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Autore: italiangirl1970    19/04/2017    4 recensioni
" La odiava. Odiava il modo gentile con cui gli parlava,la schiettezza delle sue parole,la gentilezza dei suoi gesti. Ancora di più odiava il suo corpo,il fatto che ne fosse dipendente come l'acqua per un assetato , che la sognasse ogni notte e che avesse bisogno di lei per recuperare le proprie forze.
E sopra ogni cosa odiava che altri uomini posassero i loro occhi su di lei. "
Cosa sarebbe successo se dopo l'invasione di New York Loki non fosse stato rimandato ad Asgard? E se a vegliare su di lui fosse un moderno avatar mutante ?
Un mix, spero per voi piacevole, di Thor , Avengers , X - Men , i guardiani della Galassia
PS se riuscite a passare i primi quattro capitoli forse ( e dico forse ) potrebbe piacervi
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Inizio scusandomi per la lunga attesa, ma ho avuto qualche problema personale che mi ha assorbita, e quando finalmente ha allentato la stretta, il tempo a disposizione per scrivere è stato comunque insufficiente.
Così ci è voluto un po'...









Fu semplice manipolare Jarvis, impedire ogni registrazione dei loro incontri e modificare quelle già esistenti.

Divennero dei clandestini

Come dei ladri, rubavano tutto quello di cui erano capaci, mai sazi, entrambi con voragini enormi di bisogni affettivi da riempire, dei pozzi senza fondo, perennemente insoddisfatti per il poco che riuscivano ad ottenere.
Non si trattava solo di sesso, per quanto fossero reduci da un periodo piuttosto lungo di magra, ma di una necessità che andava ben oltre il mero possesso di un corpo: era la sensazione unica di appagamento, che nasceva dal semplice toccarsi, dal parlare senza remore, dal condividere la giornata, accoccolati l'una nell'altro.

Morgane si prese la testa fra le mani. Aveva appena concluso una lunga giornata con i suoi ragazzi, impegnata ad organizzare i gruppi e le coppie per la competizione nazionale che si sarebbe tenuta di lì a tre giorni, e senza accorgersene aveva tirato le 11 di sera. Già si immaginava la furia di Loki: lo poteva quasi vedere, andare avanti e indietro per la stanza, fissando l'orologio ad intervalli regolari, mentre inveiva a denti stretti.
Se aveva pensato che il loro rapporto sarebbe stato idilliaco, si era sbagliata di grosso: lui era possessivo ed intransigente, non tollerava che attività futili come quella dell'insegnamento la tenessero lontana da lui. Era frustrato dalla segretezza che dovevano tenere, e mentre Morgane aveva una vita che scorreva piuttosto freneticamente, per Loki era l'attesa a scandire le sue lunghe giornate.
Aspettava che gli portassero i documenti, che venissero a ritirarli, che li mettessero in discussione, che lo chiamassero per una missione.

E aspettava lei.
Ogni santo giorno, anche quando era troppo tardi e sapeva che non sarebbe venuta.


Ad aggiungere frustrazione alla frustrazione era la mancanza totale di privacy.
La Torre era un andirivieni di persone, e la sala comune era il punto d'incontro per chiunque volesse godere di dieci minuti di ristoro. E se, agli inizi, l'avere persone intorno era servito per stabilizzare la mente di Loki, ora invece, contribuiva a farlo impazzire, desideroso com'era di poter interagire con Morgane senza sguardi ed orecchie indiscreti. A nulla era servito insistere per lasciargli i poteri: una cosa era manipolare Jarvis per mantenere al sicuro i loro segreti, un'altra era giocare con la mente delle persone: non se lo sarebbe mai perdonata.
Fu la prima di una lunga serie di discussioni, una lite consumata in palestra a suon di argomentazioni e contro-argomentazioni, a cui erano seguiti gli insulti ( sottili, maligni e duri come solo Loki sapeva fare ) e che si era conclusa con scuse sussurrate in un orecchio, mentre le infilava le mani dentro i pantaloncini e sotto la maglietta, premendo la sua virilità contro la schiena.

« Sei uno sporco bastardo » si lamentò Morgane ad alta voce

« Mi credevi diverso?» la prese in giro succhiandole il lobo dell'orecchio « Mi dispiace averti delusa » e le infilò il dito nell'umidità strappandole un gemito

« Non illuderti» piagnucolò « Ho sempre saputo che eri uno stronzo »

« Volevi cambiarmi? Avevi sperato questo? » tirò il capezzolo con l'altra mano, mentre si muoveva con le dita dentro e fuori di lei

« Oh caro...» lo afferrò sull'avambraccio « Sei già cambiato, non te ne sei accorto? » girò la testa per baciarlo, catturando il suo sguardo interrogativo « Così arrendevole a chiedere scusa » lo leccò in bocca «...così restio a lasciarmi andare senza prima aver fatto pace...»

Strinse più forte il seno « ...strega...» mormorò. Si baciarono ferocemente, poi Loki spinse Morgane in ginocchio, invadendola completamente con la sua lunghezza, i pantaloncini abbassati appena sotto le natiche « Guai a te se ti vanti di avermi addomesticato...» batté con forza dentro di lei, togliendole il respiro

« Davvero?» riuscì a dire « cosa mi faresti?»

La afferrò dietro il collo, con l'unico scopo di intimidirla « Ti legherei al letto » sbatté più duro, eccitato dalle sue stesse parole « e ti stuzzicherei per ore, con la bocca e con le mani, lasciandoti lì, sul bordo, pronta a venire, ma mai soddisfatta »

Morgane gemette, al suono della sua voce mescolato al rumore indecente dei loro corpi « Bugiardo » esalò infine estendendosi verso di lui per accoglierlo più in profondità «...non ce la faresti mai a vedermi lì per ore, senza essere dentro di me...»

Loki ringhiò, un lungo suono gutturale, quasi animalesco, mentre i colpi si facevano più rapidi, portando Morgane a stringere le pareti intorno a lui, estasiata dai sussulti che la scossero fin nel più remoto angolo del suo cuore.
Caddero a terra l'uno sull'altra, Loki ancora dentro di lei, la mano stretta intorno al seno, la fronte appoggiata alla sua spalla, rantoli duri soffiati sul collo

«Maledizione donna...detesto quando hai ragione...»

Morgane sorrise, al ricordo di quella giornata, al pensiero di quel dio scorbutico ed egoista, all'apparenza dedito alla soddisfazione dei propri piaceri, ma che sapeva venerarla come una dea. Non poteva esimersi dal pensare che si stesse guadagnando la felicità un quadratino alla volta e che lei, gli facesse avere soltanto le briciole, i suoi ritagli di tempo ed una figlia tenuta a distanza di sicurezza…
Guardò ai curricula impilati sopra la scrivania.
Aveva giurato che non avrebbe mai rinunciato ad insegnare, ma le cose stavano cambiando in peggio e a breve avrebbe dovuto pensare solo alla guerra imminente, a difendere, a proteggere, a tenere al sicuro quanta più gente possibile, a nascondere Destiny da qualunque minaccia fosse in agguato per lei solo a causa del suo sangue...

Perse lo sguardo fuori, alla strada illuminata dai lampioni, chiedendosi quale altro passo avrebbe fatto dopo questo, se parlare a Tony e Pepe, oppure attendere a quando tutto fosse finito.

Sospirò

Cosa garantiva la loro vittoria? E se questa fosse stata l'unica possibilità di vivere alla luce del sole e di dare a Destiny un padre vero? E anche se così fosse accaduto, sarebbe bastato il tempo a disposizione per accettarlo e conoscerlo meglio?

