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Autore: ___Page    29/04/2017    4 recensioni
«Brindare in due è sempre meglio che brindare da soli.» rispose con semplicità e una stretta di spalle.
Law la squadrò rapidamente una seconda volta, sopracciglio alzato. «Non hai l'aria di una che ha qualcosa da festeggiare.»
«Brindare e festeggiare non sono sempre sinonimi.» ribatté prontamente, lasciandolo senza parole.
[Timeskip||OOC just in case]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Koala, Nuovo personaggio, Pirati Heart, Trafalgar Law
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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TOAST



I feel like I'm a lone survivor...
and on my own I walk alone
to see the sun again...*






La locanda era immersa in una luce soffusa che nascondeva parzialmente i muri anneriti dal fumo e dagli anni, le sedie spaiate, le scale pericolanti che portavano al piano superiore dove si trovavano gli alloggi per i forestieri.
A Law non importava.
Aveva visto taverne più belle ma anche decisamente più brutte, ricordava odori peggiori e, nel complesso, quel locale era silenzioso. Difficile dire se fosse perché gli avventori erano già tutti ubriachi e nella fase silenziosa dell'ubriachezza. Ma se anche così fosse stato, a lui interessava il risultato non la motivazione.
Si guardò intorno distrattamente, senza realmente vedere la fauna che occupava la taverna in quel momento.
Voleva soltanto starsene da solo, tranquillo e in pace a scolarsi una bottiglia di rhum.
Ovvio che gli mancasse la sua ciurma. Gli mancava dormire su Bepo, ascoltare le idiozie di Pen, mangiare le prelibatezze di Shachi e discutere con JeanBart della rotta migliore da seguire. Gli mancavano, certo, ma non era tipo da annegare quel genere di pensieri nell'alcool. Quindi no, il rhum non era un modo per sentirsi meno solo e no, non era interessato alla compagnia di nessuno. Ergo, meglio evitare i tavolini.
Era già accaduto fin troppe volte che qualcuno nel vederlo per gli affari propri pensasse bene di aggregarsi a lui senza nemmeno chiedere. Quella sera di fare a botte non ne aveva voglia e così si diresse a passo lento e sicuro verso il bancone, a cui erano seduti solo un vecchio con una fisarmonica, all'estremità destra, e una ragazza, al centro.
Law non aveva voglia di aspettare troppo, voleva il suo rhum e lo voleva subito, così optò per la zona centrale del bancone, attento a lasciare due sgabelli di distanza tra lui e la ragazza. Non la degnò nemmeno di uno sguardo, mentre si accomodava, appoggiando la nodachi e lo zaino al pavimento e al lato del bancone.
Intrecciò le dita e posò gli avambracci sul legno. Il barista gli passò davanti e si fermò di fronte alla ragazza, per servirle un bicchiere di liquido dorato e luccicante. Idromele, lo riconobbe subito Law e trattenne uno sbuffo.
La ragazza non doveva essere una gran bevitrice ma smise subito di interessarsene quando il barista, ancora fermo davanti a lei, gli lanciò un'occhiata di striscio.
«Una bottiglia di rhum.» ordinò, asciutto e discreto il pirata, senza aggiungere inutili e poco sinceri convenevoli.
Il barista si limitò a grugnire appena prima di chinarsi e recuperare quanto richiesto da uno dei vani sotto il bancone. Law continuò a fissare il vuoto finché il tonfo della bottiglia di alcool che veniva posata di fronte a lui non lo riscosse.
«E un bicchiere di idromele anche per lui.» aggiunse una voce femminile squillante ma lievemente roca.
Perplesso, una mano tatuata già intorno al collo della bottiglia di vetro ambrato, Law si girò verso la ragazza che lo osservava con un grande ed incomprensibile sorriso sul volto. Si degnò di osservarla giusto un attimo. Occhi blu, capelli castani tagliati alle spalle, camicia e pantaloni all'apparenza indossati per comodità ma in realtà scelto con cura, un paio di occhiali da aviazione gialli intorno al collo.
«Offro io.» ci tenne a precisare la ragazza quando vide che Law si attardava nello studiarla con sguardo glaciale. Ma la puntualizzazione non fece che peggiorare le cose.
