PROIBITO
Preparo
questo capitolo in anticipo, ho appena pubblicato il 59: questo ad
indicarvi che VOGLIO pubblicare, anche contro il tempo crudele e le
scadenze pressanti!Peròòòò... VI CONTROLLO COMUNQUE PER LE RECENSIONI, EH!!!! :-P
Bacini a tutte e... andiamo avanti con questo giallone Dan Brown style! (ora mi monto la panna in testa!)
OH: ho lasciato dei commenti alle vostre amorose recensioni!!! Grazie come sempre e... okkio che tra un po' finirete nella teca degli animali estinti! ;-)
60 - Tour Eiffel, deuxième étage - Carl & Bella
***
Carl
***
Basta segreti...
D’accordo,
Bella:
basta segreti. Ti rivelerò tutto stanotte, sarò il tuo principe e ti
attenderò
a questa ridicola festa, fingendo di bere champagne e di fare
conversazione. Ma
quando tu arriverai, ti rapirò e ti aprirò il mio cuore. Non voglio che
esista
più alcun segreto, nessun ostacolo, nessuna nuvola sulla nostra storia.
Voglio
solo,
finalmente, sentirti mia...
Dlin!
L’ascensore
si
fermò all’ultimo piano della grandiosa Tour Eiffel: il ristorante Jules
Verne
era stato trasformato, spostando i tavolini dal centro della sala e
creando
un’ampia area per ballare. Dalle parti, qua e là, c’erano poltroncine
attorno a
tavolini bassi. In un angolo, sotto al gonfalone della Croce Rossa e
dell’Ospedale, era stato allestito il banchetto: avevano fatto le cose
in
grande, con ostriche e caviale, tartine alla spuma di salmone e di
spigola.
Nelle coppe veniva servito champagne Mumm o, in alternativa, cocktail
alla
frutta. C’era persino una piccola orchestra che suonava lenta musica
jazz; le
luci basse e, in basso, oltre la balaustra della terrazza, la
scintillante
Parigi, pronta alla mezzanotte.
Cercai
un angolo
dove aspettarla, un posto tranquillo e appartato, in cui non avrei
dovuto
fingere di bere, badando che gli altri non si accorgessero che il
livello nella
mia coppa non calava o che non stavo mangiando. Un posto che mi avesse
permesso
di controllare l’ascensore, da cui, da un momento all’altro, lei
sarebbe
apparsa.
Attraversai
la
grande sala e decisi di uscire sulla terrazza: da lì, oltre la vetrata,
potevo
respirare l’aria di Parigi e sognare un po’, come se fossi stato
davvero un
uomo di trentanni, che stava aspettando la donna che amava. Sospirai e,
quando
me ne resi conto, sorrisi: in fondo ero molto più umano di quanto il
mio corpo
di vampiro non riuscisse a nascondere.
Fui
raggiunto da
alcuni colleghi, incuriositi dal panorama della città vista dall’alto.
Ne
riconobbi solo alcuni: probabilmente avevano con loro le rispettive
mogli, o i
mariti.
-Ciao
Carl!-, mi
salutò Sandrine, una delle infermiere del reparto degenza, che ogni
tanto mi
ronzava attorno: nessun marito, con lei, ma altre due dipendenti
dell’ospedale,
una receptionist e quella del bar.
Le
salutai con un
cenno della mano e sorrisi loro: avrei preferito restare da solo, ma
loro, insistenti,
mi raggiunsero e in un batter d’occhio tra le mie mani comparve una
coppa di
champagne.
-Cin
Cin-,
trillarono le tre donne, facendo tintinnare le loro coppe con la mia.
Non
volevo bere, non volevo sentire altro sapore sulle mie labbra oltre a
quello
della bocca di Isabella...
-Cin
Cin-,
risposi, perché ero troppo educato e sottomesso al decoro per non
imitarle.
Buttai
giù un
sorso che bruciò nella mia bocca come fuoco, lasciandomi la lingua
solleticante
per le bollicine sgradevoli. Ne ingoiai un altro, prima che andassero
via.
-Ma
che aveva il
dottore?-
-Sembrava
stanco-
-No,
forse stava
aspettando qualcuno...-
I
loro bisbigli
erano urla per le mie orecchie: scossi la testa e poggiai il bicchiere
su un
tavolino di vimini là vicino.
