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Autore: Tisifone1301    14/05/2017    7 recensioni
Questa storia prende solo spunto dalla celebre favola di Cappuccetto Rosso, per cui è stata totalmente rivisitata e non rispecchia fedelmente la trama originale.
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Dal testo: "... Il borgo era abitato da umili contadini e allevatori, che vivevano in pace ed armonia tra loro da generazioni. Ma un giorno, con la comparsa di una misteriosa creatura, questo clima armonioso venne intaccato..."
STORIA MOMENTANEAMENTE SOSPESA
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Koga, Kohaku, Naraku, Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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NOTE AUTRICE
Questa volta vi lascio le note autrice all'inizio della lettura, giusto per darvi qualche delucidazione.
La seguente storia doveva partecipare al contest indetto da SuperSara "Raccontami una favola", ma purtoppo sono stata costretta a ritirarmi per due motivi. Il primo, perchè tra le regole del contest c'era il limite di 10.000 parole e per mia sfortuna, non sono stata graziata del dono della sintesi. Il secondo, perchè la mia mente si è messa a elaborare una storia che si è discostata molto dalla favola originale. 
Sarà una mini long, nulla di troppo impegnativo, 3 o 4 capitoli massimo (anche perchè il tempo scarseggia e ho già una long in corso).
Non vi scoccio più con le mie inutili parole. Vi lascio alla lettura.




 

 
 
 
ATTACCO AL VILLAGGIO



 
C’era una volta, a nord del Giappone, un piccolo villaggio situato ai bordi di una foresta, il cui nome era Goshinboku. Il borgo era abitato da umili contadini e allevatori, che vivevano in pace ed armonia tra loro da generazioni. Ma un giorno, con la comparsa di una misteriosa creatura, questo clima armonioso venne intaccato.
Qui viveva una giovane fanciulla di notevole bellezza, dai grandi occhi vispi e neri come un cielo notturno senza luna, lisci capelli color cioccolato che le ricadevano morbidi lungo la schiena, che incorniciavano un delicato viso dalla pelle diafana e due labbra rosee come le ciliege. Il suo nome era Rin. La ragazza era ben voluta da tutto il villaggio per i suoi modi gentili e per quel suo sorriso, sempre fanciullesco, che regalava serenità a chiunque la incontrasse. Le sue giornate erano scandite dalla solita consuetudine, ossia, accudire la nonna che viveva in una graziosa casetta nel cuore della selva, al centro delle tre secolari querce: Heiwa, Ai e Seikatsu.
A rallegrare le sue giornate, ci pensava il suo vecchio e caro amico d’infanzia…
 
 
 
***
 
 
 
Camminava con passo quieto e altero tra la boscaglia avvolta da una leggera foschia, che diventava sempre più fitta man mano che vi si addentrava; l’unico rumore udibile era il crepitio delle foglie secche sotto i suoi piedi.
Raggiunse un piccolo rifugio nella foresta, dove ad attenderlo, sullo stipite della porta, c’era una esile figura femminile.
- Mi chiedevo quando sareste arrivato, principe. – disse con tono calmo e serio la donna.
Il giovane la osservò serafico, avanzando ancora di qualche passo verso di lei.
- Voi avete qualcosa che mi appartiene. – rispose sdegnoso lui.
L'anziana gli riservò uno sguardo di rimprovero per quella mancanza di rispetto nei suoi confronti, ma non replicò, limitandosi solo a farlo accomodare in casa. Riluttante, il principe entrò nella modesta dimora della donna, cominciando a guardarsi intorno. L’attempata era sparita al di là di una piccola porta di legno e quando ritornò poco dopo, stringeva tra le mani un lungo fagotto che posò sul tavolo. Con estrema cura, sotto lo sguardo vigile del ragazzo, srotolò l’usurata stoffa di tela palesando al principe il suo contenuto.
- Vostro padre me le affidò quella terribile notte, quando morì, pochi minuti prima che il palazzo venisse attaccato. Mi ordinò di fuggire il più lontano possibile e mi chiese di custodirle, sicuro che un giorno voi sareste venuto a riprenderle… e finalmente quel giorno è giunto. – rivelò ella e un’espressione triste andò a formarsi sul suo volto solcato dall’età.
Il giovane osservò a lungo i due oggetti luccicanti sul tavolo, accarezzandone uno con le sue lunghe dita affusolate. Poi si rivolse alla donna, ammorbidendo lievemente il tono della voce.
- Prima di inspirare il suo ultimo respiro, mio padre mi fece il vostro nome. Siete stata l’unica di cui si è fidato, perché? –
- Ero in debito con vostro padre, lui salvò me e mia figlia da un atroce destino… Avrei fatto qualsiasi cosa per lui, anche sacrificare la mia stessa vita. – spiegò pacatamente lei – Voi sapete chi, vi sta ancora cercando e un giorno vi troverà, fino ad allora vi consiglio di restare qui… Sarete al sicuro. –
Il principe non rispose, si limitò a raccogliere i suoi averi e fece per andarsene, quando il ritratto di una giovane fanciulla attirò la sua attenzione.
Un sorriso materno si formò sulle labbra secche della donna.
- Lei è il mio bene più prezioso... Credete di poter esaudire la richiesta di una povera vecchia?  – chiese implorante.
Il giovane fece un cenno d’assenso col capo.
- Vi prego, quando lui arriverà, vegliate su di lei. Anche se non lo palesate, avete un animo onesto e gentile, come vostro padre. – concluse, incastrando i loro sguardi.
- Avete la mia parola. – la rassicurò lui dopo un attimo di esitazione; poi lasciò la casa addentrandosi nella fitta boscaglia.
La donna lo ringraziò, ma ormai del giovane principe non c’era più traccia.
- Tempi bui ci aspettano. – sussurrò tra sé e sé l’anziana, stringendosi nel suo scialle di lana.
 
