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Autore: Ciulla    03/06/2017    10 recensioni
Malec!
Tornando da un incontro con un altro stregone Magnus aveva trovato il fidanzato nella loro camera, seduto sulla moquette davanti allo specchio, le ginocchia contro il petto e una mano fra i capelli. In silenzio aveva capito e aveva cercato di sedersi accanto a lui, ma Alec aveva scosso la testa. “Lasciami solo”, aveva mormorato.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Max Lightwood-Bane
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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​INVECCHIARE INSIEME


Magnus ricordava benissimo il giorno in cui aveva notato nella chioma di Alec il suo primo capello bianco. Si stavano rotolando nel letto, ridendo felici come spesso accadeva. Alec aveva appeno finito di prenderlo in giro per il suo pigiama con i gattini e Magnus gli aveva spiegato di essere costretto a portarlo per due settimane perché aveva perso una scommessa con Chairman Meow. Un tempo avrebbe aggiunto qualche battutina maliziosa, specificando che in ogni caso non l’avrebbe comunque indossato più di tanto, ma erano ormai diversi anni che lui e Alec avevano rinunciato a passare un’intera notte senza vestiti indosso, con o senza rune di resistenza.
Alec aveva commentato divertito il fatto che uno dei passatempi preferiti dallo stregone fosse fare scommesse sostanzialmente da solo, visto che il contributo del suo gatto consisteva in pochi miagolii annoiati, e Magnus l’aveva abbracciato e baciato per zittirlo. Era stato lasciando le sue labbra che se ne era accorto: quel sottile filo candido troneggiava sulla sua testa, un piccolo, silenzioso monito del tempo che scorreva soltanto per uno dei due. Aveva deciso di non dire nulla, ma per tutta la notte, mentre Alec dormiva abbracciato a lui, non era riuscito ad allontanare lo sguardo dalla sua testa.
Magnus ricordava ancora meglio il giorno in cui Alec si era accorto dei capelli bianchi, che sembravano aumentare ogni mese che passava. Tornando da un incontro con un altro stregone aveva trovato il fidanzato nella loro camera, seduto sulla moquette davanti allo specchio, le ginocchia contro il petto e una mano fra i capelli. In silenzio aveva capito e aveva cercato di sedersi accanto a lui, ma Alec aveva scosso la testa. “Lasciami solo”, aveva mormorato.
Magnus avrebbe voluto dirgli che no, non l’avrebbe lasciato solo. Avrebbe voluto ricordargli che i capelli bianchi significavano che il tempo da passare insieme era sempre di meno e che avrebbero dovuto sfruttarlo il più possibile. Avrebbe voluto abbracciarlo e dirgli che non gli importava, che lo sapeva già, che doveva stare tranquillo, ma non lo fece. Si allontanò e lo lasciò da solo, sentendosi per la prima volta inutile e debole di fronte allo scorrere del tempo.
“Che cos’ha papà?” Gli aveva chiesto Max guardandolo con volto assonnato dalla porta della loro stanza. Anche Chairman Meow, tra le braccia del giovane stregone, sembrava scrutare curioso lo shadowhunter a terra. “Niente”, aveva risposto Magnus liquidando il giovane con una pacca sulla spalla. “Non ti preoccupare, Blueberry. Torna a dormire”.
Anche Magnus aveva provato a dormire, rigirandosi per ore nel letto, da solo, senza riuscire a prendere sonno, distratto dai continui sospiri che udiva provenire dal pavimento.
Quando era riuscito ad addormentarsi non si era comunque potuto godere l’oblio troppo a lungo. Due ore dopo Alec l’aveva svegliato, scuotendolo per una spalla. “Magnus! Ehi, Magnus! Svegliati!”
“Sono sveglio”, aveva biascicato lo stregone aprendo a fatica gli occhi. “Torni a letto con me?”
Alec aveva annuito, con una luce strana negli occhi. Magnus aveva notato che non si era ancora cambiato: indossava la camicia bianca e i jeans che aveva portato tutto il giorno, quindi si era probabilmente appena alzato dalla sua posizione contemplativa davanti allo specchio.
“Magnus, devo… Devo chiederti un favore”, aveva mormorato sottovoce lo shadowhunter guardando intensamente il fidanzato negli occhi.
“Tutto quello che vuoi”, aveva risposto lui cercando di concentrarsi completamente su Alec ed ignorare il morbido cuscino che reclamava i suoi pensieri.
“Potresti… Potresti farli tornare scuri?”
A Magnus c’era voluto un attimo per capire cosa gli stesse chiedendo. Solo quando ebbe compreso gli era sembrato di svegliarsi completamente, come se avesse ricevuto un’improvvisa scarica di adrenalina.
