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Autore: Meramadia94    13/05/2017    1 recensioni
E se oltre ai personaggi che gia conosciamo, ci fosse un'altra persona a sapere la verità su Aramis?
E' un piccolo esperimento dove ho riscritto alcuni pezzi di qualche episodio per me significativo con un'aggiunta: Lunette, cameriera di Aramis e sua fidata amica.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aramis, Athos, D'Artagnan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~Se non era una situazione assurda quella...
Il mondo pareva essersi rovesciato.
Dormiva la mamma, e la figlioletta invece non ne voleva sapere.
'' Coraggio contessina...''- fece Mariette cullandola dolcemente tra le sue braccia cercando di calmare quel pianto disperato che non accennava a smettere -'' su, smettete di piangere...''
Inutile. Non c'era verso.
D'altro canto però come biasimarla? In quell'ultimo periodo, tra il rapimento del conte suo padre e la '' malattia'' della contessa sua madre, la piccola aveva per poco visto la sua mamma...
'' Povera piccina.... devi sentirne la mancanza...''
'' Come tutti del resto.''- fece Nicolàs apparendo sulla porta e dirigendosi verso la cameriera tenendo le braccia in modo da farle capire che voleva tenere in braccio la figlia.
'' Dovreste riposare...''- fece Mariette leggermente preoccupata. Il conte in quei giorni aveva per poco dormito.
Aveva il viso pallido, gli occhi stanchi... era tanto se non era ancora crollato per la gran stanchezza.
Più volte aveva provato a convincerlo a riposare un po', che ci sarebbe stata lei a tenere compagnia alla contessa e che lo avrebbe svegliato appena ci fosse stata una notizia, bella o cattiva che fosse... ma non c'era verso.
'' Riposerò quando tutto questo sarà finito....''- fece il giovane conte cullando la bambina tra le sue braccia, cercando di sorriderle in modo rassicurante e non farle sentire l'angoscia che il quel momento gli serrava il cuore -'' Mi occupo io di farla smettere di piangere e di metterla a letto... puoi tenere compagnia a Lunette fino a quel momento?''
La giovane cameriera sorrise amichevolmente -'' Non c'è bisogno che me lo chiediate, signore...''
Una volta che fu solo prese posto sulla sedia, carezzando il visino angelico della bambina, sperando che quelle carezze servissero a calmare il suo pianto disperato.... Mariette si era messa le mani nei capelli perchè non riusciva a capire il perchè di tanta disperazione... aveva mangiato, era stata lavata, cambiata, vestita...
Ma non erano dei bisogni fisiologici che stava cercando di far soddisfare... lei piangeva nella speranza di svegliare la madre.
In fin dei conti... era sempre così. Se Lunette avvertiva il minimo spostamento, o anche il più piccolo rumore che somigliava al pianto di un neonato si svegliava di soprassalto per andare a controllare ed in quel caso per tranquillizzare la bambina... poco importava che ci fosse Mariette con la piccola... se la loro piccola Reneè emetteva qualcosa di più acuto di un respiro, la giovane donna scattava come un pupazzo a molla.
'' Lo so, tesoro... manca tanto anche a me...''- fece Nicolàs -'' Non sai quanto...''
Avrebbe dato qualsiasi cosa per riportarla alla vita... il suo titolo, la sua vita, e qualsiasi altra cosa gli fosse mai venuta in mente se ciò fosse servito a far vedere alla sua amata il sole sorgere ed illuminare Parigi...
Invece non aveva idea di come fare.
Ben diverso invece era il pianto disperato di Reneè. Quando la piccola esplodeva in lacrime, Lunette le raccontava una storia.
Ma non di quelle favole pieni di principi che uccidevano i draghi per salvare la loro donzella in difficoltà che da sola non poteva niente, non voleva che la figlia crescesse con la convinzione che non sarebbe stata capace di difendersi senza l'aiuto perenne di qualcuno.
Le raccontava la storia di Aramis e diversi aneddoti che l'aveva vista protagonista assieme ai moschettieri.
Erano racconti pieni d'azione, avventura e sempre molto avvincenti, tant'è che a volte ( anche se non lui non l'aveva mai rivelato) persino Mariette interrompeva i suoi doveri per fermarsi ad ascoltare quei resoconti. Per chi non conosceva la giovane contessa, avrebbe pensato ad una giovane donna stracolma di immaginazione e che aveva letto qualche libro di troppo.
