Anime & Manga > D'Artagnan
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Autore: Meramadia94    06/05/2017    1 recensioni
E se oltre ai personaggi che gia conosciamo, ci fosse un'altra persona a sapere la verità su Aramis?
E' un piccolo esperimento dove ho riscritto alcuni pezzi di qualche episodio per me significativo con un'aggiunta: Lunette, cameriera di Aramis e sua fidata amica.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aramis, Athos, D'Artagnan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~Se Nicolàs ed Aramis soffrivano come non mai per quello che stava accadendo alla loro povera Lunette, Costance non era da meno.
Era stata sempre un'ancella di bravura ineguagliabile, sempre pronta ad ascoltare la regina, in quei giorni il suo operato lasciava molto a desiderare.
La monarca però fingeva sempre di non accorgersene, comprendendo che quel momento era troppo scuro e difficile per pretendere che la ragazza fosse lucida, cosciente ed impeccabile come suo solito sul lavoro.
Non poteva pretendere una cosa simile, non mentre la sua più cara amica d'infanzia moriva e nessuno pareva essere in grado di richiamarla in vita.
'' Ma è possibile che non riusciate a capire cos'abbia?!?''- aveva tuonato il re contro i medici che aveva mandato a chiamare per salvar la vita della giovane contessa.
'' Maestà...''- aveva detto uno di loro facendosi portavoce dell'equipe medica arruolata dal re -'' Vi prego di calmarvi... stiamo facendo il possibile...''
'' E allora fate l'impossibile!''
Purtroppo nemmeno un re poteva guarire automaticamente un suddito, seppur incredibilmente fedele, con uno schiocco di dita.
Quello succedeva solo nelle fiabe.
E quella purtroppo non era fiaba, ma la vita reale. Se così non fosse stato sarebbe bastato il bacio di colui che l'amava più di qualsiasi altra persona al mondo per scuoterla dal suo stato di catalessi.
Invece non potevano fare niente se non aspettare e pregare.

'' Costance, puoi andare.''- fece la monarca -'' e ritieniti esentata dai tuoi doveri per qualche giorno.''
Costance sgranò gli occhi dalla sopresa -'' Cosa....?''
'' Per qualche giorno sei libera.''- ripetè la regina.
'' Non capisco... ho fatto qualcosa di sbagliato... qualcosa che vi ha dato fastidio...?''
La regina le sorrise rassicurante -'' No, sta tranquilla. Ma io saprò badare a me stessa per qualche giorno... al momento è Lunette che ha bisogno dalla tua vicinanza.''
'' Allora vi ringrazio, mia signora.''- fece la prima dama di compagnia della regina osservando un' ossequiosa riverenza.
Nel dir così lasciò le stanze reali e si avviò verso l'uscita.
'' Ciao Costance...''- fece D'artagnan. Anche lui si era recato a palazzo, per dare personalmente notizie al re sullo stato della giovane contessa.
'' D'artagnan...''- fece la bionda gettandosi tra le braccia del fidanzato quasi scoppiando a piangere.
Il giovane l'accolse nel suo abbraccio, carezzandole i capelli biondi.
'' Ho tanta paura...''- fece la ragazza sfogandosi sul petto dell'amato -'' cosa succederà...?''
'' Non lo so tesoro mio... ti giuro che non lo so...''- fece il guascone -'' Ma se Lunette potesse parlare direbbe che la battaglia non è finita sino a quando non lo decidiamo noi... perciò non dobbiamo arrenderci.''
Costance si staccò da lui, annuendo leggermente.
In effetti era una frase da Lunette. L'aveva già pronunciata molte volte, e quando pareva che tutto fosse perduto.
Iniziarono a camminare lentamente, a braccetto, quasi per voler sostenersi l'uno con l'altra quando si trovano a passare di fronte ad una stanza dibita a salottino in cui vi erano due dame che conversavano.
'' Dite, Marchesa...''- fece una nobildonna riferita alla sua interlocutrice -'' avete udito cosa è accaduto alla... Contessa Montmercy?''- sottolineando la parola contessa, per far capire che non la riteneva tale.
