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Autore: Christine_Heart    18/06/2017    0 recensioni
Acheron lo guardò stranito, come se le parole appena dette non avevano senso.
Sorrise contento e disse:
«Papà icino!» esclamò il bimbo felice, portandosi le manine sul cuore, una sopra l'altra.
Papà! Non mi ha mai chiamato Dottore o Smith o in qualsiasi altro modo. Non ha mai chiesto il mio vero nome, il mio vero essere. Da quando ha iniziato a parlare, non si è mai rivolto a me con quel nome che adotto con tutti, con quel nome che di solito per me significa tanto, per lui sono solo papà, sono il suo papà.
«Empre!!!» disse alla fine formando un piccolo arco con le braccia.
Il Dottore sorrise intenerito mentre dentro sentiva piangere per la commozione.
«Il papà ti starà vicino in ogni momento non temere.» gli sussurrò con gentilezza, accarezzandogli con affetto la guancia.
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - 1, Doctor - 10, Doctor - 11, Nuovo personaggio, Sorpresa, TARDIS
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Papà Dottore'
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Capitolo 21: Giorni tempestosi
 
 
«Mi dispiace Styxx, io non lo sapevo.» gli disse disperato.
L'abbracciò forte, mentre sentiva il piccolo tremare, scosso da quei pochi singhiozzi che si stava concedendo.
«Non ho capito subito, mi dispiace.» disse ancora, accarezzandogli la schiena.
«Non volevo che ti succedesse una cosa del genere.» gli sussurrò dispiacciuto.
«Mi dispiace.» disse un'ultima volta, mentre il senso di colpa si faceva più forte, e si mescolava a quella rabbia silenziosa che stava provando e stava tenendo a bada con grande fatica.
 
Ho salvato un bambino da un destino crudele e ne ho condannato un'altro.
 
Dove ho sbagliato?
 
***
 
Il Dottore prese per mano i due bambini, per un attimo si era dimenticato che suo figlio era lì.
Si avviarono a passo lento verso un'ampia balconata, decorata da molte piante, e una bella fontana che sprizzava acqua in piccole cascate. Da lì si poteva vedere una serie infinita di alberi, una parte della città, fino a perdersi in un lontano monte che faceva da orizzonte. Ma il Dottore non si occupò del panorama, era ancora troppo arrabbiato per dargli peso. Con dolcezza prese in braccio Styxx e l'aiutò a sedersi sul bordo della fontana, continuando a tenere sotto occhio suo figlio, che timoroso non si allontanava da lui. Gli accarezzò con dolcezza il capo sussurrandogli che andava tutto bene, poi nel suo piccolo cercò di consolare anche Styxx, che ancora spaventato non riusciva a frenare il tremore alle mani.
«E' tutto finito.» gli disse con calma.
Prese un po' d'acqua dalla fontana, e la possò con attenzione sulla guancia, una e più volte.
Cercò di dargli sollievo come poteva, non riusciva a fare altro in quel momento, stavo combattendo con l'impulso di portalo via con se, come aveva detto suo figlio. Ma una parte di lui sapeva che non poteva farlo, non era quello il destino di quel bambino. L'accarezzò di nuovo, sperando che potesse bastare.
Attimi dopo, il Dottore vide arrivare di corsa verso loro una donna anziana, immaginando che fosse una balia o qualcosa del genere, che si occupava del piccolo in assenza dei genitori, il Dottore l'aiutò ad alzarsi e con un sorriso d'incoraggiamento gli disse che sarebbe tornato presto, e che ora era meglio se andava a riposare un po'. Lo lasciò andare via e lo seguì fin quando le tende sottili non lasciarono intravedere più nulla. L'istante dopo si voltò verso suo figlio.
«Ehi!» gli sussurrò con dolcezza, e per istinto, lo strinse forte con un sorriso dolce in viso.
«Va tutto bene?!?» gli chiese poi prendendogli le mani tra le sue.
Il piccolo annuì, ma il Dottore sapeva che non era così.
«Papà, chi era quell'uomo?!?» chiese Ash con voce tremante.
«Ash...» chiamò piano per non spaventarlo ancora.
«Chi era?!? Continuavano a dire che era il re, perchè?!?» chiese ancora il piccolo con gli occhi spalancati per la paura.
«Perchè lui è il re, anche se a parer mio non n'è all'altezza.» rispose il Dottore spostando una ciocca bionda sul viso del piccolo.
«Non dirmi che quella...bestia...» provò a dire il bimbo spaventato.
«Sì, è il suo papà.» confessò il Dottore
Ash rimase a bocca aperta, mentre i suoi occhi tremavano per l'orrore.
Lasciò le mani del Dottore, scuotendo il capo.
«No...» sussurrò sconvolto.
«No!» pronunciò di nuovo mentre una lacrima scendeva lenta sul suo viso.
«Se lui è il padre di Styxx...vuol dire che è...» non riuscì a finire la frase.
In risposta un'altra lacrima scese dall'occhio sinistro.
«Ash!» chiamò piano il Dottore, prendedogli con calma una mano.
«Va tutto bene.» gli disse il Dottore avvicinandolo a lui.
E aspettando che fosse lui a fare la prima mossa, attese che suo figlio si gettasse tra le sue braccia per piangere in silenzio.
«Va tutto bene piccolo mio, tutto bene.» gli sussurrò il Dottore, accarezzadogli la schiena.
Gli baciò il capo con affetto, poi appoggiò protettivo il suo mento tra i capelli del figlio, e lo lasciò sfogare.
 