Lui però sapeva che era tutto vero.
C'era solo un problema: Lunette non si svegliava e lui non conosceva tanti episodi avventurosi sui moschettieri e le loro avventure prima che il suo destino s'intrecciasse con quello della moglie... e dubitava che il bis di una storia già raccontata avrebbe calmato quel pianto disperato.
Però forse...
'' Vorrò dire che ti racconterò il momento preciso in cui ho capito che la tua mamma era la donna della mia vita...''
Per un attimo la bambina smise di piangere e pareva guardare il padre con ansia e curiosità.
'' Tutto cominciò dopo un incidente dello zio D'Artagnan e del cuginetto Jean... Maschera di Ferro ed i suoi complici erano scappati ed avevano preso in ostaggio il principe Philippe. Io, la mamma, ed i moschettieri dovevamo trovarli.
Avevamo passato quasi due settimane a battere palmo a palmo tutta la città, interrogando chiunque ci capitasse a tiro, ma purtroppo ogni nostra ricerca risultò vana.
Allora Athos ci fece una proposta un po' strana...''
Nel dir così iniziò a ricordare lasciandosi andare ai ricordi.
...
...
...
'' Io un'idea ce l'avrei....''- fece Athos -'' Se non avete paura di sporcarvi....''
'' Non credo che un po' di sporco sia un grande problema, dopo tutto siamo tutti soldati, siamo abituati a ben altro...''- fece Nicolàs. Furono tutti d'accordo con lui.

'' I sotterranei di Parigi?''- fece Porthos leggermente inquietato.... e disgustato -'' questa sarebbe la tua grande idea?''
'' Sì.''- fece Athos aprendo la botola sotto la quale era situata una lunga scala di gradini in pietra -'' Magari non c'è niente in superificie, ma non dimentichiamo che esiste un sottosuolo.''
'' La tua ipotesi non è così inverosimile, Athos...''- fece Aramis . In fin dei conti, le catacombe sono sempre stato il nascondiglio preferito dei criminali per nascondersi in attesa che le acque si calmassero per poter fuggire da Parigi.
Nel corso degli anni però vi si erano nascosti anche degli innocenti ingiustamente perseguitati dalla legge, per crimini che magari non avevano commesso.
In quel momento il suo pensiero corse a Lunette, che solo pochi giorni prima era stata costretta a scappare da Parigi per sfuggire al suo omicidio... le aveva raccontato che era stata costretta a nascondersi in un bosco dove si sussurrava al calar della notte, si aggirassero assassini e pericolosi  tagliagole, oltre che lupi affamati...
Ma ora che vedeva il buio pesto che vi era nei sotterranei di Parigi si domandava cosa fosse peggio... richiare di farsi sbranare da qualche animale selvatico o impazzire di paura nei sotterranei di Parigi, dove spesso e volentieri la compagnia migliore, oltre ai topi, erano resti di scheletri.
Molti anni prima le catacombe erano usate come aree cimitieriali... che in alcune occasioni diventavano la tomba di sfortunati che vi si erano nascosti perchè senza altra scelta o di spavaldi che vi si erano avventurati per dare una prova del loro '' coraggio''... senza però trovare la strada per uscirne, finendo per morire prima di stenti e poi a sfamare i topi.
'' E se è esatta...''- fece Lunette -'' Non per essere cattiva, ma temo che quei tre non faranno una bella fine.''- e se non fosse stato per il povero principe Philippe loro prigioniero, quell'ipotesi non le sarebbe dispiaciuta più di tanto.
'' Beh...''- fece Nicolàs con una voce leggermente tremante, ma che pareva decisa -'' Più in fretta ci entriamo, più in fretta ne usciamo...coraggio.''- nel dir così iniziò a scendere i gradini.

'' Che posto disgustoso...''- borbottò Porthos che stava davvero facendo fatica a non rimettere la colazione ed il pranzo. Tra il buio pesto, le ragnatele, le ossa, l'acqua putrida non sapeva cosa gli facesse attorcigliare maggiormente lo stomaco.
