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Autore: Strega_Mogana    27/06/2017    3 recensioni
- Stai mangiando latte e biscotti? - gli domandò stupita.
- Avevo iniziato con del Whisky Incendiario. – rispose il mago annoiato – Ma poi ho pensato che non sarebbe stato carino svegliarsi domani con i postumi di una sbronza.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Severus Piton | Coppie: Hermione/Severus
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Nota: Ultimo giro di boa per la piccola, improvvisata serie di one shot.
1) Piton 45.0 FM
2) Le curiosi comari di Hogwarts
3) Triste luogo per un ricordo felice
4) Il passato deve restare nel passato

Latte, amore e biscotti



La strega fissava il soffitto della sua camera senza riuscire a chiudere occhio.
Era andata a letto presto sperando che il sonno arrivasse in fretta, ma le sue speranze si infransero dopo la prima ora che si rigirava nel letto.
Odiava dormire da sola.
Dopo anni che divideva il letto con Severus trovava quella metà vuota innaturale. Voleva averlo vicino, anche solo sentire la sua presenza riusciva a calmarla e farla addormentare senza problemi.
Accarezzò le fredde lenzuola e sospirò.
Tradizione.
Era questo quello che Molly e Minerva ripetevano di continuo.
Secondo la tradizione.
Lei odiava le tradizioni e non le importava di infrangerle tutte, non erano regole, ma semplici superstizioni che nel mondo magico non avevano motivo di esistere.
Ginny la pensava come lei, ma non aveva avuto il coraggio di andare contro sua madre e la sua vecchia insegnante di Trasfigurazioni.
Così si era trovata da sola nella camera che divideva con il suo uomo che, per quella notte, dormiva nei sotterranei.
Le sembrò di essere tornata indietro di anni.
Odiava quella sensazione.
Sbuffò e scese dal letto. La notte era ancora fredda e i muri di pietra non aiutavano a riscaldare l'ambiente. Indossò la vestaglia di lana e camminò in cerchio sul tappeto blu che lei e Severus avevano comprato durante un viaggio.
Si torturava le mani mentre lo sguardo si spostava dalla porta della camera all'abito appeso all'anta dell'armadio.
Si sentiva stupida.
Guardò l'orologio sul comodino e sospirò sconsolata: erano appena le undici.
Sapeva che doveva dormire, che non poteva permettersi una notte insonne, ma quella metà fredda di letto non la lasciava tranquilla.
Aprì la porta della camera e si guardò attorno.
Non vide nessuno lungo il corridoio, quasi si era aspettata di vedere qualcuno della famiglia Weasley dormire davanti alla porta della camera per impedirle di uscire e infrangere quelle preziose tradizioni di cui non le importava nulla.
Camminò velocemente fino alle cucine, usando ogni passaggio segreto e corridoio nascosto che in tanti anni in quella scuola aveva imparato a conoscere.
Quando sei uno studente del settimo anno pensi di conoscere la scuola meglio di chiunque altro, ma si era resa conto che solo i professori conoscevano Hogwarts con tutti i suoi segreti.
Aveva imparato ad anticipare le scale o sfruttare gli spostamenti improvvisi a suo favore, aveva scoperto nuove strade, nuovi nascondigli ed era certa che c'era ancora molto da imparare da quel vecchio castello.
Entrò nelle cucine senza meravigliarsi di trovarla immersa nel caos, gli elfi riposavano a turni e c'era sempre qualcuno che lavorava.
Non era favorevole a quel trattamento, aveva provato a parlarne al Primo Ministro, ma sembrava che la liberazione degli Elfi Domestici fosse un argomento ancora più proibito di Voldemort ai tempi di Caramell.
Si era in parte rassegnata e cercava in qualche modo di non affaticare troppo quei poveri esserini, ma quella notte aveva bisogno di qualcosa per calmare i nervi.
Una decina di elfi camminavano svelti da una parte all'altra con vassoi in testa; teiere che fumavano erano sui fuochi e pentole e pentolini si lavavano nei lavelli colmi di bolle.
