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Autore: Never_alone20206    01/05/2017    3 recensioni
Rin Yoshida, ragazza ventenne, orfana e sorella di due fratelli pasticcioni, passa la sua vita a lavorare come cameriera per arrivare a fine mese. Cosa succederà quando un giorno, nel ristorante in cui lavora, si presenta Sesshomaru Taisho, uno degli uomini più ricchi del Giappone, che durante un'appuntamento con Kagura Yamamoto, organizzato dalla madre, dichiara di essere già impegnato con lei e la bacia ?
Rin si ritroverà costretta ad accettare la proposta di Izayoi Taisho, madre di Sesshomaru, di ammagliare e sposare il figlio in cambio di denaro per suo fratello maggiore, il quale rischia di essere ucciso a causa dei debiti.
Tratto dal prologo:
Ho la sensazione di aver preso un palo in pieno e che questo sia uno dei miei tanti sogni che riguardano Taisho, senza, ovviamente, la parte erotica.
Aspettate, da quando ci frequentavamo? E perché si stava alzando? E perché si sta avvicinando? E perché mi stava prendendo il viso fra le sue fantastiche mani? E perché il suo volto privo di imperfezioni era così vicino al mio? E perché l'uomo più desiderato di tutto il Giappone mi stava baciando?
Cosa diavolo stava succedendo?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Per tutti i Kami! Vi prego, se sto sognando non svegliatemi. Neanche nelle mie migliori fantasie riuscirei ad immaginarmi una tale morbidezza, ma usa il burro cacao?
Oh, allora, ricapitolando: sta mattina la giornata era iniziata come al suo solito, sempre gli stessi e quotidiani problemi, sempre i medesimi ritardi, solita Natsume che mi massacrava con lo sguardo. Non riuscivo a comprendere che cosa io avessi fatto di diverso, che  cosa io avessi combinato per guadagnarmi, avere un bacio da Sesshomaru Taisho. E non un bacio ordinario, ma IL bacio. 
Stavo per avere un mancamento per via di questo buonissimo profumo che mi inebriava dolcemente l’olfatto. A riportarmi con i piedi saldi a terra fu il rumore della sedia di Kagura Yamomoto che veniva sbattuta, brutalmente a terra, mentre si alzava in piedi. 
Credo stesse cercando di controllarsi e di trattenere le imprecazioni per non provocare uno scandalo. Probabilmente l'attenzione dei clienti era stata già attirata. Il bel fusto, dal suo canto, iniziò a separarsi gradualmente da me. Direi con talmente tanta lentezza da mortificarmi. E adesso ?
 
“A quanto pare non siamo fatti per stare insieme”
 
Il commetto sarcastico della bellissima Yamamoto fu pronunciato con gli occhi, cremisi, inchiodati sulla figura di Sesshomaru Taisho.
Non mi azzardai a guardare nessuna delle tre figure che mi affiancavano. Il mio viso era più rosso di un pomodoro, bruciava, avevo bisogno di aria fresca. Mi sentivo frastornata, travolta dalla situazione, non sapevo nemmeno cosa dire.
Deduco che nemmeno Natsume sapesse come reagire effettivamente, dato il suo silenzio tombale causato, presumibilmente, dallo shock o ,presumibilmente, dalla mancanza di parole. A quanto riguardava l'accompagnatrice di Taisho, pareva stesse morendo dalla voglia di andarsene.
 
“A quanto pare”
 
Mentre la voce di Sesshomaru mi cullava, il suo braccio destro si precipitò ad insinuarsi dietro al mio collo, fino a raggiungere, con decisione, la mia vita. Fui colta da un brusco, e piacevole, tremolio lungo la colonna vertebrale.
 
“Credo che la mia presenza qua non abbia più un senso”
 
Kagura non tardò ad acchiappare la sua borsa. Rilasciò un sospiro dalle labbra tinte e si passò una mano fra i capelli.
 