'' Beh.... questi posti non sono certo l'ideale per una promedade...''- fece Aramis -'' Lunette, rimani vicino a noi. Non si sa mai, potrebbe venirti un attacco di paura qua sotto.''
Lunette annuì, ma a suo avviso c'era qualcun'altro che aveva seri problemi a stare in quel posto. E strano a dirsi, era colui che era entrato prima degli altri e che adesso camminava a stento al suo fianco.
Nicolàs aveva gli occhi persi nel vuoto, pareva che non gioisse affatto, per non dirlo atterrito, di essere lì, e non era certo per il fatto che qualsiasi altro posto sarebbe stato preferibile, persino per lei... inoltre aveva la mano fissa sul pugnale che aveva attaccato alla cintura.
Pareva una molla pronta a scattare. Era certa che se qualcuno gli avesse messo una mano sulla spalla, anche solo per salutare o fargli uno scherzo, questi avrebbe reagito in modo tutt'altro che gradevole. Per entrambi.
'' Accidenti...''- fece Athos che aveva assunto il ruolo di apri-fila fermandosi di colpo.
'' Che succede?''- riuscì a dire Nicolàs. Era la prima parola che pronunciava da quando erano scesi.
Sbarre.
Conficcate in terra per almeno un metro.
Nemmeno la forza sovrumana di Porthos sarebbe riuscita a smuoverle nemmeno di mezzo millimetro.
'' Beh...''- fece Aramis -'' Siamo al capolinea a quanto pare.''
'' Già.''- fece Athos -'' Da qui non possiamo che tornare indietro... chiederemo aiuto agli altri moschettieri e magari alle guardie del cardinale per ispezionare gli altri ingressi....''- seppur fossero famosi per riuscire in imprese praticamente disperate, era impensabile che riuscissero a battare palmo a palmo, in sole cinque persone, tutte i sotterranei parigini, nemmeno se D'artagnan e Jean fossero stati in grado di aiutarli ci sarebbero riusciti...
'' Ah!''- fece Nicolàs pallido come un cadavere. Per poco non lasciò cadere la torcia che aveva con sè.
'' Che succede?''- fece Lunette -'' Hai visto qualcosa?''
Nessuna risposta. In compenso, il conte aveva il volto letteralmente paralizzato dal terrore.
'' Ehy...''- fece Athos leggermente impensierito -'' E' tutto a posto?''
Ancora nessuna risposta.
Lunette gli toccò il braccio per tranquillizzarlo, e notò che tremeva convulsamente, come se avesse la febbre.
Finalmente il giovane conte riuscì a parlare -'' Vi prego usciamo da qui... sento che sto per rendere l'anima a chi me l'ha data!''
'' Credo che abbia un attacco di panico...''- fece Athos -'' Ok, la gita è finita. Si torna sotto il sole di Parigi.''
I suoi compagni annuirono ed in breve tempo riuscirono a trovare un'uscita.
Furono Lunette ed Aramis a sorreggere Nicolàs nell'ultimo tratto che lo separava dalla luce del sole.
'' Coraggio conte...ci siamo.''- fece la bionda.
'' Come vi sentite adesso...''- fece Lunette preoccupata per l'amico. La risposta non tardò ad arrivare: in breve, il giovane nobile le cadde addosso, incapace di sostenere il suo stesso peso.
'' Oddio...''- fece la ragazza adagiandolo delicatamente per terra. Athos gli mise due dita sul collo e poi tranquillizzò il resto del gruppo.
'' Ha solo perso conoscenza. Il battito è più accellerato e respira a rtimo più sostenuto... ma tra poco si riprenderà.''
'' Meno male....''- fece Lunette scostando i capelli dalla fronte dell'amico nobile -'' ora però servirebbe dell'acqua...''
Fortunatamente lì vicino vi era una fontana, perciò non fu difficile procurarsi prima un fazzoletto e poi l'acqua.
La ragazza lo bagnò e poi lo depose sulla fronte dell'uomo, ancora preda dell'incoscenza...
Bastò il semplice contatto con l'acqua fredda per farlo rinvenire.
Subito scattò a sedere, con gli occhi che parevano essere diventati grandi il doppio a causa dello sgomento e del terrore, ed istintivamente si portò ambedue le mani alla gola tentando di togliersi un cappio che in realtà non c'era.
