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Autore: hurrem    05/06/2017    7 recensioni
Cosa succede alla Capsule Corporation se la piccola di casa si innamora dell'uomo sbagliato, se Bulma e Vegeta devono affrontare nuove difficoltà e imparare ad essere genitori di due adulti, se Trunks e i suoi amici custodiscono segreti dolorosi... Se vi siete sempre chiesti cosa c'è dietro i personaggi meno approfonditi di Dragon Ball e se non siete soddisfatti dell'immagine semplicistica della ragazzina viziata e del donnaiolo scansafatiche che molte fanfiction danno di Bra e Goten allora vi consiglio di leggere la mia versione. Dragon Ball GT non mi è mai piaciuto perciò non verrà considerato e cercherò di entrare a fondo nella psiche di personaggi troppo trascurati. Il titolo fa riferimento all'orgoglio dei protagonisti, spesso causa di guai, e al pregiudizio degli stessi gli uni nei confronti degli altri. Spero che la storia vi piaccia!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bra, Bulma, Goten, Marron, Trunks | Coppie: Bra/Goten, Bulma/Vegeta, Marron/Trunks
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ve la ricordate questa storia? Continua, un capitolo l’anno (ritmi troppo serrati, vero?). Sono appena tornata dal Giappone. È stata un’overdose di Dragon Ball che mi ha dato la carica per finire il capitolo. Fatemi sapere cosa ne pensate come sempre. Ho una ventina di storie da recensire in archivio ma giuro che mi metterò a recuperare il tempo perso. Risponderò a tutti! Vi abbraccio!

Hurrem

 

 

CAP. 7 – A BRIEF HISTORY OF LIES

 

“Terra chiama Bra! Ci sei?”, la riportò alla realtà Pan, sventolandole una mano davanti agli occhi.

Bra si rese conto solo in quel momento che il suo tè si stava raffreddando e non ne aveva ancora bevuto nemmeno un sorso.

“Scusa…”, disse portando la tazza alle labbra.

“Stai bene?”, le chiese con una premura che non era da lei, di solito sempre così irruente e poco empatica. Sicuramente si comportava così per via di Robb.

Bra annuì.

“Sono solo stanca.”, disse roteando il collo per sgranchirsi le vertebre cervicali.

Pan si sistemò una lunga ciocca di capelli corvini dietro l’orecchio e si stravaccò sul divanetto con il suo caffè ben stretto in mano. Bra guardò fuori dalla vetrina della piccola caffetteria che ormai da qualche anno avevano eletto a loro luogo di ritrovo a Satan City. Si trovava in una via laterale e poco frequentata rispetto al Satan Boulevard ed inoltre il loro tavolino abituale occupava un angolino riparato e confortevole, lontano da occhi indiscreti.

Non nevicava. Anzi, c’era persino qualche raggio di sole, nonostante la temperatura non si potesse certo definire mite. Satan City sorgeva su di un altopiano più a sud rispetto alla Città dell’Ovest, perciò non era esposta alle condizioni climatiche estreme della sua città natale e l’inverno appariva notevolmente meno fiabesco. Sul boulevard poco distante, folle di turisti si affannavano per gli acquisti natalizi, fotografavano le impronte lasciate dalle celebrità sulla Walk of Fame o si accalcavano all’ingresso dei numerosi casinò per tentare la fortuna. Era difficile credere che solo trenta anni prima al posto di quella città scintillante ci fosse un deserto.

Un gruppo di studentesse passò vicino alla vetrina, guardando all’interno del locale. Bra distolse subito lo sguardo e sperò che passassero oltre senza riconoscere lei o Pan. Quando Pan veniva assediata dai paparazzi o da persone che le chiedevano una fotografia da postare su Instagram, andava rapidamente in escandescenze.

“Non sarai mica ancora preoccupata per la scuola, vero? Quanti giorni di lezione hai saltato nella tua vita? Due?”

Bra fulminò l’amica e si servì una generosa fetta di torta di carote.

“Tu invece? Hai intenzione di andarci, prima o poi?”

