4x03]
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lestrade, Mycroft Holmes
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Summary: È il compleanno dell'Ispettore Lestrade e una macchina nera governativa l'aspetta all'uscita da lavoro: Mycroft ha un regalo per lui, ma è quest'ultimo che gli regala un legame di cui il maggiore degli Holmes ne ha sempre fatto a meno.


Il Mare È Pieno Di Pesci

Le lancette dell'orologio posto sul muro bianco riverniciato da poco segnavano le ventuno e qualche minuto: fermarsi in centrale più del richiesto era ormai da prassi per l'ispettore Lestrade, ma non tutte le serate passate in quell'ufficio dalla fastidiosa luce a neon nelle ore più buie erano state tranquillamente piacevoli come quella per l'uomo. Non c'era stato alcun omicidio degno di nota, qualche rapporto da compilare e alcuni sopralluoghi di prassi certo, ma niente di più. La divisione H¹ aveva chiamato al centralino e Greg aveva fatto rispondere Sally all'ennesimo schiamazzo dei dedective di White Chapel; lui non ne avrebbe voluto sapere nulla almeno fino all'indomani.
Era un giovedì monotono, quanto di più lontano dalla normale amministrazione potesse esserci nella centrale di NSY, pur comunque accompagnato dal ricorrente chiacchiericcio dei colleghi, gli ormai noti passi frettolosi e strusciati dell'agente nuovo e i sempre fissi e chiassosi ordinari telefoni che non la smettevano di squillare neanche per la pausa pranzo; Lestrade stava contando i soldi rimastigli nel portafoglio, chiuso e seduto nel suo ufficio con la schiena leggermente chinata in avanti e una macchia di caffè sulla camicia, ricordo di uno dei bicchieri di Starbucks che s'era ingurgitato solo poche ore prima e di cui rimanevano in un angolo della scrivania tre bicchieri di carta vuoti e qualche bustina di zucchero strappata.
I colleghi gli avevano fatto gli auguri appena era giunto in centrale quel giorno, regalandogli un biglietto in posizione ottima per il Derby di calcio che si sarebbe giocato la settimana prossima e una camicia celeste scuro dal taglio improponibile che non avrebbe messo mai, ma contava il pensiero; la giornata era trascorsa senza nessun intoppo, piatta a tal punto che verso le sette del pomeriggio molti poliziotti avevano lasciato la sede finite le ore di servizio senza aver fatto alcunché. Greg si era fermato più del necessario in centrale nell'aspettare un orario consono per andare ad un pub a brindare al suo anno in più sulle spalle, per nulla infastidito nel rimanere ancora qualche ora rinchiuso nel suo ufficio personale, con meno rapporti da firmare del solito e un inguaribile senso di beatitudine sul volto stanco. Si ritrovò a pensare a quanto fosse stato graziato per quel giorno e a ridacchiare pensando a Sherlock Holmes e a come lo avrebbe rimproverato di star battendo la fiacca.
Si alzò pigramente dalla sedia, prese la scatola contenente la camicia sotto braccio, il biglietto del Derby se lo infilò in tasca, s'infilò la giacca nera e salutò gli agenti che stavano prendendo servizio in quel momento prima di lasciarsi alle spalle Scotland Yard. Fuori di lì la quiete ovattata che sembrava circondare la sua sezione si piegò su se stessa dinanzi alla moltitudine di taxi che sfrecciavano sull'asfalto e auto in doppia fila, clacson e turisti concitati che camminavano e discutevano animatamente prendendo il bus notturno, colori sgargianti delle insegne ad intermittenza e semafori impazziti che facevano correre a perdifiato l'agglomerato di persone poste sul marciapiede in attesa di attraversare. Greg pensò quanto Londra fosse uno spasso, così adrenalinica e sfuggente e piena di vita a qualsiasi ora del giorno. Ricordava ancora quando aveva dovuto lasciarla per fare servizio obbligatorio fuori dalla sua residenza e quanto gli era mancata, così come ricordava, e tutt'ora glielo ricordavano le sue occhiaie e l'esaurimento nervoso, come fosse rimasto impressionato dall'alto tasso di crimini brutali accertati nella capitale, una volta divenuto a capo della sezione di crimini violenti di NSY; col tempo non si era comunque mai stancato di apprezzare il suo lavoro né quella città che alle volte lo aveva semplicemente schiacciato sotto il peso degli eventi.