'' Shhh...''- fece Athos -'' Prendi un bel respiro, Nicolàs. Sei all'aperto, sotto il cielo di Parigi, con i tuoi amici. Non c'è più alcun pericolo.''
Nicolàs fece come gli era stato detto: prese un respiro profondo e a poco a poco buttò fuori l'aria cattiva, riuscendo a calmarsi un po'.
'' Accidenti...''- fece Porthos -'' Ci hai fatto prendere un bello spavento, sai?''
'' Non parlatemi di gente che sta per morire dalla paura, per carità...''- implorò il giovane conte.
'' Oops!''- fece Porthos rendendosi conto della gaffe -'' Hai ragione.... scusa tanto.''
...
...
...
'' Guarda, guarda.''- fece la voce di Rochefort sopraggiungendo assieme a Jussac -'' Noi è dall'alba che battiamo Parigi da palmo a palmo alla ricerca di quei tre gaglioffi e questi invece si riposano tranquillamente.''
'' Che volete, l'appaluso per esservi sveglito dodici ore prima del solito?''- lo punzecchiò Athos facendo scoppiare l'ilarità generale.
'' E comunque che credete, che sia stata una passeggiata di salute ispezionare i sotterranei di Parigi?''- fece Porthos. No che non lo era stata. Anzi, uno di loro ci mancava poco che ci restasse secco.
Rochefort guardò sospettoso il giovane conte.
'' Vi sentite bene?''
''Si... credo di sì... solo una piccola crisi tutto qui.''
'' E che ci sarà stato mai di così orribile da mettervi in crisi?''- fece Rochefort -'' Che c'era, il chiuso, il buio, un fantasma, un ragno, un topo per caso?''
All'ultima parola nominata, Nicolàs strabuzzò gli occhi un'altra volta.
Rochefort capì di aver centrato il bersaglio e scoppiò a ridere.
'' No, non ci posso credere... non vorrete farmi credere che vi siete messo paura per un innocuo topolino?''
Nicolàs si alzò e con una dignità per nulla infantile fece -'' Scusate... ho bisogno di starmene un po' per conto io... ci sentiamo più tardi.''
'' Vuoi che ti accompagnamo...?''- fece Lunette muovendo un passo per seguirlo.
Nicolàs dissentì e si allontanò.
'' Roba da matti... spaventarsi per un ratto. Povera Francia...''- continuò Jussac.
Lunette non ne potè più.
'' Beh, non è che con voi sia messa tanto meglio, sapete?''- fece la ragazza livida per la rabbia -'' Lui lo sapeva che c'erano ampie possibilità di trovare qualcosa che l'avrebbe atterrito, però la sotto ci è entrato prima di tutti noi.''- ed aveva anche resistito la bellezza di tre lunghe ore. Dubitava fortemente che Rochefort e Jussacc sarebbero riusciti a resistere altrettanto -'' Visto che siete tanto coraggiosi, provate voi ad ispezionare le catacombe in mezzo a scheletri e ratti, vediamo un po' chi sviene prima!!!''
Rochefort sentì un brivido di terrore scorrergli lungo la schiena al pensiero di ritrovarsi al buio con degli scheletri che non la smettevano di fissarlo e dei mostriciattoli, grossi, pelosi e dai denti affilati che zampettavano attorno.
'' Oh beh... pensandoci bene... si tratta di una paura più che comprensibile.... forza, andiamo Jussacc!!!''- fece il conte ansioso di rompere quanto prima quella conversazione.

Lunette quella sera, dopo aver finito di sbrigare le commissioni, decise di andare alla locanda '' Il Barone Rosso''. Era la locanda più costosa della città, infatti solo ospiti che potevano sborsare una considerevole ricchezza potevano alloggiarvi. Ed era lì che Nicolàs, dopo essere giunto a Parigi e preso parte alle indagini su Maschera di Ferro, aveva preso una stanza.
La ragazza si era cambiata con una camicetta d'organza biancae una gonna celeste con l'orlo ricamato ed aveva pettinato i capelli, ormai corti.
Nicolàs, non si era più fatto vedere nè sentire tutto il giorno, segno che evidentemente non aveva ancora smaltito a dovere i postumi dell'attacco di paura che lo aveva colto nei sotterranei. O forse se l'era presa per lo sberleffo di quei due idioti.