 
 
***
 
 
 
Era una tiepida mattina autunnale e le foglie degli alberi posatesi sul terreno, creavano un tappeto variopinto dalle tonalità calde. Quel dì Rin si svegliò di buon umore, afferrò la mantella che era appesa vicino la porta di ingresso e uscì di corsa da casa per dirigersi dalla nonna. Pochi passi prima di imboccare il sentiero che conduceva al bosco, sentì una voce amica chiamarla.
- RIN! –
- Ciao, Kohaku. – rispose gioiosa la ragazza, andandogli incontro.
- Buon compleanno… Tieni, questo è per te. – disse euforico il ragazzo, porgendole un piccolo pacchettino avvolto in una semplice carta di riso bianca.
La fanciulla sgranò leggermente gli occhi, sorpresa.
- Grazie. – ribatté calorosamente, prendendo il regalo tra le mani.
Lo aprì facendo molta attenzione e quando i suoi occhi si posarono sull’oggetto nella scatolina, le s’illuminò lo sguardo. Al suo interno, era custodito un meraviglioso fermaglio d’argento a forma di libellula, nelle cui ali erano incastonate delle pregiate pietre rosse.
- Kohaku… ma è stupendo. – affermò estasiata, con un fil di voce.
- Era il minimo che potessi fare, non si compiono mica tutti i giorni diciotto anni. – ribadì lui impacciato, portandosi una mano dietro la nuca.
- Non ho parole… e solo che… - si interruppe lei abbassando il viso a disagio.
- Cosa? – la esortò a continuare il giovane.
- Ti sarà costato una fortuna. – esclamò la fanciulla, sentendosi stranamente in colpa.
- Non devi assolutamente preoccuparti di questo, la cosa importante è che ti piaccia. – cercò di tranquillizzarla lui, chinandosi leggermente fino al suo orecchio e sussurrandole un timido “Tu lo meriti”.
Rin dilatò sproporzionalmente gli occhi. Poi distolse lo sguardo arrossendo imbarazzata.
- Co…come? – farfugliò impacciata.
- Non cambierai mai. – la schernì Kohaku, scoppiando a ridere.
- E tu, non smetterai mai di prendermi in giro, vero? – ribatté lei, dandogli un colpo sulla spalla e mettendo su un finto broncio. 
- Credo proprio di no. – continuò canzonatore lui, con una risata cristallina che ammaliò totalmente l’amica.
- Ora devo andare Kohaku, la nonna mi aspetta. Grazie ancora per il bellissimo regalo. – lo salutò, dandogli un casto bacio sulla guancia.
Dopo un primo momento di smarrimento, il ragazzo ritornò in sé.
- Aspetta! – gridò raggiungendola.
L’amica arrestò il passo e si voltò a guardarlo interrogativa.
- Non puoi andare da sola. Ne abbiamo già parlato. Lo sai che si aggira qualcosa di strano nella foresta. – ribadì con tono fermo.
- Sono due mesi che setacciate la boscaglia e non avete trovato nulla. – lo apostrofò piccata – Sono stanca di essere controllata ovunque vada. –
- Non mi interessa. Io vengo con te. – ribatté ostinato, senza aggiungere altro.
- Come vuoi. – rispose Rin sbuffando sonoramente e prendendo a seguirlo.
 
 
Camminarono per la foresta in assoluto silenzio. Di tanto in tanto Rin lanciava qualche occhiata fugace a Kohaku, che pareva essere sempre sul chi va là. Stanca di quel mutismo che non le apparteneva, decise di rompere lei quel fastidioso silenzio.
- Finora non avete trovato nulla, non è così? Siete sicuri che ci sia davvero qualcosa di pericoloso nella foresta? Oltre ai lupi. – domandò curiosa.
Il ragazzo roteò leggermente la testa per guardarla e dopo un paio di minuti prese a parlare.
- Sicurissimi. Hojo l’ha vista anche se non chiaramente. Mentre era in perlustrazione, si è imbattuto in una strana creatura che non aveva mai visto prima. Mi ha raccontato che stava divorando un animale e quando gli ha sferrato contro una freccia, questa lo ha attaccato e poi è fuggita. Dice che è successo tutto così velocemente che non ha avuto il tempo di scoccare un altro dardo. – spiegò.
- Conoscendo Hojo, che vede cose strane ovunque, potrebbe trattarsi benissimo di un lupo o di un demone lupo. Si dice che questi ultimi siamo rapidissimi. – continuò lei.
- Per quello che è, Hojo è un ottimo sterminatore, sa distinguere un lupo da un’altra creatura. – l’ammonì con tono severo e riservandole un’occhiataccia – Ti posso assicurare che non sono né uno né l’altro. Il primo motivo, come tu ben sai, è l’accordo stretto tra la miko e i demoni lupo. Noi li lasciamo vivere in pace, finché loro non invadono il nostro territorio e viceversa. Secondo, la cosa che lo ha attaccato, era molto più grande di un lupo. In più, i morsi sulla carcassa dell’animale, sono identici a quelli delle altre bestie che abbiamo trovato... Sembra che la carne intorno alle ferite sia corrosa. – rivelò, accigliandosi.
La ragazza fece spallucce e proseguì a camminare seguitando ad osservare il ragazzo. Sembrava irrequieto. Continuava a vagare lo sguardo da una parte all’altra, come in allerta.
- Cosa c’è Kohaku? – chiese preoccupata – Sembri agitato. –
- Eh! Non ho nulla, tranquilla. Dai acceleriamo il passo, non vorrai far aspettare tua nonna. – esclamò sorridendole, prendendole una mano e accelerando il passo.
 