Compose un numero al cellulare « Jarvis ?»

«Sì signorina Donovan?»

« Potresti avvisare Loki che il nostro incontro è saltato e che ci vedremo per il fine settimana?...Domenica per la precisione. Domani mattina parto e ho bisogno di tempo » a competizione finita, avrebbe salutato per sempre i suoi ragazzi, ed ora aveva solo un grande bisogno di riposare
 
____ ◊ ____


A qualche miglia di distanza, in piedi al centro della plancia, Visione osservava la distesa desertica sotto di sé, assaporando il ritorno là, dove tutto aveva avuto inizio.
Era stato un viaggio lungo, che lo aveva arricchito in esperienze, e che gli aveva dato la possibilità di archiviare nella propria memoria luoghi, persone, informazioni, molte più di quanto avrebbe potuto immaginare ( se solo ne fosse stato capace).
Ovunque erano stati, i guai li avevano sempre accompagnati, ed ogni scelta fatta, aveva portato ad una lotta, anche quando l'intento iniziale era stato di evitarla. Star Lord e la sua banda, si erano mossi costantemente sulla lama di un rasoio senza temere di ferirsi, forti della loro unione e della loro complicità.
Ma anche così, ogni sforzo per raggiungere ed afferrare le gemme dell'infinito, prima di Thanos, si era rivelato inutile: era sempre un passo davanti a loro.
Tuttavia, il guanto incompleto non era ancora impugnabile, e batterlo, prima che lo completasse, era l'unica possibilità che avevano per evitare la catastrofe...


Guardò il terreno avvicinarsi.
Le braccia incrociate, la schiena dritta, se non lo avesse ritenuto impossibile, a Visione sembrava di nutrire una certa apprensione all'idea di mettere di nuovo piede sulla terra. Le emozioni erano per lui un territorio ancora sconosciuto, incapace di superare quel distacco che lo rendeva così diverso da chiunque altro.
Eppure…poteva quasi sentirla, appena sotto la superficie, una sensazione come di appartenenza, a questo pianeta che aveva visto la sua nascita, una sorta di solletico sotto pelle, il desiderio assurdo di toccare con mano e di respirare a pieni polmoni gli odori, i profumi, e persino lo smog.

La tempesta elettromagnetica crepitò intorno all'astronave facendo sfrigolare il freddo metallo, i lampi l'unico indizio che nel cielo ci fosse qualcosa: si muovevano più bui della notte, e silenziosi come il nulla

« Tenetevi forte ciurma » parlò Peter rompendo la quiete « Diamo spettacolo per lo SHIELD » e puntò al suolo a gran velocità, senza parvenza di voler frenare. Sapeva che da qualche parte lì sotto, si celava una base militare pullulante di soldati, e la voglia di stanarli tutti come conigli era più forte di qualunque buon senso. Non rimase deluso, quando giunsero le grida degli uomini in fuga « Come pensano di mettersi in salvo ? » rise ad alta voce « Sarebbero morti prima ancora di raggiungere i mezzi !»

« Piantala scemo » sbuffò Gamora limandosi le unghie. Doveva mettersi in mostra ogni volta?

« Perché? » protestò Rocket « Fa vedere a quegli spioni di che pasta siamo fatti!»

Groot arricciò uno stelo attorno al sedile, e lanciò uno sguardo d'intesa a Drax, che non aveva mai smesso di affilare i propri coltelli, nuovi, dall'impugnatura cesellata e fine, ma solidi e praticamente indistruttibili. Quando la nave sterzò, poco prima di impattare, l'uomo levò un urlo d'incitamento che fu udibile a 50 miglia di distanza, e saltò sul sedile tenendo ben stretti i coltelli a sé

« Ehi genio!» lo provocò Rocket « Prima o poi finirai con lo sbudellarti da solo...» Drax lo ignorò apertamente « Questi barbari...» mugugnò il procione, scuotendo la testa

A terra, Fury rientrò rabbiosamente nell' angar, maledicendo a denti stretti che Stark non fosse l'unico ad avere un distorto e malato senso dell'umorismo. I suoi soldati, tutti, senza eccezioni, erano sciamati fuori come formiche, convinti che la nave si sarebbe schiantata al suolo, facendo implodere la struttura sotterranea. Urlò furioso che riprendessero le loro postazioni, preparandosi mentalmente a presiedere ad una riunione, i cui i principali protagonisti erano folli, esagitati, esibizionisti ed eccessivamente spericolati. Stark in testa.
 
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Morgane sgattaiolò nella sala comune che era passata l'una.
Si era portata fino al piano di Loki sfruttando le correnti d'aria che vorticavano attorno alle grandi altezze della Torre, ed era atterrata in terrazza, facendosi prima riconoscere da Jarvis. Si mosse leggera, quando si infilò sotto le coperte, il corpo avvolto immediatamente a quello del dio girato sul fianco. Non parve disturbato dall'intrusione, nemmeno quando Morgane posò la mano sul torace e strofinò la testa al dorso, sospirando felice.
Guardare il soffitto della sua grande camera a Staten Island non era servito a farla cadere nel tanto agognato riposo. Sentiva la stanza, con l'intera casa, un'estranea, non solo per non averla vissuta appieno da molto tempo, ma perché non c'era più nulla per cui valesse la pena ritornare: non Destiny, che ormai viveva a scuola, e non Tony e Pepe che sembravano essere divenuti un tutt'uno con la Torre. La loro vita si era dovuta gradualmente adattare alle inquietanti scoperte degli ultimi tempi, spingendo Tony oltre il limite, alla disperata ricerca di nuove tecnologie, di qualcosa che desse loro una speranza in più...

« Credevo avessi detto che non saresti venuta » la voce tutt'altro che assonnata, la tolse bruscamente dai propri pensieri

« Zitto Loki » e si premette di più contro di lui

« Cosa ti fa credere che io ti accetti senza riserve?» il tono freddo le diede l'idea di quanto fosse arrabbiato.

« Perché...» rispose parlando attraverso il suo dorso « ...mi manchi...»

Loki sbuffò

Ora che finalmente aveva ottenuto la parte buona della vita, avrebbe voluto goderne in piena luce, come sarebbe stato un suo diritto. E invece si ritrovava ogni sera in attesa di lei, incerto se sarebbe venuta, o se qualche imprevisto l' avrebbe costretta lontano, impotente, come sempre da un buon periodo a questa parte. A volte doveva accontentarsi di vederla a cena, di scambiare con lei solo qualche parola, ignorandola per lo più, come se nulla fosse cambiato.

« Non sprecare il poco tempo che abbiamo insieme, a tenermi distante...» riprese Morgane, riempiendo il silenzio «...Ho bisogno di te, di sentirmi cullata dal tuo respiro, di sentirmi accolta anche quando sei arrabbiato e di sapere che non mi volterai più le spalle. » lo strinse forte contro di sé, poggiandogli l'orecchio alla schiena, trasportata dal movimento su e giù del suo respiro «... Ti amo Loki e vorrei dormire con te ogni notte, sentire il calore del tuo corpo accanto al mio...»

« Calore...?» non serviva guardarlo per sapere che aveva un'espressione amara sul volto

« Sì...così diverso da chiunque altro... così fresco, eppure così caldo...fai perdere di significato, a qualunque altro abbraccio abbia mai riscaldato le mie notti...»

