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Autore: ___Page    15/05/2017    3 recensioni
Ora, lasciate che vi dia un consiglio. Semmai dovesse capitarvi nella vita di progettare una scarpa rivoluzionaria, riuscire a farvi approvare il progetto, convincere l’azienda a investirci una barca di soldi solo per scoprire un mese prima del lancio che l’azienda concorrente per eccellenza sta per presentare sul mercato un prodotto praticamente identico al vostro ma una settimana prima di voi, portare la vostra stessa azienda sull’orlo del fallimento, con un’accusa pendente di plagio, perdere il lavoro, il rispetto e la stima di tutti, qualunque attrattiva abbiate mai avuto e la vostra adorata moto, chiudervi in casa e decidere che l’unica cosa che conta nella vita sono il rugby e la birra c’è una cosa che non dovete mai, assolutamente fare, neppure se ne andasse del destino del mondo.
Non aprite, per nessuna ragione alcuna, la porta alla vicina del piano di sopra che lamenta di avere finito i cereali e stare morendo di fame, non lasciatela entrare in casa vostra, non parlatele. Perché per quanto siate convinti di avere toccato il fondo lei vi dimostrerà che non è vero a costo di mettervi in mano una pala e obbligarvi a scavare.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jewelry Bonney, Killer
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ehi. 
Salve a tutti. 
Dunque vorrei dirvi due parole su questa storia e se l'avete aperta e avete voglia di leggere anche solo questo mio angolo vi sono già infinitamente grata.
 
"Onda Anomala" non è nata come una fanfiction ma come storia scritta di getto su WhatsApp su un gruppo di amiche, per gioco. "Onda Anomala" ha atteso per tre anni nel mio computer. Non riuscivo a trovare i personaggi giusti. Quando qualcuno ha avuto l'idea di questa challenge ho voluto rimetterla sul piatto della bilancia. E quello stesso qualcuno, per chissà quale tiro di dadi del destino mi ha anche assegnato il pairing. E quel qualcuno, soprattutto, fa parte di quel famoso gruppo di WhatsApp. Quando si dice il fato...

Voglio ringraziarla, lei e altre due vecchie amiche che con lei hanno assistito alla nascita di quello che c'è qua sotto in diretta. 
Voglio ringraziare chi ha accettato di leggere in anteprima questa stoia pur non essendo assidua frequentatrice di questo fandom. 
Voglio ringraziare tutti voi che leggerete tenendo conto che state leggendo un pezzetino del mio cuore.

Ma prima di cominciare devo fare due piccole precisazioni. La Vecchia Nyon tra gli Shandia non è un errore ma solo una piccola licenza poetica. E per quanto riguarda Killer... Avete mai notato che stando al disegno di lui da bimbo, con i capelli corti potrebbe somigliare a Cora?!  
Hope you'll enjoy it. 
Page.  