Pan sbuffò divertita. Frequentava, con scarsa attitudine, la Satan Orange Star School: un istituto prestigioso quanto il suo e che accettava soltanto studenti brillanti e facoltosi. La madre di Pan in pratica possedeva la scuola e il padre ci insegnava; non c’era da meravigliarsi che non fosse ancora stata espulsa, ma il suo rendimento e le sue assenze erano continuo motivo di apprensione e litigi in famiglia.

“Non ho tempo di andare a scuola. Lo sai quanto c’è da fare in palestra?”, disse la mora.

“E non è forse compito di Ub, pensare alla palestra?”. Il loro amico, ormai da quando aveva terminato il suo addestramento con l’altro nonno di Pan qualche anno prima, era diventato il fittizio miglior discepolo di Mr Satan e gestiva la sua più importante e principale palestra. La giovane Pan era l’erede designata a sostituire Mr Satan nella gestione del suo impero, palestra compresa, ma non riusciva davvero a capacitarsi di dover prima terminare gli studi. Fosse stato per lei, avrebbe passato tutta la sua vita ad allenarsi con Ub e a combattere contro gli allievi di suo nonno.

“A proposito di Ub…”, disse la giovane cambiando discorso, “non vedo l’ora di vedere la sua faccia quando saprà che hai mollato quel cretino.”

Bra alzò gli occhi al cielo.

“Piantala.”

Pan sorrise. Sembrava divertirsi un mondo ad insinuare che Ub fosse cotto della giovane Brief. Non sapeva nemmeno perché avesse iniziato a sostenere quella tesi, visto che tra lei e Ub non c’era mai stato niente di diverso di una solida amicizia.

“Parli del diavolo…”, fece un cenno col capo, la giovane Son.

Ub entrò nella sala guardingo, salvo poi sciogliersi in un sorriso caloroso quando le riconobbe sedute al solito tavolo. Era sempre più vestito del necessario, poiché pativa terribilmente il freddo; infatti, indossava un giubbotto adatto alla scalata dell’Everest.

“Sapete, dovremmo smetterla di vederci in questi posti da fighettina che vi piacciono tanto. Non possiamo trovare qualcosa di più virile di una sala da tè?”

Mentre lo diceva, aveva già provveduto con la solita energia a scompigliare i capelli di Bra e a prendere posto sul divanetto accanto a Pan, lasciandosi cadere sui cuscini con tanta noncuranza da far traballare pericolosamente il tavolino e tutte le stoviglie che vi si trovavano sopra.

Bra sorrise e si passò una mano nei capelli per sistemarli, senza darci troppo peso. Se Ub avesse fatto la stessa cosa a Pan, si sarebbe ritrovato senza mano.

“Sei in ritardo.”, disse Pan, scontrosa.

Ub si stiracchiò e si servì una generosa fetta di torta dal vassoio che si trovava nel centro del tavolo.

“Avevo da fare in palestra.”, disse con la bocca piena. “Io devo guadagnarmi da vivere al contrario delle vostre grazie sedute a questo tavolo.”

Fece l’occhiolino a Bra. La giovane sayan lo stimava molto. Ub proveniva da una famiglia molto povera e aveva vissuto nell’indigenza finché non aveva incontrato la famiglia di Pan: Goku lo aveva allenato facendone un guerriero formidabile, mentre Satan aveva provveduto a sfamare i numerosi fratelli di cui Ub si era fatto carico, dopo la morte dei genitori.

“Bra ha mollato Robb Stark.”, se ne uscì Pan all’improvviso. Guardava Ub insistentemente per studiarne le reazioni. Bra provò l’irrefrenabile impulso di sbatterle la faccia nella ciotola ormai vuota di porridge di riso.

Ub finì in un sorso il suo caffè e posò lentamente la tazza sul tavolino, poi la guardò inespressivo.

“Era ora.”, disse accennando un sorriso.

Pan le lanciò un’occhiata che significava certamente: come volevasi dimostrare. Lei incrociò le braccia stizzita.

