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Autore: DestinyHopeL    05/06/2017    1 recensioni
Carlotta - per tutti, Charlie -sta scappando. Scappa dalla sua famiglia, dalla sua vita, un po' da se stessa e da quella mancanza di privacy che come una costante ha sempre fatto parte della sua vita e l'ha accompagnata nella sua crescita. Sta scappando da Davide, quel ragazzo troppo geloso e possessivo che sembrava averla legata a se stretta, come se fosse stata un palloncino sul punto di volare via. Ed era proprio questo che Charlie voleva,volare via.
Jemie è sempre stato un ragazzo problematico, solo, abbandonato dall'unico familiare che gli era rimasto, suo padre. Per i primi tempi aveva preso la strada di quell'uomo perennemente ubriaco perché sconvolto dalla morte della donna che amava poi il Toby Carvery era diventato l'unico rifugio per lui, l'unico posto dove valesse la pena esistere, tra la spensieratezza e la sfacciataggine dei suoi clienti, le loro storie e quella tranquillità che non aveva mai fatto parte della sua vita.
Ma se l'arrivo di una donna all'apparenza fredda e schiva, avesse minato proprio quella tranquillità agognata da tempo?
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 1:

-Aroma di Caffè


 

Jemie aveva cercato in tutti i modi di analizzare il comportamento di quella ragazza, Charlie, da subito fredda e scontrosa nei suoi confronti. Si era scervellato più e più volte la notte, nel buio e nella solitudine del suo appartamento senza venirne mai a capo.

Che poi l'aveva sempre odiata quella parola.

Solitudine

Come facevano le persone a scegliere di stare sole? Come facevano a non condividere gioie e dolori? Tenendo tutto dentro, come facevano a non esplodere poi? L'aveva sempre odiata quella parola e si era sempre circondato di amici e persone fidate, perché solo non voleva esserlo, non più, e non la capiva la freddezza con la quale era stato trattato, non la capiva quell'aura di solitudine che la circondava e nella quale lei sembrava starci così bene. Non la capiva.

Il Toby Carvery, quella mattina era avvolto da un insolito silenzio, il bistrot era stranamente chiuso. La clientela abituale era molto sorpresa di vedere le porte così serrate e le luci spente a quell'ora del mattino in cui erano soliti fermarsi per la colazione e il caffè caldo. Il proprietario aveva la maniacale abitudine di aprire alle 7.00 in punto, preciso al rintocco delle campane di una piccola chiesa lì vicino. Quel mercoledì mattina invece l'unico rumore sembrava provenire dalla calca di gente che si era affollata lì fuori.

Tutti continuavano a chiedersi il motivo di quello strano avvenimento. Le gemelline  Babi e Lù continuavano a scalciare e lamentarsi, le frittelle di Jem erano inimitabili a detta loro, e la giornata non sarebbe mai iniziata senza la sua incredibile e magica colazione. Caroline non riusciva proprio a calmarle mentre bussavano imperterrite contro la vetrina del locale con tutta l'energia che avevano, tanto da far pensare che sarebbero state capaci di buttarla giù a suon di pugni.

Quando Charlie finalmente arrivò, tutti si voltarono a guardarla. Tutti avevano sentito che d'ora in avanti sarebbe stata lei a portare avanti il locale. Era sorpresa proprio come le persone tutt'intorno. Dopo vari battibecchi con Jemie si erano accordati per quell'orario, avrebbero dovuto vedersi per un colloquio civile e educato -o forse no- con tema principale il futuro del Toby Carvery.

I clienti continuavano a bisbigliare il suo nome, proprio come se non fosse stata lì presente e lei com'era suo solito fare finse che fosse sola, finse che intorno a sé non ci fosse altro che la strada impolverata. Con tutta la calma e la nonchalance che possedeva, estrasse le chiavi del locale dalla borsa e le inserì nella serratura facendola scattare, entrò chiudendosi la porta alle spalle senza degnare di un'occhiata nessuno di loro. La ragazza sapeva benissimo che Jemie, dal principio sembratole inaffidabile, dormisse e anche molto profondamente. Lo sapeva benissimo perché il suo russare era udibile dal piano inferiore, dove per l'appunto si trovava lei, e quel ragazzo che l'era solo parso inaffidabile in un primo momento, in quel preciso istante fu etichettato proprio con quell'aggettivo nella sua mente.

Con uno slancio di stizza e coraggio si decise ad avventurarsi al piano superiore. Decise, con un po' di furbizia, di sfilare le scarpe per non fare alcun rumore, salii gradino dopo gradino con estrema lentezza, quasi come se stesse entrando nella tana del lupo cattivo e lei fosse la piccola e indifesa Cappuccetto Rosso, ma lei a differenza della piccola protagonista della fiaba, non si riteneva poi così indifesa. Sapeva di essere una donna estremamente forte e indipendente, non aveva di certo bisogno di alcun cacciatore perché era perfettamente capace di cavarsela da sola. 

