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Autore: WolfLuna    29/06/2017    2 recensioni
Questa storia parla di Orion, il figlio mai conosciuto del Decimo Dottore (mi riferisco a quello di David Tennant), e del rapporto con suo padre. Nel corso dei capitoli si conosceranno e legheranno molto, anche dovuto alla perdita di una persona ad entrambi molto cara.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - 10, Nuovo personaggio
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 11

CAPITOLO 11

Raggiungemmo un caverna e vi entrammo.

“Questa è una caverna sotterranea situata sotto la Casa del Sagittario. Dobbiamo attraversarla per giungere lì.” – disse la Dea.

“Ho un brutto presentimento.” – sussurrò il Dottore.

“Anch’io.” – replicai io con lo stesso tono.

******

Avevamo percorso all’incirca metà del tragitto quando scattò una trappola. Una freccia puntò dritta verso di me. Riuscì a spostarmi ma mi prese di striscio al braccio.

“ORION!!” – urlò il Dottore correndo verso di me – “Orion, stai bene? Sei ferito? Fammi vedere.” – era preoccupato mentre controllava le mie condizioni.

“Sto bene, mi sono spostato in tempo, mi ha solo preso di striscio e mi ha rovinato la maglietta.” – replicai guardandomi il braccio. Poi guardai i suoi occhi, erano terrorizzati…c’era una sola persona che conoscevo che mi avrebbe guardato in quel modo…mia madre.

“Hai ragione, nulla di grave. Mi hai fatto prendere un colpo. D’ora in avanti dovremmo stare ancora più attenti.”

“Concordo.” – risposi e proseguimmo.

Riuscimmo a fare un po’ di strada quando un rumore attirò la mia attenzione, non so perché ma guardai il soffitto, stava per crollare sopra di me.

“ORION!!” – urlò nuovamente il Dottore, prima di darmi una forte spinta e spostarmi dalla traiettoria del crollo.

Atterrai bruscamente, e quando mi voltai per lamentarmi con il Dottore della spinta, mi ritrovai una scena sconvolgente. Lui privo di sensi bloccato al suolo da due travi. Ero pietrificato…il Dottore, mio padre, mi aveva appena salvato la vita rischiado la sua.

“Dottore?” – provai a chiamarlo ancora sconvolto.

Nulla, nessuna reazione. Allora mi avvicinai a lui e riprovai – “Papà?”

Niente da fare non si svegliava. Mi misi accanto a lui e dissi toccandogli la spalla – “Papà ti prego svegliati. Papà andiamo svegliati. Ti vuoi svegliare vecchio!” – escalamai alla fine, più per paura che fosse morto.

“Mmmmmmh” – si lamentò mio padre.

“Papà?” – chiesi incerto.

“Orion? Sei tu? Stai bene figliolo.” – chiese dolorante aprendo gli occhi.

“Di certo meglio di te, stupido vecchio.”

“Ti ho appena salvato la vita e sarei io lo stupido vecchio? Alla faccia della gratitutide.”

Feci un lieve sorriso e dissi – “Stai fermo ora provo a liberarti.”

Il Dottore replicò – “E chi si muove. Io no di certo.”

In poco tempo riuscii a liberarlo, poi controllai le sue condizioni. Era solo ammaccato e dolorante, per fortuna.

“Ti aiuto ad alzarti.”

“Grazie figliolo. Domani mi ritroverò con un sacco di lividi ovunque. Vorrei proprio fare due chiacchiere con il genio che ha messo tutte queste trappole.” - disse mio padre.

Il Dottore provò a camminare, ma la caviglia destra era rimasta contusa da una trave.

“Appoggiati a me papà.” – dissi aiutandolo.

“Sei tutto tua madre, buon per te ragazzo.” – replicò il Dottore appoggiandosi a me.

******

Lentamente arrivammo incolumi all’uscita e ci trovammo nella grande sala della Casa del Sagittario.

Una statua di mio nonno ed una di mia madre affiancava il piedistallo dove si ergeva l’armatura di Sagitter.

Mio padre mi lasciò e si avvicinò all’immagine di mia madre - “Luna.” – riuscì a dire solamente.

Lei era in una posa forte ma dolce, vistita come una dea…era bellissima.

“Leggete l’iscrizione sotto quella di Aiolos.” – disse Atena.

“Voi, giovani Cavalieri che siete qui giunti. Dono a voi la cura e la salvezza di Atena.” – lesse mio padre.

 “Leggete quella di Luna”

“Io, come il mio amato, ho fatto una promessa. Tale è il monito dei dodici cavalieri d’oro di Atena per le generazioni future. Ora chiedo a voi che siete giunti fin qui di tramandare tali parole ai posteri. Lottate e vivete per e con esse nel cuore.

Perché i popoli possano tornare a sorridere. Perché il senso di giustizia che ci pervade non vacilli mai. Perché non manchi la compassione verso i più deboli. Perché ci sia il coraggio di difendere le persone care. Per l’amicizia che lega due anime affini. Perché le menti siano sempre lucide. Per il coraggio che scaturisce dal cuore. Perché la verità non venga mai nascosta. Perché i cuori ritornino ad essere puri. E perché ci sia amore libero da discriminazioni. Questa è la nostra preghiera. Perché non vale la pena vivere e lottare se la salvezza del Creato è a repentaglio.

Questa è la mia eredità, custoditela in mia memoria ed in quella di coloro che sono morti prima di me nel tentativo di realizzare tale promessa.” – lessi io.

Mi voltai verso mio padre. Stava piangendo. Poi mi accorsi che lo stavo facendo anch’io.

“Papà?”

“Sì Orion?

“Che promessa avevi fatto?”

“Mai crudele o codardo. Non arrendersi mai. Non mollare mai. Questa fu la promessa che feci quando scelsi il mio nome. Scelsi Dottore perché significava aiutare le persone, ed era ciò che volevo fare.”

“Luna vi ha lasciato la sua eredità. Portatela avanti non in mio nome ma nel suo, onorate la sua memoria, e quella dei miei cavalieri, mantenendo la sua promessa.

“Lo faremo.” – dicemmo io e mio padre in contemporanea senza togliere lo sguardo dalla statua della mamma.

 

…Continua…

   
 
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