E non aveva tutti i torti: Rochefort si atteggiava a soldato coraggioso, un leone senza macchia e senza paura... ma ricordava perfettamente che un po' di tempo fa, D'artagnan per dargli una lezione dopo che il conte aveva attentato alla vita di Athos, aveva finto di essere uno spettro assieme a Jean e Ronzinante e che Rochefort ed il suo tirapiedi erano scappati a gambe levate per tutto il bosco, strillando così forte che persino lei aveva giurato di averli sentiti.
Dopo quell'esperienza si era rintanato per almeno tre giorni sotto il letto della sua stanza, urlando a chiunque di non avvicinarsi e borbottando qualcosa riguardo alla vendetta del fantasma moschettiere.
Ci avevano riso sopra per giorni interi.
E le risate maggiori se le erano fatto quando Rochefort aveva trovato il '' coraggio'' di uscire dal suo nascondiglio e venire al Louvre... solo per incrociare la banda dei moschettieri al gran completo. Appena aveva visto Athos si era messo ad urlare e correre per tutta la reggia diventando lo zimbello della corte.
Non poteva entrare nella locanda. Per quanto i suoi abiti dimessi e semplici, fossero puliti e quasi eleganti, chiunque si sarebbe reso conto che non era una nobile.
Una ragazza di umili origini che chiedeva di poer incontrare un nobile ospite della locanda.... di certo avrebbero dato per scontato che fosse la classica '' serva innamorata del padrone che l'aveva illusa''... se non addirittura peggio.
La fortuna volle che si trovasse proprio sotto la sua finestra.
Afferrò un sassolino e lo tirò contro il vetro per richiamare la sua attenzione. Non era certo un gesto '' da ragazza'', forse perfino Aramis l'avrebbe guardata male, ma non aveva scelta.
L'interessato non si fece attendere. Infatti, a quella finestra si affacciò subito un uomo sui vent'anni, occhi azzurri, capelli castani e con una camicia bianca.
'' Chi è?''- fece guardando giù. Parve sopreso di vedere lì la giovane cameriera -'' E tu che ci fai qui?''
'' Secondo te?''- fece la ragazza con candore, mettendo le mani sui fianchi -'' Sono passata a vedere come stavi. Nessuno ti ha più sentito nè visto.''
Nicolàs si addolcì a quelle parole e la ringraziò con un cenno della mano -'' Sì, sto bene. Avevo solo bisogno di starmene un po' per conto mio... sei stata gentile a pessare.''
Lunette gli sorrise e poi fece per andarsene quando la voce del nobile la fermò.
'' Aspetta, ti riaccompagno io a casa...''
'' Grazie, ma non torno a casa.''- fece Lunette -'' Già che sono qui voglio fare una passeggiata prima di tornare a casa.''
Nicolàs strabuzzò gli occhi -'' Come, a quest'ora di notte?''- ok, non era tardissimo, anzi erano solo le nove di sera ma il pensiero che l'amica se ne andasse in giro per Parigi, di notte, da sola non lo entusiasmava di certo.
'' Sì. Hai visto che bella luna c'è stasera?''- fece la ragazza alzando gli occhi verso la luna che quella sera somigliava alla perla più brillante che avesse mai visto -'' potrebbe essere una delle ultime cose serene che vedo a Parigi prima di tornare sul campo di battaglia... tanto vale godersela, ti pare?''
Nicolàs sorrise. Quella ragazza era davvero incredibile...
'' Aspetta comunque.''- fece il conte salendo sul davanzale della finestra per poi saltare giù.
Ora che lo vedeva... camicia bianca, pantoloni blu, stivali marrone chiaro... pareva quasi un ragazzo normale... e lo era. Lui era un ragazzo come lei, con le sue paure, i suoi sogni, i suoi pregi ed i suoi difetti.
'' Permettimi di accompagnarti.''
'' Non c'è bisogno, dico davvero.''- fece Lunette -'' Non mi allontano molto e non starò a lungo in giro.''
'' Ad ogni modo, permettimi di venire con te.''- insistè il nobile -'' Se per caso dovessi fare un brutto incontro ed i tuoi amici venissero a sapere che sapevo che saresti andata in giro da sola e non sono intervenuto, mi farebbero la pelle.''- nel dir così le offrì galantemente un braccio -'' permette, mademoiselle?''
