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Autore: gattina04    14/05/2017    2 recensioni
È un momento tranquillo ed Emma ha tutto ciò che ha sempre cercato e voluto; non c’è niente che possa desiderare, nemmeno il giorno del suo compleanno, ad eccezione di un piccolo insignificante rammarico. E sarà proprio quel pensiero a stravolgere completamente la sua esistenza catapultandola in un luogo sconosciuto, popolato da persone non così tanto sconosciute. E se ritrovasse persone che pensava perse per sempre: riuscirà a salvarle ancora una volta?
E cosa succederà a chi invece è rimasto a Storybrooke? Riusciranno ad affrontare questo nuovo intricato mistero? E se accadesse anche a loro qualcosa di inaspettato?
Dal testo:
"Si fermò e trasse un profondo respiro. «Benvenuta nel mondo delle anime perse Emma»."
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Nuovo personaggio, Robin Hood, Un po' tutti
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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17. Ognuno ha il suo interesse
 
POV Emma
Quella di andare a riposare per riuscire ad essere più produttivi il giorno dopo era sicuramente una buona idea; peccato che nel caso mio e di Killian era impossibile da praticare. Appena ci ritrovammo soli, al sicuro tra le quattro mura di quella che era casa nostra nell’Oltrebrooke, ogni buon senso scomparve, lasciando via libera ai nostri più profondi impulsi. Non feci neanche a tempo a chiudermi la porta alle spalle che subito Killian mi fu addosso, le sue labbra sulle mie, la sua mano che già esplorava libera il mio corpo. E dopo fu solo un groviglio di braccia e gambe, di vestiti che volavano da una parte all’altra della stanza e di baci sempre più intensi e più vogliosi. Quando Killian mi baciava così riusciva a farmi perdere qualsiasi freno inibitorio; non che ne avessi molti, dato che da quando ci eravamo riuniti, una parte della mia mente era stata concentrata solo su quello. Tuttavia l’idea di fermarsi risultava impossibile e addirittura dolorosa.
Fu così che trascorremmo quella notte, a fare l’amore fino a che entrambi non fummo sfiniti, ritrovandoci e godendoci quel momento tranquillo prima di affrontare un’altra importante battaglia. E fu così che mi ritrovai accoccolata sul suo petto nel bel mezzo del salotto – non eravamo riusciti ad arrivare fino in camera – con la fronte posata sulla sua e gli occhi persi in quel profondo oceano. Killian, con la schiena appoggiata al divano, mi accarezzava le labbra con il pollice, tracciandone lentamente il contorno e riuscendo a farmele percepire più gonfie e rosse del solito. Le mie dita invece si spostavano delicate tra i suoi capelli massaggiandogli la testa, mentre l’altra mia mano era appoggiata sul suo petto che continuava ad alzarsi e abbassarsi regolarmente. I nostri respiri stavano pian piano rallentando e l’unico suono nella stanza rimaneva il battito accelerato dei nostri cuori.
I nostri occhi erano incatenati gli uni con gli altri ed entrambi non riuscivamo a distogliere lo sguardo. Io stavo naufragando nel mio oceano personale ed era in assoluto l’unico mare in cui avrei voluto perdermi per sempre. Non ci servivano le parole per comunicare, i nostri sguardi erano già altrettanto esplicativi. In fin dei conti non avevamo parlato granché ma, anche così, conoscevamo già tutto quello che ci occorreva sapere. Riuscivo a leggere nei suoi occhi ogni sentimento provato durante la nostra lontananza: paura, dolore, solitudine e amore infinito. Non c’era bisogno di spiegazioni perché avevamo provato esattamente le stesse emozioni.
Sospirai mentre le sue labbra si avvicinavano di nuovo per baciarmi. Non avrei voluto fare altro, anche se sapevo che presto avremo avuto ben altro a cui pensare. Probabilmente avremmo dovuto pensarci anche in quel momento, invece di perdere tempo con una mera gratificazione fisica. Tuttavia mi era impossibile resistere ai baci di Killian e non avevo neanche la minima intenzione di opporre resistenza.
«Ce la faremo amore», mi sussurrò spostando la bocca vicino al mio orecchio. «Noi ce la facciamo sempre».
«Lo so», ammisi, «vorrei solo che fosse tutto già finito e che questo momento potesse durare per sempre». Magari avessimo potuto trascorre del tempo così senza la preoccupazione di un imminente problema da affrontare e da risolvere.
La sua voce si fece più roca, allontanandosi dal mio orecchio. «Tra poco saremo a Storybrooke e farò in modo che ogni notte sia come questa». Mi baciò sulla fronte e lasciò che appoggiassi la testa sulla sua spalla.
«È una promessa?», domandai, passando le dita sul suo uncino.
«Certo Swan». Sorrisi e mi accoccolai di più contro di lui. Non vedevo l’ora di tornare a Storybrooke e di riprendere la mia solita routine. Non che la mia vita avesse mai avuto una parvenza regolare, ma almeno potevo fingere che fosse così, anche solo in parte.
