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Autore: Meramadia94    04/05/2017    1 recensioni
E se oltre ai personaggi che gia conosciamo, ci fosse un'altra persona a sapere la verità su Aramis?
E' un piccolo esperimento dove ho riscritto alcuni pezzi di qualche episodio per me significativo con un'aggiunta: Lunette, cameriera di Aramis e sua fidata amica.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aramis, Athos, D'Artagnan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~Le condizioni della povera  Lunette purtroppo non miglioravano.
Ormai era una settimana che la giovane contessa giaceva nel suo letto, immersa in un sonno molto simile alla morte dal quale non riusciva in alcun modo a svegliarsi, e dal quale nessuno pareva in grado di scuoterla.
Il re aveva mandato a chiamare persino dei medici dall'estero affinchè visitassero la giovane donna e trovassero il modo di richiamarla in vita, ma il verdetto era stato sempre lo stesso.
Solo che nessuno di loro ci credeva. Nessuno di loro era disposto a credere che lo spirito della ragazza fosse separato dal corpo e che non riusciva a svegliarsi perchè non c'erano sufficienti motivi per i quali tornare.
'' E' una bugia, non è vero!!!''- aveva strillato il piccolo Jean dopo aver sentito quella storiella per la terza volta, con le lacrime agli occhi -'' La verità è che non sanno più cosa inventarsi per non dire che non sanno che pesci prendere, e dicono che è colpa sua, che non vuole più vivere!!!''
Forse aveva avuto una reazione troppo forte, cosa più che naturale dato che era un bambino, ma tutti si erano sentiti di dargli ragione.
Lunette... ne aveva di motivi per desiderare di vivere, per molti anni ancora: aveva una famiglia che non avrebbe esitato a gettarsi nelle fiamme dell'inferno se fosse stato necessario, amici che avevano sempre lottato al suo fianco, un uomo meraviglioso che l'amava ed altro non chiedeva di poterla stringere di nuovo tra le braccia e vederla sorridere, una bambina ancora piccola che aveva bisogno di lei...
Nicolàs ormai non dormiva più.
Passava i giorni e le notti al capezzale della moglie a tenerle la mano e ricordandole i momenti migliori che avevano vissuto assieme, mentre con l'altro braccio scuoteva dolcemente la culla della figlia per farla addormentare serenamente.
'' I migliori...''- faceva con le lacrime agli occhi -'' Ma anche i più pericolosi.''- perchè dovevano dirlo... in genere i ragazzi s'innamoravano quando s'incontravano per caso al mercato, in piazza, in chiesa perchè no... capivano di amarsi facendo passeggiate lungo la Senna, magari con il sole che scompariva piano piano... loro invece si erano innamorati nel bel mezzo di una guerra in cui ogni giorno portava con sè l'incertezza.
Eppure... quei momenti di pericolo ed incertezza non li avrebbe cambiati con nulla al mondo... forse se si fossero incontrati con una diversa modalità, avrebbe pensato che Lunette altri non fosse che una fanciulla che ai suoi occhi appariva un po' più carina delle sue coetanee...
'' E invece ho avuto la certezza, fin dal primo momento... che avrei avuto accanto una guerriera... una donna con cui valeva la pena affrontare la vita...''
Ogni giorno, all'alba la avvolgeva nel soprabito blu che Lunette stessa gli aveva confezionato per il suo compleanno e la portava sino al cancello della villa per farle almeno sentire il calore del sole sulla pelle, sperando che l'aria frizzante della mattina e la luce che cresceva nel cielo potesse svegliarla, anche solo per un attimo, il tempo di rivedere i suoi occhi aperti e dirle quanto l'amava... ma era tutto inutile.
'' Ti prego amore mio...''- la supplicava anche se era conscio che la moglie non poteva sentirlo -'' non puoi mollare...io... io... io non ce la faccio a vivere se tu non sei al mio fianco... io.. io.. ti amo.''
Dio se l'amava... come non poteva impazzire d'amore per quella donna che all'apparenza era timida e solitaria a causa del suo passato da paura, ma che riusciva a mantenere calma, dignità anche nelle situazioni peggiori e che aveva uno spirito libero ed indipendente? Non avrebbe trovato di meglio nemmeno se avesse girato in lungo ed il largo tutte le corti d'Europa.
Ogni qualvolta che s'incontravano lei lo prendeva in giro dicendo che iniziava a stufarsi di essere salvata da lui... odiava fare la parte della fanciulla in pericolo. Amava anche questo di lei.