“È meraviglioso che i miei migliori amici approvino in questo modo le scelte di vita che ho fatto negli ultimi anni!”, rispose fulminandoli entrambi.

Ub, che riusciva a restare calmo e gentile in molti più frangenti rispetto alle due sayan, rispose soltanto: “Guarda che te l’abbiamo sempre detto che quello era un ebete.”

“Attraente…”, aggiunse Pan. “Ma un vero imbecille.”

“Tu…”, disse puntando il dito verso la sua amica, “… vorrei ricordarti che sei andata a letto con una specie di troglodita che avevi conosciuto due ore prima e non hai mai più visto!”

Pan alzò le spalle a mo’ di scusa.

“Non conta nulla. L’ho solo usato per perdere la verginità. Non che sia stato un granché comunque, su questo ti do ragione.”

Ub scosse la testa, rassegnato.

“E non parliamo del caro Ub, vero? Che gran bravo ragazzo che sei…”

Il giovane ingollò vistosamente un bolo di saliva e cominciò a sudare freddo alla vista dello sguardo rabbioso che Bra si era messa in volto.

“Non stavamo parlando di me. Perché mi tirate sempre in ballo quando non c’entro niente?”, si lamentò il ragazzo.

“Oh sì, parliamo di Ub!”, si rianimò Pan, con un ghigno perfido. “Parliamo di come sia stato ben contento di farsi rubare l’innocenza dalla mangiatrice di uomini più abile della galassia.”

Bra sorrise. A Pan, Marron piaceva molto meno, dopo che aveva scoperto che Ub ci era stato a letto, più o meno quattro anni prima. Diceva di ammirarla, ma di credere che non fosse in grado di stabilire un limite al suo bisogno patologico di mietere vittime tra la popolazione sessualmente attiva.

“Perché? È forse più sconvolgente di stare per anni appresso ad un cretino come Bra o di scoparsi uno sconosciuto come te?”, rispose Ub.

Le due sayan rimasero sorprese dell’utilizzo di quel termine volgare da parte del loro amico, di solito sempre così educato e misurato. Pan ribatté qualcosa che Bra non riuscì a capire, improvvisamente distratta.

“Lo rifaresti?”, chiese la giovane Brief, all’improvviso. Non seppe dire perché non fosse riuscita a soffocare quella curiosità.

Ub e Pan smisero di lanciarsi frecciatine e la guardarono in silenzio.

“Che intendi dire?”

“Quando la rivedi… Non ti imbarazza pensarci?”

Anche Pan si mise a fissare il giovane, curiosa della risposta. Ub si prese un attimo di tempo per riflettere.

“All’inizio non riuscivo nemmeno a guardarla in faccia.”, ammise candidamente. “… ma poi mi è passata. Io volevo imparare e lei mi ha insegnato; ho capito che potevamo essere amici come prima.”

“Diamole il premio di insegnante dell’anno, allora…”, ribatté Pan, disgustata.

“Si può sapere perché devi essere sempre così acida? Non sono l’unico qui che si è preso una cotta per qualcuno più grande di lui!”, la rimproverò il giovane.

Bra trasalì, salvo poi rendersi conto che Pan era avvampata. Ma certo. Non si riferiva a lei. C’era un solo modo per far arrossire Pan…

“Ero una bambina, Ub. Non fare lo stronzo!”

“Una bambina, hai detto bene. Infatti, Trunks non avrebbe potuto fare altro che cambiarti i pannolini, amica mia. Anche adesso in effetti, non credo che si accorgerebbe mai che ti sono spuntate le tette.”, sogghignò il giovane, perfidamente. Aveva dovuto imparare a ribattere, per sopravvivere a quelle due iene delle sue amiche.

Pan per poco non ribaltò il tavolino. Lei e Ub presero a battibeccare rumorosamente e per Bra fu facile estraniarsi.

A Pan la cotta per suo fratello era effettivamente passata da un pezzo. La differenza d’età tra loro era abissale. Con sconforto costatò che era quasi la stessa differenza che c’era tra lei e Goten.