 “Allora ci vediamo a lavoro” 
 
Distogliendo lo sguardo, la donna ci sorpassò, ma non senza sfiorami delicatamente la spalla, un tocco appena percettibile.
Rimasi ferma, con lo sguardo dritto  sulla sua schiena finché la sua figura non sparì, interamente, dalla mia visuale. Qualche secondo dopo, Sesshomaru si staccò da me, con irruenza. Senza proferire una singola sillaba, lasciò i soldi per la bottiglia di vino sul tavolo e si avviò, a sua volta, verso l'uscita ignorando, completamente, le occhiatacce intrigate che i clienti gli rivolgevano.
 
“Rin…cosa diamine è appena successo?” 
 
La voce sconvolta di Natsume mi risvegliò, mi ero pietrificata.
WAIT A MOMENT!
Il Dio de sesso mi aveva appena baciata senza conoscermi, e per giunta senza darmi alcuna sorta di spiegazione. 
Mi dimenticai di replicare alla mia povera compagna. Iniziai a correre come non mai per pedinare e raggiungere l'uomo che, fino a esattamente due minuti fa, mi aveva presentata come la ragazza che lui stava frequentando,ufficialmente.
 
“Ehi ... aspetta”
 
Gli urlai dietro come una demente scappata dal manicomio più vicino. La mia voce echeggiò nel parcheggio, mentre finalmente riuscivo ad aggrapparmi ad una sua spalla per fermarlo.
 
“C-cosa cavolo è appena successo?”
 
Cercai di riprendermi tra un respiro e l’altro. Il suo volto a prima vista pareva rilassato, mentre io mi trattenevo, al ricordo, di non arrossire.
Gli occhi gli si inchiodarono al dorso della mia mano che lo stava ancora bloccando.
La tolsi, istintivamente, come se mi fossi appena scottata con l’acqua bollente.
 
“Perché mi hai ...mi hai ...hai capito “ 
 
Balbettai imbarazzata, come un’adolescente in piena crisi ormonale, grattandomi la nuca.
 
Perché ti ho baciata?”
 
Completò la frase per me con un sorriso derisorio. La sua voce indifferente quasi mi ferì.
 
“S-si “
 
Diamine Rin, smettila di balbettare!
 
“Semplicemente”
 
Si avvicinò alla macchina con passo felpato. Sfiorò la maniglia della porta, e io non riuscì ad ignorare la differenza d’altezza fra me e lui.
 
Perché mi andava”
 
E mente lui andava via per la sua strada senza degnarmi di un’ultima attenzione, io mi sarei portata l’immagine del suo volto impassibile per tutto il resto della giornata.
 
*****
 
“Yoshida, fino ad oggi ho sempre di tutto per tenerti qua, ma sei impossibile. Combini sempre guai”
 
E questo era ciò che pensava Harada, ormai, da un po’.
Mi stava avvisando, indirettamente, che a breve sarei stata licenziata senza pietà. Dopo aver inseguito Taisho e lasciato Natsume da sola, Harada si era definitivamente rotto le scatole.
Eppure nonostante la mia quotidianità  stesse andando a rotoli, la mia mente era completamente persa a pensare all’avvenimento di prima. Provavo astio, avrei ucciso volentieri quello sbruffone di Taisho, come si era permesso? Che spiegazione era "perché mi andava "? Poi con quella faccia che sprizzava disinteresse da ogni poro, mentre io mi stavo torturando, da sola, con questo tutt'ora.
Rin Yoshida la tua vita sta andando a prendersi una vacanza, nemmeno lei ti sopporta più.
 
“Yoshida”
 
L’ennesimo sbraito del mio capo sembra far funzionare le mie sinapsi.
 
“Mi sono stufato, da oggi hai smesso di lavorare in questo ristorante”
 
Abbandonò i camerini, ma non prima di sbattersi, con veemenza, alle spalle la porta.
Diavolo! Perché non avevo detto nulla? E adesso? Come farò a mantenere altre due persone oltre me stessa? Come farò a pagare l'affitto il prossimo mese? Brava Rin, mentre il colpevole di tutto questo casino si stava divertendo con chissà che celebrità, tu stavi per essere buttata fuori di casa! Veramente, sei fantastica!
Perché stavo parlando con me stessa? 
 
“Rin, stai bene?”
 