La ragazza sorrise, accettando il suo braccio, iniziando a camminare.

'' E' bellissimo, non trovi?''- fece Lunette sedendosi sull'erba vicino alla Senna.
'' Hai ragione...''- fece Nicolàs ammirando la luna che si rifletteva nell'acqua della Senna per poi prendere posto accanto alla ragazza.
Era davvero una di quelle notti in cui persino l'anima più sola riusciva a sentirsi confortata e al sicuro.
'' Io vengo qui ogni volta che c'è una bella luna. Mi piace guardarla mentre si riflette nella Senna, da sola, nel silenzio.''
'' Già...''- confermò lui - '' a volte è necessario stare da soli per misurare le proprie forze...''
'' Ascolta...''- fece Lunette -'' Perchè non l'hai detto subito?''
'' Di cosa?''
'' Beh, che eri certo che ti saresti sentito male lì sotto... l'avremmo capito.''
Nicolàs sbuffò -'' Perchè non ve l'ho detto.... sai quanto mi costa dirvi, che non esiste una cosa al mondo che detesto più dei topi? Preferirei affrontare Milady, Maschera di Ferro e Manson a colpi di spada nello stesso momento...''
'' Non c'è niente di cui tu ti debba vergognare... tutti quanti hanno paura di qualcosa. Solo perchè uno sa usare le armi ed è incredibilmente coraggioso non significa che non abbia mai paura di niente....
Per quanto riguarda Rochefort, non te ne curare... sarà pure passato dalla nostra parte, ma rimane il fatto che nove volte su dieci farebbe meglio a starsene zitto.''
'' Già...''- fece Nicolàs buttando un sasso nell'acqua -'' Ad ogni modo, giusto per mettere le cose in chiaro...''
'' No.''
'' No, cosa?''
'' Non devi sentirti costretto a raccontare perchè hai paura di qualcosa solo perchè pensi che sia una colpa e magari la devi giustificare... è un tuo segreto, ed hai il diritto di tenerlo solo per te.''
Nicolàs sorrise -'' Grazie... sei molto cara... ed è per questo che voglio dirtelo. Ti ho già raccontato di come sono sopravvissuto solo io al massacro della mia famiglia e di come sono rimasto nascosto in un passaggio buio... in quelle ore la paura è stata la mia compagnia. Sentivo quei piccoli mostri che mi passavano accanto ed ero terrorizzato dall'idea che fosse Maschera di Ferro venuto a cercare anche me... anzi, mi sono sentito letteralmente morire... e da allora non me ne sono più liberato... che stupido vero?''
'' No, non è stupido.''- fece Lunette mettendogli una mano sulla spalla -'' sei umano. Tutti quanti hanno paura... anch'io ho avuto paura.''
Nicolàs la guardò stranito. Era pronto a giurare che quel pomeriggio sottoterra, malgrado la poca luce che c'era, non vi fosse la minima traccia di paura sul suo viso.
'' Non l'avrei detto.''
'' Non oggi. Il giorno che ci siamo conosciuti... ero letteralmente sopraffatta dalla paura, anche se cercavo di convincermi che non potevo fare altro.''
'' E' comprensibile... ti volevano uccidere per evitare che tu potessi smascherarli, è naturale aver paura per la propria vita...''
'' Non ho avuto paura della possibilità di dover morire o di affrontare bestie selvatiche o qualche brigante.... a farmi paura, era il bosco stesso.''
'' Come mai....? Se ti va di parlarne ovviamente.''
'' Io non sono nata a Parigi.''- per la verità non lo sapeva se era o non era nata nella capitale. Non sapeva niente del suo passato -'' La mia infanzia l'ho passata in una locanda dove sono cresciuta tra piatti da lavare, pavimenti da lustrare ed un padrone che se reputava non lavorassi abbastanza sodo mi picchiava un'ora sì e l'altra pure.''
Nicolàs sentì salire dentro di se un moto di collera al pensiero che quella ragazza, tanto dolce e gentile quanto bella e coraggiosa, fosse stata massacrata di botte fin da bambina.