«Mi manca Henry», sussurrai all’improvviso nel silenzio. Non avevo previsto di dirlo ad alta voce, ma quel pensiero era sbucato così dal nulla ed avevo sentito il disperato bisogno di condividerlo con lui.
«Henry sta bene, amore. Sarà furioso con me e con Zelena, ma è al sicuro a Storybrooke e sono sicuro che starà facendo di tutto pur di aiutarci».
«Perché dovrebbe essere arrabbiato con te e con Zelena?». Alzai la testa dalla sua spalla e lo fissai negli occhi, lasciando che fosse anche il suo sguardo a parlare oltre che le sue parole.
«Beh ti ho detto che Zelena ha aperto il portale che mi ha condotto qui. Quello che non ti ho detto è che lui voleva a tutti i costi venire con me. Io e la strega non gliel’abbiamo permesso, lo abbiamo in qualche modo ingannato».
«Grazie», mormorai, «per averlo protetto». Appoggiai di nuovo la testa sulla sua spalla e chiusi gli occhi. La sua mano iniziò a disegnare ghirigori sul mio seno, facendomi inturgidire i capezzoli. Era estremamente rilassante sentirlo così vicino; era uno dei momenti in cui qualsiasi armatura cadeva e non restavamo altro che noi. Ed infatti, all’improvviso senza neanche rendermene conto, mi ritrovai a parlare di ciò che non pensavo sarei mai riuscita a raccontargli.
«Quando sono entrata nel portale», iniziai con un sussurro, «mi sono ritrovata in una sorta di realtà parallela. Era come se fossi stata catapultata indietro nel tempo a quando ancora non credevo nella magia e pensavo che Henry avesse solo una fervida immaginazione. Sono stata trasportata nel momento in cui lui ha rischiato di morire… solo che in quella realtà non esisteva la magia e lui…». Non riuscii a completare la frase, ma sapevo che Hook aveva capito.
Sentii un brivido salirmi lungo la schiena e Killian istintivamente mi coprì con la sua camicia, che si trovava per terra vicino a noi. «Perderlo», continuai, «mi ha fatto rivivere tante cose, tante paure che non provavo da tempo. Ero di nuovo sola, abbandonata a me stessa, e avevo di nuovo perso l’unica persona che era stata in grado di amarmi incondizionatamente. Non avevo una famiglia, come non l’avevo mai avuta, non avevo una spiegazione per la mia solitudine e questo mi spezzava completamente. Non voglio più sentirmi in quel modo».
«Non dovrai più sentirti in quel modo amore», mi rassicurò, stringendomi di più. «Hai molte persone che ti amano incondizionatamente adesso ed Henry è una di queste. E poi ci sono io Swan, non ti libererai di me così facilmente. Per il resto dell’eternità amore, è una promessa».
Strinsi il suo uncino tra le dita e sospirai. «Non è facile metterselo in testa, dopo aver trascorso tutta la vita da soli».
«Posso supplire anche a questo: farò in modo di ricordanti ogni giorno quanto io ti ami». Sorrisi e strofinai il naso contro la sua spalla.
«È paradossale come il mio incubo peggiore, il mio inferno personale, si riduca al sentirmi sola e abbandonata».
«Non credo sia solo questo», ribatté. «Penso che sia legato tutto alla possibilità che possa accadere qualcosa ad Henry». Aveva ragione ma non ero certa che sarei riuscita a spiegargli il motivo.
«Io l’ho abbandonato Killian», mormorai. «Non sono stata abbastanza coraggiosa da tenerlo con me. Sono stata io stessa a rinunciare alla possibilità di avere una famiglia. Poi lui mi ha trovato ed è stato abbastanza forte per entrambi».
«È stato il primo in grado di scalfire la tua armatura; ho sempre saputo di non poter vantare quel primato Swan». Era proprio così ed anche se amavo Killian con tutta me stessa, quello che provavo per Henry era un amore altrettanto intenso. Erano due forme diverse di amore e non erano paragonabili. Non avrei potuto scegliere né avrei potuto sopravvivere senza; sapevo soltanto che non sarei stata la stessa senza di loro.
Non aggiunsi altro e rimasi aggrappata a Killian, facendomi cullare dolcemente. Passai di nuovo le dita sul suo petto, disegnando un ghirigoro immaginario, e mi fermai proprio sopra il suo cuore. Appoggiai il palmo su quel punto, in modo da percepire il suo battito attraverso la pelle e potermi così perdere in quel ritmo veloce e armonioso. Era un rumore così familiare che mi domandai come avessi fatto a resistere senza; riusciva in qualche modo a calmarmi, guidandomi lentamente in un sonno ristoratore.
«Non ho più paura Emma», sussurrò Hook dopo un po’, ridestandomi dal mio torpore.
«Di cosa?», domandai ancora ad occhi chiusi.
«Di avere un figlio con te». Sbattei le palpebre e alzai la testa per poterlo osservare negli occhi. Il suo sguardo era fisso davanti a sé con le iridi ancora più chiare del solito. Per un attimo avevo pensato di aver capito male, ma quel suo sguardo era inequivocabile.
