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Autore: Aliak    11/06/2017    2 recensioni
Post-Season 2
Sono passati diversi mesi dall’invasione Daxamite, Kara deve riaggiustare la propria vita ma non è così facile dopo una grande perdita. Lilian Luthor era finalmente dietro le sbarre e il mondo sembrava essere finalmente in pace. Tutti sono felici, ma non lei, era tutto così frustrante. Odiava sentirsi impotente, eppure eccola lì. Potreste darle torto, però? E 'stata un disastro tutta la sua vita, non aveva mai avuto un momento di felicità che durasse, aveva perso anche lui, ed era di nuovo sola, mentre tutti intorno a se erano felici.
Stava annegando nelle sue stesse paure, non poteva salvare se stessa ma qualcun’ altro poteva farlo, e sta per tornare…
Semplicemente una storia Karamel
Genere: Angst, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kara Danvers, Mon-El
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Supergirl'
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Siate coraggiosi, siate forti…
Quelle ultime parole che gli avevano donato i suoi genitori, l’avrebbero perseguitata in eterno. Ma non era così facile essere forti, essere coraggiosi, quando si perde tutto. La prima volta che successe, non riusciva del tutto a capire tutto era andato così veloce, aveva tante domande, tanti dubbi mentre il suo mondo stava morendo sotto i suoi piedi, poteva percepire le urla delle persone, voleva voltarsi indietro e aiutare, ma l’avevano spinta verso quel pos, sua madre gli chiede di proteggere suo cugino più piccolo Kal-el, gli dona la sua collana, gli dice che gli sarà sempre vicino, può vedere la tristezza nei suoi occhi le lacrime premere per uscire, ma tu sai che lei è più forte di così, incontri lo sguardo preoccupato di tuo padre, prima che lo schermo del pod si chiuda intorno a te, il rombo dei motori, e infine la partenza. Lo spazio intorno a se, e poi l’esplosione che risuona nell’atmosfera che la circonda. Il calore, il rombo ruggente dell’implosione del nucleo risuona nelle orecchie, insieme alle urla del proprio popolo, ancora ricorda l’odore di zolfo la paura e la morte che la circondava in quel breve viaggio, fino alle navi i genitori che l’avevano spinta a non guardarsi indietro. Eppure tutto quello l’avrebbe perseguitata in quel viaggio, non lasciandola, unìonda d’urto colpisce la navicella dirottandola dalla retta via, vede il Pod di suo cugino allontanarsi sempre di più, e non può far nulla per fermarlo. Aveva perso tutto, i suoi genitori il suo pianeta, suo cugino che avrebbe dovuto proteggere. Il suo tutto era andato, carbonizzato,  di tutto quello sarebbero rimasti solo  polvere e frammenti, sparsi per lo spazio.
 



Le gambe cedono quando ormai non si ha più la forza di reggersi in piedi, si sente acciecata da quelle luci che la circondano, l’acqua è gelida contro la sua pelle, ondate di nausea non la lasciano in pace, il calore delle fiamme propagate per la città, da macchine, edifici, i rumori troppo assordanti, urla sirene, esplosioni in tutta la città. Tutto sembra essersi di colpo amplificato.Come quando era uscita per la prima volta dal baccello, in quel mondo del tutto nuovo con nuovi poteri nuove sensazioni. La voce di Alex suono così lontana, non riusciva a capire cosa gli stesse dicendo, ma le s stava avvicinando, e infine il suo tocco, le sue braccia. Tutto appare doloroso. 
 

Poteva percepire quel dolore che la città trasudava in ogni suo angolo, allora quando Krypton era andato distrutto, non poteva del tutto capire quel dolore, ma non ora, ora lo poteva sentire penetrare la sua pelle, scalfendo il proprio cuore spezzandolo. Se fosse stata veramente forte, veramente coraggiosa, avrebbe eliminato da subito la minaccia di Rhea, quando ne aveva avuto la possibilità. Invece aveva deluso tutti e ora l’umanità ne stava subendo le conseguenze. 
 