'' Oh, e come non potrei saperlo, cara Duchessa?''- fece la donna -'' In questi giorni, a corte, non si parla d'altro che dello sfortunato incidente di quella donna.''
Costance si sentì pizzicare le mani dalla voglia di prendere a ceffoni quelle due galline impiumate per l'indelicatezza con cui parlavano dell'incidente di Lunette, quasi come se ne fossero contente... senza sapere che il peggio doveva ancora arrivare.
'' Non per essere cattiva... ma se l'è cercata.''- fece la marchesa -'' Una dama di buona famiglia dovrebbe occuparsi di dare ordini alla servitù e pensare a non far sfigurare il suo nobile consorte a corte, oltre che dargli un erede... non azzuffarsi come un brigante in battaglia.''
'' E' verissimo, mia cara...''- fece la duchessa per poi sforzarsi di non ridere -'' Ma nel caso di quella non vale... dato che non è una giovane di buona famiglia... ci credereste? Pelava le patate in cucina. Ed era l'amante di un moschettiere.... fino a quando non ha irretito il conte Montmercy ed è riuscita a farsi sposare.''
'' In tal caso...''- fece la marchesa -'' non si è trattato di una disgrazia, ma di una punizione divina.''
'' Voi dite?''
'' Ma certamente!''- squittì l'altra -'' E' Nostro Signore che sceglie coloro che devono godere di meriti speciali... cosa credeva? Di potersi prendere quello che non poteva avere senza pagare il conto?''
Costance e D'artagnan divennero lividi per la rabbia nell'ascoltare quelle parole tanto cattive. Ma come potevano dire simili cattiverie nei confronti di una donna che al momento era incosciente, immobile in un letto, e alla quale forse non rimaneva molto da vivere a meno che non accadesse un vero miracolo?
Sapevano che le dame di corte non l'avevano mai apprezzata, prima perchè erano gelose che Aramis il moschettiere desse tutte le sue attenzioni ad una semplice cameriera e non le degnasse di uno sguardo, se non annoiato... ma era stato quando un nobile l'aveva chiesta in moglie ed il re non aveva battuto ciglio al pensiero che una '' servetta ragazza di campagna'' si elevasse al rango di contessa... e soprattutto non tolleravano che quella ragazza godesse della stima personale del loro re, cosa per la quale loro ed i loro mariti non facevano che agognare da anni.
Nei loro occhi riuscivano a vedere quasi gioia per la disgrazia capitata alla loro amica... un'immagine davvero rivoltante.
Ma questo non cambiava le carte in tavola. Lunette restava sempre migliore di loro. Serva o contessa, ricca o povera, viva o morta... era ancora lei la migliore.
E non c'era niente che quelle due galline potessero fare per cambiare le cose.
'' Ad ogni modo...''- fece la marchesa -'' Dovremmo cercare di cogliere al volo quest'occasione.''
'' Quale occasione?''- fece la duchessa che non vedeva proprio cosa ci si potesse ricavare da una '' serva che giocava a fare la contessa, e che stava morendo''.
'' Suvvia, non capite mia cara?''- fece la marchesa sventolandosi con il ventaglio -'' Quella smortina sarà pure molto carina, godrà della protezione dei moschettieri e forse il re continua a darle un'importanza che non ha... ma non gode certo dell'immortalità...
Quel poveretto che ha abbindolato potrà pure dannarsi l'anima... ma non può certo far si che la sua servetta viva se è destino che tiri le cuoia.''
'' Credo di capire, amica mia...''- fece lei sorridendo tutta eccitata -'' La servetta muore, il conte Montmercy rimane vedovo...''
''... e magari una delle nostre care figlie avrà la fortuna di diventare la nuova contessa Montmercy. La mia Adelyne o la vostra Angelique potrebbero diventare la rispettata moglie di un nobile che ha dato ampia prova di lealtà e coraggio alla corona... e le nostre famiglie ne trarrebbero grandi benefici.''
'' Le hai sentite D'artagnan?''- fece la dama di compagnia della regina sottovoce tremante per la rabbia e per il ribrezzo.