«Cosa ti ha fatto cambiare idea?». Passai le dita sulla sua guancia, cercando di studiare la sua espressione. Killian era così: certe volte era un libro aperto, altre tirava fuori qualcosa di assolutamente inaspettato.
«Non lo so», rispose con lo sguardo sempre rivolto alla parete. «So solo che dopo la lontananza e l’aver visto la baby Emma, io non ho più paura. Non sarebbe una tragedia se noi avessimo un bambino, anzi forse non farebbe che riconfermare quello che proviamo». Anche se non l’aveva detto apertamente avevo capito quello che intendeva: ci avrebbe legato indissolubilmente, come nessun altro avrebbe potuto fare.
«Neanche io ho più paura Killian», ammisi. Gli feci girare la testa verso di me e lo baciai dolcemente. Eravamo maturati tanto insieme e anche se lui si riferiva ad un possibile bambino, io avevo in mente anche altro. Non avevo più paura di sposarlo, anzi non capivo proprio perché avessi reagito in quel modo il giorno del mio compleanno. Non avrei esitato un secondo a dire di sì, solo in quel momento me ne rendevo conto. Non potevo essere certa di quando fosse avvenuto un tale cambiamento nella mia testa, ma qualcosa in quel fiume, nella nostra lontananza, aveva fatto scattare la molla che continuava a mettere in contrasto il mio cuore e il mio cervello. Adesso invece erano completamente allineati e volevano solo lui per tutta la vita.
«Credo che dovremo alzarci e vestirci», sussurrò interrompendo i nostri baci ed anche i miei pensieri. Mugolai in protesta ma la parte razionale che ancora mi restava sapeva che aveva ragione.
«Lo so amore», sorrise, sistemandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. «Se dipendesse da me non usciremmo più da questa stanza. Vederti rimettere i vestiti è l’ultima cosa che vorrei, però dobbiamo incontrare gli altri e trovare un modo per tornare a casa tutti insieme. Non vedo l’ora di poter passare altre notti come questa nella nostra vera casa a Storybrooke, ma dobbiamo metterci a lavoro per farlo».
Sospirai e senza protestare oltre mi alzai, lasciando anche a lui la possibilità di rimettersi in piedi. «Perché quando sono con te perdo la razionalità che di solito mi contraddistingue?».
«Perché sono un pirata estremamente sexy», rispose scrollando le spalle.
«Bene mio bel pirata vedi di aiutarmi a ritrovare tutti i miei vestiti Ho solo quelli e non credo che gradiresti molto la possibilità che io vada in giro nuda». Così dicendo gli lanciai i suoi pantaloni ed iniziai a raccattare tutti gli indumenti che erano sparsi a giro per la stanza.
 
Poco tempo dopo arrivammo al locale della strega cieca, dove gli altri erano già tutti riuniti ad aspettarci.
«Era l’ora!», protestò Artù, lanciandoci uno sguardo di rimprovero.
«Scusa», rispose Killian, «abbiamo perso la cognizione del tempo». Dio! Poteva essere più esplicito di così, anche non dicendo nulla? Sentii le guance avvampare e cercai di non prestare troppo caso a tutti gli sguardi che avevamo puntati addosso. Vidi Robin ridacchiare e Milah scuotere la testa, trattenendo quello che forse poteva dirsi un sorriso?
«Bene», cercai di cambiare argomento. «Adesso siamo qui. Cosa stavate facendo?». Osservai il libro che era aperto sul tavolo davanti a Milah, ed altri ancora chiusi accanto a lei.
«Stavo cercando di tradurre, ma non è che mi ricordi granché». La sua espressione era più accigliata che sconfortata. Anche Milah non era abituata a sentirsi inutile e impotente; immaginai che avesse sempre preso lei tutte le decisioni quando era in vita.
«Fa vedere». Killian si sedette sul divanetto accanto a lei, facendola scorrere più in là per fargli spazio. Appoggiò un braccio sullo schienale circondandole le spalle in quello che doveva essere un gesto automatico ma che mi fece comunque infastidire. Sentii una fitta di gelosia farsi strada dentro me e cercai di ricacciarla indietro. Sapevo che non voleva dire niente, soprattutto dopo la notte che avevamo appena trascorso, tuttavia non potevo evitarlo; era più forte di me.
«Allora amore ti siedi?». Killian mi ridestò dalle mie elucubrazioni, facendomi segno di mettermi accanto a lui. Accettai subito il suo invito e mi appiccicai al suo fianco, premendo la mia coscia contro la sua e stringendogli il ginocchio da sotto al tavolo. Lo vidi trattenere un sorriso e lanciarmi uno sguardo divertito, probabilmente intuendo i miei pensieri, ma non mi importava che sapesse. Ero gelosa e lui se voleva poteva festeggiare l’evento con le sue espressioni migliori.
Tuttavia Killian non aggiunse altro a riguardo e si concentrò invece sul libro che aveva davanti agli occhi. Io d’altro canto non potei fare altro che limitarmi a sbirciare da sopra la sua spalla quelle pagine piene di geroglifici per me incomprensibili.