Loki si trovò di nuovo senza voce.
Non sapeva come rispondere a tale sentimento, non era mai stato bravo ad esprimere le proprie emozioni, preferendo sminuire o storcere quello che provava. Nemmeno a lei era riuscito a dire una parola che non fosse altro che un mero desiderio di possesso. « Dormi allora » quasi balbettò, liquidando così la questione « Abbiamo davanti ancora poche ore di sonno e con tutte le tue chiacchiere rischiamo di far mattina » Non aveva nemmeno terminato la frase, che Morgane si era già addormentata.
Sbuffò, a metà fra l'infastidito ed il divertito, intrecciando le dita con quelle della donna. Se avessero vissuto come veri compagni, avrebbe potuto strapparsi il medaglione dal collo, invece era costretto a mendicare la sua compagnia, sperando che in un futuro, non troppo lontano, le proprie forze riunite a quelle dei Vendicatori, dei loro alleati strani ed improbabili, di Thor e di Morgane, avrebbero spedito a Hel, Thanos con il suo esercito di dannati.

...da quando aveva iniziato a vedersi fra quella variegata massa di patetici, pazzi?

Portò la mano della donna alla bocca, baciandola dolcemente: qualunque cosa per lei , si disse, ma non sarebbe rimasto nell'ombra per sempre, non dopo aver capito di appartenere a questa vita, e a questo luogo...e poi c'era una figlia ancora tutta da esplorare, con la sua mente ricca, e lo spirito vivace ed irriverente.
Loki chiuse gli occhi, mentre il sonno lo coglieva, ricacciando indietro un pensiero fugace ma inquietante: quanto sarebbe durata la quiete?
 
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Gli ingranaggi della ruota del destino, si misero in moto qualche ora più tardi, mossi proprio da quella bambina che ne portava il nome.

A onor del vero, la colpa non fu proprio tutta sua: l' avevano relegata a scuola asserendo che lì, circondata da persone speciali, ma non coinvolte negli affari dello SHIELD, sarebbe stata più al sicuro, e lo avevano desiderato a tal punto, che per impedirle di andare e venire a proprio piacimento, avevano installato un sistema di rilevamento, che rendeva impossibile teletrasportarsi da, per o all'interno della scuola, senza far scattare un allarme.
Un'invenzione di Tony, naturalmente
Destiny non accettò di buon grado queste limitazioni, anzi, si trovò a credere che, in realtà, l'avessero voluta tenere distante da loro, perché avevano paura che prima o poi avrebbe scoperto la verità, e l'idea divenne così radicata, da portarla ad elaborare un piano che convalidasse la sua ipotesi, cercando e trovando lo strumento, che sapeva essere il naturale prolungamento della mente del professor Xavier.
Quindi ecco la cosa: con l'aiuto di cerebro, avrebbe cercato Pepe, la più facile da forzare, attraversato i paletti imposti da Visione, estorto il come e il quando sua madre e Loki si erano conosciuti, e se il dio fosse stato in qualche modo legato a suo padre o addirittura... No, non poteva nemmeno pensarci.
Non avrebbe osato immaginare la propria reazione se avesse scoperto che il dio stesso era suo padre. Tutto quel tempo accanto a lei senza dire una parola, fingendo di non conoscerla? Non voleva credere che lui e sua madre potessero essere così meschini

Affinché il piano fosse attuabile, era però necessario che la persona più pericolosa della scuola fosse fuori sede.
Destiny aveva atteso quasi un mese, che venisse affisso in bacheca l'avviso che Xavier sarebbe stato assente, e quando finalmente accadde, esultò nel vedere che sarebbe stato via, a cavallo fra due settimane, dandole la possibilità di agire nel week-end, quando il numero di sorveglianti era ridotto ai minimi termini.
Quel giorno, si sentiva esaltata e nervosa nello stesso tempo.
Partecipò alle discussioni con esagerato interesse, intervenendo anche più del dovuto, tanto che Lilan, la sua vicina di banco, finì col darle una gomitata perché si decidesse a chiudere la bocca.
Non poteva farne a meno: quando era agitata diventava logorroica e aveva la sensazione stupida, che il tempo scorresse più in fretta se lo avesse vissuto appieno, piuttosto che subíto.
Arrivò a sera che era sfinita e tesa come una corda di violino, e per un brevissimo istante fu tentata di rimandare ad un altro giorno. Poi si riscosse: troppa era la curiosità da sanare, e tutto era stato pianificato.

Con lentezza, ma inesorabilmente, le tessere del puzzle stavano trovando il proprio incastro

Con il senno di poi Destiny si chiese come avesse fatto a credersi una gran furba, o un'esperta nel controllo della telepatia, rendendosi conto fin troppo tardi che alla fine, lei era pur sempre una bambina di soli quasi nove anni ( quasi: probabilmente non avrebbe raggiunto la tappa successiva)
Ma in quel preciso istante, tutto quello che contava era sapere, togliersi la pulce dall'orecchio, gongolare nella sensazione vittoriosa di chi trova le risposte solo con le proprie energie.
Promise alla propria compagna di stanza un germoglio della piantina di Groot, in cambio del suo silenzio. Tony aveva creato una serra apposita, per impedire un eccessivo sviluppo della pianta, ma germogliava comunque ed ogni germoglio ,se raccolto ed opportunamente piantato, avrebbe potuto essere un potenziale nuovo Groot.
Per Destiny l'ideale sarebbe stato un albero alto e deambulante come Barbalbero di Frodo, ma Tony era stato irremovibile, troppo preoccupato delle conseguenze, se avesse scorrazzato per la città alla ricerca di aree verdi.

Bene. Ma, dato che tecnicamente era suo, lo avrebbe usato, ora, come merce di scambio.

« Sei sicura di quello che fai?» le chiese Lilian, sgranocchiando una mela. Era distesa sul letto ancora vestita, pronta per i programmi in prima serata « Sei sempre in tempo a rinunciare»

« Non ci penso proprio » rispose risoluta Destiny « Sono stufa di non sapere...»

« Hai mai pensato di parlare con tua madre? » le chiese, lanciando il torsolo nel cestino. Fece canestro ed esultò vittoriosa

« Ma figurati! Ha sempre la scusa che lo fa per il mio bene...» la bambina si tolse le scarpe ed indossò un paio di calzini spessi, per attutire il rumore

« Ma sei certa di saperlo usare? »

« Oh sì! » nessun dubbio in merito.

Destiny aveva studiato l'apparecchiatura e l'intera stanza, viaggiando all'interno delle pareti, scivolando lungo la camminata, fino al pannello di controllo. Aveva memorizzato ogni simbolo, ogni interruttore, ogni spia, in paziente attesa che il professore la mettesse in funzione. Sapeva che l'avrebbe fatto, prima o poi: era un modo discreto di collegarsi agli X Men, meglio del cellulare, rapido e non rintracciabile.
Ma per trovarsi nel posto giusto al momento giusto, dovette recarsi tutti i giorni, alla stessa ora, nell'ufficio del preside, quando i dormitori spegnevano le luci e gli insegnanti restavano a discutere di faccende da adulti.
Fu un modo per testare la propria capacità di schermare la mente, e vedere se sarebbe stata scoperta. Non accadde mai, anche se un paio di volte ci andò molto vicino: pareva che invecchiando, Xavier avesse perso un po' del suo tocco...
Oppure c'era qualcosa di elettrico nell'aria che catturava tutta la sua attenzione, come una tensione che rendeva gli adulti guardinghi e sospettosi. Poteva notare, ora, la differenza: sereni e inflessibili di giorno, concitati e nervosi la sera, parole sussurrate, come se temessero di essere uditi.
Fu dopo uno di questi incontri, che finalmente il professore ebbe accesso a cerebro, svelandone i segreti.
Se fosse stata veramente furba come credeva, avrebbe prestato maggior attenzione ai segnali e forse, la voglia di sapere cosa stava accadendo al di fuori della propria piccola vita, l'avrebbe spinta ad aprire la mente, e a sentire la chiamata degli X Men allo scontro finale.