 
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*AMORE FOLLE*


 
ONDA ANOMALA



Ehilà?
Qualcuno è in ascolto?
Nessuno?!
Beh se qualcuno è in ascolto meglio che si prepari perché quello che state per sentire non è una confessione e nemmeno un racconto. No, quello che state per sentire è lo sfogo di un idiota che si è fatto trascinare da una pazza psicopatica dall’altro parte del continente solo perché stava attraversando un brutto periodo! 
Sì, no, non è un’impressione vostra. Sono incazzato. Furibondo.
Ve lo giuro, se non fosse che questa stazione cade a pezzi già di suo ora spaccherei qualcosa. Ecco, avete visto?! Cade letteralmente a pezzi. Oh e poi c’è il fatto che sarebbe immensamente stupido da parte mia farmi arrestare proprio ora per schiamazzi e disturbo della quiete pubblica dopo aver evitato la polizia ben tre volte nelle ultime due settimane.
Perciò me ne starò fermo qui, su questa scomoda panchina arrugginita a parlare con chiunque sia in ascolto e domandarmi cosa ci faccio io qui, in questo posto dimenticato da Dio.
E sapete qual è la risposta? Che non lo so neppure io!
E qui non mi sento più cretino! Qui mi domando se per caso non mi abbia contagiato e sia diventato pazzo pure io!
Okay, okay, ora devo calmarmi perché comincio ad assomigliare a Kidd e sinceramente non è una bella cosa.
Io non sono così, non sono il tipo che perde le staffe e si sfoga mettendo tutto a soqquadro. Io sono ragionevole, sarcastico, quel genere di persona che sa sempre cosa dire, come dirlo e quando dirlo. E di sicuro non sono uno che si ritrova a vagare per una stazione deserta di una città sperduta in mezzo al nulla, così piccola da avere una sola caffetteria che per giunta fa solo un tipo di caffè!
Un.solo.tipo.di.caffè!
Questa non è la mia vita!
Io sono il designer di punta della Bellavita Riders Shoes, sezione sportiva, dannazione!
Beh, per lo meno lo ero. Prima che succedesse tutto quel che è successo avevo una gran bella vita, io. Carriera, feste, rispetto e stima dei miei colleghi, donne che facevano la fila per entrare nel mio letto.
Avrei dovuto dare più retta al mio vecchio. “Nulla dura per sempre, figliolo”. Già, peccato che ho dovuto provarlo per crederci e quando è successo ero così impreparato che il mondo mi è crollato addosso.
Ora, lasciate che vi dia un consiglio. Semmai dovesse capitarvi nella vita di progettare una scarpa rivoluzionaria, riuscire a farvi approvare il progetto, convincere l’azienda a investirci una barca di soldi solo per scoprire un mese prima del lancio che l’azienda concorrente per eccellenza sta per presentare sul mercato un prodotto praticamente identico al vostro ma una settimana prima di voi, portare la vostra stessa azienda sull’orlo del fallimento, con un’accusa pendente di plagio, perdere il lavoro, il rispetto e la stima di tutti, qualunque attrattiva abbiate mai avuto e la vostra adorata moto, chiudervi in casa e decidere che l’unica cosa che conta nella vita sono il rugby e la birra c’è una cosa che non dovete mai, assolutamente fare, neppure se ne andasse del destino del mondo.
Non aprite, per nessuna ragione alcuna, la porta alla vicina del piano di sopra che lamenta di avere finito i cereali e stare morendo di fame, non lasciatela entrare in casa vostra, non parlatele. Perché per quanto siate convinti di avere toccato il fondo lei vi dimostrerà che non è vero a costo di mettervi in mano una pala e obbligarvi a scavare. Io ne sono la prova vivente.
 

«Tu saresti un designer? Con addosso una camicia del genere?»
  

Quanto dovevo stare male quella sera?
Voglio dire, stavo male, parecchio male, stavo male da dieci giorni. Ma se ci ripenso ora con lucidità non so come mi è venuto in mente di lasciarla entrare. Sì perché io avrò anche un leggero disturbo bipolare ma lei. Roger, lei andrebbe rinchiusa!
Come? Oh, oh voi pensate che io esageri? Che lo dica perché sono incazzato?
Va bene allora, vediamo…
Da quando si è trasferita nel nostro condominio ha convinto il postino ad affidarle, ogni volta che si incrociano, la posta di Tsuru così da nasconderla alla vecchia per ripicca, si è introdotta in casa di Sengoku e gli ha sequestrato il cane per una settimana, sempre per ripicca, e tiene delle finte ganasce in casa da applicare alle ruote delle macchine degli inquilini che a suo dire le hanno fatto un torto.
Ebbene? Pazza, no?
Poi qualcuno mi dovrà spiegare perché non ha mai sopportato nessuno ma a me sì. Anzi a me mi ha addirittura esasperato perché la accompagnassi fin qui.
 

«Sembri avere bisogno di una vacanza.»

«Siamo due dei pochi giovani qui dentro, dobbiamo allearci.»

«Non lo so Killer. Sembravi così disperato e in quel momento ho pensato che o ti facevo una foto e immortalavo il momento o ti tendevo una mano. Tu che avresti fatto?»
 