Qualcuno ci sta osservando” disse tra sé e sé, il giovane sterminatore.
 
 
Quando giunsero finalmente nei pressi della casetta, Rin cominciò a correre verso di essa, chiamando l’anziana a gran voce.
- Nonna! – urlò una volta giunta davanti la piccola porticina di legno.
- Entra pure mia cara, è aperto. – enunciò la voce della parente dall’interno.
La nipote aprì subito la porta e si precipitò ad abbracciarla.
- Buongiorno nonna, come ti senti oggi? – domandò con voce squillante.
- Per essere una vecchia di ottantasette anni, direi abbastanza bene. – rispose ironica – Vedo che non sei venuta da sola. – esclamò, spostando lo sguardo dalla nipote al suo accompagnatore.
- Buongiorno, signora Kaede. – salutò cordiale lo sterminatore, accennando un inchino.
- Buongiorno anche a te, Kohaku. – la donna ricambiò il saluto abbozzando un leggero sorriso rugoso.
- Non ha voluto farmi venire da sola. – spiegò subito la ragazza.
- Sei davvero un caro ragazzo. – ribadì l’anziana, facendo arrossire lievemente lo sterminatore.
- A proposito, tesoro mio… Buon compleanno. – esordì la vecchietta, abbracciando la nipote. Rin la ringraziò, ricambiando la stretta e dandole un bacio sulla guancia.
- Venite, vi preparo una tazza di thè. – esclamò l'attempata. Ma non fece in tempo ad alzarsi dalla sua sedia a dondolo, che venne bloccata dalla nipote.
- Lo preparo io, tu resta qui seduta insieme a Kohaku. – obiettò la fanciulla, correndo subito in cucina.
- Avete trovato ciò che stavate cercando? – chiese improvvisamente Kaede.
Il ragazzo scosse la testa, intuendo a cosa si riferisse la donna.
- Capisco… E con Rin? –
- Co… Cosa? – balbettò lui.
L’anziana sorrise.
- Solo lei non ha ancora capito quello che provi nei suoi confronti. Anche se ha compiuto diciotto anni, Rin è ancora molto acerba quando si tratta di sentimenti più profondi… come l’amore. Devi darle un po’ più di tempo. –
- Per lei sono disposto ad aspettare all’infinito. – confessò.
- Lo so. – rispose dolcemente.
Rin tornò dopo pochi minuti, stringendo tra le mani un vassoio con tre tazze fumanti.
- Ecco a voi. – disse, posando il portavivande sul tavolo.
- Mille grazie, tesoro. – la ringraziò la nonna, prendendo dalle sue mani una tazza e con lentezza se la portò alla bocca e dopo aver soffiato via un po’ di vapore, bevve un sorso di thè.
- Ci voleva proprio qualcosa di caldo. – dichiarò Kohaku.
La fanciulla sorrise loro e si accomodò sulla sedia accanto all’amico.
Sorseggiarono i loro thè tra una chiacchiera e l’altra, poi la ragazza mostrò alla nonna il regalo che le aveva fatto lo sterminatore.
- È un fermaglio davvero stupendo, come la persona che lo indosserà. Complimenti Kohaku, hai davvero buon gusto. – asserì Kaede, facendo un occhiolino al giovane.
- Gra…Grazie. – bofonchiò il ragazzo, rizzandosi sulla sedia.
- Ma che sciocca! La vecchiaia comincia a farmi brutti scherzi. – disse l’attempata alzandosi dalla sedia e dirigendosi verso un logoro baule situato in un angolo della stanza.
- Che succede nonna? – domandò allarmata Rin.
- Stavo per dimenticarmi il tuo regalo. – rispose la vecchietta, tornando verso la ragazza e consegnandole un pacco.
- Ma non dovevi. – dichiarò.
- Sciocchezze. Su aprilo e vedi se ti piace. – la esortò la nonna.
Rin sciolse il laccetto di spago che teneva chiuso il fagotto e quando finalmente lo aprì, ne estrasse una splendida mantella con cappuccio di velluto rosso.
- Per tutti i kami, ma è incantevole. – affermò ammirandola con occhi luccicanti – Oh! Grazie nonna. –
- Avanti, provala, vediamo come ti sta. – la invitò l’amico.
Non se lo fece ripetere un’altra volta e con un movimento fluido la indossò.
Le donava moltissimo.
- Allora? Come mi sta? – domandò euforica, girando e rigirando su se stessa.
- D’incanto, gioia mia. Ho pensato che, visto che stiamo andando incontro all’inverno, una mantella nuova avrebbe fatto al caso tuo. – spiegò Kaede, ammirandola.
- Hai pensato benissimo. La adoro. – disse continuando a rimirare il soffice tessuto - E tu? Non dici nulla? – disse poi rivolta all’amico.
- Eh! Oh, sì. Ti sta molto bene. Infatti, credo di averti trovato un soprannome. – asserì Kohaku, divertito.
- Sarebbe? – indagò con tono curioso l’amica.
- Stavo pensando a Cappuccetto Rosso. – soffiò di colpo, scoppiando in una sonora risata, che coinvolse anche la nonna.
- Non osare o potresti pentirtene Kohaku. – lo minacciò, puntandogli un dito davanti al naso.
- È carino come soprannome. – affermò Kaede, accorrendo in soccorso del ragazzo.
- Ti ci metti anche tu adesso, nonna! – era più un’affermazione che una domanda.
- Cappuccetto Rosso. – infierì lo sterminatore.
- Smettila. –
- Vedi il lato positivo tesoro. Si abbina al fermaglio che ti ha regalato Kohaku. – affermò la nonna.
- È vero, non ci avevo pensato. – ammise il ragazzo, cessando di ridere all’istante.
Rin lo fissò con sguardo trionfante.
- Peccato che non potrò metterlo perché non indosserò questa mantella e non ho altro con cui possa abbinarlo. – esordì la ragazza con tono melodrammatico.
Kohaku la fisso sgomento – Stai scherzando? -
- No… A meno che… Tu non la smetta di chiamarmi con quel soprannome orribile. – affermò incrociando le braccia al petto e assottigliando lo sguardo.
- Va bene. Come vuoi. – disse il giovane, alzando le braccia in segno di resa – Lo trovavo un nomignolo carino. –
- Per niente. –
La vecchia Kaede li osservava con un peso in meno sul cuore, con la consapevolezza che quando i suoi giorni sarebbero finiti, la sua Rin sarebbe stata in buone mani.
 
