Arrendersi
La città era rossa sotto i suoi
occhi. Rossi erano i palazzi e rosso il cielo, così come rosso era lo spendente
astro nel cielo.
Lena osservò il paesaggio
meravigliata, come ogni volta, dallo splendore che l’attorniava, poi si girò su
se stessa cercando un riflesso di biondi capelli, perché quello mancava al
paesaggio e mentre lo pensava la ragazza apparve.
“Ti aspettavo.” Disse,
semplicemente.
“Avevo paura di non vederti mai
più.” Mormorò la ragazza attirandola tra le sue braccia e stringendola forte a
sé.
“È solo un sogno, Kara.”
“Lo so.” Ammise la giovane. “Ma
sembri così vera, non voglio lasciarti andare. Io volevo trovarti, riportati da
me.” Lena scosse la testa divertita da quelle parole.
“Non vado mai lontano.” Si indicò
la tempia e poi le sfiorò il cuore, un sorriso sulle labbra. “Se non sono nella
tua mente, sono nel tuo cuore. Devi sono lasciarmi uscire.” Le mormorò, piano.
Poi le prese il viso tra le mani e la attirò a sé, deponendo un bacio delicato
sulla sua bocca.
Kara
si svegliò di scatto, il cuore che batteva veloce. Alex aveva appoggiato la
mano sulla sua spalle e la guardava addolorata.
“È
giunto il momento.”
“Nel
mio cuore… io… io credo di aver sbagliato tutto.”
“Kara…”
La pregò sua sorella. Quello stillicidio doveva finire, non poteva più vedere
sua sorella sperare, piangere, disperarsi, sperare ancora. La stava
distruggendo.
“Dammi…
dammi qualche minuto, qualche minuto ancora.” Chiese, il cuore che continuava a
correre nel suo petto.
“Kara…”
Ripeté la donna.
“Lei,
non è nella mia mente, ma nel mio cuore! Non ha mai lasciato il mio cuore!”
“Quello
che dici non ha senso, lo sai? La scienza…” Kara sbuffò, agitata.
“La
scienza non è tutto! Sai bene che quello che ci è successo, il nostro legame,
andava al di là della scienza. Né tu, né lei, né nessun altro ha saputo dire
perché io e lei ci siamo scelte, perché ci siamo connesse.”
“Siete
rimaste esposte entrambe all’XV-439.” Rispose, calma, Alex.
“Non
è solo quello! Io ho potuto parlare con lei anche quando il suo organismo era
libero da quella sostanza, mentre ero prigioniera!”
“Cosa?
Questo non è possibile.”
“Sì,
sì! È così che ha saputo come trovarmi, grazie a un sogno!”
“Kara,
lo so che vuoi crederci, ma…” Alex aveva le braccia incrociate, il viso pieno
di rassegnazione, ma Kara non era più pronta a lasciarla andare. Aveva ragione
lei, ne era sicura.
“Tra
me e lei non è solo una questione di scienza.”
“Parli
di anime gemelle? Di destino? Di legami speciali?”
“Sì,
forse parlo di quello, non lo so neppure io, non mi importa. So che è ancora
qui.” Si portò la mano al petto e sorrise. “Devo solo…”
“Va
bene.” Alla concessione di Alex, Kara sgranò gli occhi, si era aspettata una
sicura opposizione, ma la sorella la guardava, un piccolo sorriso sulle labbra.
“Mi sono sbagliata una volta, non lo farò di nuovo, se credi di poterla
salvare, se credi che sia davvero possibile che non sia una questione di
scienza allora, fallo. Salvala, riportala indietro.” Kara annuì decisa, poi
afferrò la sorella e la strinse forte. “Ahi, Kara… non così forte.”
“Oh,
scusa…” La kryptoniana la lasciò andare e sorrise.
Nei suoi occhi brillava una nuova speranza.
“Cosa
vuoi fare?” Le chiese Alex. “Come posso aiutarti?” Kara osservò la donna stesa
nel lettino, il respiratore, infisso nella sua gola, il monitor con il battito
lento e regolare.
“Non
lo so…” Ammise, guardando la sorella in cerca di un aiuto, come faceva sempre.