Aspetta, forse non era affatto un tentativo di essere gentile. Forse era una delle sue vendette verso il genere umano, contorta ed elaborata.
Okay, meglio cambiare panchina, questo barbone sembra intenzionato a mettersi a dormire.
Chissà quando arriva il treno…
Ecco fatto. Dov’ero rimasto?
Oh giusto. So cosa vi state chiedendo.
Se sapevi tutto questo perché hai accettato di seguirla, giusto?
La verità? Non lo so. Io non lo so, mi ha preso per sfinimento e per la gola. Me lo ha chiesto e richiesto e richiesto e poi, l’ultima sera prima della partenza, si è presentata alla mia porta con una pizza formato famiglia, birra e il dvd della finale di rugby Raftel–Flevance del 2002. Fidatevi, l’avreste lasciata entrare anche voi. E che ci crediate o no, quella sera non ha menzionato il viaggio una sola volta se non prima di tornarsene di sopra.
 

 
«Comunque io parto alle dieci domattina. Se vuoi il posto è ancora libero e l’offerta ancora valida. Buonanotte Killuah.»

 
Killer! È Killer, porca miseria!
Com’è andata a finire? Aspettate ve lo mostro… Solo un momento… Ecco qua!
Okay allora, quello è il condominio. Quella macchina parcheggiata lì vicino al marciapiede è quella di Akainu e sì, quelle sono le ganasce finte che vi dicevo prima. L’altra macchina, quella viola melanzana è la sua, quella alla guida è lei e… Solo un momento, tenete gli occhi fissi sul portone…
Lui! Il coglione là dietro che corre e si sbraccia e grida di aspettare sono proprio io!
Già. Appunto.
Santo Roger, ho bisogno di una vera dormita in un vero letto.
Sedevo dirla proprio tutta non è che sia poi così sconvolgente il fatto che sia pazza. In realtà è anche in un certo senso prevedibile.  È una fotografa, un'artista e come tutti gli artisti è eccentrica e folle. E questo viaggio non è stata tutta questa tragedia se devo essere obbiettivo. Ho visto cose fantastiche, luoghi che mai avrei creduto potessero esistere, mi sono ricordato che c’è tanto scoprire fuori dalle quattro mura di casa mia o del mio ufficio.
Tutto sommato, è stato bello.  
Certo se si tralascia la cena in pizzeria…
 

 
«Bonney non abbiamo abbastanza soldi per una pizza okay? Possiamo permetterci al massimo un panino.»
«Io voglio la pizza e nulla mi fermerà dall’avere la mia pizza, ti è chiaro Kallum?!»
«È Killer!!!»

 
…il furgone…

 
«Io laggiù vedo un furgone con le chiavi inserite.»
«Stai scherzando vero?!»
«Siamo a secco di benzina e in mezzo al nulla. Hai una soluzione migliore?»
«Bonney, solo tre giorni fa abbiamo rischiato di venire arrestati per non aver pagato il conto in pizzeria. Quante volte vuoi sfidare la sorte?»
«Finché riesco a batterla.» 
 

…i capelli…

 
«Dovrei cosa?»
«Tagliare i capelli! Io li tingo tutti rosa shocking e tu li tagli!»
«Ma te lo scordi!»
«Oh Killer, non fare il bambino! Vuoi farti arrestare per caso?! La polizia è sulle tracce del furgone che abbiamo preso in prestito e se ci fermano ci indentificheranno di sicuro come quelli che hanno scroccato la cena in pizzeria!»
«Ma va?!»
«La parrucchiera non vuole nemmeno i soldi. Come pagamento le bastano i tuoi capelli per farci dei toupet. Quindi ora datti una mossa!»  
 

…e per finire…
 

 
«Assolutamente no! Bonney non abbiamo soldi per noi, per mangiare, dormire o fare benzina al furgone rubato…»
«Preso in prestito!»
«…occuparci anche di un cane!»
«Ha bisogno di qualcuno che si prenda cura di lui, Killer. E se mi obblighi a scegliere sappi che non avrò nemmeno bisogno di pensarci.»
«Non sei in grado di prenderti cura di te stessa e vuoi prenderti cura di un cane?»
«Donalbain.»
«C-come?»
«Non è “un cane”. Lui è Donalbain.»
«Donalbain?»
«Sì.»
«E ti sembra un nome da cane?!»
 