Tirò giù un sospiro e non appena il semaforo divenne verde guardò prima a sinistra e poi a destra prima di attraversare e raggiungere il marciapiede dall'altro lato della strada, andando nella direzione opposta agli autobus e ai pullman del concitato gruppetto di turisti. Neanche il tempo di fare cinquanta metri che riconobbe una macchina decisamente a lui familiare che a quanto pareva lo stava aspettando, poiché l'autista proprio in quel momento si decise ad aprire lo sportello posteriore per far uscire l'elegante figura di Mycroft Holmes fortemente illuminata dall'insegna blu di un fish & cips e dal lampione dalla luce alogena.
L'ispettore Lestrade si fermò lì sul marciapiede e un sorriso spontaneo piuttosto curioso gli spuntò sul volto: «Che fai ora mi aspetti dopo il lavoro?- Fece un cenno col capo in segno di saluto, il sorriso ad ammorbidirgli i tratti del viso.- A quando il primo appuntamento?» E qui lo oltrepassò mentre un accenno di risata gli gorgogliò nella gola.
Mycroft si girò a guardarlo senza fiatare, solo dopo un paio di secondi in silenzio fece un cenno con la mano all'autista che gli consegnò prontamente una busta color argento opaco prima di sparire nuovamente nel sedile riservato all'autista: «Il caffè è una cosa importante per te.» Affermò il maggiore degli Holmes con una tonalità perentoria.
Greg si grattò la testa con la mano che non stringeva la scatola sottobraccio, un po' spaesato da quella affermazione e un po' perplesso dal tono di voce serioso con cui Mycroft s'era presentato: «Il caffè? Non più di tanto... cioè... è una bevanda di cui abuso, perché mi tiene sveglio, mi piace e... beh...-
«Sei disposto ad averlo freddo, pur di averne uno di qualità migliore a quello della macchinetta nella sede di Scotland Yard, quando è chiaro che preferisci il caffè caldo con mezza bustina di zucchero, come lo hai preso al Diogenes Club questo martedì. Hai smesso di fumare per poi avere una ricaduta durata tre anni, ad ora sei pulito dalla nicotina, ma il vizio del caffè ti sembra accettabile e ti aiuta nel lavoro invece che rallentarti. Così ne bevi in quantità maggiore a quanto dovresti perché ti è rimasta la consuetudine di berne uno prima delle tue sei-... no, sette sigarette durante l'arco della giornata. Quindi la mattina hai preso l'abitudine di andare dallo Starbucks e di farti dare due bicchieri “tall”, più un altro nella pausa pranzo che consumi durante le successive ore lavorative. -Il politico ciondolò appena, senza il solito supporto dell'ombrello; poi lo indicò brevemente. -La prova del nove è quella chiazza che hai sulla camicia che s'intravede sotto la giacca: è recente, fredda, poiché se fosse stata bollente non te ne saresti accorto dopo un paio d'ore, avresti invece provato a smacchiarla subito e avresti avuto un alone; ma anche senza il tuo goffo tentativo di bere caffè mentre tenti di chiamare il sergente Donovan per non rispondere alla polizia della sezione H avrei comunque costatato un dato di fatto. Tutto questo infatti è...-
«D'accordo, perché mi stai deducendo a voce alta? -Greg tornò indietro di qualche passo, incrociò le braccia per quanto gli era possibile con la scatola e puntò gli occhi nocciola verso il maggiore degli Holmes, incespicando appena nel continuare. -Tu non sei Sherlock e il suo ostentare le sue deduzioni. Tu sei quello che ha già risolto tutto nella sua testa e sorridi irriverente a chi t'è davanti per quanto sia sciocco a non stare al tuo passo. Insomma, lo hai- lo hai fatto innumerevoli volte con me! Quindi mi chiedo, cosa è cambiato? Cosa ti innervosisce dal voler svelare le tue doti blaterando come tuo fratello?» Greg mise le mani avanti, quasi in segno di scuse per poi far scorrere una mano sulla radice del naso strizzando gli occhi, come quasi ogni volta che si trovava a discutere con Sherlock Holmes sulla scena di un crimine di cui aveva compreso un quarto di quello che era accaduto.