Quando tornarono al Tardis, Ash corse in camera sua e lì si chiuse per tutto il resto della giornata.
Non usciva per nessun motivo, non parlava, non mangiava, non dormiva, se ne stava chiuso nella sua stanza su il suo letto, con gli occhi gonfi e rossi per il pianto.
Il Dottore provò più volte a convincerlo ad uscire dalla propria camera, ma nulla, la porta rimaneva chiusa, e dopo il nono tentativo, sospirò amareggiato con tono grave e augurò la buonanotte a suo figlio, che aveva chiaramente fatto intuire che voleva rimanere solo.
 
***
 
Il giorno dopo il Dottore provò di nuovo a parlare con il figlio, e con sua sorpresa quella volta la porta della sua camera era aperta.
Aprì piano ed entrò senza fare rumore.
«Ash?!» chiamò piano, vedendo suo figlio disteso nel suo letto di spalle.
Si avvicinò al piccolo, per controllare se stava dormendo.
«Papà.» disse debolmente il bambino.
«Ehi ehi, piano piano.» disse con calma il Dottore, notando una goccia di sangue uscirgli dal naso.
Prese un fazzoletto, e la pulì con attenzione.
«Ti fa male la testa di nuovo?!?» chiese peoccupato.
Il bimbo annuì, e provò a sollare il capo dal cuscino senza riuscirci.
«Mi fa così male che se provo a spostarmi, o ad alzare la testa, tutto gira più forte e mi viene la nausea.» spiegò il bambino deluso.
«Dovevi chiamarmi subito.» lo rimproverò buono il Dottore.
Ash abbassò gli occhi e disse di no.
«Io volevo...» cercò di dire.
«Ash...» lo riprese il Dottore.
Ma non era un vero e proprio rimprovero c'era compassione e tristezza in quella voce. Sapeva perchè non lo aveva chiamato, voleva provare lo stesso dolore che provava il fratello ogni volta che non veniva creduto. Il Dottore sospirò preoccupato, con dolcezza iniziò a massaggiargli la fronte, creando piccoli cerchi su punti indefiniti ma che potevano davvero dare fastidio.
«Papà...» chiamò poi piano il piccolo.
«Che cosa c'è?!?» domandò il Dottore senza smettere.
«Non voglio uscire oggi, non mi sento bene.» disse il bimbo chianando gli occhi.
«Lo so piccolo mio, lo so.» rispose il Dottore con un sorriso timido.
«Posso rimanere qui?!?» chiese educato il piccolo.
«Ma certo, nessun problema.» rispose il padre, accarezzandogli il capo.
Il piccolo sospirò con forza, e deglutendo con disgusto, quasi come se la gola gli brucciasse, o come se avesse un sapore orrendo in bocca, provò a chiudere gli occhi. Ma sospirò di nuovo, capendo che non ci sarebbe riuscito.
«Fatti più in là piccola peste.» scherzò il Dottore, prendendo posto vicino al figlio.
«Prova a chiudere gli occhi.» gli disse poi senza distogliere lo sguardo da lui.
«Fa troppo male papà, non riesco.» spiegò il bambino con voce rotta come se si fosse appena fatto male, senza volerlo.
«Fidati, fai come ti dico.» gli disse sfiorandogli una ciocca bionda.
Il bambino sospirò di nuovo ma obbedì, e chiuse gli occhi, cercando di non pensare al dolore che continuava a marterlargli in testa.
Sentì le dita del padre, premere con dolcezza contro le sue tempie.
«Papà...» chiamò piano.
«Shhh shhh, non ti proccupare, dormi.» gli disse con un filo di voce.
Passarono solo pochi minuti, e in breve il bambino si addormentò profondamente.
 
Ash dormì per tutta la notte, anche se il suo sonno era agitato riuscì a riposare.
Il Dottore invece non chiuse occhio, vegliando sul figlio.
A mezzanotte passata, si scatenò una tempesta fuori dal Tardis, la pioggia batteva pensate contro la cabina, i forti tuoni risuonovano sinistri in ogni stanza, e i lampi esplodevano senza avviso illuminando tutto come se fosse giorno. Ma il Dottore non fece caso a tutto quel caos, suo figlio invece nel suo sonno sembrava quasi assecondare ogni istante di quella pioggia.
Stava sudando freddo, ogni singola goccia scendeva lenta e densa dalla sua fronte, mentre le palpebre chiuse tremavano con paura. Il Dottore cercò di calmarlo e di raffredare il corpo ormai troppo caldo con impacchi d'acqua, ma nulla, sembravano non servire a niente, solo ad agitare di più il piccolo. Solo quando la buffera cessò, il suo bambino riuscì a calmarsi e a dormire sereno.
Si accucciò contro il corpo del padre, rannicchiò le gambe contro il petto, e sospirò come se qualcosa di sinistro fosse appena passato.
Il Dottore ancora scosso strinse a sé il bambino e gli baciò il capo, poggiando poi la propria testa su quella del piccolo. Guardò dinanzi a lui nella folta oscurità, come in cerca di qualcuno magari del colpevole che aveva scatenato quella tempesta, ma non vide niente, era solo preoccupato, e il suo sguardo si fece grave e serio, mentre accarezzava la schiena di suo figlio.
 
Ma che cosa sta succedendo qui???
 
Una parte di lui lo sapeva fin troppo bene, ma non aveva le forze per accettarlo.

 

Continua...

  
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