No dico, a voi sembra un nome da cane?
Certo che mi manca quel sacco di pulci.
Ma, comunque, veramente… come si fa a essere così sprovveduti? Ha ventisei anni, Roger, non è una bambina! Voglio proprio vedere, voglio vedere cosa farà con Donalbain adesso, se ha trovato qualcuno a cui affidarlo, se ci ha almeno pensato a cercare qualcuno a cui affidarlo, visto che è venuta fin qui per fotografare un’onda anomala! E pensa anche di uscirne viva! 
Okay, va bene. Non è proprio un'onda anomala. È un evento che si ripete una volta ogni trilione di anni, a detta degli Shandia assolutamente sicuro se ci si tiene a debita distanza ma se le autorità hanno ordinato di evacuare la zona un motivo ci sarà, no?
Ma lei no. Nossignore, non Jewellry Bonney. Lei rimane con gli Shandia a salutare l’acqua e ringraziare la natura e chissà quali altre cazzate le hanno ficcato in testa e io…
Dannata incosciente!
Stupida!
Ma non è più un mio problema, ora. Lei faccia come vuole, io me ne torno a casa, torno a riprendere possesso della mia vita, alle feste, alla carriera, alle donne che fanno la fila per entrare nel mio letto. Mi hanno richiamato dall’azienda, mi rivogliono e non mi faccio certo sfuggire l’occasione.
E non me ne frega niente se lei non è d’accordo, se pensa che sto scappando perché la routine mi fa sentire più al sicuro, se pensa che loro non mi meritano e che al prossimo errore mi getteranno via di nuovo come una scarpa vecchia.
Certo, sa come ferire con le parole.
Ma non m’importa. Può anche andare al diavolo. O ad affogarsi, fa lo stesso. Io non ho certo bisogno della sua appr…
Oh il treno! Finalmente!
E naturalmente non ho nemmeno il biglietto a portata di mano. Sarà finito sicuramente sul fondo dello zaino… vediamo un po’ se… Che è sta roba? Perché ho una scatola nello zaino? Una scatola di che?
Spero non sia qualche suo scherzo idiota perché non…
Che… che cosa…
Le mie medicine?
 

«Cos’è questa roba, Kostas?»

 
Le medicine per stabilizzare l'umore?

 
«Ma che assurdità! Non ti servono queste per stabilizzare l’umore, fidati. Tu sei perfettamente sano, devi solo convincerti che è così.»

 
Non… ricordavo nemmeno di averle e il blister… il blister è pieno.
Non le prendo da due settimane.
 

 
«Allora, te l’avevo detto o no che era divertente?!»

 
«Signore mi scusi? Lei non sale?»
Non è possibile. Sto troppo bene, è impossibile che io sia senza da due settimane.
 

«Lo sai se qualcosa non va, puoi parlarmene. Cioè non è detto che io ti ascolti ma puoi parlarmene tranquillamente.»

 
«Signore?»
«Ah mi… mi scusi, ha detto qualcosa?»
«Deve prendere questo treno?»
«Io…»
Devo prenderlo? Devo prendere questo treno o no?
«Io non…»
Devo! Sì certo che devo prendere ques…
Aspetta, cos’è stato?
«Lo ha sentito?»
«Che cosa?»
«Il cane! Lei lo ha sentito?»
«Signore è sicuro di stare bene?»
«Sì, certo! Certo che sto bene! È un cane che abbaia, non lo sente? È…» 
Per favore fa che non me lo sia solo immaginato.
 

«Mai presa in considerazione la pet therapy?»

 
«Donalbain…»
So che non è buona educazione allontanarmi così, senza nemmeno una risposta o un saluto ma francamente non me frega un accidenti. Donalbain è qui e mi sta correndo incontro, non potrebbe importarmi di nient’altro.
«Donalbain!»
E il posto di queste medicine è decisamente la spazzatura. Non mi servono più, non me ne faccio più niente.
«Ciao bello! Ehi, ehi piano! Fai piano!»
Dannato sacco di pulci!
«Anche tu mi sei mancato!»
No, non importa nient’altro.
«Vieni qui, fatti abbracciare!»
Tranne forse…
«Donalbain.»
Sì, sono proprio un coglione.
«Portami da lei.»
 