Lo
sentii avvicinarsi
tardi: si era mosso in silenzio, come se fosse abituato ad apparire
dall’ombra.
-Dottor
Maxwell...
cosa ci fa qua da solo?-, disse Bernard Grandier piuttosto sopreso e
sardonico.
-Non
ci davamo del
tu, Bernard?-, gli risposi, sorridendo, -E’ una serata tranquilla...
non fa
troppo freddo-, osservai al vento, buttando lì il discorso, -Si sta
bene qua
fuori-
Si
appoggiò alla
balaustra: indossava uno smoking come il mio, ma aveva scelto gli
accessori
rossi, come andavano di moda quell’inverno.
-Stavi
bevendo champagne?-,
mi domandò, vedendo il mio bicchiere.
-Già...
sono stato
costretto dalle nostre colleghe...-, scherzai. C’era qualcosa di
strano,
nell’aria e non ero certo che riguardasse la nostra piccola bagarre per
Bella.
-Complimenti-,
mi
disse, fissando i suoi occhi castani nei miei. Il suo sguardo bucava
come un
punteruolo infuocato.
-Per
cosa?-,
domandai, a disagio.
-Per
esserci
riuscito... non credevo che... riuscissi a farlo-, disse indicando la
coppa di
champagne. Sentii un brivido scorrere lungo la mia schiena e fermarsi
sulla
nuca, su cui rimase un formicolio denso di panico.
-Pensavi
fossi
astemio? Io?-, risposi facendo il gradasso. Presi la coppa e la tirai
giù tutta
d’un fiato. In quel momento fui felice forse per la prima volta che noi
vampiri
non potevamo piangere, anche se a me era successo, quella volta con
Bella...
Faceva schifo... bruciava come olio bollente e faceva schifo.
-Ehi!
Non è
necessario che mi dimostri che sei in grado di farlo, Carl... Lo so che
si può
fare... solo che... a me faceva troppo schifo-, mi guardò e deglutì. Lo
feci
anch’io.
Cosa stai cercando di dire, Bernard
Grandier?
-E’
un Mumm...
direi che è piuttosto buono come champagne...-, signore e signori, ecco
a voi
la pantomima del vampiro chiuso in trappola dall’umano.
-E’
champagne... è sufficiente
quello...-,
si spostò dalla balaustra e si mise davanti a me.
I
miei sensi erano
all’erta, un ringhio premeva per uscire dalle mie labbra, i miei
occhi...
dovevo stare calmo, non dovevo permettere che quella sensazione di
braccamento
mutasse il colore dei miei occhi... non dovevo permettere che lui
capisse
che...
-E’
proprio un
peccato non esserci conosciuti in un altro tempo, in un altro luogo. E’
un
peccato che tu sia così interessato a Isabella Swan... non sono sicuro
che
certe persone gradirebbero sapere che sei qua... e che la stai spiando-
Sicuramente
avevo
sentito male. Era stato quel liquido infernale che aveva offuscato la
mia mente
e mi aveva fatto immaginare tutto... sicuramente non era così che...
-Oppure
sono io
che non gradirei sapere che la fiducia riposta in me è stata così
biecamente
tradita, mettendo una guardia alla guardia...-
Mi
spostai di
lato, perché non volevo stare con le spalle al muro, cercai di
contenere il
vampiro che ero e di lasciar sfogare solo l’uomo, inbestialito dalle
accuse e
dai discorsi criptici che quell’infermiere mi stava rivolgendo.
-Scappi,
Dottor
Maxwell?-, domandò, sempre minaccioso.
-Hai
bevuto,
Grandier... Tu vaneggi...-, o se non lo hai fatto, noi due abbiamo un
grosso
problema da risolvere...
-Io
non vaneggio
affatto... Voglio solo che tu assorba questo concetto: sforzati di
stare alla
larga da Isabella Swan... lo dico anche per il tuo bene, sai!-,
sghignazzò, poi
si avvicinò ancora a me ed estrasse dalla tasca un accendino d’acciaio:
-Noi ci teniamo alla tua salute,
Dottor
Maxwell...-, lo aprì e azionò la fiamma a pochi centimetri da me.
Trattenni
il
respiro: tutto, ma il fuoco no... non senza aver prima rivisto Bella
per
l’ultima volta...
In
quel momento si
aprì la porta dell’ascensore e ne uscì lei.
