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Autore: Christine_Heart    21/06/2017    0 recensioni
Acheron lo guardò stranito, come se le parole appena dette non avevano senso.
Sorrise contento e disse:
«Papà icino!» esclamò il bimbo felice, portandosi le manine sul cuore, una sopra l'altra.
Papà! Non mi ha mai chiamato Dottore o Smith o in qualsiasi altro modo. Non ha mai chiesto il mio vero nome, il mio vero essere. Da quando ha iniziato a parlare, non si è mai rivolto a me con quel nome che adotto con tutti, con quel nome che di solito per me significa tanto, per lui sono solo papà, sono il suo papà.
«Empre!!!» disse alla fine formando un piccolo arco con le braccia.
Il Dottore sorrise intenerito mentre dentro sentiva piangere per la commozione.
«Il papà ti starà vicino in ogni momento non temere.» gli sussurrò con gentilezza, accarezzandogli con affetto la guancia.
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - 1, Doctor - 10, Doctor - 11, Nuovo personaggio, Sorpresa, TARDIS
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Papà Dottore'
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Capitolo 25: Il dolore del Dottore
 
 
Il Dottore lo guardò andar via, e ad ogni suo passo, sentiva il dolore aumentare. I suoi cuori erano mossi da un moto di tristezza, delusione, sofferenza, ma soprattutto rabbia, perchè il destino aveva giocato con lui un'altra volta, l'aveva ingannato un'altra volta, gli aveva fatto amare e perdere di nuovo, e lui c'era cascato. Quando suo figlio, il suo Ash non fu più visibile, si strappò dal desiderio di corrergli dietro, e portarlo via con se con la forza. Sospirò con l'amaro in bocca, alzò il capo con fare fiero, e con occhi decisi ma lucidi, a passo sicuro si diresse verso il Tardis. Aprì la porta, e scivolò dentro.
La richiuse alla sue spalle, accarezzò un attimo la superficie, mentre si appoggiava ad essa come se la sua testa avesse bisogno di un sostegno. Scosse il capo per distrarsi, e si voltò verso la sua cabina. Tutto sembrava uguale, l'unica cosa diversa erano i suoi occhi che non smettevano di bruciare.
Una lacrima scese lenta e gli rigò il viso. Il Dottore l'asciugò con calma, e rimase a fissare le sue dita bagnate assente. Un'altra lacrima scese silenziosa, e il Dottore ormai distrutto si sentì obbligato a nascondere il volto dietro le mani. Portò via quelle lacrime che non si volevano fermare, poi con passo indeciso, barcollante, con la testa altrove, il Dottore entrò nella camera di suo figlio.
L'ultima maglietta che aveva indossato era ancora lì piegata sul suo letto.
Il Dottore la raccolse con delicatezza, e la strinse forte a sé.
«Perchè?!?» si chiese mentre altre due lacrime scendevano piano.
«Perchè anche mio figlio.» si domandò ancora.
«Perchè anche lui.» si chiese senza avere risposta.
«Perchè?!?» si domandò di nuovo, ma nessuno gli rispondeva.
«Perchè?!!» si chiese con rabbia, e senza pensarci spazzò via tutto ciò che era sul comodino del figlio, poi si voltò per distruggere il letto, e spogliare l'armadio, e i cassetti.
«Perchè?!!» urlò di nuovo con rabbia.
Un suono di compressione riecheggiò nella stanza del bambino.
«Sta zitto tu!!!» urlò contro il Tardis indicandolo con furia.
«E' tutta colpa tua!!!» continuò a gridare.
«Se tu non ti fossi fermato qui, nulla di tutto questo sarebbe successo!!!» gli sputò contro mentre i suoi occhi s'iniettavano di pazzia.
«Mio figlio sarebbe qui con me adesso!!!» continuò ad urlare mentre gettava per terra la maglietta che aveva in mano. Il Tardis suonò di nuovo quasi con disappunto.
«E' mio figlio!!!» urlò deciso.
«Non osare dire il contrario!!!» urlò con odio.
La cabina risuonò decisa questa volta, come un rimprovero.
«Prenditi le tue responsabilità!!!» gli urlò ancora contro il Dottore.
«E' tutta colpa tua!!!» disse ancora colpendo con forza il muro di quella stanza.
Respirò affondo un paio di volte, per riprendere il controllo, poi chinò il capo sconfitto.
La sua schiena era un fremito, e i singhiozzi ormai non si fermavano più.
Il Dottore cadde in ginocchio disperato e distrutto, avvinghiando le mani al pavimento, mentre le lacrime gli bagnavano il volto.
 
Se ne vanno. Perchè devono farlo o perchè trovano un'altro...e alcune mi dimenticano...suppongo...e...e...mi spezzano il cuore.
 
La mia famiglia?!?
 
Loro hanno tutti qualcun'altro.
 
Penserò io a lei.
 
Quante persone devo perdere ancora?!?
 
Sarah Jane Smith, Rose Tyler, Jack Harkness, Mickey Smith, Martha Jones, il Maestro, Donna Noble, Wilfred Noble, Astrid, Jenny, River Song, Joan...
Ash...il mio Ash...
 
Quante persone ancora?!?
 
«No, non è vero.» si disse chinando il capo, e lasciando cadere il pugno lungo il pavimento.
«Non è colpa tua.» sussurrò tristemente.
«E' mia.» mormorò con dispiacere.
«E' colpa mia.» si disse trattenendo le lacrime.
«E' sempre stata colpa mia.» mormorò nascondendo il viso tra le mani.
«Mia è soltanto mia.» singhiozzò distrutto.
«Mi dispiace, mi dispiace davvero tanto.» pianse ancora.
E il Dottore non sopportò più il dolore, si sciolse in lacrime, una goccia dietro l'altra, crollò per terra, convulsivamente strinse le ginocchia al petto, stringendosi il più possibile in quella deforma posizione fetale. Si strappava i capelli per la disperazione, lo stomaco si chiudeva, le urla uscivano mute, il respiro mancava, il dolore sfigurava il volto, le lacrime venivano nascoste, tremava e nel frattempo stringeva contro il suo cuore, come se fosse il dono più importante dell'universo, il quadrifoglio che il figlio gli aveva regalato.
 
Aveva perso un'altra persona che amava, l'aveva persa per sempre.
Il destino aveva giocato con lui un'altra volta,e aveva vinto ancora, ed era stato crudele.

 
Continua...
  
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