«Noi pensavamo di andare a dare un’occhiata agli altri libri nella biblioteca», intervenne Robin dopo un po’. Alzai lo sguardo su di lui e notai che si era alzato in piedi e che alle sue spalle Artù aveva fatto lo stesso.
«D’accordo», dissi non sapendo se unirmi anch’io alla comitiva. Mi sentivo piuttosto inutile in quel momento ma non volevo certo lasciare Killian. Sapevo che avrebbe avuto bisogno di un momento di privacy con Milah, ma era decisamente troppo presto e per quel giorno la parte possessiva di me stava decisamente prendendo il sopravvento.
«Vengo anch’io», esultò Lizzy alzandosi. Sembrava piuttosto annoiata e l’idea di fare qualcosa di leggermente diverso la elettrizzava. Vidi anche Joe alzarsi per seguirli.
«Io rimango qui invece», annunciò Charlie lanciandomi un’occhiata intensa. Aveva forse già dimenticato quello di cui avevamo parlato nella caverna? Dove era finito il nostro accordo di pace?
Ovviamente dopo quelle parole la mia decisione non poteva che essere una sola. «Anch’io resto qua. Se scoprite qualcosa di utile non esitate a chiamarci». Annuirono e se ne andarono lasciandoci da soli.
Per chiunque entrasse nella locanda in quel momento quella che gli si prospettava davanti era una scena piuttosto singolare. Killian, Milah ed io eravamo stretti in una panca, Charlie stava invece bello comodo di fronte a noi; e mentre i primi due erano intenti a decifrare quello strano libro, io e Charlie stavamo intrattenendo una battaglia di sguardi. Io stavo tacitamente ricordandogli la promessa che mi aveva fatto e lui semplicemente mi faceva gli occhi da cucciolo innocente. Se non fossi stata già nervosa per la vicinanza di Hook e Milah, Killian avrebbe notato la differenza. Il suo comportamento da vittima innocente mi faceva imbestialire; avrei dovuto fargli un discorsetto una volta rimasti da soli.
Per fortuna Killian era troppo occupato a tradurre quel dannato libro per accorgersi dello sguardo di Charlie; ciò nonostante vidi Milah alzare la testa e subito dopo intercettare le nostre occhiate. Sapevo che lei aveva capito a grandi linee quello che poteva essere successo tra noi, tuttavia, con mia enorme sorpresa, la vidi lanciare uno sguardo di rimprovero a Charlie. Beh di sicuro non mi ero aspettata che prendesse le mie parti; anzi mi ero preparata per ricevere io quell’occhiataccia.
Stavo ancora cercando di capire cosa passasse nella testa della mia compagna di avventura quando il suono di un paio di tacchi che si avvicinavano mi fece voltare la testa.
Crudelia avvolta nella sua costosa pelliccia si era avvicinata a noi e si era fermata proprio davanti al nostro tavolo. Era l’ultima persona che mi sarei aspettata di vedere, soprattutto dopo quello che le avevo fatto, ma d’altra parte Killian mi aveva detto che l’aveva in qualche modo aiutato.
«Cosa vuoi?», le domandò Hook senza troppi preamboli. Il rumore dei suoi tacchi l’aveva distratto dal suo lavoro e adesso la stava guardando con sguardo piuttosto ostile.
«Non troverete niente in quel libro, né in nessun altro», sentenziò.
«Beh peccato che tu non sappia leggerlo e che la tua opinione sia del tutto superflua». Senza aggiungere altro tornò a sfogliare quelle pagine, senza degnarla più di uno sguardo.
«Peccato», aggiunse Crudelia. «Mi dispiace che tu sia così poco collaborativo, soprattutto dato che so come potete far tornare Emma nel suo vero corpo».
«Cosa?». La reazione fu generale: tutti e quattro voltammo la testa di scatto verso di lei assumendo espressioni sconcertate. Stava davvero dicendo sul serio?
«Aspetta un attimo». Killian fu il primo a riprendersi. «Avevi detto di non aver la minima idea di come aiutarmi».
«Vero, ma ho mentito». Alzò le spalle e si lisciò la pelliccia. «Si da il caso che la situazione sia cambiata».
«Che cosa intendi dire?», domandai titubante.
«Beh mia cara, prima non avrei mai facilitato il tuo ritorno tra i vivi; non dopo quello che mi hai fatto. È già tanto che abbia aiutato il tuo pirata perché me l’ha chiesto Artù». Era comprensibile, ed era esattamente quello che mi sarei aspettata da lei.
«Tuttavia», continuò, «voi adesso avete qualcosa che mi interessa». Era un accordo quello che ci stava proponendo?
«Che cosa?», chiesi prima che potessero farlo gli altri.
«Oh facile». Un sorriso furbo comparve sul suo viso prima di rivelare quale fosse l’oggetto in nostro possesso che desiderava tanto. «L’ambrosia».
