Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Thalassa_    08/05/2017    5 recensioni
Albus lo stava guardando, in attesa, occhi verdi in occhi verdi. Guardare suo figlio era come guardare uno specchio che lo riportava a quando aveva lui quindici anni, riportando alla luce ogni sorta di ricordi, piacevoli e spaventosi, divertenti e tristi. Albus aveva i suoi capelli neri, forse solo appena più lisci e ordinati, la sua statura, il suo naso e i suoi occhi; ma quasi nient’altro.
Era circondato di amore quanto Harry era stato bisognoso di affetto, eppure lo rifuggiva; era sfuggente, chiuso, non alzava mai la voce – i muri della Tana se la ricordavano, la voce di Harry, quando aveva quindici anni e sbraitava contro le ingiustizie del mondo; aveva un umorismo ironico e tagliente, e Harry lo adorava, suo figlio, tanto diverso, tanto complicato e incomprensibile, suo figlio. Ma di tutte le cose che avresti potuto prendere da me, Al, pensò Harry, amareggiato, proprio le manie di persecuzione?

***
Harry iniziava sinceramente ad allarmarsi. “Cosa sta succedendo a Hogwarts, Neville?” chiese.
Neville sospirò.
Genere: Avventura, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Sua Maestà J.K.Rowling. QUesta storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. 
 

Capitolo I 


“Silenzio, Potter! C’è lo Smistamento”.
La voce imperiosa di Avery fece ammutolire all’istante metà del tavolo di Serpeverde. Albus sbuffò.
“Per me può anche bruciare, quello stupido Cappello” borbottò, in modo che solo Scorpius potesse udirlo. L’amico lo guardò orripilato.
“Il Cappello Parlante fu realizzato dai Fondatori di Hogwarts in persona, ed è un pezzo unico nella Storia della Magia!” protestò. “Ha più di mille anni” aggiunse, sottolineando le parole come se volesse essere sicuro che l’amico afferrasse il concetto.
“Appunto” replicò Albus, guardando il Cappello con odio, “ha avuto una vita dignitosamente lunga per un cappello, no? Sarebbe anche ora che andasse in pensione”.
Scorpius scosse la testa, guardandolo con aria esasperata.
“Al, ogni anno questo piagnisteo al momento dello Smistamento” sospirò. “Vorrei proprio sapere di cosa ti lamenti. Vuoi forse dirmi che cominci a rimpiangere di non essere finito a Grifondoro?” chiese con aria disgustata.
“No” rispose Albus seccamente, un po’ troppo forte. Avery gli rivolse un’occhiataccia.
“Dico solo che le persone dovrebbero avere la possibilità di scegliere” concluse a bassa voce, chiudendo la conversazione.
Il professor Longbottom aveva condotto dentro il gruppo di primini spaventati. Sembravano particolarmente numerosi e minuscoli, quell’anno. Guardandoli, Albus provò una fitta al cuore.
Tra le divise nere spiccava una chioma di un rosso acceso, marchio di fabbrica del clan Granger-Weasley-Potter che stava ormai invadendo Hogwarts. Tuttavia, le simpatie di Albus non andavano per suo cugino Hugo; era certo che sarebbe finito a Grifondoro, come la quasi totalità della sua famiglia. Certo, Teddy era stato un Tassorosso e Dominique era stata smistata a Corvonero, ma Teddy tecnicamente non era nemmeno suo parente, e comunque Tassorosso e Corvonero erano Case rispettabili.
No, decisamente non era preoccupato per Hugo, che in quel momento sorrideva e salutava con la mano sua sorella Rose, che si stava sbracciando dal tavolo di Grifondoro. La sua simpatia andava tutta alla ragazzina proprio di fianco a lui: minuscola, con lunghi capelli neri raccolti in due trecce e grandi occhi blu pieni di terrore.
Il Cappello aveva iniziato la sua stupida canzone, ma Albus non aveva intenzione di ascoltare. Non voleva sentire tutte le bugie che raccontava sulle qualità delle quattro Case che dovevano lavorare insieme in armonia. Non sapeva cos’avessero in testa i Fondatori nel prendere una decisione tanto stupida, e non sapeva se almeno a quei tempi avesse funzionato, ma di una cosa era certo: nell’Hogwarts che conosceva lui, non c’era spazio per la parola armonia.
Ora i ragazzini fissavano il Cappello come ipnotizzati; qualcuno – probabilmente Nato Babbano – aveva la bocca spalancata per lo stupore. La bambina con le trecce stava ascoltando con enorme interesse, ma non smetteva di torcersi le mani per il nervosismo. Albus seppe istintivamente che quella era la stessa agitazione che aveva pervaso lui cinque anni prima: nei suoi occhi leggeva la paura di non soddisfare le aspettative di qualcuno, l’ansia di non essere presa nella Casa che desiderava di più, la prospettiva di leggere la delusione negli occhi dei suoi amici e famigliari. Una delusione che Albus conosceva bene, e con cui non aveva ancora finito di scontrarsi. Mentre la voce rombante e stonata del Cappello riempiva la Sala Grande, il pensiero di Albus tornò a quella piovosa sera di cinque anni prima.
 