Fa male, fa tutto male, e sa che se lo merita, tutto quel dolore. Doveva proteggerlo, e invece ora riposa lì a poca distanza da lei, malconcio privo di sensi, per la battaglia appena svolta. Non credeva di farcela, invece ne era uscita vittoriosa, se così si poteva dire. E se non si fosse svegliato? Se ancora fosse stato sotto l’effetto della Argento Kryptonite? Se tutto questo non avrebbe funzionato, l’aveva umiliato l’aveva sottomesso, per cosa? Stava respirando? E se lo aveva ucciso? Non riusciva a percepire il suo battito in mezzo a tutto quello, ne il suo respiro, non riesce a concentrarsi su quei due unici suoni che gli importavano. Rao… Cerca di nuovo di sollevarsi in piedi per raggiungerlo, ma cominciano a formarsi macchie scure davanti agli occhi, sa che sta per perdere coscienza sa che da un momento all’altro ogni sua forza, l’abbandonerà completamente lasciandola priva di sensi, ma deve portarlo alla fortezza, deve fare quel semplice e unico sforzo, poi sarebbe potuta anche morire per sul poco che importava.

 



C’era d’aspettarselo che Rhea non avrebbe rispettato gli accordi, eppure era difficile prendere quella decisione, anche se era la più giusta, ed era l’unica che poteva prenderla, il destino della città nelle sue mani, le navi Daxamite sopra di loro pronte a attaccare di nuovo, non c’era tempo per discutere quella scelta, se da una parte la sua mente gli diceva di farlo, dall’altra il suo cuore gridava di non farlo. Ti eri voltata verso di lui, guardandolo negli occhi, la tua mano ancora una volta esita sul pulsante, questo voleva dire perderlo, perderlo per sempre o almeno fino a quando il piombo sarebbe stato nell’atmosfera della terra, potevano essere giorni, mesi o anni… Sai bene che questo deve essere fatto, non serve che te lo ripeta, ma non doveva aspettare a lei fare quella decisione, perchè non aveva lasciato Lena il pulsante a Kal-el, o Alex qualsiasi altra persona, ma non lei.


Siate coraggiosi, siate forti…


Le parole dei propri genitori, risuonano nella mente, chiudi lentamente gli occhi, prendendo un lento respiro prima di lentamente e inesorabilmente premere il pulsante.
E questo non la fa sentire meglio, non la fa sentire una Eroina, non la fa sentire Forte, la fa sentire solo Male. 


È inorridita, Lena avrebbe dovuto creare qualcosa di più veloce, fa male vederli morire lentamente soffocati, perchè non tutti i Daxamiti avevano colpa, semplicemente soldati  che stavano eseguendo gli ordini imposti dalla loro regina, probabilmente minacciati di possibili sofferenze se si fossero opposti a tutto quello. Probabilmente molti di loro avevano famiglie, che non avrebbero mai più rivisto, stava contando tutti per colpa di quella donna, che lentamente era crollata a terra, esalando l’ultimo respiro per poi diventare polvere sotto i loro occhi. Stava condannando anche il suo uomo, l’aveva sentito cominciar a tossire.

 

-Alex… Alex dimmi cosa posso fare.- la implori, ci deve essere una soluzione a tutto quello, non poteva perderlo, non voleva, voleva salvarlo non vederlo morire tra le sue braccia, le navi Daxamite cominciano a volare via da lì lasciando la terra, cercando rifugio nello spazio, o almeno i pochi superstiti, i cadaveri dei Daxamiti abbandonati per le strade, puoi sentire il popolo finalmente esultare. Ma non riesci a essere felice come loro.
 