Law la trucidò quasi con un'occhiata prima di rispondere: «Non sono interessato.» e tornare a dedicarsi al proprio rhum. Se ne versò una generosa dose e stava già per portare il bicchiere alle labbra quando venne interrotto di nuovo.
«Non voleva essere una proposta indecente.» puntualizzò la voce femminile e fu più forte di lui lanciare uno sguardo istintivo nella direzione da cui proveniva il rumore. Law aveva tutte le intenzioni di ignorarla e non degnarla nemmeno di una risposta se solo la ragazza non lo avesse osservato con il viso posato sulla mano e il gomito posato sul bancone, con estremo interessa ed evidente insistenza.
Law provò a ignorare il suo sguardo curioso e acceso da quel sorriso senza una ragion d'essere ma si rese subito conto che sarebbe stata una battaglia persa. Per la seconda volta in meno di un minuto, si bloccò con il bicchiere a metà strada verso le labbra e sospirò sonoramente, mandando gli occhi al cielo. «Non pensavo fosse una proposta indecente ma non sono comunque interessato.» tagliò corto con tono duro, girandosi a guardarla apertamente.
La ragazza corrugò le sopracciglia senza smettere di sorridere. «Perché no?»
Law sbatté le palpebre un paio di volte. Alla faccia dello starsene da solo ed evitare la compagnia. Si guardò rapidamente intorno ma non c'era un solo tavolo senza almeno un avventore già seduto. Rassegnato, riportò l'attenzione sulla ragazza.
«Se bevo un bicchiere di idromele mi lasci in pace?» chiese, atono e faticò a credere ai propri occhi quando lei scosse il capo.
«No, ora sono comunque curiosa di sapere perché non lo volevi.»
«E io sarei curioso di sapere perché vuoi che io lo beva a tutti i costi.» ribatté Law, cominciando a perdere la pazienza.
«Io non voglio che lo bevi a tutti i costi. Io voglio sapere perché non lo vuoi bere.»
«Troppo leggero per i miei gusti.» rispose Law asciutto, sperando di accontentarla.
«E allora che problema c'è a berne un bicchiere?»
Law si chiese se qualcuno non gli avesse dato una botta in testa e stesse per caso sognando. Non poteva stare succedendo veramente. Ma poi non sapeva con chi stava parlando? Non aveva visto la sua taglia, sentito le storie sul suo conto? Era così sprovveduta da girare da sola in una taverna pirata senza sapere nemmeno che aveva di fronte il Chirurgo della Morte?
«Allora vedi che vuoi che lo beva a tutti i costi?»
Una voce nella sua testa gli chiese perché non l'avesse ancora fatta a pezzi e basta ma Law la mise prepotentemente a tacere.
«Io non voglio che lo bevi a tutti i costi.» ripeté più decisa la ragazza.
«E allora perché me lo hai offerto? E perché insisti?»
«Brindare in due è sempre meglio che brindare da soli.» rispose con semplicità e una stretta di spalle.
Law la squadrò rapidamente una seconda volta, sopracciglio alzato. «Non hai l'aria di una che ha qualcosa da festeggiare.»
«Brindare e festeggiare non sono sempre sinonimi.» ribatté prontamente, lasciandolo senza parole.
Perché lui si sentiva precisamente così in quel momento. Aveva un ottimo motivo per brindare, quasi un obbligo che avrebbe assolto molto volentieri, ma nessun motivo per festeggiare. E non avrebbe saputo spiegarlo meglio di come aveva appena fatto lei.
E così rimase zitto. Rimase zitto perché se avesse aperto bocca avrebbe ceduto all'impulso di chiederle personali informazioni di cui non gli sarebbe dovuto importare nulla. Che differenza faceva conoscere il suo nome e sapere da dove veniva o dove fosse diretta? Una volta fuori da quella locanda sarebbero tornati a essere due estranei. Forse lei lo avrebbe riconosciuto in un avviso di taglia e avrebbe detto che una volta ci aveva parlato in una locanda. Ma sempre due estranei sarebbero rimasti e Law non chiese.
Non poteva certo immaginare che se avesse chiesto lei avrebbe risposto, non a tutto ma avrebbe risposto. Gli avrebbe detto che si chiamava Koala, che aveva ventidue anni e che non era sola sull'isola anche se era sola in quella locanda, che pure non aveva scelto a caso.