La voce di Alec era decisa e Magnus si era schiarito la voce, colpito da un fuoco nello sguardo del fidanzato che raramente negli ultimi anni aveva visto così acceso.
“Alec… Posso farlo, se è quello che è vuoi. Ma… Sarebbero comunque lì, sarebbe come tingerli. Non posso rallentare il tempo, posso solo… Nasconderne i segni. Questo non toglierebbe il fatto che tu stai…” Qui Magnus si era fermato. Non era riuscito a dire ad alta voce quella parola, invecchiando. Gli erano mancate le forze e se ne era pentito subito, consapevole che quello era il modo perfetto per far deprimere il fidanzato ancora di più.
Alec però stava scuotendo la testa. “Lo so”, aveva sussurrato. “So che sarebbe soltanto apparenza, ma… Finché posso, voglio sembrare giovane”.
“Amore mio, perché? Mi piaceresti anche indossando i segni del tempo”, aveva replicato lui, ma poi aveva incrociato lo sguardo di Alec e si era fermato. Aveva capito che Alec non lo faceva per continuare a piacergli, ma lo faceva per se stesso, perché non sopportava il pensiero di passare la vita con un uomo eternamente giovane, non sopportava l’idea di arrivare al giorno in cui non avrebbe potuto restituirgli altro che capelli bianchi e sorrisi sdentati in cambio del suo amore. Con un sospiro, Magnus aveva schioccato le dita e i capelli di Alec erano tornati perfettamente scuri.
Con gli anni, scurire i capelli di Alec era diventato un appuntamento continuo. Magnus non ci faceva nemmeno più caso, ormai così abituato a quell’incantesimo da averlo sempre sulla punta delle dita. Poi Alec aveva cominciato a chiedergli di cancellare le rughe che inesorabili avevano iniziato a deturpare la sua espressione. Magnus non aveva potuto negargli nemmeno questo: gli aveva disteso la pelle in una magica versione del lifting e presto le pieghette agli angoli degli occhi se ne erano andate. La stessa cosa aveva continuato a fare anche con le rughe successive, anno dopo anno, lasciando spazio ad un volto molto più giovanile di quanto la luce matura negli occhi lasciasse intuire.
A settant’anni, Alec ne dimostrava al massimo trenta. Spesso Magnus si dimenticava della sua vera età e lo guardava muoversi per casa sorridendo, sentendosi felice come agli inizi della loro storia. Poi Alec si bloccava per un dolore improvviso alla schiena e Magnus tornava in sé, rabbuiandosi. Per un essere di ottocento anni condannato a vivere in eterno era facile dimenticarsi i problemi relativi al tempo e Alec, con la sua fissa di voler sembrare giovane, non lo aiutava per niente ad accettare l’inevitabile.
Per questo Magnus aveva preso l’abitudine, quando Alec si addormentava accanto a lui la notte, di utilizzare la sua scintillante magia per farlo tornare come il tempo aveva stabilito. Rimaneva ore a fissare i suoi capelli candidi, a contare le rughe sul suo volto sfiorandogli piano la pelle, così strana, sconosciuta, ma non per questo meno amata.
Una notte, improvvisamente, Alec si svegliò. Vide Magnus che lo fissava e gli sorrise con gli occhi impastati dal sonno. “Cosa hai da guardare, stregone?”
Magnus scosse la testa, sorridendo malinconico. “Nulla, Alec. È solo che… Sei bellissimo”.
Alec allungò una mano verso il volto del suo fidanzato e sussultò quando la notò piena di rughe, a contrasto sulla guancia liscia da eterno vent’enne dello stregone. “Magnus! L’incantesimo è svanito!”
Sospirando, Magnus schioccò le dita dietro la schiena e poi scrollò le spalle. “No, amore mio. È solo stanchezza. Torna a dormire”.
Alec si tirò stancamente a sedere sul letto, appoggiando la schiena al muro e voltandosi verso lo stregone. “Magnus. Sarò… Sarò anche vecchio, ma non soffro ancora di demenza senile. Perché avevi annullato l’incantesimo?”
“Perché non è difficile solo per te”, sbottò Magnus senza guardare il fidanzato negli occhi. Aveva passato anni a fare quello che l’altro gli chiedeva per farlo sentire a suo agio con se stesso e non voleva assolutamente essere sgridato per quelle ore che rubava al sonno solamente per provare accettare l’idea che presto o tardi sarebbe rimasto solo. “Vederti così… Bello, giovane, felice… Mi piace moltissimo. Ma non sarà così per sempre e accettarlo non è difficile solo per te. Ho bisogno di rendermi conto di cosa ti sta succedendo, ho bisogno di vederti per quello che sei veramente, ho bisogno di accettare che sei un essere umano e che il tempo avrà la meglio su di te, prima o poi. Non so quando accadrà… So solo che sarà sempre troppo presto, e che se continuo a vederti giovane e bello come eri un tempo sarà ancora più difficile accettarlo quando accadrà”.
