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Autore: Daisy Potter    14/04/2005    6 recensioni
Harry e Hermione vivono una storia d'amore segreta...Ron li scopre...come andrà a finire? Leggete e Recensite!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Il trio protagonista | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Il tradimento

Il sole alto nel cielo abbagliava i giovani studenti di Hogwarts, che uscivano in giardino al suonare della campanella che segnava la fine dell’ultima ora di lezione di quel mattino. Molti, prima di andare a pranzo nella Sala Grande, andavano a sdraiarsi ai piedi degli alberi del parco della scuola, o a fare una passeggiata in riva al lago, assaporando quella momentanea libertà dallo studio. C’era chi aveva appena terminato un’ora di Incantesimi, con un gran sorriso stampato sul volto da un Incantesimo Rallegrante un po’ troppo potente, e chi, con un’espressione cupa e triste, si allontanava dall’aula in cui aveva appena partecipato ad una doppia lezione di Pozioni.

Dentro al castello, dalla porta dell’aula di Trasfigurazione stavano uscendo un ragazzo con i capelli corvini, gli occhi verde smeraldo e una strana cicatrice a forma di saetta sulla fronte, e una ragazza con una gran massa di capelli castani cespugliosi. Il giovane si guardò attorno, poi chiese alla sua compagna: “Hermy, che fine ha fatto Ron? Era dietro di noi!”

La ragazza lo guardò negli occhi, perdendosi in quel bellissimo sguardo, e rispose: “Ho sentito che la professoressa McGranitt lo chiamava per discutere della lezione. Penso che ne avrà per un po’, visto quello che ha combinato durante l’esercitazione di oggi... Uffa, ci tocca pure aspettarlo!”

Allora il ragazzo si fermò di colpo.

“Harry, cosa c’è?”

“Hermione...” comincia lui con una strana luce negli occhi “hai detto che ci metterà molto?”

“Sì, penso di sì, ma cosa...?”

Harry la interruppe: “Vieni!” disse, e la prese per mano tirandola dolcemente dietro l’angolo. La mise con le spalle contro il muro, poi le si avvicinò lentamente, fino ad unire le sue labbra a quelle della ragazza. In un primo momento Hermione si lasciò andare a quel baco appassionato, ma subito si riscosse allontanando il viso di Harry dal suo.

“Harry! Non possiamo, lo sai!”

“E chi l’ha detto?” rispose il ragazzo avvicinandosi di nuovo.

“Lo dico io!” disse Hermione bloccandolo. “E se arrivasse Ron e ci vedesse? Sai che non voglio che ci scopra: ci resterebbe malissimo! Sono sei anni che prova qualcosa per me, e mi sembra di tradirlo... Forse noi non dovremmo nemmeno stare insieme.” Afferma a mezza voce, abbassando lo sguardo dal viso di Harry. Ma il ragazzo le alza il mento delicatamente con una mano:

“Non dirlo neanche per scherzo. Io ti amo. Non ti lascerò andare solo perché pensi di fare una cosa sbagliata quando non lo è. Se ci vogliamo bene è giusto che stiamo insieme. E poi... ne avevamo già parlato. Prima o poi dovremo dire tutto a Ron, non possiamo continuare a mentirgli.”

“Ma...” cerca di protestare Hermione.

“Hermione, è il nostro migliore amico! Capirà di sicuro! Pensa se lo dovesse scoprire in un altro modo... non pensi che sarebbe meglio che lo sapesse da noi?”

La ragazza tacque per un momento, poi annuì.

“Bene. Allora forse è meglio cominciare a decidere come e quando dirglielo; credo che abbiamo già aspettato abbastanza...”

“Avete aspettato abbastanza per cosa?” chiese improvvisamente una voce vicino a loro. Era Ron. Harry si allontanò subito da Hermione, lasciandole andare il mento e inciampando rischiando di cadere. Intanto Hermione, visibilmente imbarazzata, cominciò a parlare freneticamente:

“Niente, niente... Per cosa stiamo aspettando?... Per niente!... Non penserai mica che ti stiamo nascondendo qualcosa? Perché non è assolutamente così... Noi... cioè, io...”

Ron non capiva una parola di quello che la sua amica stava dicendo e spostò lo sguardo da lei a Harry con aria interrogativa. Allora Harry mise una mano sulla spalla di Hermione per calmarla e intanto rispose all’amico:

“No, niente. È solo che ci stavi mettendo troppo ad uscire dall’aula e stavamo pensando se cominciare ad andare nella Sala Grande o restare qui ad aspettarti.”

“Già, è proprio quello che ti volevo dire!” affermò Hermione.

Ron era ancora un po’ scettico, ma non aggiunse nient’altro e così il trio si avviò verso la Sala Grande.

