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Autore: Emmastory    29/06/2017    1 recensioni
La vita di Rain e del suo gruppo continua, ma purtroppo senza uno dei compagni di viaggio. Sono passati ben quattro anni da quando la povera Samira è morta da eroina sul campo di battaglia, tentando assieme agli amici di eliminare una minaccia ormai conosciuta, ovvero i Ladri. Ora come ora, con la calma che regna sovrana ad Ascantha, nessuno sa cosa sia successo davvero, se la guerra sia finita, o sei ai nostri eroi sia stata concessa una tregua. Sempre uniti e fiduciosi, sono decisi a combattere le loro battaglie, e sperare, con tutte le loro forze, in un nuovo e sereno domani. Come andrà a finire? Scopritelo unendovi di nuovo a loro, nell'ultimo capitolo della saga di Aveiron.
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Le-cronache-di-Aveiron-VII-mod
 
 
Capitolo IX

Lucenti speranze

Così, passavano i giorni, e Alisia non migliorava. Dormiva sempre meno, e passava gran parte del suo tempo restando completamente muta e con lo sguardo fisso nel vuoto. Tutti quanti cercavamo di aiutarla, ma senza successo. Ogni volta che provavamo ad avvicinarci, lei ci spingeva via, e anche se non lo faceva con i bambini, li ignorava comunque, facendoli spaventare e preoccupare non poco. “Che cos’ha la mamma?” chiedono, confusi e spaesati dal suo nuovo atteggiamento di assenteismo mentale. “È solo stressata, lasciatela riposare.” Rispondiamo ogni volta noi adulti, mentre il tempo passa e le cose non sembrano cambiare. Per pura fortuna, i piccoli sembrano essere tornati a distrarsi e giocare, ma potrei giurare di aver visto Erin piangere qualche volta. “Zia Rain, la mamma guarirà, non è vero?” mi ha chiesto proprio oggi, con le lacrime agli occhi e il suo Bunny stretto in mano. A quelle parole, non ho risposto, ma sentendola singhiozzare mestamente, ho provato un’incredibile pena per lei, allargando poi le braccia per lasciarla avvicinare. “Vieni qui.” Le ho sussurrato, vedendola muovere qualche indeciso passo verso di me. Poco dopo, si lasciò cadere in avanti, ed io l’aiutai, abbracciandola forte. Incuriosita o forse allarmata dalle lacrime della sorella, Cecilia si è avvicinata a noi, e quando anche il suo viso fu vittima della tristezza, le strinsi entrambe a me, lasciandole piangere e sfogare fra le mie braccia. Di lì a poco, iniziai a piangere anche io, ma restando in silenzio, sperai che le bambine non lo notassero. Restammo così chiuse nella mia stanza, a disperarci per la povera Alisia e per ciò che le era successo. Era incredibile, e più ci pensavo, più sentivo quella sorda rabbia montarmi in corpo. Poi, dolcemente, qualcuno bussò alla porta. Affranta, non mi alzai per andare a controllare, limitandomi a pronunciare, con la voce spezzata da quel gran dolore, due parole. “È aperto.” Dissi controvoglia, voltandomi verso la fonte di quel rumore e non desiderando in alcun modo di essere disturbata. Passò appena un attimo, e quel qualcuno parve sentirmi. La porta si aprì lentamente, ma scoprii che si trattava di Stefan. Allontanandosi dal resto del gruppo, era venuto ad offrirci conforto, sedendosi sul letto assieme a noi. Abbracciandomi, mi sussurrò per l’ennesima volta che tutto sarebbe andato bene, ed io volli credergli, sperando ardentemente. Poco dopo, si voltò verso le nipotine, e parlando ad entrambe, confidò loro un segreto. “Le stelle esaudiscono i desideri, sapete?” Disse, avendo il piacere e la fortuna di vederle di nuovo sorridere. “Davvero? Fecero entrambe, incredule. “Sì davvero, ma dovete sperare moltissimo.” Risposi io, sorridendo debolmente. In quel mentre, mi scambiai con Stefan un’occhiata d’intesa, e lui afferrò al volo, sorridendo a sua volta. La sera ci colse poi di sorpresa, e lasciando dormire le bambine con noi, ci addormentammo pacificamente abbracciati, ma non prima di aver rivolto alla luna e al limpido cielo uno sguardo, e poi, uno ad uno, le nostre flebili ma lucenti speranze. Anche se era già caduto preda del sonno, prima di dormire ringraziai Stefan. Non sapevo se era sveglio, se avesse solo chiuso gli occhi o se dormisse, ma lo feci lo stesso, in quanto aveva dato alle bambine, in maniera dolce e creativa al tempo stesso, una ragione per sorridere e tenere duro in questa così complicata situazione, e soprattutto poiché ancora una volta, aveva dimostrato di saper mantenere la promessa che mi aveva fatto, ovvero proteggerci per sempre.
   
 
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