A Mycroft non piaceva essere interrotto: solitamente era lui che interrompeva gli altri per esporre i suoi ordini senza ulteriori seccature da parte di qualche pesce più piccolo. L'ispettore Lestrade allo stesso tempo però non lo faceva con cattiveria, bensì con quell'urgenza tipica di un poliziotto che vuole la confessione del sospettato in meno tempo possibile e non per la poca pazienza, ma per la soddisfazione di comprendere il perché del misfatto.
Il politico quindi storse appena la bocca in una smorfia, poi depositò di getto nelle mani di Gregory la busta che teneva saldamente fino ad un momento prima. Stette nuovamente in silenzio, in attesa che l'uomo davanti a lui aprisse l'argentata carta e scoprisse il contenuto; al contrario di suo fratello, con cui sin da bambini facevano a gara a chi prima deduceva cosa si erano donati senza neppure degnare di uno sguardo il corrispettivo pacchetto regalo -oh perché era tutto lì il divertimento e non lo stupido dono-, con l'ispettore Mycroft doveva portare pazienza per costatare la sua reazione, positiva o negativa che fosse.
Greg non comprese immediatamente in verità, tutto quel passare di mano in mano di quella busta anonima l'aveva confuso; poteva contenere, per quanto lo riguardava, pure un pacco bomba, tanto sembrava misterioso e senza uno straccio di spiegazione verbale tutta quella pantomima.
Ma del resto di tante cose poteva nutrire dei dubbi, non di certo però dimenticarsi di chi avesse davanti e quanto ogni azione di quell'uomo avesse sempre un chiaro disegno e un meticoloso senso. Perciò si disse che, se quella busta adesso era riposta nelle sue mani e non stava forse pensando troppo scioccamente, poteva significare che era per lui.
«Cos'è?» Azzardò a chiedere il poliziotto.
«Aprilo.» Concesse l'altro guardandolo negli occhi mentre Lestrade puntava lo sguardo sull'argento opaco della busta.
«Non contiene rapporti, né fascicoli.- Scartò l'ovvio, giusto per essere certo di non essersi fatto un'idea sbagliata. La sua voce aveva assunto un tono altamente interrogativo:-E fa rumore?!» Con una mano scosse la carta argentata, più pesante di una qualsiasi dispensa di carta a4.
«È un regalo Gregory, non farmi pentire di avertene fatto uno proprio adesso.» Incrociò le dita in grembo con un certo nervosismo celato dal solito sorriso irritante e mellifluo. Il sorriso da “uomo con un piccolo incarico governativo” che tanto urtava l'ispettore.
«Lo sospettavo.- Soppesò le parole Greg, stringendo d'istinto il braccio al corpo per non far scivolare la scatola della camicia celeste. Gli occhi concentrati a scartare il pacchetto mentre la luce del lampione aveva iniziato ad illuminare la via ad intervalli sempre meno regolari, segno che si stesse fulminando. -Ma un regalo per me... fatto da te...- Sbuffò stranito.- Permettimi di essere restio a credere che te ne freghi qualcosa.»
«Al contrario di mio fratello so cosa siano le buone maniere e le consuetudini. Poi che io le ritenga prive di qualsivoglia significato è un altro-
«Sono capsule per il caffè! Capsule originali, di marca... e sono più di settanta, Buon Dio Mycroft!- Interruppe Greg, con la faccia più straordinariamente sbalordita che potesse fare. -Ma quanto diamine hai speso! Hanno... che razza di nomi sono questi?! Fortissio lungo, Vivalto lungo, Envivo lungo e Linizio lungo.» Elencò con tono stupito e gradevolmente colpito, leggendo ciò che era scritto in sovrimpressione sulle quattro scatole, concedendosi di rimanere sgomento ancora per un po'. Era un povero poliziotto ignorante su qualità e marchi di fabbrica, l'unica accortezza che si premeva di fare era quella d'andare allo Starbucks per non morire avvelenato dalle cialde sottomarca stagnanti della macchinetta del caffè di NSY.