'' Con queste orecchie...''- fece D'artagnan scuro in volto -'' che per lo schifo stanno per diventare quattro.''
Lunette era sul punto di rendere l'anima a chi gliel'aveva data... e quelle pompose aristocratiche non avevano di meglio da pensare che sistemare le loro figlie magari proprio con Nicolàs, che godeva di stima e di grande fiducia da parte della famiglia reale.
Lunette non aveva mai sopportato i nobili seppur avesse incontrato delle rarissime eccezioni... ed ora capivano il perchè. Tutti talmente occupati a curarsi del loro prestigio e dei loro interessi da diventare quasi apatici ai bisogni degli altri. E a volte indifferenti persino davanti alla sofferenza e alla vita di altre persone.
Però una cosa li consolava. Nicolàs amava troppo Lunette anche solo per pensare che un giorno qualche '' fanciulla educata e di buona famiglia'' potesse prendere il suo posto accanto a lui come moglie e compagna d'avventure e come madre di sua figlia.
Facevano prima a sperare che il cielo prendesse fuoco.
E se per ipotesi, Nicolàs nella peggiore delle ipotesi ( a cui nessuno però voleva credere nemmeno sotto tortura), si fosse nuovamente innamorato di certo non avrebbe scelto una bambolina capricciosa e viziata come nuova moglie.
'' Già...''- fece la duchessa che per qualche strano miracolo aveva riflettuto un attimo -'' ma come la mettiamo con la marmocchia?
Il conte e quella serva hanno avuto una figlia, ed è a lei che andranno tutte le proprietà del padre...''
'' Troveremo una soluzione amica mia.''- fece la marchesa improvvisamente corrucciata -'' Ci sono tanti posti in cui scaricarla, dagli orfanotrofi ai conventi... potremmo anche affidarla a qualche popolana.''
'' Giusto.''- fece la duchessa -'' Pensate che cosa disgustosa sentirsi chiamare nonna da una mocciosa che non solo non ha alcun vincolo di parentela con noi... ma che è pure mezza serva.''
La marchesa parve rabbrividire -'' Ma non ditelo nemmeno per scherzo... credo che ne morirei.''
'' Ma...''- fece la duchessa incredibilmente riflessiva quella sera -'' il conte Montmercy non permetterà mai una cosa del genere...''
'' Oh sciocchezze.''- fece la sua compare -'' Basterà dirgli che la bambina è stata mandata in una scuola di prim'ordine... sarà talmente rintronato dalla morte della sua servetta che non capirà più niente...''
...
...
...
'' Eh, no...''- fece Costance tremando di rabbia. Ormai non ne poteva più. Moriva dalla voglia di vedere le facce di quelle due arpie rosse come pomodori... ma per via degli schiaffoni sonanti che avrebbe rifilato loro.
Lunette non era ancora morta e quelle non solo programmavano di sistemare una delle loro inutili e stupide figlie con suo marito... ma volevano anche far patire alla sua bambina un futuro fatto di stenti e privazioni, privare Nicolàs dell'unica cosa bella che gli sarebbe rimasta nell'infausta circostanza... e Reneè di suo padre.
Basta. Aveva sentito abbastanza.
Nobili o meno adesso andava lì e gliela faceva pagare cara.
Poco le importava di essere arrestata o frustrata... la sua amica stava morendo e quelle oche ne ridevano contente!
'' Io le faccio nere quelle due.''
'' Ed io nascondo i cadaveri!''- la appoggiò D'artagnan non meno furioso della fidanzata.
...
...
...
'' Per favore, non fate sciocchezze.''- i due innamorati si voltarono e fecero una riverenza. Davanti a loro, vi era il principe Philippe.
'' Vostra Altezza...''- fecero quasi all'unisono.
'' Passavo di qui per caso...''- fece il principe -'' Ero nella cappella del palazzo a dire una preghiera per la povera contessa Monmercy, per suo marito e per la loro bambina... e non ho potuto fare a meno di sentire. Tutto.''
'' Ma avete sentito quelle due...?''- fece Costance con gli occhi azzurri, tremolanti per la rabbia.