Seguirono lunghi minuti di silenzio. Da quando per la prima volta Alec gli aveva chiesto di scurirgli i capelli non avevano mai parlato della sua morte e il breve discorso di Magnus era stato difficile per entrambi. Dopo un tempo che sembrava infinito, lo shadowhunter allungò in silenzio la mano verso quella di Magnus e la strinse forte, ricevendo un’altra stretta in cambio. “Magnus, io… Non ci avevo pensato”, mormorò. Lo stregone sorrise, scuotendo la testa. “Non sentirti in colpa, adesso, non ce n’è bisogno. Non te ne ho parlato prima perché volevo renderti felice in qualunque modo tu volessi. Capisco che è difficile per te invecchiare vicino a qualcuno che non lo fa, però…” Si bloccò improvvisamente, colto da un’idea.
“Aspetta, e se invece invecchiassi anch’io?”
Alec lo guardò perplesso. “Magnus, sei immortale, non puoi invecchiare”.
“Lo so, lo so, però…” Lo stregone agitò una mano in aria, cercando di spiegare la sua idea. “Il fatto che tu rimanga giovane, è tutta apparenza, no? Ti sentiresti bene comunque se io, seppure solo apparentemente, invecchiassi?”
Alec lo guardò, sgranando leggermente gli occhi. “Vuoi dire che… Cambieresti il tuo aspetto? Per me?”
Senza rispondere, Magnus schioccò le dita. In un attimo nulla di lui aveva più il fascino giovanile a cui Alec era abituato: la sua pelle era cadente e aveva perso la lucentezza che la contraddistingueva; i suoi capelli erano folti ma completamente bianchi, anche se il modo in cui erano pettinati, gettati su un lato e tenuti fissi col gel, era piuttosto eccentrico e adatto a lui; le palpebre sembravano pesanti e lasciavano intravedere un paio di occhi sempre vispi e attenti, ma offuscati, opachi. Alec allungò una mano verso di lui, sfiorandogli la pelle, senza parole. Magnus inclinò la testa di lato appoggiando la guancia sul palmo della sua mano e gli sorrise, lasciando intravedere un paio di denti d’oro – Alec non era sicuro se li avesse fatti comparire per aggiungere credibilità alla recita o perché aveva sempre sognato di avere pezzi d’oro in bocca. “Come sto?” Chiese lo stregone sbattendo le palpebre. Quando si chiusero Alec notò che Magnus non aveva comunque rinunciato ad un trucco modesto e ricco di glitter, e si lasciò sfuggire una risatina. “Sei bellissimo”, mormorò. Magnus sorrise felice e schioccò le dita, una volta sola, per far tornare anche Alec all’età che gli spettava. Lo shadowhunter non si lamentò, ma abbracciò il suo fidanzato e non lo lasciò andare un solo istante per l’intera notte.
Da allora Alec non gli chiese più di nascondere i segni dell’età dal suo corpo e in cambio, ogni volta che ad Alec compariva una nuova ruga, anche Magnus se ne aggiungeva magicamente una. Quando ad Alec cominciarono a cadere i capelli, Magnus gli fece una sorpresa facendosi trovare, una mattina, completamente pelato. Quando Alec cominciò a faticare ad alzarsi dal letto, Magnus passava ore steso accanto a lui a lamentarsi del suo immaginario mal di schiena e lo shadowhunter rideva per le sue smorfie teatrali ed esagerate. Non era come invecchiare insieme, ma era quanto di più vicino potessero avere, ed erano felici.
Quando Alec si ammalò e fu portato in ospedale, Magnus fece comparire magicamente un letto accanto al suo e vi si stabilì ignorando le proteste dei medici. Alec soffriva, la sua mente era sempre più offuscata e il suo corpo sempre più debole, ma quando apriva gli occhi dalla sua quotidiana tortura e vedeva il suo stregone accanto a lui si sentiva felice come il giorno del loro primo bacio.
Quando Alec morì, Magnus non volle rinunciare subito al suo aspetto anziano. Gli sembrava di tradire la memoria del suo amore, ma presto si accorse che rinunciare al suo bell’aspetto non era abbastanza per onorare la sua memoria, perché qualcosa nella sua vita era cambiato per sempre e lui non poteva fare finta di niente.
La prima volta che andò a trovare Alec al cimitero degli shadowhunter, fece una rapida magia in direzione della lapide. Ora l’iscrizione recitava “Alexander Lightwood e Magnus Bane”.
Una parte di lui era morta per sempre. 
   
 
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