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Autore: Florence    09/06/2009    6 recensioni
"Io, Carlisle Cullen, non avevo mai capito cosa significasse davvero cogliere un frutto proibito. Non fino a quando l'avevo incontrata di nuovo, dieci anni dopo e la dolcezza di quella mela mi aveva rapito. Quello che mi accadrà, sarà solo colpa mia, colpa dell'uomo che è sopravvissuto dentro al vampiro e di lei che, inaspettatamente, ha scaldato il mio cuore spezzato. Edward... perdonami..." E se a Volterra i Volturi si fossero comportati diversamente? Cosa è accaduto in dieci anni a Isabella Swan? E quale ruolo ha Carlisle in tutto questo? (What if... che prende l'avvio dalla fine di "New Moon" di S. Meyer)
Genere: Malinconico, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Carlisle Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Proibito' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Proibito-60


PROIBITO

Preparo questo capitolo in anticipo, ho appena pubblicato il 59: questo ad indicarvi che VOGLIO pubblicare, anche contro il tempo crudele e le scadenze pressanti!
Peròòòò... VI CONTROLLO COMUNQUE PER LE RECENSIONI, EH!!!! :-P

Bacini a tutte e... andiamo avanti con questo giallone Dan Brown style! (ora mi monto la panna in testa!)

OH: ho lasciato dei commenti alle vostre amorose recensioni!!! Grazie come sempre e... okkio che tra un po' finirete nella teca degli animali estinti! ;-)


ANGOLO PROMOZIONALE: VI SEGNALO 'SORELLE', LA MIA ULTIMA ONE-SHOT CON CUI HO PARTECIPATO AD UN CONCORSO SU TWILIGHT!

Ed ora... Buona Lettura! ^__^

60 - Tour Eiffel, deuxième étage - Carl & Bella

 

 

***

Carl

***

 

Basta segreti...

 

D’accordo, Bella: basta segreti. Ti rivelerò tutto stanotte, sarò il tuo principe e ti attenderò a questa ridicola festa, fingendo di bere champagne e di fare conversazione. Ma quando tu arriverai, ti rapirò e ti aprirò il mio cuore. Non voglio che esista più alcun segreto, nessun ostacolo, nessuna nuvola sulla nostra storia.

Voglio solo, finalmente, sentirti mia...

 

Dlin!

L’ascensore si fermò all’ultimo piano della grandiosa Tour Eiffel: il ristorante Jules Verne era stato trasformato, spostando i tavolini dal centro della sala e creando un’ampia area per ballare. Dalle parti, qua e là, c’erano poltroncine attorno a tavolini bassi. In un angolo, sotto al gonfalone della Croce Rossa e dell’Ospedale, era stato allestito il banchetto: avevano fatto le cose in grande, con ostriche e caviale, tartine alla spuma di salmone e di spigola. Nelle coppe veniva servito champagne Mumm o, in alternativa, cocktail alla frutta. C’era persino una piccola orchestra che suonava lenta musica jazz; le luci basse e, in basso, oltre la balaustra della terrazza, la scintillante Parigi, pronta alla mezzanotte.

 

Cercai un angolo dove aspettarla, un posto tranquillo e appartato, in cui non avrei dovuto fingere di bere, badando che gli altri non si accorgessero che il livello nella mia coppa non calava o che non stavo mangiando. Un posto che mi avesse permesso di controllare l’ascensore, da cui, da un momento all’altro, lei sarebbe apparsa.

Attraversai la grande sala e decisi di uscire sulla terrazza: da lì, oltre la vetrata, potevo respirare l’aria di Parigi e sognare un po’, come se fossi stato davvero un uomo di trentanni, che stava aspettando la donna che amava. Sospirai e, quando me ne resi conto, sorrisi: in fondo ero molto più umano di quanto il mio corpo di vampiro non riuscisse a nascondere.

 

Fui raggiunto da alcuni colleghi, incuriositi dal panorama della città vista dall’alto. Ne riconobbi solo alcuni: probabilmente avevano con loro le rispettive mogli, o i mariti.

-Ciao Carl!-, mi salutò Sandrine, una delle infermiere del reparto degenza, che ogni tanto mi ronzava attorno: nessun marito, con lei, ma altre due dipendenti dell’ospedale, una receptionist e quella del bar.

Le salutai con un cenno della mano e sorrisi loro: avrei preferito restare da solo, ma loro, insistenti, mi raggiunsero e in un batter d’occhio tra le mie mani comparve una coppa di champagne.