Albus era fradicio fino al midollo e tremava per il freddo. È un buon segno, si disse, sforzandosi di essere ottimista, anche il primo giorno di scuola di papà pioveva. Hagrid li aveva fatti entrare e lasciati nelle mani di Neville. Albus era contento di vedere tanti volti familiari tra i professori; l’esperienza gli sembrava già abbastanza terrificante così, e non osava immaginare come dovesse essere trovarsi davanti Hagrid per la prima volta. A conferma dei suoi pensieri, molti ragazzi tirarono un sospiro di sollievo nel vedere la faccia gioviale e rassicurante di Neville. Anzi, del professor Longbottom, si corresse mentalmente. Sarebbe stato difficile abituarsi a chiamarlo così.
Neville spalancò le porte della Sala Grande, e Albus afferrò istintivamente la mano di Rose, a fianco a lui. Rose si ritrasse come se si fosse scottata.
“Albus!” sbottò, con aria di rimprovero.
“Non c’è niente di male, lo sanno tutti che siamo cugini” protestò Albus in tono di scuse.
“Sì, ma non possiamo fare il nostro primo ingresso a Hogwarts tenendoci per mano come due bambinetti. Pensa se ci vedesse James!”
L’argomento convinse Albus, che non rispose. Attraversò la Sala Grande cercando di confondersi il più possibile nella folla e sentendo tutti gli occhi puntati su di lui. Sapeva che molti stavano commentando la straordinaria somiglianza con suo padre. “Ti manca solo la cicatrice” e “dove hai lasciato gli occhiali?” erano le due frasi che si era sentito rivolgere più volte nella sua vita, e la cosa più deprimente era che erano sempre seguite da una risatina soddisfatta da parte di chi le aveva pronunciate, come se avesse appena fatto una battuta particolarmente divertente e originale.
Cercò di evitare lo sguardo dei ragazzi più grandi, ignorando i cugini che lo salutavano e gli rivolgevano cenni di incoraggiamento, ma non poté fare a meno di notare che James gli stava tenendo un posto di fianco a lui. A quanto pare, nonostante l’avesse tormentato per tutta l’estate, non aveva in realtà dubbi sull’esito del suo Smistamento. La fiducia di James ebbe l’effetto di aumentare la sua ansia in un modo che non credeva possibile, così si costrinse a camminare tenendo lo sguardo sui propri piedi.
Rose, di fianco a lui, salutava allegramente i suoi cugini e si guardava intorno, indicando ad Albus tutte le cose di cui finora avevano solo sentito parlare. Albus teneva ostinatamente lo sguardo a terra, ed era sempre più difficile non andare a sbattere contro il ragazzo di fronte a lui, che aveva lo sguardo rivolto al soffitto. “Stai più attento!” sibilò Rose, irritata da quell’andatura irregolare.
Il ragazzo si voltò verso di loro. Era il figlio di Malfoy.
“Scusa, guardavo le costellazioni” rispose in tono sognante, indicando la volta stellata sopra di loro. Albus alzò gli occhi per la prima volta, e rimase affascinato dallo spettacolo. Ascoltò solo distrattamente la canzone del Cappello Parlante; sapeva a memoria le qualità delle Case, e sapeva che voleva andare nella ‘culla dei coraggiosi di cuore’. Potrei accontentarmi anche di Tassorosso, pensò. Teddy era stato in Tassorosso e nessuno l’aveva preso in giro.
Sussultò, accorgendosi che era calato il silenzio e che Neville, no, il professor Longbottom aveva iniziato a chiamare gli studenti del primo anno. L’ansia tornò ad attanagliargli le viscere, mentre osservava i suoi coetanei dirigersi a uno a uno verso lo sgabello che avrebbe deciso il loro destino per i successivi sette anni e calarsi sulla fronte il Cappello malconcio, troppo grande per le loro teste di undicenni.
“Granger-Weasley, Rose!” chiamò il professor Longbottom.
Albus sentì sua cugina fremere eccitata di fianco a sé. Rose si diresse verso la sedia con passo spedito e si infilò il Cappello con decisione. Dopo una manciata di secondi, il Cappello gridò “GRIFONDORO!” e Rose emerse trionfante. Fece l’occhiolino ad Albus e trotterellò raggiante verso il tavolo di Grifondoro, dove fu accolta da un boato di applausi.
Albus deglutì. Non voleva assolutamente essere separato da Rose, che oltre a essere sua cugina era anche la sua migliore amica, perciò Tassorosso non andava bene. Grifondoro Grifondoro Grifondoro, si ripeté come una litania per scacciare la paura. Lo Smistamento continuava, e si avvicinava il suo momento.
“Malfoy, Scorpius Hyperion” chiamò Neville.
Che razza di nome, non poté fare a meno di pensare Albus, è quasi peggio del mio.
Ci fu un “buuuuh” isolato dal tavolo di Grifondoro – forse era la voce di suo fratello – mentre i capelli biondo platino del ragazzino sparivano sotto il Cappello. Al contrario di Rose, però, non emerse subito. Dopo il primo minuto, un silenzio irreale era calato sulla Sala Grande. Tra i Serpeverde aleggiava impazienza e nervosismo; le altre Case guardavano il Cappello in attesa, lo stesso dubbio dipinto su centinaia di volti di studenti e anche sugli insegnanti: possibile che…?
Dopo oltre tre minuti di lotta silenziosa, il Cappello pronunciò la sua sentenza: “SERPEVERDE!”.
Un mormorio di delusione percorse il tavolo degli insegnanti, mentre i Serpeverde esultavano, accogliendo il nuovo arrivato, e i Grifondoro fischiavano. La delusione apparve per un attimo anche sul volto di Neville, ma la represse subito per riprendere un tono neutro mentre chiamava “Mortimer, Lucy”.
La mente di Albus viaggiava. Il cuore gli batteva a mille sapendo che la lettera P era sempre più vicina, ma lo Smistamento di Malfoy gli aveva restituito la speranza. Allora suo padre aveva ragione!
Albus era stato indeciso se credergli quando l’aveva rassicurato prima di salutarlo a King’s Cross. Gli sembrava di risentire la voce ferma di suo padre e le parole di quella mattina: “Se per te è importante, potrai scegliere Grifondoro invece di Serpeverde. Il Cappello Parlante tiene conto della tua scelta. Con me l’ha fatto”. L’idea che suo padre avesse corso il rischio di essere Smistato a Serpeverde continuava a sembrargli assurda, e una parte di sé continuava a pensare che se lo fosse inventato per rassicurarlo, ma si aggrappava al fatto che il Cappello Parlante avrebbe tenuto conto della sua scelta. L’aveva appena visto succedere lì, di fronte ai propri occhi: sicuramente il Cappello aveva visto qualcosa di strano nella testa di quel Malfoy, ma poi lui aveva insistito per finire a Serpeverde come da tradizione. O il contrario. Non gli interessava molto, in quel momento. 
“Potter, Albus Severus”.
Albus si sentì tutti gli occhi puntati addosso, mentre mormorii eccitati percorrevano la Sala Grande. Era paralizzato dalla paura e le sue gambe sembravano diventate improvvisamente di gelatina. Potrai scegliere Grifondoro, si ripeté, muovendo il primo passo. Iniziò a camminare lentamente verso la sedia, cercando di rimandare il momento del verdetto più a lungo possibile.
Il Cappello Parlante tiene conto della tua scelta.
Ormai lo separavano pochi passi dal terribile sgabello su cui il Cappello si ergeva come un giudice.
Se per te è importante…
Inspirò profondamente. Ormai il Cappello era proprio davanti a lui. Le parole di suo padre gli avevano trasmesso una fiducia che non pensava di avere. Chiuse gli occhi, concentrandosi il più possibile sul suo desiderio. Quando il Cappello Parlante calò sulla sua testa, pensò, con quanta più decisione poté: “Grifondoro, per favore!”.
“Non credo proprio” disse una voce nel suo orecchio. “SERPEVERDE!”
 