 

Cerca di ascoltare il battito cardiaco di Mon-el, un suono così familiare che ha imparato a conoscere fra tanti altri, anche a kilometri di distanza, rimanendo completamente sintonizzata sullo stesso. La mano sul suo petto, puoi percepirlo sotto quel tocco, thum, thum, thum… Gli ricorda che c’è una possibilità che sopravviva anche se questo vuol dire mandarlo via, mandarlo via da lei, perderlo forse per sempre. Cammina tenendolo stretto a se, mentre l’altro braccio è sulla vita, il passo è rapido il peso non è nulla rispetto a quello che opprime in quel momento il suo povero cuore. Il pod ormai non è così lontano, la in mezzo a quel campo vuoto. Sono tante le parole da dirgli, ma c’è troppo poco tempo, il suo respiro sta diventando sempre più insostenibile, il cuore comincia a perdere battiti, a poco tempo per salvarlo, poco tempo per donargli un’ultimo saluto prima di lasciarlo, condannandolo probabilmente a un destino più brutto della morte. Lontano da lei, lontano dal suo amore, nello spazio infinito su un qualche pianeta sperduto, magari avrebbe trovato infine qualcun’altra, ma per lei sarebbe stato l’unico, non l’avrebbe mai dimenticato. La in un angolo del suo cuore, insieme a zia Astra, insieme alle persone che gli sarebbero state care, anche se lontane, anche se l’aveva perse per sempre. 

 

Tutto quel dolore è stata una sua decisione, è stata colpa sua, e pagherà per questo, con una vita di isolamento, perché sa che non ci sarà mai nessun altro. Lo sente, anche se non vuole pensarci, anche se non vuole convincersi di tutto questo, può vedere il dubbio e la paura e il dolore negli occhi di Mon-el, mentre gli dona un’ultimo bacio sulle labbra uno dei loro, intendo unico il suo sapore sulle labbra, l’ultimo non ce ne saranno altri, si risveglierà ogni giorno in un letto vuoto in un appartamento pieno di ricordi suoi, i suoi libri di cucina i suoi vestiti.

 

Lei ascolta il suo batto cardiaco sempre più lontano, mentre scompare tra le nuvole ormai troppo lontano per essere visto anche attraverso i suoi super sensi, e scompare lasciandola da sola. I suoi occhi bruciano, il cuore gli fa male come se si stesse per strappare, gli manca il respiro…

 

E di nuovo arrivano più forti che mai le urla della gente, i pianti dei bambini, il rumore delle fiamme scoppiettanti, sirene, esplosioni, il terrore della gente.

 

Si coraggioso…
Il coraggio sembrava ormai morto.
 

Sì forte…
Doveva essere forte, doveva essere l’eroe, in quel momento la città e la popolazione aveva bisogno di lei, più che mai,  la città sarebbe stata ricostruita tutto sarebbe tornato alla normalità, ci sarebbe voluto tempo ma quelle ferite si sarebbero risanate.
 

Doveva essere un Eroe.
Loro avevano bisogno di te, dovevi esserlo, forse sarebbe stato l’unico modo per sopravvivere a tutto quello.
 


 

Vola sulla città, non sapendo esattamente da dove cominciare, ogni parte della stessa aveva bisognose suo aiuto, incendi, persone sotto le macerie. Krypton era stata così il giorno dell’esplosione? Bruciava in tale modo? Uomini, bambini, donne, anziani. Non si ferma, aiuta e non è l’unica vede altre figure, umani e alieni che collaborano per riportare tutto alla normalità, non riesce a sorridere a nessuno di loro, fa solo il suo lavoro.

 

Non c’è spazio negli ospedali, sono troppe le vittime, le altre città stavano portando i soccorsi, le radio e i giornali emettevano notizie cercando di assicurare i cittadini.

 

Metropolis, Star City, stavano dando il loro appoggio, per far tornare tutto alla normalità portando provviste, vestiti, farmaci, dottori soccorritori, tutto quello che poteva essere necessario, per aiutarli. 