 
 
***
 
 
 
Sulle alte cime del monte Hakurei, si ergeva un immenso palazzo in pietra, avvolto da una densa nebbia che nemmeno i flebili raggi solari riuscivano ad oltrepassare.
Un giovane dalla lunga capigliatura corvina legata in una treccia, percorreva a grandi falcate i lunghi corridoi del castello, diretto alla sala centrale. Arrivato a destinazione, aprì la grande porta di legno massello, sorvegliata da due possenti guardie.
- Hiten. Mio fidato servitore. A cosa devo questa tua visita inaspettata? – esclamò una melliflua voce femminile.
- Mia signora, finalmente ho trovato ciò che ardentemente cercavate. – rispose trionfante il ragazzo.
- Dici davvero? – strepitò incredula la donna di fronte a lui.
- Sì, mia signora. Si trova a nord, nei pressi di un piccolo villaggio... Goshinboku – espose con tono soddisfatto.
- Guarda un po’ che coincidenza. – un’espressione maligna le si disegnò sul suo bel volto – Tu lo conosci molto bene… Non è vero, mia cara? – disse rivolgendosi a una giovane donna in piedi alla sua sinistra.
- C’è solo un problema, la zona è protetta da una miko di nome Midoriko. – continuò il soldato.
- Troveremo il modo di liberarci di lei. Le risorse non ci mancano – enunciò, tamburellando le lunghe unghie laccate di nero, sul bracciolo della sedia di legno su cui era seduta.
- Non è tutto, mia signora. – aggiunse Hiten, attirando nuovamente l’attenzione della sua padrona che lo esortò a continuare.
- Si vocifera che una strana creatura si aggira nella foresta. Un testimone assicura che si tratta di un grosso animale dal manto bianco. – rivelò.
La sovrana esplose in una sonora risata che riecheggiò in tutta la sala.
- Deve essere sicuramente lui. – proferì la voce inespressiva della seconda donna.
- A quanto pare i Kami sono dalla nostra parte. Preparati, partirai con Hiten, dovrai svolgere un lavoretto per me. – disse la signora del palazzo rivolta alla ragazza.
- Ai vostri ordini, mia signora. – rispose piatta.
Gli occhi purpurei del soldato presero a fissare lascivi la figura della giovane, a cui non sfuggi quello sguardo.
- Osa avvicinarti a me e non esiterò ad ucciderti. – lo avvertì ella una volta usciti dalla grande sala.
Una quarta figura, rimasta in silenzio per tutto il tempo, aveva ascoltato attentamente ogni singola parola. Una ghigno di trionfo andò a formarsi sul suo viso malevolo.
 
Finalmente ti ho trovato” gioì tra sé e sé.
 
 
L’indomani mattina, a galoppo dei loro destrieri, il giovane soldato accompagnato dalla ragazza, si avviò alla volta del villaggio Goshinboku.
Cavalcarono come furie per tre interi giorni, senza mai fermarsi, fino a quando non arrivarono nella rigogliosa regione di Musashi.
- Siamo arrivati. – annunciò Hiten, arrestando la corsa del suo cavallo, imitato a sua volta da lei – Ciò che stiamo cercando, si trova oltre quelle colline.  –
Alla vista di quella valle verdeggiante, qualcosa nell'animo della donna si risvegliò, facendo riaffiorare nella sua mente lontani ricordi che fino a quel momento aveva mantenuto sottochiave.
- Allora sbrighiamoci. – proferì ella, esortando il suo destriero a riprendere la corsa.
 