-Cin Cin-, trillarono le tre donne, facendo tintinnare le loro coppe con la mia. Non volevo bere, non volevo sentire altro sapore sulle mie labbra oltre a quello della bocca di Isabella...

-Cin Cin-, risposi, perché ero troppo educato e sottomesso al decoro per non imitarle.

Buttai giù un sorso che bruciò nella mia bocca come fuoco, lasciandomi la lingua solleticante per le bollicine sgradevoli. Ne ingoiai un altro, prima che andassero via.

 

-Ma che aveva il dottore?-

-Sembrava stanco-

-No, forse stava aspettando qualcuno...-

 

I loro bisbigli erano urla per le mie orecchie: scossi la testa e poggiai il bicchiere su un tavolino di vimini là vicino.

Lo sentii avvicinarsi tardi: si era mosso in silenzio, come se fosse abituato ad apparire dall’ombra.

-Dottor Maxwell... cosa ci fa qua da solo?-, disse Bernard Grandier piuttosto sopreso e sardonico.

-Non ci davamo del tu, Bernard?-, gli risposi, sorridendo, -E’ una serata tranquilla... non fa troppo freddo-, osservai al vento, buttando lì il discorso, -Si sta bene qua fuori-

Si appoggiò alla balaustra: indossava uno smoking come il mio, ma aveva scelto gli accessori rossi, come andavano di moda quell’inverno.

-Stavi bevendo champagne?-, mi domandò, vedendo il mio bicchiere.

-Già... sono stato costretto dalle nostre colleghe...-, scherzai. C’era qualcosa di strano, nell’aria e non ero certo che riguardasse la nostra piccola bagarre per Bella.

-Complimenti-, mi disse, fissando i suoi occhi castani nei miei. Il suo sguardo bucava come un punteruolo infuocato.

-Per cosa?-, domandai, a disagio.

-Per esserci riuscito... non credevo che... riuscissi a farlo-, disse indicando la coppa di champagne. Sentii un brivido scorrere lungo la mia schiena e fermarsi sulla nuca, su cui rimase un formicolio denso di panico.

-Pensavi fossi astemio? Io?-, risposi facendo il gradasso. Presi la coppa e la tirai giù tutta d’un fiato. In quel momento fui felice forse per la prima volta che noi vampiri non potevamo piangere, anche se a me era successo, quella volta con Bella... Faceva schifo... bruciava come olio bollente e faceva schifo.

-Ehi! Non è necessario che mi dimostri che sei in grado di farlo, Carl... Lo so che si può fare... solo che... a me faceva troppo schifo-, mi guardò e deglutì. Lo feci anch’io.

Cosa stai cercando di dire, Bernard Grandier?

-E’ un Mumm... direi che è piuttosto buono come champagne...-, signore e signori, ecco a voi la pantomima del vampiro chiuso in trappola dall’umano.

-E’ champagne... è sufficiente quello...-, si spostò dalla balaustra e si mise davanti a me.

I miei sensi erano all’erta, un ringhio premeva per uscire dalle mie labbra, i miei occhi... dovevo stare calmo, non dovevo permettere che quella sensazione di braccamento mutasse il colore dei miei occhi... non dovevo permettere che lui capisse che...

-E’ proprio un peccato non esserci conosciuti in un altro tempo, in un altro luogo. E’ un peccato che tu sia così interessato a Isabella Swan... non sono sicuro che certe persone gradirebbero sapere che sei qua... e che la stai spiando-

Sicuramente avevo sentito male. Era stato quel liquido infernale che aveva offuscato la mia mente e mi aveva fatto immaginare tutto... sicuramente non era così che...

-Oppure sono io che non gradirei sapere che la fiducia riposta in me è stata così biecamente tradita, mettendo una guardia alla guardia...-

Mi spostai di lato, perché non volevo stare con le spalle al muro, cercai di contenere il vampiro che ero e di lasciar sfogare solo l’uomo, inbestialito dalle accuse e dai discorsi criptici che quell’infermiere mi stava rivolgendo.

-Scappi, Dottor Maxwell?-, domandò, sempre minaccioso.

-Hai bevuto, Grandier... Tu vaneggi...-, o se non lo hai fatto, noi due abbiamo un grosso problema da risolvere...

