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Autore: DonnieTZ    15/06/2017    6 recensioni
[Destiel] [Dystopian!AU]
In un universo in cui tutto è controllato - perfino l'arte e le relazioni - si racconta della leggendaria connessione che collega le anime gemelle quando esiste la possibilità concreta che il loro amore si realizzi. Cas, con la sua fede nel rigido sistema che governa tutto, è un pittore solitario; la voce che improvvisamente sente una sera qualsiasi, invece, è quella di Dean, un cantante che il sistema lo odia.
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Avrebbe voluto essere in grado di chinare la testa, di sottostare alle regole, ma c'era qualcosa nella sua anima che non voleva saperne. C'erano passioni e tormenti e incubi dietro le palpebre quando arrivava l'alba e lui andava a dormire. Cantare rendeva tutto così evidente da fare quasi male. Ma quella sera c'era il vago pensiero di dover ricacciare indietro la malinconia, perché non era solo a sentirla vibrare nella mente.
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Non aveva davvero idea di cosa stesse dipingendo, non riusciva a carpire un'immagine completa, ma sapeva che riguardava Dean. C'erano angoli più scuri, sfumature che si incupivano fino a diventare nere, ma il verde smeraldo brillava al centro della composizione, come una luce lontana.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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9. Un'assurda speranza

Gli occhi fissi su di lui, nella penombra strana di quella base segreta, non servivano a metterlo a suo agio. Dean si schiarì la voce, un sorriso vagamente imbarazzato, come se non stesse per rivelare la cosa più assurda che gli fosse mai successa. E la più importante.
«Da qualche settimana...»
I discorsi non erano il suo forte, le grandi dichiarazioni non facevano per lui, ma arrivava sempre il momento di affrontare vecchi demoni e uscirne vincitore. Forse, almeno.
«Ho conosciuto una persona.»
“Non credo possano capire, così” comunicarono i pensieri di Cas, dubbiosi.
No, direi di no.
«Bene?»
Quello di Sam, più che un sincero complimentarsi, era un modo per riempire il silenzio in attesa della pessima notizia, glielo si leggeva in faccia. Perché era sempre pericoloso frequentare qualcuno fuori dal sistema, sopratutto per Dean, e perché sembrava consapevole ci fosse ancora molto da dire.
Forse... forse dovremmo prima capire dove siamo, io e te.
“Dove siamo?” chiese Cas, i pensieri confusi.
Cosa vogliamo fare, insomma, di questo.
“Questo?”
Avanti, Cas, non rendermela difficile. Hai capito.
“Parli di noi, Dean?”
Sì, si, noi, dannazione.
«Beh, non farti pregare! Chi è? Come vi siete conosciuti? Sputa fuori tutto» intervenne Charlie, entusiasta.
«Beh... potremmo dire... da Ellen?» tentò di spiegare Dean, prima di abbandonare la birra su un tavolo e mettersi a vagare per la stanza, toccando un po' tutto.
«Cos'è, una domanda?» chiese Charlie, perplessa.
«Dean, se c'è qualcosa che dobbiamo sapere...» continuò Sam, guardandolo con apprensione.
“Credo spetti a te decidere. Quello che sento è evidente ad entrambi.”
È una strada a doppia corsia, Cas. Anche tu sai quello che provo io.
“Conta quello che vuoi, però.”
Bene, allora cos'è che vuoi, tu?
“Che tu... che tu sia felice, Dean.”
Avanti, così non è giusto.
“Perché?”
Perché sai cosa mi rende felice, lo senti, ma non c'è solo questo. C'è la storia dei permessi e del chip e del fatto che non siamo certi di poter stare insieme. C'è che è stupido e pericoloso e...
Era evidente cosa volesse Cas: stare insieme, nei modi in cui fosse possibile, a qualsiasi condizione Dean avesse voluto. Per Dean, quell'arrendevolezza era motivo di un profondo senso di colpa, che schiacciava la sua anima insieme a tutti gli altri. Perché lui, nonostante la chiarezza di ciò che provava fra le costole e i polmoni, nonostante quel sentimento potente e soffocante, non era sicuro che quella fosse la decisione giusta.
 
Cas restò in attesa, consapevole che Dean potesse percepire ogni sfumatura di quello che sentiva, di quello che desiderava.
«Va bene, d'accordo, andiamo per gradi. Se hai conosciuto qualcuno, come mai eri in fila?» domandò Charlie, sopra le parole di Sam, probabilmente allo scopo di evitare una discussione accesa.
Cas restò in ascolto, sia del confronto che si stava consumando alla base, sia dei pensieri di Dean, che sembravano scavare alla ricerca di risposte.
“Non so che fare, Cas.”
Non posso rispondere per te, Dean. Se vorrai, io sarò pronto a rischiare. Sono sempre pronto a rischiare, per te.
“Dannazione, Cas...”
E poi, ancora, pensieri su pensieri. Sembrava che l'unico scopo di Dean fosse proteggere tutti, Cas sopra ogni cosa, come se non fosse già troppo tardi.
“Non voglio farti voltare le spalle al sistema che ti ha dato tutto.”
L'ho già fatto, Dean. E sono pronto a farlo di nuovo.
“Perché?”
Vuoi che lo dica?
“No, io... no, non ho bisogno che tu lo dica, solo...”
«Perché ti amo.»
La voce di Cas si liberò nel silenzio della sua stanza, dove nessuno poteva sentirla se non l'uomo nella sua testa.
 