E non poteva immaginare che, volente o nolente, pur non chiedendo, un paio di quelle informazioni sarebbero arrivate lo stesso.
«Ehi Koala! Ti sta importunando?»
Law sgranò gli occhi incredulo e lanciò un'indignata occhiata al barista. Lui stava importando lei?! Ma che scherzava?!
«Mi sa che è più il contrario.» rispose Koala, divertita.
«Beh allora cerca di non trattenerlo troppo che prima se ne va dalla taverna meglio è.» proseguì burbero il barista.
«Piantala di fare il polpo retrogrado, Roy. Tanto non attacca.»
Law si raddrizzò di scatto e corrugò le sopracciglia. Aveva sentito bene?
«Che vorresti insinuare, ragazzina?»
«Che preferisci le sirene con le gambe quando non hanno ancora l'età per avere le gambe. E io non insinuo.» ribatté Koala con un sorriso, prendendo un sorso di idromele e provocando uno scroscio di risa da parte del resto degli avventori.
Ormai certo di non avere perso l'udito, Law si guardò intorno per confermare il proprio sospetto e rimase per un attimo basito. Ebbene sì, era entrato in una taverna di uomini-pesce, gestita da un uomo-pesce di tipo polpo con i tentacoli al posto della barba, ora che lo osservava con più attenzione e che gli occhi si erano abituati alla penombra.
Non che per lui fosse un problema, una locanda valeva l'altra, non aveva pregiudizi e se anche loro avessero provato a linciarlo, lui avrebbe saputo difendersi senza fatica. Lui.
Ma lei? Che ci faceva una ragazza così giovane in una taverna di uomini-pesce? Se era una sirena, non aveva ancora l'età per avere le gambe. No, era un'umana e sì, conosceva quegli uomini-pesce chiaramente molto bene.
Per un secondo soltanto, un momento di distrazione, Law ebbe l'impressione di provare ammirazione per quella ragazza. Ma era chiaramente solo un'impressione e si girò a guardarla per mettere in chiaro che lui non si sentiva affatto importunato, che nessuno lo importunava e che se si fosse sentito importunato se ne sarebbe andato ma Koala stava fissando il vuoto con un sorriso e uno sguardo così malinconici e dolci che le parole gli morirono in gola.
Le labbra carnose appena stirate in un sorriso lieve, le iridi accese dai ricordi e, in qualche assurdo modo, da una velata tristezza, la frangetta che le copriva la fronte e le faceva gli occhi ancora più grandi. Era bellissima, abbastanza da fargli passare la voglia di fare il pignolo e l'orgoglioso per una volta.
«Voglio brindare...» Law sobbalzò quando la voce di Koala risuonò nel locale improvvisamente silenzioso. Si rese conto che si era incantato a fissarla e non sapeva esattamente per quanto ma rimase impassibile come sempre ad ascoltare le sue parole, mormorate a tutti e a nessuno in particolare. «... a un uomo nobile e coraggioso. Con un cuore enorme e il più forte senso di giustizia che abbia mai incontrato in vita mia. Voglio brindare all'uomo che mi ha salvato la vita, non una ma ben tre volte.»
Law trattenne il fiato incredulo. Non era possibile eppure quella descrizione si sarebbe potuta applicare perfettamente a...
Strinse il pugno e il bicchiere in uno scatto d'ira. Chi diavolo era quella tizia? Se era uno scherzo, non era affatto divertente!
«...al più grande pirata che abbia mai conosciuto. A zio Tiger!» alzò appena la voce insieme al bicchiere.
«A Tiger!» risposero all'unisono gli altri uomini-pesce mentre Koala buttava giù mezzo bicchiere di idromele in un sorso.
Un cozzare di vetro contro vetro seguì il brindisi della ragazza, che si girò verso Law, sempre sorridente e affettuosa. Law si rilassò, insultandosi mentalmente per tanto egocentrismo dimostrato almeno a se stesso e a nulla valse la voce nella sua testa che gli fece notare che quel giorno la sua arguzia aveva tutto il diritto di essere meno attiva del solito. In fondo anche se il ricordo di Cora gli strappava sempre un sorriso, l'anniversario della sua morte non era mai un giorno facile da affrontare, soprattutto da solo.