 
***
 

«Grazie.» sorrido e mi rimetto in piedi quando la vecchia Nyon finisce di sistemarmi un fiore tra i capelli acconciati secondo la loro tradizione, prima di uscire e lasciarmi nuovamente sola nella tenda dove mi sono cambiata poco fa.
Fa strano uno specchio in una tribù che sembra ferma alla civiltà precolombiana ma non nego di essere contenta che ci sia. Almeno posso controllare che sia tutto a posto.
Mi osservo con occhio critico e devo dire che sono soddisfatta di ciò che vedo. La stampa azteca mi dona e sì, la tunica è un po’ corta ma non è come se normalmente andassi in giro coperta fino ai polpacci. Cavolo, mi piace una sacco sto rosa shocking, mi sa che non lo cambio più. Arrivando dal castano-fragola non è neppure così traumatico.
Mi avvicino fino a sfiorare quasi lo specchio con il naso, sfilando attenta e delicata il piercing dallo zigomo. Non sono permessi oggetti in metallo durante la festa sacra e io una volta tanto mi adeguo. Non mi passerebbe mai per la testa di sindacare sulle tradizione di una tribù tanto saggia e antica. Senza contare che è fantastico essere qui.
Il loro territorio e il luogo più vicino alla costa senza essere pericoloso da cui si può assistere all’onda anomala e io non sto più nella pelle! È così eccitante ed emozionante!
Quell’idiota non sa cosa si sta perdendo.
Dannato imbecille! E voltafaccia! Dopo tutto quello che abbiamo passato gli è bastata una telefonata per cambiare idea e mollarmi qui! Una.telefonata!
Se penso che ho accettato di essere sua complice in tutte quelle cose, la cena in pizzeria, il furgone… e lui come mi ha ripagata?!
 

 
«Non puoi stare qui a farti travolgere da un’onda anomala!!!»

 
Ma che onda anomala e onda anomala! Va bene, è vero, se fossi solo io qui sarebbe legittimo dubitare ma cosa si crede?! Che tutti questi Shandia abbiano un… aspetta com’era? “Un problema di follia latente con tendenze autodistruttive che nessuno ha mai avuto il coraggio di diagnosticarti per paura di diventare vittima dei tuoi istinti vendicativi degni di un serial killer!”
Beh io non credo proprio! Per il calcolo delle probabilità è impossibile che siano TUTTI dei pazzi suicidi ergo, se loro se ne stanno qui, con le famiglie al completo, vecchi, bambini e animali, vorrà mica dire che non è affatto pericoloso?!
Esistono da centinaia di anni e non si sono mai estinti, vogliamo farci due domande al riguardo?!
Ma tanto io lo so, voleva solo una scusa per tornare senza rimpianti, perché gli hanno chiesto di tornare dopo averlo lasciato culo a terra a piangersi addosso e farsi crescere la barba, che dico già compensava con i capelli e non so come diavolo sia possibile che nessuno gli abbia mai intimato di tagliarseli, per settimane!
Mio dio che idiota che è!
Come fa a non accorgersi? A non rendersi conto che non ha bisogno di loro per essere qualcuno, che potrebbe fare grandi cose, rivoluzionarie, con il suo talento se solo avesse il coraggio di imparare a vivere con appena un briciolo di follia, che è un artista?!