Dean fece cadere l'oggetto che si stava rigirando fra le dita, chinandosi subito per raccoglierlo, vagamente imbarazzato. A quelle parole, all'idea che la voce di Cas le avesse pronunciate e che, un giorno, avrebbe potuto dirle a lui, i pensieri di Dean erano esplosi per la stanza senza che lui potesse fermarli.
Voleva Cas. In tutti i modi possibili, perfino senza speranze. Tentare di renderlo possibile avrebbe significato lottare contro il sistema, però, allo scopo di distruggerlo. Dean era pronto a correre dei rischi, ma non era certo di voler guardare gli altri fare la stessa cosa.
«Ho bisogno di uscire un attimo. Da solo» borbottò, vago, ignorando gli sguardi preoccupati, prima di rifugiarsi in corridoio e abbandonare le spalle contro il muro.
“Dean?”
Cas, dimmi cosa fare.
“Non posso...”
Te lo sto chiedendo io. Dimmi cosa fare, perché io non lo so più. Cazzo, non l'ho mai saputo.
I pensieri di Cas sembrarono accarezzarlo, sedando la sua agitazione, raccogliendo le sue paure per ridimensionarle.
Questa mattina, solo qualche ora fa, ero in fila per una compagna. Sai perché?
Cas lo sapeva, era ovvio, ma la sua coscienza parve in attesa di ciò che Dean doveva concretizzare con la forza della mente. Dean immaginò di averlo vicino, una mano sulla spalla, a contatto per davvero.
Perché tutto questo mi spaventa, Cas. Mi spaventa l'idea che...
Il pensiero di Benny aleggiò per un istante, trascinandosi dietro i sensi di colpa, le recriminazioni, gli errori.
“Dean, vuoi parlare con loro. Fallo. Sono la tua famiglia e non c'è niente di debole nel cercare conforto. Capiranno, ne sono certo perché ne sei certo tu. Quando avrai discusso con loro, potremmo decidere cosa fare del chip.”
Dean inspirò ed espirò, a fondo, e tornò nella stanza. Gli sguardi erano sempre lì, densi di preoccupazione, ma la presenza di Cas da qualche parte, dentro, gli avrebbe dato la forza.
«Qualche settimana fa ho iniziato a sentire una voce nella testa» esordì, restando ad un passo dall'ingresso. «Pensavo di essere definitivamente impazzito, ma è uscito fuori che si tratta di qualcuno che esiste. L'ho incontrato, da Ellen, quando ho saputo di Benny. Si chiama Cas.»
«Un attimo, un attimo» lo fermò Sam, alzandosi a sua volta, una mano nell'aria come se solo quel gesto avesse il potere di contrastare le parole. «Stia parlando di... di un'anima gemella, Dean?»
«Non c'è niente da aggiungere o da capire, è tutto qui. Le cose stanno così. Abbiamo scoperto che la connessione è probabilmente dovuta ad un malfunzionamento del chip e quindi non-»
«Ragazzo,» intervenne Bobby, «cos'hai appena detto?»
«Il chip, probabilmente è quello a collegarci. Toglierlo significherebbe non sentire più Cas.»
«Chi ti ha detto questa cosa?» continuò Bobby.
«Un pomposo assicuratore o qualcosa del genere, un suo cliente. Cas è un pittore» rispose Dean, senza capire l'importanza di quel dettaglio.
«Conosco una sola persona che ha le prove di una connessione fra i chip e la questione dell'anima gemella. Stupido idiota.»
Bobby sembrò riferirsi a se stesso, mentre tornava da dov'era venuto, oltre la tenda. Dean spostò lo sguardo su Sam, una domanda silenziosa dipinta addosso.
«Un pittore?» domandò Charlie con l'espressione intensa di chi pianifica qualcosa di diabolico, come se non avesse fatto caso all'ultimo scambio fra Bobby e i ragazzi.
«Sì.»
«Siete due artisti» insistette lei.
«Già»
«Ho un'idea un po' folle. Prima, però, mi devi dire se questo Cas ti piace davvero.»
«Posso non stare a sentire?» si lamentò Sam, abbandonandosi su una sedia.
Dean lo scrutò, valutando l'evidente stanchezza. Dovevano essersi rinchiusi lì per giorni, a cercare di mettere in piedi la loro rivoluzione senza dirgli niente. Cercò di nascondere la punta di tradimento che gli pizzicò il cuore.
«Sì. Davvero» dichiarò in risposta.
Charlie batté le mani un paio di volte e iniziò a darsi da fare sulla tastiera che si trovava davanti.
«Perché tu e Sam non vi fate una chiacchierata? Qua ci vorrà del tempo» comunicò, senza distogliere lo sguardo dallo schermo.
«Tempo per cosa, Charlie?» borbottò Dean, andandosi a sedere vicino a Sam.
«Per la missione Cupido.»
 
“Cas?”
Sì, Dean?
“Hai capito cosa vuole fare Charlie?”
Credo di sì, Dean.
“E... insomma... ti andrebbe bene?”
Mi andrebbe bene, pensò Cas, risoluto.
“Ok, allora. D'accordo. Se... insomma... va bene.”
Quella stessa mattina, Cas credeva di stare per perdere tutto, ogni cosa, senza possibilità di aggrapparvisi con le unghie e i denti pur di trattenerla. In quel momento, invece, correva il rischio di essere davvero felice. I pensieri di Dean, riflessi nei suoi, gridavano la stessa, assurda, speranza.



 
Ciao! Come state?
Presto passerò a rispondere alle bellissime recensioni che mi lasciate... cerco sempre di ritagliarmi tempo per fare tutto, ma falisco miseramente. T__T Intanto beccatevi un GRAZIE enorme per il sostegno!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e non ci siano troppi errori (ho riletto davvero in fretta).
A presto!
DonnieTZ
(^Questa è la mia pagina fb, se la tenete d'occhio presto dovrei riuscire ad annunciare qualcosa di cui sono molto fiera e... beh... mi fareste contenta, ecco!)
   
 
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