 

Tutto quello faceva male, il fatto che la sua pelle non mostrasse segni, non voleva dire che tutto quello non fosse doloroso, le mani bruciavano sotto il calore delle fiamme, i muscoli dolevano erano stremati dai grossi sforzi sottoposti, ma non si fermava. Non aveva mai affrontato tutto questo dolore, fisico e mentale, ma doveva sopportare tutto questo.

National City ha bisogno del suo eroe.

Hanno bisogno che lei è Coraggiosa.

Ha bisogno di essere Forte.
Hanno bisogno di Supergirl.

 


 

-Stai bene?- Kal-el gli aveva chiesto, avvicinandosi a lei sulla terrazza del Deo, mentre osservavi la città, in silenzio. Avevi chiuso gli occhi non avevi il coraggio di voltarti verso di lui, la città sotto di loro si era acquietata eppure ancora potevi percepire quelle urla, e pianti. 

 

-Certo-
Certo che no… si può ancora sentire il dolore la paura, la morte circondarla l’odore del sangue impregnare la sua tuta, la mano destra sul petto, al centro dello stesso simbolo della casa degli El, le dita strette sul tessuto, le nocche ormai diventate bianche, la voglia di strappar lo stesso non ne era degna, non era degna di tutto quello. Non era stata abbastanza forte, allora non era stata lì con suo cugino a crescerlo, a proteggerlo a cantargli ninne nanne per addormentarlo, cullarlo per addormentarlo. Non era stata abbastanza forte per proteggere la città, dai Daxamiti, ma lei porterà su di se quel fardello da sola. Tutto quello che è accaduto è colpa sua, qualunque cosa.

 

Lui gli dice, che è forte, che lui non sarebbe riuscito al posto suo a fare tutto quello, non ne avrebbe avuto il coraggio, la forza d’animo. 

 

Gli dici che è ora da andare da Lois, che l’aspetta che ha bisogno di lui, e alla fine l’osservi andarsene decollando. Dietro di se il Deo festeggia quella vittoria, la città è salva, grazie a lei. Ma lei non si sente in vena di festeggiare, non riesce a unirsi a loro.

 

Lei non ha vinto… Ha perso tutto di nuovo.

 


 

Aveva lottato per salvare Mon-el, e ora era lontano da lei, la città aveva subito centinaia di milioni di dollari di danni, e ci sarebbero voluti mesi, prima che potesse riprendersi del tutto, forse anni. C’erano migliaia di feriti, dispersi, morti, la città era in lutto, le trasmissioni cercavano di tenere su il morale, per quelli che erano rimasti per mantenere le menti salde per non crollare del tutto.

 

Le parole di sua sorella suonano vuote, gli chiede se a bisogno di lei.
 

-No… Vai dalla tua ragazza.- gli avevi risposto, Alex aveva bisogno di essere felice, proprio come Winn con Lyra, J’onn con M’gann, Lois con Kal-el.  Lei non può essere felice, ma non può privare gli altri della stessa felicità. Lei non può avere un posto di lavoro, essere un eroe, avere un fidanzato mettere su una famiglia, essere felici…

 

Lei non può essere felice.

 


 

A bisogno di riposare, almeno fino all’alba anche se mancano meno di due ore, quel poco che basta per riprendere le forze e ricominciare tutto da capo, continuare a aiutare la città come prima. Tornare nel suo appartamento sarà difficile, quando atterra all’interno dello stesso si rende conto che tutto è rimasto come era stato lasciato il giorno dell’attacco nulla era cambiato. Sul tavolo riposava una sua relazione scritta, pronta per essere portata alla Catco il giorno dopo ormai probabilmente non aveva più importanza. 

 

Sul divano ancora una coperta, quella in cui si erano avvolti la sera prima, guardando Netfelix. 

 

La loro camera, il loro letto, le lenzuola ai piedi del loro letto, accartocciate su loro stesse, il cuscino aveva ancora la forma di lui, velocemente ti eri spogliata della tua tuta, andando poi afferrare una delle grandi camicie di Mon-e, l’ultima che aveva indossato, aveva ancora il suo odore, ti eri avvolta nel suo tessuto, come una calda coperta, ne avevi bisogno assolutamente. 