Era stanca, ma non per mancanza di sonno. Quando qualcosa la turbava, tendeva a dormire poco, come suo padre. Si rigirava nel letto senza trovare pace, tutti i sensi in allerta come se qualcosa di terribile fosse in agguato nel buio. Quante volte da bambina si era infilata nel letto dei suoi o di suo fratello nel cuore della notte, solo per non sentirsi sola in quelle lunghe ore d’insonnia. E una volta cresciuta, quanto spesso aveva trascorso interminabili momenti ad ascoltare il russare ritmico di Trunks nella stanza accanto. Come poteva spiegarsi che invece la notte prima avesse riposato come mai nella vita? Dopo quello che era successo!

Si era messa a letto con lo stomaco in subbuglio e la prospettiva di restare a fissare il soffitto, terrorizzata all'idea di dover rivedere Goten da lì a pochi giorni. E se il ragazzo avesse deciso di raccontare tutto a Trunks? Si sarebbe dovuta seppellire dalla vergogna per un secolo! 

Appena appoggiata la nuca sul cuscino, però aveva chiuso gli occhi ed era scivolata in un sonno tranquillo e ristoratore. Eppure non aveva soltanto dormito...

Aveva sognato Goten per tutta la notte. A volte aveva soltanto rivissuto ricordi in cui il giovane sayan la faceva giocare, altre aveva rivisto le immagini della notte precedente in modo così vivido che al risveglio le sembrava ancora di avere l'odore di Goten ben impregnato nelle narici. Quel bacio ancora la tormentava, non tanto per la vergogna che provava a ripensarci, quanto perché aveva acceso in lei un barlume di curiosità per quello che avrebbe potuto seguire. Era assurdo ipotizzare di dare un seguito a quel folle gesto; Goten probabilmente non la considerava più interessante di una bimbetta di cinque anni, eppure...

Al risveglio Bra era rimasta a letto con il viso nascosto nel cuscino ad immaginare le grandi mani di Goten insinuarsi dove avevano tentato poche ore prima quelle di Robb e si era sentita pericolosamente eccitata. Aveva vissuto a stretto contatto con quel ragazzo per tutta la sua vita e sembrava rendersi conto solo ora, spiazzata, di quanto fossero belli i suoi occhi neri e gentili, della sensualità della sua mandibola marcata e di come la facesse sentire, pensare di appoggiarsi al suo largo torace e di sentirlo sovrastarla con la sua altezza. Le sue labbra avevano accolto quelle di Goten con una semplicità disarmante. Si ritrovò a pensare a come sarebbe stato, in un universo parallelo, poter stare con lui in quel momento, distesi a letto, ad esplorarsi con le stesse labbra ma senza vestiti addosso...

Ma che diavolo mi sta succedendo?

"Stai bene, Bra?"

Ritornò immediatamente alla realtà, appena più accaldata di prima.

“Sì, certo.”, afferrò la tazza ormai vuota, tanto per dare l’idea di non essersi completamente persa nelle sue fantasticherie.

Pan e Ub si scambiarono un cenno fugace, interrogandosi sicuramente sul suo stato d’animo.

“Devo per caso rompere qualche osso al tuo amichetto?”, domandò il ragazzo.

Bra corrugò la fronte indispettita.

“Pensi davvero che, se ce ne fosse stato bisogno, non avrei provveduto da sola a farlo??”

I suoi amici sorrisero sollevati della sua reazione.

“Allarme rientrato.”, disse Pan, ridendo. “La principessina è di nuovo tra noi.”

Bra abbassò la guardia e ricambiò il sorriso. In fondo, quei due erano bravi a farla arrabbiare, quanto a calmarla.

“Mi puoi testare sui riflessi, questo weekend?”, le chiese Ub, cambiando discorso.

Pan non le permise di rispondere, intromettendosi.

“Se lo fai con lui, devi farlo anche con me. Te lo chiedo da settimane!”

Bra alzò le mani, sospirando rumorosamente.

“Va bene, non vi agitate.”