Invece, ora si trovava qui, concentrata sul proprio obbiettivo, a scivolare nell'oscurità, ad intrufolarsi nella sala e violare l'altare di Xavier.
Si sedette e posizionò il casco in testa, il cuore a mille.
Non si era soffermata a lungo sull'eventualità di non poter reggere la portata delle onde cerebrali che le avrebbero invaso la testa, non dopo tutte le sedute con il preside per allenarsi ad escludere i pensieri degli altri, ma ora si chiese se, dopo tutto, fosse stata una buona idea.
Deglutì rumorosamente, la gola secca, la saliva come carta vetrata.
Cosa voleva?
Si chiese se il gioco valesse la candela, se si sarebbe bruciata, se sarebbe finita contorta sul pavimento, con un filo di fumo ad uscirle dalla testa.
Poi si disse che c'era qualcosa in lei che non era propriamente umano, che i propri poteri erano complessi e di gran lunga superiori a quelli di chiunque altro sulla terra e che avrebbe dimostrato, a chi la credeva ancora una mocciosa, che era capace di trovare da sé le risposte, alla faccia di tutti i segreti degli adulti.
Mamma non le avrebbe mai detto la verità...no, sbagliato...probabilmente l'avrebbe fatto quando sarebbe stata più grande, facendole perdere gli anni migliori; ma lei voleva sapere ora, perché quello che aveva dentro era unico e impossibile da descrivere, e c'erano sensazioni ed energie dentro di lei, che solo l'altrettanta unicità di suo padre avrebbe potuto comprendere.

« Questo è quanto » si disse risoluta, chiudendo ogni pensiero, e lasciò che il clic di un pulsante attivasse il macchinario

Per un brevissimo istante ci fu solo il silenzio

Poi arrivò la confusione.
Una cacofonia di suoni e voci, come se milioni di persone stessero urlando contemporaneamente gli ordini da Mac Donald.
Fu disorientante, e allarmante, perché questo, non era neanche lontanamente vicino a quello che si era immaginata. Le voci le apparivano indistinte, aggrovigliate fra loro senza soluzione di continuo e creavano un rumore così assordante, da renderle difficile seguire la linea dei propri pensieri.

Dio quanto era stata presuntuosa!

Una sorda cefalea la colpì come una martellata, facendole sbarrare gli occhi e lanciare un grido di dolore e di sorpresa, sangue le colò dal naso, e con fare concitato e scoordinato si aggrappò ai flessibili che uscivano dal casco, nel tentativo di strapparselo di dosso. Non ricordava cosa ci fosse da sganciare, e per la verità non le importava affatto se avesse lasciato qualche traccia del proprio passaggio, tirò un gancio, ma nel senso opposto, il panico aumentò e le sfuggì una lama di ghiaccio che forò un flessibile facendolo sibilare. Al terzo tentativo malriuscito, ricordò che avrebbe potuto teletrasportarsi, anche se a questo, sarebbe scattato l'allarme.
Si ritrovò qualche metro più in là, accasciata sulla passerella, assolutamente sfatta, in preda alla nausea e ad un mal di testa martellante, le orecchie ancora piene dei suoni che le avevano invaso la mente. Si pulì il naso con la manica. Sua madre l'avrebbe uccisa, oh se l'avrebbe uccisa! e le voci provenienti dal corridoio le diedero la conferma che, a breve, sarebbe stata in punizione a vita. Troppo debole anche per fuggire

« Questo è proprio un bel regalo » Destiny sussultò, abbastanza sicura che quella raspa gutturale e cavernosa provenisse da un punto accanto a lei e non dentro di lei, si raddrizzò lentamente, il cuore in gola, incapace di coordinare le mani, le gambe instabili e tremanti, non c'era niente di buono in quel suono, e l'odore che all'improvviso saturò la stanza era rivoltante. « Puzzi e brilli di energia, proprio come lui »

Si girò in direzione della voce e fece appena in tempo a riconoscere una mano enorme, e le grida di delusione e panico dei suoi sorveglianti, prima di essere afferrata e risucchiata in un portale.

Ora era davvero nei guai
 
____ ◊ ____


Morgane si riscosse ad una fitta improvvisa al centro del petto, un forte battito cardiaco, isolato, anomalo, intenso ed estremamente fastidioso. Fu solo un breve attimo, ma la lasciò con un senso di oppressione e di inquietudine, come un funesto segno premonitore
Si sarebbe insinuato in profondità se non fosse stato che gli schiamazzi dei suoi ragazzi le impedivano di tenere a lungo il filo dei propri pensieri.

« Adesso finitela di sghignazzare così ad alta voce! » urlò, per farsi sentire « Non è che ci tenga che il pullman esca di strada per causa vostra!» le parole si persero nella cabina, inascoltate, i ragazzi troppo esagitati per darle retta.
Sorrise al loro entusiasmo: erano stati bravi, non i migliori, ma si erano applicati abbastanza da portare una delle proprie squadre entro i primi 8 classificati.
Guardò dal finestrino, alla ricerca di qualche segnale stradale che le indicasse quanto tempo ancora ci sarebbe voluto per raggiungere il ristorante che Tony aveva prenotato per loro. Un posto esclusivo, dove si sarebbero scatenati fino a tarda ora, compensando l'assenza di alcolici ( molti di loro non avevano nemmeno ancora raggiunto i 20 anni ) con balli e musica a tutto volume.

Rise ad alta voce ad una barzelletta raccontata appena dietro di lei « Ragazzi...» chiamò « Voglio proprio vedere se con queste riuscite a tapparvi un po' la bocca » e fece per raggiungere la sacca con l'intento di distribuire snack a tutti. Stava ancora rovistando, dopo averne dati ai ragazzi più vicini, quando un forte sibilo lacerò l'aria, sovrastando ogni altro rumore.

Non ebbe dubbi su cosa si trattasse

Si gettò in avanti, mentre tutto il resto le veniva incontro: i ragazzi che erano in piedi, gli zaini non fissati, ed una predellina che già da prima era traballante. Spinse, con tutte le energie, per riportare ogni cosa al suo posto, le urla di gioia trasformate in grida di terrore . Un paio di ragazzi furono schiacciati da chi era caduto loro addosso, il crack inconfondibile delle ossa che si spezzano, le fece rivoltare lo stomaco.
Una nuova esplosione colpì il pullman ad un fianco, facendolo rovesciare, e mentre per Morgane fu quasi impossibile evitarne la caduta, il vento che raccolse intorno a loro, attutì l'impatto, evitando almeno i danni più gravi. Si trovò in ginocchio, i finestrini del lato passeggeri sopra la testa, i suoi ragazzi ammassati sul fondo, in un groviglio di braccia e gambe.

Forse non era grave come sembrava, sperò

Poi uno squarcio aprì il pullman e si trovò faccia a faccia con un Chiaturi, il suo respiro pesante a pochi centimetri da lei.
Con una rapidità che non credeva di possedere, gli trapassò l'intestino, modellando a lama affilata, la barra di ancoraggio di uno dei sedili. La bestia si aggrappò alla lama bloccando Morgane in posizione, e costringendola a guardarla negli occhi, un odore di decomposizione ed un suono gutturale agonizzante provenienti dalla gola.
Avrebbe voluto staccare lo sguardo, ma se ne sentì come magnetizzata.
La sensazione soverchiante di esserne risucchiata si amplificò quando le urla dei ragazzi non furono più udibili, al loro posto una voce che non avrebbe mai dovuto essere lì

« Mamma?» le pupille dilatate, le labbra tremanti, Destiny lasciò andare le lacrime senza nemmeno rendersene conto. Aveva combinato un pasticcio, enorme, irrimediabile: sua madre la stava guardando a bocca aperta, lo shock dipinto sul volto, e forse ora sarebbe morta e sarebbe stata tutta colpa sua...

