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Autore: Persefone3    26/05/2017    2 recensioni
Spoiler per chi non segue la messa in onda americana. Questa storia è una rivisitazione della puntata 6x06 Dark Water.
Emma ed Hook hanno da poco iniziato la loro convivenza. Tutto sembra rosa e fiori ma cosa succede quando i delicati equilibri tra i potenziali membri di questa famiglia vengono messi in crisi dalla Regina Cattiva? La storia riprende l'impianto della puntata e si inserisce in tutto e per tutto nell'arco narrativo della 6 stagione, mi sono semplicemente divertita nel cercare di arricchirne un po' la trama.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IX.  Welcome Back
 
Non appena furono a pochi chilometri dalla costa, Emma chiamò suo padre. Gli spiegò tutta la situazione: l’avventura sul Nautilus, il salvataggio di Henry, la vera identità di Liam.
Il giovane fratello di Killian era rimasto nella sua cabina. Il pirata non lo aveva colpito troppo forte, ma con la caduta aveva battuto la testa. Per questo era rimasto sdraiato nella sua cabina in attesa che un medico lo visitasse. Killian era molto preoccupato per le sue condizioni e questo Emma glielo aveva letto in faccia sin da subito. Ecco perché aveva pregato David di far arrivare un’ambulanza al porto per un trasferimento immediato in ospedale.
E così era stato fatto.

Nella sala d’attesa dell’ospedale, la salvatrice non aveva mai lasciato la mano del suo adorato capitano. Oltre che aspettare notizie dai medici, non avevano molte altre alternative. David, nel frattempo, si era offerto di accompagnare Henry al loft.
 
- Hai fame? – gli chiese Emma accarezzandogli il dorso della mano – da quando siamo sbarcati non hai messo niente sotto i denti.
- No amore, sto bene.
- Sei sicuro? – Emma passò ad accarezzargli il viso – sei pallido e stanco. E anche spaventato. So leggere bene i tuoi intensi occhi blu ormai.
 
Emma lo abbracciò forte. Avrebbero affrontato qualunque cosa insieme, di questo ne era più che sicura, anche la più oscura delle forze. Benché amasse apparire tutto d’un pezzo, Killian in quel momento si lasciò completamente andare tra le braccia della sua donna, senza timori. E in quel momento ripensò alle tremende visioni che la tormentavano. Di una cosa era assolutamente certo: se le fosse successo qualcosa non le sarebbe sopravvissuto in nessun modo.
 
- Tutto bene qui?
 
La voce di David risuonò nella sala d’attesa.
 
- Insomma – rispose Emma
- Ancora nessuna notizia?
- Ancora no papà.
- Avete fame?
- No grazie – rispose asciutto Killian
- Suvvia, dovete averne! Sono ore che non vi muovete da qui!
- Ti ripeto che io non ho fame.
- Ma forse mia figlia sì, Hook. Che dici? Magari potresti accompagnarmi alla macchinetta a prendere qualcosa!
 
Solo in quel momento Hook sembrò tornare davvero alla realtà. David aveva assolutamente ragione. Era stato così preso dalle condizioni di suo fratello che non si era minimamente curato di quelle che potevano essere le necessità di Emma. Era rimasta sempre accanto a lui per ore senza mai allontanarsi. Era ovvio che aveva fame. Prese la mano di Emma e se la portò alle labbra.
 
- Tuo padre ha ragione, scusami. Vuoi qualcosa in particolare amore mio?
 
Emma lo guardò dolcemente. Anche se non aveva fame, aveva capito le intenzioni di suo padre: distrarlo per qualche momento.
 
- Credo che un caffè e qualche biscotto possa andare più che bene. Ti andrebbe di prendermeli, per favore?
- Con molto piacere.
 
I due uomini si incamminarono lungo il corridoio che portava alle macchinette. Hook stava prendendo quello che Emma gli aveva chiesto, ma la sua testa era sempre concentrata su Liam.
 