 
 
 
***
 
 
 
 
Da circa due settimane, era scoppiata una sanguinosa guerriglia tra gli abitanti di Goshinboku e la tribù dei demoni lupo, gli Yoro più precisamente.
Kohaku, Hojo e altri tre sterminatori, erano andati in ricognizione nella foresta alla ricerca della misteriosa creatura che abitava la boscaglia da più di un mese. Lungo un sentiero, trovarono le carcasse di due lupi e il cadavere di un loro compagno, col ventre squartato e un braccio mozzato. Uno degli sterminatori si portò una mano alla bocca per bloccare un conato di vomito, mentre Kohaku corse subito verso il corpo dell’uomo a terra.
- È morto. – mormorò con tono affranto.
- È il quarto cadavere in una settimana. – inveì uno degli sterminatori.
- Quei dannati lupi. Non capisco perché la sacerdotessa Midoriko non li uccida tutti. – manifestò un altro uomo.
 - Ci accusano di averli attaccati per primi, quando invece sanno benissimo che sono stati loro. – aggiunse irato un altro.
- La miko ha parlato personalmente col Patriarca, assicurandogli che nessun abitante del villaggio ha ucciso alcun lupo. – intervenne prontamente Kohaku.
- Intanto quei bastardi continuano ad assalirci e massacrarci. – asserì un terzo sterminatore.
- Io penso che dietro queste aggressioni, si nasconda quella strana creatura. – ipotizzò Hojo, uscendo da dietro un albero.
- Ma i morsi sono quelli di un lupo. – constatò uno di loro.
- Io credo che la creatura abbia istigato i lupi ad attaccarci. – spiegò convinto Hojo.
- E come avrebbe fatto? – chiese un altro.
- Non lo so, la mia è una supposizione. – chiarì.
- Confesso che l’ho pensato anch’io. – ammise Kohaku – Abbiamo vissuto in pace per tanti anni. Da quando è comparsa, stanno succedendo parecchie cose strane. -
Tutti acconsentirono con un cenno del capo, d’accordo su quanto affermato dal più giovane di loro.
- Torniamo a casa e riportiamo la salma alla sua famiglia, così avrà una degna sepoltura. – dichiarò Hojo.
Per tutto il tragitto nessuno osò proferire parola. Quando giunsero alle porte del villaggio Rin, che attendeva con ansia il ritorno del suo migliore amico, si rincuorò nel vederli ritornare sani e salvi dalla perlustrazione. Ma si portò una mano alla bocca, quando scrutò gli ultimi due sterminatori portare in braccio il cadavere di un compagno. Immediatamente si precipitò verso Kohaku, per sincerarsi delle sue condizioni.
- Sei ferito? – chiese preoccupata, tastandolo con le sue piccole mani alla ricerca di qualche lesione.
- Sto bene. – le sorrise lui tranquillizzandola e bloccandole le mani.
Rin lo colse di sorpresa abbracciandolo – Se ti dovesse succedere qualcosa, non potrei sopportarlo. – disse con voce incrinata dal pianto.
Kohaku le posò una mano sulla testa, accarezzandola dolcemente.
- Ti prometto che tornerò sempre da te. – le sussurrò.
A quelle parole la fanciulla si strinse di più all’amico, che ricambiò stringendola maggiormente a sé.
- Venerabile Midoriko. – enunciò all’improvviso Hojo, inchinandosi al suo cospetto.
I due amici si staccarono dall’abbraccio, inchinandosi a loro volta.
- Un’altra vittima. – pronunciò con tono triste la sacerdotessa – Mi chiedo chi si nasconda dietro tutto questo. –
- Sono i lupi. – dissero gli sterminatori.
- Come ho già ribadito molte volte, credo che la causa di tutto questo è da attribuire alla creatura misteriosa.  – insistette Hojo.
La religiosa asserì affermativamente.
- È furba, sa nascondere bene le sue tracce. – intervenne uno degli sterminatori.
- Ma nessuno l’ha mai vista veramente. – si intromise Rin.
- Io sì, ti ricordo. – rispose sprezzante lui.
- Di sfuggita. – ribatté piccata la ragazza.
Hojo le rivolse uno sguardo carico di odio, che la ragazza ignorò palesemente.
Per quanto si sforzassero ad andare d’accordo, quei due non si erano mai sopportati.
- Purtroppo Rin, temo che abbia ragione. - ammise Midoriko.
- Ma non possiamo continuare così. Deve pur esserci una soluzione. – esclamò Kohaku.
- Proverò a riparlare col Patriarca. Troppe morti ci sono state da ambedue le parti. –
 
 
 
***
 
 
 
