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Autore: slv_93    30/04/2017    2 recensioni
Beatrice è una ragazza italiana da poco laureata in Management che vive a Londra. Il suo sogno è trovare un lavoro e sistemarsi nella capitale inglese. La ragazza, contro ogni previsione, viene contattata dalla Modest! Management, importante agenzia che cura molti artisti tra cui gli One Direction, e che le propone uno stage di 6 mesi.
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Tratto dal capitolo 9:
"Merda!"
Ripose il cellulare nella tasca dei pantaloni e lo guardò con aria interrogativa.
"Ci sono i paparazzi, dannazione!"
Solo in quel momento la ragazza alzò lo sguardo e vide dei fotografi nascosti dietro agli alberi a pochi metri da loro.
"Sono la vostra manager, Harry. È normale che io stia con voi" disse scrollando le spalle. Poi si bloccò di colpo e lo guardò preoccupata.
"Che ti prende?" le chiese.
"Guarda come cazzo sono vestita! Ho una maglietta dei cinesi con lo smile e una kefiah da terrorista rosa! O mio Dio che figura di merda!"
"Tu non sei normale"
Questa storia è disponibile anche su Wattpad!
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Se mi guardi ancora in quel modo 
giuro che ti faccio diventare 
una poesia
(Gio Evan)

Beatrice si chiedeva perché diamine avesse accettato di mettere piede in quella piscina. Come prima cosa, Harry la prese in braccio con la forza e si gettò con lei dentro l'acqua senza preavviso e secondo fatto, ma non meno traumatico, i ragazzi continuarono a schizzarla facendola a malapena respirare. C'è da dire che Bea non era di sicuro una nuotatrice provetta; anzi, a dirla tutta, sapeva solamente stare a galla, quindi per l'entusiasmo di quei quattro per poco non ci rimetteva le penne. Tuttavia, nonostante il panico iniziale fu piacevole passare del tempo con loro. Si sentiva accettata, nonostante non facesse parte del loro mondo e la conoscessero da solo pochi giorni. Marco, invece, aveva declinato ogni loro invito a raggiungerli e si era limitato ad osservarli divertito prendendo il sole dalla sdraio a bordo piscina. 

"Vi ricordate quando eravamo a casa di Hazza e lui stava imitando il verso della balena? Bea, devi sapere che la madre di Harry è letteralmente piombata nella stanza urlando Smettila di fare versi sessuali, Harold" raccontò Niall scimmiottando la voce di Anne e facendo ridere tutti. Beh tutti, meno che il diretto interessato.

Quella sera, si erano fatti portare la cena nella loro suite per evitare di dare troppo nell'occhio ed era partita la gara al Vi ricordate quando...?  Gli aneddoti riguardavano quasi tutti Harry e Niall ci aveva preso gusto, forse troppo.

"Ah! Ah! Ah! Che divertente, Niall! La smetti di raccontare la mia vita? Ti ricordo che hai altri due amici da sputtanare" rispose il riccio stizzito.

"Lo so, ma solo tu fai certe figure di merda colossali. Come quella volta che sei caduto all'indietro sul palco per colpa del microfono!". Niall non la smetteva più di ridere contagiando tutti con la sua risata.

"Taci tu! Che hai pianto guardando Alla ricerca di Nemo"

"Non penso sia una figura di merda! Dai fa piangere chiunque, no?"

Tutti negarono di averlo mai fatto, tranne Bea. 

"Sì, anche a me ha fatto piangere, giuro! Ok, io sono un caso patologico visto che piango ancora per Pinocchio o per La gabianella e il gatto"

I ragazzi la guardarono stupiti, quelli erano cartoni animati italiani e di sicuro non potevano conoscerli, ma Bea questo non lo sapeva.

"Oh mio Dio! Anche io guardavo Pinocchio!" esclamò Marco parlando in italiano. "E pure Pimpa, Calimero e Lupo Alberto!"

"Li adoravo tutti! La fidanzata di Lupo Alberto, Marta, mi faceva troppo ridere!" disse Beatrice presa dall'entusiasmo. Finalmente qualcuno che condividesse con lei quella parte della sua infanzia. E poi, parlare in italiano era così familiare che si sentiva a casa.