«E tu a cosa vuoi brindare?» gli chiese.
Law la fissò con attenzione, guardando oltre i superficiali dettagli, che aveva già memorizzato, del suo aspetto. La guardò con attenzione e si riconobbe nei suoi occhi, vide una vita e un'esperienza così simili alle sue da non riuscire a capacitarsi come avessero potuto produrre due caratteri tanto differenti. Vide la speranza, la stessa che lo aiutava ad andare avanti ogni giorno, di poter fare qualcosa di buono e giusto per il mondo.
Vide con chiarezza che lei aveva molti motivi per brindare quella sera ma pochi per festeggiare.
Senza staccare lo sguardo da lei, tolse il tappo e si versò ancora un po' di rhum, prima di sollevare il bicchiere a mezz'aria. Koala fece altrettanto con il proprio, ancora pieno di idromele per metà, fermandosi a pochi centimetri da quello del pirata.
Law sollevò un angolo della bocca. «Alla libertà.»
Koala sorrise. «Alla libertà.»
 

 
§

 
Law aveva visto locande più belle ma doveva ammettere che Roy sapeva come mantenere puliti e accoglienti gli alloggi per i forestieri. Non ricordava l'ultima volta che aveva dormito in un letto tanto comodo.
Certo la qualità della dormita da cui si stava risvegliando piano, dipendeva solo in minima parte dal materasso morbido e dalle coperte calde e fragranti. Ancora in dormiveglia Law sorrise.
Avevano brindato quella notte, alla vita e alla libertà e ben più di una volta.
Allungò un braccio verso destra è quello che tastò lo obbligò a svegliarsi molto più in fretta di quel che avrebbe voluto.
Vuoto.
Non assoluto, certo. C'era il materasso, le lenzuola arruffate. Ma metà del letto era vuoto nella misura in cui mancava il corpo morbido e caldo di Koala. Law aprì gli occhi, sollevando appena il viso dal cuscino.
Che diavolo...
Fece vagare gli occhi sulla testata di legno, il muro riverniciato di recente, con qualche bolla qua e là provocata dall'aria umida dei giorni di pioggia, il comodino su cui era posata una bottiglia d'acqua accanto a una vuota di idromele.
Aveva rivalutato il liquore in questione dopo quella notte. Era certo che da quel giorno in poi non avrebbe più trovato l'idromele insignificante. Si leccò le labbra in un gesto automatico. Sapevano ancora di miele e sapevano ancora di lei.
Lei che, lo sguardo perso fuori dalla finestra, si stava silenziosamente rivestendo, assorta in chissà quali pensieri mentre riabbottonava la camicia, gli slip già addosso.
Law si tirò su un po' di più e si girò sul fianco, usando l'avambraccio per sostenersi. «Di solito sono io quello che se ne va di nascosto e senza una parola.»
Koala sbatté le palpebre per tornare alla realtà ma non diede segni di sorpresa, non sobbalzò, non ebbe nessuna reazione tipica di chi era stato appena colto in flagrante. Si voltò verso di lui e sorrise, immancabilmente «C'è sempre una prima volta. Nessuna intenzione di ferire il tuo ego comunque.» mise in chiaro chinandosi a raccogliere i pantaloni.
Law la osservò, il fiato appena sospeso. Da un lato, quello più megalomane, non riusciva a credere che se ne stesse davvero andando, dall'altro, che non avrebbe ascoltato nemmeno sotto tortura, non voleva che se ne andasse.
Non ancora almeno.
«Il mio ego sta benissimo. Non devi farti tutti questi problemi. Non lo stai disturbando con la tua presenza, puoi anche restare.»
Koala si immobilizzò con i pantaloni a mezz'aria e lo sguardo vitreo. Per un attimo dubitò di aver sentito bene, poi aggrottò le sopracciglia e, mano sui fianchi, tornò a fronteggiarlo. «E chi ti dice che me ne sto andando per farti un favore?»
«Di sicuro non te ne stai andando perché sei di fretta.»
«Che ne sai?»