- Sono sicuro che andrà tutto bene – disse David
- Il fatto è che non credevo di averlo colpito così forte. Solo che avevo paura potesse fare del male ad Henry ed io …
- Ti sei trovato alle strette amico, hai fatto quello che era necessario.
- Ma ho colpito mio fratello …
- Be’ i fratelli sono fatti anche per questo. E ricordati che io il mio gemello l’ho scagliato nel fiume delle anime perdute. Ho sofferto, ma stava minacciando mia figlia. Ho dovuto, quindi capisco esattamente come ti senti.
- Grazie.
 
Erano quasi tornati nella sala d’aspetto, quando una delle porte del corridoio si aprì improvvisamente. Ne uscì un’infermiera che spingeva una barella e poi il dottore Whale.
 
- Daivid! – disse il dottore come lo vide – fortuna sei qui! Devo parlarti.
- Di cosa?
- L’uomo che hai portato qui pochi giorni fa. Lo abbiamo operato oggi ed è fuori pericolo. Le lastre hanno appena confermato la perfetta riuscita dell’intervento, per questo l’infermiera lo sta riaccompagnando in corsia. Ora ci resta solo di scoprirne l’identità.
 
Hook non si era minimente curato di quella conversazione, ma quando l’infermiera gli passò vicino con la barella, riconobbe immediatamente il paziente.
 
- Io so chi è quest’uomo! E so perfettamente dove dovete portarlo.
 

Dopo aver portato il caffè ed i biscotti ad Emma, si era fatto promettere che sarebbe andata a casa a riposarsi un po’. Lei aveva insistito per rimanere ancora ma lui era stato inamovibile.
 
- Non posso preoccuparmi per tutti e due. Ti prego Emma, vai a casa e dormi un paio di ore.
 
Emma aveva acconsentito alla fine e si era congedata da lui baciandolo sulla fronte.

Una volta solo, Hook aveva avuto il permesso di entrare nella stanza in cui suo fratello era ricoverato. I medici gli avevano che, nonostante la botta, si sarebbe ripreso presto. Gli avevano fatto solo qualche sedativo per farlo riposare meglio e presto si sarebbe svegliato. Si sedette sulla sedia che era accanto al letto e aspettò che riprendesse conoscenza. Non ci mise molto.
 
- Dove mi trovo? In qualche prigione? – chiese uno spaesato Liam
- No, amico. Sei in ospedale. Hai preso un bel colpo in testa.
- Mi meraviglio di aver preso solo quello.
- Te l’ho detto, non sono più quel tipo di pirata. Ho qualcosa per cui vivere ora.
- Quel ragazzo, Henry.
- Sì, anche. Hai esitato quando lo hai visto. Perché?
- Ho capito che se ti avessi ucciso davanti a lui, avrei lasciato che un altro ragazzo crescesse con l’odio nel cuore. Vorrei solo che Nemo potesse vedere che ci siamo riappacificati.
- Be’ forse può.
 
Killian fece cenno a Liam di voltarsi. Sulla barella accanto alla sua, Nemo aveva assistito a tutta la scena.
 
- Lo hanno trovato pochi giorni fa nel bosco. – proseguì Killian – ora sta bene.
- Nemo – disse Liam allungando una mano verso l’uomo
- Liam – rispose Nemo afferrando la mano del ragazzo
 
E in quel momento Hook capì di essere di troppo, ma non solo. Aveva finalmente pagato i conti anche con quella parte del suo passato.
 
Erano passati alcuni giorni e sia Liam che Nemo erano stati dimessi. Avevano preso due stanze da Granny perché prima di poter ripartire avevano bisogno di ancora un po’ di riposo. Tutta la città si era stretta attorno a loro nel frattempo, come del resto era solita fare in tali circostanze.
Di tutte le persone che lo venivano ad assistere, era con Emma che Liam si sentiva più in imbarazzo. Così, un pomeriggio aveva raccolto il coraggio e le aveva chiesto scusa.
 