"Ok, potete parlare in modo comprensibile, per favore? Noi qui, non ci stiamo capendo nulla" sbottò Louis con le sopracciglia alzate.

I due italiani scoppiarono in una fragorosa risata; erano così presi dal rivivere vecchi ricordi che si erano dimenticati dei quattro inglesi che li fissavano con aria scioccata.

"Avete ragione, scusate. Ci siamo fatti prendere la mano, vero Bea?"

Marco le fece l'occhiolino a cui lei rispose annuendo sorridente. Quel ragazzo, anche se era il suo capo, le stava simpatico. Si ritrovò a pensare che sarebbero potuti essere amici se si fossero conosciuti al di fuori dell'ambito lavorativo. Non che quest'ultimo aspetto non permettesse loro di avere un rapporto di amicizia, ma avrebbero dovuto porsi dei limiti. Era pur sempre lavoro.

Si erano fatte ormai le 11 e Marco spinse i ragazzi ad andare a letto perché il giorno seguente si sarebbero dovuti alzare presto. Inutile dire che avevano subito iniziato a borbottare frasi del tipo Non abbiamo due anni! (Louis) oppure Tu non sei mio padre! (Niall).

"Bea, tu non vieni a dormire?" chiese Liam avviandosi verso la sua stanza.

"No, vorrei stare qui ancora un po'" rispose salutandolo sorridente con un cenno della mano.

"Buona notte, allora"

***

Ora che quei pazzi se ne erano andati a dormire, Bea si rese conto di quanto silenzio ci fosse. Era incredibile quanta confusione riuscissero a fare. Parlavano, ridevano, urlavano ed era pure capitato che ruttassero. Scrollò la testa divertita ripensando a Niall e al suo rutto che sicuramente aveva provocato un terremoto da qualche parte nel mondo.

Si avviò verso il terrazzo per guardare quel panorama fatto di grattacieli e strade trafficate che le era ancora così nuovo. Gli unici rumori provenivano dalle auto che sfrecciavano sulle strade, ma erano solo suoni lontanissimi visto che alloggiavano al ventisettesimo piano. Era stata una giornata intensa, senza contare il fuso orario. A quell'ora a Londra erano le 5 del mattino e a Verona le 6. Si chiese se i suoi genitori fossero già svegli. Di solito, suo padre si alzava presto per preparare la colazione a lei e a sua madre e poi si rintanava nel suo studio a dipingere. Quanto le mancavano! 

"A cosa stai pensando?". Ad interrompere i suoi pensieri fu di nuovo quella voce ormai così familiare. Harry.

"A quello che staranno facendo i miei genitori"

"Beh vista l'ora staranno dormendo" sghignazzò raggiungendo il suo fianco.

"Probabile. Non ti mancano mai? Intendo le persone a te care"

"Sì, ma faccio questo lavoro da quando ho 16 anni e ormai mi sono abituato al fatto che non siano accanto a me. Nel mio cuore sono sempre presenti però, come io nei loro"

Beatrice si mise a guardarlo: lo sguardo rivolto verso la Luna e la mascella contratta. Gli occhi brillavano anche se non riusciva a vederli completamente. Il suo cuore aveva preso a battere più veloce e non ne sapeva la ragione. Di sicuro, non era dovuto al suo aspetto fisico. Certo, Harry era bello, ma non era l'unico bel ragazzo che aveva visto in vita sua. Avrebbe tanto voluto abbracciarlo, ma il loro rapporto non era così intimo da poterlo fare senza passare per una squilibrata. 

"Cosa ti piace fare? Oltre a cantare intendo"

"Scrivere. Porto sempre con me un taccuino su cui scrivo quello che mi passa per la testa. Alcuni di questi pensieri sono diventati parte di qualche canzone" le diede un'occhiata prima di ritornare a guardare il cielo. "A te invece? Oltre a fare la manager"

Gli sorrise. "A dire il vero sono una frana quasi in tutto. Non so fare alcuno sport, cioè sono proprio negata. Ho paura a guidare la macchina, ho quasi il terrore dell'acqua, ho l'aracnofobia e non riesco a guardare un film horror senza coprirmi gli occhi. In compenso so cucinare, quello mi rilassa e sono anche piuttosto brava"

Guardò Harry e lo vide trattenere una risata. "Dai, perché ridi?"