'' Tra i miei incarichi c'era anche quello di andare a prendere l'acqua al ruscello che si trovava in un bosco. Di giorno non era un grande problema... ma spesso dovevo andarci di notte, a volte in pieno inverno... e durante la notte quel bosco era molto diverso da come appariva di giorno.
Le sagome degli alberi mi sembravano mostri e fantasmi, le mie orecchie aguzzate dal terrore amplificavano ogni suono... il vento che soffiava mi sembrava un losco figuro che mi seguiva pronto a saltarmi addosso...''- tremò leggermente al ricordo degli anni più bui della sua vita e alla paura che aveva provato quando era poco più di una bimba spaurita in un bosco buio in cui ogni soffio di vento sembrava un fantasma e la sua stessa ombra un brigante.
Nicolàs le andò vicino per abbracciarla.
'' Da allora, il pensiero di dover dormire da sola, in un bosco.... per me è come se fossi un neonato gettato in mezzo ai leoni.''
Da quando lavorava per Aramis, le era capitato molte volte di dover dormire per terra, a volte in un bosco, ma lì era diverso. Non era sola e malgrado lo nascondesse era rassicurata dal fatto che vi fossero i moschettieri a proteggerla... ma quel giorno che si era ritrovata da sola in un bosco per sfuggire ad un atroce destino... per la prima volta aveva sentito davvero il terrore assalirla quando il cielo aveva iniziato a tingersi di arancione.
Dopo di che la ragazza sorrise.
'' Visto? Tutti abbiamo un timore incredibile per qualcosa che magari non ci farà mai del male... e non c'è da vergognarsi. E' un pezzo della propria anima e del proprio vissuto.''
In quel momento sentì qualcosa sbocciare nel suo suo cuore.
E poteva essere la cosa migliore che c'era in quel mondo o la sventura peggiore che gli potesse mai capitare, a seconda delle interpretazione.
Si era innamorato.
...
...
...
'' M'innamorai in quel momento.''- fece Nicolàs, mentre Reneè ascoltava con attenzione -'' M'innamorai al punto che se fosse stato per me, le avrei chiesto di sposarmi seduta stante... ma non l'ho fatto. Sai perchè amore? La mamma non avrebbe accettato, anzi si sarebbe arrabbiata e sentita presa in giro... purtroppo ci sono molti nobili che di nobile hanno solo il casato che quando si annoiano si divertono ad illudere e deludere brave ragazze e giocare con il loro cuore... ed io non volevo che lei pensasse questo di me.''
Questo era uno dei motivi principali per cui dopo la fine dell'affaire Maschera di Ferro era sparito per mesi interi.
Voleva provare a sè stesso che il sentimento che aveva iniziato a nutrire nei confronti di quella ragazza del popolo, ma dai modi di una principessa e dalla tempra di un soldato, non fosse un'infatuazione o un capriccio ma un sentimento vero e duraturo.
E quando aveva capito che quel sentimento era vero amore era tornato per chiederle di diventare la sua contessa.
E se ciò non fosse stato possibile... sarebbe diventato moschettiere e sarebeb stato certamente in grado di offrire una vita degna di quel nome sia a lei che alla loro bambina.
L'aveva promesso prima a lei e poi a sè stesso. Sapeva che Lunette non era quel tipo di donna che aveva bisogno di qualcuno a proteggerla... ma lui lo sarebbe stato.
Il suo Robin Hood.
O Lancillotto.
O il suo Ivanohe.
Qualsiasi cosa le sarebbe servito.
'' Sarò con te. Non temere.'' - le aveva detto tante volte.
Anche se il senso di colpa per non essere riuscito ad impedire alla moglie di cadere in quel sonno così simile alla morte, quando il giovane conte mise la figlioletta nella culla, ormai pacificamente addormentata, si sentiva quasi meglio.
Raccontato quel momento così importante a Reneè... per un attimo gli era sembrato di aver rivisto la sua Lunette, viva, felice, piena di energie e voglia di fare, lì davanti a lui.
E ci sarebbe tornata presto, per davvero.
Ne era sicuro.
Tornò nella camera dove dormiva la moglie e congedò Mariette.
Quando fu solo, diede un bacio alle labbra della moglie -'' Ti stiamo aspettando, amore mio... torna presto.''
E come faceva da quasi una settimana a quella parte... la vegliò nuovamente sino all'alba.

  
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