-Stavolta
ti è
andata bene... Ma ricordati il mio consiglio... Carl-,
terminò Bernard,
accendendosi davanti alla mia faccia una sigaretta comparsa dal nulla
nelle sue
mani. Poi si allontanò da me, passò davanti ai tavolini ed arrivò
davanti agli
ascensori, dove Isabella, mi cercava con sguardo preoccupato.
-Sei
bellissima...-, lo sentii dire alla mia amata, poi si avvicinò a lei e
la baciò
sulla guancia.
-Gra...
grazie
Bernard-, rispose Bella, arrossendo. Potevo sentire l’odore del suo
sangue
dolcissimo affluito alla sua pelle, anche da dove ero nascosto. Anche
se la
rabbia, le domande e il panico mi stavano strizzando l’anima e il
cervello in
una morsa letale.
-Bella...
scappa
con me: lasciamo perdere questa festa che non fa per noi e andiamo a
sbronzarci
in una birreria a Mont Martre!-, la voleva portare via...? Ma cosa... ma
chi
sei Bernard Grandier? Che vuoi da me… e da Bella…
-Oh...
Bernard...
ecco... Vedi... hai insistito così tanto per farmi partecipare a questa
festa
che adesso... conciata così, mi vergognerei di infilarmi in un pub!
Sarà per
un’altra volta, ok?-, indicò il suo abito e sorrise, educatamente,
cercando di
sviarsela da lui.
-Una
cosa sola,
Bella...-, Bernard la bloccò tenendole il polso, il tono della voce non
più
scherzoso, ma serio. Bella lo guardò perplessa e risentita.
-Che
altro c’è?-,
nella sua voce, una punta d’astio.
-Quel
Maxwell... non
mi convince... c’è qualcosa di oscuro, in lui...
credo che sarebbe
meglio se tu... lasciassi perdere...-
Bella
fissò il suo
polso stretto nella morsa di Bernard, poi lo guardò negli occhi.
-Quello
che decido
di fare della mia vita, con chi voglio passare il mio tempo, o chi
intendo
frequentare, Bernard, non deve interessarti. Sono adulta a sufficienza
per
decidere della mia vita e non credo proprio che tu, o chiunque altro al
posto
tuo, possa darmi indicazioni in merito-, sfilò la mano dalla stretta
dell’infermiere,
che si era allentata.
-E
comunque, caro
Grandier, la verità è che non sono affatto interessata a scappare con
te in un
pub di Parigi, né di seguirti in assoluto. Finora ho accettato il tuo
ridicolo
tentativo di corteggiamento ogni giorno che ti incontravo a lavoro: era
carino,
tu sei carino, ma non fai per me. Non sono
interessata a te. Quindi
ficcati bene in testa questo semplice concetto: da stasera devi girare
alla
larga da me e da chi deciderò di frequentare. Sappi che posso essere
molto pericolosa,
se voglio... non sfidarmi, Bernard, o potresti rimanere scottato...-,
si voltò
e con un sorriso teatrale si diresse verso il bar.
Grandier
rimase
immobile e la guardò sfilare davanti a sé: -Lo so che sei pericolosa,
Isabella
Swan... penso di essere quello che hai bruciato di più, in vita tua...
anche se
non ricordi nulla del giorno in cui prendesti la mia vita e la
riducesti in
polvere...-
Non
feci in tempo
a seguirlo per chiedergli cosa intendesse con le parole che aveva
sussurrato
tra sé e sé, che altre due colleghe mi scovarono e, ancora, mi
obbligarono a
brindare con loro.
Non
c’era verso
che si staccassero da me... mentre io... volevo solo avvicinarmi a
Isabella...
ma lei era sparita di nuovo…
***
Bella
***
Basta!
Afferrai
un bicchiere di spumante dal tavolo
delle bevande, senza aspettare che il cameriere mi parlasse e lo buttai
giù
d’un fiato, lasciando che le bollicine solleticassero il mio palato
fino al
naso. Sentii gli occhi bruciare, ma trattenni le lacrime.
Basta...
non era giusto... quella doveva
essere la mia serata... la nostra serata…
dovevo volare via con la mia mente e rifugiarmi in un sogno che mi
facesse
dimenticare ancora un po’ dei dieci anni in cui avevo buttato alle
ortiche la
mia vita, delle speranze illuse, del dolore per la privazione e
l’abbandono.