Natusme mi stava guardando allarmata. Stavo per scoppiare a piangere a causa del nervosismo, ne ero certa.
 
“No Natsume, la mia vita è stata distrutta nell'arco di un'ora”
 
Appoggiai la testa fra le mani permettendo alle lacrime di venire a galla. La piccola ragazza accanto a me mi accolse fra le sue calorose braccia, e questo gesto mi fece ulteriormente frignare.
 
“Harada mi ha dato metà dello stipendio che avresti dovuto ricevere questo mese. Domani mattina ti darà anche l'altra parte”
 
La guardai staccarsi lentamente, la sensazione di vomito mi stava distruggendo lo stomaco.
Un mese. Avevo esattamente un mese a disposizione per trovare un altro lavoro. Era fattibile, vero? Certo che era fattibile.
 
“Avanti Rin, tu sei forte. Cercherò di aiutarti con quello che posso”
 
La mano di Natsume continuava ad accarezzare la mia delicatamente. Annuì senza forze e, con un animo scoraggiato, mi tolsi il grembiule.
La giornata non è ancora finita.
 
*********
 
Il tempo fuori rispecchiava perfettamente il mio stato d'animo. Nuvole, vento e umidità ovunque. Ringraziai i Kami per non essermi truccata, altrimenti, ora, invece di Rin Yoshida adesso sarei stata Panda Yoshida. Nuova specie di ...di qualcosa. La città era meno affollata del solito, così come anche il mio quartiere che sembrava addirittura abbandonato. La mia attenzione venne catturata da dei vaghi suoni, simili a lamentele. Mi accorsi che si trattava esattamente del vincolo che affiancava casa nostra. 
 
“Hai una settimana Yoshida” 
 
Prima di voltare l’angolo, iniziai a pregare sperando di aver sentito male, sperando che fosse tutto uno scherzo, e che una volta arrivata in quella stradina non ci sarebbe stato nessuno, se non me e me stessa.
Kami, vi prego, ditemi che ho capito male! Ditemi che in realtà, il cognome, che era stato sputato fuori con così tanta aggressività dalla bocca di quel uomo, non fosse il mio. Ditemi che mi stavo confondendo per la dura giornata.
L'ultimo pezzo mancate per una avere, definitivamente, una vita schifosa era scoprire che la persona in questione non fosse altro che quel tonto di mio fratello, come al solito.
 
“Non vorrei sporcarmi le mani col tuo sangue viscido”
 
 Sentì l’aria muoversi. Un calcio era stato tirato, con talmente tanta violenza che la vittima rilasciò dei suoni soffocati, delle lamentele appena percepibili, ma colme del dolore provato.
Poi ci fu solo il rumore di passi scanditi, passi che si allontanavano. Il mio cuore si frantumò, sapevo che, superato quel dannato angolo, avrei visto, accasciato a terra, mio fratello maggiore Haru.
Percepì un altro debole gemito e poi solo il suono assordante di un'automobile che si allontanava. Decisi di uscire allo scoperto, terrorizzata.
 
“Oh Haru”mormorai tutta tremolante, mentre il mio sguardo vagava su di lui per notare le pessime condizioni.
 
Labbro inferiore gonfio e probabilmente spaccato, un bel livido sulla guancia destra che col tempo sarebbe peggiorato e sicuramente un altro sul addome.
 
“Vieni”
 
Lo aiutai ad alzarsi con fatica. Il suo peso era nettamente superiore al mio. L’avrei strozzato con le mie mani se solo non fosse stato ridotto così male.
 
“Cos'hai combinato questa volta?”
 
Gli stavo ormai avvolgendo il braccio sinistro attorno al mio collo quando la domanda mi uscì spontanea dalle labbra. Ci fu un attimo di silenzio straziate, sembrava in difficoltà, non tanto per i colpi ricevuti, non sapeva cosa rispondermi senza farmi incazzare.
 
“Nulla di c...”
 
Non riuscì nemmeno a finire la frase. 
 
“HARU! Smettila di mentirmi, so bene che si tratta dei tuoi soliti debiti. La situazione non promette nulla di buono. Quanto?”
 