 
POV Killian
«L’ambrosia». Pronunciò quella parola come se fosse ovvio ed, in effetti, poteva esserlo. Mi chiesi come diavolo avesse fatto a scoprire dell’ambrosia. Se era stato Artù a dirglielo gliel’avrei fatta pagare cara; tuttavia lui non era sembrato interessato all’opportunità di tornare in vita, non come lei in quel momento.
Comunque la cosa più importante non era ciò che voleva, ma ciò che ci aveva promesso in cambio. Il suo ragionamento non faceva una piega: era naturale che non volesse aiutare Emma e che si fosse decisa a parlare solo quando su era presentata una possibilità per il suo tornaconto. Tuttavia poteva trattarsi solo di un bluff?
«Come hai saputo dell’ambrosia?», chiese Milah.
«Oh davvero credevate di essere stati così discreti? Ho lei mie fonti e il fatto che voi non abbiate negato significa che sono corrette». Dannazione! Era più furba di quanto pensassi.
«Artù?», domandai per scrupolo.
«No lui non sa che sono qui. Lui non c’entra assolutamente niente con questa storia. Consideratelo un accordo tra me e voi».
«Non avrai l’ambrosia», affermò Charlie e per la prima volta mi ritrovai ad essere d’accordo con lui.
«Beh allora continuate pure con i vostri buchi nell’acqua». Girò sui tacchi facendo svolazzare la sua costosa pelliccia e incamminandosi verso l’uscita.
«Aspetta». Era stata Emma a parlare e a fermarla prima che potesse allontanarsi troppo. Crudelia si voltò e la fissò alzando un sopracciglio.
«Credo che possiamo parlarne», continuò Emma voltandosi verso di lei e ricambiando lo sguardo. «Perché non ti siedi?». Stavo per protestare ma la mano del mio cigno sul mio ginocchio aumentò la stretta, facendomi capire di dover tacere.
«Finalmente qualcuno di ragionevole», commentò Crudelia accomodandosi accanto Charlie.
«Come è possibile», iniziò Emma, «che tu sia a conoscenza di ciò che ci occorre sapere per tornare a Storybrooke?».
«Ho le mie fonti ve lo già detto. E non devo certo ricordarvi che ho passato più tempo di voi qua sotto e ormai conosco la maggior parte dei segreti di questo posto».
«Non più tempo di me», ribatté Milah al mio fianco. «Com’è possibile che io non conosca niente che sia in grado di aiutare Emma?».
«Oh perché tu non hai mai fatto niente per scoprire i segreti di questo luogo. Ti sei adatta alla monotonia della vita qua sotto senza guardarti minimamente intorno. Cos’è che facevi? Aiutavi i bambini ad attraversare?».
Con la coda dell’occhio notai Milah fare una smorfia e mi sentii subito chiamato ad intervenire. «E anche se fosse, come facciamo a sapere che tu non stai mentendo spudoratamente? Non sarebbe la prima volta…».
«Cosa ne guadagnerei a mentire?», rispose lei schiettamente. «Non vi reputo così sciocchi da consegnarmi l’ambrosia prima di aver verificato le mie fonti ed Artù, per quanto mi costi ammetterlo, non mi dirà mai dove l’avete nascosta». Dovetti riconoscere una seconda volta che il suo ragionamento non faceva una piega.
«Beh non daremo a te l’ambrosia», proruppe Charlie. «Per quel che ho visto stando qua sotto, tu non sei una santa e…».
Stava per continuare quando Crudelia lo interruppe. «Neanche tu se è per questo, senti da che pulpito viene la predica. Ti credi migliore di me e per questo pensi di aver diritto all’ambrosia?». L’altro si raggelò sentendo quelle parole e il discorso che si era preparato gli morì sulle labbra. Mi domandai cosa diavolo avesse fatto di tanto terribile per finire là sotto? Evidentemente le sue questioni in sospeso dovevano essere più losche di quanto la sua apparenza potesse dimostrare. L’avevo detto fin da subito che quello era un tipo poco raccomandabile.
«Non stiamo discutendo se Crudelia può avere o meno l’ambrosia», intervenne Emma che era rimasta in silenzio fino a quel momento.
«Ah no?», domandammo io e Crudelia contemporaneamente.
«No», convenne. «È ovvio che potrà averla se mi aiuterà a riappropriarmi del mio corpo».
«Swan…», iniziai.
«No Killian». Spostò la sua mano sulla mia per farmi tacere. «È così, se lei sa quello che ci occorre, non perderemo altro tempo a discutere. Voglio tornare a casa il più presto possibile, anche se questo implica portare anche lei con noi».
«Emma…», tentai di nuovo. Capivo il suo punto di vista, ma era davvero questa la ragione per cui lo stava facendo? O stava cercando in qualche modo di alleviare il senso di colpa per averla uccisa? Crudelia poteva dimostrarsi utile ma il più delle volte era una spina nel fianco non indifferente.
«Hook». Si voltò verso di me e mi inchiodò con i suoi occhi verdi. Era testarda e la sua espressione mi fece intendere che aveva già deciso e che quindi era inutile tentare di farle cambiare idea.