Volevo dimenticare i miei figli, morti prima che vedessi una sola volta
i loro
visini e soprattutto volevo lasciare chiusa in un cassetto, per sempre,
Bella
Swan e la sua sfiga cosmica.
Io
non ero più Bella Swan... Bella era una
ragazzina insicura e aveva bisogno di qualcuno la proteggesse, che le
indicasse
la via... io l’avevo trovata da sola, la mia strada e non intendevo
deviare dal
tragitto che mi ero dipinta con il sangue della verità e con il sudore
della
sofferenza di lasciare tutto alle spalle.
Basta...
Era
la seconda volta, in meno di due ore,
che qualcuno mi diceva di dimenticare Carlisle e di allontanarmi da
lui,
fuggire e non farmi più trovare.
Avevo
chiamato mio padre a casa, per fargli
gli auguri di Buon Anno, ma mi aveva risposto Sue: la sua voce sommersa
dalle
grida di due uomini e una donna che stavano litigando. La conversazione
era
stata messa in vivavoce e mi ero ritrovata in un istante, con i becchi
in testa
e il trucco ancora da fare, nel mezzo della mia famiglia, oltreoceano,
nell’occhio
del ciclone.
Charlie,
Leah, Seth e Jacob stavano urlando
ciascuno per conto suo: solo il soggetto li univa, e quel soggetto,
neanche a
sbagliare, ero io: sempre e solo io. Inesorabilmente io e quello che
era
‘meglio per me’.
“Dobbiamo
dirglielo, deve venire via da quel
posto!”, urlava Jacob, “Ancora loro... io speravo che se ne fossero
andati per
sempre e invece... maledetti!”
“Dovete
lasciarla in pace! Bella ha il
diritto di fare quello che vuole della sua vita, ha il diritto di
scegliere chi
avere al suo fianco!”
“Ehi!
Per favore, state tranquilli... Mamma,
che c’è? Cosa??? Bella è al telefono e... SILENZIO!”
Sentire
Seth Clearwater urlare davanti al
suo alpha, a sua sorella e al suo nuovo patrigno era un’esperienza
unica,
inimmaginabile. Sapere che urlava per sovrastare la voce di mio padre,
che mi
aveva ingannata per dieci anni, del mio ex marito, che mi aveva
abbandonata per
una nuova compagna e della mia sorellastra licantropa, che mi aveva
aiutata a
ricordare i vampiri, era quantomeno assurdo...
“Bells...
sei tu?”, aveva domandato mio
padre, contrito. Mi sembrava di essere lì con loro, nella mia vecchia
cucina,
con Sue in un angolo, le mani davanti alla bocca, basita per la durezza
della
discussione cui stava assistendo, per la forza dimostrata da sua
figlia, nel
sostenere le sue teorie, per la violenza nella voce di Jacob.
“Sì,
sono io papà”, avevo risposto piccata,
“E mi sembra che stavate proprio parlando di me... si può sapere cos’è
successo? Non posso lasciarvi soli una settimana che subito vi scannate
come un
branco di lupi”, avevo pensato a Jacob, e Seth e Leah e Sam e mi ero
data
mentalmente della deficiente per il paragone poco felice che avevo
usato.
“Bella
devi tornare subito a casa! Sei in
pericolo laggiù… devi partire subito!”, aveva ringhiato Jacob,
avvicinandosi
troppo al telefono e mandando in saturazione gli amplificatori. La sua
voce era
arrivata distorta e spaventosa, come quella di un orco. Non volevo più
saperne
di orchi e lupi: volevo solo stare con il mio angelo travestito da
vampiro,
dimenticarmi di quello che avevo sofferto e ricominciare ancora una
nuova vita,
per l’ultima volta.
“Cosa
diavolo è successo stavolta? Cosa
c’entro io? Sono a
diecimila chilometri di distanza, che volete dalla mia vita? Lasciatemi
stare!”, non sapevo che gli era preso, ma ero sbottata a titolo
preventivo e
perché non volevo ombre sulla mia vita, non più.
“Io
non lo so che ha tuo marito, Bella, ha
dato di matto quando ha visto l’ultimo numero della rivista di medicina
che ti
arriva qua a casa… ha visto l’articolo sull’ospedale di Parigi… c’era
una tua
foto…”
Il
primo intervento di by-pass in
artroscopia. L’avanguardia del reparto di cardiochirurgia. Il dottor
Pineault e
il suo staff. Bella Swan, l’anestesista. Carl Maxwell, il secondo. La
foto allo
staff. I suoi capelli biondi. Gli occhi dorati. Vampiro…
Jacob
aveva capito tutto: aveva riconosciuto
il dottor Cullen, senza dubbio. Jacob voleva impedirmi ancora di stare
vicino
ad uno di loro. Jacob voleva ancora proteggermi.