La giornata passò tranquillamente, e così anche le altre, senza che Harry e Hermione dessero alcun motivo a Ron per sospettare qualcosa su di loro. Certo, per i due ragazzi era molto difficile fingere che tra loro non ci fosse altro che una normale amicizia: il desiderio di poter vivere la loro relazione normalmente era fortissimo, ma si erano imposti di riuscirci, per il bene della loro amicizia con Ron, convinti che insieme ce l’avrebbero fatta. In ogni caso, sapevano che non avrebbero potuto continuare così ancora a lungo, anche perché non era giusto nascondere una cosa così importante al loro migliore amico. Harry in particolare era convinto che Ron avrebbe accettato tutto, e sarebbe stato solo contento per loro, quindi cercava di convincere Hermione a confessare tutto il prima possibile. Lei però aveva paura di perdere un amico, e così mantennero il segreto ancora per diversi mesi, finché...

“Ehi, ragazzi! Sentite qua!” esclamò Ron ai suoi due amici leggendo un annuncio che era comparso nella bacheca della Sala Comune. “Per il giorno di San Valentino è stata programmata un’uscita ad Hogsmeade di tutti gli studenti del sesto anno. Che bello: possiamo finalmente abbandonare i compititi di quella vecchia pipistrella della Cooman e goderci una calda Burrobirra ai Tre Manici di Scopa! Che ne pensi Harry?” chiese poi rivolto al ragazzo “Mentre tutti i piccioncini saranno in un noioso bar pieno di pizzi tipo da Madama Piediburro, noi saremo a spassarcela nel pub!” disse con occhi sognanti.

Harry e Hermione si guardarono imbarazzati: avevano deciso poche settimane prima che avrebbero passato il San Valentino insieme, ma non se la sentivano di dire al loro migliore amico il vero motivo per cui non volessero stare con lui quel giorno, così avevano dato il meglio di loro stessi per trovare una scusa convincente, e quello che gli dissero fu l’unica soluzione ce venne loro in mente: “Ehm, Ron...” esordì Harry “...ascolta, io e Hermione siamo impegnati quel giorno...”. Attese un attimo per vedere che reazione avrebbe avuto Ron a quelle parole, ma quando vide la sua espressione che faceva già credere che stava per capire tutto, si affrettò a concludere: “Vedi, come sai non sono riuscito ancora a capire come si fa l’Incantesimo di Scambio e quindi ho pensato di chiedere ad Hermione di darmi una mano!”. Disse l’ultima frase tutta d’un fiato, sperando che il suo amico ci avrebbe creduto. Hermione continuava a guardare Ron con un’espressione che secondo lei doveva essere convincente, ma che in realtà lasciava intravedere un velo di paura. Ma Ron parve non accorgersene. “Ah... ecco, io... posso darvi una mano, allora...”

“No, no!” esclamò Hermione prima di trattenersi “Cioè, non importa, tu goditi la giornata di libertà. Noi staremo bene!” si affrettò ad aggiungere.

“Ne siete sicuri? Allora va bene, ci troveremo poi nella Sala Comune.”

“Ok!” rispose Harry.

Bene, era andata. Ma quanto ancora sarebbero riusciti ad inventare scuse? Harry non volle nemmeno pensarci, anche perché aveva un brutto presentimento...

E così, la mattina del 14 febbraio Ron salutò i suoi due amici dopo colazione, uscendo dal castello, e Harry e Hermione fecero finta di dirigersi verso la biblioteca. A metà strada, però, tornarono indietro e salirono le rampe di scale che conducevano ai dormitori di Grifondoro. Harry estrasse il vecchio Mantello dell’Invisibilità di suo padre e lo gettò attorno a sé e a Hermione, che si strinse a lui abbracciandolo. La loro idea era di arrivare a Hogsmeade nascosti dal mantello, per poi passare il San Valentino indisturbati in qualche posto solitario del paese. Passarono silenziosamente accanto al custode Gazza, che stava finendo di controllare i permessi di uscita degli studenti, e si avviarono stretti l’uno all’altra sul sentiero che portava ad Hogsmeade. Arrivarono alle prime case, e decisero di proseguire verso i piedi del monte in cui si era nascosto Sirius, il padrino di Harry, due anni prima, quando era ancora ricercato dal Ministero. Harry si sentiva ancora un po’ triste ogni volta che ripensava alla perdita di suo padrino, morto in un duello nel quale stava proteggendo lui l’anno prima, ma Hermione seppe distrarlo con un tenero bacio. Quando trovarono un grosso masso liscio che sarebbe potuto andar bene come panchina, il ragazzo sfilò il mantello dalle loro spalle e si sedette, accogliendo Hermione tra le sue braccia. Stettero a lungo seduti su quella roccia, abbracciati, godendosi quell’attimo di amore che potevano finalmente vivere liberamente. Al tramonto, quando ormai il cielo era diventato di un arancione intenso e il sole era già basso all’orizzonte, Harry si alzò e disse alla ragazza che era ormai ora di tornare al castello, se volevano arrivare prima degli altri studenti; poi prese il suo volto fra le mani, e la baciò dolcemente, a lungo...