-Io non vaneggio affatto... Voglio solo che tu assorba questo concetto: sforzati di stare alla larga da Isabella Swan... lo dico anche per il tuo bene, sai!-, sghignazzò, poi si avvicinò ancora a me ed estrasse dalla tasca un accendino d’acciaio: -Noi ci teniamo alla tua salute, Dottor Maxwell...-, lo aprì e azionò la fiamma a pochi centimetri da me.

Trattenni il respiro: tutto, ma il fuoco no... non senza aver prima rivisto Bella per l’ultima volta...

 

In quel momento si aprì la porta dell’ascensore e ne uscì lei.

 

-Stavolta ti è andata bene... Ma ricordati il mio consiglio... Carl-, terminò Bernard, accendendosi davanti alla mia faccia una sigaretta comparsa dal nulla nelle sue mani. Poi si allontanò da me, passò davanti ai tavolini ed arrivò davanti agli ascensori, dove Isabella, mi cercava con sguardo preoccupato.

 

-Sei bellissima...-, lo sentii dire alla mia amata, poi si avvicinò a lei e la baciò sulla guancia.

-Gra... grazie Bernard-, rispose Bella, arrossendo. Potevo sentire l’odore del suo sangue dolcissimo affluito alla sua pelle, anche da dove ero nascosto. Anche se la rabbia, le domande e il panico mi stavano strizzando l’anima e il cervello in una morsa letale.

-Bella... scappa con me: lasciamo perdere questa festa che non fa per noi e andiamo a sbronzarci in una birreria a Mont Martre!-, la voleva portare via...? Ma cosa... ma chi sei Bernard Grandier? Che vuoi da me… e da Bella…

-Oh... Bernard... ecco... Vedi... hai insistito così tanto per farmi partecipare a questa festa che adesso... conciata così, mi vergognerei di infilarmi in un pub! Sarà per un’altra volta, ok?-, indicò il suo abito e sorrise, educatamente, cercando di sviarsela da lui.

-Una cosa sola, Bella...-, Bernard la bloccò tenendole il polso, il tono della voce non più scherzoso, ma serio. Bella lo guardò perplessa e risentita.

-Che altro c’è?-, nella sua voce, una punta d’astio.

-Quel Maxwell... non mi convince... c’è qualcosa di oscuro, in lui... credo che sarebbe meglio se tu... lasciassi perdere...-

Bella fissò il suo polso stretto nella morsa di Bernard, poi lo guardò negli occhi.

-Quello che decido di fare della mia vita, con chi voglio passare il mio tempo, o chi intendo frequentare, Bernard, non deve interessarti. Sono adulta a sufficienza per decidere della mia vita e non credo proprio che tu, o chiunque altro al posto tuo, possa darmi indicazioni in merito-, sfilò la mano dalla stretta dell’infermiere, che si era allentata.

-E comunque, caro Grandier, la verità è che non sono affatto interessata a scappare con te in un pub di Parigi, né di seguirti in assoluto. Finora ho accettato il tuo ridicolo tentativo di corteggiamento ogni giorno che ti incontravo a lavoro: era carino, tu sei carino, ma non fai per me. Non sono interessata a te. Quindi ficcati bene in testa questo semplice concetto: da stasera devi girare alla larga da me e da chi deciderò di frequentare. Sappi che posso essere molto pericolosa, se voglio... non sfidarmi, Bernard, o potresti rimanere scottato...-, si voltò e con un sorriso teatrale si diresse verso il bar.

Grandier rimase immobile e la guardò sfilare davanti a sé: -Lo so che sei pericolosa, Isabella Swan... penso di essere quello che hai bruciato di più, in vita tua... anche se non ricordi nulla del giorno in cui prendesti la mia vita e la riducesti in polvere...-

Non feci in tempo a seguirlo per chiedergli cosa intendesse con le parole che aveva sussurrato tra sé e sé, che altre due colleghe mi scovarono e, ancora, mi obbligarono a brindare con loro.

Non c’era verso che si staccassero da me... mentre io... volevo solo avvicinarmi a Isabella... ma lei era sparita di nuovo…

 

 

***

Bella

***

 

Basta!

 

Afferrai un bicchiere di spumante dal tavolo delle bevande, senza aspettare che il cameriere mi parlasse e lo buttai giù d’un fiato, lasciando che le bollicine solleticassero il mio palato fino al naso. Sentii gli occhi bruciare, ma trattenni le lacrime.