Jacob
non mi avrebbe rovinato ancora la
vita.
“Jacob
Black, non è più mio marito!
Ficcatevelo bene in testa tutti quanti: Jacob Black mi ha lasciata per
un’altra, non è più mio marito! Sono venuta qua perché soffrivo troppo
a
vederlo con quella lì, speravo di dimenticarti, Jake, mi accontentavo
di
sopravvivere e invece ho trovato la felicità! E non mi importa se a
Jacob Black
non va a genio dove lavoro o con chi
lavoro. Non mi importa se pensi che la mia vita è ancora in pericolo:
mi hai
ingannata una volta, mi hai illusa e poi mi hai lasciata nella polvere,
adesso
la vita è mia! Papà… io so quello che mi avete fatto… so che mi avete
voluto
proteggere per dieci lunghi anni e per questo mi avete nascosto il mio
passato,
impedendomi di vivere davvero una vita mia, ma adesso…”, non ce l’avevo
fatta a
continuare, le parole erano morte nella mia gola e, dall’altra parte,
avevo potuto
sentire solo i singhiozzi sommessi di Sue, che aveva ascoltato tutto e,
probabilmente, aveva anche capito quello che stava succedendo.
“Se
tu sei felice, io sono felice e tutti
noi saremo sicuri che non correrai più nessun rischio inutile”, aveva
detto
Leah, spezzando il silenzio, mentre mio padre, basito, aveva staccato
la
cornetta del telefono e l’aveva portata al suo orecchio, tagliando
fuori tutti
gli altri dalla conversazione.
“Piccola
mia… io…”, voleva scusarsi, il mio
papà, ma dieci anni di menzogne non potevano essere cancellati con una
sola
parola.
“Papà…
non dire niente”, stavo per piangere,
lo avevo implorato di non parlare. Una parola in più e sarei crollata,
sprofondando
di nuovo della mia stessa cenere.
“Sei
felice, adesso, Bells?”, mi aveva
domandato soltanto, con voce rotta dalla commozione.
Avevo
sentito il mio cuore accelerare e poi
calmarsi, tornare regolare, pulsare con ardore.
“Bells
è morta, papà… Ma io… sì, ora sono
felice”, gli avevo risposto e lui aveva sospirato.
“Allora…
buon Anno Nuovo, Isabella…”, aveva
detto semplicemente, poi aveva messo giù.
Non
sapevo se mio padre aveva capito
qualcosa di quello che era successo. Non avevo mai saputo se fosse mai
venuto a
conoscenza dell’esistenza dei vampiri e dei licantropi, se sapesse
cos’erano
davvero i Cullen e se la decisione di tacere quello che avevo perso
della mia
vita era stata conseguenza di ciò, oppure semplice istinto di
protezioni nei
confronti di una figlia spezzata. Non lo sapevo se aveva mai scoperto
come mi
ero ridotta a Tampa e come, lentamente, ero riemersa dal tunnel, per
poi
ricaderci soffrendo come un cane, a causa di Jake. Non sapevo neanche
se, prima
di quella telefonata, lui avesse riconosciuto Carlisle Cullen nella
foto.
Sapevo
solo che, finalmente, avevo
riacquistato un padre, chiuso il conto in sospeso con un uomo che nella
mia
vita aveva significato l’alba e il tramonto di un amore e confermato la
presenza di una sorella accanto a me.
Sapevo
solo che, d’ora innanzi, non mi sarei
vergognata di stare con un vampiro. D’ora innanzi Bella Swan ‘la
sofferente’,
era morta e, con lei, tutte le sue paure e le sue vergogne.
Ero
riuscita a calmarmi, finire di
prepararmi, vestirmi, truccarmi e finalmente ero giunta al luogo in cui
lui mi stava aspettando:
l’interruzione
di Bernard era stata semplicemente la goccia che aveva fatto traboccare
il
vaso.