“Non è terribilmente ingiusto? Che lei non si alleni praticamente mai e continui ad essere più veloce di me e te messi insieme?”, disse Pan, armeggiando distrattamente con il telefono.

“Ingiusto? È un affronto, casomai.”, rispose il moro, sempre sorridendo.

“Non è colpa mia.”, rispose Bra come se davvero loro le stessero muovendo un’accusa. “Sapete che ci sono nata.”

“Povera piccola Brief, così sfortunata…”, commentò Ub, senza malignità.

Pan si alzò di scatto, afferrando la lunga sciarpa e avvolgendosela intorno al collo.

“Vado in bagno e schiodiamo da qui, ok? Mi sono rotta.”

Bra era abituata alla sua risolutezza e mancanza di tatto. Si accinse a riporre in fretta tutta la sua roba nella borsa per andarsene.

“Non avere fretta, Bra.”, le disse il giovane Ub.

Bra chiuse la zip della borsa e se la mise in grembo.

“Lo sai che uscirà da qui come un uragano e dovremo starle dietro per non farci seminare tra la folla, no?”

Ub sorrideva, ma aveva anche un’aria seria che fino a poco prima non aveva notato.

“Intendevo dire… che troverai la persona giusta per te. Ti meriti molto di più, di un Robb Stark qualsiasi.”

Bra lo fissò qualche istante, gli enormi occhi azzurri dietro i quali potevano leggersi i mille pensieri che le attraversavano la testa in quel momento.

“E se lasciando Robb mi stessi cacciando in un guaio ancora più grande?”, chiese lei, dando voce ai suoi timori.

Ub le prese la mano e Bra gliela strinse di rimando.

“Io credo che tu sia troppo intelligente per cacciarti in un guaio.”

Sentì il ricordo dell’odore di Goten colpirla violento come uno schiaffo. Si immaginò nuda e bellissima come non si era mai vista, davanti a lui, e non arrossì come avrebbe dovuto.

Troppo intelligente per cacciarsi in un guaio. Lei ne dubitava.

 

 

 

Ub era tornato in palestra subito dopo pranzo e si erano dati appuntamento per venerdì sera alla Capsule Corporation, dove avrebbero sfruttato la Gravity Room per allenarsi e poi avrebbero guardato film horror e chiacchierato, fino ad addormentarsi sul divano all’alba, come al solito. Bra e Pan passeggiavano pigramente con il viso seminascosto nelle sciarpe per il freddo ormai pungente. Bra aveva approfittato della gita fuori porta per comprare alcuni regali di Natale.

“A che ora devi tornare a casa?”, chiese la giovane Brief all’amica.

Pan sbuffò.

“Non credo che ci tornerò.”, rispose.

Bra si fermò. Non perché fosse strano che lei restasse fuori casa. Veniva spesso a dormire alla Capsule Corporation, ma il modo in cui l’aveva detto le era sembrato strano.

“Va tutto bene?”, chiese la giovane.

Pan accennò un sorriso, forse forzato, e la prese sottobraccio.

“Certo, che domande! È solo che l’aria si è fatta un po’ pesante a casa ultimamente. Preferisco stare alla larga.”

Bra immaginò si trattasse del solito problema del suo scarso interesse per lo studio. Avrebbe voluto farle una ramanzina sull’importanza di ricevere un’istruzione o quantomeno di presenziare alle lezioni, ma sapeva che non avrebbe sortito alcun effetto su Pan.

“Dovresti stringere i denti un altro po’. Questo è il nostro ultimo anno, dopotutto.”

“La scuola non c’entra. Oh! Ci prendiamo una cioccolata calda con i marshmallows?”, disse lei troncando improvvisamente discorso e trascinandola verso una vetrina scintillante dalla quale proveniva un delizioso profumo di zucchero filato.

Bra le andò appresso senza opporre resistenza.

“Solo se posso metterci dentro gli amaretti senza che tu faccia la solita faccia disgustata di sempre!”, disse Bra ridendo. Nonostante tutti quei problemi che sembravano affollarle la testa, i pomeriggi passati con Pan erano ancora la cosa che la rendeva più felice al mondo.