"Perché ti ho chiesto cosa ti piace fare, non di cosa hai paura. Tutti abbiamo paura di qualcosa"

Bea si sentiva in imbarazzo; quando parlava a sproposito proprio non si sopportava. "Tu di cosa hai paura?"

"Beh delle api, del buio, dei luoghi chiusi, della solitudine, dell'amore"

"Dell'amore?"

"Sì, cioè non ho paura dell'amore in se stesso, ma più che altro di amare senza essere amato"

"Ti è già capitato?"

"Sì, sembrerà strano visto che sono bello e famoso" le sorrise maliziosamente beccandosi un leggero pugno sul braccio. "È proprio questo il problema, tutte amavano Harry Styles degli One Direction, mentre io vorrei essere amato perché sono solo Harry"

Lo guardò e provò una stretta allo stomaco. Era così triste quello che le aveva confessato che stavolta non riuscì a trattenersi dall'abbracciarlo.

Harry preso alla sprovvista si irrigidì, ma subito ricambiò l'abbraccio stringendola a sé.

"E questo per cos'era?" le chiese dopo averla lasciata andare.

Bea scrollò le spalle. "Tutti hanno bisogno di un abbraccio. E poi ti capisco. Certamente non sono famosa, ma ho sempre avuto la sfortuna di trovare dei ragazzi che guardavano solo al mio aspetto. Molte volte mi sono chiesta se fossi davvero solo questo: una bambolina con cui giocare per un po', per poi essere buttata nella spazzatura"

Harry le prese le mani e la guardò negli occhi."Hey ascoltami Bea. Tu non sei così. Certo, sei davvero molto bella, ma anche se ti conosco poco so che sei buona, paziente, leale, generosa altrimenti mi avresti lasciato all'Heaven e sono sicuro tu sia anche intelligente e tenace se no non ti avrebbero presa per questo stage"

Beatrice rimase piacevolmente sorpresa da quelle parole. Nessuno le aveva mai detto quello che vedeva in lei. Harry, invece, era sicura che fosse stato sincero, che avesse davvero guardato oltre il suo aspetto fisico.

"Grazie, Harry. Davvero! Sei un bravo ragazzo e io so che c'è di più oltre la tua bellezza, devi solo trovare qualcuno che se ne accorga"

Lui le si avvicinò, le accarezzó dolcemente la guancia, ma quando aprì la bocca per parlare fu interrotto.

"Siete pazzi?? È tardissimo! Quando avete intenzione di andare a dormire?". Marco era a bordo piscina con le mani sui fianchi che li osservava in cagnesco.

"Sì scusaci. Arriviamo!" fu Bea a parlare scostandosi da Harry che ancora la guardava. Pensò al gesto di poco prima e alla situazione intima in cui li aveva trovati Marco. Non riuscì ad impedirsi di arrossire. Probabilmente aveva frainteso.

"Dai, andiamo" le disse dolcemente Harry. Marco era già rientrato senza essersi risparmiato un Vi conviene.

Le loro stanze erano una di fronte all'altra. Harry stava già aprendo la porta, quando Bea lo raggiunse e si alzò sulle punte dei piedi per scoccargli un bacio sulla guancia. "Buona notte". Poi si voltò in fretta senza lasciare il tempo al ragazzo di risponderle.

"Buona notte anche a te, Beatrice". Ma lei aveva già chiuso la porta.

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Buona domenica! A questo capitolo sono particolarmente legata perchè racconta anche un po' di me. Vi piace come si sta evolvendo la situazione tra Harry e Beatrice? Non sarà successo nulla di eclatante, ma queste confessioni che si fanno l'un l'altra mi piacciono troppo :D
Vedo molte visite, ma non recensioni e questo mi intristisce un po' perchè mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, anche cose negative, non per forza complimenti. Non sono una ragazza permalosa ;)
Un bacio,
Silvia
   
 
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