Ma a parer suo... era lei ad averlo salvato. Dalla paura di non essere amato per quello che era veramente ma per come appariva alla società e dal non riuscire a trovare la pace e la gioia che aveva tanto sognato ed agognato fin da quando erano morti i suoi genitori. Perchè malgrado tutto, malgrado lui stesso si auto riteneva un uomo forte, sempre pronto a combattere e poco disposto a guardare senza reagire, era un po' fragile. E come tutte le persone fragili e sensibili aveva bisogno di amore.
Glielo aveva fatto capire ogni singolo giorno che l'amava, pur non dicendolo direttamente, ma non aveva mai mancato una volta di farle capire l'immensità di quel sentimento che lo legava a lei... eppure gli sembrava di non aver fatto abbastanza.
Non poteva morire... dovevano fare ancora tante cose... dovevano vedere crescere la loro figlia, insegnarle cosa davvero contava nella vita, sedersi sotto il portico circondati dai nipotini...
Avevano ancora una vita davanti. Non poteva e non doveva finire così.

Aramis di solito non beveva mai. Reggeva abbastanza bene l'alcool, ma a parte un bicchierino con gli amici ogni tanto, non beveva. Odiava la sensazione di confusione che le annebbiava la mente e che le impediva di ragionare con la dovuta lucidità.
A quei giorni però ne aveva una gran voglia.
Beveva almeno cinque bicchieri a sera.
E poi si sedeva sulla poltrona a fissare il fuoco che scoppiava nel camino.
Non faceva affatto così freddo da dover accendere il camino, malgrado quella primavera ce la stesse mettendo tutta per assomigliare ad un freddo inverno, ma per lei era l'unico modo che aveva per vedere una ragazzina di quattordici anni sdraiata di fronte al camino immersa nella lettura di qualche romanzo d'avventura mentre lei provava solo ad immaginare in quale posto strano ed esotico stesse scappando in quel momento... una sedicenne che tesseva a maglia o rammendava le sue camice... una tredicenne che nella sera della vigilia di Natale la abbracciava euforica, ringraziandola per averle regalato una bambola che mai aveva chiesto ma che sotto sotto aveva sempre voluto...
'' Quanti ricordi...''- fece la ragazza fissando il fuoco, rivolgendosi ad Athos che era passato per assicurarsi che stesse bene -'' quante serate passate davanti al fuoco...  a discutere, a fantasticare... oppure ce ne stavamo in silenzio a guardare il fuoco.''
Athos sorrise, scostandole un ricciolo ribelle dalla fronte.
Già.
Erano state sempre così quelle due: erano come sorelle gemelle anche se non erano figlie degli stessi genitori e tra loro correvano ben quattro anni di differenza. Era come se quelle due fossero sempre in simbiosi... bastava loro uno sguardo per capirsi.
Malgrado lui fosse stato per anni un punto di riferimento per i suoi amici, e avesse capito che Reneè  era l'unica donna che sarebbe mai riuscito ad amare, oltre che il suo migliore amico e fedele compagno di avventure... quella sintonia speciale che avevano Aramis e Lunette non l'aveva mai avuta.
'' Mi manca, Athos.''- fece la bionda poggiando la testa sulla spalla del moschettiere bruno che non si fece pregare per accoglierla sul suo petto e darle il conforto di cui aveva un disperato bisogno -'' Per anni... ho avuto al mio fianco un' amica generosa ed incredibilmente leale da cui credevo che niente potesse dividermi...''
'' Non devi parlare al passato.''- fece Athos -'' Lei è ancora qui.''
'' Si... ma per quanto?''- fece Aramis quasi piangendo -'' Un giorno, due giorni... o solo poche ore?''
'' Non ho una risposta a questa tua domanda, Aramis... ma quella ragazza è più tenace di una pantera, ne ha passate tante e non si è mai arresa...''
'' Appunto.''- fece Aramis - '' E' tutta la vita che combatte. Ha iniziato in quella bettola dove l'ho trovata, poi sono arrivati Richelieu, Milady, Maschera di Ferro e Mansonne... ha vent'anni, e ha già combattuto come un generale veterano.
Lottare sempre stanca chiunque. Anche la pantera più tenace... prova a pensare di aver lottato ogni singolo giorno della tua vita sin dalla più tenera età... se ti fosse possibile smettere, non dover combattere mai più.... lo faresti?''
Athos finse di pensarci un attimo e poi rispose -'' Sì. Probabilmente smetterei di lottare e mi lascerei andare...''