L'aria era calda e i fumi dell'arrosto della sera prima profumavano ancora l'ambiente, mescolandosi con il profumo del sapone per i piatti.
Il primo elfo che la vide si inchinò con suo sommo disappunto e le prese una mano trascinandola verso il tavolo più vicino.
Hermione sussultò colta alla sprovvista quando vide qualcun altro seduto allo stesso tavolo. Le dava le spalle, ma lei lo avrebbe riconosciuto anche in mezzo ad una folla tutta vestita di nero, sul tavolo c’era un piccolo vassoio pieno di biscotti di ogni forma e sapore e un bicchiere di latte.
- Stai mangiando latte e biscotti? - gli domandò stupita.
- Avevo iniziato con del Whisky Incendiario. – rispose il mago annoiato – Ma poi ho pensato che non sarebbe stato carino svegliarsi domani con i postumi di una sbronza.
- No.- concordò lei appoggiando la testa sul suo braccio, sospirò grata di quel contatto, le sembrò di aver ripreso a respirare – Non sarebbe stato carino.
- Cosa ci fai qui? – le domandò.
- Sai che non riesco a dormire senza di te. – rispose strofinando il volto sul suo braccio come una gatta che fa le fusa – Il letto mi sembra tre volte più grande ed è freddo.
- Quindi mi vuoi per scaldare il letto? - le domandò divertito.
- Non mi piace passare sola la notte.
- La notte passerà in fretta.
- Se riesci ad addormentarti.
Il mago si voltò a guardarla, sembrava stanco. Hermione sapeva che anche lui faceva fatica ad addormentarsi senza di lei.
Si era innamorata di ogni sua ruga colma di dolore, dei suoi occhi di tenebra e delle sue mani ruvide.
Severus era così imperfetto che era… perfetto.
- E’ una cosa stupida. – gli disse accarezzandogli il volto.
- E’ vero. – rispose lui socchiudendo gli occhi, beandosi di quel dolce contatto con la sua mano.
- Però lo facciamo lo stesso.
- Sì.
Hermione sospirò, smise di accarezzarlo e prese un biscotto dal vassoio, lo intinse nel bicchiere di latte del suo compagno e lo portò alla bocca.
Era dolce e burroso, la fece sentire subito meglio.
Restarono in silenzio finendo i biscotti, inzuppandoli a turno nel latte, cercando di stare il più vicino possibile.
Era sempre bello il silenzio con Severus, non sapeva dire bene il perché, ma con lui il silenzio valeva più di mille parole.
Dopo cinque anni le cose non erano cambiate.
Per essere sempre efficienti e precisi gli elfi avevano tappezzato le pareti della cucina con svariati orologi: ogni parete si riferiva ad un momento diverso della giornata.
Severus sollevò lo sguardo nello stesso istante in cui la lancetta dei minuti raggiungeva quella delle ore sul numero dodici.
- E’ ufficialmente il giorno del nostro matrimonio. – disse voltandosi verso Hermione che, finalmente, mostrava qualche segno di stanchezza.
La strega sospirò e si alzò.
- Credo che sia giunto il momento di tornare a letto. – gli disse lisciandosi la vestaglia di lana – Ci vedremo nel pomeriggio. Sarò quella vestita di bianco con in mano dei fiori che, sicuramente, mi faranno starnutire.
Il preside tirò le labbra in un sorriso.
- Bene. Sarò quello che il fiore all’occhiello.
La strega ridacchiò allontanandosi, fece solo un paio di passi quando si sentì afferrare per una mano e tirare.
Severus l’aveva fatta sedere velocemente sulle sue gambe e si avvicinò per baciarla.
- Severus! – disse lei imitando malamente la voce della McGranitt – Le tradizioni!
- Voglio dare un ultimo bacio alla mia fidanzata. – le disse a fior di labbra – Perché la prossima volta che ti bacerò sarai mia moglie.
Si baciarono lentamente, esplorandosi senza fretta, assaporando quella sensazione sempre uguale, ma anche sempre unica.
Quando si separarono Hermione gli sorrise e si alzò.
- Buonanotte, Severus.
- Buonanotte, Hermione.
Tornò alla sua camera più tranquilla e si addormentò subito.