Due ragazzi, uno calvo con solo una folta cresta bianca e l’altro con corti capelli bianchi e un ciuffo nero sul davanti, correvano come dissennati nella speranza di arrivare il prima possibile dal loro capo. Quando finalmente lo raggiunsero, lo chiamarono disperati.
- KOGA! KOGA! – gridarono all’unisono.
Il ragazzo voltò lentamente la testa e li guardò con fare annoiato.
- Si può sapere cosa avete da urlare così tanto voi due? – chiese squadrandoli minaccioso.
- Koga… È… succ…essa… Una… Co…cosa… Ter…terri…bile. – annunciò Hakkaku, quello con la cresta bianca, cercando di riprendere fiato.
- Si tratta di Ayame. – aggiunse Ginta, quello col ciuffo nero – È stata aggredita. –
Koga spalancò gli occhi scioccato.
- Dov’è adesso? – domandò fuori di sé, afferrando Ginta per il suo gilet di pelliccia.
- È alla tana. Il Patriarca si sta prendendo cura di lei. – rispose con voce tremante per la paura.
- Come abbiamo saputo quello che era successo, siamo corsi a cercarti. – aggiunse immediatamente Hakkaku.
Il demone lupo non attese altre spiegazioni, ignorò apertamente i compagni e cominciò a correre come un fulmine. Il suo unico interesse in quel momento era la salute della sua compagna.
- Aspettaci capo! – gridarono i due lupi, inseguendolo.
Koga raggiunse in breve tempo la grande Ōkami, una roccia a forma di testa di lupo, da cui prendeva il nome la loro terra.
Il giovane capo della tribù Yoro, si fece largo tra i suoi simili, sopraggiungendo con ampie falcate l’ingresso della tana. Non appena oltrepassò la soglia, il suo cuore perse un battito alla vista di Ayame distesa su un letto di foglie, inerme.
- Ayame. – mormorò a fior di labbra.
Si avvicinò alla compagna con passo traballante, inginocchiandosi al suo capezzale e cominciò ad accarezzarle delicatamente la fronte, scostandole la folta frangia vermiglia.
- È stata attaccata mentre ispezionava la zona. – spiegò con voce triste il nonno della giovane, il Patriarca.
Koga digrignò i denti e serrò i pugni. Con la mente cercò un probabile colpevole, ma non lo trovò. Fino a quando la risposta non gliela fornì il protettore del Patriarca.
- È stata colpita a tradimento. Aveva questa conficcata alle spalle. – intervenne Royo, mostrando al giovane una freccia, lasciandolo sbigottito.
Non poteva essere… Quella era una freccia sacra.
- Non è tutto. – continuò il lupo – Chi ha attaccato Ayame, le ha inferto un taglio sul polso destro. –
Solo in quel momento Koga notò la fasciatura, distratto prima dal pallore della compagna. Prese delicatamente l’arto della ragazza e cominciò ad accarezzarlo.
- Perché? – sibilò freddo, non staccando gli occhi da Ayame.
- Non lo sappiamo. Non abbiamo idea del perché. – confessò il nonno.
- Me la pagheranno. Avevamo giurato di non attaccarli, finché né noi né loro, avremmo oltrepassato i rispettivi confini, ma ora… - pronunciò astioso il demone, alzandosi in piedi e serrando i pugni – Hanno oltrepassato il limite. –
- Cosa hai in mente? – chiese allarmato il Patriarca.
- Li ripagheremo con la stessa moneta. Attaccare Ayame è stato un affronto. –
- Mi pare giusto. Ci hanno mentito, sin dall’inizio. – esclamò rabbioso Royo.
Il Patriarca, lesse un odio smisurato nelle iridi azzurre del giovane Yoro e in quelle del suo protettore.
- Cerca di essere razionale Koga. Deve esserci una spiegazione. La sacerdotessa Midoriko ci ha protetti fino ad oggi, non avrebbe motivo di attaccare Ayame. Io più di te voglio scoprire chi ha aggredito mia nipote. – dichiarò il vecchio lupo.
- Ma cosa stai dicendo? Sei forse impazzito? – gli urlò contro Koga – Le prove parlano chiaro. Quella è una freccia sacra e solo le sacerdotesse sono in grado di scoccarle. E qui c’è solo una miko. –
Detto ciò il giovane uscì di corsa dalla tana e con un fluido balzo, salì su un masso.
- Miei fratelli. – cominciò, attirando l’attenzione dei suoi compagni – Quest’oggi abbiamo subito un grave torto da parte degli umani. Ci avevano giurato di non essere stati loro ad infrangere il patto stipulato molto tempo fa, ma ci hanno mentito. E ora hanno infranto anche la tregua che ci avevano chiesto e che noi per nostra clemenza gli abbiamo concesso. Sono solo dei luridi bugiardi. Hanno ucciso molti dei nostri fratelli e oggi hanno attaccato Ayame…- un mormorio si sollevò tra la folla - È arrivato il momento di fargliela pagare. –
Un forte ululare si protrasse per tutta la radura. L’ora della vendetta era giunta.
 
 
 
***
 
 
 
