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Autore: Jo_The Ripper    01/06/2017    0 recensioni
«E sai perché morirai? Perché mi devi una morte, Molly Hooper. Mi devi la morte di Sherlock Holmes.»
La caratteristica più profonda e universale di tutti gli psicopatici è l’assenza di rimorsi. Non hanno il concetto di colpa. Non hanno coscienza morale. Uno psicopatico intenzionato a uccidere si serve di qualsiasi mezzo per ingannare la vittima al fine di toglierle la vita.
E quando arrivi al livello finale del Grande Gioco non puoi tirarti indietro. Tutto quello che puoi fare è continuare la partita, ponendo sul piatto della bilancia sentimenti nascosti nell’angolo più buio di un Palazzo Mentale, un fantasma riemerso dalle profondità di un passato perduto nel tempo e l’ombra di una nemesi a lungo creduta sconfitta.
«Il grande Sherlock Holmes, che ha la capacità di esaminare il mondo sotto la potente lente del suo microscopio cerebrale, che individua schemi e tracce laddove gli altri vedono solo trame abbozzate, ora sta facendo i conti con gli effetti dell’essere umano.»
Genere: Angst, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eurus Holmes, Jim Moriarty, John Watson, Molly Hooper, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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Epilogo

Un anno dopo

La vita al 221B di Baker Street aveva ripreso i suoi ritmi.
In quell’arco di tempo si erano susseguiti casi entusiasmanti e complessi, esperimenti eccitanti ma disastrosi, un via vai di persone con le loro storie e le loro situazioni confuse e improbabili.

Sherlock aveva preso la decisione, di comune accordo con Mycroft, di ristrutturare Musgrave. Era ben deciso a fare in modo che quella casa, dove si era consumata una terribile parte della sua infanzia, fosse il punto di partenza per un nuovo inizio.
I ricordi distorti lo avevano reso ciò che era, il passato l’aveva segnato. Solo affrontando le paure e i momenti che aveva scelto di dimenticare sarebbe stato in grado di crescere, cambiare e affrontare il futuro.

Quella mattina, però, Sherlock si era alzato con la sensazione che ci fosse qualcosa di diverso. Forse nella qualità dell’aria di Londra o nella luce che filtrava dalle finestre del suo appartamento… non sapeva spiegarselo ma lo metteva di buonumore.
Indossò la sua vestaglia rossa e, violino alla mano, iniziò a suonare per il puro gusto di farlo.
Fu allora che percepì il cambiamento. Lo scricchiolio della porta di ingresso. Passi leggeri che salivano le scale. La scia di profumo dall’aroma fresco di fiori che si avvicinava, solleticandogli le narici.
Avvertì il suo sguardo dietro la schiena e smise di suonare. Depose lo strumento e si voltò, incontrando gli occhi brillanti e il sorriso raggiante di Molly Hooper.

Aveva avuto modo di soffermarsi a pensare a lei spesso e, in quell’istante, nel vederla dopo un anno dalla sua partenza, comprese quanto gli fosse mancata.
La sua lontananza si respirava nei silenzi del laboratorio, nell’assenza di colori vivaci alla festa del primo compleanno di Rosie, nell’eco del suo passo incerto quando entrava nel 221B con un contenitore per campioni biologici. Nel modo in cui piegava il collo quando ascoltava affascinata le sue deduzioni. Nella sua risata cristallina in risposta ad un racconto divertente di John o Lestrade.
John non mancava mai di fargli notare, con tono di voce impudente e sguardo ammiccante, come le sue labbra si piegassero sempre in un sorriso, ogni volta che sbirciava sopra la sua spalla le foto inviate da Molly.
«Sai, Greg, Sherlock ha scoperto le ragazze.» Aveva detto all’ispettore, passato a trovarli in un ozioso pomeriggio domenicale.
«La pubertà, il nostro ragazzo è cresciuto! Ora ci troveremo ad affrontare un adolescente problematico, tutto cupi silenzi e acidi commenti…»
Ed insieme avevano riso, prendendosi gioco di lui, che aveva abbandonato con fare oltraggiato la battaglia contro quei due impertinenti.

Sherlock, durante quel tempo di separazione, aveva riflettuto parecchio: in passato aveva scelto di rifugiarsi nel suo mondo di pura e fredda logica, sovrano solitario del suo palazzo mentale. Tutto per non trovarsi coinvolto in confusionari grovigli emotivi. Aveva però realizzato che, per molti, quei confusionari grovigli emotivi erano lo scopo stesso della vita.
Così si era avventurato nell’ignoto. Aveva messo da parte le sicurezze di ciò che conosceva per proteggere le persone più importanti per lui, mettendosi in pericolo e correndo rischi.
Persone che, come John, gli avevano aperto gli occhi su tanti aspetti della vita.
Persone che, come Molly, avevano visto oltre la sua corazza e l’avevano reso un uomo migliore.

Sherlock sapeva che nella foga del momento tutti sono dotati dell’istinto di conservazione. Ma sono le scelte fatte dopo quei momenti che contano davvero.
I legami umani. Quello che tutti cercano.

«Sei tornata.» Disse sorridendole sereno.
Il sorriso di Molly si fece, se possibile, più ampio e gioioso.
«Sapevo dove trovarti.»


Fine

Note del caso
(*) Cupi silenzi e acidi commenti cit. dal film Deadpool

***
Gentili lettori, eccoci giunti alla fine di questa storia. Un brevissimo epilogo per mettere un punto al mio scenario immaginario post quarta stagione. 
Dunque, mi auguro che la storia vi sia piaciuta (anche in minima parte), che abbiate trovato i dialoghi, i personaggi, i contesti e le scelte abbastanza fedeli all’originale. Mi sono presa qualche licenza, spero non abbia inficiato il risultato complessivo. Fatemi sapere con un minuscolo commento.
Detto questo vi auguro tante belle cose, magari ci rileggiamo in giro.
Un enorme grazie a chi ci è stato, a chi ha letto, e a chi ci sarà.
Vostra, Jo.
  
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