Ovunque tu sia, anche nel nulla
La capinera
Non m'aspetto d'incontrarti in un aldilà,
Al rosicchio del tempo, scomposto,
una manciata d'atomi e niente più
durerà il tuo teschio.
Lo so, e vorrei ti cullassero i sogni
le braccia d'un Dio, nell'Eden il canto
feroce delle capinere. La condanna
è saperti solo nel tuo vuoto.
Ma tu non sai, del tuo nulla e del mio,
né di chi t'accomoda il terriccio
perché ti sia più lieve, e ti rimbocca gli occhi.
T'hanno coperto i graffi con un berretto
e un bel vestito che impasterai della tua polvere,
né ti occorreranno scarpe lucide per correre
incontro alla morte: non c'è viaggio.
Ma oggi che ancora t'aspetto, distratta,
e m'aspetto d'asciugarmi gli occhi
col fazzoletto del tuo taschino:
oggi non sei polvere, né graffi.
La tua morte la vivi con me,
e mi pare tu muoia ad ogni respiro in cui m'accorgo
che mi resta d'improvviso ciò che in vita
dolcemente insegnavi:
silenzio.