Basta... non era giusto... quella doveva essere la mia serata... la nostra serata… dovevo volare via con la mia mente e rifugiarmi in un sogno che mi facesse dimenticare ancora un po’ dei dieci anni in cui avevo buttato alle ortiche la mia vita, delle speranze illuse, del dolore per la privazione e l’abbandono. Volevo dimenticare i miei figli, morti prima che vedessi una sola volta i loro visini e soprattutto volevo lasciare chiusa in un cassetto, per sempre, Bella Swan e la sua sfiga cosmica.

Io non ero più Bella Swan... Bella era una ragazzina insicura e aveva bisogno di qualcuno la proteggesse, che le indicasse la via... io l’avevo trovata da sola, la mia strada e non intendevo deviare dal tragitto che mi ero dipinta con il sangue della verità e con il sudore della sofferenza di lasciare tutto alle spalle.

Basta...

Era la seconda volta, in meno di due ore, che qualcuno mi diceva di dimenticare Carlisle e di allontanarmi da lui, fuggire e non farmi più trovare.

Avevo chiamato mio padre a casa, per fargli gli auguri di Buon Anno, ma mi aveva risposto Sue: la sua voce sommersa dalle grida di due uomini e una donna che stavano litigando. La conversazione era stata messa in vivavoce e mi ero ritrovata in un istante, con i becchi in testa e il trucco ancora da fare, nel mezzo della mia famiglia, oltreoceano, nell’occhio del ciclone.

Charlie, Leah, Seth e Jacob stavano urlando ciascuno per conto suo: solo il soggetto li univa, e quel soggetto, neanche a sbagliare, ero io: sempre e solo io. Inesorabilmente io e quello che era ‘meglio per me’.

“Dobbiamo dirglielo, deve venire via da quel posto!”, urlava Jacob, “Ancora loro... io speravo che se ne fossero andati per sempre e invece... maledetti!”

“Dovete lasciarla in pace! Bella ha il diritto di fare quello che vuole della sua vita, ha il diritto di scegliere chi avere al suo fianco!”

“Ehi! Per favore, state tranquilli... Mamma, che c’è? Cosa??? Bella è al telefono e... SILENZIO!”

Sentire Seth Clearwater urlare davanti al suo alpha, a sua sorella e al suo nuovo patrigno era un’esperienza unica, inimmaginabile. Sapere che urlava per sovrastare la voce di mio padre, che mi aveva ingannata per dieci anni, del mio ex marito, che mi aveva abbandonata per una nuova compagna e della mia sorellastra licantropa, che mi aveva aiutata a ricordare i vampiri, era quantomeno assurdo...

“Bells... sei tu?”, aveva domandato mio padre, contrito. Mi sembrava di essere lì con loro, nella mia vecchia cucina, con Sue in un angolo, le mani davanti alla bocca, basita per la durezza della discussione cui stava assistendo, per la forza dimostrata da sua figlia, nel sostenere le sue teorie, per la violenza nella voce di Jacob.

“Sì, sono io papà”, avevo risposto piccata, “E mi sembra che stavate proprio parlando di me... si può sapere cos’è successo? Non posso lasciarvi soli una settimana che subito vi scannate come un branco di lupi”, avevo pensato a Jacob, e Seth e Leah e Sam e mi ero data mentalmente della deficiente per il paragone poco felice che avevo usato.

“Bella devi tornare subito a casa! Sei in pericolo laggiù… devi partire subito!”, aveva ringhiato Jacob, avvicinandosi troppo al telefono e mandando in saturazione gli amplificatori. La sua voce era arrivata distorta e spaventosa, come quella di un orco. Non volevo più saperne di orchi e lupi: volevo solo stare con il mio angelo travestito da vampiro, dimenticarmi di quello che avevo sofferto e ricominciare ancora una nuova vita, per l’ultima volta.

“Cosa diavolo è successo stavolta? Cosa c’entro io? Sono a diecimila chilometri di distanza, che volete dalla mia vita? Lasciatemi stare!”, non sapevo che gli era preso, ma ero sbottata a titolo preventivo e perché non volevo ombre sulla mia vita, non più.

