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Autore: Natsumi Raimon    02/06/2017    4 recensioni
Harry, Hermione, James Sirius e il Campionato Nazionale di Quidditch. Perché i Potter ce l'hanno nel sangue.
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Dal testo:
La voce del cronista era stridula, penetrante; per la prima volta, in quei lunghi sessanta minuti, Harry la sentì rimbombare nell’enorme stadio, echeggiare sul pubblico congelato. Mai il Puddlemore United e i Cannoni di Chudley si erano affrontati con una grinta e un'eguaglianza di talenti tale dal rimanere in perfetta parità per ben un'ora di gioco agguerrito.
Hermione, sorridendo, gli strinse la mano e lo richiamò un’istante a sé -Sta andando bene.- gli bisbigliò, l’altra mano sulla spalla di Lily ad impedirle di alzarsi di nuovo a strillare il nome del fratello, aveva già irritato a sufficienza gli spettatori che sedevano attorno a loro.
Harry ridacchiò -è un Potter…sei stata la prima a dirmi che ce l’avevo nel sangue, ricordi?-
Genere: Azione, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Harry Potter, Hermione Granger, James Sirius Potter, Lily Luna Potter | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
- Questa storia fa parte della serie 'Potter's Family'
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Una vittoria dolceamara
 
 
 
 
 
 
 
 
 
La voce del cronista era stridula, penetrante; per la prima volta, in quei lunghi sessanta minuti, Harry la sentì rimbombare nell’enorme stadio, echeggiare sul pubblico congelato. Mai il Puddlemore United e i Cannoni di Chudley si erano affrontati con una grinta e un'eguaglianza di talenti tale dal rimanere in perfetta parità per ben un'ora di gioco agguerrito. 
 
Ron l’aveva detto e Harry, testardo come sempre, non gli aveva dato ascolto, la rosa svilita dei Cannoni è sbocciata di nuovo.
 
E adesso il sole settembrino, coi suoi raggi tenui, faceva scintillare gli occhiali tondi di un giovane Cercatore, fasciato dal mantello blu della squadra inglese, col nome inciso sulla schiena a caratteri oro, alla sua prima partita di campionato.
Quel cercatore, per Harry, era già campione.
 
Hermione, sorridendo, gli strinse la mano e lo richiamò un’istante a sé -Sta andando bene.- gli bisbigliò, l’altra mano sulla spalla di Lily ad impedirle di alzarsi di nuovo a strillare il nome del fratello, aveva già irritato a sufficienza gli spettatori che sedevano attorno a loro.
 
Harry ridacchiò -è un Potter…sei stata la prima a dirmi che ce l’avevo nel sangue, ricordi?-
 
Hermione lo ricordava; come avrebbe potuto mai dimenticare il primo incoraggiamento rivolto a suo marito? Il primo di tanti, piccoli, gesti di fiducia, di ammirazione, perché Harry aveva bisogno che qualcuno gli ricordasse che non era e non sarebbe mai più stato l’undicenne che dormiva in uno sgabuzzino in Privet Drive, o il ragazzo perseguitato da maghi oscuri, col destino del mondo sulle spalle troppo esili, aveva bisogno che qualcuno gli ricordasse che era stato un grande eroe ed ora era un meraviglioso padre.
 
-Si, ma lui ne ha fatto la sua vita.- poggiò il capo sulla sua spalla e Harry poté inspirare il profumo di gelsomino del suo shampoo -sono felice che stia inseguendo i suoi sogni, sai?-
Harry si raddrizzò gli occhiali -Sono solo felice che non insegua maghi oscuri.- borbottò. Lily e Albus scattarono in piedi, le sciarpe blu-oro del Puddlemore strette attorno ai colli nivei -Oddio, è il Boccino!-
 
Hermione ebbe la saggia idea di ritrarsi prontamente mentre Harry schizzava in piedi, ignorando la stilettata di caldo dolore al ginocchio destro, ricordo della disgraziata caduta fatta mentre inseguiva quel delinquente di Mundungus tra i vicoli sudici, bui e stretti di Notturn Alley.
Un bel ruzzolone, gli aveva detto Ron, tendendogli la mano per aiutarlo ad alzarsi.
 
La voce del cronista superò le grida esaltate di entrambe le tribune, descrivendo i due cercatori che si davano battaglia al centrocampo -Potter si lancia in picchiata e subito Kowalski lo insegue! Che abbia visto il Boccino? Possibile stia tentando una Finta Wroski?-
Harry, però, l’occhio smeraldino ancora da Cercatore, riconobbe all’istante il barlume dorato del Boccino d’oro, svolazzante a pochi centimetri dall’erba del campo. 
 
Come la mia prima partita…pensò, cercando la mano di Hermione, calda, e stringendola  -Non cadere, Jem.- sussurrò al vento.
 
-Che rapidità, gente! Potter sta facendo mangiare la polvere al numero sette dei Cannoni!-
 
Kowalski era appena dietro James, ne seguiva la scia, la mano allungata nel tentativo di strattonare i rami della scopa, di deviarlo dalla traiettoria, ma il giovane volava come un’indemoniato. Sulla vecchia Firebolt di Harry, che aveva insistito per utilizzare anche in partita, oltre che agli allenamenti, James era il ritratto della felicità.
I folti capelli corvini arruffati dal vento, gli occhiali schiacciati contro il volto vermiglio, sudato, il sorriso smagliante, gli occhi marroni, della madre, fissi sul bagliore dorato, le mani artigliate al legno della scopa. La punta degli stivali neri, ormai, sfiorava l’erba e Harry trattenne il fiato, immobile. James strinse la mano sinistra attorno al bastone e allungò il braccio, le dita tese, la mano aperta. Kowalski ruggiva alle sue spalle, le ginocchia strette attorno alla scopa ed entrambe le mani tese in avanti, a sfiorare, senza riuscire ad afferrare, la coda della firebolt. Aveva il volto paonazzo, in contrasto con la sua sgargiante divisa arancio.
 