Un fragoroso applauso riscosse Albus dai suoi pensieri. Lo Smistamento era cominciato e un ragazzino dall’aria ottusa era stato assegnato a Serpeverde. Si unì senza entusiasmo all’applauso, e si stupì nel vedere Scorpius alzarsi in piedi per stringere la mano al nuovo arrivato.
“Lo conosci?” gli chiese con aria perplessa, quando il ragazzino si fu seduto di fianco a sua sorella.
“No, ma sono un Prefetto” gli ricordò Scorpius, “e non vorrei che Avery mi saltasse in testa per non aver adempiuto i miei doveri già la prima sera”.
“Ah già” bofonchiò Albus. Non si era ancora abituato alla spilla argentata che brillava sulla divisa del suo migliore amico, anche se non aveva dubbi sul fatto che se la fosse meritata. Non sapeva se lo invidiava o no. Non aveva la minima speranza di diventare Prefetto, e francamente non riusciva a immaginare se in famiglia sarebbe stata vista come un motivo di orgoglio o una mezza tragedia. Nonna Molly sarebbe stata contenta, però.
Scorpius gli tirò una gomitata.
“Quello è il fratello di Rose?” gli chiese.
“Già” rispose laconicamente Albus, mentre Hugo veniva prevedibilmente Smistato a Grifondoro.
Il professor Longbottom chiamò “Laplace, Yvette” e la ragazzina con le trecce si diresse con passo malfermo verso lo sgabello. Albus trattenne il fiato.
“GRIFONDORO” gridò il Cappello.
Albus la prese come un’offesa personale, e si unì al coro di “buuuh” proveniente dal suo tavolo. Si girò verso il suo migliore amico, determinato a non ascoltare più una sola parola di quello che avrebbe detto quel maledetto Cappello.
“Senti, Scorpius, c’è una cosa che non ti ho mai chiesto”.
Gli occhi grigi di Scorpius lo guardarono con aria interrogativa.
“Come mai il tuo Smistamento è durato così tanto?”.
Scorpius alzò le spalle. “Il Cappello era indeciso tra Serpeverde e Corvonero, secondo lui avevo le qualità essenziali per entrambe. A quanto pare, alla fine ha deciso che l’arguzia prevaleva sull’intelligenza”.
“Non ti ha…ehm…chiesto la tua opinione?” aggiunse Albus, esitante.
Scorpius lo guardò allibito.
“La mia opinione? Certo che no! È un arrogante, quel Cappello, pensa di essere infallibile. Figurati che continua a sostenere di aver avuto ragione a mandare Peter Pettigrew in Grifondoro!” disse, con aria incredula. “Perché, a te ha chiesto di esprimere una preferenza?”
“Ti ricordo che il mio Smistamento è durato tre secondi netti” rispose amaramente Albus. Il Cappello non chiedeva preferenze. L’aveva sempre saputo; suo padre gli aveva mentito.
Fu di cattivo umore per tutta la sera.