- Io non so proprio perché tu sia così gentile con me dopo tutto quello che ti ho fatto passare – aveva esordito Liam davanti alla cena che Emma aveva appena portato.
- È acqua passata e poi sei il fratello dell’uomo che amo. Dobbiamo trovare un modo per andare d’accordo
- Io però sento lo stesso il bisogno di chiederti scusa per tutto. Ero così accecato dalla mia vendetta e dalla mia rabbia che non mi sono preoccupato di altro.
- Be’ sei un Jones, la cosa non mi sorprende.
- Non vi darò più fastidio. Come ci rimettiamo, Nemo ed io riprendiamo il mare.
- Potete restare quanto volete, davvero.
- Grazie. Ma è sul fondo del mare che il nostre cuore riprende  a battere.
 
Quella mattina erano tutti al molo per salutare l’equipaggio del Nautilus. Liam e Nemo si erano ormai completamente ristabiliti ed era tempo ormai per il sottomarino, tornato saldamente al comando di Nemo, di riprendere il mare. Il ristabilito Capitano stava salutando Killian affettuosamente così come Emma ed Henry.
 
- Ti auguro tanta felicità, Killian – disse Nemo abbracciando Hook
- Anche io. A te e al tuo equipaggio.
- Sono davvero felice per te. Hai trovato quello che cercavi: una famiglia e una donna straordinaria che saprai sicuramente rendere felice e che ti renderà felice.
 
Nemo si avvicinò ad Emma e le baciò la mano con galanteria.
 
- Grazie Capitano – rispose Emma sorpresa – sapremo sicuramente cavarcela.
 
A quel punto Liam fece un passo in avanti verso suo fratello. Sia Nemo che Emma capirono immediatamente che voleva rimanere solo con Killian per un momento. Nemo tornò verso l’equipaggio mentre Emma prese Henry sottobraccio e lo condusse a qualche passo di distanza.
 
- Bene fratello – esordì Killian una volta che furono soli – è giunto per te il momento di andare.
- Già. È ora che torni dalla mia famiglia sul Nautilus – rispose Liam senza risentimento.
- Ascolta, io non sono molto bravo con le parole, né tanto meno a fare il fratello maggiore. Era l’altro Liam l’esperto, io sapevo solo cacciarmi nei guai. So che il tuo posto è a bordo di quel sottomarino, ma una cosa voglio dirtela lo stesso: se avrai bisogno di qualunque cosa e non sapessi dove sbattere la testa, ricordati che io sono qui. E ci sarò sempre per te.
- Grazie Killian – rispose Liam abbracciandolo – Ti auguro ogni bene e non temere, ci rivedremo molto presto. Magari in una più lieta circostanza.
 
Liam guardò Emma, che arrossì capendo subito l’allusione così come Killian del resto. Aveva colto anche lui l’allusione e si chiese come suo fratello avesse potuto intuire un’intenzione che da poco si era fatta strada nel suo cuore: chiedere la mano di Emma.
 
- Se così sarà – rispose Killian – devi per forza partecipare alla cerimonia. Non accetterò una defezione.
- Puoi giurarci fratellone.
 
E con un bellissimo sorriso stampato sul suo giovane viso Liam Jones tornò alla sua vita da marinaio.
 

Dopo tutto quel trambusto, finalmente in casa Swan-Jones si respirava una frizzante aria di serenità. Quella mattina si erano ritrovati tutti intorno al tavolo per fare colazione. La tranquillità era stata interrotta dalla suoneria del cellulare di Emma.
 
- Davvero non possiamo meritarci una mattinata per noi? – disse Killian indispettito.
- È mia madre – disse Emma rispondendo.
 
Le due donne parlarono pochi minuti e poi Emma tornò a sedersi al tavolo.
 
- Che voleva? – chiese Killian
- Ha detto che le occorrono degli attrezzi che papà ha lasciato qui l’ultima volta. Credo siano nel capannone. Vado subito a cercarli  e glieli porto subito.
 