« Cosa...» disse infine Morgane «...come...» il cuore un treno in corsa, lo sentiva come se stesse per schiantarsi in mille pezzi

« Cara bambina, non trovi? » disse una voce dietro di lei. Morgane si voltò, la pelle accapponata, e una risata cavernosa uscì dalla cosa in bilico su di lei. Era enorme, con un viso squadrato ed una corporatura tozza, eppure non dava l'idea di essere goffo, ma la potenza e la forza negative che emanava, saturavano l'aria come un miasma

« Cosa succede?» chiese facendolo sorridere: il ghigno le ricordava un predatore di fronte una preda succulenta

« Scusa mamma, non credevo...non pensavo» singhiozzò disperatamente la bambina


« Strano, non credi? » chiese beffardo « E' impensabile che proprio lei non trovi le parole: la figlia della lingua d'argento che non sa spiegarsi?» raggiunse in un baleno Destiny facendola indietreggiare nella sua gabbia. Gridò spaventata « Le assomiglia molto: stessa carnagione pallida, stesso sguardo brillante pieno di arroganza e di vita. Mi chiedo solo...»

« Non piangere » lo interruppe Morgane, rivolta alla bambina, sperando di suonare sicura « Sono qui e ti porto a casa » aveva una brutta sensazione su quell'uomo e tanta, tanta fretta di lasciare

« Temo non sia così semplice.» ridacchiò lui in risposta « Perché vedi: tu sei solo una proiezione, un'immagine catturata dall'occhio del Chitauri e destinata ad andare non appena lui, ahimè, cesserà di esistere.» si mosse in tondo, attorno a Morgane « Non fraintendermi: io venero la Morte, la mia signora ed amante, e una vita che si spegne, seppur empia, è un grande dono per lei...Tuttavia» si sedette in una specie di trono che fino a poco prima, Morgane lo poteva giurare, non c'era « Tuttavia se il messaggio non arriva forte e chiaro, la sua dipartita, ai miei fini, rischia di essere, diciamo così, sconveniente»

Morgane si acquattò accanto alla prigione di Destiny, allungò la mano per toccarla, ma vi passò attraverso. Aveva ragione: era incorporea, e anche se ci provava con tutte le sue forze, le sbarre, la serratura, persino la sua bambina le erano irraggiungibili.

...i singhiozzi di Destiny che chiamava mamma e chiedeva perdono, le trapassarono il cuore

« Shh...shh...» provò a consolarla. «Andrà tutto bene »


« Sì...E' così: andrà tutto bene perché tu farai quanto ti dirò. » si protese in avanti su quel trono di pietra « Non fraintendermi: comunque andranno le cose alla fine morirete tutti, perché questo è il vostro scopo. Ma se farai come richiesto, almeno morirete insieme e di una morte rapida» Guardò a madre e figlia, quasi benevolo « Non illuderti però, solo tu e la piccola. Loki avrà un posto d'onore al mio cospetto, vi guarderà spegnervi come candele: la sua donna e sua figlia » un gridolino si levò da Destiny « Non lo sapevi ? » rise « So che avete 3 gemme» riprese, ogni briciola di ilarità dissolta « Starlord e quello che si fa chiamare Visione ne sono in possesso. Le voglio, oppure scoprirò quanto tempo ci vuole per cancellare lo sguardo arrogante e vitale da tua figlia »

Destiny si era raggomitolata in un angolo, piangendo disperatamente. Aveva rovinato tutto, aveva messo in pericolo le persone che amava, mamma era lì con lei e non la poteva nemmeno toccare« Mamma» si disperò « ho paura, mamma. Cosa devo fare, adesso?» le parole le uscirono a singhiozzi, umide e spezzate e Morgane si trovò senza una risposta.

Lei non lo sapeva. Lei non lo sapeva. Lei non lo sapeva


La scena di colpo cambiò, lo spazio davanti a Morgane occupato dall'immagine del Chitauri che si accasciava, i suoni gutturali e la risata gorgogliante che rilasciò le fecero venire da vomitare.

No no no no no no no no no

Lo guardò scivolare ai suoi piedi, incapace di formulare un pensiero logico, immune alle grida intorno a lei. Chiunque fosse stato a chiamare i soccorsi, lo SHIELD era lì: scoprì che non le importava.

Non ricordò come accadde, ma si ritrovò seduta nella sala comune della Torre, qualcuno le aveva messo una tazza di whisky in mano e lei non sapeva proprio che farne: non aveva bisogno di bere, non era agitata, aveva tutto sotto controllo, perché la trattavano come se fosse malata?

Mentre osservava Morgane, Visione si chiese quale tempesta di emozioni stesse affrontando. Aveva avuto una dimostrazione dell'entità del sentimento, quando la notizia della cattura di Destiny aveva raggiunto Stark e la signora Potts, ma sospettava che non fosse nulla, al confronto

Il mutante di nome Xavier ,lo aveva contattato telepaticamente, che avevano appena concluso una tavola rotonda presieduta da Fury, occupato a convincere i propri superiori sulla necessità di raggruppare più contingenti possibili. Avevano discusso a lungo sul dove li avrebbero dislocati, dato che le mosse del nemico erano tutt'altro che prevedibili; ma soprattutto avevano discusso sulle strategie da adottare e sulla possibilità di contrattaccare. Le vie tra i mondi, però, non raggiungevano il regno di Thanos e prima che avessero potuto arrivarci con navi cariche di soldati, lui sarebbe certamente riuscito a distruggere l'intero pianeta terra.
Se solo Morgane avesse saputo usare la gemma dello spazio, avrebbero avuto il vantaggio di viaggiare attraverso una realtà ed uno spazio modificabili a suo piacimento, permettendo loro di muoversi con i propri eserciti in terra nemica, a sorpresa, in gran numero, e con le proprie armi.

Se Visione avesse usato più tatto nel riportare la notizia del rapimento della bambina, forse, la reazione dei coniugi Stark sarebbe stata meno intensa. Pepper Potts crollò letteralmente, perse la capacità di reggersi in piedi e rilasciò un urlo che gli avrebbe fatto accapponare la pelle, se solo la sua natura glielo avesse concesso. Tony l'aveva raccolta e cullata fino a quando le sue urla erano divenute dei rochi sussurri, poi l'aveva affidata a Gamora ed infine, aveva lasciato il locale, portandosi dietro buona parte del bar.
La stanza apparve insolitamente silenziosa, dopo: la consapevolezza che non era un caso che fosse stata rapita la figlia di Loki, aveva spento ogni belligeranza.
Se possibile, il dio pareva ancora più pallido, le mani strette a pugno, la mascella dura, gli occhi sospettosamente lucidi, Visione vi lesse insicurezza e panico, la fretta di porre rimedio ad un danno apparentemente irreparabile, la paura che fosse già troppo tardi... Poi, i loro sguardi si erano incrociati e tutto era cambiato

« Come ti senti? » chiese ora rivolto a Morgane

Non aveva fatto caso che ci fosse anche Visione « Bene, direi. I miei ragazzi sono tutti in salvo? Nessun ferito, vero? Voglio dire, a parte qualche ossa rotta, ma sarebbe potuta andare molto peggio...» rispose la donna, controllata « Credo che non serva che dica cosa è accaduto » non stava parlando solo con Visione, ma con l'intera stanza. Non che le importasse chi fosse presente: pareva che non fosse in grado di veder oltre le proprie mani « E credo anche che tu già sappia che se non fosse stato per me loro non si sarebbero trovati in un tale casino » fece una pausa « O forse sì e a quest'ora sarebbero tutti morti... »

« Morgane » Tony le si parò davanti. Le sue mani tremavano, ma era piuttosto certa che fosse del tutto sobrio « Ti senti bene? Voglio dire...forse non sei nelle condizioni migliori di ...» si interruppe, non c'era un modo per dirlo, così lo disse e basta « Destiny è stata presa » si accasciò sul divano accanto alla donna, incapace di continuare. Tutto era andato troppo in fretta e Tony Stark, il grande Tony Stark, non sapeva come superare il senso di totale sconfitta che gli toglieva il respiro.