La nota severa con cui pronunciai quelle parole lo fece rabbrividire. Le sue sopracciglia aggrottate non erano proprio un buon segno. Mi preparai emotivamente al peggio. Immaginavo si trattasse di una somma che io non sarei stata in grado di procurare.
Di conseguenza Rin, cosa farai? Sembra che la vita abbia deciso di mettermi duramente alla prova, una prova che non sarei riuscita a superare. Deglutisco sotto il peso di mio fratello diventato, ormai, insopportabile.
 
“Cinque milioni di yen*”
 
Il suo fu un sussurro leggero, talmente basso che, per un attimo, pensavo di averlo immaginato. Sbiancai bruscamente, come se qualcuno mi avesse appena tirato un pugno in faccia.
Due colpi in un giorno solo. Cinque milioni di yen! Nemmeno a vendere un organo si riusciva a raccogliere così tanti soldi! Non sapevo se arrabbiarmi o se piangere, o se fare tutte e due le cose.
Decisi di tacere e non controbattere. Litigare, adesso, non avrebbe portato a nulla. Per tutto il tragitto verso casa nessuno aprì bocca. Una volta arrivati feci accomodare Haru sul divano in salotto. In ospedale non si poteva andare, non avrei saputo che spiegazione dare, come giustificare le pietose condizioni in cui si trovava? Mi sentivo, inoltre, stanchissima, tanto da mettermi a dormire e non svegliarmi più.
 
“Rin”
 
Il suono del mio nome, pronunciato in un sibilo, mi ricordò, improvvisamente, di Tomoe, nonché mio fratello minore. Sul suo volto c’era un velo di preoccupazione misto alla paura. La sua attenzione si focalizzò sulle ferite visibili di Haru.
 
“Tomoe, sei pregato di stare in camera.Ti spiegherò tutto dopo”
 
Il ragazzo abbandonò la stanza senza più pormi alcuna domanda e io non potevo fare a meno di sospirare e di essergli grata.
In bagno riuscì a trovare il disinfettate e delle garze, c’era anche del ghiaccio in cucina.
In salotto si sentivano in continuazione le lamentele del povero ferito che avrei voluto, se solo avessi avuto la possibilità, strozzare con le mie mani.
 
“Togliti la maglia”
 
L'enorme ematoma sull'addome mi fece spalancare la bocca. Era ancora un po' rosso, ma la sua grandezza aveva superato ogni mia aspettativa. Si distese lungo tutto il divano, mentre io tentavo di posargli il ghiaccio lentamente, cercando di procurargli il minimo dolore. 
Gli disinfettai il labbro e il sopracciglio con premura, quasi avessi paura di frantumargli in viso. Una volta pulito il sangue, mi assicurai che il suo naso fosse a posto, insomma, che non fosse rotto. 
Mi adagiai, finalmente, accanto a lui, esausta e con il volto fra le mani.
 
“ Rin…non piangere”
 
Haru tentò di confortarmi. Allungò una mano iniziando così ad accarezzarmi i capelli amorevolmente, poi passò alla guancia dove mi asciugò una lacrima involontaria. Stavo per crollare.
 
“Haru, sono stata licenziata”
 
Feci una pausa per rimettermi i pensieri in sesto.
 
“Come farò a pagare un debito del genere?” 
 
La disperazione mi spezzò la voce in gola. Volevo sotterrarmi.
 
“Tu non hai nulla a che fare con questo problema”
 
Il suo sussurro dolorante mi fece venir voglia di prenderlo a scarpate. Ero talmente nervosa che gli avrei spaccato, volentieri, di nuovo la faccia.
“Ne parliamo domani “
 
Fu l’unica cosa che riuscì a dire, ormai troppo stanca e affranta. Ne avevo abbastanza per una sola giornata.
Haru annuì per poi abbandonarsi alle braccia di Morfeo qualche secondo più tardi. Si stava addormentando sullo scomodo divano. Afferrai una coperta per coprirlo.
Dopo un'ultima occhiata al suo volto finalmente arrivai in camera, finalmente sentì sulla pelle la morbidezza del mio letto.
Finalmente potevo abbandonarmi al mondo dei sogni.
 