“Abbiamo
fatto tutto ciò che la scienza poteva e J’onn ha
tentato tutto ciò che la sua mente poteva…”
“Il
cuore… il mio cuore.” Cercò di riflettere, sapeva che il sogno era importante…
sapeva che… “Krypton… Il mio cuore Kryptoniano!”
Mormorò.
“Cosa?”
“Oh,
Lena…” Kara sorrise e Alex la guardò perplessa. “Mi sono lasciata trasportare
dal romanticismo, ma Lena è più scienziata, persino di te.”
“Kara,
non capisco.”
“Il
mio sangue, il mio sangue la guarirà.” Si indicò la mente e poi il petto. “La
chimica del suo cervello è stata sconvolta dalla mia, è una replica della mia,
ci vorranno anni prima che torni come prima, siete stati voi a dirlo. Questo
significa che può guarire, esattamente come guarisco io, se solo avesse il mio
sangue in circolo.”
“Non
sono sicura che questa cosa abbia…”
“È
una sua idea, funzionerà.” Kara sorrideva e sembrava che il mondo splendesse di
nuovo. “Ora, Alex, mi serve della kryptonite.”
Lena
sbatté le palpebre e si ritrovò a specchiarsi in due lucenti occhi azzurri.
“Sei
un genio.” Mormorò la ragazza. Era stesa davanti a lei, gli occhi lucidi,
sembrava un poco pallida, ma stava bene.
“Sei
tornata a casa?” Le domandò e Kara sorrise.
“Sì.”
Una lacrima scese lunga la sua guancia e Lena allungò la mano per catturarla.
“Perché
piangi?” Chiese ancora. Si sentiva bene, si sentiva forte.
“Sono
felice.” Ammise la kryptoniana. “Avevo paura di
doverti dire addio.”
“Non
lo avrei permesso.” Commentò lei, con un sorriso dolce. “Ti ho trovata, non ho
intenzione di perderti di nuovo.” C’era ferma risoluzione nella sua voce e Kara
rise.
“Sei
determinata?”
“Sì.”
Confermò lei e sorrise, accarezzandole il volto, poi si fece più seria. “Quanto
tempo sono rimasta svenuta?”
“Abbastanza
perché io abbia scoperto troppo sull’andamento economico delle maggiori
compagnie del paese…” Lena corrugò la fronte e Kara rise di nuovo, i suoi occhi
si asciugarono e lei tentò di alzarsi, ma la testa le girò, così rimase stesa.
“Hai
ascoltato il mio suggerimento?”
“Potevi
essere un po’ meno criptica, non credi?” Ritorse lei e Lena si strinse nelle
spalle.
“Credo
che i sogni funzionino in maniera strana, no? Ma non ce l’avrei mai fatta se tu
non avessi aperto il tuo cuore, accettando di lasciarmi andare. Prima non
riuscivo a sentirti, non riuscivo a raggiungerti e poi… eravamo di nuovo
assieme, a casa.”
Kara
ascoltò quelle parole con sorpresa, rendendosi conto, solo adesso, che, per la
prima volta quella notte, aveva lasciato cadere i muri costruiti per
proteggersi dal dolore. Cedere a quel dolore tremendo, soffocante le aveva
permesso di accogliere Lena nel suo cuore e, poi, nella sua mente. Arrendersi
non solo le aveva permesso di accettare la sofferenza, le aveva anche dato la
possibilità di ripensare a Lena, a loro assieme, al loro amore. Arrendersi
aveva significato vincere, questa volta.
Lena
lasciò che la ragazza assimilasse quella verità.
“Oggi,
questa notte, ho accettato di poterti perdere, ho accettato di aver fallito, ho
accettato il dolore e la sofferenza che questo comportava e questo mi ha dato
l’ampiezza dell’amore che provo per te.” Lena sorrise e Kara sospirò. “Mi
dispiace non aver…” Lena le appoggiò un dito sulle labbra scuotendo la testa.
“No,
non ti scusare. Una parte di te temeva di farmi male, ancora, di perdermi
ancora. È umano, Kara, avere paura è umano.” Lena sorrise dolcemente, lasciò
scivolare la mano lungo il suo volto e nei suoi occhi brillò una nuova luce. “Nei
sogni non si riesce mai davvero a dire ciò che si vuole o a fare…” Si
interruppe e sorrise maliziosa. “Ma ti ho baciato, quindi, forse ho fatto ciò
che volevo, dopo tutto.” Kara arrossì e fu il turno di Lena di ridere. “Credi
che arrossirai anche dopo vent’anni di matrimonio?” Kara sgranò gli occhi e
Lena la guardò innocente. “Cosa ho detto?”