Come fa a pensare che davvero il suo futuro sia disegnare scarpe per una ditta, poi, che lo scaricherà di nuovo al primo ostacolo proprio come hanno fatto questa volta? Okay, sì, va bene li ha lasciati praticamente sul lastrico ma non è come se i soldi fossero tutto nella vita, no?!
Ah, faccia come gli pare! Se vuole vivere nell’inettitudine e nella banalità...
Voglio proprio vederlo tra quindici anni. Con un lavoro che non lo soddisfa più, la pancia da alcol, il colesterolo alto, una moglie viziata e i figli che somigliano tutti all'amante! Vedremo!
No ma che sto dicendo? Vedremo un corno! Io non lo voglio più vedere, non è più un problema mio.
È morto per me, dissolto, scomparso! Può anche andare al diavolo, per quanto mi riguarda! O a buttarsi sotto al treno, è uguale.
Afferro la mia reflex e me l’assicuro al collo mentre esco dalla tenda.
Dov’è finito Donalbain?
Il sito è disseminato di falò, un sottofondo musicale riempie l’aria insieme alle risate dei bambini che si rincorrono. Scatto qualche foto. Sembra di stare in un altro universo. Il sole sta scendendo verso l’orizzonte e, più si avvicina l’ora X, più il cielo si tinge di rosso e arancio. Con questa luce le foto verranno una bomba ma sarà meglio che mi dia una mossa a preparare il treppiede. Non posso permettermi ritardi, Cloud End mica aspetta me per arrivare e, come per tutti gli eventi così tanto attesi, passerà in un lampo ma sento già prima ancora di averla finalmente vista e immortalata, che è valsa la pena di tutto questo lungo viaggio.
Che poi, ero già pronta ad affrontarlo da sola e invece ho avuto addirittura la fortuna di trovare…
«Donalbain! Eccoti!» esclamo prima ancora di essermi voltata del tutto. Riconoscerei il suo abbaiare in mezzo ad altri mille. Mi accovaccio e comincio subito a strapazzarlo appena è a portata di mano. «Ma dove ti eri cacciato?!» Solo che anziché farmi le feste come al solito, continua ad abbaiare agitato. Forse sente l’onda che si avvicina. «Ehi tranquillo. Qui siamo al sicuro, non c’è nessun pericolo e poi…»
Le voci concitate degli indigeni attirano la mia attenzione. Probabilmente ci siamo ma che hanno da essere così in allarme? E perché corrono verso di me sbracciandosi?
Mi alzo di scatto e gli vado incontro. «Qualcosa non va?»
Domanda stupida, è evidente che qualcosa non va, l’impresa è capire che cosa. Se solo parlassimo la stessa lingua!
Indicano verso la scogliera come degli ossessi e si parlano addosso. Non che se parlassero uno per volta ci capirei di più eh.
«Io non… Non vi capisco!"
«KumadoriKumadori
Aspetta, questo l’ho capito! Cos’è che vuol dire, lo so cosa vuol dire, dai Bonney rifletti…
Sì! Mi ricordo! Vuol dire “pessimista”! Ma perché…  Aspetta, aspetta.
Non era mica così che chiamavano Killer?!
Ma sì, certo! E lui si arrabbiava di brutto!
«Kumadori
«Non c'è! È partito!» provo a spiegarmi a gesti ma niente, continuano imperterriti. «Mi dispiace, non è qui!»
Uno di loro mi afferra per le spalle e mi obbliga a voltarmi verso la scogliera. «Ehi! Metti giù le mani, razza di…» le parole mi muoiono in gola. «Oh… santissimo… Roger!!!»
 