Mycroft si decise a fare un passo indietro dinanzi all'entusiasmo stravagante dell'ispettore che, e se l'era annotato, l'aveva interrotto una seconda volta nel giro di pochi minuti: «Ovviamente non hanno niente a che spartire con un ottimo caffè di specie Arabica o Canephora, allo stesso tempo però queste capsule potranno essere un discreto rimpiazzo, usandole nella macchinetta del caffè che hai nella tua sezione. Unirai così l'utile col dilettevole: avrai il tuo vizio, ma potrai risparmiare tempo, restando in sede senza andartene in giro, rimanendo alla scrivania a lavorare.» E un'occhiata eloquente fu tutto quello che ottenne Lestrade prima che lo sguardo guardingo del politico non si posasse su altri lidi.
«Non ti troverò sgradevole per la tua ultima insinuazione Mycroft. Non ti darò questa soddisfazione. -Dichiarò Greg per niente irato, anzi con una vibrante risata a scaldargli il cuore ed ad imporporargli le guance. -Non dopo che mi hai fatto questo regalo! Grazie, davvero.- Poi alzò il braccio destro per stringergli la mano che non ricevette immediatamente e che si premurò di allacciare con forza una volta ottenuta. -Non credevo che un Holmes potesse ricordarsi il mio compleanno. E perdonami se faccio paragoni, penso sia ingiusto da parte mia, però Sherlock da poco ricorda il mio nome... e tu mi fai questo bel gesto... umano. C'è qualcosa di inquietante- ma ehi, va benissimo così, eh!» Scherzò l'ispettore piegando appena la testa in avanti stringendo fortemente fra le mani il dono ricevuto.
Mycroft Holmes dovette far capo a tutte le sue buone intenzioni per non scoppiargli a ridere in faccia per quanto quell'ispettore gli sembrasse ridicolo e patetico dinanzi ad una stupida convenzione sociale che a quanto pareva tanto gli premeva: un uomo grande e grosso, ferito dalla sua vita familiare, sfibrato dal lavoro che aveva scelto in gioventù che riusciva ancora a sorprendersi per un gesto così abitudinario, così dozzinale.
Però fu anche per quella banale gratitudine genuina e profonda, quella sorpresa sincera che gli lesse in volto senza alcuna difficoltà, fu proprio per quella grama emozionalità che gli ricambiò la stretta di mano, lui così intollerante ai contatti fisici, e si sentì sereno con se stesso per aver deciso di fargli un regalo e di aver trovato un po' di tempo libero per consegnarglielo di persona. Non era più solo uno sdebitarsi per la piacevole compagnia farneticante e senza scopi lavorativi che Gregory gli offriva, non più solo uno scambio di favori, un prezzo da pagare, un risarcimento per quel volenteroso poliziotto di Scotland Yard che aveva cercato di tenergli testa negli anni passati dichiarandogli quanto non apprezzasse la sua facciata da politico cortese e manovratore di folle, ma che dopo il tracollo di Sherrinford gli aveva alleggerito la mente porgendogli un aiuto, no. Era... era perché lo riteneva corretto. Non stava pagando l'idiozia comunicativa di un uomo con un dono, bensì aveva comprato un dono perché trovava sempre più indispensabile quella comunicazione.
Ovviamente erano solo fugaci pensieri di un uomo che forse dopo Eurus, dopo Sherrinford aveva rigurgitato una dose di autocommiserazione non indifferente che gli giocava brutti scherzi sull'empatia e l'emotività; pensieri decisamente puerili seppur sempre più insistenti. Mycroft decise dunque di congedarsi poiché il motivo per cui era giunto sulla strada ad est di Scotland Yard dove Gregory aveva parcheggiato l'auto l'aveva adempiuto e si era trattenuto anche oltre quello che aveva stabilito nel dover compiere quell'azione.