 

Era l’unico modo per sentirlo ancora così vicino a te.

 

Siate Forti, dice a se stessa.
Ma non c’è più, le ginocchia cedono crolla a terra, il dolore al petto si fa più insistente, le lacrime bruciano per uscire di nuovo allo scoperto.
 

Siate coraggiosi.
Sussurra cercando la forza per esserlo, che ormai è morta. Fa male, le lacrime cominciano di nuovo a scivolare lentamente lungo il volto, i singhiozzi si fanno sempre più forti, le braccia  tremanti si avvolgono intorno al tuo corpo completamente dolorante, in un abbraccio immaginando che fosse lui a farlo, cercando conforto nello stesso… Ma non era uguale, quelle parole che continua a ripetersi nella propria testa, non la porteranno da nessuna parte.

 

Quella sarà una storia che la terra e l’umanità ricorderà eternamente, diranno che lei è stata il loro salvatore, celebreranno quella vittoria, ma c’è troppo sangue sulle sue mani, il sangue dei Daxamiti il sangue di quelle persone morte nella città.

 

Lo sguardo si solleva, verso il cielo, sta sera le stelle sono più nitide e visibili a occhio nudo, forse perchè non ancora in tutta la città è stata ripristinata la luce, lasciandola nella semioscurità. 

 

Cerca Rao, dove dovrebbe stare… anche se sa bene che dalla terra è quasi impercettibile la sua presenza, ma quella sera dovrebbe vedersi, lo scorge, e un pensiero vola ai suoi genitori, la mano spazzola sulla pelle del collo cercando la collana di sua madre, ricordando solo ora che l’aveva data a lui, in modo tale da non sentirsi da solo.

 

Aveva dato l’ultima cosa che gli era rimasta di Krypton, si sentiva da sola.

Le labbra tremano, il corpo trema, crolla a terra non ha nemmeno la forza di rialzarsi, sente il pavimento freddo sotto di se, le unghie affondando nella pelle ma non sente dolore, non sente più niente sente il vuoto dentro di se.

 

Lei è da sola, e non può farcela, lei non può essere coraggiosa, lei non può essere forte… 

 



NOTE FINALI: Si lo so sto scrivendo tutto tranne il continuo, della mia prima storia su Supergirl, ma il finale di stagione mi ha completamente stroncato ucciso lasciato in mille pezzettini, e avevo bisogno di scrivere qualcosa un finale migliore di tutto questo, si anche se attualmente questo capitolo è una pugnalata al cuore, non è molto leggero lo ammetto, ma personalmente mi sono voluta immedesimare in quello che provava in quel momento la nostra Supereroina a perdere tutto, di nuovo. Perdere il suo amato Mon-el, vedere la città così ferita, vedere i suoi amici  essere felici mentre lei si sente male, si sente uno schifo, e non ce la fa a essere forte a essere coraggiosa, come gli avevano chiesto i suoi genitori. Per quanto sia un alieno, per quanto sia un Eroe, a anche sentimenti umani, e sentito il bisogno di espolrli.
Questa sarà una fiction all'inizio un po' dolente, ma prometto che farò tornare il nostro Mon-el ma aspettatevi almeno i prossimi due capitoli ancora un po' come questo.

Spero di non deludere nessuno, non tradisco le mie adorate KARAMEL personalmente adoro, sia le coppie het che le coppie fem xD quindi mi piace scrivere di entrambi, mi dispiace che magari qualcuno lo deluso con Red Desires, che era incentrata più su beh la coppia LenaxKara, ma alla fine Unendo i frammenti di un puzzle, a differenza di Red e questa è molto neutrale.
In ogni caso al prossimo capitolo.

Baci 
Aliak
   
 
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