Il sorriso scomparve gradualmente dal viso di Pan per lasciare il posto all’incredulità mentre fissava stupita un punto alle spalle di Bra.

“Che diavolo ci fa tua madre a Satan City?”

Bra si girò di scatto. Vide sua madre attraversare il corso di gran carriera, un cappello di lana in testa a mascherare i capelli turchini e l’aria di avere qualcosa da sbrigare di nascosto e in tutta fretta. Quell’immagine le pareva talmente surreale che le impedì di reagire come avrebbe voluto, in altre parole nascondendosi per evitare la temibile sfuriata per aver saltato la scuola senza avvisare. Ma sua madre sembrava troppo distratta da altri pensieri per accorgersi di lei, imbambolata in quell’angolo a fissarla. Lei e Pan restarono in silenzio a osservarla raggiungere l’ingresso di un elegante edificio, dove venne raggiunta (e qui il cuore di Bra le balzò in fondo alla gola in un istante) da un uomo alto e brizzolato avvolto in un costoso cappotto scuro, che le posò una mano sulla spalla delicatamente per salutarla. Bulma lo abbracciò come se lo conoscesse da sempre.

Bra sussultò. Non serviva avere l’istinto affinato di un sayan per capire che c’era qualcosa di sbagliato in quello cui stava assistendo. Vide l’uomo invitare sua madre a precederlo nell’atrio e avvolgergli un braccio attorno alla vita mentre sparivano alla sua vista.

“Lo conosci?”, chiese Pan, cauta.

“No.”, disse Bra e si diresse senza quasi accorgersene verso il lussuoso palazzo.

“Bra! Aspetta!”, la seguì Pan. “È una pessima idea!”

La giovane Brief si fermò di fronte all’ingresso, dove fu raggiunta da un portiere in uniforme.

“Desidera qualcosa, signorina?”

Bra dovette lottare contro l’istinto di scaraventarlo fuori dalla sua traiettoria e di irrompere come un treno dentro l’edificio. Espirò lentamente e a lungo prima di parlare. Riuscì a controllare il tremore della sua voce, ma non quello delle mani che teneva chiuse a pugno lungo i fianchi.

“Per cortesia, signore, potrebbe dirmi cosa ospita quest’edificio?”

L’uomo rimase sorpreso della richiesta, nonché di quanto carina fosse quella ragazzina, così rispose senza farsi troppe domande.

“Beh, signorina… Ci sono molti studi di avvocati, qualche studio medico e un centro benessere molto rinomato… ma riservato agli adulti.”, si affrettò ad aggiungere forse scambiando l’interesse delle due ragazze per desiderio di visitare proprio quel posto.

“Riservato agli adulti?”, domandò Bra, più a Pan che all’uomo.

Pan alzò le spalle.

“Forse quello era un suo avvocato…”, disse la mora, ma a Bra dava proprio l’impressione che stesse cercando di sdrammatizzare senza crederci più di tanto.

“A Satan City?!”, disse Bra incredula e nervosa.

Dimentica del portiere alzò lo sguardo sui piani alti dell’edificio. Sarebbe bastato così poco per spiccare il volo e sfondare una finestra. Come avrebbe reagito sua madre a vedersela comparire davanti all’improvviso? Strinse i denti.

Sei una sayan.

Papà.

Stava per farlo, bastava darsi una spinta. Ma poi si vide con gli occhi dei passanti. Un fenomeno da baraccone volante da fotografare e sbattere sui social network.

“Andiamocene via.”, disse a Pan.

Non aveva mai avuto tanto freddo in vita sua.

 

 

 

"3 settimane?”

Kari si era seduta sul letto con il lenzuolo avvolto attorno al seno e si stava legando i lunghi capelli fulvi sopra la nuca.

"Dopo le feste, Trunks..." Ripeté lei girandosi a guardarlo.