******
 
“ Harada ha lasciato i soldi a me”.
 
Natusme aveva impresso sul volto un’espressione amareggiata, dispiaciuta. 
Dopo essermi lasciata andare sul materasso, iniziai a pensare ad una marea di soluzioni per pagare il debito di Haru. In parole povere, non avevo chiuso occhio tutta la notte. La cosa che mi innervosì di più fu la mia stessa mente, costantemente col pensiero rivolto a quel bastardo che mi aveva, in parte, rovinato la vita, invece di dedicarsi completamente a questo problema.
Poi mi alzai. Non avrei resistito un minuto in più in quella stanza. Inoltre avrei dovuto prendere l’altra metà dello stipendio.
 
“Grazie Natsume”
 
Dopo averla ringraziata con un filo di voce, la piccola figura mi salutò con un lungo e confrontante abbraccio. Me ne andai fra i suoi soliti “stai attenta” “chiamami se hai bisogno”. 
Fuori dal ristorante c’era una brezza primaverile, fresca che sapeva di fiori di ciliegio. Mi lasciai cullare i capelli da quel venticello, ribaltati qualche secondo dopo sulle mie spalle.
 
“Rin Yoshida”
 
Trasalì al suono di quella voce che, in parte, riconoscevo. O almeno credevo di averla già sentita prima. Mi girai per poi pentirmene, esattamente, subito dopo. Izayoi Taisho, l’ultima persona che avrei voluto incontrare, si trovava di fronte a me in tutta la sua bellezza.
Iniziai a sentirmi colma di rabbia, di frustrazione, stavo decisamente per imprecare. Aggrottai le sopracciglia, mantenni la calma e, dopo un lungo respiro, mi diressi per la mia strada, ignorandola.
 
“Ragazzina aspettami” mi ordinò la madre del uomo più bello che abbia mai visto in tutta la mia vita.
Rin smettila di fargli i complimenti. Non fermarti, non fermarti, non considerarla.
 
“Ho detto di aspettarmi” ribadì nuovamente rincorrendomi.
 
“E perché dovrei farlo? Per colpa di vostro figlio ho perso il lavoro, tra l'altro nel peggior momento della mia vita”
 
Mi fermai di colpo provocando un sussulto ad Izayoi Taisho che quasi mi venne addosso.
 
“Avresti dovuto colpirlo “
 
La semplicità con cui mi rispose mi fece venir voglia di abbandonarla là, di non ascoltarla più, di andarmene.
 
“Io? Una ragazza insignificante colpire il famoso Sesshomaru Taisho?” 
 
Risposi con sarcasmo, ma questo non sembrò scalfirla minimamente. Mi sembrava una donna testarda a primo impatto, fastidiosa, persuasiva. 
Mi schiarì la voce intenta a proseguire di fronte al suo silenzio.
 
“Il mio capo mi avrebbe uccisa direttamente”
 
Ero convinta che fra qualche attimo avrei avuto un attacco di rabbia. Sarei esplosa a breve, e io non esplodo mai, io sono la persona più gentile e tranquilla al mondo.
 
“Potresti farlo. Così come io potrei darti tutti i soldi di cui hai bisogno”
 
Sul suo viso si instaurò una sorta di malizia. Il suo sguardo agghiacciante mi scrutava con interesse in attesa di una mia risposta. Questa donna era strana quanto bella.
 
“C-cosa intende?” balbettai confusa. 
 
“Ti ho sentito parlare con quella ragazza prima”
 
La mia curiosità era alle stelle. Izayoi Taisho era decisamente stramba. Oltre ad aver spiato il figlio ieri, ora aveva pure origliato la mia discussione con Natsume. Mesi fa, quando vidi la prima volta una foto con la famiglia Taisho, provai invidia. Invidia per la loro ricchezza, per la loro bellezza, per tutto quello che possedevano. Adesso, beh, non sentivo più nulla di tutto ciò. Apparentemente non erano così perfetti come volevano sembrare, anzi, direi che soffrivano di qualche disturbo mentale.
 
