Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Rinalamisteriosa    19/05/2017    1 recensioni
In verità era stato Armin a suggerirle un modo avveduto per placare la morbosa ossessione e la sottile ansia che covava dentro.
Egoisticamente, Mikasa aveva preso per sé un certo incarico a discapito dei propri sentimenti, poiché se c’era di mezzo il suo bene avrebbe fatto qualunque cosa, anche la più riprovevole, pur di proteggerlo, di saperlo al sicuro.

[Mikasa POV | Presenza di piccoli spoiler per chi segue solo l'anime]
{Ha partecipato al contest “Dillo… con una canzone!” indetto da Shanna_GrifthiterinEvil sul forum di EFP}
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eren Jaeger, Mikasa Ackerman
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Nome forum \ EFP: Rinalamisteriosa
Fandom scelto (+ship): L’attacco dei Giganti (+EreMika poco accennata)
Canzone scelta: Lost in you – Three Days Grace
Avvertimenti: Spoiler

Rating: Verde

Note: Ha partecipato al contest (ormai nullo) “Dillo… con una canzone!” indetto da Shanna_GrifthiterinEvil sul forum di EFP.

Breve one-shot introspettiva e con un pizzico di azione di 992 parole (escluse le citazioni). Il punto di vista è principalmente quello di Mikasa e questo è un omaggio che le feci verso la fine del 2015. Mi sono decisa soltanto adesso a concedere alla storiella una seconda possibilità, esatto >.<

Per dare alla scena descritta una collocazione all’interno del manga, direi che viene prima dei capitoli dedicati al ritorno a Shiganshina (che vanno dal 73 in poi, se non ricordo male).

Ci sono piccoli spoiler per chi segue solo l’anime, ma nulla di che.

Spero che la caratterizzazione sia giusta e che vi piaccia almeno un pochino xD in verità non ho ancora scritto sui miei personaggi preferiti di SnK, ma vedere la nuova stagione dell’anime mi sta spronando a provarci, perciò prossimamente potrei fare un’altra capatina in questo fandom :D

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

{I’ll get lost

If you want me to

Somehow I found

A way to get lost in you}

 

 

 

 

 

In verità era stato Armin a suggerirle un modo avveduto per placare la morbosa ossessione e la sottile ansia che covava dentro.

Egoisticamente, Mikasa aveva preso per sé un certo incarico a discapito dei propri sentimenti, poiché se c’era di mezzo il suo bene avrebbe fatto qualunque cosa, anche la più riprovevole, pur di proteggerlo, di saperlo al sicuro.

In passato si era fidata di Eren, ma era giunta a un momento nella vita in cui la fiducia da sola non bastava, perciò le occorrevano delle prove concrete e rassicuranti.

Voleva semplicemente sincerarsi, essere sicura del fatto che non si sarebbe fatto ingoiare da quei mostri osceni o – peggio – ammazzare, che riuscisse a difendersi anche senza di lei. Doveva evitare che dei bastardi traditori lo rapissero un’altra volta.

Così gli aveva proposto un allenamento extra, dove confrontarsi non soltanto nel combattimento corpo a corpo, ma anche nell’uso delle spade. Reclute e superiori non esageravano affatto quando sostenevano che lei fosse una vera maestra in entrambe le tecniche, aveva un invidiabile talento innato e padroneggiava alla perfezione, con indiscutibile fluidità, il movimento tridimensionale.

Tuttavia, in questo caso, trattandosi di puro esercizio, avrebbero utilizzato due bastoni altrimenti inservibili.

Per fortuna Eren non si era opposto minimamente, non aveva fatto storie come al solito, ma aveva accettato con serenità di dedicare un po’ del suo tempo libero a esercitarsi insieme a Mikasa. Tra spedizioni fuori dalle mura, riunioni strategiche, tentativi di controllare le capacità da titano e ore di sonno, quello non era poi molto. L’avrebbe impiegato insieme a colei che, probabilmente, non avrebbe mai finito di sorprenderlo. L’adattamento e le abilità individuali, notevoli e degne di lode se si considerava la giovane età, le avevano permesso di andare avanti a testa alta, di non trovarsi quasi mai impreparata di fronte a nulla. La postura rigida, l’espressione fredda e apparentemente impassibile, la camminata marziale e la poca femminilità colpivano profondamente chi la guardava.

Raggiunsero insieme un ambiente preciso, una cavità abbandonata all’interno di una miniera usata dall’esercito in casi estremi, con travi di legno a fare da sostegno, con pareti e pavimento fatti interamente di roccia.