«Allora auguri e arrivederci Gregory. E fai attenzione con la Tequila, domani non hai il giorno libero.» Si congedò con, più che una raccomandazione, una vera e propria ammonizione, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni color grigio ardensia.
«Aspetta.- Indugiò Greg, il lampione smise di far luce ed entrambi gli uomini si ritrovano ad una penombra ancor più fitta, colorata solo dai riflessi di luci più lontane. -Aspetta.- Ripetette e fece un passo avanti sul marciapiede. -Vieni, ti offro una birra. Una birra- una birra o qualsiasi altra bevanda vendano a The Old Star².» E il tono di voce non ammetteva un rifiuto, seppur contornato da una bonaria inflessione, così comune quando parlava con Sherlock, ma decisamente poco avvezza a venir fuori quando c'era di mezzo il maggiore.
Greg aspettò però che l'altro annuisse, invece Mycroft Holmes lo sorpassò in due falcate con un'espressione abbastanza esplicativa e procedette in direzione del locale. L'ispettore rimase perplesso per una manciata di secondi di troppo, poi accelerando il passo lo raggiunse.
«Non puoi dire solo nella tua testa e sperare che gli altri lo capiscano!»
«Il mondo è pieno di pesci rossi, Gregory...»
« “Il mare è pieno di pesci, Greg.” Diceva mio padre. “Il mare è pieno di pesci, fai le tue esperienze e cresci.” Ho bisogno di una pinta. E di salatini!» Il senso della frase poteva definirsi quasi l'opposto rispetto a quello che aveva affermato Mycroft, ma semplicemente non aveva voglia di sentirsi dire ancor più chiaramente quanto fosse un uomo nella media o giù di lì. Aveva preferito per questo deviare il dialogo e poi accantonarlo non appena giunti di fronte al pub al 66 di Broadway.
Mycroft ammutolì e arricciò appena il naso, entrando dopo Greg nel locale, abbastanza affollato e angusto. Di certo non si aspettava quelle parole dall'ispettore: deviare la discussione certamente, sentendosi attaccato, ma non quelle parole. Traviare una frase negativa con un corrispettivo molto più piacevole eppur adeguato al contesto... scacco alla sua logica veritiera e altezzosa.


«Beh, buon compleanno a me.- Sussurrò Lestrade accostando il boccale di birra vicino al lato destro del labbro senza berne il contenuto. -Non avrei scommesso una sterlina che saresti mai andato a bere qualcosa con me, sai.»
«Perché?» Si allarmò l'altro uomo, alzando il capo che, fino ad un momento prima, era impegnato nell'osservare il movimento della sua mano che roteava il liquido dello Jägermeister nel bicchiere di seconda mano.
«Le persone, il popolo...- calcò mentre sventolava appena una mano in un gesto teatrale. -Il rumore!»
Mycroft annuì e bevve un sorso del suo amaro: «È vero. Allo stesso tempo però avrei potuto accettare non per l'ambiente, ma per la differente compagnia.»
«Disse colui che è cliente abituale del Diogenes Club!» Dovette rispondere d'impeto Greg perché le gote gli si erano leggermente imporporate di rosso per il velato complimento, o almeno lui lo aveva interpretato come tale; ma con Mycroft Holmes non si sapeva mai e forse quello era stato solo un furbo escamotage per togliersi dall'impasse di una scelta su cui si era già pentito.
«Co-fondatore.» Corresse l'altro.
«Come?» E finì la seconda pinta che aveva ordinato.
«Sono co-fondatore del Diogenes Club, non un cliente.» Tenne a precisare alzando le sopracciglia e stirando le labbra in un sorriso eloquente.
«...» Greg smise di rispondere affogando i suoi pensieri nella prima Tequila della serata. Una grande dote che avevano entrambi i fratelli Holmes era quello di lasciarlo troppe volte senza parole e... intimidito. Lui, un ispettore di Scotland Yard con la rassegnazione nel cuore solo nella sua vita familiare...


«Ero quasi certo che non avresti più preso la Tequila dopo le due birre chiare, visto che mi avevi invitato e volevi fare buona impressione perché ti mette ancora in soggezione la mia carica governativa.» Mycroft aveva notato immediatamente come il dialogo si era spento ancor prima che si sfiorasse la sciatteria delle chiacchiere da bar. Avrebbe dovuto esserne contento, ma non lo era mai con Gregory.
