Prompt: "non senti
puzza di bruciato?"
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we are out for prompt.
Si sa, a San
Valentino
ogni coppia che si rispetti, soprattutto se novelli sposi, deve
obbligatoriamente mettersi ai fornelli.
E Rapunzel e
Eugene non
fanno alcuna eccezione.
Quella mattina,
un’assolata mattina di un ridente 14 febbraio, la principessa
svegliò il suo
sposo sfiorandogli le labbra con le proprie, leggerissima. Il giovane
si
stiracchiò, per poi stringerla al petto e ricambiare con un
bacio appassionato,
che di innocente non aveva proprio nulla.
- Eugene! – lo richiamò Rapunzel, divertita,
impedendogli di intrufolare le
mani sotto la sua camicia da notte – Non dimentichi qualcosa?
Eugene
aprì un occhio e
poi l’altro, sbattendo ripetutamente le palpebre, ancora
rapito dal sonno.
- Che siamo ancora vestiti? – rispose con la bocca impastata.
- Eugene...!!!
La principessa
si mise a
sedere sul letto, incrociando le braccia sul petto.
L’espressione seriosa sul
viso la rendeva un po’ buffa, ma l’insolito
scintillio negli occhi smeraldini fece
desistere Eugene nel fare commenti sarcastici.
- Oggi è San Valentino... non ti dice nulla questa data?
– gli chiese lei.
- Dovrebbe...?
- Eugene! Ma come devo fare con te? Oggi è la festa degli
innamorati e una
settimana fa mi hai promesso che avremmo cucinato dei cioccolatini
insieme!
Il giovane si
portò una
mano alla fronte, sudando freddo. Ricordava quella promessa, che la sua
amata
Rapunzel gli aveva strappato mentre lentamente si spogliava davanti ai
suoi
occhi avidi.
Provare a
protestare – si
disse – non sarebbe servito a nulla: una delle
qualità (o era un difetto?) di
sua moglie era proprio la testardaggine.
- Ma certo – esclamò infine, buttando le coperte
da un lato – cosa stiamo
aspettando?
Rapunzel emise
un
gridolino eccitato e gli gettò le braccia al collo.
* *
*
Eugene non era
molto
convinto della commestibilità di quei dolcetti –
per lo meno, non di quelli che
aveva confezionato lui - ciò nonostante li mise ugualmente
in forno.
- Bene! – disse Rapunzel, battendo una volta le mani
– Adesso dobbiamo solo
aspettare.
- E cosa possiamo fare, mentre attendiamo? – le chiese Eugene.
La moglie gli si
avvicinò
timidamente, ma con una punta di malizia ad illuminarle il viso piccolo
e
tondo. Gli carezzò il petto, facendolo trasalire, per poi
appuntare lo sguardo
languido nel suo.
- Io un’idea ce l’avrei –
sussurrò.
Eugene sorrise e
la prese
fra le braccia. Le loro labbra s’incontrarono a
metà strada, le loro lingue
s’intrecciarono in una danza vorticosa. La sospinse contro il
tavolo della
cucina, le avvolse la vita con le mani grandi e calde e ve la
issò sopra.
Rapunzel gli cinse il collo con le braccia e gettò il capo
all’indietro, mentre
il marito intrufolava le mani nello scollo dell’abito e le
stuzzicava le punte
turgide dei seni.
Si baciarono di
nuovo, assaporandosi,
finché nell’aria non iniziò ad
aleggiare uno strano odore. Si fermarono
all’unisono, guardandosi negli occhi con
un’espressione perplessa stampata in
viso.
- Non senti puzza di bruciato? – chiese a quel punto Rapunzel.
Guardarono verso
il forno,
dal quale fuoriusciva una voluta di fumo nero.
- Accidenti!
Eugene si
precipitò a
spegnerlo e, quando lo aprì, si ritrovò fra le
mani dei cioccolatini
bruciacchiati e davvero immangiabili.
- Che peccato... – sussurrò Rapunzel.
Ma il
giovane le sorrise
di rimando e lasciò cadere a terra quel pastrocchio annerito
con tutta la
teglia.
-
A me per niente – rispose, con il suo solito sorriso furbesco
– piuttosto,
dov’eravamo rimasti?