* * * *



Sposarsi durante l’anno scolastico, quella mattina, gli sembrò una pessima idea.
Nessuno studente era tornato a casa per le festività pasquali e il risultato fu un parco ingombro di persone ad assistere alle sue nozze.
Imbarazzante.
Severus percorse il breve tratto di prato circondato da sedie bianche ornate da fiocchi lilla.
La tomba di Albus era a pochi metri, come lui ed Hermione avevano desiderato.
Minerva era già al suo posto, sotto quell’arco di legno bianco e glicini con il loro dolce profumo.
Sicuramente era una regalo di Pomona.
Gli invitati erano seduti ai loro posti e lo guardavano sorridendo, Molly aveva già in mano un fazzoletto.
Si sistemò accanto ad Hagrid, che tirava su sul naso ad intervalli regolari con addosso il suo completo marrone migliore, e George, che aveva alzato i pollici non appena lo vide.
L’imbarazzo lasciò fin troppo presto il posto al nervosismo. Severus non aveva motivo di esserlo, ma si ritrovò a provare le medesime sensazioni della notte prima, quando si era mosso nelle cucine a mangiare latte e biscotti.
Era stato Albus a dirgli che il latte con qualche buon biscotto poteva essere una cura migliore di mille pozioni. Esattamente come allora aveva avuto ragione.
Gli invitati si alzarono e lui trattenne il respiro quando incontrò lo sguardo della sua sposa.
Solo e soltanto sua.
Hermione camminava da sola, il rapporto con i genitori era stato fragile dopo la guerra e dopo aver saputo chi frequentava le cose erano del tutto peggiorate.
Si era sentito profondamente in colpa, ma lei non gli aveva permesso di farsi da parte, aveva ribattuto ai suoi genitori che se non accettavano il loro rapporto non avrebbero più avuto nulla da dirsi.
Questo tre anni prima.
Lei era ostinata e dopo un periodo di silenzio, aveva iniziato ad inviare una lettera ogni mese aggiornandoli sulla sua vita. Non sapeva se leggevano quelle missive, sicuramente non le avevano mai risposto.
L'invito al matrimonio non aveva fatto eccezione.
Arthur e perfino Harry le avevano chiesto se potevano accompagnarla all’altare, ma lei aveva risposto che voleva farlo da sola, che quella era la strada scelta e che nessuno poteva impedirle di fare quello che voleva.
Non sapeva come, ma quel giorno si era innamorato ancora più di lei.
Lo raggiunse sorridendo, con quel vestito color avorio e il bouquet lilla che ricordava il colore dei glicini sopra le loro teste.
- Amici. – la voce di Minerva arrivava chiara ovunque nel parco affollato – Ho riflettuto a lungo su quello che avrei detto in questo giorno, proprio in questo preciso momento e ho pensato a mio padre. Lui si sarebbe commosso sotto il potere di quello che poteva fare Dio, unendo due persone in modo così autentico e sincero. Due anime sole e ferite che si sono trovate e amate. Ma io non sono mio padre, io sono una strega, e qui, in questo preciso momento, io sono commossa da quello che riesce a fare il potere dell’amore. Di tutte le difficoltà che si possono attraversare in nome dell’amore. Di quell’amore dirompente e travolgente che sconvolge anche l’anima più scettica. Ho visto due persone scontrarsi, rincorrersi e amarsi. Ho visto due anime unirsi e le vedo ora qui che si guardano. In questo parco, dove anni fa il sangue ha macchiato questa stessa terra, dove abbiamo perso amici e famigliari. - Molly si soffiò il naso nel fazzoletto - In questo stesso posto dove c'è stata la morte e il dolore, ora noi festeggiamo la vita e l'amore. – Minerva fece un lieve sorriso e si voltò per guardare la lapide di Silente – Albus non avrebbe esitato a dirci “Ve l’avevo detto!” – una leggera risata ruppe il silenzio del parco – Lui credeva fortemente in questo sentimento e sarebbe stato così orgoglioso di voi due. – Hagrid trattenne con poco successo l’ennesimo singhiozzo – Ora vi chiedo di prendervi per mano.
Allungarono le mani davanti a loro, dalla punta della bacchetta di Minerva uscì un nastro dorato che le unì. Severus per un fugace istante pensò all’ultimo giuramento che aveva fatto. Un giuramento di morte. Forse il fatto che entrambi i giuramenti fossero simili non era poi così casuale. I due lati della stessa medaglia. Fu comunque un istante veloce quanto il battito di ciglia, un pensiero che venne scacciato non appena sentì il battito accelerato di Hermione sotto la sua pelle.