«Non viaggi sola.» sentenziò Law mettendosi a pancia in su, le dita intrecciate dietro la nuca. «Se viaggiassi sola dovresti avere con te qualcosa, un'arma, un cambio abiti, dei soldi. È vero, qui non ti saranno serviti, scommetto che Roy ti ha offerto tutto anche se non mi è ancora chiaro il tuo legame con gli uomini-pesce ma...« Law voltò il viso verso di lei. «... il punto è che se giri senza soldi, abiti o armi nel Nuovo Mondo o sei pazza o hai lasciato tutto su una nave o in custodia a qualcuno. Ergo, non viaggi da sola.» concluse Law stringendosi nelle spalle.
Koala rimase interdetta qualche secondo, cercando di non darlo a vedere, prima di rispondere: «Okay detective. E se anche fosse chi ti dice che non devo andare ora?»
«Se dovevate ripartire oggi sarebbero venuti a cercarti ieri sera. È la regola più importante. La notte prima della partenza si dorme sulla nave.»
Koala non riuscì a trattenere un sorriso, ammirato e divertito ma, per il disappunto di Law, continuò comunque a rivestirsi.
«Non sei un pirata.» sentenziò il chirurgo dopo pochi istanti.
«Come?»
«Non sei un pirata. All'inizio lo pensavo ma non sei un pirata. Però fai parte di un gruppo organizzato, con una gerarchia ma non così rigido da impedirti di andartene la sera per gli affari tuoi e passare la notte dove più ti aggrada.» Law sollevò la schiena dal materasso. «Sei nel G5?» chiese e Koala, già alla porta, si immobilizzò con la mano sulla maniglia.
«Che cosa?!» chiese, incredula, voltandosi verso di lui. «Ma stai scherzando vero?»
Law si fece violenza per trattenere un ghigno quando Koala prese ad avanzare verso di lui, tornando finalmente indietro.
«Una marine?! Quale marine pensi che andrebbe a letto con uno dei pirati più ricercati del momento senza neppure provare a catturarlo?!»
Con tutta la calma, Law scostò le coperte e si portò fino al bordo del letto. Suo malgrado Koala fece scorrere gli occhi su di lui, il petto scolpito e tatuato, le braccia e le gambe toniche, le dita lunghe ed esperte, i capelli spettinati, gli occhi grigi e penetranti, i boxer tesi perché era pur sempre mattina. Deglutì, la gola improvvisamente secca.
Stava cercando di sedurla per caso?
«Non saresti la prima che si innamora di me dopo solo una notte.» rispose il pirata con un ghigno.
Koala rimase interdetta per la seconda volta e poi scoppiò in una cristallina risata. Sì girò verso la porta, ne aprì uno spiraglio e si sporse all'esterno con il busto. «Roy! Porta due colazioni alla camera 109!» urlò e fece per richiudere prima di avere un ripensamento. «Senza entrare!» aggiunse, sporgendosi ancora un attimo all'esterno.
Richiuse e, senza staccare gli occhi da Law, si sfilò i pantaloni. Fu solo in quel momento che il chirurgo si accorse che non indossava le scarpe e, a giudicare dalla curva che si poteva intravedere dallo scollo morbido e impalpabile della camicia, nemmeno il reggiseno.
«Mi stavo rivestendo solo per andare a prendere la colazione.» spiegò Koala, camminando lentamente verso il letto, vestita solo di camicia e slip. Law la accolse con molto piacere quando Koala si sedette a cavalcioni del suo bacino, la braccia a circondargli le spalle. «E credevo di conoscere già da anni la persona più arrogante di questo mondo ma evidentemente mi sbagliavo.»
«E non l'hai ancora nemmeno conosciuta.» precisò Law, accarezzandole il costato a palmi pieni, attraverso la camicia.
«Conosci qualcuno più arrogante di te?» Koala sgranò gli occhi, fingendo sorpresa.
«Un soggetto o due mi vengono in mente.» rispose Law prima di sporgersi a baciarle il collo.
Koala immerse le dita tra i suoi capelli corvini e chinò il capo all'indietro per dargli più accesso, parlando tra gli ansiti «Tu... Tu quando r-riparti?»
Law smise di torturarla a fior di labbra solo per guardarla intensamente negli occhi «Quando riparti tu.»