«D’accordo», borbottai a mezza voce. «Quale sarebbe il tuo fantastico piano per salvare Emma? Se vuoi l’ambrosia vedi di meritartela».
«Bene. Vedo che un po’ di buonsenso vi è rimasto», commentò lei sorridendo.
«Sia ben chiaro», intervenne Emma, «non lascerai questo posto se non potrò farlo anch’io. Non avrai l’ambrosia se il tuo piano non funziona».
«Mi pare giusto. Però se le informazioni di cui sono in possesso dovessero funzionare, voglio la tua parola che mi darai ciò che desidero».
«Certo. Hai la mia parola», si affrettò a rispondere Emma. Allungò la mano sul tavolo e lasciò che lei gliela stringesse.
«Senza nessuna intromissione», continuò l’altra, incrociando le mani di fronte a lei e fissandomi con sguardo divertito. Ovviamente le piaceva vedermi messo alle strette.
Emma mi diede una gomitata invitandomi a parlare. «D’accordo, senza intromissioni».
«Anche da parte di loro due, non si sa mai…». Sentii distintamente Charlie ringhiare e dovetti ancora una volta convenire con lui. L’antipatia nei confronti di Crudelia era sicuramente uno dei pochi punti di contatto che avremo mai potuto avere, ad eccezione forse dell’evidente interesse per Emma. Dovetti reprimere quel pensiero per evitare di arrovellarmi il cervello anche su quello.
«Hai la nostra parola», disse Milah, mentre il bamboccio si limitò a sibilare un “sì” a denti stretti.
«Bene», concluse Emma. «Adesso dicci quello che sai».
«Prima di tutto so che tu sei stata separata dal tuo corpo da un desiderio e che adesso al tuo posto a Storybrooke c’è una bella e bionda bambina».
«Questo lo sapevamo anche noi», sbottai. «Sentiti pure libera di saltare i preamboli e di arrivare dritta al punto».
«Con calma pirata». Come per farmi rabbia estrasse da una tasca della sua costosa pelliccia, l’accendino e una sigaretta che si premurò di accendere con tutta calma.
«Non c’è il divieto di fumare qua dentro?», protestai.
«Io e la strega Cieca siamo molto amiche», rispose traendo una lunga boccata. «Può chiudere un occhio per me». Rise della sua stessa battuta e tornò a fissarci. Era evidente che tutti e quattro fossimo sulle spine e che non aspettavamo altro che sapere ciò che ci stava nascondendo. Ed era altrettanto chiaro che tormentarci la divertiva parecchio.
«Da quando Ade se n’è andato», continuò dopo un’altra boccata, «ho avuto l’opportunità di esplorare con più accuratezza i canali che ci sono qua sotto. Ricordate quelli dove scorre il fiume delle anime perse? Credo che Ade ti abbia tenuto prigioniero la sotto». Feci una smorfia, ma continuai a fissarla senza dire una parola in modo che proseguisse col suo racconto.
«Bene. È davvero curioso cosa si possa trovare là sotto». Non aggiunse altro e sentii la frustrazione salire alle stelle; dovetti usare tutta la mia forza di volontà per non saltarle addosso. Sentii la mano di Emma stringere di più la mia, intimandomi di stare calmo, e dall’altra parte percepii le dita di Milah posarsi sul mio braccio, chiedendomi di fare la medesima cosa. Era davvero paradossale, ma solo in quel momento mi accorsi di stare seduto in mezzo alle due donne più importanti della mia vita. Il passato e il futuro che si incontravano in quell’assurdo presente.
«E che cosa hai trovato?», le domandò Emma con tono calmo.
«Uno specchio».
«Uno specchio?». Questa volta il tono di Emma fece percepire tutta la sua frustrazione.
«Esatto! Ho reagito anch’io così quando l’ho visto», convenne l’altra, gesticolando con la sigaretta in mano. «Mi sono detta: “che diavolo ci fa uno specchio qua sotto?”. Ma poi ho fatto delle ricerche e ho trovato questo». Estrasse da sotto la pelliccia dei fogli spiegazzati. Li dispose sul tavolo dove ci fiondammo subito ad esaminarli.
«Se te lo stai chiedendo», continuò rivolta a me, «erano nel libro di incantesimi che abbiamo usato per contattare Emma. Non erano pagine di quel libro, per questo non hai notato niente di insolito, erano solo lì dentro». Non mi importava dove diavolo le avesse trovate, l’importante era il loro contenuto che in quel momento non riuscivo ad identificare.
Emma mi anticipò afferrando le pagine prima che potessi farlo io e iniziando a leggerle, impedendo così a me e a tutti gli altri di fare altrettanto.
«Che cosa dice?», proruppe Charlie, frustato quanto me.
Per tutta risposta Emma alzò una mano intimandogli di tacere. Continuò a leggere, passando poi alla pagina successiva senza aggiungere una sola parola.
«Allora?», esclamai quando ebbe finito. Non sopportavo tutto quel mistero e quell’incertezza.
Invece di rispondermi Emma alzò la testa e si rivolse a Crudelia. «È quello che penso?».