 
***

 
«Killer!» alzo la voce per farmi sentire sopra il ruggito del vento.
Santo cielo, ma cosa sta facendo?! Cosa sta facendo su quello scoglio a braccia rivolte al cielo e gambe divaricate? La rappresentazione del quattro di spade?!
Fortuna che sono agile e non fatico ad arrampicarmi sullo scoglio usando un braccio per ripararmi dal vento. Tu guarda cosa mi obbliga a fare quel cretino!
«Killer!» lo chiamo in un ruggito mentre i primi spruzzi di acqua salata e spuma mi raggiungono. Devo farlo scendere prima di finire trascinati in mare e soprattutto prima che arrivi Cloud End.
«Eheeehi!!! Bonney!!! Non è eccezionale?!»
Aspetta un attimo. Sta… ridendo?! Che ha da ridere?! Non c’è niente di divertente!
Che si sia drogato? O bevuto il cervello? Forse dopotutto quelle medicine per l’umore non erano poi così inutili.
«Killer muoviti! Dobbiamo andarcene da qui!»
«Ma starai scherzando!  Non vado da nessuna parte, è bellissimo qui!»
«Okay Killer! Dopo discuteremo su chi dei due sta scherzando su cosa ma prima dobbiamo scendere da qui perché l'onda sta per arrivare e se restiamo verremo travolti!»
«Lo so! Non è fantastico?! Non mi sono mai sentito così vivo in vita mia!!!»
Oh mio dio è impazzito del tutto!
«Fantastico, mi fa tanto piacere per te ma se non ci leviamo da qui non potrai sentirti vivo mai più! Ma proprio più!»
Niente da fare. Continua a sorridere, non è che gli è venuta una paresi?
Però sta abbassando le braccia, forse sta rinsavendo!
«Non è pericoloso!»
Lo guardo incredula, per un attimo senza parole. Come sarebbe “non è pericoloso”?! Dopo tutto il pippone che mi ha fatto!
Ma ho capito a che gioco sta giocando.
«Va bene, senti, vuoi sentirmelo dire? Ti accontento! È pericoloso! Qui è pericoloso, okay?! Contento?! Quando ti dicevo di non fare la mammoletta io parlavo di stare più all’interno, entro i limiti del villaggio! Qui verremo spazzati via perciò ora…»
«No, Bonney! Ho fatto una ricerca mentre venivo qui in autobus con Donalbain e sai cos’ho scoperto?!
«Cosa?!» domando, prima di riuscire a fermarmi, rapita per un attimo dal suo entusiasmo.
Mi viene voglia di pestarmi un pugno in fronte quando realizzo cos’ho appena detto. Bonney, non è il momento di dargli corda!
«Esiste un punto della scogliera da cui non è affatto pericoloso farsi travolgere da Cloud End…»
Ah magnifico, ora sa anche come si chiama!
«…rticolare conformazione! Lo chiamano “lo Scoglio del Guerriero” perché quando l’onda era un evento a cadenza annuale i guerrieri della tribù che volevano dimostrare il proprio coraggio attendevano qui l’arrivo di Cloud End! La tradizione si è persa man mano che i tempi di attesa del fenomeno si sono allungati nei secoli ma la conformazione della scogliera non è mai cambiata! E pensa che c’è stata anche una donna che lo ha fatto, una certa Musse, figlia del capotribù Calgara! Non è una storia pazzesca?!» 
Lo fisso interdetta perché no, non ha affatto l’aria di volermi prendere in giro. Sembra serio. È serio! «Tu sei pazzo!»
«Sì! Sì, sono pazzo! Ed è solo colpa tua ma sai cosa?! Mi piace! Da morire!»
Corrugo le sopracciglia sempre più senza parole. Colpa mia?
«Non sei stata tu a dirmi che tutti dovrebbero concedersi almeno un attimo di follia nella vita?!»
«Cosa?! Io… Sì! Sì certo che te l'ho detto! Ma io avevo in mente cose molto diverse dal farsi travolgere da un'onda potenzialmente letale! Killer, questo…»
È il modo in cui mi guarda a lasciarmi senza parole. E senza fiato. E… Perché volevo andarmene da qui?
Mi circonda il viso con le mani e si china su di me per potermi parlare senza essere costretto a urlare come se fossimo a un rave party.
«Fidati di me. Non correrei mai il rischio di perderti in modo così stupido.»
Il cuore mi batte così forte che non riesco nemmeno a pensare. Faccio un debole tentativo di ribattere, debole e vano. 
«Guardami e dimmi che vorresti essere ovunque tranne che qui.»
Splendido! Mi ruba anche le battute adesso! Senza nemmeno chiedere il permesso, poi!
Ma io lo…
«Bonney…»
Le gocce d'acqua ci sferzano la pelle, il vento soffia impazzito. Eppure io sono qui. Qui su uno scoglio, in un luogo sperduto nel nulla, con un pazzo suicida, ad aspettare di essere travolta da un'onda anomala. E tutto quello che voglio è sentire che ha da dirmi.
Nessun desiderio di scappare, di portarlo via, di tornare al sicuro nell’interno.
Sono qui con lui e no, non vorrei essere in nessun altro posto. 