Per un attimo il tempo sembrò fermarsi nella piccola stanza di quella non lussuosissima ma ben tenuta locanda e una domanda rimase sospesa nell'aria. Che cosa stava succedendo?
Perché era ovvio che quella tanto arrogante affermazione di Law fosse solo una battuta. Ma loro viaggiavano per mare e avevano imparato a vivere intensamente, bruciando il tempo e le tappe. Ma i coinvolgimenti, quelli erano proibiti. Quelli erano follia. Per questo era più che legittimo chiedersi cosa stesse succedendo.
Ma l'attimo passò e Koala posò le mani sui pettorali di Law e spinse, obbligandolo a sdraiarsi sul letto. Lo sovrastò, puntellandosi ai lati dal suo volto. «Bisognerà ordinare a Roy tre pranzi, tre cene e quattro colazioni con quella di stamattina.» sentenziò la ragazza.
«Ti sei dimenticata la regola più importante del giorno prima della partenza?»
«No.» mormorò Koala, abbassandosi sul suo torace. «Ma sono un po' rivoluzionaria io.»
E Law chiuse gli occhi e smise di pensare quando Koala cominciò a ridisegnare il suo tatuaggio con le labbra, strinse il lenzuolo tra le dita quando gli sfilò i boxer e non si preoccupò di trattenere i gemiti mentre Koala si prendeva cura di lui e dei suoi bisogni mattutini, muovendosi ritmicamente, le labbra appena schiuse, umide il giusto, calde alla perfezione.
Non si preoccupò di molte cose Law, durante quei tre giorni. Della sua missione, del tempo che scorreva. Di chiedere a Koala se Roy fosse abituato a lasciare pasti e colazioni fuori dalla porta della camera che affittava o se era la prima volta che faceva una cosa del genere. Le aveva già letto la risposta negli occhi.
Non era inesperta, non del tutto. Se Law avesse chiesto, avrebbe saputo. Un ex compagno dell'Armata che poi se n'era andato senza nemmeno dirle addio. Una ferita vecchia e già perfettamente rimarginata. Una spalla amica su cui piangere che non le era mai mancata sin da bambina.
Non era inesperta ma una cosa così incosciente e folle non l'aveva mai fatta per nessun altro. E non importava se invece lui era abituato a noleggiare alloggi nelle locande all'ultimo minuto perché questa volta, per la prima volta, non aveva alcun desiderio di vestirsi e silenziosamente scappare quando al mattino apriva gli occhi e la vedeva dormire accanto a sé.
Era diverso, questa volta, e a Law non importava sapere. Perché tutto ciò di cui aveva bisogno era la certezza, di cui non avrebbe mai dubitato, che con nessun altro sarebbe mai stato così. Erano la stessa anima in due cuori diversi e complementari.
Insieme in quel letto di quella piccola stanza di quella non lussuosissima ma ben tenuta locanda erano tutto ciò che Cora e Tiger avevano sperato per loro.
Erano vivi. Erano liberi.
E Law sapeva che se mai i loro cammini si fossero nuovamente incrociati, ogni volta che i loro cammini si fossero incrociati, solo con lei, solo con lui, non avrebbero perso mai l'occasione di brindare, ancora una volta, alla libertà e alla vita.
 

 
§

 
«Capitano!»
«Capitano!»
Law continuò a camminare deciso per i corridoi del sottomarino, ignorando i richiami dei propri nakama, l’espressione dura e arrabbiata.
Non ce l’aveva con loro. Per niente.
Anzi, era felice più di quanto avrebbe mai osato ammettere, esprimere o anche solo lasciar trasparire di essere di nuovo con loro, di essere di nuovo sul sottomarino, a casa.
Se con qualcuno Law ce l’aveva, era con se stesso. Sì, aveva liberato Dressrosa e sì, aveva portato a termine la missione di Cora ma non era finita come doveva.
Lui non sarebbe dovuto sopravvivere. Non che avesse desiderato morire ma non era come se avesse programmato di uscirne vivo e tornare dai suoi. Mugiwara-ya sarebbe stato capace di difendere i suoi nakama dalla furia di Kaido ma lui? Lui che senza Rufy non sarebbe riuscito nemmeno a sconfiggere Doflamingo, dopo tutti quegli anni passati a pianificare, pur conoscendo alla perfezione il suo modo di agire, ragionare e combattere.