Alex
fece un cenno ai medici che uscirono, poi anche lei lasciò dalla stanza, l’ultima
cosa che vide prima di voltarsi fu sua sorella che piangeva di gioia, il corpo
steso su di un lettino identico a quello che aveva ospitato per tutti quei mesi
Lena. Di fronte a lei c’era la giovane Luthor che non
solo era guarita in pochi minuti, ma aveva aperto gli occhi e sorrideva con
gioia.
“Ho
vissuto centinaia di anni e credevo di aver appreso tutto, almeno su quello che
riguardava i legami mentali…” J’onn incrociò le
braccia, scuotendo la testa.
“Che
vogliamo ammetterlo o no, Kara aveva ragione, il loro legame va al di là della
scienza. Ci sono cose che sono successe che non avrebbero senso altrimenti.”
“Nell’universo
molte sono le cose possibili. Anime gemelle?” J’onn
si strinse nelle spalle e sorrise. “Perché no.”
Entrambi
si voltarono verso l’infermeria, anche da lì erano ben udibili le risate delle
due donne.
“Credi
che sapranno perdonarci per averle divise?” Domandò ancora il marziano.
“Credo
che ci abbiano già perdonato.” Alex sospirò. “Ma, noi, saremo capaci di
perdonare noi stessi?”
***
Kara
atterrò morbidamente sul marmo della base del DEO. Con un ampio sorriso raggiunse
Lena, la attirò a sé e le diede un bacio.
“Kara!”
La redarguì lei.
“Lo
so, lo so, non quando sei in ufficio alla L-Corp né
quando sei qui…” Ma il suo sorriso non sembrava mostrare nessun segno di
pentimento. Alcuni agenti sogghignarono davanti alla scena e J’onn alzò un sopracciglio, ma nessuno fece commenti, fino
a quando non arrivò Maggie.
“Solo
io ho dovuto firmare in triplice copia un dossier di almeno venti pagine sul
non fraternizzare sul posto di lavoro?”
“Sono
cinque pagine.” La contraddisse J’onn, senza nemmeno
voltarsi.
“Io
non ho dovuto firmare nulla.” Affermò, spumeggiante e felice, Kara.
“Ma
dai?” Domandò, ironica, la detective.
“Davvero.”
Assicurò Supergirl, facendo ondeggiare il mantello
giocosamente e osservando con occhi adoranti Lena il cui sguardo accigliato non
resistette ammorbidendosi subito in un sorriso.
“Maggie,
sei arrivata, volevo parlarti di una retata al porto, i tuoi devono aver
arrestato…”
“Alex,
perché Kara può baciare Lena al DEO e io non posso baciare te?” L’agente
arrossì passando lo sguardo da Maggie a Lena a Kara. Quest’ultima sembrava
l’unica ignara e continuava a sorridere.
“Agente
Danvers, mi chiedevo se ora…” Intervenne Lena
cercando di cambiare il discorso.
“Ehm,
sì, decisamente.”
“Benissimo!”
Lena tese le mani e Alex che aveva risposto d’istinto senza riflettere, solo
per togliersi dall’imbarazzo, la fissò perplessa. “La sua pistola, agente.”
“Oh!
Finalmente l’hai convinta a farti dare un’occhiata alla sua preziosa pistola?” Affermò
Kara gli occhi che brillavano di divertimento. Alex fissò la Luthor con una smorfia.
“Ben
fatto, lo ammetto.”
“Grazie.”
Commentò solo la donna prendendo l’arma con grande soddisfazione, poi si tese
verso Kara e le diede un bacio sulla guancia. “E grazie a te, Kara, riesci
sempre a fare la cosa giusta.” La kryptoniana arrossì
di gioia e seguì la donna verso il laboratorio, raccontandole delle sue
avventure mattutine.
“Ti
sei fatta fregare dalla Luthor.” Rimarcò Maggie,
divertita. “Sono mesi che vuole mettere le mani sulla tua pistola.”