 

N.d.A.
 
La storia è ambientata durante il quinto anno di Albus e Scorpius a Hogwarts e segue i punti di vista di diversi personaggi. Ho cercato di dare spazio al maggior numero possibile di membri del clan Potter-Granger-Weasley, ma per ovvie motivazioni non posso parlare di tutti.
Ho scelto di non considerare Canon gli avvenimenti descritti in The Cursed Child (che considero una fanfiction del signor Thorne e non una parte integrante della saga). Per chi l’ha letto, è possibile che trovi qualche somiglianza in due aspetti. Il primo è il rapporto problematico tra Albus e Harry, che però ho affrontato in maniera diversa da quanto avviene nella pièce teatrale, e in questo caso si tratta di pura coincidenza (ho sempre immaginato che Albus desse qualche problema al papà). La seconda somiglianza è nella caratterizzazione di Scorpius. Non avevo un’idea precisa sul rampollo di casa Malfoy e ho trovato simpaticissima la versione di Scorpius data nella Maledizione dell’Erede, perciò ne ho tratto (molto) liberamente ispirazione.
Per quanto riguarda la saga, ho cercato di essere più IC possibile e di attenermi anche da quanto dichiarato dalla Rowling nelle interviste. Tuttavia, mi sono riservata di non essere maniacale nel seguire le indicazioni date al di fuori dei canonici sette libri.
Per il momento è tutto. Fatemi sapere cosa pensate del capitolo! Mi piacerebbe avere un riscontro anche sul titolo e l’introduzione alla storia, che mi hanno creato non pochi problemi.
 
Thalassa_
 
Edit: Aggiungo un ringraziamento a Mavis Potter che è stata la prima a recensire e che mi ha fatto notare la mia dimenticanza nel pubblicare le note! :)
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Thalassa_