James gridò, spronando la scopa in un ultimo scatto e afferrando il Boccino d’Oro, che si dibatté furiosamente tra le sue dita, le sottili ali gli graffiavano i guanti di pelle nera. Puntellò i piedi sul prato, per non cadere, e si spinse nuovamente in cielo, in un rozzo ma efficace decollo; il mantello blu svolazzava attorno a lui.
 
È più bravo di me…
 
-Guarda un po’, è più bravo di te.- esclamò Hermione, applaudendo col resto della tribuna blu. Lily si liberò dalla sua stretta e, afferrando le spalle di Albus e issandosi sulla balaustra di legno che la separava dalla tribuna inferiore, gridò -Forza Puddlemore!- 
James riconobbe gli strilli acuti della sorella e si voltò verso di loro. Le mani sollevate al cielo, il Boccino ancora stretto nella destra, la squadra che lo abbracciava e gli scompigliava l’impossibile chioma corvina, osservò la sua famiglia e, campione ma pur sempre diciannovenne, urlò -Ho vinto, papà!-
Afferrò la scopa, pronto a dirigersi verso la loro tribuna, ad abbracciare Lily, che ancora strillava, Albus, che si sbracciava come un forsennato, e suo padre, di cui vedeva gli occhi luccicare, stretto tra le braccia di Hermione, sua madre, che gli sorrideva, fiera.
 
Un fischio acuto, il rumore secco del legno spezzato, la Firebolt gli sfuggì dalle dita e James ghermì l’aria, lasciando andare il Boccino stretto in mano, sentì suo padre gridare il suo nome e la voce di sua madre, altisonante -arresto momentum!- fu l’ultimo suono che percepì, prima che il cielo azzurro diventasse buio.
 
 
 
**
 
 
-è stato veramente un gran bastardo..-
-Albus! Linguaggio!- 
-…altro che sospensione, l’arbitro era corrotto, meritava l’espulsione dal campionato.-
 
-Ah, che sarà mai una botta come questa per un Potter! Me lo ricordo io, quando giocavamo insieme, passavamo più tempo in Infermeria che in campo con questo qua, vero Hermione?-
-Oliver, ti prego, non me lo ricordare.-
-Papà, Albus ha detto che anche tu sei caduto dalla scopa, e che Silente ti ha salvato con lo stesso incanto che ha usato mamma.-
-Oh, sì, è vero… credo di essere caduto almeno da duecento piedi in più di altezza…ma io avevo visto un Dissennatore.-
-Se ben ricordo ti sei preso una mazzata da McLaggen, al sesto anno, no?-
-Quello sì che era un vero bastar…-
-Harry!-
 
-Ehi, si sta svegliando.- James riconobbe la voce di Albus, roca, redarguire la sua famiglia. Aprì gli occhi, cercando di mettere a fuoco le ombre confuse che gli aleggiavano davanti, chiazze multicolore vocianti nel fastidioso bianco della struttura ospedaliera. 
 
-Ma quanto casino che fate…- mugugnò James, la bocca impastata, lo sguardo, ora, che finalmente focalizzava i volti dei suoi familiari. Gli sorridevano, Hermione sollevata, Harry divertito dallo scambio di ruoli. 
 
Il Quidditch è un gioco duro!
 
-Coach, vedo che si è messo a suo agio.- brontolò, divertito, gli occhi marroni che brillavano della malizia di un malandrino.
Oliver Baston, alto, fronte ampia, corti capelli bruni e sinceri e divertiti occhi marroni, sollevò le sopracciglia, grattandosi la corta barba -Io? A mio agio? Ma non lo sai che la posta ormai me la portano qui al San Mungo?-
Lily ridacchiò -Jem ha detto “casino”.-
-Casino si può dire…vero, pà?-
 
Hermione scosse la testa -ma come devo fare con voi?-
Harry scoppiò a ridere -vedo che stai benissimo, eh campione?- gli strinse la mano e James sentì il Boccino tornare in suo possesso, le ali placidamente richiuse si risvegliarono al suo tocco e si aprirono. James sorrise -l’hai recuperato?-
-Possiamo metterlo accanto al mio primo Boccino.- propose.
 
-Oh, le ali sembrano quelle di una libellula.- sospirò Lily.
James le sorrise -tienilo, volevo rubarlo per te.-
Hermione roteò gli occhi ma un sorriso intenerito, traditore, le sbocciò sul viso.
 
Harry le si accostò -dai, anche Silente ha rubato il mio Boccino dalla scuola.-
-Sono piuttosto certa che, essendo preside, poteva permetters…- Harry la interruppe, rubandole un bacio a fior di labbra, tra i versi disgustati di Albus e un Oliver sempre più ridacchiante.
 
E anche le bianche pareti del San Mungo, in quel momento, sapevano di casa. 
   
 
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