« Sì... » Morgane si rese conto che il suo cuore aveva perso un battito « Io l'ho vista...e c'era quel...mostro e... » rilasciò un respiro stanco, raccontando dell'incontro con Thanos e delle sue richieste, omettendo volutamente la parte in cui aveva minacciato la fine di tutti. Si sentiva come una corda tesa, che una piccola torsione avrebbe mandato in mille pezzi, ma non sarebbe servito a niente crollare... « Allora, qual è il piano ?» la voce innaturalmente gioiosa, risuonò stonata, in netto contrasto con l'ansia, che era quasi palpabile nella stanza .

« Credo che per ora i tuoi eroi siano a corto di idee » il tono di Loki era forte e sprezzante e le fece scattare un campanello. La costrinse ad alzare la testa, obbligandola a registrare Groot addossato al frigorifero, con un ramo immerso nel lavabo, Gamora appena accanto all'ingresso e dietro di lei Star Lord, con una mano casualmente appoggiata alla vita di lei, il pollice a disegnarle una carezza.
E c'era Loki, naturalmente, in tutta la sua statura scura, con quello sguardo a metà fra il pazzo e l'irato. In quel momento si rammaricò di non avere una relazione sana e normale, perchè voleva essere rassicurata e sentire da lui che sarebbe andato tutto bene...

« Cosa intendi? » l'allarme nella voce di Morgane

« Lo sai bene » rispose Loki. Gamora si sporse in avanti, in allerta « Non crederai che intendano sacrificare le gemme dell'infinito per la vita di una mocciosa? »

« Co...come? » Morgane si girò verso Tony che si rifiutò di guardarla, gli occhi lucidi, fissi a terra. Non era servito a nulla lottare, minacciarli, gridare, picchiarli. Pure con la sua armatura, con tutte le sue armature, non era stato capace di far fronte a Visione e ai suoi compari. E non avevano ceduto, non era stato nemmeno capace di cacciarli da casa sua, da casa sua dannazione! Visione lo aveva bloccato a terra senza quasi uno sforzo, il volto impassibile e sereno, ma del resto non era mica sua, la creatura sacrificabile..

« Oh sì! Era chiaro fin da subito che Destiny sarebbe stata usata come una pedina e hanno discusso a lungo mentre tu...ti dilettavi con Thanos » Loki rise « Perchè non ti fai spiegare a quali belle conclusioni sono giunti? » Morgane cominciò ad iperventilare, il panico l'unica sensazione che in quel preciso istante fosse in grado di provare « Non è poi che la vita di una pulce possa significare qualcosa negli spazi sconfinati dell'universo»

« Smettila» un ringhio cupo e carico di dolore uscì dalla bocca di Tony

« E posso solo darne atto: cosa vuoi che conti » continuò, Loki, insensibile «se Thanos deciderà di farla a pezzi, o di farne la propria nuova figlia?» Morgane rimase in silenzio, gli occhi sbarrati, la bocca caduta aperta, il respiro rapido e raschiante, sembrava le stessero per scoppiare i polmoni. Come poteva dire quelle cose della propria figlia?

« Questo rasenta il sadismo » bisbigliò Rocket. Stava saccheggiando il frigorifero come se fosse il più grande tesoro del mondo. Morgane si chiese se fosse sempre stato lì, poi sussultò all'urlo di Tony

« SMETTILA FOTTUTO BASTARDO!». Nessun altro nella stanza ebbe il coraggio di parlare: per quanto fossero crudeli, le parole del dio erano vere, e sentirle era quasi doveroso, come se, in qualche modo, dovessero espiare per la scelta fatta.
L'unico ad apparire ancora perfettamente sereno era Visione: se ne stava accanto a Tony, con una mano saldamente puntata alla spalla, con l'unico scopo di tenerlo premuto verso il basso ed impedirgli di muoversi.

La testa di Morgane prese a vorticare.
Trovò sempre più difficile mettere a fuoco altro che non fossero le immagini che le parole di Loki le suscitavano. L'angoscia le ostruì la gola , soppiantando l'autocontrollo fino ad allora ostentato. Non capiva, Morgane davvero non capiva quale malvagità ancora oscurasse il cuore del dio, che si beava nel dolore che le causava, nessuna traccia in lui di amore per quella bambina che avrebbe rischiato di patire le sue stesse pene. Si era illusa che potesse amarla? Sul serio? In fondo, nemmeno si conoscevano, e Loki non aveva mai fatto o detto nulla per farglielo credere.

Quindi...

« Ma immagino che sarà per lui più appagante vedere come funziona, capire come in una cosa così piccola possano convivere tanti poteri » stava intanto continuando

Morgane puntò lo sguardo verso di lui e la sua visione si offuscò « Smettila...» un sussurro, quasi una preghiera. Il dio stava accarezzando la superficie del tavolo da pranzo con noncuranza, l'espressione seria nel rammentarle che la vita dei 9 regni era assai più importante di quella di Destiny e che se avessero fatto quanto richiesto da Thanos, alla fine sarebbero morti tutti, compresa la sua preziosa figlia.
Morgane fissò Loki stranita, lo sguardo assente, si chiese come fosse stato possibile, per lei, desiderare di stare fra le sue braccia.
Poi si chiese cosa avesse da spartire con le persone presenti in quella stanza, le stesse che avevano giurato di proteggere i più deboli e che, ora, le stavano voltando le spalle. Alla prima difficoltà si erano rivelati deboli, privi di spina dorsale, non avevano nemmeno provato a pensare ad una soluzione, semplicemente, avevano mollato...Loki non la finiva di blaterare e lei proprio non ce la faceva più di sentirlo vomitare aberrazioni, ogni affondo era una lama che entrava nelle sue carni e girava fino a raggiungere l'osso « Comunque non ti crucciare» finì « Quando lo avremo sconfitto, potrai sempre fare un'altro figlio » sorrise accondiscendente «Io sono disponib...»

Un urlo di disperazione pura riempì la stanza, e ci volle un po' per capire che proveniva da Morgane. La frase rimase a mezz'aria, sostituita da un lamento soffocato e dal gorgoglio del sangue che riempì la bocca del dio. Loki vacillò e cadde in ginocchio.

« SEI UN MOSTRO! » ringhiò Morgane« NON SEI NEMMENO DEGNO DI RESTARE IN PIEDI AL MIO COSPETTO» un nuovo colpo venne da dietro e Loki si ritrovò sulle mani « COME OSI RIDURRE L' UNICITA' DI UN FIGLIO AL MERO PRODOTTO DEI TUOI SPORCHI LOMBI? » tremava, Morgane, l'ennesima delusione, il dolore quasi insopportabile « DEVI STRISCIARE COME UN VERME E PREGARE PER LA TUA VITA, PERCHE' NON MUOVERO' UN DITO QUANDO L'ALTRO VERRA' PER TE! » Atterrò un nuovo colpo in mezzo alle scapole mentre una furia cieca montava dentro di lei.