“Cosa saresti disposta a fare per la quantità di soldi di cui hai bisogno?”
 
Più che domanda mi sembrò un invito celato. Cosa potrei fare per aiutare mio fratello?
 
“Qualsiasi cosa” affermai convinta. Haru aveva bisogno di me, e io avrei fatto qualsiasi cosa per lui.
 
“Perfetto”
 
La vidi battere le mani, proprio come un bambino quando riceveva quello che aveva chiesto per Natale ai genitori, era contenta.
Inaspettatamente mi prese per le spalle spingendomi fino panchina che distava a qualche metro dal ristorante.
 
“Di quanto hai bisogno?“
 
Si sedette di fianco a me incrociando le gambe.
Feci il lungo respiro, titubante.
 
“Cinque milioni di yen “ bisbigliai un po' insicura.
 
“Affare fatto “ mi comunicò per poi proseguire “Quello che devi fare è sedurre Sesshomaru, mio figlio”concluse serena esaminando i dintorni.
 
 Mentre lei mi sembrava molto rilassata, io quasi mi strozzai con la propria saliva. Io, sedurre Sesshomaru Taisho? 
Io.
Scoppiai a ridere fragorosamente attirando i fantastici occhi neri di Izayoi su di me. Stavo per soffocare, ve lo giuro.
 
“E' uno scherzo, vero?”
 
Mi asciugai le lacrime ai lati degli occhi con i palmi delle mani, tutto ciò perché non riuscivo a controllare la mia risata.
 
“E perché mai?”
 
Sul suo volto c’era dipinta la confusione. Lei non capiva veramente, le mancavano delle rotelle. Bastava guardarmi per capire che la sensualità non era proprio tra le mie doti. 
 
“Mio figlio non si vuole sposare, è ormai saputo in tutto il paese. Mi tocca vederlo costantemente con donne diverse, cosa che mi rende veramente triste. L'amore è qualcosa che lui non ha mai provato”
 
Finalmente mi bloccai. Con attenzione, cercai di captare ogni sua sillaba che proferiva, ero, diciamo, interessata a scoprire cose che nessuno sapeva.
 
“Non l'ho mai visto in vita mia interessarsi a qualcuno che non fosse se stesso. Sin da piccolo è stato educato a diventare l'essere che oggi è. Ha sempre esaudito i desideri di mio marito senza mai chiedere aiuto. E' visto da tutti come la persona perfetta, in grado di fare tutto da sola. Ha sempre rifiutato l'aiuto degli altri”
 
Lo sguardo di Izayoi si addolcì. Il vento scuoteva le foglie attorno a noi. Una in particolare finì nei capelli perfetti della Taisho. Scrutai ogni movimento meccanico. Le sue dita la raccolsero con un movimento grazioso, mentre le sue iridi fissavano quella foglia con disinteresse.
 
“Ma ieri, dopo che il tuo capo ha chiamato Sesshomaru per scusarsi per il tuo comportamento, l'ho visto per la prima volta divertito. L'ho visto sorridere”
 
Ero sconcertata, il suo tono melodico mi accarezzava i timpani soavemente.
Solo ora mi accorsi di aver fissato le mani di Izayoi per tutto il tempo.
 
“Voglio che tu gli faccia da segretaria. In questo modo sarà molto facile conquistarlo. Oltre i soldi di cui hai bisogno avrai un lavoro ben pagato”
 
Smettila di essere così dannatamente rassicurante, Izayoi.
 
“Che ne pensi Rin Yoshida? Accetti?”
 
 
 
 
Angolo autore : Ed ecco il secondo capitolo! Non pensavo di riuscire ad aggiornare dopo solo una settimana. Che dire? Finalmente Izayoi fa la proposta a Rin. 
Mentre stavo scrivendo il capitolo, a forza di mettere in difficoltà Rin, mi è venuto il mal di testa. Mi sento proprio in colpa! 
Spero di poter farmi perdonare nel prossimo capitolo e spero che questo sia di vostro gradimento.
Un bacione e alla prossima .
 
*cinque milioni di yen equivalgono all'incirca a 41.000 euro .
   
 
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