«…quando dico che sono pazzo per colpa tua, intendo dire che…»
Non so per quale santo i miei sensi ricominciano a funzionare ma per fortuna accade appena in tempo. Percepisco il muro d'acqua ormai a pochi metri.
Non c’è più tempo. Se devo morire, voglio morire felice.
«Scusa Killer, ne parliamo dopo.» lo interrompo afferrando i baveri della sua stupida, orrida camicia a pois.
Ammesso che ci sia un dopo. Ma alla fine, chissenefrega! 
Mi lancio su di lui e lo bacio come se non ci fosse un domani, il che, ammettiamolo, non è da escludere. Ma non ho paura. Non potrei mai, stretta così al suo petto, tra le sue braccia, persa nel suo odore e sulle sue labbra mentre l’acqua ci investe in pieno.
È come fare una doccia, tuffarsi e ricevere una secchiata tutto insieme.
Dura un'eternità.
Ma quando passa, siamo ancora qui. Vivi, in piedi, abbracciati. Fradici, ovviamente.
Mi sorride. Gli sorrido.
«Bonney…» mormora, accarezzandomi il viso.
Penso che dovrei dire qualcosa. Facciamo il punto della situazione.
L’ho stalkerato per tre settimane per convincerlo a seguirmi in un viaggio di due, decisamente un pessimo investimento del mio tempo almeno su carta, l’ho costretto a tagliarsi i capelli e a rubare un furgone. Abbiamo sparso le ceneri di un tizio per fare un favore a uno sconosciuto, partecipato a un sit-in senza nemmeno sapere per cosa si stava protestando, gettato il suo cercapersone giù da un ponte, fatto il bagno nudi a mezzanotte. Abbiamo adottato Donalbain.
Ci siamo innamorati.
Questo è evidente, meno evidente che sono la sua anima gemella, cosa di cui lui di sicuro proverà a convincermi e a me toccherà minacciarlo di morte o di sciopero del sesso per farlo stare zitto.
Oh e ovviamente siamo sopravvissuti a un'onda anomala.
Da un’accurata analisi direi che un "ti amo" sia la cosa più appropriata. 
«Io...»
Ma un "ti amo" non sarebbe da me.
«... ti avevo detto che non era pericoloso!» esclamo, tirandogli un pugno sul petto.
Ci mette un paio di secondi a metabolizzare e sgrana gli occhi indignato. «Ma se lo hai ammesso anche tu cinque minuti fa!»
«L’ho detto solo per convincerti a scendere da qui!»
«E se non era pericoloso perché volevi convincermi a scendere da qui?!»
«C’era il rischio che Cloud End capisse che stavi solo cercando di fare colpo su di me e ti trascinasse via.» ribatto prontamente, incrociando le braccia sotto il seno, il meno sollevato.
Se non mi stesse abbracciando si ficcherebbe le mani nei capelli, lo so, e devo farmi violenza per rimanere seria e non scoppiare a ridere.
«Tu sei pazza!»
«Senti chi parla! Il guerriero coraggioso che si è messo ad aspettare un’onda anomala sulla scogliera!»
«Perché sapevo che non era pericoloso!»
«A-ah!» gli punto contro l’indice e socchiudo le palpebre. «Lo hai ammesso!»
 «Bonney!»
«E comunque è solo colpa tua se sono pazza.» chiarisco, troncando sul nascere quale che fosse la sua protesta.
Mi fissa qualche istante, un po’ interdetto. «Mi rubi le battute?»
«Ora sai come ci si sente.» sibilò con un sorrisetto avvelenato. «E poi non ho capito, se vale per te perché per me no?»
«Sono piuttosto certo che tu fossi pazza già da prima di conoscermi.» argomenta.
Eccolo di ritorno, il Killer sensato e ragionevole che conosco. Il mio Killer.
Smetto di trattenermi e sorrido. «Sono piuttosto certa di essere diventata più pazza da quando ti conosco.» gli dico in un soffio.
Deglutisce a vuoto ma non distoglie gli occhi dai miei. «Andiamo? Donalbain ci starà aspettando.»
Ci mettiamo poco a scendere dalla scoglio e appena siamo di nuovo fianco a fianco gli circondo subito la schiena con un braccio, gesto che, noto con non poca soddisfazione, imita all’istante.
«Stai bene con i capelli corti.» commento dopo un po’, facendo scivolare con noncuranza una mano nella tasca posteriore dei suoi pantaloni.
«Tanto li faccio ricrescere, non ci provare.»
Sollevo un sopracciglio. Gli Shandia ci stanno correndo incontro esagitati, insieme a Donalbain.
«O i capelli o la camicia.» lo informo, perentoria. «Scegli.»
«Bonney...» sospira.
Gli strizzo una chiappa. «Scegli!»
«Non mi sembra il momento! Ne parliamo dopo!»
«Tanto lo sai che non mollo.»
«In questi momenti mi piacerebbe vivere nell’ignoranza ma sì, purtroppo lo so.»
Sorrido soddisfatta. Certo che lo sa. Perché, non ho idea di cosa ci riservi il nostro domani, ma di sicuro né io né lui cambieremo mai.
Per fortuna.
  
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