Le finestre esplosero

« MORGANE !» la chiamò Star lord. Un boato avvolse la stanza, fagocitando la sua voce. Afferrò Gamora per il braccio e la trascinò a terra, per proteggerla dai vetri e dalle pareti che stavano collassando. Non che il pavimento fosse meglio, ondeggiava pericolosamente, come il mare in tempesta. Rocket si acquattò accanto a loro, le braccia piene di cibo, mentre Groot stendeva le proprie radici per ancorarsi a qualcosa di solido La prima parete che venne giù, quasi li seppellì

« AMICO!» urlò Rocket sopra il frastuono, con l'intento di farsi sentire da Visione « BISOGNA FARE QUALCOSA!»

L'uomo appariva impassibile. Non aveva mai mollato la spalla di Stark e per proteggere entrambi si era circondato da un campo di forza.
Sorrideva.
La situazione si era fatta interessante e lo sgomento sulla faccia di Tony sarebbe stato esilarante, se solo avesse saputo dare vita ad un tale sentimento.
La donna davanti a loro aveva perso ogni controllo. Urlava, un unico grido lungo e disperato, come l'ululato del vento che aveva richiamato a sé. Si era trascinato dietro nuvole cariche di pioggia, e l'acqua in esse trasportate fu catturata e modellata dall'avatar con rabbia e dolore: tutti e nessuno i bersagli da colpire.
Se fosse stata un nemico, consapevole del proprio carico distruttivo, Morgane sarebbe stata da temere, invece, anche ora, nella totale desolazione che era divenuta la sua anima, nessuno di loro era stato toccato.
Ad accezione di Loki, naturalmente. Visione pensò che fosse a causa del legame che li univa. Se ne stava disteso a terra, ricevendo passivamente ogni sferzata, i getti come aghi appuntiti a forargli le carni, gli abiti a brandelli, le mani a coprirsi il capo avevano ormai la carne viva. Forse avrebbe dovuto porre fine a questa sana pazzia prima che fosse troppo tardi

Poi Jarvis parlò, la voce alta e nitida, sopra il frastuono « Percepisco due entità identiche, signore. Se non lo ritenessi impossibile, direi che la signorina Donovan si è duplicata »

Morgane rise, quasi isterica. Persino l' I.A. si stava prendendo gioco di lei, ma quando guardò Tony, ancora seduto dove l'aveva lasciato, vacillò, ed il bisogno di sfogare la delusione e la rabbia crollò in un colpo solo, sostituito dall' incredulità e dal dubbio: che stesse avendo delle allucinazioni?

Una versione di sé con la bocca dischiusa in una “o ” muta, la stava fissando dal divano, seduta accanto al miliardario, proprio lì, dove un attimo prima c'era lei.

« Finalmente! » sbottò Rocket strizzandosi la giacchetta fradicia «Sarai anche una sventola, ma se qualcuno te le fa girare sai essere pericolosamente fastidiosa!»

« Sì, non c'è male » Gamora si rizzò con stile, come se il cataclisma che li aveva appena travolti fosse stato una brezza leggera. I vetri scricchiolarono sotto i suoi piedi, quando raggiunse Loki per tendergli la mano « Come ai vecchi tempi eh?» Un sorriso sghembo, un'espressione vittoriosa, le afferrò la mano, trattenendo una smorfia al dolore che seguì alla stretta « anche se, dopo quello che le hai detto io ti avrei fatto molto peggio » 

« Ma vedi...» rispose Loki cercando di raddrizzarsi con dignità « Morgane è migliore di te...» al suono della sua voce strafottente, i due avatar si riscossero registrando da angolature differenti che nessuno pareva sorpreso tanto quanto loro di quanto stesse accadendo, ad eccezione, forse, di Stark.

« Benvenuta Morgane» le sorrise Visione « Colei che domina la gemma dello spazio » avrebbe potuto aggiungere altro, ma lo trovò alquanto superfluo, ben consapevole che avrebbe parlato al vento. Non fu sorpreso di vederla evaporare portandosi dietro il proprio doppione e nemmeno di cogliere l'espressione addolorata di Loki quando non riuscì ad afferrarla prima che scomparisse, lasciandolo con un braccio proteso verso il nulla. Un no sonoro sfuggì dalle labbra del dio e in quel mentre, Tony ebbe un'illuminazione, riscuotendosi dallo shock

« Porca puttana trappola criminale! La tua interpretazione è stata da Oscar !»
 
____ ◊ ____


Vagò.
La maggior parte del tempo senza essere nemmeno cosciente di dove si trovasse o dove stesse andando.
Scoprì che non era importante.
La desolazione del cuore stava gradualmente scomparendo, sostituita dalla consapevolezza che molto era cambiato dentro di lei.
Si sentiva forte, quasi esaltata, dall'energia che la riempiva, lei che poteva vagare nell'universo senza aprire nemmeno una porta, lei che, se avesse voluto, avrebbe avuto libero accesso ai segreti delle nazioni più potenti al mondo, senza nemmeno muoversi di casa.
Andò dai propri genitori : l'orrore e lo shock dipinti sui loro volti, quando raccontò loro degli ultimi avvenimenti, ma anche la forza e la determinazione ad appoggiarla in questa dura guerra.
Non sarebbe stato corretto dire che la X Mansion fu la sua seconda tappa
Non sapeva come fosse possibile essere in luoghi diversi nello stesso momento, e ancora non perdere il senno, eppure era pienamente padrona di sé mentre abbracciava i propri genitori e nel contempo attraversava la scuola fino alla stanza di Destiny, raccoglieva i suoi preziosi libri, gli appunti di matematica sparsi sulla scrivania e consolava la sua compagna di stanza, rassicurandola che non era stata colpa sua.
Destiny sapeva essere testarda, e con o senza l'aiuto di qualcuno, avrebbe ottenuto ugualmente quello che voleva.


Un fruscio ed un odore familiare la riscosse dai propri pensieri

« Conosco questo posto » disse dietro di lei, Loki ammirando il panorama circostante« Svizzera, giusto? »

« Già...» assentì Morgane senza voltarsi

« Mi ricorda i tempi con Magneto e Mistica » sorrise divertito « Non male, come periodo... specie dopo averti ritrovata»

Per un po' Morgane non rispose, gustando il silenzio del luogo e la sua vicinanza « Sei stato crudele » sospirò fuori, infine

« Lo so, ma era necessario: sei piuttosto difficile da scuotere, sai?»