- Ehi! Hojo! Hai visto Rin? A casa sua non c’è. – domandò Kohaku all’amico, intento ad affilare la sua katana dinanzi un fuoco scoppiettante.
- Sarà a casa di sua nonna. – snocciolò indifferente, ignorando la lieve ansia nella voce dello sterminatore.
- Quella stupida. Le avevo detto di aspettarmi. – sbuffò il primo contrariato, sedendosi sul tronco accanto al compagno.
- Secondo me, ti preoccupi troppo per quella ragazza. Le sbavi dietro da anni e lei nemmeno se ne è accorta. – reiterò l’altro annoiato, continuando il suo lavoro.
Kohaku gli rivolse un’occhiataccia.
- È mia amica. – replicò digrignando i denti.
- Sì, certo. – rispose Hojo con tono scocciato.
- Cosa sta insinuando? – puntualizzò Kohaku, strattonandolo per un braccio.
- Che deve essere un tantino tonta… Oppure, che quello stupido sei tu. Te la potrei soffiare anch’io da sotto al naso e devo ammettere che per quanto non la sopporti, è la più carina del villaggio.  – lo provocò il compagno. Sapeva che Rin era il suo punto debole.
Adirato, Kohaku lo afferrò per il bavero della divisa e gli sganciò un pugno in pieno viso. Hojo gli rise in faccia divertito, sputando un po’ di sangue a terra.
- Cos’hai da ridere tanto? – sibilò lo sterminatore.
- Sei patetico. – lo beffeggiò divertito.
Spinto da un’irrefrenabile collera, Kohaku prese a colpire Hojo con violenza. Dopo una serie di pugni, l’altro cominciò a parare le percosse, prendendo a ferirlo a sua volta. Attirati dagli schiamazzi, un gruppo di sterminatori e qualche abitante, si avvicinarono ai due cominciando a incitarli a darsene di più.
- Colpiscilo più forte Hojo. – istigò un uomo.
- Non essere gentile Kohaku, massacralo. – urlò divertito un altro.
- Qualcuno li fermi o finiranno per ammazzarsi. – si intromise una donna.
- Nah! Sta zitta e facci godere lo spettacolo. – l’ammonì uno sterminatore, allontanandola bruscamente.
Allibita da quella assurda risposta, corse via a cercare aiuto.
- Che cosa sta succedendo qui? – risuonò una severa voce femminile.
- Venerabile Midoriko. – farfugliarono tutti, chinando il capo.
Qualcuno riuscì a dileguarsi prima di essere bloccato dalla sacerdotessa, mentre altri cercarono vane giustificazioni per il loro comportamento riprovevole.
- Dovreste vergognarvi voi due. – disse rivolta a Kohaku e Hojo, inginocchiati di fronte a lei – Con tutto quello che sta succedendo, vi attaccate a vicenda. E anche voi altri, invece di fermarli li avete incoraggiati a continuare. – continuò, questa volta rivolta agli altri sterminatori.
- Ci dispiace. Vi chiediamo scusa. – risposero imbarazzati. Infossando ancora di più il capo nelle spalle.
- Ma che belle parole. – esclamò divertita una voce fuori campo.
Tutti si voltarono nella direzione da cui era provenuta la voce, quando dall’oscurità si palesò la figura di Koga, seguito dai suoi fratelli.
- Il clan Yoro. – proferì spaventato un uomo del villaggio.
- Cosa ci fate qui? Vige una tregua tra noi. – l’ammonì la miko.
- Una tregua che avete violato proprio voi, mia cara sacerdotessa. – sibilò Koga, lanciando la freccia sacra ai piedi della religiosa.
Alla vista di quel dardo, il suo volto sbiancò.
Come aveva fatto il giovane lupo a esserne entrato in possesso?
- Come l’hai avuta? – lo interrogò sospettosa.
- Questo giochetto non funziona con me. – ringhiò, scricchiolando i suoi affilati artigli.
Alcuni sterminatori si disposero in semicerchio, per difendere la loro miko. Altri invece, impugnarono subito le loro armi pronti a colpire.
- Se fossi in voi, non lo farei. – li avvertì il demone, con un ghigno maligno.
Con un gesto della mano, intimò a un suo compagno di farsi avanti. Royo si manifestò, lasciando tutti attoniti.
- RIN! – urlò Kohaku, muovendo un passo verso di lei, ma venne fermato per un braccio da Hojo.
- Kohaku. – mugolò spaventata la ragazza.
Il lupo le teneva bloccati entrambi i polsi dietro la schiena e le premeva un affilato artiglio sulla giugulare.
- Non vorrete mica che questo bel fiorellino appassisca. – proferì cinico il capo dei lupi, sfiorando con il suo Goraishi, la guancia di Rin, rigata dalle lacrime che scorrevano copiose.
- Dannati! Lasciatela subito. – sbraitò l’amico della ragazza.
- La lasceremo a patto che voi ci consegniate la miko. – espose Koga con molta calma.
- È una follia. - protestò Hojo, serrando i pugni.
- Cosa vuoi da me, demone. – proferì Midoriko.
- Lo sai benissimo. – l’ammonì il lupo, fissandola astioso e riducendo gli occhi a due fessure.
- Davvero non so a cosa tu ti riferisca. – insistette lei, reggendo fieramente il suo sguardo.
- Vuoi giocare, sacerdotessa? Bene, sarai accontentata. –
La tensione era ormai alle stelle. Nel silenzio surreale che era venuto a crearsi, un lieve sfruscio fu in grado di scatenare l’inferno. Uno sterminatore, stanco di tenere in tensione il suo arco, scagliò accidentalmente un dardo.
Gli occhi di Koga bruciarono di un odio così potente che erompeva da lui a ondate. Le sue mani presero a tremare quando vide un suo compagno colpito, sorretto da due compagni.
- Maledetti! Pagherete anche per questo. Distruggete il villaggio e cibatevi delle loro carni. – urlò il giovane Yoro – Ma ricordate… La sacerdotessa è mia. –
I lupi partirono alla carica, mettendo in fuga molti degli abitanti di Gashimboku.
- Io comincerò da te. – enunciò divertito Royo, rivolto a Rin, scaraventandola a terra.
- Portate in un luogo sicuro la venerabile Midoriko… Voi altri invece, mettete al riparo le donne e i bambini. – ordinò Hojo, rivolto ai suoi uomini.
 