Solo cinque minuti prima il sayan si era abbandonato sui cuscini assaporando la sensazione di beatitudine di avere finalmente il corpo caldo e morbido di Kari addosso, e ora la notizia che la ragazza sarebbe presto ripartita l'aveva prepotentemente scaraventato dal paradiso sulla Terra.

Lei si chinò su di lui e gli posò un bacio sulle labbra.

Trunks le affondò le mani nei fianchi e la attirò a sé.

"Sei appena tornata." Gli fece notare.

"Non farmi sentire in colpa, ti prego."

Lo supplicò la giovane, strofinandogli il naso sul mento.

"Sai quanto tengo a questo progetto, non posso rinunciarci adesso. L'ospedale e la scuola che stiamo costruendo saranno pronti tra poco, devo assicurarmi che tutto sia fatto nel modo giusto."

Trunks le prese il viso tra le mani seccato.

"Non puoi chiedermi di non vederti per altre tre settimane. Non possiamo continuare così."

Lei si divincolò con gentilezza e si sollevò sui gomiti. Anche quando era contrariata, non perdeva mai la calma. Non avevano mai davvero litigato e Trunks era praticamente certo che lei non conoscesse sentimenti come la rabbia e la frustrazione. Era solo uno dei tanti motivi per cui era perfetta per stare accanto a lui, che invece s’infiammava per un nonnulla.

"Sai bene che fino a Febbraio sarete presi con le chiusure di bilancio. Non ti accorgerai nemmeno della mia assenza."

Trunks sospirò infilandole una mano nei morbidi capelli e liberandoli dall'elastico che li teneva imbrigliati.

"Vuoi scommettere?"

Disse attorcigliandosi una ciocca ramata attorno alle dita.

Lei gli prese la mano nella sua e se la appoggiò sulla guancia leggermente arrossata dal calore della stanza. Lo guardava sempre così, con le iridi verdi che splendevano tra le palpebre socchiuse e il sorriso dolce costellato di lentiggini. E lui perdeva il senso della realtà, abbagliato.

"Dovresti vedere i sorrisi di quei bambini, Trunks. Non c'è niente di più bello al mondo, credimi..." Disse lei con un filo di voce, riferendosi ai piccoli orfani della sua missione umanitaria.

Trunks la sollevò e la fece sdraiare sul materasso, portandosi sopra di lei. Si tirò su per poterla ammirare in tutto il suo etereo splendore.

I seni grandi e perfetti, il ventre piatto e i fianchi morbidi che declinavano nelle cosce lunghe e tornite...

"È chiaro che non ti sei mai vista con i miei occhi..."

Lei arrossì appena, dietro il sorriso accennato e si coprì il seno con le braccia. Lo faceva impazzire ancora di più, il fatto che dopo ben sette anni insieme, lei ancora provasse un timido imbarazzo a stare nuda davanti a lui. Non poteva essere più diversa da Marron.

Marron e la sua totale assenza di pudore e misura. Marron con i suoi occhi freddi e le sue anche ossute; il suo corpo fragile rivestito di sola pelle e nervi sempre tesi. Marron che era la sua migliore amica e la sua peggior nemica da prima che Kari entrasse nella sua vita; la stessa che la sera prima aveva chiesto con la voce rotta dai gemiti di piacere di spingere più forte dentro di lei, di farla godere di più...

Ecco di nuovo la bile in fondo alla gola, quel gusto amaro sulla lingua che sporcava il suo momento di pace interiore.

Ho fatto sesso con Marron...

Rimase incerto per un istante, indeciso sul dirglielo veramente. Ma poi capì che lo avrebbe fatto per le ragioni sbagliate: per scaricarsi la coscienza e per convincerla a non partire. Egoista fino all'ultimo.

"Dovremmo fare una doccia e vestirci..." disse lei stropicciandosi gli occhi.

"Stai scherzando, vero?", rispose Il sayan, corrugando la fronte.

"Perché?", chiese la giovane curiosa.

Trunks sorrise. Con una mano s’insinuò tra le ginocchia della ragazza e risalì lungo le cosce provocandole un sussulto.