Una volta arrivata al piano superiore, si aspettò di trovare il peggio, il disordine tipico di un uomo solo ma dovette ammettere che quel ragazzo era più che ordinato e pulito, tutto sembrava splendere e nulla pareva essere fuori posto. Si ritrovò a pensare che forse non era poi così solo come aveva immaginato e si sorprese di quanto quell'idea l'irritasse in qualche modo. Nel frattempo si era ritrovata in un piccolissimo salotto, all'interno del quale vi era stipata contro il muro, accanto a una finestra semichiusa, una libreria colma di libri, un piccolo divano e un vecchio televisore. Vi si era avvicinata con cautela, poggiando le scarpe sul pavimento senza far rumore, superando il divano posto al centro della stanza, attenta a non inciampare nel piccolo tavolino proprio davanti a quest'ultimo. Quando raggiunse la libreria, fece scorrere lo sguardo su i libri presenti... erano perlopiù di genere giallo e horror. Lei a differenza sua era solita leggere di grandi storie d'amore e storielle poco pretensiose sparse qua e là sul web, un controsenso, perché raccontavano di tutto quello che lei diceva -o forse fingeva- di non volere, tutto quello che per lei era solo un'enorme perdita di tempo.

Continuò la sua ispezione di quel piccolo appartamento e si ritrovò in una minuscola cucina tutta sui toni del legno. Era tutto pulito, quasi maniacalmente. Solo dopo aver appurato, incredula, di quanto fosse ordinato quell'uomo si decise a raggiungere la camera da letto. Jemie dormiva profondamente, la sua stanza era molto piccola e riusciva a malapena a contenere un letto matrimoniale e un minuscolo armadio, la più spoglia in assoluto, nessun quadro, niente di decorativo, solo uno specchio da parte a "colmare" quel vuoto incolmabile.

Si avvicinò al letto Charlie, attenta a non far scricchiolare le assi del parquet, si sporse in avanti e lo vide dormire, la faccia schiacciata sul cuscino e le braccia nascoste sotto di questo. Sembrava un bambino, i capelli biondi arruffati e le guance arrossate, il suo sonno le parve inquieto, forse perchè preda di qualche incubo. «Dan..non...f...» aveva iniziato a biascicare qualcosa e ad agitarsi tutto, tanto che Charlie aveva avuto la malsana idea di svegliarlo, scuotendolo per le spalle e chiamandolo per nome. In pochi secondi si era ritrovata schiacciata sul materasso, bloccata dal peso del suo corpo e con gli occhi di lui spalancati nei suoi.

Due giorni, erano passati due giorni dal loro primo incontro e già poteva dire con certezza che lei quel ragazzo lo detestava con tutte le sue forze. Mantenne la sua solita calma irreprensibile, sospirò, nonostante si trovasse in una posizione sconveniente e con un uomo mezzo nudo addosso, si schiarì la voce «Ma lo sai che ore sono?» fece con evidente stizza nel tono della voce.

Jem parve sorpreso, si sarebbe aspettato qualsiasi cosa da quella donna, perfino di essere preso a calci, ma non una domanda del genere. Vagò con lo sguardo nella stanza, poi finalmente adocchiò la sveglia. Segnava le 8.30. «Cazzo!» Scattò subito come una molla, si alzò in fretta liberandola e recuperò le prime cose che gli capitarono sotto mano, iniziando a saltellare ovunque nella stanza come una pallina impazzita. Charlie non poté non trattenere un piccolo sorriso, decise quantomeno di rendersi utile e si diresse in cucina, preparò un caffè forte, intuendo la notte insonne del ragazzo.

Quando lui la raggiunse, una volta pronto, fu ammaliato da quell'irresistibile aroma di caffè, Charlie si era appropriata della cucina in men che non si dica e stava sorseggiando uno dei migliori caffè che avesse mai fatto. Jemie portò le labbra alla tazza lei si godé tutta la scena, gli occhi di lui sbarrati per lo stupore. Assunse una delle sue migliori espressioni compiaciute e aspettò l'imminente arrivo dei complimenti. Bevve in silenzio lui e con tutta la calma, come se non fossero in ritardo per l'apertura, come se non ci fosse una fila di clienti ad aspettare fuori dal locale e il tempo sembrò essersi fermato in quella tazzina di caffè.

Ma poi come se avesse appena bevuto un siero magico, il ragazzo realizzò che lei era lì e gli aveva appena preparato il caffè, come se fosse casa sua, come se fosse stata lì almeno un milione di volte e s'innamorò di quell'aroma che oramai gli era entrato nel cervello mandandolo in tilt. «Questo caffè è ottimo» parve sorpreso il ragazzo, sorseggiò l'ultima goccia e ripose la tazza nel lavabo, lei gli sorrise, un sorriso sfrontato e colmo di orgoglio femminile. «Lo so, il migliore che tu abbia mai assaggiato» Jem non poté non trattenere una risata, e lei fece finta di non notare quanto fosse bello e quanto i tratti del suo viso si addolcissero quando sorrideva, finse di non sentire come se una scossa elettrica le avesse attraversato tutto il corpo al suono di quella risata.