Cosa mai sperava di poter fare contro il più temibile tra gli Yonkou?
E morire per morire, sarebbe stato meglio a Dressrosa, da solo, in qualità di shichibukai rinnegato e non come capitano di una ciurma che avrebbe subito il suo stesso destino con la sola colpa di essere, appunto, la sua ciurma.
C’era un motivo se li aveva lasciati e aveva vagato solo per un anno e mezzo, dannazione!
«Law, ti vuoi fermare un momento?»
La domanda risuonò come uno sparo e sortì l’effetto desiderato. Law si fermò ma non perché gli fosse stato chiesto in modo esplicito e nemmeno perché a chiederlo era stato Pen. Pen era il solo che avesse il permesso di rivolgersi a lui così ma non davanti al resto della ciurma, come aveva appena fatto.
Law si fermò e si girò omicida, le iridi quasi bianche per la rabbia, pronto a rimetterlo al proprio posto anche se sapeva che a posteriori si sarebbe dispiaciuto.
Ma non riuscì nemmeno ad aprire bocca quando vide cosa Pen teneva in mano.
Una bottiglia, senza etichette e piena di un liquido semitrasparente e dorato. Una stupida, anonima bottiglia di idromele, con un biglietto legato intorno al collo.
Lo stomaco di Law fece una capriola e la sua espressione virò dal furente all’interrogativo mentre sollevava gli occhi sul volto del suo migliore amico e braccio destro.
«Ieri notte, l’ultima prima del tuo ritorno.» si strinse nelle spalle Pen. «Qualcuno è salito sulla nave di soppiatto, lo abbiamo sentito mentre scappava e non siamo riusciti a vedere chi fosse ma poi abbiamo trovato questa in cucina. Sul biglietto c’è scritto che è per te.»
Law si avvicinò e prese la bottiglia dalle mani di Pen, con gentilezza quasi.
«Non sapevamo cosa fare ma non siamo nemmeno sicuri che sia saggio che tu lo beva…»
«Tranquilli.» lo fermò Law, osservando il liquido color miele tremare appena contro il vetro, uno strano sorriso sulle labbra. «Non è avvelenata.»
Gli veniva quasi da ridere. Quanto poteva essere imprudente e… assurdamente unica? Ci avrebbe scommesso il braccio che il nanetto gli aveva riattaccato che aveva fatto rumore apposta mentre lasciava il sottomarino, per assicurarsi che trovassero la bottiglia.
Incurante degli sguardi perplessi dei suoi compagni, Law aprì il biglietto piegato a metà. Poche righe erano state scritte con grafia precisa e tondeggiante e nel leggerle Law si sentì improvvisamente più sereno e meno spaventato.
In fondo anche lui aveva liberato Dressrosa. Come Mugiwara-ya, aveva messo la propria vita in prima linea e lo avrebbe fatto ancora, per difendere i propri compagni. E sarebbe sopravvissuto.
Sì, sarebbe sopravvissuto a Kaido e a tutta l’altra merda che il Nuovo Mondo gli avrebbe tirato addosso fino alla fine, fino a Raftel, dove avrebbe celebrato il nuovo re dei pirati di cui era già stupidamente orgoglioso di essere alleato.
Non poteva fare altrimenti, comunque. Non poteva morire o tutto quell’idromele sarebbe andato sprecato. E Law questo non era disposto ad accettarlo.
 
 
Al secondo più grande pirata che abbia mai conosciuto.
Conservalo per brindare ancora insieme.
Ti aspetto alla fine del viaggio.
K.
 
  
 
 




* Bird with a broken wing - Owl City






Angolo dell'autrice: 
Ed eccola di nuovo, che continua imperterrita! 
Ciao gente! Allora ci tenevo solo a dire due cose: 
Uno - grazie a Jules per la costruttiva conversazione dell'altro giorno.
Due - Zomi spero di cuore di non essere stata troppo sbrigativa.
Grazie di cuore a tutti voi che siete arrivati fin qui! Pace e bene e cuoricini di zucchero a tutti!
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