“Io non lo so che ha tuo marito, Bella, ha dato di matto quando ha visto l’ultimo numero della rivista di medicina che ti arriva qua a casa… ha visto l’articolo sull’ospedale di Parigi… c’era una tua foto…”

Il primo intervento di by-pass in artroscopia. L’avanguardia del reparto di cardiochirurgia. Il dottor Pineault e il suo staff. Bella Swan, l’anestesista. Carl Maxwell, il secondo. La foto allo staff. I suoi capelli biondi. Gli occhi dorati. Vampiro

Jacob aveva capito tutto: aveva riconosciuto il dottor Cullen, senza dubbio. Jacob voleva impedirmi ancora di stare vicino ad uno di loro. Jacob voleva ancora proteggermi.

Jacob non mi avrebbe rovinato ancora la vita.

“Jacob Black, non è più mio marito! Ficcatevelo bene in testa tutti quanti: Jacob Black mi ha lasciata per un’altra, non è più mio marito! Sono venuta qua perché soffrivo troppo a vederlo con quella lì, speravo di dimenticarti, Jake, mi accontentavo di sopravvivere e invece ho trovato la felicità! E non mi importa se a Jacob Black non va a genio dove lavoro o con chi lavoro. Non mi importa se pensi che la mia vita è ancora in pericolo: mi hai ingannata una volta, mi hai illusa e poi mi hai lasciata nella polvere, adesso la vita è mia! Papà… io so quello che mi avete fatto… so che mi avete voluto proteggere per dieci lunghi anni e per questo mi avete nascosto il mio passato, impedendomi di vivere davvero una vita mia, ma adesso…”, non ce l’avevo fatta a continuare, le parole erano morte nella mia gola e, dall’altra parte, avevo potuto sentire solo i singhiozzi sommessi di Sue, che aveva ascoltato tutto e, probabilmente, aveva anche capito quello che stava succedendo.

“Se tu sei felice, io sono felice e tutti noi saremo sicuri che non correrai più nessun rischio inutile”, aveva detto Leah, spezzando il silenzio, mentre mio padre, basito, aveva staccato la cornetta del telefono e l’aveva portata al suo orecchio, tagliando fuori tutti gli altri dalla conversazione.

“Piccola mia… io…”, voleva scusarsi, il mio papà, ma dieci anni di menzogne non potevano essere cancellati con una sola parola.

“Papà… non dire niente”, stavo per piangere, lo avevo implorato di non parlare. Una parola in più e sarei crollata, sprofondando di nuovo della mia stessa cenere.

“Sei felice, adesso, Bells?”, mi aveva domandato soltanto, con voce rotta dalla commozione.

Avevo sentito il mio cuore accelerare e poi calmarsi, tornare regolare, pulsare con ardore.

“Bells è morta, papà… Ma io… sì, ora sono felice”, gli avevo risposto e lui aveva sospirato.

“Allora… buon Anno Nuovo, Isabella…”, aveva detto semplicemente, poi aveva messo giù.

Non sapevo se mio padre aveva capito qualcosa di quello che era successo. Non avevo mai saputo se fosse mai venuto a conoscenza dell’esistenza dei vampiri e dei licantropi, se sapesse cos’erano davvero i Cullen e se la decisione di tacere quello che avevo perso della mia vita era stata conseguenza di ciò, oppure semplice istinto di protezioni nei confronti di una figlia spezzata. Non lo sapevo se aveva mai scoperto come mi ero ridotta a Tampa e come, lentamente, ero riemersa dal tunnel, per poi ricaderci soffrendo come un cane, a causa di Jake. Non sapevo neanche se, prima di quella telefonata, lui avesse riconosciuto Carlisle Cullen nella foto.

Sapevo solo che, finalmente, avevo riacquistato un padre, chiuso il conto in sospeso con un uomo che nella mia vita aveva significato l’alba e il tramonto di un amore e confermato la presenza di una sorella accanto a me.

Sapevo solo che, d’ora innanzi, non mi sarei vergognata di stare con un vampiro. D’ora innanzi Bella Swan ‘la sofferente’, era morta e, con lei, tutte le sue paure e le sue vergogne.

 

Ero riuscita a calmarmi, finire di prepararmi, vestirmi, truccarmi e finalmente ero giunta al luogo in cui lui mi stava aspettando: l’interruzione di Bernard era stata semplicemente la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.

 

Lasciai il bicchiere sul bancone e ne presi un altro: dovevo trovare subito Carl, oppure sarei sprofondata nella depressione più nera. Lo cercai intorno con occhi avidi e speranzosi, incrociando gli sguardi di colleghi che, ad una prima occhiata, sembravano non avermi riconosciuta, per poi tornare a sorridermi, in evidente stato di compiacimento.