Lasciai
il bicchiere sul bancone e ne presi
un altro: dovevo trovare subito Carl, oppure sarei sprofondata nella
depressione più nera. Lo cercai intorno con occhi avidi e speranzosi,
incrociando gli sguardi di colleghi che, ad una prima occhiata,
sembravano non
avermi riconosciuta, per poi tornare a sorridermi, in evidente stato di
compiacimento.
Mi
diressi verso l’interno, dove c’erano dei
divanetti appartati, con l’intento di aspettarlo lì: forse era stato
trattenuto
a lavoro, oppure la sua caccia era stata più lunga del previsto.
Dove sei,
Carl?
Disclaimer: i personaggi e gli argomenti trattati appartengono totalmente a S. Meyer. La storia è di mia fantasia e non intende paragonarsi a quella concepita e pubblicata da S. Meyer.
***
Twilight, New Moon, Bella Swan, i Cullen, i Volturi, Stefan e Vlad, il Clan di Denali, il Wolf Pack dei Quileute sono copyright di Stephenie Meyer. © Tutti i diritti riservati.
La
storia
narrata di 'Proibito', le circostanze e quanto non appartiene a
Stephenie Meyer è di invenzione dell'autrice della storia che è
consapevole e concorde a che la fanfic venga pubblicata su
questo sito. Prima di scaricare i files che la compongono, ricordate
che non è consentito
né il loro uso pubblico, né pubblicarli altrove, né la modifica
integrale o di parti di essi, specialmente senza
permesso! Ogni violazione sarà segnalata al sito che ospita il plagio e
verrà fatta rimuovere.
© 'Proibito' Tutti i diritti riservati.
Recensione di sarapastu,
fatta il 09/06/2009 - 07:18PM sul capitolo 63:
59 - Prepararsi al salto nel vuoto - Alice - Firmata
Saretta! Grazie per la recensione! La visione di Alice si è spenta con Ed che ha desistito dallo scappare da Volterra... ma non so se si è davvero rassegnato... ihih! Spero che questo piccolo capitolo ti sia piaciuto!!! un abbraccio e a presto! (e vediamo chi vince la gara!!! :-P :-( ) |
Recensione di eka,
fatta il 08/06/2009 - 03:04PM sul capitolo 63:
59 - Prepararsi al salto nel vuoto - Alice - Firmata
Desoleé, ma non ci sono filmini con le mie cadute (spero!!!) Il dolore per la caduta è quasi passato, il livido no: ma ora mi fa più male l'ultimo acquisto, cioè una bruciatura su un braccio... LOURDESSSS!!!! I capitoli biblici c'erano, ma così il ritmo è più serrato e credo sia meglio x la storia! Fammi sapere alla fine della storia se ti vestirai con un sacco... e dammi il link del filmato youtube che lo immortala! Grazie x la recens e a presto!! |
Recensione di Angie
Cow, fatta il 07/06/2009 - 11:39PM
sul capitolo 63: 59 - Prepararsi al salto nel vuoto - Alice
- Firmata
Quaqqueggi??? Oh My God!!! °__°;; Sto sempre più dandomi da fare per guadagnare lo scettro di Bella del reame... sigh! Grazie per la tua recensione, o quaqqueggiatrice folle!!! :-P Non è che magari.. che ne so... muggisci pure, visto il tuo nick? :-P Ciao! |
Recensione di perlapeppa,
fatta il 07/06/2009 - 10:39PM sul capitolo 63:
59 - Prepararsi al salto nel vuoto - Alice - Firmata
Come sempre posso contare su di te e sulle tue recensioni vispe e fortissime! In questa storia Edward è distrutto... diciamo che ho voluto scrivere qua quello che la Meyer ci ha taciuto, circa il periodo in cui lascia Bella in New Moon... Vedremo se e quanti scopi riuscirà a realizzare Alice... vedremo, vedremo... con calma lo scoprirete!!! Ti ringrazio per le tue parole e la comprensione per il mio periodo incasinatissimo! Un bacino! |
Un abbraccio a tutti e grazie davvero di cuore!
♥♥♥
Ciao a tutti quelli che mi seguono E recensiscono e...
(cambio slogan)
Il Signore disse:
andate e moltiplicatevi...
A tutti gli altri:
CORAGGIO!!!!
A ME FA PIACERE SCRIVERE PER LA VOSTRA GIOIA,
MA NON MERITANO UN PO' DI GIOIA ANCHE GLI SCRITTORI?
Ciao e cmq grazie!