Accadeva sempre più raramente ormai, certo, e negli anni inizialmente si era divertito a osservare le sue reazioni così colorite dopo essere stato messo a tacere con troppa facilità.
Ma Mycroft non era Sherlock, non parlava quasi mai a sproposito turbando involontariamente, ne valeva il suo mestiere. E che quindi qualcosa sfuggisse al suo controllo e che non ne avesse il pieno potere non lo arrabbiava... gli dispiaceva. Non voleva il silenzio di Gregory e non aveva il minimo senso che lui avesse troncato così il discorso buttando giù un bicchiere di Tequila in pochi secondi.
Lestrade si morse appena la parete interna della guancia sospirando su quanto ci vedesse lungo il politico, ma si disse che non era il caso di essere troppo assoggettati e inquieti solo perché Mycroft Holmes l'aveva lasciato senza argomentazioni il giorno del suo compleanno, perciò rispose sincero con una scrollata di spalle: «Non mi impressiona più da anni la tua figura, Mycroft. Al massimo mi incupisce... La Tequila è stata un'emergenza dove pararmi prima che rimanessi a fissarti a bocca aperta come uno dei tuoi dannati pesci rossi. -E qui sorrise, ma non era un sorriso d'accusa, bensì un sorriso genuino. -Puoi biasimarmi?» Fece tintinnare il bicchiere con quello di Mycroft con poca convinzione.
Mycroft si mosse leggermente a disagio sulla sedia e incrociò solo dopo un po' lo sguardo dell'ispettore: «Dammi le chiavi della macchina, le darò al mio autista che parcheggerà la tua auto davanti a casa tua pronta per domani mattina. Se vuoi andarte-»
«Ehi, ehi non correre! Senti, come prima uscita fra amici in un luogo che ti mette a disagio... direi che va bene.- Greg marcò ancor di più il concetto di rimanere togliendosi finalmente la giacca e poggiandola sullo sgabello accanto.- E accetto ben volentieri il mio stato d'animo perché son fatto così: guardo partite, urlo ai miei uomini e mi dà fastidio quando rimango a corto di parole. Ma tu non lo fai per offendermi, non negli ultimi tempi almeno, lo fai perché sei fatto così: autoritario e disastroso nei rapporti con i comuni mortali. E se tu accetti il mio essere... uhm... che dire, un po' scontato... allora io brindo alla salute del mio pescatore!»
«Sì.» Questa volta Mycroft si premurò di rispondere prima di ordinare anch'egli una Tequila. Questa volta Mycroft sentì per la prima volta il termine 'amici' riferito alla sua persona senza che gli procurasse noia.
Sherlock avrebbe avuto qualcos'altro su cui sogghignare, ma in cuor suo lui ne era immensamente soddisfatto.




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1: La divisione H in realtà non so se in data odierna esista ancora. Era la famosa divisione piena di guai e rocamboleschi crimini di White Chapel, dove Jack lo squartatore operava. Adorando Ripper Street non potevo non citarla.

2: È un pub che si trova a neanche 10 minuti da Scotland Yard. È carinissimo, ma angusto e i prezzi sono più che decenti. Certo non è uno squallido pub londinese, ma se ce lo vedo Greg da solo a bere alcolici in una bettola, questo non posso dire di Mycroft(!)


Buona sera!
Ve n'eravate accorti? Ebbene sì, non ho mai scritto il termine 'amico/amici/amicizia' nei capitoli scorsi, perché volevo dare finalmente la terza tappa: stranieri, colleghi/conoscenti, amici. In realtà forse lo sono da un bel po', ma semplicemente ora Mycroft tende ad accettarlo.
Sapete qual è l'ultima tappa? Yo. Bene, benissimo ♥ Spero di rendere il tutto più naturale possibile. Come vi è sembrato questo capitolo? Vi ringrazio per i consigli e le belle parole delle scorse recensioni e spero ne riceva altre SE vi piace questa one shot.


   
 
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