Lei era nervosa.
Le sorrise e le strinse di più la mano affinché anche lei sentisse i battiti accelerati del suo cuore.
Quel cuore spaventato che aveva aperto solo e solamente per lei.
Lui era nervoso.
- Volete dirvi qualcosa?
Hermione aprì la bocca per parlare, ma lui la precedette.
- Inizio io. – le disse deciso – Io non capivo l’amore. Lo conoscevo, lo avevo provato, lo avevo anche odiato, ma non lo capivo. Non del tutto, almeno. Mi sfuggiva sempre qualcosa, un dettaglio, un piccolo tassello del puzzle. Per me era dolore, inadeguatezza e significava perdita. Fino a quando non sei arrivata tu. - mentalmente imprecò con il nastro che gli legava le mani, avrebbe voluto accarezzarla - Mi hai capito e completato in un modo che non ritenevo possibile. Io conoscevo l’amore, ma non lo capivo. Oggi, grazie a te, io lo capisco. Mi sono state date tante possibilità in questa vita, ma solo ora capisco cosa significhi vivere. E voglio passare il resto della mia vita con te, voglio vedere in quanti altri modi posso capire l'amore.
Non era il discorso che si era preparato.
Voleva essere un pochino più cinico e pungente, ma vederla con quell’abito, sotto quel sole di Aprile.... Forse era il suo profumo misto a quello del glicine, forse era l’agitazione che stava nascondendo così bene. Forse Minerva gli aveva messo del Veritaseum quella mattina nel caffè, ma le parlò col cuore in mano, con tutto l’amore che provava per lei, incurante delle persone che lo circondavano.
- Severus… - mormorò Hermione, aveva gli occhi lucidi, le guance leggermente rosse.
Nonostante le mani ancora legate si avvicinò e gli depositò un delicato bacio sulle labbra sottili.
- Non ancora. – li ammonì dolcemente Minerva.
Hermione ridacchiò tornando al suo posto.
- Io… - sospirò lei ormai incapace di trattenere le lacrime – mi hai sempre detto che ti ho salvato dalle tenebre, Severus. Ma non è vero. Tu hai salvato me dalle tenebre. Tu hai reso la mia vita migliore. Hai portato la luce in un mondo buio, e... colori. Tu colori il mio mondo, Severus. E ti amo. - fece un altro sospiro carico di sentimento - Merlino quanto ti amo.... E voglio passare il resto della mia vita con te, voglio vedere in quanti altri colori riesci a tingere la mia vita.
- Ti amo. – le sussurrò con un sorriso. Il desiderio di baciarla divenne impellente – Muoviti Minerva.
Il nastro che univa le loro mani si sciolse da solo volteggiando delicatamente fino a terra.
- Chi ha gli anelli? - domandò Minerva.
- Io! - urlò con entusiasmo George.
Il mago iniziò a tastare la giacca, infilando le mani in tasche rese magicamente più grandi. Quando infilò quasi un braccio della tasca interna, il mago alzò gli occhi al cielo, pentendosi di avergli affidato quel compito. Forse avrebbe dovuto scegliere Hagrid, anche Thor sarebbe andato bene.
Ma poi il ragazzo fece uno dei suoi sorrisi furbi.
- Eccoli qui! - disse a tutti prendendo gli anelli – Non li ho mai persi di vista. Qualcuno ha minacciato di rendere la mia faccia più simmetrica.
- Severus! - sibilò Minerva indignata.
Il pozionista guardò Hermione e sorrise.
- Non sono stato io.
La strega rispose con un sorriso complice.
Alcuni risero divertiti.
Senza dirsi nulla si scambiarono le fedi. Hermione dovette lottare con il lieve tremore che aveva alle mani prima di potergli infilare l'anello.
- Avete condiviso con noi il vostro amore. Vi siete scambiati gli anelli. Con gioia e commozione vi dichiaro marito e moglie. Ora potete...
Ma non la lasciò mai finire, avvolse Hermione in un possessivo abbraccio e trovò immediatamente le sue labbra.
Sentì appena persone che applaudivano o George che, ridendo, urlava di risparmiare le forze per la prima notte. Registrò velocemente i petali lilla che cadevano sulla loro testa e i singhiozzi di Hagrid.
Forse era tutto troppo melenso per i suoi gusti.
Ma ora stava baciando sua moglie. Le sue labbra erano morbide e calde, le sua mani gli accarezzavano i capelli.
La sua bocca sapeva di passato, presente e futuro.
La sua vita ora era perfetta.

FINE


   
 
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