All’improvviso sentirono un rumore, come di qualcosa che cadeva a terra e si rompeva. Entrambi si voltarono di scatto e videro, con amara sorpresa, che là, vicino ad un albero, con ai piedi la bottiglietta frantumata di Burrobirra che gli era appena sfuggita dalle mani, c’era Ron. Il suo volto era bianco, gli occhi sgranati e la bocca aperta dallo stupore, mentre le mani strette a pugno tremavano - forse di rabbia. Li guardava sorpreso, incredulo. Harry vide le lacrime salire agli occhi di Hermione e le strinse la mano. Questo parve risvegliare Ron, che senza dire una parola si allontanò in fretta dai piedi del monte, ripercorrendo il sentiero che lo avrebbe riportato ad Hogsmeade. Hermione urlò il suo nome prima di scoppiare a piangere, la testa premuta contro il petto di Harry.

“Cosa abbiamo fatto?” singhiozzava “Perché siamo venuti qui insieme?!” e iniziò a prendere a pugni il ragazzo, disperata. Harry la strinse a sé più forte, finché non si calmò, poi la allontanò leggermente. Gli occhi della ragazza erano rossi, le guance rigate dalle lacrime. Gliene asciugò una con la mano, poi la baciò nel punto che aveva appena sfiorato. Rimasero lì ancora per qualche minuto, poi, quando finalmente Hermione si fu ripresa, si avviarono verso il castello in silenzio, coperti di nuovo dal mantello.

Quando giunsero nel parco di Hogwarts scorsero la folla di studenti che si affrettava a rientrare al castello per la cena: tra questi, però, non videro Ron. Stavano per entrare anche loro, convinti che fosse salito di corsa nel dormitorio, quando, guardandosi intorno, Harry individuò il loro amico. Era seduto sotto la grande quercia dove andavano spesso a fare i compiti tutti insieme nelle belle giornate di sole, con la testa appoggiata sulle ginocchia che teneva vicino al petto. Hermione trasse un gran respiro, come per farsi coraggio, poi si avvicinarono a lui. A pochi metri di distanza, Harry si fermò e lasciò che fosse la ragazza a parlare con Ron. Lei si sedette vicino al ragazzo.

“Ron...” sussurrò, ma lui non rispose, né alzò la testa. “Ascolta, Ron. Lo so che per te deve essere stato difficile, so che non te lo saresti mai aspettato, ma ci dispiace... le cose sono andate così... noi volevamo dirtelo, Ron, sul serio! Harry era il primo a dire che non era giusto nasconderti tutto, ma io avevo paura...”

Improvvisamente Ron alzò lo sguardo e lo fissò in quello della ragazza, gridandole: “Di cosa avevi paura, Hermione?! Di cosa?! Pensavi che ci sarei rimasto male? Be’, avevi ragione! Guardami! Ci sto malissimo! Ma non pensi forse che se me ne aveste parlato avrei potuto anche accettarlo? Non hai mai pensato che sarei potuto essere solo felice per voi?!... Rispondimi!!”

Hermione, colpita da quella reazione si era alzata e aveva indietreggiato, sconvolta, fino a trovarsi al fianco di Harry. Per la seconda volta, lacrime calde le stavano affiorando dagli occhi.

“Ron, io... io non volevo perderti! Non potevo sapere come avresti reagito, ma non te lo avrei nascosto per sempre! Credimi!”

“Ah, be’, grazie davvero, Hermione! Forse volevi solo aspettare ancora qualche mese? O forse anni? Tanto io sono qui ad aspettare che vi decidiate! Non mi accorgo di niente, perché sono troppo stupido...”

“Hermione non stava dicendo questo, Ron, e tu lo sai!” interviene ad un tratto Harry, gli occhi che lampeggiano di indignazione.

“Oh, certo, è vero, tu la capisci!” ora Ron si era alzato a fronteggiava il ragazzo. “Sai tutto di quello che prova! Sei sempre con lei, non la lasci mai da sola! Di cosa hai paura? Pensi che qualcuno - forse io - potrebbe rubarti la fidanzata?!” e prese Hermione per un polso, tirandola verso di sé con tanta forza da farle male.

“Questo è troppo, Ron! Lasciala!” Harry aveva estratto la bacchetta, e la puntava contro il suo migliore amico.

Ron lo guardò e per un attimo rimase stupito da quella reazione; poi cominciò ad allentare la presa e Hermione corse verso Harry, che la strinse, senza abbassare il braccio che teneva la bacchetta. Poi però la rimise lentamente nel mantello. “Scusami” disse a Ron.

Lui lo guardò in silenzio ancora per un attimo, mentre la brezza fresca della sera muoveva le foglie dell’albero. Poi disse con voce bassa: “Scusami tu, non avrei dovuto reagire così. Scusami anche tu Hermione, non so cosa mi è preso... Sono veramente uno stupido. Be’, perdonatemi, sono felice per voi. Sul serio! Siete una bella coppia, lo credo veramente.”. Abbassò lo sguardo.

Hermione aveva smesso di piangere e guardò Harry. Questi si avvicinò a Ron e gli mise una mano sulla spalla.

“Però, sei un fulmine a capire le cose!” disse. Si guardarono per un istante, poi scoppiarono entrambi a ridere, contagiando anche Hermione, sollevati e felici che le cose stessero ritornando come una volta. Si avviarono così verso il castello, diretti alla Sala Grande, contenti per essere tornati gli amici di sempre.

  
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