«Esattamente», confermò l’altra, facendomi innervosire ancora di più.
«Insomma Swan ci vuoi dire cosa diavolo c’è scritto?», sbottai.
«È un incantesimo», borbottò, quasi accorgendosi solo in quel momento di averci tenuto completamente all’oscuro. «Un incantesimo che permette di riunire l’anima al corpo se questi sono abbastanza vicini tra loro. Da quello che c’è scritto veniva usato nell’antichità per impedire il passaggio dell’anima nell’Oltretomba».
«Proprio così», concordò l’altra.
«E questo come ci potrebbe aiutare?», domandò Charlie risparmiandomi una domanda. Non ci avevo mai capito molto di incantesimi, dovevano entrambe essere più specifiche per permetterci di comprendere la situazione.
«Beh. Ogni incantesimo ha una sua interpretazione», tentò di spiegarmi Emma. «Credo che possa essere utilizzato anche nel mio caso».
«Quindi possiamo utilizzare questo incantesimo per riunirti con il tuo corpo?», le chiese Milah.
«Sì penso di sì». Vidi un piccolo sorriso disegnarsi sulle sue labbra. Tuttavia prima di festeggiare c’erano ancora un bel po’ di punti da chiarire.
«Aspettate», frenai la loro euforia sul nascere. «Ci sono alcune cose che non avete considerato. Prima di tutto il corpo di Emma non è qui e secondo il suo corpo adesso avrà all’incirca due anni. Quello che vogliamo evitare è proprio che la sua anima sia legata a quella bambina». Dio! Volevo riavere la mia compagna non quella che poteva essere mia figlia!
Emma però non si scompose di fronte alle mie più che coerenti proteste e invece alzò lo sguardo verso Crudelia. «C’è dell’altro non è vero?».
«Certo», rispose l’altra scrollando le spalle. «Perché se no vi avrei parlato dello specchio?». Di nuovo la mia attenzione fu attratta da quell’eccentrica donna. Non poteva dirci tutto insieme invece di svelarci la verità un pezzetto alla volta?
«Lo specchio che ho trovato non è una semplice superficie riflettente», continuò. «All’inizio pensavo che lo fosse ma poi mi ha mostrato tutt’altro. Quello specchio è in grado di mostrare dove si trova il corpo di ogni anima e credimi la mia è stata una visione piuttosto raccapricciante; non ci sono dubbi sul perché l’abbiano nascosto là sotto. Il mio povero corpo era in condizioni pietose…».
«Quindi lo specchio mostrerebbe il mio corpo», convenne Emma. «Potremmo fare l’incantesimo di fronte a quello».
«Questo risolverebbe il primo problema, ma non il secondo», puntualizzai.
«In realtà non dobbiamo preoccuparci per quello», continuò Emma. «In questi incantesimi c’è sempre una componente legata alla magia. Non finirò nel corpo della bambina».
«Come fai a saperlo?», proruppi preoccupato. «È troppo pericoloso, non possiamo rischiare».
«Killian». Si voltò verso di me. «Fidati di me quando ti dico che non finirò nel mio corpo di bambina. C’è un equilibrio ben preciso negli incantesimi e prevale sempre la parte più forte. Ed io sono la parte più forte, non mi sembra neanche di essere senza un corpo. Non sarò io a scomparire, sarà lei». La sicurezza nei suoi occhi era così sincera che tutti i miei dubbi si sciolsero come neve al sole. Se lei ne era certa, mi sarei fidato. Non mi piaceva l’idea di rischiare e di andare a tentoni, ma non avevo molta scelta. Sapevo che Emma ce la poteva fare e sperai con tutto il cuore che le informazioni che ci aveva fornito Crudelia fossero esatte.
«Allora che cosa stiamo aspettando?», esclamò Charlie alzandosi. Dovetti riconoscere per la terza volta di essere completamente d’accordo con lui.
«Infatti». Mi alzai a mia volta e lasciai che anche le due donne sedute accanto a me facessero altrettanto.
«Credete che dovremmo avvisare gli altri?», domandò Milah.
«Io voglio solo chiudere questa storia al più presto», convenni.
«Già, non perdiamo altro tempo», concordò Charlie.
«Li avviseremo quando tutto sarà concluso», acconsentì Emma afferrando le pagine e fissando Crudelia. «Accompagnaci allo specchio e se tutto fila liscio, preparati a lasciarti alle spalle l’Oltretomba, almeno per un po’».
 
Pochi minuti dopo ci ritrovammo tutti e cinque nel salotto di casa nostra, in quello stesso salotto dove poche ore prima io ed Emma ci trovavamo in atteggiamenti molto più disdicevoli. La porta che avrebbe dovuto portare in cantina non era mai stata una semplice porta neanche a Storybrooke, figuriamoci là nell’Oltrebrooke. Ed infatti rappresentava ancora una volta la soglia della nostra salvezza.