Alla luce vivida delle torce fissate con dei sostegni in alcuni punti, i due ragazzi si sfilarono i mantelli con lo stemma emblematico della Legione Esplorativa, li ripiegarono e li lasciarono a terra, fuori dal perimetro fissato per loro.

Assunsero la posizione di guardia, bastoni in mano.

Lei teneva la consueta posa irremovibile e l’espressione apparentemente distaccata, era difficile capire da quale angolazione avrebbe iniziato, ma Eren decise di seguire ugualmente il suo istinto.

Il ragazzo scattò in avanti e le due spade improvvisate cozzarono l’una contro l’altra, fino a respingersi.

Mikasa si mostrò fredda e implacabile, ma era soltanto apparenza, non riusciva a ignorare il turbinio di emozioni che le scuoteva l’animo. Provava paura, apprensione, egoismo e non solo.

Era fiera di lui, ma l’idea di perderlo, di vederlo allontanarsi sempre di più e di non poter stare al suo fianco sembrava ormai radicata nel suo essere.

Lo disarmò in poche mosse e immediatamente lo provocò, gli fece notare che non si stava impegnando quanto invece avrebbe dovuto.

Allora Eren raccolse l’arma e riprese lo scontro con più impeto e determinazione.

 

 

Parare, schivare, affondare, incassare.

Era una successione continua e rapida di azioni da parte di entrambi.

Mentre i due bastoni si incrociavano in una lotta ferrata, lui digrignò i denti, senza abbandonare quell’espressione ostinata e quello sguardo che bruciava di determinazione, giustizia e libertà.

Quegli occhi chiari in passato le avevano permesso di destarsi da un sonno pacifico ed effimero per spalancare i propri alla crudele realtà.

Quel fuoco indomito l’aveva spinta a reagire prontamente, in modo istintivo e feroce, proprio quando era più scossa per la perdita dei suoi genitori, con una tale forza che non credeva di possedere. Era la forza di chi voleva sopravvivere a qualunque costo in un mondo spietato e ingiusto, eppure splendido, immenso e ricco di luoghi sconosciuti da scoprire.

Col tempo Mikasa aveva imparato a convivere con questo talento naturale e a farne uso esclusivamente per proteggere la sua nuova famiglia.

Quando finalmente, in un attimo di distrazione dovuto ai ricordi, la disarmò, Eren quasi non ci credeva.

Cercò di capire se l’avesse fatto apposta, però la vide stupita, che non fingeva e che respirava anche lei con affanno.

Quindi lui volle esultare per la vittoria, forse la prima dopo anni in cui faceva confronti e paragoni mentali fra di loro.

La ragazza era stata sempre un gradino sopra, pertanto il ragazzo poteva benissimo concedersi l’illusione di aver raggiunto il suo stesso livello.

«Hai visto, Mikasa? Ce l’ho fatta! Non hai più motivo di preoccuparti», rassicurò l’amica d’infanzia, mettendosi seduto.

Questa piccola sconfitta era una magra consolazione, in realtà.

«Eren, non finisce qui. Sarò davvero tranquilla se tu non morirai mai», mormorò lei seria, restando in piedi, la bocca coperta dall’inseparabile sciarpa rossa, il suo dono, il suo tesoro.

«Te lo dissi anche quella volta, non morirò», ribatté convinto.

Per quel giorno non continuarono più. Il fidato Armin li raggiunse poco dopo, scusandosi per il disturbo e sostenendo con rammarico che la loro presenza era richiesta in una riunione con tutta la squadra, per disquisire sulla riconquista del Wall Maria e sull’utilizzo di una nuova arma, la lancia del fulmine.

 

 

 

Hai ragione, Eren.

Non scomparirai prima di me, sono pronta a giurarlo in nome dei profondi sentimenti che provo per te.

Una volta ti sei arrabbiato, mi hai urlato contro che non sei il mio fratellino e nemmeno mio figlio.

Oggi ci credo e sai perché?

Tu sei sempre stato tutto, senza perdermi nei tuoi occhi e nella convinzione delle tue parole non sarei mai diventata così forte e capace. Senza di te, io non sarei Mikasa Ackerman, l’orfana cresciuta troppo in fretta, la ragazza a cui non serve essere femminile per raggiungere i suoi scopi, il soldato impeccabile che tutti conoscono e stimano.

Io sono niente senza di te.

 

 

 

 

 

{The pain of it all

The rise and the fall

I see it all in you

Now everyday

I find myself sayin’

I want to get lost in you

I’m nothing without you}

 

 

 

  
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