Aramis chinò il capo, sconsolata: secondo lei era quello che stava accadendo a Lunette. Troppe avventure, battaglie, pericoli aveva affrontato e lo aveva fatto in quel periodo in cui avrebbe dovuto essere allegra, felice, spensierata... veniva sgominata una minaccia e subito se ne presentava un'altra... persino nel giorno in cui avrebbe dovuto festeggiare la gioia della sua completa realizzazione aveva dovuto prendere in mano le armi e combattere come se non ci fosse stato un domani... era stanca, non ne poteva più, poteva ben capire quanto la giovane donna volesse riposare, l'avrebbe fatto anche lei, pure Athos l'avrebbe fatto...
''... se non avessi qualcuno di estremamente importante da cui tornare.''- aggiunse il moschettiere -'' Hai ragione, ha dei motivi più che validi per dire basta... ma il triplo dei motivi per tornare indietro. Tornerà. Vivrà. Starà bene.''- nel dir così l'abbracciò forte.
La bionda sfogò allora un pianto disperato sul petto del commilitone.
Per la prima volta, dopo anni ed anni in cui si era sentita morta dentro, sentiva di nuovo il suo cuore battere all'impazzata. Talmente forte da aver paura che si fermasse all'improvviso...

Malgrado il conforto che gli aveva offerto Athos, la moschettiera quella notte non riusciva a prendere sonno. Athos si era fermato da lei ed almeno lui, sppur dopo due ore passate a rigirarsi nel letto, aveva trovato pace.
Lei invece non ci riusciva. Anche se doveva ammettere... che stare sul suo petto aveva avuto per lei un effetto calmante.
Pensava a come si sarebbe sentita se al posto di Lunette ci fosse stato Athos... probabilmente anche lei avrebbe reagito come Nicolàs. Perchè anche se era andata a fermarlo, con un articolato discorso su quanto sarebbe stato inutile e doloroso per Lunette tornare senza lui che la aspettava... lei avrebbe fatto la stessa identica cosa.
D'altronde chi non avrebbe reagito così con la possibilità di farla pagare nell'immediato alla persona che aveva portato via, forse per sempre, il pezzo più importante della propria anima?
Lei lo aveva fatto in fin dei conti.
'' Sapevo che il prezzo sarebbe stato alto...''- pensò Aramis stringendosi al cuscino.
Quando si era presentata da Treville e dal re chiedendo di poter essere arruolata tra i moschettieri sotto mentite spoglie l'avevano subito messa alla prova e solo dopo aver assodato che riusciva a difendersi e combattere al pari dei migliori soldati di Francia le avevano dato il consenso. Non avevano però potuto trattenere la curiosità in merito al perchè lei, una donna, volesse vivere in una caserma in mezzo a dei soldati, rinunciando alle mille comodità e ai privilegi che il suo rango le garantiva... non era certo cosa da tutti i giorni che una giovinetta di buona famiglia decidesse di condurre una vita simile.
Lei aveva spiegato i suoi motivi.
Fu allora che i due uomini l'avvertirono.
'' I vostri propositi sono onorevoli.''- avevano detto -'' Ma sappiate fin da ora, madamigella, che la vita del soldato e la guerra non sono i romanzi che leggete. E' fatta di sangue. Sacrificio. Dolore. Potreste vedere molte persone che amate e alle quali tenete molto cadere in battaglia e senza poter far nulla per impedirlo.
Vedrete molti innocenti finire nel fuoco incrociato di una guerra di cui non dovevano sapere niente.
Siete certa madamigella, di voler affrontare, sopportare e subire tutto questo? Perchè questo sarà molto probabilmente il prezzo che dovrete pagare per rendere giustizia all'anima del vostro fidanzato.''
Aramis non ci pensò due volte -'' Accetto.''
Sulle prime le era sembrata una decisione pericolosa, ma sensata. In fin dei conti, aveva già perso la sua anima e la sua unica ragione di vita, tutto il resto le sembrava quasi ovattato... tutto quello che voleva era vendicare François e avrebbe fatto qualunque cosa pur di riuscirci...
Poi però era arrivata Lunette... un visino angelico che dava l'impressione di essere una creatura fragile, perduto, bisognoso di cura e di affetto, innocente... con lei era rinata ed anche se le sue indagini all'inizio si erano rivelate vicoli cechi, aveva sperimentato quanto potesse essere tonificante avere qualcuno da aiutare, proteggere e guidare nella ricerca di una strada tutta sua...
'' Maledetto il mio orgoglio... lo odio!!!''- pensò la moschettiera stringendosi più forte al cuscino -''Perchè ho accettato? Avrei preferito morire, perdere il mio onore, qualsiasi cosa... ma non te, amica mia. Ovunque tu sia... ricordalo sempre...''
Pianse sommessamente per almeno un'ora, poi finalmente trovò rifugio tra le braccia di Morfeo.

  
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