 
Una figura dagli occhi cremisi, nascosta tra gli alberi della foresta, osservava indifferente il massacro che si stava consumando a poche decine di chilometri.
Gli sterminatori e alcuni uomini più valorosi, combattevano contro i nemici senza sosta. I lupi avevano accerchiato l’intero villaggio, attaccando e uccidendo tutto ciò che si palesava dinanzi il loro percorso. Nessuno veniva risparmiato dalla loro furia, nemmeno i bambini. Le urla e i gemiti disperati degli abitanti, riecheggiavano in quella fredda notte senza luna. Il sangue scorreva copioso, andando a mescolarsi alla polvere della terra, tingendola di rosso.
- Ecco dove eri finita. – enunciò animoso Royo, afferrando Rin per i capelli e facendola urlare per lo spavento.
Nel trambusto, la ragazza aveva approfittato di un momento di distrazione del demone, per correre a nascondersi. Ma non aveva fatto i conti col loro olfatto sopraffino. Royo la tirò fuori dal suo nascondiglio, trascinandola per la lunga chioma, logorandole il kimono e procurandole alcuni tagli sulle ginocchia.
- Di’ le tue ultime preghiere. – 
- Ti prego, lasciami andare. – lo implorò lei, con voce malferma.
Royo scoppiò a ridere di gusto, estasiato dal panico che leggeva negli occhi della giovane ai suoi piedi.
- Spiacente, mia cara. Oggi non sono in vena di esaudire desideri. – la schernì beffardo – E adesso… muori. –
Sollevò in aria la spada che stringeva nella mano destra, pronto a colpire, ma una catena alla cui estremità era fissata una falce, lo bloccò.
- Kohaku. – sussurrò Rin, rincuorata nel riconoscere il volto dell’amico.
- Ma che diavolo… - Royo si voltò furente, pronto a fronteggiare chi aveva osato fermarlo.
- Allontanati da lei, subito. – lo avvertì minaccioso lo sterminatore.
- Bene, bene. Abbiamo un devoto al suicidio. – le sottili labbra del lupo, si incurvarono in un sorriso derisorio.
L’umano manteneva ancora saldamente imprigionata, con la sua Kusarigama, l’arma dell’avversario.
Con un movimento fulmineo, Royo lasciò cadere la sua katana che andò a conficcarsi nel terreno e si scagliò, con gli artigli ben in vista, contro Kohaku. Colto di sorpresa, lo sterminatore riuscì ad evitare per un soffio il colpo, facendo un balzo indietro. Non perse tempo e passò subito al contrattacco, richiamando a sé la sua catena e questa volta la lanciò direttamente contro Royo. Il lupo non si fece sorprendere, bloccando l’arma con un braccio.
Kohaku digrignò irritato. Tentò di riportare indietro la Kusarigama avvolta all’arto del nemico, ma con scarsi risultati. Stufo, decise di affrontare il demone nel corpo a corpo. Sapeva di essere in svantaggio, se paragonava la sua forza a quella del lupo, ma non aveva altra scelta. Con la coda dell’occhio, si assicurò che l’amica non corresse ulteriori rischi e, senza pensarci due volte, si avventò contro il suo avversario. Con uno scatto lo sterminatore raggiunse il demone, sferrandogli un destro che Royo parò senza alcuna difficoltà, sogghignando per quella mossa così scontata. Il lupo, lesto, contraccambiò assestando un calcio nel fianco dell’umano mozzandogli il fiato. Subito il demone tirò un altro colpo, ma questa volta il giovane parò il pugno incrociando le braccia all’altezza del viso. Era un susseguirsi di percosse e colpi parati. Con grande abilità, Kohaku riusciva a schivare i continui attacchi del nemico, lasciandolo stupito.
- Devo ammettere che non te la cavi affatto male, umano. – si complimentò Royo, sferrando l’ennesimo pugno.
- Risparmiami le tue lodi, lupo. – ribatté con tono aspro lo sterminatore.
Rin osservava impotente il duello, pregando i kami che l’amico ne uscisse vivo. Il ragazzo iniziava ad avvertire i primi segni di stanchezza, ma con una determinazione degna di uno sterminatore, continuava a parare i colpi dell’avversario. Nella colluttazione, non si accorse di una radice d’albero che fuoriusciva dal terreno e vi inciampò, cadendo rovinosamente al suolo.
- Sei finito. – esultò trionfante Royo, facendo scricchiolare i suoi artigli.
- NO! -
La fanciulla si alzò d’impulso e si frappose fra il demone e il ragazzo.
- Rin, che diavolo stai facendo? – imprecò Kohaku.
- Ti prego, risparmialo. – lo implorò lei, allargando le braccia e serrando gli occhi in attesa del colpo di grazia.
- Stupida ragazzina… Visto che ci tieni tanto a morire, ucciderò prima te. – esclamò il lupo divertito.
Ma nulla accadde.
Un’ombra, fulminea, sferrò un potente colpo a Royo, che lo scaraventò lontano nella boscaglia.
- Cos’è stato? – chiese stupefatto lo sterminatore.
La ragazza aprì lentamente un occhio e successivamente l’altro. Aveva avvertito solo uno spostamento d’aria, nulla di più. Poi si voltò verso l’amico, confusa.
- Non ne ho idea. -
 
 
Koga aveva raggiunto la sacerdotessa e gli sterminatori che sfortunatamente furono uccisi uno a uno dal giovane Yoro.
- Siamo rimasti solo noi due, sacerdotessa. È ora che tu vada all’altro mondo. – sibilò vendicativo il demone.
- Se pensi di spaventarmi, ti sbagli di grosso. – ribatté austera la miko – Te l’ho già detto, non sono stata io a colpire Ayame. –
Tendeva l’arco pronta a incoccare una freccia al primo passo falso del lupo.
- BUGIARDA! – gridò furioso Koga, al limite della pazienza.
Con un balzo si avventò contro Midoriko che lesta, scagliò il dardo; ma il ragazzo lo schivò agilmente e, quando si ritrovarono faccia a faccia, le conficcò senza pietà i suoi Goraishi dritta nell’addome.
Un’espressione di terrore comparve negli occhi della religiosa e il respiro le si mozzò in gola. Koga estrasse lentamente gli artigli intrisi di sangue, lasciando crollare al suolo la sacerdotessa ormai priva di vita.
Ululò in segno di vittoria e i suoi fratelli risposero al richiamo raggiungendolo in massa.
Giustizia era stata fatta.





Il significato dei nomi delle tre querce sono i seguenti:
- Ai/Amore
- Heiwa/Pace
- Seikatsu/Vita

Il significato del nome della roccia a forma di testa di lupo è il seguente:
- Ōkami/Lupo

 
 
  
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