Emma si alzò dalla sedia con la tazza in mano.
 
- Fai tranquillamente Swan. Controllerò che il ragazzo non si metta nei guai mentre sei via.
- Grazie Killian.
 
Prima di sparire oltre la porta, Emma stampò un bacio sulle guance dei maschietti di casa sua.
 
- Allora – disse Killian una volta rimasto solo con Henry – che facciamo?
- Non devi restare per forza, me la cavo benissimo anche da solo.
- Non dire sciocchezze! Piuttosto, mostrami come funziona il timone della scatola video o come diavolo si chiama!
- D’accordo, ma prima finisco le mie barrette.
- Non vorrai davvero mangiare quella schifezza che ti ostini a chiamare colazione?
- Perché no scusa?
- Buttala, te la preparo io una vera colazione da pirata: pompelmo e sgombro bollito, ottimo per evitare lo scorbuto.
- Facciamo che io mi tengo le barrette e tu lo sgombro! E ora muoviamoci!
 
Emma aveva portato la cassetta degli attrezzi vicino al maggiolino, ma solo lì si era resa conto di aver dimenticato le chiavi in casa. Ma dove aveva la testa? Con Killian a ronzarle in giro tutto il giorno era spesso distratta. E poi la ritrovata armonia tra il pirata ed Henry era stato un vero sollievo. Posò la cassetta a terra e tornò in casa a prendere le chiavi. Stava ripensando alla notte appena trascorsa tra le braccia del suo pirata, alle confidenze che si erano fatti, alla passione che non sembrava minimamente affievolirsi nonostante il tempo insieme. Rientrò piano cercando di fare meno rumore possibile. Dall’ingresso vide Killian ed Henry seduti sul divano e con la PlayStation accesa. Henry stava avviando il suo gioco preferito, Diablo, mentre un perplesso Killian era intento ad osservare il Joystick che il ragazzo gli aveva dato. Sentì una gioia immensa invaderle il cuore. Erano così belli insieme.
 
- Non credo che questo coso sia adatto per uno come me – dissa Killian ad un certo punto.
 
E fu in quel preciso istante che Emma non riuscì più a rimanere in disparte.
 
- Oh non preoccuparti – disse avvicinandosi al divano – se vuoi posso aiutarti io!
 
Emma si sedette tra loro.
 
- Ma non dovevi portare quegli attrezzi ai nonni? – chiese Henry
- Vedo David più tardi alla centrale per il cambio turno – rispose lei sorridendo
- Killian credimi – proseguì Henry – mamma è un’assoluta schiappa in questo gioco.
- Questo non è assolutamente vero – rispose lei leggermente piccata.
- Oh sì invece! Per questo lascia che sia io ad aiutarti.
- Vi farò mangiare la polvere, vedrete!
- Come no!
 
Henry passò il Joystick a sua madre e poi aiutò Killian ad impugnare il suo.
 
- D’accordo ragazzo, allora che devo fare?
- Tu pensa a farlo muovere, alle magie penso io.

E per un pomeriggio intero la famiglia Swan-Jones riuscì a rubare del tempo alle infinite peripezie che solo Storybrooke poteva offrire. 


ANGOLO DELL'AUTRICE:
Eccoci qui alla fine anche di questa avventura. Mi spiace davvero di averla rallentata in questo modo, tengo molto alla puntualità. Spero che nonostante qualche battuta d'arresto vi sia piaciuta! Grazie per non averla abbandonata e per non avermi odiato! Da parte mia mi sono davvero divertita a scriverla e ampliare una delle mie puntate preferita della prima parte di stagione.
Ho già qualche altra idea in mente, ma per evitare di nuovo di fermarmi, mi prendo del tempo per buttarla giù come si deve prima di pubblicarla. Spero avrete la pazienza di aspettarmi. :D
un bacione e ci leggiamo in giro
Persefone
  
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