La mano di Emma strinse forte la mia, intrecciando le sue dita alle mie. Da quel semplice contatto riuscivo a percepire la sua ansia, ma anche la sua sicurezza; aveva paura, ma non aveva nessun dubbio sul fatto che avrebbe funzionato. Sembrava impossibile ma stavamo per mettere la parola fine a tutta quella intricata vicenda.
«Andiamo?», la incoraggiai, accarezzandole il pollice con il mio.
«Andiamo», confermò spalancando la porta. Varcammo la soglia sempre tenendoci per mano e cominciammo a scendere per quei cunicoli con Crudelia, Milah ed il bamboccio al seguito.
Fin da subito notai che qualcosa non andava. Sentii un peso opprimermi il petto, impedendomi di respirare regolarmente. Incamerare aria divenne sempre più difficile passo dopo passo, tanto che fui costretto a lasciare la mano di Emma per portarmela alla gola.
«Killian che succede?». Si voltò verso di me con uno sguardo preoccupato, intuendo che ci fosse qualcosa che non andava.
«Non… ri…». Tentai di articolare una frase, ma non riuscivo a respirare e la mancanza d’aria rendeva difficile anche parlare. Tentai di fare respiri più profondi cercando di aprire tutta la bocca, ma ancora una volta l’aria che arrivava ai miei polmoni non era sufficiente. Caddi in ginocchio, stringendomi la mano intorno alla gola.
«Credo che non riesca a respirare», intervenne Milah, accorrendo al mio fianco.
«Cosa? Perché?». Anche Emma si accucciò al mio fianco, lo sguardo carico di paura.
«Probabilmente perché è l’unico in vita qua sotto», intervenne Crudelia. «Non è legato in nessun modo all’Oltretomba; non penso che possa venire con noi».
«Perché diavolo non ce l’hai detto subito?», ringhiò Emma o forse si trattava di Milah? La mancanza di ossigeno al mio cervello cominciava a farsi sentire. Non sapevo per quanto ancora sarei riuscito a restare cosciente. Di sicuro non per molto, dato che già cominciava a girarmi la testa e la vista si andava pian piano offuscando.
«Lo riporto di sopra», disse qualcuno cercando di farmi alzare. Cercai di dare una mano, ma sentivo il corpo pesante e non era affatto facile riuscire a reggermi in piedi, nemmeno appoggiandomi completamente ad un’altra persona.
«Killian». All’improvviso il volto di Emma apparve di fronte ai miei occhi. «Ti prometto che andrà tutto bene e che tornerò presto da te. Ce la faremo amore». Posò le labbra sulle mie, soffiando l’aria che teneva immagazzinata nei suoi polmoni. Non feci a tempo neanche a ricambiare il suo bacio, con quel poco di forza e di lucidità che ancora mi restavano, che qualcuno mi trascinò via.
Non avevamo fatto che pochi metri, quindi tornare indietro fu relativamente semplice anche se quel tratto mi sembrò durare un’eternità. Stavo per svenire quando giunsi sulla soglia e sentii i miei polmoni riempirsi di nuovo. Crollai a terra immagazzinando quanta più aria potevo e trascinando con me la persona che mi aveva accompagnato. Con il respiro accelerato mi trascinai sul pavimento fino a che non sentii la porta richiudersi alle mie spalle. Fu allora che realizzai che ancora una volta non potevo combattere al fianco di Emma e che dovevo lasciarla sola ad affrontare le sue battaglie. Invece di essere in prima fila, dovevo attendere impaziente senza poter fare niente per aiutare il mio dolce cigno.
Fu quando ebbi incamerato abbastanza aria da riprendermi che misi a fuoco colei che mi aveva accompagnato. Milah mi stava studiando con sguardo preoccupato, accucciata sul pavimento accanto a me, dove io stesso l’avevo trascinata.
«Grazie», sussurrai intercettando il suo sguardo.
«Dovevo farlo», rispose semplicemente. Non avevo bisogno di chiederle il motivo, sapevo già che era arrivato il momento dei chiarimenti. Qualsiasi cosa ci fosse tra noi non poteva aspettare oltre e sicuramente non avremmo trovato momento migliore per affrontare i nostri demoni. Era giunta l’ora del faccia a faccia che avevo temuto e desiderato da oltre due secoli.


 
Angolo dell’autrice:
Buona domenica a tutti e buon capitolo!
Nell’attesa della puntata finale di OUAT ecco a voi un bel po’ di momenti fluff per i nostri due protagonisti. Visto che con l’addio di Jennifer non ce ne saranno altri nella settima stagione, dovevo per forza rimediare e crearne a più non posso adesso.
Comunque a parte la particolare nottata di Killian ed Emma, stiamo piano piano arrivando alla soluzione di tutta questa intricata vicenda. Crudelia si è rivelata utile, anche se solo per soddisfare quelli che sono i suoi desideri. Ed infine ho impedito a Killian di seguire Emma in questa sua piccola missione, perdonatemi ma dovevo per forza lasciarlo un po’ da solo con Milah.
Grazie come sempre a tutti colore che leggono e recensiscono!
Un bacione e alla prossima settimana!
Sara
 
  
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