Gli diede le spalle e iniziò a lavare le due tazze, per non guardarlo, per non sentire quello che aveva sentito ma lui decise che non sarebbe scappata così facilmente e le posò una mano sulla spalla con l'intento di fermarla «Non devi...ci penso io», lei se lo scrollò di dosso sentendo caldo il punto in cui l'aveva toccata «troppo tardi... sbrigati che dovremmo aprire, prima che decida di licenziarti ovviamente.» finalmente aveva ottenuto quello che voleva, che si allontanasse, che le lasciasse spazio e aria. «Certo, hai ragione, ma non mi licenzierei se fossi in te... dove lo troveresti un cuoco bravo e attira clienti come me?» Jemie non si diede per vinto, aveva deciso che avrebbe fatto sciogliere quella maschera di cera che Charlie si era infilata a forza sulla faccia, le sorrise nuovamente scoprendo i denti bianchi e perfetti e quasi ci riuscì a farla sciogliere ma quella ragazza era un'attrice nata e nascondere i suoi sentimenti sembrava essere la sua specialità. «Ma vedi, questo è il punto, purtroppo per te tu non sei me e non sta a te decidere» Asciugò le tazze con lentezza e le ripose dove le aveva trovate. Jem si ritrovò a pensare che lei ci stava proprio bene in quella cucina, scalza,  ci stava proprio bene in quella casa.

«Bene signorina, è pronta ad assaggiare la colazione più buona che lei abbaia mai sognato di assaggiare?» Ammiccò nella sua direzione da dietro il bancone e Charlie dovette proprio ammetterlo, quel ragazzo era capace di farla ridere e quelli, a detta sua, erano gli uomini più pericolosi, quelli che ti facevano ridere. Trattenne il sorriso più che poté, tanto da contrarre il viso in una strana smorfia e distolse lo sguardo da lui.

Si guardò in torno e iniziò a fantasticare sulla vita delle persone che la circondavano. Jessamine e Liz, le due cameriere, erano due lavoratrici impeccabili e instancabili e sapevano far sentire a proprio agio i clienti. Erano coordinate al massimo e gestivano la piccola sala in maniera impeccabile. «Le porto il solito Beth?» la donna sorrise,«Certo tesoro, solo vi pregherei di fare in fretta che ho degli impegni.»  Jess le sorrise di rimando «Non si preoccupi Beth, arriverà tutto in un attimo» La donna riprese il suo cipiglio serio e iniziò a inveire contro un uomo non più grande di lei, Jim che come suo solito aveva preso posto accanto a lei e aveva iniziato a marcarla stretta corteggiandola. «Mi raccomando Beth, non farti abbindolare da quel cialtrone!» Jemie sorrise in direzione della donna e l'intero locale rise a quella battuta, anche le gemelline risero coinvolte dall'atmosfera che si era creata. «Oh, ma figurati Jem, io ho occhi solo per te caro.» Jemie ammiccò verso la donna strizzando l'occhio e provocando altre risate.

Charlie per la prima volta in vita sua si era sentita sola, lo era sempre stata certo ma non ci si era mai sentita. Le si adattava bene la solitudine, la indossava con orgoglio come un abito sexy e aderente, perché l'aveva sempre resa indipendente e orgogliosa, ma quella volta una strana tristezza le stava crescendo dentro appiccicandosi alle sue membra, voleva in qualche modo far parte di quella familiarità e voleva che quel posto restasse proprio così com'era, ma questo non lo avrebbe mai ammesso nemmeno con se stessa.

Così aggirò il bancone e ci si mise dietro, proprio dove si trovava Jem, con quella sua maledettissima vivacità prorompente «Ehi guarda che così sconfini nel mio territorio, non era a me il bancone e a te tutto il resto?» Non avrebbe mai perso occasione di punzecchiarla, ma questa volta lei non fece altro che sorridere. Un sorriso sincero e spiazzante, tanto da farlo rimanere senza fiato. Perché ne aveva viste di cose belle, ma mai quanto quel maledettissimo sorriso e si ritrovò a pensare e a sperare di averlo visto solo lui, perché era troppo bello per essere condiviso con qualcun altro e lui non voleva affatto condividerlo. «Sì, ma il caffè lo preparo io, perché lo faccio meglio.» Il  sorriso si allargò e pensò per la prima volta da tempo di sentirsi parte di qualcosa e Jemie lo sapeva, aveva già perso contro quella donna e lo sapeva oramai era troppo tardi, perché una donna così non capita spesso nella vita e lui aveva deciso di non farsela scappare, perché un caffè così buono non l'aveva mai assaggiato, perché un caffè non gli aveva mai cambiato la giornata. "E che caffè sia" pensò Jemie e non fece altro che restare a guardarla.

***

Salve ragazze!

Finalmente sono tornata con il primo capitolo di questa storia che stranamente mi sta facendo faticare non poco, nonostante il maledettissimo blocco dello scrittore che mi ha preso in queste ultime settimane e il poco tempo a disposizione, eccolo qui! Spero che i miei sforzi non siano stati vani e che il capitolo vi piaccia.

Fatemi sapere cosa ne pensate, baci Lucy.

 

  
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