Mi diressi verso l’interno, dove c’erano dei divanetti appartati, con l’intento di aspettarlo lì: forse era stato trattenuto a lavoro, oppure la sua caccia era stata più lunga del previsto.

Dove sei, Carl?







 

PS: Ah, io non so se ho scritto una cavolata circa l'operazione riportata sulla rivista medica che Jacob legge a casa di Charlie, né so se il Jules Verne ha una terrazza!!! Ve lo farò sapere, però... ihihih! :-P

***

 ... to be continued...

 

***

Disclaimer: i personaggi e gli argomenti trattati appartengono totalmente a S. Meyer. La storia è di mia fantasia e non intende paragonarsi a quella concepita e pubblicata da S. Meyer.

***

Twilight, New Moon, Bella Swan, i Cullen, i Volturi, Stefan e Vlad, il Clan di Denali, il Wolf Pack dei Quileute sono copyright di Stephenie Meyer. © Tutti i diritti riservati.

La storia narrata di 'Proibito', le circostanze e quanto non appartiene a Stephenie Meyer è di invenzione dell'autrice della storia che è consapevole e concorde a che la fanfic venga pubblicata su questo sito. Prima di scaricare i files che la compongono, ricordate che non è consentito né il loro uso pubblico, né pubblicarli altrove, né la modifica integrale o di parti di essi, specialmente senza permesso! Ogni violazione sarà segnalata al sito che ospita il plagio e verrà fatta rimuovere.
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Molte grazie a chi ha commentato lo scorso capitolo!!! ^__^

Recensione di sarapastu, fatta il 09/06/2009 - 07:18PM sul capitolo 63: 59 - Prepararsi al salto nel vuoto - Alice - Firmata
Saretta! Grazie per la recensione! La visione di Alice si è spenta con Ed che ha desistito dallo scappare da Volterra... ma non so se si è davvero rassegnato... ihih! Spero che questo piccolo capitolo ti sia piaciuto!!! un abbraccio e a presto! (e vediamo chi vince la gara!!! :-P :-( )
Recensione di eka, fatta il 08/06/2009 - 03:04PM sul capitolo 63: 59 - Prepararsi al salto nel vuoto - Alice - Firmata
Desoleé, ma non ci sono filmini con le mie cadute (spero!!!) Il dolore per la caduta è quasi passato, il livido no: ma ora mi fa più male l'ultimo acquisto, cioè una bruciatura su un braccio... LOURDESSSS!!!! I capitoli biblici c'erano, ma così il ritmo è più serrato e credo sia meglio x la storia! Fammi sapere alla fine della storia se ti vestirai con un sacco... e dammi il link del filmato youtube che lo immortala! Grazie x la recens e a presto!!
Recensione di Angie Cow, fatta il 07/06/2009 - 11:39PM sul capitolo 63: 59 - Prepararsi al salto nel vuoto - Alice - Firmata
Quaqqueggi??? Oh My God!!! °__°;;  Sto sempre più dandomi da fare per guadagnare lo scettro di Bella del reame... sigh! Grazie per la tua recensione, o quaqqueggiatrice folle!!! :-P Non è che magari.. che ne so... muggisci pure, visto il tuo nick? :-P Ciao!
Recensione di perlapeppa, fatta il 07/06/2009 - 10:39PM sul capitolo 63: 59 - Prepararsi al salto nel vuoto - Alice - Firmata
Come sempre posso contare su di te e sulle tue recensioni vispe e fortissime! In questa storia Edward è distrutto... diciamo che ho voluto scrivere qua quello che la Meyer ci ha taciuto, circa il periodo in cui lascia Bella in New Moon... Vedremo se e quanti scopi riuscirà a realizzare Alice... vedremo, vedremo... con calma lo scoprirete!!!  Ti ringrazio per le tue parole e la comprensione per il mio periodo incasinatissimo! Un bacino! 

 

 



Un abbraccio a tutti e grazie davvero di cuore!

♥♥♥

Ciao a tutti quelli che mi seguono E recensiscono e... 

(cambio slogan)

Il Signore disse:

andate e moltiplicatevi...

... e moltiplicatevi!!!

A tutti gli altri:

CORAGGIO!!!!

A ME FA PIACERE SCRIVERE PER LA VOSTRA GIOIA,

MA NON MERITANO UN PO' DI GIOIA ANCHE GLI SCRITTORI?

Ciao e cmq grazie! 

 

 

   
 
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