«Ti ho odiato, e desideravo farti del male» si girò a guardarlo in attesa, non sapeva neanche lei di cosa

Loki si strinse nelle spalle.
Le cime delle montagne erano innevate, ma il cielo era terso e c'era un'aria fresca che gli scompigliava i capelli. Risaltava nel bianco del panorama, con quella chioma nera e la sua tunica verde scuro « In quel momento non era importante » le disse « e c'era in gioco molto di più che la tua stima ed il tuo amore per me »

Morgane lo raggiunse, allungando la mano per sistemargli una ciocca dietro l'orecchio « Dunque» volle sapere« era questo il piano? »

« In parte sì...» ammise il dio afferrandole il polso. Le baciò la mano chiudendo gli occhi, e lei notò che era già guarito dalle lesioni che gli aveva procurato

« Hai fatto tutto da solo? »

« Nessuno sa essere subdolo quanto me» si vantò, tirandola a sé « L'unico a non essere a conoscenza del piano era Stark. Doveva apparire credibile e non lo sarebbe stato, se avesse saputo. Sai...non avrebbe accettato di tenere la signora Potts nel dolore...» Era proprio una fortuna che Loki non avesse di questi scrupoli, pensò Morgane ironica. Lo abbracciò stretto, la testa sulla spalla, la fronte contro la sua mascella. « Comunque ho guadagnato la stima di Stark » continuò Loki, e la donna si allontanò a fissarlo, interrogativa « Ha detto che piuttosto che Thanos mi prenda di nuovo, mi ucciderà lui, prima...» ridacchiò « Credo sia il massimo che possa ottenere da quell'uomo »

Morgane trattenne a stento un sorriso all'immagine di Tony che gli dava una pacca accondiscendente sulla spalla, affondò il naso nell'incavo del collo e si riempì dell'odore di Loki, quel misto di pelle, cuoio e libri che l'aveva inebriata fin dalla prima volta.
Rimasero abbracciati in silenzio, molto più a lungo di quanto sarebbe stato opportuno. C'erano cose da fare, piani da intavolare e, prima di tutto, la loro bambina da salvare, ma era confortante sentire il corpo di Loki avvolgerla, e le sue mani accarezzarle la schiena.

Alla fine prese un lungo respiro e si staccò.

« Non andrai da sola » un ordine, come se le avesse letto il pensiero « Tu non hai idea di quello che ti attende e nemmeno come affrontarlo al meglio delle tue capacità. » Morgane stava per dissentire, ma Loki non le diede spazio, deciso a farle capire il proprio punto « Credi che essere padrona della gemma ti renda invulnerabile a tutto? » le chiese « Non si tratta solo di Destiny, ricordi? Inoltre Thanos ha altre gemme e noi dobbiamo entrarne in possesso...»

« Però non sarai tu a venire con me » Morgane gli batté l'indice sul petto « Non ti avvicinerai a quel mostro, nel suo regno, finché io sarò in vita e sarò in grado di impedirlo!» non lì, non dove tutto era iniziato

« Credevo avessi detto che non avresti mosso un dito per me...» la derise il dio, amaro

« Loki...sai che non è vero! » cazzo come si sentiva una stronza, ora, per quelle parole « Hai idea di come mi sono sentita ? Ero spaventata e arrabbiata e non ho capito più niente!» farfugliava, infastidita e addolorata: avrebbe voluto baciarlo e schiaffeggiarlo contemporaneamente. Le venne in mente che in effetti avrebbe anche potuto farlo... Poi il dio l'afferrò e la baciò, duro e profondo e passionale e disperato, ricordandole quanto fragili fossero le loro seppur lunghe vite, anche con tutti i loro poteri. Avrebbero potuto morire entrambi o perdere l'altro, vivendo per sempre nella nostalgia e nel ricordo, e nulla sarebbe stato più terribile che sopravvivere alla propria figlia. Il moto di angoscia che scaturì alla sola idea, la spinse ad aggredire le labbra di Loki con maggior foga, aggrovigliandosi alla sua lingua, come a rubarne l'essenza e a farlo proprio, per fagocitarlo e renderlo parte di sé

Si staccarono che respiravano entrambi a intoppi e quando parlò, la voce di Loki uscì tremolante ed incerta « Maledizione, donna...» si lamentò « Non sarà mai abbastanza quello che potrò fare per te...» le prese il viso fra le mani « Lo sai che non sono bravo a ...» si scoprì incapace di continuare: naturalmente non trovava le parole , la lingua d'argento aveva la brutta abitudine di fare cilecca quando si trattava di lei . Si schiarì la voce e riprese « Averti accanto » sussurrò « è esaltante e terribile allo stesso modo» chiuse gli occhi « Mi sento come se l'oscurità del mio cuore venisse spazzata via, la tua risata è una musica calmante, il tuo profumo mi inebria come il miglior vino di Asgard, e mi sento vivo anche nello nostre battaglie. » deglutì « La mia mente vacilla, il raziocinio mi abbandona, mi sento come se non fossi in grado di formulare un pensiero che non sia orientato a te, al mio fianco, al sicuro » Aveva un'espressione contrita, come se temesse quello che stava dicendo. Morgane gli diede un piccolo bacio sulla bocca dischiusa « Poi mi chiedo che diritti ho, e...tutto crolla e mi sento un peso che non vuole andare via...»

« Tu non ti libererai di me. Mai » la donna gli baciò il viso « E poi, hai fatto un giuramento, ricordi? » Loki sbuffò, ma assentì « E devi anche rispondere a Destiny, o credi che potrai scampare alla sua collera, quando ce la riprenderemo? »

Loki sorrise mesto, immaginando la sua furia e la lingua tagliente. Da quando era stata presa si era rifiutato di pensare a lei , perché c'era un' oppressione costante al centro del petto che minacciava di farlo affondare. Aveva tante cose da insegnarle, ancora, e aveva così tanto da imparare da lei... « La rivoglio indietro » sentenziò risoluto

« E la riavremo » Morgane non si era sentita più sicura di qualcosa

« E' ora di tornare a casa, allora » Loki si sorprese per le sue stesse parole « C'è un piano da definire e ci sono amici vecchi e nuovi da incontrare»

« Amici?» chiese sorpresa

« Tutti tuoi naturalmente » le rispose con una smorfia. Visione aveva radunato gli X Men, con Wolverine in prima linea; c'era lo SHIELD, che aveva reclutato i fratelli Maximov; c'era persino un ragno . Poi c'erano i guardiani della galassia, con Gamora che ben conosceva i segreti di Thanos e, naturalmente, ci sarebbe stato anche Thor, a breve.
Già si immaginava i sorrisi e gli abbracci fastidiosi che avrebbe ricevuto
Sbuffò seccato

Le prese la mano, pronto per teletrasportarsi alla Torre, quando Morgane lo fermò « Aspetta » disse con un filo di voce « Quello che hai detto...» esitò « era vero?» Loki alzò un sopracciglio, in confusione « Che saresti disponibile a...sì insomma...» di colpo si vergognava a guardarlo negli occhi, balbettava maledicendosi per aver intavolato il discorso: era stupido e fuori luogo, ma le dava la speranza che ci sarebbe stato un domani.

Loki non riuscì a trattenere un enorme sorriso, quando la realizzazione lo colpì « Un altro figlio...» le sollevò il mento, con dita tremanti « Sì » la abbracciò, nascondendo nel suo collo gli occhi lucidi di emozione. Sì, sì, sì... Morgane era la sua vera casa, ovunque fossero andati poi, lei e Destiny lo avrebbero completato, rendendolo un uomo migliore « Andiamo, ora » le disse infine « Prima portiamo a termine la missione e prima possiamo iniziare a provarci »

Morgane rise, mentre abbandonavano il luogo: ora avevano un motivo in più per vincere la guerra





Questa è dunque la fine.
Fin dall'inizio, si è trattato di una storia d'amore, e dal momento che l'amore è stato ritrovato, qui tutto finisce. (tanto più che non sono in grado di cimentarmi in una guerra contro Thanos). Forse non è come l'avete sperata, per alcune di voi potrà sembrare incompleta ed insoddisfacente, ma vi assicuro che ho cercato di curarla al massimo delle mie limitate capacità, per chiudere ogni questione rimasta in sospeso.
Grazie a chi ha letto nell'anonimato e a chi ha lasciato un commento, sostenendomi, correggendomi ( la punteggiatura, questa sconosciuta!) ed incoraggiandomi

Buone cose a tutte!
Un bacio
italiangirl1970
  
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