Philippe annuì.
'' Sì. Purtroppo ho sentito tutto. Ed ogni singola parola mi ha letteralmente disgustato.''- fece il principe. Seppur collerico quanto i due, lo nascondeva bene, ma anche lui moriva dalla voglia di dar loro una bella lezione.
Purtroppo la legge non proibiva di parlare liberamente e di aver un'opinione, seppur malsana e cattiva, su una persona.
Ed anche se era un principe, non poteva certo andare lì, prenderle entrambe per il merletto e sbatterle contro il muro per insegnare loro l'educazione ed il rispetto per il prossimo... in fin dei conti, sempre di un gentiluomo si trattava.
Però non poteva permettere nè  a quelle due di passarla liscia nè a quei due poveri ragazzi di cacciarsi in un brutto guaio per colpa di due oche senza cervello e senza coscienza.
Non poteva certo colpire delle dame, ma poteva dare loro un colpo così forte che avrebbe lasciato un segno considerevole.
'' Lasciate fare a me...''- nel dir così si avvicinò alle due donne, le quali lo salutarono con un inchino profondissimo.
'' Perdonate signore, non ho potuto fare a meno di ascoltarvi... e vorrete scusarmi, ma di fronte a tanta stupidità non posso certo tacere.''
Le due donne diventarono bianche come lenzuoli appena lavati.
Ed il primo colpo era andato a segno.
'' Tenete bene a mente: voi non avete nessun merito di essere nate nobili e se lo siete è stato per un caso fortuito. Se in questo momento fossi obbligato a scegliere una moglie tra una delle vostre figlie ed una ragazza somigliante in tutto e per tutto alla contessa Lunette Montmercy... io sceglierei senza ombra di dubbio lei. Anche se non è nobile di nascita.''
Le due donne abbassarono il capo, vergognandosi come non mai della possibilità che le loro perfette figlie potessero essere superate nella possibilità di diventare la moglie del fratello del sovrano da una serva qualunque.
'' E comunque... nobile o serva che sia... se una delle vostre figlie fosse in bilico tra la vita e la morte, sareste contente di sentire certe cose su di lei?''
'' Ma...''- tentò la marchesa -'' Vostra Altezza... noi... era solo per parlare...''
'' Appunto.''- fece il principe guardandole con sguardo truce -'' E' proprio così che si ammazzano le persone: per parlare.
Perciò. O imparate a parlare delle persone migliori di voi con il dovuto rispetto o fate un favore all'umanità benpensante e con una coscienza, tenendo il becco chiuso.''
Nel dir così si congedò da loro, lasciandole rosse di vergogna mentre si allontanavano dalla sala con lo sguardo di un cane bastonato.

'' Siete stato grande, Altezza.''- fece Costance. Ora che ci pensava, nessun pugno ben assestato poteva prendere il posto della soddisfazione di vedere quelle due befane umiliate a dovere.
'' Concordo.''- si associò il moschettiere.
'' Non è stato nulla. Veramente.''- fece il principe -'' Lunette è anche amica mia... e visto che per colpa mia stava per fare una brutta fine, era il minimo... come sta piuttosto?''
I due, sentendo l'entusiasmo che li aveva illuminati fino a pochi attimi prima scemare lentamente, divennero improvvisamente cupi.
Ed il principe capì.
'' Non sta affatto bene, vero?''
Costance annuì -'' I dottori dicono che non resisterà a lungo se non si risveglia.''
'' Posso fare qualcosa per aiutarvi?''- fece Philippe, consapevole però che l'unica cosa che avrebbe potuto fare per aiutare le persone che a loro tempo gli avevano salvato la vita era richiamare in vita Lunette. E purtroppo, questo non era fattibile.
'' Sono certo che le basti la vostra amicizia, mio signore.''
Amicizia. Amore. Affetto.
Erano tutto quello di cui Lunette aveva bisogno al momento: sentire che non era sola, che c'erano tante persone che le volevano bene, ma soprattutto farle capire che senza di lei la vita non sarebbe più stata la stessa.

  
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