“Merito
tuo!” Alex fece una smorfia. “Cos’era questa storia dei baci?” Domandò.
“Oh,
nulla, volevo far arrossire la Luthor.”
“Non
ci riuscirai.” Commentò Alex. “Solo Kara ci riesce.”
“Scommettiamo?”
Chiese Maggie e gli occhi di Alex si accesero di giocosa sfida.
“Cosa
dicono?” Domandò Lena posando la pistola sul tavolo d’acciaio davanti a sé.
“Scommettono
sul farti arrossire.” Rispose Kara, divertita. “Non pensavo funzionasse così
bene.” Aggiunse indicando l’arma aliena di Alex.
“Quand’è
che uno dei miei piani non funziona?” Domandò la Luthor
lanciandole una delle sue occhiate soddisfatte. “Sono una Luthor,
so essere subdola se voglio.”
“Hai
ragione.” Ridacchiò, Kara.
“Ma
non ce l’avrei mai fatta senza di te.” Aggiunse Lena.
“Esatto
e credo di meritare qualcosa di più di un bacio sulla guancia.” Si tese verso
la giovane allontanando con la mano la pistola e facendo si che i loro occhi si
trovassero.
“Oh,
davvero?” Domandò Lena, mordendosi appena il labbro. Kara arrossì, aveva
pensato ad un bacio sulle labbra, ma negli occhi di Lena vide intenzioni molto
meno caste.
“Ehm…
io…”
“Credo
che la pistola di Alex possa aspettare ancora un poco, dopo tutto sono mesi che
aspetto…” Le labbra di Lena, morbide, dolci, dal sapore indimenticabile,
catturarono le sue e Kara smise di preoccuparsi per lasciarsi andare tra le
braccia della ragazza.
Pochi
baci e le loro menti si legarono. Kara sorrise nel sentire il caldo desiderio
di Lena e la giovane Luthor si morse il labbro nel
percepire la dolce passione della kryptoniana.
Si
incontravano spesso nei loro sogni e succedeva che le loro menti si trovassero
quando Kara volava o Lena risolveva un problema difficile, ma spesso, molto
spesso, succedeva quando facevano l’amore perché non vi era momento in cui la
loro unione fosse più perfetta di quando, mente, spirito e cuore si univano in
un gesto di piacere e amore.
Non
era niente di così profondo e intenso come quando erano unite dall’XV-439, ma
le loro menti erano state troppo profondamente legate per perdersi del tutto.
“Ti
amo.” Mormorò Kara, conscia che non lo avrebbe mai detto a sufficienza.
“Ti
amo.” Rispose Lena, con gioia, percependo quel calore, quello che proveniva da
Kara e che prometteva di esserci sempre, di amarla e proteggerla sempre.
I
loro occhi si incontrarono e una si specchiò nell’amore dell’altra.
“Per
sempre.” Mormorarono assieme, sorridendosi.
Note: E così finisce anche questa long. Spero che il finale vi sia piaciuto. Dopo tutto la sofferenza non è sempre malvagia. Kara doveva lasciarsi andare ad essa, accettare la paura di perdere la persona che ama di più e così permettere al suo cuore di essere toccato. Lena aspettava solo quello per suggerire a Kara come salvarla.
Bene, devo ringraziarvi per aver seguito anche questa storia e per averla apprezzata anche quando le cose si facevano più nere e cupe. Vi ringrazio sempre, ma non mi dispiace affatto farlo ancora!
Quindi, grazie mille a tutte coloro che hanno commentato ogni capitolo, permettendo alla storia di andare avanti precisa e filata ogni giorno e permettendo a me di sapere che era apprezzata. Grazie anche a coloro che hanno lasciato vari commenti qua e la per la storia, facendomi capire che seguivano e leggevano.
Senza i commentatori non si pubblicherebbero le storie, perché, se non si ha un ritorno, tanto vale tenere le storie al sicuro nel proprio computer, giusto? ;-)
Alla prossima storia! Come, quando? Non lo so, per ora ho solo una OneShot pronta, forse diventerà una storia in due capitoli, ma non lo so ancora, quindi vedremo!
Ciao ciao e, ancora, grazie!