"Chiariamo una cosa, signorina Van der Berg... Lei dovrà anche costruire ospedali e pozzi dall'altra parte del mondo, ma non c'è assolutamente nessuna possibilità che io la lasci uscire da questo letto prima di Capodanno!"

Kari rise e provò a protestare, ma dovette arrendersi presto al fatto che Trunks Brief otteneva sempre e senza il minimo sforzo, tutto quello che voleva.

 

 

 

 

Bulma attraversò il lungo corridoio al buio, mordendosi il labbro inferiore con forza, come tutte le volte che qualcosa la turbava. Aveva tolto le scarpe alte per potersi muovere più velocemente. Era stato tutto calcolato alla perfezione, ovviamente, ma aveva comunque accumulato una decina di minuti di ritardo sul programma stabilito e doveva assolutamente fare una doccia per togliersi di dosso gli odori di quella giornata, prima che Vegeta uscisse dalla Gravity Room e che Bra rientrasse a casa. Spalancò la porta della sua camera e gettò le scarpe in un angolo, ma prima che potesse togliersi l’abito di dosso per chiuderlo nella busta della lavanderia, s’immobilizzò terrorizzata.

“Esattamente, donna… Quanto pensi che io sia stupido?”

Anche nel buio, gli occhi di Vegeta lanciavano fiamme d’ebano nella sua direzione.

Non c’era più nulla da fare. Non riuscì nemmeno a mettere in fila due parole per cercare di spiegarsi. Sentì le gambe farsi all’improvviso troppo pesanti e cadde in ginocchio sul pavimento. Non avrebbe fatto alcuna differenza. Non poteva fare pena al principe dei sayan… nemmeno se negli ultimi trenta anni era stata sua moglie.

Affondò il viso nelle mani e chiuse gli occhi stanchi.

 

 

 

Fine capitolo. Che dire? Spero che vi piaccia questa BREVE STORIA DELLE BUGIE (e Brief ci stava proprio bene nel titolo visto che qui le bugie le dicono soprattutto loro!). Mi scuso, come sempre, se c’è voluto tanto per pubblicare questo capitolo. Non ha senso accampare scuse, ma sappiate che ho voluto impegnarmi a fondo, visto che mi trovavo tra un viaggio epico appena finito e un immane trasloco da affrontare e non potevo arrivare all’autunno senza aggiornamenti.

Che dire di quello che sta capitando in questa storia? Vi riporto le risposte che ho dovuto dare alle mie beta-tester di fiducia quando hanno letto il nuovo capitolo… (Non prendetele troppo seriamente!).

·         Bra è troppo tranquilla e insicura per essere figlia di Bulma. Ne siete sicure/i? Credo che abbia anche un padre non troppo loquace e che ha dimostrato più volte di essere facile allo sconforto. E poi, forse non sono stata molto brava a rendere l’idea, ma Bra è molto più di quello che appare per ora. Bra è una bomba ad orologeria pronta ad esplodere.

·         Ub e Marron sono stati insieme??? In effetti non proprio. Ub aveva una cotta per Marron, che ha tre anni più di lui. Hanno fatto sesso. Ub era vergine. Sono rimasti amici. Stop. Tutti lo sanno, qualcuno non ha gradito. Ho intenzione di inserire un passaggio in cui Trunks e Goten fanno i bulli con Ub rimandando all’accaduto alla prima occasione. Nella mia testa è esilarante! J

·         Ma Trunks è un vero bastardo! Ma scusate… sapete da dove viene, vero? Sapete di chi è figlio? Non è colpa sua! È solo l’uomo più ricco, bello e potente del mondo. Per me è pure troppo buono. J

·         Almeno la ragazza di Trunks potevi farla stronza e facile da odiare. Troppo facile.

·         Bulma che tradisce Vegeta??? Sei pazza?? No comment. Labbra cucite. No, non mi comprerete offrendomi incenso, mirra e oro, né tantomeno col cibo. Aspettate e vedrete.

Prossimo capitolo: Goten e l’improbabile coppia Marron & Vegeta.

   
 
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